Ippogrifo 2006:Ippogrifo 2006 - Comune di Jesi
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Anno 22 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />
Ritorna<br />
il Concorso<br />
Letterario<br />
“Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”
2<br />
<strong>2006</strong><br />
ESSERE CITTADINI<br />
DEL MONDO<br />
Rispettare gli altri e le altre<br />
culture è una cosa fondamentale<br />
per poter vivere<br />
insieme in modo pacifico all’interno<br />
della nostra “grande casa”:<br />
il mondo.<br />
Per fare ciò occorre essere in un<br />
certo senso educati all’apertura<br />
mentale verso ciò che è <strong>di</strong>fferente.<br />
La conoscenza è senza dubbio lo<br />
strumento più efficace per capire<br />
le <strong>di</strong>verse culture con cui veniamo<br />
a contatto.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o delle religioni, della<br />
storia, della filosofia e anche delle<br />
lingue è una base importante per<br />
<strong>di</strong>ventare citta<strong>di</strong>ni del mondo.<br />
Bisogna dunque essere consapevoli<br />
del fatto che esistono delle<br />
<strong>di</strong>fferenze culturali; che queste<br />
siano minoritarie o troppo marcate<br />
rispetto al nostro modello <strong>di</strong> riferimento<br />
non deve sminuirne il<br />
rispetto e non deve portare ad una<br />
conseguente svalutazione <strong>di</strong> esse.<br />
Vedere queste <strong>di</strong>fferenze come<br />
un impe<strong>di</strong>mento per comunicare<br />
con gli altri è sbagliato: ognuno<br />
deve combattere la propria ignoranza<br />
ed essere volenteroso e<br />
curioso <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> capire<br />
ciò che può unire o <strong>di</strong>videre una<br />
società.<br />
È bene iniziare a concepire l’idea<br />
che ogni tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità, sia<br />
essa <strong>di</strong> natura etnica o fisica, serve<br />
ad ampliare la ricchezza culturale<br />
e dovrebbe essere vista come<br />
qualcosa <strong>di</strong> positivo che ci può<br />
far uscire dalla ristrettezza <strong>di</strong> ciò<br />
che è quoti<strong>di</strong>ano.<br />
Non è corretto ritenersi migliori<br />
o superiori rispetto agli altri, perché<br />
ognuno ha le proprie idee e<br />
credenze, che <strong>di</strong>pendono dalla<br />
con<strong>di</strong>zione sociale e dal contesto<br />
in cui si cresce e si vive.<br />
Aprirsi verso gli altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere<br />
e <strong>di</strong> pensare può in un primo<br />
momento spaventare, ma è proprio<br />
questa “paura” verso ciò che<br />
non conosciamo che dobbiamo<br />
combattere.<br />
Eliminate le barriere che <strong>di</strong>vidono<br />
le culture, nasce il problema<br />
della tolleranza e dell’intolleranza,<br />
che possono avere dei risvolti<br />
positivi o negativi.<br />
Tollerare non è sempre sinonimo<br />
<strong>di</strong> capire, accogliere o accettare,<br />
a volte prende quella piega <strong>di</strong> con<strong>di</strong>scendenza<br />
<strong>di</strong> chi non ha dei soli<strong>di</strong><br />
principi o <strong>di</strong> chi ama il quieto<br />
vivere senza farsi troppi proble-<br />
mi. Questa colpevole indulgenza<br />
non è l’atteggiamento giusto per<br />
mantenere salda la propria identità,<br />
che va comunque sostenuta<br />
e valorizzata.<br />
A questo punto entra in gioco l’intolleranza,<br />
sintomo sì <strong>di</strong> ignoranza,<br />
ma anche, in alcuni casi, <strong>di</strong> fermezza,<br />
come u n senso d i<br />
protezione verso la propria cultura;<br />
volerla <strong>di</strong>fendere è giusto, ma<br />
non significa dover sovrastare le<br />
altre, credendo che la propria sia<br />
migliore.<br />
È <strong>di</strong>fficile superare questo desiderio<br />
<strong>di</strong> protezione, ma è proprio<br />
qui che emerge la nostra capacità<br />
<strong>di</strong> valutazione. Quando è giusto<br />
non tollerare?<br />
Credo che quando vengono messi<br />
in <strong>di</strong>scussione i più semplici e<br />
fondamentali <strong>di</strong>ritti umani, quando<br />
la <strong>di</strong>versità può essere nociva<br />
ai singoli in<strong>di</strong>vidui e agli altri,<br />
allora non può essere tollerata:<br />
una cultura che non rispetta l’essere<br />
umano, che non rispetta gli<br />
altri, che fa abuso <strong>di</strong> violenza<br />
all’interno e all’esterno del suo<br />
nucleo non può essere tollerata,<br />
anzi deve essere moderata o combattuta.<br />
Un’usanza come l’infibulazione,<br />
che è nociva verso la donna come<br />
in<strong>di</strong>viduo e come persona, non<br />
può essere accettata. Una religione<br />
come il satanismo, che uccide<br />
le persone e fa sacrifici umani<br />
, non può essere accettata. Non<br />
bisogna dunque sempre accettare,<br />
ma bisogna saper valutare ciò<br />
che può essere accettato.<br />
Aprirsi verso gli altri è una cosa<br />
positiva e che serve per crescere,<br />
per cercare noi stessi <strong>di</strong> imparare<br />
dagli altri, ma non vuol <strong>di</strong>re<br />
doversi piegare e lasciarsi con<strong>di</strong>zionare:<br />
accettare non significa<br />
per forza con<strong>di</strong>videre.<br />
Il rispetto delle identità e il <strong>di</strong>alogo<br />
fra queste non devono avere<br />
come scopo la “globalizzazione”<br />
e la mescolanza, ma devono essere<br />
fini a sé stesse.<br />
Come <strong>di</strong>ce Erodoto citando<br />
Pindaro, “ la consuetu<strong>di</strong>ne è regina<br />
<strong>di</strong> tutte le cose”; ciò non deve<br />
essere né sottovalutato né visto<br />
come ostacolo alla pacifica convivenza,<br />
bensì qualcosa da coltivare.<br />
Alessandra Tittarelli<br />
VC - L.C.<br />
Nel cibo con<strong>di</strong>viso<br />
si siede l’angelo<br />
Forse è il sogno e l’aspirazione<br />
ciò che ci migliora,<br />
ciò che ci motiva ad aprire<br />
gli occhi ad alzarci, ad andare<br />
avanti; un uomo senza sogni è<br />
solo un grigio automa dagli occhi<br />
vuoti, un burattino che attende la<br />
fine dello spettacolo. Il sogno non<br />
è solo ai limiti del reale , dell’irrealizzabile…,è<br />
anche realtà, è<br />
anche il piccolo gesto che regaliamo,<br />
è essere consapevoli degli<br />
altri e riuscire a vivere con autenticità<br />
a contato con chi ci circonda,<br />
cogliendo ciò che la vita sbadatamente<br />
ci offre. Una delle più<br />
belle e antiche aspirazioni dell’uomo<br />
è quella <strong>di</strong> perpetuarsi nel<br />
tempo, e l’uomo rivive in ciò che<br />
è capace <strong>di</strong> lasciare all’altro, in<br />
quanto l’egoismo è il trionfo della<br />
finitezza, è per noi stessi e con noi<br />
si spegne, mentre elevarci a qualcosa<br />
<strong>di</strong> più della nostra limitata<br />
in<strong>di</strong>vidualità rafforza la consapevolezza<br />
<strong>di</strong> noi stessi e del nostro<br />
dovere verso l’altro; una vita vissuta<br />
per noi stessi limita la nostra<br />
stessa crescita, lo sterile egoismo<br />
non eguaglierà mai la ricchezza<br />
contenuta nella con<strong>di</strong>visione. E’<br />
<strong>di</strong>fficile credere e lottare per il<br />
bene comune, per il bene svincolato<br />
dal calcolo dell’interesse personale,<br />
è raro riuscire a seguire il<br />
dovere che ciascuno dovrebbe<br />
naturalmente sentire verso l’altro<br />
in una società che consacra l’arrivismo,<br />
celebra il denaro ed incorona<br />
il più forte, in una società<br />
dove tutti corrono e fuggono a<br />
produrre con gli occhi abbassati;<br />
in questo strano mondo è <strong>di</strong>fficile<br />
vivere ricordandosi che le sfocate<br />
sagome che incrociamo ai<br />
lati dello sguardo sono uomini,<br />
ciascuno con il suo mondo interiore,<br />
ciascuno con la sua storia.<br />
E’ <strong>di</strong>fficile, ma non impossibile.<br />
Le alternative ci sono e sono affascinanti,<br />
perché testimoniano che<br />
un’altra strada da percorrere c’è,<br />
e siamo noi che dobbiamo trovare<br />
la nostra e percorrerla con<br />
coraggio e <strong>di</strong>gnità. Quella mattina<br />
incontrando la madre <strong>di</strong> Carlo<br />
Urbani pensai alla passione,passione<br />
come motore d’azione<br />
del proprio quoti<strong>di</strong>ano,passione<br />
come forza che ci permette <strong>di</strong><br />
affrontare gli ostacoli e continuare<br />
a credere in ciò che abbiamo scelto<br />
<strong>di</strong> affrontare e vivere, passione<br />
come amore, passione come<br />
desiderio, passione come consapevolezza<br />
<strong>di</strong> sé e della propria<br />
azione, passione come coraggio.<br />
Tutti i gran<strong>di</strong> risultati sono mossi<br />
nelle loro viscere da una passione<br />
che brucia e freme, da un fuoco<br />
che non si spegne e si rigenera<br />
anche dopo la cocente sconfitta,da<br />
un’ intima motivazione che<br />
ci esorta a <strong>di</strong>venire ciò che <strong>di</strong><br />
meglio possiamo essere. Dunque<br />
credo nella passione, quella che ci<br />
accompagna nelle quoti<strong>di</strong>ane sfide<br />
e ci illumina <strong>di</strong> sconosciuto coraggio,credo<br />
nell’uomo e nella<br />
<strong>di</strong>gnità dei suoi errori, credo nella<br />
sua crescita, credo nei suoi sogni<br />
e nei suoi ideali, quelli semplici<br />
e veri che gli fanno compagnia in<br />
ogni momento, soprattutto credo<br />
nel suo piccolo agire, che spesso<br />
non è nient’altro che la goccia<br />
nell’oceano, il minuscolo puntino<br />
nel deserto…, ma in fondo<br />
anche l’oceano iniziò da una timida<br />
goccia e il deserto da un coraggioso<br />
puntino, e così anche il cambiamento<br />
può essere stimolato<br />
dall’esempio <strong>di</strong> una vita quoti<strong>di</strong>ana<br />
vissuta con autenticità e<br />
integrità morale,con la consapevolezza<br />
del proprio ruolo e del<br />
proprio cammino. Sogno il giorno<br />
in cui l’uomo avrà coraggio <strong>di</strong><br />
trasformare i sogni in quoti<strong>di</strong>anità<br />
, sogno l’istante in cui l’uomo<br />
si fermerà a leggere il viso<br />
del panettiere e gli occhi del tabaccaio<br />
e li vedrà come per la prima<br />
volta, sogno l’istante in cui l’interesse<br />
economico ab<strong>di</strong>cherà in<br />
favore dell’ inviolabile <strong>di</strong>gnità<br />
umana, sogno il momento in cui<br />
la moralità non sarà l’ennesimo<br />
surrogato del mercato globale,<br />
sogno per l’uomo un avvenire<br />
degno del suo nome. Concludo<br />
citando Kant:”Agisci in modo da<br />
trattare l’umanità, sia nella tua<br />
persona, sia in quella <strong>di</strong> ogni altro,<br />
sempre come fine e mai come<br />
mezzo”. Questo inno alla <strong>di</strong>gnità<br />
umana in fondo è il semplice<br />
augurio <strong>di</strong> poter un giorno imparare<br />
ad ascoltare l’altro, non<br />
<strong>di</strong>menticando mai nel rumore<br />
della vita chi siamo e non smettendo<br />
mai <strong>di</strong> credere nella felicità!<br />
Martina Garbuglia<br />
IV - L.S.S.
Eutanasia: rimanere in un precario stato<br />
<strong>di</strong> vita o morire serenamente?<br />
La parola “eutanasia” proviene<br />
dal greco: eû=<br />
”bene”, thánatos=”morte”.<br />
Etimologicamente “buona morte”,<br />
termine che si è evoluto e adesso<br />
fa riferimento all’atto <strong>di</strong> concludere<br />
la vita <strong>di</strong> un’altra persona,<br />
<strong>di</strong>etro sua richiesta, allo scopo <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>minuirne le sofferenze.<br />
Questa definizione può essere<br />
integrata aggiungendo al concetto<br />
<strong>di</strong> morte senza dolore quello <strong>di</strong><br />
“morte con <strong>di</strong>gnità”, significando<br />
con quest’ultima il rispetto che<br />
ciascuna persona deve dare al proprio<br />
Io. Questo concetto <strong>di</strong>venta<br />
sempre più pregnante ai nostri<br />
giorni, dato che, nel mondo occidentale,<br />
almeno l’ottanta per cento<br />
delle morti avviene non più a casa<br />
propria e tra l’affetto dei congiunti,<br />
ma in ambiente ospedaliero,<br />
spesso caratterizzato dall’isolamento<br />
e dalla solitu<strong>di</strong>ne del<br />
malato.<br />
Il problema dell’eutanasia non è<br />
però specifico della nostra epoca;<br />
da sempre i me<strong>di</strong>ci hanno dovuto<br />
farvi fronte e da sempre hanno<br />
incontrato pazienti che chiedevano<br />
loro <strong>di</strong> essere aiutati ad anticipare<br />
la propria morte.<br />
Quello che è specifico però della<br />
nostra epoca, e che spiega l’acutizzarsi<br />
del problema, è il profondo<br />
mutamento che le circostanze<br />
del morire hanno subìto a causa<br />
del progresso della me<strong>di</strong>cina e,<br />
più in generale, del miglioramento<br />
delle con<strong>di</strong>zioni e delle aspettative<br />
<strong>di</strong> vita. Fino a non molti<br />
decenni fa la morte giungeva <strong>di</strong><br />
solito abbastanza presto, o perchè<br />
la malattia non poteva essere<br />
efficacemente contrastata o perchè<br />
insorgevano complicanze, quali<br />
infezioni polmonari, che allora si<br />
rivelavano rapidamente mortali.<br />
La morte avveniva prevalentemente<br />
a casa e, anche se non sempre<br />
era una morte “dolce” e “quieta”,<br />
il processo del morire, come<br />
quin<strong>di</strong> il dolore e la sofferenza,<br />
durava comunque relativamente<br />
poco.<br />
Oggi si muore più tar<strong>di</strong> e non più<br />
per malattie acute, quanto invece<br />
piuttosto per malattie croniche e<br />
degenerative legate alla vecchiaia.<br />
Esistono due forme <strong>di</strong> eutanasia:<br />
una definita attiva e una passiva.<br />
Nella prima il me<strong>di</strong>co, accogliendo<br />
la domanda <strong>di</strong> un ammalato<br />
terminale, per il quale non vi<br />
siano più speranze, non solo <strong>di</strong><br />
guarigione o <strong>di</strong> miglioramento,<br />
ma <strong>di</strong> attenuazione delle sofferenze,<br />
somministra un farmaco<br />
ad azione letale, dopo avergliene<br />
fatta sottoscrivere la richiesta.<br />
La seconda, invece, consiste nel<br />
sospendere quella terapia abituale<br />
che serve a prolungare la vita<br />
e, quin<strong>di</strong>, le sofferenze del paziente.<br />
A tale scopo, però, bisogna<br />
fare un’importante <strong>di</strong>stinzione fra<br />
interruzione della cura della<br />
malattia causa della morte e<br />
sospensione della terapia <strong>di</strong> patologie<br />
concomitanti o intercorrenti.<br />
Una variante dell’eutanasia attiva<br />
è il cosiddetto “suici<strong>di</strong>o assistito”,<br />
che si verifica quando il<br />
me<strong>di</strong>co o un’altra persona fornisce<br />
del veleno ad un malato che<br />
ne abbia fatto richiesta ed assiste<br />
a che esso venga ingerito dal<br />
richiedente, senza prestare alcuna<br />
collaborazione.<br />
L’eutanasia attiva, nonché quella<br />
passiva, é considerata ammissibile.<br />
Resta aperta la domanda se<br />
queste due forme <strong>di</strong> eutanasia<br />
<strong>di</strong>retta (omici<strong>di</strong>o mirato a ridurre<br />
le sofferenze <strong>di</strong> una persona)<br />
invece debbano rimanere punibili<br />
penalmente come tuttora avviene,<br />
senza alcuna attenuazione <strong>di</strong><br />
sorta. Per alleviare le sofferenze<br />
<strong>di</strong> pazienti incurabili prossimi alla<br />
morte vanno sfruttate al massimo<br />
le possibilità offerte dalla<br />
me<strong>di</strong>cina e dalle cure palliative.<br />
Il problema dell’eutanasia non<br />
investe soltanto la natura etica,<br />
morale e filosofica del singolo<br />
malato, ma riveste anche un aspetto<br />
giuri<strong>di</strong>co, che riguarda sia il<br />
legislatore che i responsabili delle<br />
varie categorie professionali, nonchè<br />
le Commissioni nazionali o<br />
sovranazionali per i <strong>di</strong>ritti dell’uomo<br />
e del malato. Si può fin<br />
d’ora affermare che tutti gli<br />
Organi competenti si siano espressi<br />
contro l’eutanasia.<br />
La dottrina della Chiesa muove da<br />
punti fermi, quali il riconoscimento<br />
del carattere sacro della<br />
vita dell’uomo in quanto creatura,<br />
il primato della persona sulla<br />
società, il dovere delle Autorità <strong>di</strong><br />
rispettare la vita innocente.<br />
Sul concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità della morte<br />
Paolo VI afferma: “Tenendo presente<br />
il valore <strong>di</strong> ogni persona<br />
umana, vorremmo ricordare che<br />
spetta al me<strong>di</strong>co essere sempre<br />
al servizio della vita ed assister-<br />
la fino alla fine, senza mai accettare<br />
l’eutanasia né rinunciare a<br />
quel dovere squisitamente umano<br />
<strong>di</strong> aiutarla a compiere con <strong>di</strong>gnità<br />
il suo corso terreno”. Lo stesso<br />
Paolo VI si pronuncia contro l’accanimento<br />
terapeutico, <strong>di</strong>chiarando:<br />
“In tanti casi non sarebbe<br />
una tortura inutile imporre la rianimazione<br />
vegetativa nell’ultima<br />
fase <strong>di</strong> una sofferenza, invece <strong>di</strong><br />
prolungare il più possibile, con<br />
qualunque mezzo e a qualunque<br />
con<strong>di</strong>zione, una vita che va naturalmente<br />
verso la sua conclusione”.<br />
Dal punto <strong>di</strong> vista legislativo,<br />
in Italia l’eutanasia, specie<br />
quella attiva, è considerata alla<br />
stregua <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o volontario,<br />
anche se con le attenuanti.<br />
L’articolo 579 del co<strong>di</strong>ce penale<br />
afferma: “Chiunque causi la<br />
morte <strong>di</strong> un uomo con il consenso<br />
<strong>di</strong> lui è punito con la reclusione<br />
da 6 a 15 anni”.<br />
Neg li U.S.A. la Corte<br />
Costituzionale Federale ha sancito<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ciascuno Stato <strong>di</strong> legiferare<br />
in proposito; soltanto<br />
l’Oregon ha ammesso la liceità<br />
e la legalità <strong>di</strong> questa pratica.<br />
Clamoroso, sempre negli U.S.A.,<br />
il caso del dottor Kervokain, processato<br />
e condannato per aver praticato<br />
l’eutanasia attiva su 100<br />
pazienti terminali.<br />
In Olanda l’eutanasia è tollerata<br />
da circa venti anni, solo a determinate<br />
con<strong>di</strong>zioni: reiterata richiesta<br />
del paziente e compilazione<br />
da parte del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> un questionario<br />
comprendente cinquanta<br />
domande. Nel novembre 2000<br />
è <strong>di</strong>venuta legale per decisione<br />
del Parlamento.<br />
In Austria esisteva una legge<br />
regionale permissiva, abrogata<br />
però nel 1997.<br />
In Svizzera è previsto e tollerato<br />
il suici<strong>di</strong>o assistito. E’ operante e<br />
riconosciuta istituzionalmente<br />
un’associazione denominata<br />
“Exit”,che conta circa 60.000 aderenti,<br />
il cui scopo è quello <strong>di</strong> assistere<br />
ed aiutare nel suici<strong>di</strong>o coloro<br />
che ne facciano richiesta.<br />
E’ recentissimo il pronunciamento<br />
in favore dell’eutanasia da parte<br />
della Chiesa Calvinista.<br />
Angela Anconetani Lioveri<br />
IV D - L.C.<br />
3<br />
<strong>2006</strong>
4<br />
<strong>2006</strong><br />
Nella mattinata <strong>di</strong> venerdì<br />
24 febbraio Don Aldo<br />
Bonaiuto ha incontrato i<br />
ragazzi dei licei Classico,Socio-<br />
Psico-Pedagogico e delle Scienze<br />
Sociali <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>,radunati nell’aula<br />
magna della sede <strong>di</strong> Corso<br />
Matteotti per l’annuale appuntamento<br />
con i tre giorni <strong>di</strong> cogestione.<br />
Don Aldo è un giovane<br />
sacerdote <strong>di</strong> 35 anni,che pure ha<br />
alle spalle attività e collaborazioni<br />
importanti,come quella iniziata<br />
sette anni fa con Don<br />
Benzi,fondatore dell’associazione<br />
Giovanni XXIII, che opera a<br />
livello internazionale.Gestisce<br />
inoltre <strong>di</strong>verse case-famiglia,una<br />
delle quali a Fabriano, dove sono<br />
ospitati e seguiti ex prostitute,alcolisti<br />
e tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />
L’impegnato sacerdote ha messo<br />
la sua esperienza a <strong>di</strong>sposizione<br />
dei giovani, per sensibilizzarli e<br />
formarli su un tema a loro potenzialmente<br />
vicino,quello delle sette<br />
sataniche e dell’occultismo. Infatti<br />
non sembrerebbe ,ma nella nostra<br />
regione la realtà dell’esoterismo<br />
è piuttosto <strong>di</strong>ffusa e si manifesta<br />
sotto <strong>di</strong>verse forme. La prima è<br />
Ovvero “sono devoto alla<br />
legge vitale <strong>di</strong> causa effetto”.<br />
Attenti, non si tratta<br />
<strong>di</strong> un ascetico e vaporoso motto<br />
sciamanico. E’ invece il nome della<br />
legge mistica che regola l’intero<br />
universo. Parlo <strong>di</strong> Bud<strong>di</strong>smo ... o<br />
meglio del Bud<strong>di</strong>smo <strong>di</strong> Nichiren<br />
Daishonin, la cui dottrina si basa sul<br />
Sutra del Loto, propagato nel 500<br />
a.C. da Shakyamuni (o Siddharta).<br />
La natura rivoluzionaria del suo<br />
insegnamento sta nell’offrire a tutte<br />
le persone la possibilità concreta <strong>di</strong><br />
raggiungere la sua stessa con<strong>di</strong>zione<br />
illuminata. Proprio tramite<br />
l’invocazione <strong>di</strong> “Nam myoho<br />
renge kyo” armonizziamo le nostre<br />
vite al ritmo perfetto dell’universo;<br />
il risultato è un accresciuto stato<br />
vitale, saggezza, compassione e<br />
buona fortuna per affrontare le sfide<br />
della vita. Il Bud<strong>di</strong>smo <strong>di</strong> Nichiren,<br />
infatti, non ricerca una sorta <strong>di</strong> scettica<br />
atarassia, al contrario è proprio<br />
attraverso le nostre passioni,<br />
desideri e sogni che abbiamo la<br />
possibilità <strong>di</strong> sconfiggere il karma<br />
negativo che si è venuto a creare in<br />
noi tutte le volte che abbiamo offeso<br />
la nostra vita. Altresì non è una<br />
formula magica, uno “sciabadà”<br />
I GIOVANI E L’OCCULTISMO<br />
quella del cosiddetto “acido giovanile”<br />
: il nome lascia intuire<br />
che sono queste le sette che coinvolgono<br />
soprattutto i ragazzi, dai<br />
13 anni in su. Una costante <strong>di</strong><br />
queste associazioni è il consumo<br />
<strong>di</strong> una droga molto <strong>di</strong> moda anni<br />
fa,l’LSD25: una sorta <strong>di</strong> “antieucarestia”<br />
satanica, visto che viene<br />
assunta dopo essere stata cosparsa<br />
su ostie consacrate e trafugate.<br />
Il reclutamento degli adepti,<br />
siano essi accessori – ovvero solo<br />
tramiti per adescare eventuali vittime<br />
sacrificali – o affiliati, passa<br />
spesso attraverso “eventi culturali”,<br />
come concerti a base <strong>di</strong> heavy<br />
metal,brutal-death o rock satanico.<br />
Com’era preve<strong>di</strong>bile, l’associazione<br />
satanismo-musica ha<br />
suscitato <strong>di</strong>sappunto tra gli astanti<br />
cultori del genere,ma bisogna<br />
pur riconoscere che Don Aldo ha<br />
raccolto in prima persona e riportato<br />
nel suo libro “Le mani occulte,<br />
un viaggio attraverso le sette<br />
sataniche” (ed. Casa Nuova,<br />
Roma 2005), le testimonianze <strong>di</strong><br />
ragazze narcotizzate,stuprate e<br />
coinvolte in riti fatti <strong>di</strong> autolesionismo<br />
e vampirismo proprio a<br />
seguito <strong>di</strong> concerti dai titoli<br />
Nam myoho renge kyo<br />
da formulare solo quando ci sta<br />
comodo. La pratica che ci permette<br />
<strong>di</strong> compiere la rivoluzione della<br />
nostra vita è fatta <strong>di</strong> costanza e<br />
soprattutto, <strong>di</strong> forza nell’applicare<br />
nella quoti<strong>di</strong>anità ciò che riteniamo<br />
possa portarci verso la felicità<br />
(nostra e altrui). Il Bud<strong>di</strong>smo insegna<br />
da tremila anni che ogni persona<br />
è un Budda, o un essere illuminato,<br />
e <strong>di</strong> conseguenza nella sua<br />
vita esiste il potenziale per raggiungere<br />
una felicità profonda e<br />
duratura. Tutto quello che dobbiamo<br />
fare è attingere alla fonte <strong>di</strong><br />
questa forza potente e <strong>di</strong>namica,<br />
che si manifesterà nei mo<strong>di</strong> più<br />
incre<strong>di</strong>bili in tutti gli aspetti della<br />
nostra vita. Sono le azioni che compiamo<br />
o non compiamo a formare<br />
il nostro destino. A ragione<br />
Abraham Lincoln <strong>di</strong>sse: “La maggior<br />
parte delle persone sono felici<br />
pressappoco quanto decidono <strong>di</strong><br />
esserlo”. La legge è semplice,<br />
schietta: poni cause positive e otterrai<br />
effetti positivi, poni cause negative,<br />
non rispettando la tua vita, e<br />
subirai effetti negativi. Il Bud<strong>di</strong>smo<br />
offre ad ogni persona la possibilità<br />
<strong>di</strong> innestare questo circolo<br />
virtuoso. Tutto è basato su tre capi-<br />
agghiaccianti (“Come squartare<br />
un bambino” o simili) e ad opera<br />
dei membri delle band musicali<br />
stesse. Vi sono poi le sette dei<br />
potenti, che invece sono costituite<br />
da adulti insospettabili e<br />
comunque inseriti negli strati alti<br />
della società. Sono associazioni<br />
che si basano su reciproci “favori”<br />
<strong>di</strong> stampo quasi mafioso, del<br />
tipo “Vuoi superare questo concorso,<br />
fratello? Garantisco io, previa<br />
stipulazione <strong>di</strong> regolare patto<br />
<strong>di</strong> sangue”. Infine ci sono le sette<br />
apocalittiche, che pregano il<br />
signore delle tenebre affinché<br />
<strong>di</strong>strugga il nostro pianeta e si<br />
<strong>di</strong>chiarano committenti <strong>di</strong> catastrofi<br />
naturali che <strong>di</strong> recente ci<br />
hanno interessati (maremoti,terremoti,alluvioni,uragani).<br />
La<br />
cosa che desta più scalpore è che<br />
in Italia non esiste una legge che<br />
vieti la costituzione <strong>di</strong> sette sataniche:<br />
del resto in democrazia<br />
vige la libertà <strong>di</strong> associazione.<br />
Viene da chiedersi perché a questo<br />
punto non si legalizzino anche<br />
tutte le associazioni a delinquere<br />
<strong>di</strong> vario genere e stampo, visto<br />
che non si è mai sentito parlare <strong>di</strong><br />
“confraternite del pio satanismo”<br />
sal<strong>di</strong>: la fede, che si basa sul riscontro<br />
<strong>di</strong>retto degli effetti positivi della<br />
pratica, composta dalla recitazione<br />
davanti ad una pergamena<br />
(Gohonzon) <strong>di</strong> “Nam myoho renge<br />
kyo” (Daimoku) e <strong>di</strong> due capitoli<br />
principali del Sutra del Loto<br />
(Gongyo), e infine lo stu<strong>di</strong>o dei<br />
testi scritti da Nichiren e dai suoi<br />
<strong>di</strong>scepoli, <strong>di</strong> vitale importanza per<br />
comprendere a fondo le <strong>di</strong>namiche<br />
del Bud<strong>di</strong>smo. Ora qualche<br />
notizia sulla Soka Gakkai<br />
Internazionale: associazione bud<strong>di</strong>sta<br />
il cui obiettivo è quello <strong>di</strong><br />
creare una società pacifica che valorizzi<br />
la vita <strong>di</strong> ogni persona, basandosi<br />
sull’insegnamento propagato<br />
da Nichiren e attraverso la <strong>di</strong>ffusione<br />
della cultura del Bud<strong>di</strong>smo.<br />
Conta oltre 12 milioni <strong>di</strong> membri<br />
in 190 nazioni e territori nel mondo<br />
ed è parte delle Nazioni Unite, in<br />
qualità <strong>di</strong> associazione non governativa.<br />
Il presidente e fondatore<br />
della SGI è Daisaku Ikeda, che ha<br />
incontrato durante i suoi viaggi<br />
intorno al mondo Capi <strong>di</strong> Stato ed<br />
esponenti culturali <strong>di</strong> rilievo, da<br />
Nelson Mandela a Fidel Castro, da<br />
Henry Kissinger a Michail<br />
Gorbaciov, e ricevuto numerosi<br />
con proseliti votati al volontariato,<br />
ma solo <strong>di</strong> aggregazioni <strong>di</strong> persone<br />
tacciabili <strong>di</strong> pedofilia,violenza,spaccio<br />
e chi più ne<br />
ha più ne metta. Al <strong>di</strong> là della<br />
polemica politica, il messaggio<br />
più forte che è arrivato è che non<br />
occorre essere posseduti dal<br />
demonio- per chi ci crede – per<br />
battere le strade del male. La banalità,<br />
la me<strong>di</strong>ocrità, il qualunquismo,il<br />
relativismo sono atteggiamenti<br />
già <strong>di</strong> per sé pericolosi, che<br />
possono portare al traviamento<br />
della persona, e i giovani purtroppo<br />
manifestano una crescente<br />
tendenza ad uniformare tutte<br />
le sfumature dei valori della vita<br />
in un’unica spenta tonalità. Un<br />
bicchiere? Una striscia? Una seduta<br />
spiritica? Cosa vuoi che siano!<br />
A causa <strong>di</strong> questo comportamento<br />
sempre più genitori si trovano<br />
a piangere i loro figli, facili prede<br />
<strong>di</strong> un mondo dove la <strong>di</strong>stinzione<br />
tra bene e male sembra venir<br />
meno ogni giorno <strong>di</strong> più.<br />
Giada Gar<strong>di</strong>ni<br />
IIC - L.C.<br />
riconoscimenti, come il “Premio<br />
per la Pace delle Nazioni Unite” e,<br />
da ultimo, il titolo <strong>di</strong> “Grande<br />
Ufficiale” dal Presidente Ciampi.<br />
In Italia il Bud<strong>di</strong>smo approda intorno<br />
agli anni ‘70. La prima associazione<br />
riunisce poche centinaia <strong>di</strong><br />
praticanti; attualmente gli Italiani<br />
che praticano gli insegnamenti <strong>di</strong><br />
Nichiren Daishonin sono circa<br />
33.000. Inoltre sono venuto a conoscenza<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi personaggi, in<br />
Italia (da Sabina Guzzanti a<br />
Roberto Baggio) e nel mondo (da<br />
Herbie Hancock a Tina Turner),<br />
che praticano questo Bud<strong>di</strong>smo.<br />
Se ne volete sapere <strong>di</strong> più, potete<br />
visitare il sito ufficiale della SG<br />
italiana, www.sigitalia.org, e leggervi<br />
un bel libro, “Il Budda nello<br />
specchio” (e<strong>di</strong>zioni Esperia), scritto<br />
dai responsabili della SG statunitense.<br />
E ricordate che, come<br />
afferma Daisaku Ikeda: “La rivoluzione<br />
umana <strong>di</strong> un singolo in<strong>di</strong>viduo<br />
contribuirà al cambiamento<br />
del destino <strong>di</strong> tutta l’umanità”.<br />
Alessandro Mancia<br />
IIB - L.C.
Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo<br />
per una birra?<br />
L’ alcolismo è uno dei problemi<br />
adolescenziali che nel mondo <strong>di</strong><br />
oggi miete vittime continuamente.<br />
Imparare a prevenire e a fare un uso<br />
ponderato ed equilibrato <strong>di</strong> queste sostanze<br />
alcoliche <strong>di</strong>venta sempre più importante.<br />
È assolutamente normale che una<br />
delle frasi più ricorrenti sulla bocca<br />
dei ragazzi, soprattutto se si frequentano<br />
feste “megagalattiche” con<br />
ubriacature no-stop, sia:<br />
“Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo per una<br />
birra?”.<br />
Una frase che, per coloro che sono<br />
abituati ad un consumo consapevolmente<br />
adeguato e senza eccessi, non<br />
ha un particolare significato, ma che<br />
può nascondere per altri gravi problemi,<br />
<strong>di</strong>pendenza fisica e psicologica<br />
da una sostanza che ogni anno<br />
miete migliaia <strong>di</strong> vittime solo in<br />
Italia.<br />
Se ogni civiltà possiede una sua<br />
sostanza psicotropa, allora l’ alcool<br />
è quella per eccellenza del mondo<br />
occidentale.<br />
Bisogna anche immaginare che nel<br />
mondo antico si celebrava Bacco<br />
nelle sfrenate feste dei Baccanali.<br />
Il punto è che quando una sostanza<br />
perde il proprio uso tra<strong>di</strong>zionale,<br />
allora iniziano i problemi.<br />
In Italia le cifre relative alla presenza<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti dall’alcool sono<br />
sbalor<strong>di</strong>tive: si possono stimare circa<br />
in un milione e mezzo gli alcolisti,<br />
con uno sbalor<strong>di</strong>tivo aumento costante<br />
nella fascia adolescenziale.<br />
La moda però non è solo italiana: il<br />
problema si pone in tutto il mondo:<br />
l’ Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />
Sanità riporta dati impressionanti: l’<br />
alcool è la prima causa <strong>di</strong> mortalità<br />
per i ragazzi fra i quin<strong>di</strong>ci e i ventinove<br />
anni, con 55mila morti all’<br />
anno.<br />
Nello stesso capitolo ci sono statistiche<br />
relative anche agli astemi e, a<br />
sorpresa, i dati sono rassicuranti: i<br />
Paesi del Sud dell’ Europa sono i<br />
primi. Nonostante gli alcolisti siano<br />
moltissimi, il numero <strong>di</strong> astemi risul-<br />
ta in crescita: in Italia il numero dei<br />
non-bevitori è del 25%, cifra che,<br />
purtroppo, non riesce a superare quella<br />
degli alcolisti, perché l’ etilismo,<br />
in Paesi che hanno una lunga tra<strong>di</strong>zione<br />
nel campo <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong><br />
consumo <strong>di</strong> prodotti alcolici, è spesso<br />
tollerato e, a volte, una ubriacatura<br />
viene considerata in modo benevolo.<br />
“Una ragazzata” è la spiegazione più<br />
ricorrente. Così, spesso la prima<br />
“sbronza” è vista da un adulto come<br />
il superamento <strong>di</strong> una prova d’ iniziazione,<br />
il passaggio dall’ infanzia<br />
al “mondo dei gran<strong>di</strong>”.<br />
Di ragazzata in ragazzata non è poi<br />
così <strong>di</strong>fficile, però, scivolare nell’<br />
uso problematico e regolare degli<br />
alcolici.<br />
Un uso, o meglio un abuso, che danneggia<br />
gravemente il nostro organismo<br />
interno. Sono molte le patologie<br />
legate all’alcolismo, alcune delle<br />
quali possono essere mortali. Tra<br />
queste la cirrosi epatica, una degenerazione<br />
dei tessuti del fegato.<br />
Alle morti causate dal consumo <strong>di</strong>retto<br />
dell’ alcool si aggiungono quelle<br />
in<strong>di</strong>rette, prime fra tutte quelle in<br />
incidenti automobilistici e lavorativi<br />
per stato <strong>di</strong> ebbrezza, che si calcola<br />
siano quasi 5.000 all’ anno.<br />
Attenzione però: è l’ abuso <strong>di</strong> alcool<br />
a creare danni all’ organismo<br />
umano… mentre un uso moderato e<br />
ponderato può perfino portare benefici<br />
all’ intero apparato car<strong>di</strong>ocircolatorio.<br />
Come tutte le droghe - perché l'alcool<br />
è a tutti gli effetti una droga, sebbene<br />
venduto liberamente e pubblicizzato<br />
- oltre ai danni fisici provoca<br />
anche danni psicologici e sociali.<br />
Sono molte le famiglie che hanno<br />
subìto un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregamento<br />
legato alla <strong>di</strong>pendenza dall’ alcool<br />
<strong>di</strong> uno dei suoi componenti, ma molti<br />
<strong>di</strong> più sono i soggetti emarginati.<br />
Dall’ alcolismo tuttavia si può uscire.<br />
Sono moltissimi i gruppi e le<br />
associazioni che si occupano dei problemi<br />
legati all'alcool.<br />
Si va dall'approccio psicologico a<br />
quello farmaceutico, con l'utilizzo<br />
<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali per contrastare la <strong>di</strong>pendenza.<br />
Il <strong>di</strong>lagare del fenomeno nelle fasce<br />
giovanili ha però posto <strong>di</strong> fronte a<br />
nuove problematiche gli operatori<br />
del settore, che hanno dovuto adeguarsi,<br />
adottando un nuovo approccio<br />
con gli utenti. È per questo che<br />
ultimamente sono stati creati speciali<br />
servizi de<strong>di</strong>cati ai giovani alcool<strong>di</strong>pendenti.<br />
Giovani che, come tutti<br />
noi, una sera sono usciti per bere<br />
una birra. E che oggi cercano aiuto.<br />
Nicolò Arena<br />
VC - L.C.<br />
Fino a poco tempo fa le scelte<br />
in fatto <strong>di</strong> abbigliamento<br />
erano compiute dai genitori.<br />
Certo, anche noi <strong>di</strong>cevamo la<br />
nostra e facevamo richieste particolari,<br />
magari influenzati dalla televisione<br />
o da qualche amico, ma<br />
eravamo <strong>di</strong>sponibili ad ascoltare il<br />
parere dei "gran<strong>di</strong>". Ora davvero,<br />
in casa, è avvenuta una specie <strong>di</strong><br />
rivoluzione: le nostre scelte sono<br />
spesso contrastanti con quelle dei<br />
genitori.<br />
Oggi il “look” per gli adolescenti<br />
vuol <strong>di</strong>re magliettine aderenti e<br />
pantaloni a vita bassa. La cosa<br />
importante è che, se sei in un gruppo<br />
<strong>di</strong> ragazzi che seguono la moda,<br />
non devi sbagliare a vestirti, altrimenti<br />
ti prendono in giro. Invece se<br />
ti inventi un “look” tutto tuo, ti<br />
<strong>di</strong>cono che non sei alla moda. A<br />
proposito <strong>di</strong> pantaloni a vita bassa,<br />
in alcune scuole questa moda non<br />
è molto gra<strong>di</strong>ta a professori e presi<strong>di</strong>,<br />
ma - si sa - conta <strong>di</strong> più l'opinione<br />
degli amici. E che <strong>di</strong>re dei<br />
pantaloni <strong>di</strong> una o due taglie più<br />
gran<strong>di</strong>? E i genitori a raccomandarci<br />
<strong>di</strong> essere presentabili, o almeno<br />
<strong>di</strong> non far vedere l'elastico delle<br />
mutande!<br />
Alcuni giovani nel modo <strong>di</strong> vestirsi<br />
si ispirano alle persone dello<br />
spettacolo, come attori, cantanti e<br />
personaggi sportivi. Abbiamo letto<br />
un'inchiesta che trattava dei modelli<br />
più seguiti dalle femmine e dai<br />
maschi riguardo all'aspetto esteriore;<br />
ci ha fatto riflettere sul fatto<br />
che a volte è in<strong>di</strong>spensabile avere<br />
qualcuno a cui ispirarsi, ma che<br />
non sempre è la cosa migliore, perché<br />
spesso non ci permette <strong>di</strong> essere<br />
noi stessi. Oltre che per i vesti-<br />
La moda<br />
ti, notevole è anche l'interessamento<br />
per i capelli. Secondo i giovani<br />
d'oggi i capelli sono una delle cose<br />
più importanti, e devi seguire la<br />
moda del momento; le ragazze con<br />
i capelli lunghi hanno bisogno <strong>di</strong><br />
lacci, elastici, cerchietti..., ma dagli<br />
un<strong>di</strong>ci anni pretendono <strong>di</strong> farsi<br />
accompagnare dalla parrucchiera<br />
per permanenti o mèches. Per i<br />
ragazzi è <strong>di</strong>verso; preferiscono creste,<br />
acconciature rasta e gel su gel.<br />
Qualcuno <strong>di</strong> noi sta già pensando<br />
anche a tatuaggi e piercing, ma<br />
siamo minorenni, ci vorrebbe il<br />
consenso dei genitori, cosa alquanto<br />
<strong>di</strong>fficile da ottenere.<br />
Possiamo <strong>di</strong>re che la moda muta<br />
<strong>di</strong> anno in anno e molto spesso<br />
sono i giovani ad adottare gli stili<br />
che poi faranno "tendenza".<br />
Con questo nostro articolo inten<strong>di</strong>amo<br />
constatare quali sono i gusti<br />
dei nostri coetanei per quanto<br />
riguarda le tendenze attuali.<br />
Da riviste <strong>di</strong> moda abbiamo tratto<br />
<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> abiti, pettinature,<br />
scarpe e trucco, che ragazzi/e della<br />
nostra età usano più frequentemente.<br />
Entrambi i sessi preferiscono far<br />
tendenza in tutto: acconciatura,<br />
trucco, abiti, calzature e accessori;<br />
qualsiasi cosa, purché sia alla moda.<br />
Le ragazze usano molto spesso il<br />
trucco, e lo usano per le <strong>di</strong>verse<br />
occasioni. Il trucco che fa tendenza<br />
deve essere eccentrico, “mistico”,<br />
spettacolare, senza limiti.<br />
Sara Paciotti<br />
Beatrice Branchesi<br />
Costanza Giuliani<br />
IV B - L.C.<br />
5<br />
<strong>2006</strong>
6<br />
<strong>2006</strong><br />
SULLE ORME DEL<br />
PICCOLO PRINCIPE<br />
Le sue parole rimbombano<br />
nella mia mente<br />
con un fracasso assordante,<br />
le sento scorrermi nelle<br />
vene come lava incandescente<br />
che <strong>di</strong>strugge tutto ciò<br />
che incontra: “ ero preoccupata,<br />
non voglio più sentire<br />
certe cose, mi spaventi…”<br />
Anch’ io mi spavento: non<br />
credevo <strong>di</strong> essere capace <strong>di</strong><br />
fare del male e invece sembra<br />
<strong>di</strong> sì.<br />
Io ho ferito lei, lei ha ferito<br />
me… siamo due animali feriti,<br />
pericolosi ora… Mai fidarsi<br />
dell’ animale selvaggio che<br />
viene addomesticato e poi<br />
tra<strong>di</strong>to…<br />
Prima lei era per me come la<br />
volpe per il piccolo principe:<br />
una qualunque, come tutti gli<br />
altri.<br />
Ma il piccolo principe addomesticò<br />
la volpe e <strong>di</strong>venne<br />
responsabile <strong>di</strong> lei.<br />
“E la volpe <strong>di</strong>sse: piangerò<br />
quando te ne andrai. E il piccolo<br />
principe: è colpa tua! Tu<br />
hai voluto che ti addomesticassi<br />
ma cosa ci guadagni? La<br />
saggia volpe allora rispose: ci<br />
guadagno il colore del grano<br />
che mi ricorderà per sempre<br />
i tuoi capelli.”<br />
NON SI PUO’VEDERE<br />
CHE COL CUORE. L’<br />
ESSENZIALE E’ INVISI-<br />
BILE AGLI OCCHI.<br />
Credo che anche noi( o perlomeno<br />
io) stiamo vivendo<br />
la stessa situazione e la stessa<br />
grande rivelazione del piccolo<br />
principe.<br />
Ho guardato col cuore e quello<br />
che ho visto non mi è piaciuto:<br />
ho visto incomprensioni,<br />
un rapporto logorato<br />
da troppe ferite, voglia <strong>di</strong><br />
riprovare ma paura <strong>di</strong> farlo…<br />
Lei mi ha addomesticato ed<br />
io piangerò quando se ne<br />
andrà. Ma so che non posso<br />
renderla partecipe della mia<br />
vita, so che devo fare a meno<br />
del suo aiuto…<br />
Le sue parole continuano a<br />
bussare alla porta mio cuore<br />
ed io non ho il coraggio <strong>di</strong><br />
aprire…<br />
Mi sta chiedendo in<strong>di</strong>pendenza<br />
e libertà e non posso<br />
ignorarla… so che sarebbe<br />
pronta a riprendersele con le<br />
unghie e con i denti.<br />
Vincerò il mio egoismo, glielo<br />
devo…<br />
Forse anch’ io, in parte, ho<br />
addomesticato lei, forse<br />
anche i suoi occhi, come i<br />
miei, verseranno qualche<br />
lacrima quando le volterò le<br />
spalle, forse, nel bene o nel<br />
male, anche lei non si <strong>di</strong>menticherà<br />
<strong>di</strong> me.<br />
Tornerò alla mia vita, come<br />
fece il piccolo principe, continuando<br />
a ripetere le parole<br />
della volpe per non <strong>di</strong>menticarle<br />
mai… con uno strano<br />
senso <strong>di</strong> impotenza e angoscia<br />
nell’animo, ma con la<br />
gioia e la consapevolezza che<br />
nessuno potrà togliermi ciò<br />
che <strong>di</strong> bello c’ è stato.<br />
Cristina Stramazzotti<br />
IV F - L.S.P.P.<br />
Ispirato al libro “Il piccolo principe”<br />
<strong>di</strong> Saint Exupery<br />
Bompiani .<br />
Scoperta<br />
spontiniana<br />
Scoperta spontiniana tra i<br />
documenti del Fondo Flori<br />
presso l’Archivio del<br />
Museo delle Arti e della Stampa<br />
<strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
In relazione allo stu<strong>di</strong>o sulle<br />
prime manifestazioni cinematografiche<br />
a <strong>Jesi</strong> e sul linguaggio<br />
cinematografico, gli studenti<br />
della VA, VB, VC ginnasio del<br />
Liceo Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> hanno condotto<br />
lo spoglio dei documenti<br />
d’archivio del Fondo Flori presso<br />
il Museo delle Arti e della<br />
Stampa <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e hanno portato un<br />
notevole contributo alla storiografia<br />
spontiniana del secolo<br />
scorso.<br />
Il progetto, dal titolo “Documenti<br />
e materiale iconografico del<br />
Fondo Flori”, realizzato con la<br />
supervisione dei docenti <strong>di</strong><br />
Italiano, Storia, Arte ed<br />
Informatica, ha come obiettivo<br />
l’acquisizione, da parte degli studenti,<br />
<strong>di</strong> conoscenze sul percorso<br />
culturale locale , la formazione<br />
<strong>di</strong> competenze sulla<br />
consultazione <strong>di</strong> archivi e la relativa<br />
catalogazione, che sarà effettuata<br />
con un programma Open<br />
Biblio e sarà consultabile da tutti<br />
gli interessati sul sito web del<br />
Liceo Classico. La porzione <strong>di</strong><br />
tempo considerata nello svolgimento<br />
del progetto è stata <strong>di</strong> circa<br />
venti anni, dal 1908 al 1928.<br />
Tra le locan<strong>di</strong>ne della “Sala<br />
Aesis, Cinematografo Ideal” si è<br />
scoperta l’esistenza <strong>di</strong> un film,<br />
“La Vestale”, tratto dall’opera<br />
del musicista majolatese Gaspare<br />
Spontini.<br />
Se si consulta il testo <strong>di</strong> Giuseppe<br />
Luconi “Il cinema a <strong>Jesi</strong>”, si scopre<br />
che, nel 1908, anche <strong>Jesi</strong><br />
aveva avuto la sua sala cinematografica.<br />
Si trovava nella Piazza<br />
del Plebiscito, in uno dei locali<br />
che il <strong>Comune</strong> aveva affittato<br />
al Caffè Grande, presso l'Arco del<br />
Magistrato. Si chiamava “Ideal”<br />
e, secondo una norma piuttosto<br />
<strong>di</strong>ffusa, aveva anche un secondo<br />
nome, “Sala Aesis”: così era intitolata<br />
la stanza dove si proiettavano<br />
i film.<br />
Il film “La Vestale, riproduzione<br />
tutta a colori dell’opera<br />
immortale del nostro celebre<br />
maestro Spontini”, comprendeva,<br />
come in<strong>di</strong>cato nel manifesto,<br />
l’elenco delle descrizioni delle<br />
varie scene, come se il film fosse<br />
stato realizzato non nella sua<br />
continuità come opera, ma piuttosto<br />
come una selezione delle<br />
scene più importanti.<br />
Il film era stato proiettato per<br />
due serate: il 10 e l’11 maggio<br />
1909; entrambe le locan<strong>di</strong>ne sono<br />
state ritrovate. Se le immagini<br />
possono essere credute come<br />
lavoro scenografico originale, si<br />
pone il problema del sonoro, fondamentale<br />
in un film che s’ispira<br />
ad un’opera lirica.<br />
Probabilmente questo problema<br />
sarà stato risolto usando un grammofono<br />
ed uno dei primi <strong>di</strong>schi<br />
piatti, forse la registrazione de<br />
“La Vestale” <strong>di</strong> Edoardo Vitale.<br />
Ora la sfida è lanciata agli stu<strong>di</strong>osi<br />
spontiniani e agli appassionati<br />
della storia del cinema.<br />
Sara Palmolella<br />
V A - L.C.
TITLE: Frankenstein<br />
AUTHOR: Mary Shelley (1797-<br />
1851)<br />
KIND OF NOVEL: Science fiction<br />
DATE OF PUBLICATION: 1818<br />
Mary Shelley had the idea while<br />
she was in Switzerland, after rea<strong>di</strong>ng<br />
some ghost stories.<br />
SUBJECT MATTER: It starts as<br />
an epistolary novel in which<br />
Walton, an English explorer, writes<br />
to his sister about his meeting with<br />
the scientist Victor Frankenstein, who<br />
tells him his<br />
story. Victor creates an artificial man in<br />
his laboratory but he regrets having given<br />
life to his creation and he himself is afraid<br />
of this creature. The monster feels rejected<br />
and runs away. People influenced by<br />
his physical appearence consider him<br />
evil. The monster, which at first is good<br />
and generous, becomes bad and vin<strong>di</strong>ctive<br />
because of the injust behavior of<br />
the people around him. He kills Victor’s<br />
brother and causes the murder of an<br />
innocent girl. Then,Victor and the monster<br />
meet in the mountains.<br />
The monster wants a bride, so he asks<br />
Victor to create a female monster. At first<br />
Victor accepts and starts his work but he<br />
regrets his decision so the destroys the new<br />
monster. After this, the monster vows<br />
revenge and promises to be with Victor<br />
on his wed<strong>di</strong>ng night. In fact he kills<br />
IL LABORATORIO TEA-<br />
TRALE NEL LICEO CLAS-<br />
SICO DI JESI<br />
Era l’anno 1997/98 quando nacque<br />
IL LABORATORIO TEA-<br />
TRALE nell’Istituto Magistrale.<br />
Le prime ad intraprendere questo<br />
progetto furono una decina <strong>di</strong><br />
ragazze che si improvvisarono<br />
attrici, recitando una serie <strong>di</strong><br />
monologhi composti da loro stesse<br />
nel primo spettacolo “La sventura<br />
<strong>di</strong> essere Medea” presso il<br />
teatro <strong>di</strong> Chiaravalle.<br />
Il successo ottenuto fece sì che<br />
questa attività extrascolastica<br />
venisse riproposta anche negli<br />
anni successivi.<br />
Nel 1998/99, infatti, le stesse<br />
misero in scena “La guerra <strong>di</strong><br />
Martin”(F. Silvestri) mentre una<br />
classe del Liceo Classico, aggiuntasi<br />
al laboratorio, “Snoopy” <strong>di</strong> G.<br />
Almansi. La rassegna <strong>di</strong> questi<br />
spettacoli venne tenuta nel giar<strong>di</strong>no<br />
<strong>di</strong>etro la scuola e al Convegno<br />
Nazionale Col<strong>di</strong>gioco (Apiro,<br />
Frankenstein by Mary Shelley<br />
Elisabeth, Victor’s wife. Victor pursues<br />
the monster in the Arctic where<br />
he meets Walton. At the centre of the<br />
novel there is the personal report of<br />
the monster and of his feelings. In<br />
the end Victor <strong>di</strong>es and the monster<br />
runs away into the darkness.<br />
SETTING: It is dreadful, gloomy<br />
and terrible.<br />
NARRATOR: There are three <strong>di</strong>fferent<br />
first-person narrators. All of<br />
them are inside the story but they are<br />
not omniscent.<br />
Mc), a cui parteciperanno fino al<br />
2003.<br />
Il cast proseguì con nuove rapp<br />
resentazioni teatrali:<br />
“Confusion” <strong>di</strong> Ayckbourn da<br />
parte del Liceo Classico, e “Le<br />
cognate” <strong>di</strong> M. Tremblay da parte<br />
del L.S.P.P. nel 1999/2000;<br />
“Mounsieur de Pourceaugnac” <strong>di</strong><br />
Molière (sez.class.) e “150 la gallina<br />
canta” e “Delitto a villa<br />
Roung” <strong>di</strong> A.Campanile (sez.<br />
ped.) nel 2000/01; alcune alunne<br />
parteciparono alla performance<br />
in Pinacoteca per la presentazione<br />
<strong>di</strong> alcune opere d’arte<br />
viventi. E’ stata poi la volta <strong>di</strong><br />
Shakespeare nell’anno 2001/02<br />
con “Amleto”(sez.class.) e “Sogno<br />
<strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> mezza estate”(L.S.P.P.<br />
e L.S.S.) rappresentati<br />
nel giar<strong>di</strong>no della scuola e nel<br />
teatro <strong>di</strong> S. Marcello. Sempre in<br />
quell’anno scolastico alcune allieve<br />
parteciparono all’allestimento<br />
della “Metastasiana” a cura del<br />
“Limen Teatro <strong>di</strong> Torino” nell’ambito<br />
del Festival Pergolesi-<br />
CHARACTERS: The characters<br />
are presented by “telling” and<br />
“showing” and they are<br />
“round”characters.<br />
LANGUAGE: Syntax is quite simple<br />
and the tone is often solemn<br />
and emotional.<br />
THEME: The book explores the<br />
relationship between human nature<br />
and the natural world. It also<br />
includes social themes, such as<br />
Spontini. Nel 2002/03 invece si<br />
esordì nel Teatro Stu<strong>di</strong>o S.<br />
Floriano con “Uccelli”(L.C.) e<br />
“Le donne a parlamen-to”<br />
(L.S.P.P.) <strong>di</strong> Aristofane; inoltre<br />
gli alunni parteciparono al Concorso<br />
Internazionale del Teatro<br />
Classico della scuola ad Altamura<br />
(BA) classificandosi al secondo<br />
posto. Nello stesso anno alcune<br />
allieve parteciparono all’allestimento<br />
dell’”Antigone” della<br />
Cooperativa Culturale <strong>Jesi</strong>na e<br />
alle manifestazioni per il Palio <strong>di</strong><br />
S. Floriano e per la Festa Federiciana.<br />
Nel 2003/04 il Liceo Pedagogico<br />
ancora una volta con Aristofane<br />
(“Pluto”), il Classico con “L’opera<br />
da tre sol<strong>di</strong>” <strong>di</strong> B.Brecht, recitarono<br />
sempre presso il Teatro Stu<strong>di</strong>o<br />
<strong>di</strong> S. Floriano e alla rassegna<br />
d el teatro scolastico d i<br />
Chiaravalle.<br />
Nella prima settimana <strong>di</strong> luglio,<br />
inoltre, alcune allieve parteciparono<br />
alla “Kermesse Diàlogos” a<br />
Naro (AG) con un testo origina-<br />
social injustice, as exemplified in the<br />
cruel treatment of the monster considered<br />
an object of terror to<br />
mankind, and scientific themes,<br />
such as the possibilities and limits<br />
of scientific research and the danger<br />
implicit in any attempt to pass<br />
those limits.<br />
This novel may be considered the<br />
story of a “modern Prometheus”<br />
because Victor, like Prometheus,<br />
dared to challenge God.<br />
TRADITIONAL and NEW ELE-<br />
MENTS:<br />
It belongs to the Gothic tra<strong>di</strong>tion but<br />
it can also be considered the first<br />
science fiction novel. Gothic elements<br />
are the description of the<br />
ugliness of the monster and the reactions<br />
of his creator, the dreadful setting<br />
and the use of highly emotional<br />
language.<br />
But Shelley’s novel <strong>di</strong>ffers from the<br />
tra<strong>di</strong>tion because it deals with a<br />
scientific experiment and the consequences<br />
of scientific research.<br />
Noemi Piccioni<br />
IV E - L.S.P.P.<br />
le sui miracoli <strong>di</strong> S. Floriano.<br />
Infine nel 2004/05 “Il mercante <strong>di</strong><br />
Venezia” (L.S.P.P.) “Rinoceronte”<br />
<strong>di</strong> Jonesco (L.C.).<br />
Tutto ciò non sarebbe stato possibile<br />
senza l’assistenza ,l’aiuto e,<br />
soprattutto la pazienza del maestro<br />
Gianfranco Frelli, formatosi<br />
alla Scuola <strong>di</strong> Teatro “Galante<br />
Garrone” <strong>di</strong> Bologna, che ha curato<br />
la scelta dei testi, la riduzione<br />
o l’adattamento e la regia degli<br />
spettacoli. Per quanto riguarda i<br />
testi si è sempre cercato <strong>di</strong> proporre<br />
opere che esprimessero<br />
valori universali, classici ma non<br />
solo antichi, che stimolassero nei<br />
partecipanti un percorso <strong>di</strong> riflessione<br />
e crescita personale. Le<br />
prime lezioni hanno proposto<br />
esercizi <strong>di</strong> improvvisazione, drammaturgia,<br />
oltre allo stu<strong>di</strong>o della<br />
<strong>di</strong>zione e della recitazione secondo<br />
il metodo Stanislavskij.<br />
Sofia Mazzieri e<br />
Giulia Carbini<br />
IV E - L.S.P.P.<br />
7<br />
<strong>2006</strong>
8<br />
<strong>2006</strong><br />
IL PROGETTO “ORIENTARSI NELL’ECONOMIA”<br />
Nelle aule della Fondazione Colocci <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> si sono svolte, dal 17 al 19 novembre 2005, le giornate <strong>di</strong> formazione previste dal progetto “Orientarsi nell’economia”<br />
che ha coinvolto gli alunni delle classi terze del Liceo Classico e delle classi quinte del Liceo Psicopedagogico e delle Scienze Sociali, i docenti universitari<br />
Giuliano Conti (professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Economia Internazionale presso l’università Politecnica delle Marche) e Alberto Niccoli (professore or<strong>di</strong>nario<br />
<strong>di</strong> Politica Economica e Finanziaria presso l’università Politecnica delle Marche), alcuni docenti <strong>di</strong> scuole superiori e giovani esperti <strong>di</strong> economia (dott.ssa Simona<br />
Bartoli, dott.sa Lucia Romagnoli).<br />
Due gran<strong>di</strong> temi, strettamente legati fra loro, sono stati al centro dell’attività formativa proposta: il rapporto fra etica ed economia e il fenomeno della globalizzazione<br />
visto in relazione al problema dello sviluppo. Il progetto era infatti finalizzato sia a far riflettere sul rapporto tra la sfera economica e quella etica nell’agire<br />
umano sia a far acquisire consapevolezza dei processi economici che caratterizzano il mondo contemporaneo; l’idea guida è stata quella <strong>di</strong> fornire ai ragazzi le conoscenze<br />
fondamentali per comprendere le <strong>di</strong>namiche delle decisioni internazionali e gli strumenti <strong>di</strong> base per avvicinarsi a <strong>di</strong>scorsi e scritti che affrontano problemi<br />
<strong>di</strong> carattere economico-sociale.<br />
Il progetto si è realizzato in varie fasi: innanzitutto, un mese prima dell’incontro con i docenti universitari e dei lavori <strong>di</strong> gruppo seminariali, sono stati forniti agli<br />
alunni documenti e saggi consigliati dai docenti e dagli esperti, perché, con una lettura in<strong>di</strong>viduale, ciascuno potesse avere una prima informazione sui temi <strong>di</strong> personale<br />
interesse da approfon<strong>di</strong>re nei seminari.<br />
Due intere giornate hanno costituito poi il ‘cuore’ formativo delle attività: relazioni dei docenti universitari (prof. Niccoli su “Etica ed economia”, prof. Conti su “Globalizzazione<br />
e sviluppo”) precedute da utili glossari su termini chiave dell’economia e da introduzioni storiche su importanti economisti e sui principali organismi economici<br />
internazionali, seminari guidati in gruppi aggregati per temi <strong>di</strong> interesse, <strong>di</strong>battito plenario conclusivo.<br />
Infine la terza fase, conclusiva del percorso, è consistita in una prova scritta <strong>di</strong> italiano, svolta in classe il 9 gennaio <strong>2006</strong>, su tracce legate ai temi del progetto,<br />
formulate secondo le tipologie A, B e D della prova scritta <strong>di</strong> italiano dell’esame <strong>di</strong> stato. Tra i vari elaborati ne sono stati selezionati quattro (1° premio: Brunori<br />
Monica VE; 2° premio: Fiordoliva Ilaria III B; 3° premio ex aequo: Garbuglia Martina 5I, Giusti Lucia III B), premiati il 22 febbraio con dei buoni libro offerti dalla<br />
Banca Popolare <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> 150, 100 e 50 euro, da spendersi presso la Libreria Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />
I seminari<br />
1. Sviluppo e sottosviluppo<br />
(Prof.ssa A. Marcuccini)<br />
a. Organismi internazionali:<br />
banca mon<strong>di</strong>ale e WTO,<br />
b. Modelli sull’innovazione,<br />
c. Confronto paesi secondo ISU<br />
2. La povertà nei paesi ricchi<br />
(Prof.ssa F. Gara)<br />
a. La povertà secondo un approccio<br />
monetario o multi<strong>di</strong>mensionale;<br />
b. Il crescente <strong>di</strong>vario socio-economico<br />
in USA e in Italia;<br />
c. I cambiamenti della organizzazione<br />
del lavoro nel mercato globale<br />
e conseguenze nell’occupazione.<br />
3. Costi privati e costi sociali: il problema<br />
dell’inquinamento<br />
(Prof. S. Sassaroli)<br />
a. Limiti dello sviluppo;<br />
b. Deforestazine e crisi della bio<strong>di</strong>versità;<br />
c. Sovrappopolazione.<br />
4. Globalizzazione<br />
(Dott.ssa S. Batoli)<br />
a. La geostoria della globalizzazione<br />
nel ‘900;<br />
b. L’internazionalizzazione della<br />
produzione;<br />
c. Il mercato finanziario;<br />
d. La globalizzazione culturale.<br />
5. Consumi e capabilities: solo consumo<br />
o anche qualcosaltro?<br />
(Dott.ssa L. Romagnoli)<br />
a. Povertà: teorie e politiche;<br />
b. Le teoria <strong>di</strong> Amartya Sen;<br />
c. Crescita economica: confronto tra<br />
paesi Nord e Sud del mondo.<br />
Le relazioni delle giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
La storia del pensiero<br />
economico<br />
(prof. S. Sassaroli)<br />
L’egoismo è solitamente ritenuto un<br />
comportamento riprovevole. Tuttavia,<br />
poiché la natura è avara <strong>di</strong> risorse e<br />
queste sembrano <strong>di</strong>sponibili solo in<br />
quantità limitate, la ricerca egoistica del<br />
profitto da parte <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui capaci <strong>di</strong><br />
perseguire i loro scopi in una società<br />
libera si è storicamente rivelata efficace<br />
nella società occidentale nella produzione<br />
sempre più efficiente <strong>di</strong> ricchezza,<br />
<strong>di</strong> cui ha beneficiato infine<br />
tutta la collettività. Questi processi,<br />
che sono alla base della moderna economia<br />
capitalistica, sono stati spiegati<br />
nel XVIII secolo da filosofi che si<br />
occupavano <strong>di</strong> etica come Mandeville<br />
e Smith. Nella società occidentale, inoltre,<br />
si è verificato un processo <strong>di</strong> “<strong>di</strong>sincantamento<br />
del mondo” (Max Weber)<br />
secondo cui “sapere è potere”, teorizzato<br />
da filosofi come Bacone e Cartesio,<br />
che hanno così preconizzato la contemporanea<br />
società della scienza e della<br />
tecnica. La “mano invisibile” <strong>di</strong> Smith<br />
e l’applicazione della conoscenza scientifica<br />
e tecnologica ai processi produttivi<br />
hanno reso <strong>di</strong>sponibili maggiori<br />
risorse, rendendo possibile la società<br />
opulenta in cui attualmente viviamo e<br />
combattendo efficacemente la miseria,<br />
che prima <strong>di</strong> allora era largamente<br />
<strong>di</strong>ffusa nella civiltà occidentale.<br />
Etica ed economia<br />
(prof. A. Niccoli)<br />
L’etica utilitaristica <strong>di</strong> Smith e<br />
Bentham, secondo cui il libero mercato<br />
fa sì che ognuno faccia il bene della<br />
collettività mentre persegue il proprio<br />
intesse (“mano invisibile”), è alla base<br />
dell’economia politica classica. Siffatto<br />
egoismo era altresì temperato dall’etica<br />
della benevolenza. Con l’affermazione<br />
dell’economia politica neoclassica,<br />
intorno alla fine dell’Ottocento, la<br />
benevolenza venne trascurata e si<br />
affermò l’in<strong>di</strong>vidualismo metodologico,<br />
l’assoluta sovranità del consumatore<br />
e l’ottimalità paretiana. Ma c’è<br />
ancora posto per un’etica altruista nella<br />
<strong>di</strong>stribuzione e nell’utilizzo delle risorse<br />
economiche in questo contesto?<br />
L’economia capitalistica è tipicamente<br />
<strong>di</strong>namica; in essa è centrale l’innovazione,<br />
e questa rende possibile l’incremento<br />
della ricchezza (salari, profitti<br />
e ren<strong>di</strong>te). Tuttavia, la stessa innovazione<br />
è all’origine <strong>di</strong> <strong>di</strong>seconomie e <strong>di</strong><br />
conflitti sociali nella <strong>di</strong>stribuzione della<br />
ricchezza. L’economia capitalista è<br />
monetaria e l’innovazione deve essere<br />
finanziata; attualmente però sono le<br />
operazioni in conto capitale, non più il<br />
risparmio, a generare la ricchezza.<br />
Così la finanza non è più strumentale<br />
alle esigenze produttive della parte<br />
reale del sistema economico: è <strong>di</strong>venuta<br />
fine a se stessa.<br />
Globalizzazione e sviluppo<br />
(prof. G. Conti)<br />
L’Osservatorio dell’Economia<br />
Mon<strong>di</strong>ale pone in evidenza crescenti<br />
fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza tra il livello<br />
<strong>di</strong> red<strong>di</strong>to pro capite dei paesi più<br />
industrializzati rispetto ai paesi situati<br />
al livello inferiore della graduatoria<br />
<strong>di</strong> benessere. Questo andamento complessivo<br />
sottende, tuttavia, situazioni<br />
fortemente <strong>di</strong>versificate: alcuni paesi si<br />
sviluppano a ritmi molto elevati (ad<br />
esempio Cina e In<strong>di</strong>a), alcuni rimangono<br />
confinati ai limiti della sussistenza<br />
e della estrema povertà.<br />
All’interno degli stessi paesi più ricchi<br />
assistiamo a crescenti fenomeni <strong>di</strong><br />
emarginazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio economico.<br />
Quale ruolo può aver svolto la globalizzazione<br />
dei mercati? Per quale<br />
motivo alcuni paesi ne hanno tratto<br />
beneficio, mentre altri ne sono restati<br />
al margine? La crescita economica è<br />
una con<strong>di</strong>zione essenziale per ridurre<br />
la povertà? Quali azioni si possono<br />
intraprendere da parte delle istituzioni<br />
sopranazionali per estendere i benefici<br />
della globalizzazione delle economie?<br />
Le tre principali istituzioni che governano<br />
la globalizzazione: BM, FMI,<br />
WTO<br />
(prof. V. Brugiatelli)<br />
La Banca mon<strong>di</strong>ale (BM), il Fondo<br />
monetario internazionale FMI) e<br />
l’Organizzazione mon<strong>di</strong>ale del commercio<br />
(WTO), sono le tre più importanti<br />
istituzioni che tessono le trame del<br />
complesso e multiforme univeso della<br />
globalizazione. La Banca mon<strong>di</strong>ale e<br />
il Fondo monetario internazionale sorsero<br />
nel luglio del 1944 nel contesto<br />
della Conferenza monetaria e finanziaria<br />
tenutasi a Bretton Woods, nel<br />
New Hampshire.<br />
L’Organizzazione mon<strong>di</strong>ale del commercio<br />
(WTO) è stata istituita nel 1995<br />
in sostituzione del GATT o General<br />
Agreement on Tariffs and Trade<br />
(accordo generale sulle tariffe e il commercio<br />
firmato nel 1947, in occasione<br />
della Conferenza <strong>di</strong> Gineva, dai rappresentanti<br />
<strong>di</strong> 23 Paesi). La BM, il FMI<br />
e il WTO perseguono delle linee politiche<br />
che spesso interessano, sia <strong>di</strong>rettamente<br />
che in<strong>di</strong>rettamente, questioni<br />
fondamentali quali l’ambiente, i <strong>di</strong>ritti<br />
umani e l’educazione. Il loro operato<br />
è al centro <strong>di</strong> intricate controversie<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne etico-sociale.
ADAM SMITH AMARTYA SEN<br />
Adam Smith Kirkcaldv (Scozia) 1723-1790 fu <strong>di</strong>scepolo del<br />
filosofo Francis Hutcheson ed amico <strong>di</strong> Hume. Insegnò<br />
logica a Oxford e poi filosofia morale all'Università <strong>di</strong><br />
Glasgow fino al 1763. La sua prima opera, Teoria<br />
dei sentimenti morali, comparsa nel 1759, elaborava<br />
una morale della "simpatia". Nel 1776 pubblicò<br />
la sua opera più celebre, le Ricerche sopra la natura<br />
e le cause della ricchezza delle nazioni, che può<br />
essere considerato il primo trattato sistematico <strong>di</strong> economia<br />
politica, in cui egli espone teorie che saranno<br />
a fondamento del liberismo economico.<br />
Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia per i suoi<br />
stu<strong>di</strong> sullo Stato sociale è nato nel 1933 a Santiniketan, "casa<br />
della pace", l'università nella foresta fondata da Tagore. Il<br />
suo nome, Amartya, scelto proprio da quest'ultimo,<br />
significa "colui che è impossibile uccidere".<br />
Si deve a Sen l'elaborazione dell'HDI, Human<br />
Development Index, il coefficiente <strong>di</strong> misurazione<br />
del grado <strong>di</strong> sviluppo che ha introdotto nuovi<br />
parametri per valutare la reale ricchezza <strong>di</strong> un<br />
Paese: aspettativa <strong>di</strong> vita, alfabetizzazione degli<br />
adulti, <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to.<br />
Il tema: Globalizzazione e sviluppo,<br />
le teorie <strong>di</strong> Amartya Sen<br />
Nella seconda metà del secolo appena finito gli scambi commerciali nel mondo sono aumentati in maniera vertiginosa, dando un impulso vigoroso all’economia<br />
mon<strong>di</strong>ale, ma è nell’ultimo decennio che l’incremento degli scambi ha conosciuto un’impennata davvero straor<strong>di</strong>naria. Con la crisi del comunismo<br />
un immenso territorio, che va dall’Europa centro-orientale alla Cina, ha fatto il suo ingresso nel mercato mon<strong>di</strong>ale: è per questo che si parla <strong>di</strong><br />
globalizzazione, un fenomeno grazie al quale si può <strong>di</strong>re che l’intero pianeta sia <strong>di</strong>ventato un unico grande mercato economico, un enorme blocco culturale e<br />
politico.<br />
E’ un bene? E’ un male? Certo, la libertà e l’incremento degli scambi ha enormemente influenzato il mondo in cui viviamo: idee e culture viaggiano con le<br />
merci, e dallo scambio delle idee trae impulso il progresso. Tuttavia non possiamo nasconderci che i maggiori beneficiari dell’avvento <strong>di</strong> questo mercato mon<strong>di</strong>ale<br />
siano stati i paesi ricchi del Nord del pianeta che, grazie al maggiore valore aggiunto dei loro prodotti finiti, instaurano uno scambio ineguale con i paesi<br />
più poveri, i cui beni sono invece a più basso valore aggiunto.<br />
Proprio a questo proposito, ossia circa la squilibrata <strong>di</strong>stribuzione dei frutti della globalizzazione, si è espresso l’economista bengalese Amartya Sen, Premio<br />
Nobel nel 1998 per l’analisi dei problemi economici in chiave umanistica. Secondo Sen, infatti, questo fenomeno ha accentuato ancora <strong>di</strong> più il <strong>di</strong>vario già esistente<br />
fra paesi ricchi e paesi poveri, i primi caratterizzati da un’estrema opulenza ed i secon<strong>di</strong> da una gravissima miseria: dalle sue riflessioni intorno a consumi,<br />
red<strong>di</strong>to e povertà nasce il concetto <strong>di</strong> “capabilities”, la libertà <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> scegliere il tipo <strong>di</strong> vita che egli, per un motivo o per un altro, apprezza.<br />
E’ proprio quest’ultima nozione il punto su cui si fonda la frattura fra le “due parti” <strong>di</strong> Mondo: i paesi sottosviluppati, infatti, sono privi delle libertà sostanziali<br />
<strong>di</strong> condurre un’esistenza se non prospera, per lo meno decente, <strong>di</strong> poter sfuggire alla fame, alle malattie, alla morte precoce: la povertà, quin<strong>di</strong>, non è solo<br />
la semplice e pura mancanza <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, ma anche privazione delle capacitazioni (capabilities) fondamentali.<br />
Come fare buon uso della liberalizzazione dei rapporti economici dei risultati del progresso tecnico-scientifico in modo tale che tutti i paesi (inclusi quelli del<br />
Terzo Mondo) possano fruirne per conseguire uno sviluppo adeguato, perciò, è il principale problema da risolvere per Amartya Sen: secondo l’economista questo<br />
fenomeno <strong>di</strong> globalizzazione deve risolversi anche in un processo <strong>di</strong> trasformazione sociale che elimini le principali forme <strong>di</strong> “illibertà” come la fame, l’ignoranza,<br />
la mancanza <strong>di</strong> democrazia o lo sfruttamento in<strong>di</strong>scriminato delle risorse ambientali, e non solo in un maggiore possesso <strong>di</strong> conoscenza e beni materiali.<br />
La via da percorrere, secondo Sen, è quella <strong>di</strong> rafforzare le istituzioni e <strong>di</strong> metterle a servizio <strong>di</strong> ciascun paese: esse, infatti, superando i confini nazionali,<br />
contribuiranno ad estendere e consolidare la libertà degli in<strong>di</strong>vidui, gli unici agenti attivi del cambiamento.<br />
Poiché espressione <strong>di</strong> tali pensieri, la visione macroeconomia <strong>di</strong> Amartya Sen si allinea perfettamente con quella dell’economista classico Adam Smith, fondatore<br />
dell’”economia politica” come scienza. Smith, pur affermando l’autonomia <strong>di</strong> questa scienza dall’etica, sostiene comunque che essa si fonda su una<br />
base morale, l’utilitarismo: ogni soggetto nell’economia agisce per il proprio interesse. A questi principi utilitaristici, però, egli affianca anche altri atteggiamenti<br />
come la prudenza, la giustizia e la benevolenza: è questo il principale punto in comune con il pensatore bengalese e quello, invece, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenza con la<br />
teoria neoliberista, la quale estremizza sino al massimo l’utilitarismo smithiano trasformandolo in “in<strong>di</strong>vidualismo” (vengono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>menticate giustizia e<br />
benevolenza).<br />
Le varie contestazioni contro la globalizzazione e le conseguenze negative che essa ha comportato (inquinamento-sviluppo sostenibile) hanno fatto sì che si<br />
facesse largo fra l’opinione pubblica la consapevolezza <strong>di</strong> proporre regole più sicure e trasparenti al processo <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione degli scambi. Lo scenario<br />
economico è mutato. L’economia è, ogni giorno <strong>di</strong> più, globale in un processo tumultuoso e irreversibile <strong>di</strong> apertura dei mercati, crescita degli investimenti e<br />
unificazione del mercato su scala mon<strong>di</strong>ale. Le moderne tecnologie informatiche e <strong>di</strong> comunicazione abbattono barriere ed ostacoli fino a ieri insuperabili, gli<br />
spazi entro cui l’economia <strong>di</strong> ogni paese agisce si <strong>di</strong>latano e, sempre <strong>di</strong> più, le <strong>di</strong>namiche che segnano la crescita e lo sviluppo <strong>di</strong>pendono da variabili sopranazionali<br />
e fattori globali. Un processo che non è solo economico, ma che ogni giorno <strong>di</strong> più investe le <strong>di</strong>namiche sociali, le identità culturali, gli assetti politici<br />
ed istituzionali: secondo me, quin<strong>di</strong>, occorre uscire da un atteggiamento <strong>di</strong>fensivo e perdente che guarda alla globalizzazione con occhi <strong>di</strong>ffidenti e, viceversa,<br />
mettere in evidenza che essa (la globalizzazione) ha offerto ed offre gran<strong>di</strong> opportunità in primo luogo proprio a coloro e a quei paesi che sono stati<br />
esclusi dai circuiti degli scambi e della crescita.<br />
Naturalmente, però, la globalizzazione, come qualsiasi altro processo economico e sociale, non è “neutra”: <strong>di</strong>pende da chi la <strong>di</strong>rige, da come la si gestisce, da<br />
quali valori la ispirano, da quali obiettivi e finalità si inseguono. In particolare, appare sempre più evidente la necessità <strong>di</strong> perseguire e <strong>di</strong> conciliare due obiettivi:<br />
per un verso procedere ad ulteriori aperture dei mercati e liberalizzazione degli scambi abbassando i dazi <strong>di</strong> accesso, rimuovendo gli ostacoli non tariffari,<br />
definendo regole più certe e chiare per la concorrenza e gli investimenti, proporzionando un’adeguata tutela alla proprietà intellettuale. Per altro verso, poi,<br />
non sono più elu<strong>di</strong>bili, nell’interesse <strong>di</strong> tutta l’umanità, la tutela dell’ambiente in coerenza con gli accor<strong>di</strong> internazionali e per uno sviluppo effettivamente<br />
sostenibile a vantaggio, in primo luogo, proprio dei paesi più poveri: a questi occorre affiancare la tutela della salute mon<strong>di</strong>ale e l’affermazione dei fondamentali<br />
<strong>di</strong>ritti del lavoro a partire dalle “parti” più debole (come le donne ed i bambini) per la cui tutela è necessario che i paesi industrializzati siano capaci <strong>di</strong><br />
offrire ai paesi in via <strong>di</strong> sviluppo sostegni che consentano loro <strong>di</strong> ritrovare quella competitività che oggi è spesso offerta loro solo con la negazione dei <strong>di</strong>ritti<br />
ed ella libertà.<br />
Sta dunque, secondo il mio parere, nell’intreccio <strong>di</strong> liberalizzazione degli scambi e <strong>di</strong>mensione sociale la nuova frontiera del governo della globalizzazione la<br />
quale deve essere portatrice <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> funzionamento e <strong>di</strong> meccanismi decisionali ispirati da trasparenza e partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni. Insomma, servono<br />
regole certe e consapevoli affinché non siano globali soltanto gli scambi, ma anche lo sviluppo ed il progresso.<br />
Monica Brunori V E - L.S.P.P.<br />
9<br />
<strong>2006</strong>
10<br />
<strong>2006</strong><br />
E’ un fenomeno <strong>di</strong> questi anni, e<br />
attira al cinema frotte <strong>di</strong> spettatori,<br />
il ritorno del cosiddetto film<br />
“storico”, con pellicole ispirate a personaggi<br />
e ambientazioni antiche, o a<br />
testi illustri della letteratura classica.<br />
Insieme al genere “fantasy” e alle saghe<br />
tolkieniane, potteriane e starwarsiane,<br />
sembra che il mito e la storia grecoromana<br />
siano il cavallo <strong>di</strong> battaglia<br />
dell’ultima produzione <strong>di</strong> Hollywood.<br />
Che sia tutto ri-iniziato dal “Gla<strong>di</strong>atore”<br />
o che la cosa abbia ra<strong>di</strong>ci più vetuste,<br />
è un dato <strong>di</strong> fatto che in questi anni si<br />
sia assistito a una massiccia proposta<br />
<strong>di</strong> pellicole in costume (o “in toga”):<br />
cosa che non può proprio lasciare in<strong>di</strong>fferenti<br />
(nel bene e nel male!) chi al<br />
mondo classico ha de<strong>di</strong>cato i suoi interessi<br />
o ne ha fatto a vario titolo la sua<br />
scelta. La sottoscritta ad esempio non<br />
se ne è perso uno, ultimamente, e -<br />
vuoi che fossero deliziato piacere o<br />
capelli dritti le conseguenze della proiezione<br />
- si è coscienziosamente sottoposta<br />
alla visione <strong>di</strong> tutti i film <strong>di</strong> tale<br />
argomento messi alla sua portata.<br />
Di qui il desiderio - inevitabile - <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>re la propria. Più che come recensione<br />
in senso stretto (anche perché priva del<br />
requisito della contiguità temporale), la<br />
presente si propon d’essere una riflessione<br />
sul modo in cui in questi anni la<br />
grande <strong>di</strong>stribuzione cinematografica<br />
pensa e si rapporta al mondo antico. Nel<br />
bene e nel male, come <strong>di</strong>cevo. Perché<br />
quelle qui presentate sono letture <strong>di</strong><br />
segno opposto, una in positivo una in<br />
negativo, <strong>di</strong> due film scelti tra i molti<br />
possibili: “Troy” <strong>di</strong> Wolfgang Petersen<br />
e “Alexander” <strong>di</strong> Oliver Stone.<br />
Giu<strong>di</strong>zi personalissimi, s’intende, e<br />
totalmente ascrivibili agli umori e ai<br />
gusti della redattrice. Li si consideri<br />
dunque come tali e nulla più, e si perdoni<br />
l’uso della prima persona, reso<br />
inevitabile da quanto sopra, oltreché<br />
dalla necessità che la suddetta sentiva<br />
<strong>di</strong> assumersi la piena responsabilità<br />
dei toni non propriamente britannici<br />
talora scelti.<br />
Che ne penso <strong>di</strong> Troy<br />
DAL MITO ALLO SCHERMO<br />
A vedere “Troy” ci andai con una collega<br />
e con una classe intera <strong>di</strong> liceali:<br />
l’attuale III - allora I – B. E, pur avendone<br />
letto <strong>di</strong> cotte e <strong>di</strong> crude prima <strong>di</strong><br />
andarci, mi sforzai in tutti i mo<strong>di</strong> - lo<br />
giuro - <strong>di</strong> mantenere la mente sgombra<br />
da pregiu<strong>di</strong>zi, <strong>di</strong> prendere il film per ciò<br />
che era e non per ciò che avrei voluto<br />
che fosse; <strong>di</strong> essere aperta e <strong>di</strong>sponibile<br />
ad apprezzare quanto <strong>di</strong> buono il<br />
regista ci avesse eventualmente messo,<br />
pur avendo fatto man bassa <strong>di</strong> tutto il<br />
resto.<br />
Ma, lo confesso, fallii.<br />
Non so se fu perché nonostante tutto<br />
non fui proprio capace <strong>di</strong> prescindere<br />
dalle cose che inevitabilmente appartenevano<br />
alla mia formazione e al mio<br />
modo <strong>di</strong> sentire. Magari, invece, a uno<br />
che <strong>di</strong> Omero non avesse mai sentito<br />
parlare, questo film sarebbe anche piaciuto.<br />
Come quella ragazza <strong>di</strong> cui mi<br />
raccontò poi un’alunna (facendomi fare<br />
una gran risata, devo <strong>di</strong>re), la quale,<br />
durante il duello tra Achille e Ettore<br />
faceva il tifo per Ettore, e, al fidanzato<br />
che le preannunciava la morte <strong>di</strong><br />
quest'ultimo, <strong>di</strong>sse girandosi irritatissima:<br />
"E tu che ne sai?".<br />
Certo mi piacerebbe conoscere il parere<br />
<strong>di</strong> uno che ci sia andato con la mente<br />
davvero sgombra.<br />
Io, per parte mia, stavo per fondare il<br />
movimento "Togliamo la macchina da<br />
presa a Wolfgang Petersen" e avevo<br />
già iniziato la raccolta <strong>di</strong> firme. Ma sa<br />
un po’ d’illiberale, è vero: non ci arrabbiamo.<br />
Però a tutti quelli che, come lui,<br />
fanno polpette <strong>di</strong> tutto quanto abbia<br />
un po’ <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità per<br />
inventarsi dei drammoni incellofanati<br />
senza capo né coda (e che tra l'altro<br />
sono tutti <strong>di</strong>speratamente uguali nella<br />
loro banalità) <strong>di</strong>ciamolo almeno una<br />
volta per tutte: BASTA! DATEVI<br />
ALL'IPPICA E LASCIATE L'EPICA,<br />
CHE NON È PER VOI!<br />
Inevitabile, per raccontare il film,<br />
descrivere lo scempio <strong>di</strong> Iliade, O<strong>di</strong>ssea<br />
e Eneide, da esso perpetrato. Ma<br />
aggiungo anche alcune osservazioni<br />
del tutto personali, e dunque <strong>di</strong>scutibilissime,<br />
cercando <strong>di</strong> andare per or<strong>di</strong>ne.<br />
1) Prima <strong>di</strong> tutto, la scelta dell'interprete<br />
per il personaggio <strong>di</strong> Achille. Ora posso<br />
<strong>di</strong>rlo a ragion veduta: ma che c'entra<br />
Brad Pitt col Pelide Achille? Sì, sì, va<br />
bene, bello e bravo... è andato tante<br />
ore in palestra, si è impegnato e ha<br />
messo su un gran bel fisico: complimenti.<br />
Ma come la mettiamo con quel<br />
nasino alla francese che resta uguale a<br />
com'è perché i bicipiti non gli crescono,<br />
e sopra quella montagna <strong>di</strong> muscoli<br />
(controfigura a parte) ci sta come i<br />
baffi sulla Gioconda? D’accordo, questa<br />
è senz’altro questione <strong>di</strong> gusti.<br />
Eppure non posso fare a meno <strong>di</strong> chiedermi:<br />
che genere <strong>di</strong> Achille aveva in<br />
mente Petersen se lo fa fare a Brad<br />
Pitt?<br />
2) È vero quello che hanno detto in<br />
molti e devo <strong>di</strong>rlo anch'io: ma a chi è<br />
venuta per primo quest'idea strampalata<br />
<strong>di</strong> far <strong>di</strong>ventare Patroclo cugino <strong>di</strong><br />
Achille? Certo, nessuno pretendeva<br />
che si alludesse apertamente al genere<br />
<strong>di</strong> relazione che gli antichi attribuivano<br />
ai due, capisco che sarebbe stato<br />
un po’ fuori luogo e che comunque, alla<br />
nostra mentalità, la cosa sarebbe sembrata<br />
molto meno normale <strong>di</strong> quanto<br />
sembrava ai Greci. Ma insomma, non<br />
si poteva inventare qualcosa <strong>di</strong> meglio,<br />
magari semplicemente sfumando, come<br />
fa Omero del resto, e parlando magari<br />
<strong>di</strong> amico carissimo, <strong>di</strong> fedele compagno<br />
ecc.? Ed evitare <strong>di</strong> trasformare<br />
Patroclo, che era un valoroso guerriero,<br />
in un implume sbarbatello adottato<br />
da Achille? E poi, (visto che ci sono),<br />
nell'Iliade Patroclo non indossa le armi<br />
<strong>di</strong> Achille <strong>di</strong> nascosto, ma gli chiede il<br />
permesso <strong>di</strong> farlo per rincuorare i Greci,<br />
e Achille glielo accorda. Nessuna sottrazione<br />
indebita, che sarebbe tra l'altro<br />
cosa gravissima, e nessun guerriero<br />
omerico la farebbe, soprattutto non<br />
lo farebbe Patroclo ad Achille.<br />
3) Agamennone e Menelao, a parte il<br />
fatto che sono due esseri <strong>di</strong> rara sgradevolezza<br />
(e per fortuna che la tra<strong>di</strong>zione<br />
parlava <strong>di</strong> "biondo Menelao, l'uomo<br />
inferiore a nessuno per bellezza<br />
ecc. ecc."), hanno almeno trent'anni<br />
ciascuno più <strong>di</strong> Achille. E sono due<br />
in<strong>di</strong>vidui volgari e privi <strong>di</strong> qualsivoglia<br />
decoro. Ora, non che Agamennone mi<br />
stia simpatico (anzi, come personaggio<br />
non l'ho mai amato troppo, se è per<br />
questo: è arrogante, iroso, prepotente).<br />
Ma da qui a farne un vecchio otre<br />
ce ne corre. E non è solo una questione<br />
estetica, naturalmente. No, il fatto<br />
è che tutti questi signori, nel mondo<br />
omerico, hanno un'etica guerriera fatta<br />
<strong>di</strong> onore, <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> grandezza anche<br />
nella contesa e nella sfida, e tutto questo<br />
nel film è completamente azzerato<br />
per farli <strong>di</strong>ventare dei troglo<strong>di</strong>ti, e si<br />
vede da come si comportano: il che<br />
vuol <strong>di</strong>re non aver capito nulla <strong>di</strong> loro,<br />
e dell'Iliade in genere. Nell'Iliade<br />
Agamennone, per far tornare Achille in<br />
battaglia, gli invia un'ambasceria coi<br />
controfiocchi formata da Aiace,<br />
O<strong>di</strong>sseo e dal vecchio Fenice, poi gli<br />
chiede scusa, gli manda "doni infiniti"<br />
e gli restituisce Briseide, garantendo<br />
sul suo onore <strong>di</strong> non averla toccata.<br />
Nel film <strong>di</strong>ce, sì, "non l'ho toccata",<br />
ma subito dopo aggiunge: "L'ho data<br />
alla truppa" (!!!) E non c'è nessuna<br />
ambasceria, perché il prode Achille va<br />
a salvare personalmente la pulzella<br />
dalle grinfie dei soldatacci. Peraltro<br />
gran troglo<strong>di</strong>ta anche Achille, in quest'accolita<br />
<strong>di</strong> signori, che dà sganassoni<br />
a uomini e donne (Briseide compresa),<br />
gira come mamma (Teti) l’ha<br />
fatto davanti alle sacerdotesse <strong>di</strong> Apollo,<br />
fa orge private mentre tutti gli altri<br />
vanno in battaglia, e ci manca solo che<br />
rutti, ma forse lo ha fatto e mi è sfuggito.<br />
Ora, io mi chiedo, regista e sceneggiatori<br />
<strong>di</strong> questo film conoscono la<br />
<strong>di</strong>fferenza tra "ira" e "zoticaggine"?<br />
Per farlo feroce qual era, il povero<br />
Achille, c'era proprio bisogno <strong>di</strong> trasformarlo<br />
in un orang-utan?<br />
4) Briseide viene promossa al rango <strong>di</strong><br />
protagonista femminile, e - nominata<br />
sul campo sacerdotessa <strong>di</strong> Apollo -<br />
ingloba in sé tre persone: il sacerdote<br />
<strong>di</strong> Apollo Crise, sua figlia Criseide<br />
(ormai inutile, visto che Crise non c'è<br />
e nessuno va a reclamarla), e se stessa.<br />
Forse per questo non c'è traccia <strong>di</strong><br />
pestilenza che si abbatta sul campo<br />
acheo, nel film, come invece avveniva<br />
all'inizio dell'Iliade a causa della preghiera<br />
fatta al suo <strong>di</strong>o da Crise oltraggiato<br />
da Agamennone. Qui niente peste,<br />
fatti salvi tre o quattro morti <strong>di</strong> malattia<br />
lasciati intorno al cavallo alla fine,<br />
che non ho capito bene cosa ci stessero<br />
a fare lì né chi ce li avesse messi.<br />
5) Di Elena ho già detto, da bellissima<br />
e ciarliera tra<strong>di</strong>trice qual era (che dopo<br />
la guerra se ne torna a Sparta tutta contenta<br />
con Menelao) viene trasformata<br />
in una poverina data in sposa se<strong>di</strong>cenne<br />
a un vecchio zotico, che scopre l'amore<br />
con Paride e per questo resta con<br />
lui fino alla fine, con<strong>di</strong>videndo eroicamente<br />
il dolore delle donne troiane.<br />
Esilarante, peraltro, il <strong>di</strong>alogo iniziale<br />
con lui, che a Sparta sale in camera sua<br />
per sedurla:<br />
"No, non voglio".<br />
"Ieri notte non <strong>di</strong>cevi così".<br />
"Ieri notte è stato uno sbaglio".<br />
"E l'altro ieri?"<br />
"Ho fatto molti sbagli, in questi giorni"<br />
Suvvia... come si fa a recitare sul serio<br />
uno scambio del genere? Secondo me<br />
è già tanto che Orlando Bloom non sia<br />
scoppiato a ridere <strong>di</strong>cendo quelle battute...<br />
Bloom non m’è <strong>di</strong>spiaciuto, devo<br />
<strong>di</strong>re, nel ruolo <strong>di</strong> Paride. Abbastanza<br />
tagliato per il personaggio, a parte la<br />
sceneggiatura demenziale, e poi con<br />
l’arco se la cava benone, sarà che ha già<br />
fatto Legolas nel “Signore degli anelli”…<br />
6) Vogliamo parlare <strong>di</strong> Aiace? Da restarci<br />
fulminati al vederlo: se Achille sembra<br />
un orango lui è tutto King Kong.<br />
Il più nobile, <strong>di</strong>gnitoso e tragico degli<br />
eroi Achei, pare un personaggio del<br />
Pianeta delle scimmie. Quando combatte<br />
sembra <strong>di</strong> vedere Hal Kogan alla<br />
finale del campionato <strong>di</strong> wrestling, per<br />
non parlare del fatto che viene ammazzato<br />
da Ettore. Ma non è l'unico ad<br />
avere questa inaspettata <strong>di</strong>partita, visto<br />
che Menelao muore, Agamennone<br />
viene ucciso da Briseide, e così non ce<br />
n'è più per nessuno, e in un colpo solo<br />
questo film manda <strong>di</strong>soccupati in blocco<br />
tutti i tragici greci. Ad<strong>di</strong>o Orestea<br />
<strong>di</strong> Eschilo, con la catena <strong>di</strong> sangue<br />
della casa degli Atri<strong>di</strong>, e Agamennone<br />
ucciso dalla moglie poi a sua volta<br />
uccisa dal figlio poi a sua volta inseguito<br />
dalle Erinni... e tutto per mano <strong>di</strong><br />
una Briseiduccia qualsiasi, che da sola<br />
neutralizza generazioni <strong>di</strong> storie sulla<br />
colpa e sulla giustizia. E Aiace, essendo<br />
ucciso da Ettore, non potrà suicidarsi<br />
per il giu<strong>di</strong>zio delle armi, quin<strong>di</strong><br />
goodbye Sofocle e riflessioni sulla solitu<strong>di</strong>ne<br />
dell'eroe ecc. Come non ridere<br />
<strong>di</strong> gusto, del resto, <strong>di</strong> fronte alla scena<br />
<strong>di</strong> Achille trafitto al tallone da una freccia<br />
e per questo morente al grido <strong>di</strong><br />
"Pace, pace..."?<br />
E tuttavia, non si salvano invece, in<br />
questo film, Andromaca e Astianatte,<br />
grazie a un passaggio segreto che li<br />
porta fuori da Troia in fiamme? Devo<br />
<strong>di</strong>re che qui sono stata quasi contenta,<br />
perché mi ha sempre fatto venire il<br />
magone quello che <strong>di</strong>ceva la tra<strong>di</strong>zione,<br />
che Andromaca finiva schiava <strong>di</strong><br />
Neottolemo (che per la cronaca è il<br />
figlio e non un soldato <strong>di</strong> Achille, come<br />
in "Troy") e Astianatte veniva gettato<br />
dalle mura sempre da Neottolemo, per<br />
timore che <strong>di</strong>ventasse forte come suo<br />
padre Ettore. Mi aveva fatto sempre<br />
stringere il cuore il genoci<strong>di</strong>o dei<br />
Troiani dopo la caduta della città, per<br />
come lo racconta, ad esempio, Euripide<br />
nelle “Troiane”. Qui invece i buoni si<br />
salvano, evviva! A un certo punto confesso<br />
<strong>di</strong> aver sperato che i Troiani vincessero,<br />
perché ho sempre fatto il tifo<br />
per loro, e che bruciassero il cavallo<br />
fuori dalle mura facendo arrosto gli<br />
occupanti (peccato solo per Sean Bean,<br />
già Boromir nel Signore degli Anelli,<br />
e che qui interpreta Ulisse cavandosela<br />
decorosamente).<br />
7) I figli <strong>di</strong> Priamo, che fine hanno<br />
fatto? Stavo per chiamare "Chi l'ha<br />
visto?" perché nel film sono solo due,<br />
Ettore e Paride, invece che i cinquanta<br />
omerici. Capisco che cinquanta siano<br />
un po' tantini, soprattutto visto che nel<br />
film non c'è traccia <strong>di</strong> Ecuba, che da<br />
sola ne ha fatti 19... ma insomma, una<br />
via <strong>di</strong> mezzo tra 2 e 50 ci sarà pure, no?<br />
E poi Polissena immolata sulla tomba<br />
<strong>di</strong> Achille? E Cassandra? Missing.<br />
8) L'incontro tra Ettore e Andromaca
alle porte Scee? Praticamente cassato:<br />
niente parole d'amore, niente "tu sei per<br />
me padre e nobile madre madre, tu sei<br />
per me fratello e sposo fiorente", niente<br />
"<strong>di</strong> nessuno mi importa al mondo più<br />
che <strong>di</strong> te"... Macché. Lei piange, i due<br />
si <strong>di</strong>cono ad<strong>di</strong>o, lui le ricorda del passaggio<br />
segreto e Astianatte si mette a<br />
frignare nel bel mezzo senza motivo,<br />
e dà pure un po' fasti<strong>di</strong>o. Nessuna traccia<br />
dell'abbraccio del padre e del piccolo<br />
che si spaventa perché vede ondeggiare<br />
"terribile" il cimiero sull'elmo <strong>di</strong><br />
lui, e del sorriso silenzioso dei due<br />
genitori, e <strong>di</strong> Ettore che si toglie l'elmo<br />
e palleggia il bimbo tra le braccia<br />
e lo alza verso il cielo e lo bene<strong>di</strong>ce,<br />
pregando gli dei che un giorno qualcuno<br />
<strong>di</strong>ca "È molto più forte del padre".<br />
Tutto scomparso. In compenso compare<br />
Elena, da lontano, e Ettore le rivolge<br />
un ultimo sguardo prima <strong>di</strong> andare a<br />
morire (ah, per inciso, durante il duello<br />
con Achille il poveretto prima <strong>di</strong><br />
morire inciampa, cadendo, nell'unica<br />
pietra visibile nel raggio <strong>di</strong> tre chilometri).<br />
9) Enea, che già nell'Iliade è uno dei<br />
campioni troiani, qui fa una fugace<br />
apparizione alla fine e avrà al massimo<br />
quin<strong>di</strong>ci anni, portando con sé il<br />
padre che più che il padre sembra il<br />
bisnonno, e naturalmente senza figlio<br />
Ascanio data la tenerissima età. Paride<br />
gli chiede, nella concitazione del<br />
momento: "Come ti chiami?". E lui:<br />
"Enea". Risata del pubblico. Capisco<br />
la concitazione, ma Paride avrebbe<br />
dovuto riconoscerlo visto che erano<br />
parenti stretti, e tra l'altro visto che<br />
Creusa, moglie <strong>di</strong> Enea, era sua sorella.<br />
Ma vabbè, si sarà <strong>di</strong>stratto, e poi qui<br />
Creusa è assente, come si è detto, caduta<br />
nel massacro dei figli <strong>di</strong> Priamo fatto<br />
da Petersen (altro che feroce Achille!).<br />
"Ti affido la spada <strong>di</strong> Troia", <strong>di</strong>ce solenne<br />
Paride (mai saputo dell'esistenza <strong>di</strong><br />
una spada <strong>di</strong> Troia, ma forse non sono<br />
aggiornata): "Finché sarà in mano a<br />
un troiano, Troia vivrà". Amen, Enea<br />
partirà e un giorno da Troia nascerà l'astro<br />
<strong>di</strong> Roma.<br />
10) La scena importantissima e solenne,<br />
con Priamo che va alla tenda <strong>di</strong><br />
Achille a chiedere il corpo <strong>di</strong> Ettore?<br />
Spiacente, ma anche qui la bravura <strong>di</strong><br />
Peter O'Toole non ci salva. Il vecchio<br />
entra incappucciato nella tenduccia<br />
dell'eroe, Achille gli chiede: "Chi sei<br />
tu?" E lui: "Priamo!" Pausa solenne,<br />
riempita dagli sghignazzi corali degli<br />
studenti della I B. Arriviamo al momento<br />
cruciale, quello in cui nell'Iliade il<br />
vecchio re <strong>di</strong> Troia chiede ad Achille<br />
la restituzione del corpo <strong>di</strong> Ettore, ricordandogli<br />
il comune destino <strong>di</strong> morte<br />
degli uomini, ricordandogli che anche<br />
lui ha un padre, Peleo, che soffrirà per<br />
il figlio lontano, per la sua morte in battaglia,<br />
che resterà solo in balia dei vicini<br />
perché Achille non tornerà a <strong>di</strong>fenderlo.<br />
Achille si commuove, piange, i<br />
due piangono insieme pensando l'uno<br />
a Ettore, l'altro a Peleo, e Achille decide<br />
<strong>di</strong> esau<strong>di</strong>re Priamo. Questo in<br />
Omero. Ma qui: sorpresa! Peleo è<br />
morto: lo <strong>di</strong>ce Priamo. "Conoscevo tuo<br />
padre", afferma il vecchio re, con lo<br />
stesso tono del colonnello <strong>di</strong> Top Gun<br />
a Tom Cruise, e sembra lì lì per aggiungere:<br />
"Eravamo in Vietnam insieme".<br />
Ma niente Vietnam, il succo è che Peleo<br />
è più fortunato <strong>di</strong> Priamo, perché non<br />
ha visto morire i suoi figli essendo<br />
morto prima lui. Ma si può? Del resto,<br />
a pensarci bene, si può: se la madre <strong>di</strong><br />
Achille Teti, che è una dea, può avere<br />
una sessantina d'anni e rughe che <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>vinamente giovane hanno ben poco,<br />
il padre Peleo che era un semplice<br />
uomo può benissimo essere già morto...<br />
Comunque, Priamo se ne va a casa col<br />
corpo del figlio e in aggiunta Briseide<br />
liberata, che lo saluta con un toccante:<br />
"Zio!"<br />
11) E chiudo questa parte con una notazione<br />
su luoghi e tempi. Insomma, ma<br />
un po' <strong>di</strong> decenza… La reggia <strong>di</strong> Troia<br />
che sembra arredata da una maîtresse<br />
turca, Paride e Elena che se ne vanno<br />
in giro con l'ombrellino parasole, il<br />
palazzo <strong>di</strong> Sparta popolato da odalische<br />
e giannizzeri, costumi che sembrano<br />
fatti per il carnevale <strong>di</strong> Viareggio, le<br />
tende achee che ricordano capanne <strong>di</strong><br />
pigmei, la nave <strong>di</strong> Agamennone che in<br />
compenso si trasforma in una maxitenda<br />
caravan accessoriata <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong>ademi<br />
d'oro come quelli <strong>di</strong> Schliemann<br />
sulla fronte <strong>di</strong> ogni ancella troiana... e<br />
la guerra <strong>di</strong> Troia quanto dura? Mah...<br />
sì e no quin<strong>di</strong>ci giorni, massimo venti...<br />
Altro che i <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> Omero: qui si<br />
risolve tutto, dall'antefatto all'epilogo,<br />
in quattro e quattr'otto. E scusate se è<br />
poco.<br />
Queste sono le cosucce<br />
da poco, ma veniamo<br />
alla sostanza...<br />
Omero con<br />
l’imbuto<br />
Dunque, detta un po’<br />
più sul serio, perché<br />
non si pensi che<br />
abbiamo la puzza<br />
sotto al naso e stiamo<br />
qui a fare le pulci a<br />
"Troy" solo per il<br />
gusto <strong>di</strong> darci arie da<br />
elegantoni snob.<br />
È chiaro che nessuno<br />
si aspettava che un<br />
regista alle prese con<br />
una tra<strong>di</strong>zione epica<br />
e mitica così vasta si<br />
mettesse a star <strong>di</strong>etro<br />
ai minimi dettagli per<br />
sod<strong>di</strong>sfare i gusti<br />
incontentabili dei cultori<br />
della materia.<br />
Certo, a tutto c'è un<br />
limite, anche alla<br />
libertà compositiva: se uno fa un film<br />
su Cristoforo Colombo ci si aspetta<br />
che quanto meno il protagonista scopra<br />
l'America e non la Norvegia, e va<br />
detto che con "Troy" siamo quasi a<br />
questo livello, perché lo scempio compiuto<br />
da questo film va decisamente al<br />
<strong>di</strong> là delle più fosche previsioni. E non<br />
mi pare che per mettersi al riparo sia<br />
sufficiente scrivere: "Liberamente ispirato<br />
all'Iliade" nei titoli <strong>di</strong> coda. Se io<br />
<strong>di</strong>co <strong>di</strong> essermi ispirata liberamente<br />
alla vita <strong>di</strong> Hitler non ho certo per questo<br />
l'abilitazione a trasformarlo in un<br />
agnellino filantropo.<br />
E tuttavia il punto non è questo, secondo<br />
me.<br />
Cioè, potrebbe essere anche questo,<br />
ma non nel senso che uno si metta a<br />
contare le <strong>di</strong>screpanze tra "Troy" e<br />
l'Iliade con la puntualità del maestrino<br />
severo, godendo <strong>di</strong> ogni crocetta rossa<br />
e blu segnata accanto agli strafalcioni.<br />
Personalmente, anzi, devo <strong>di</strong>re che mi<br />
aveva colpito - quando ne avevo letto<br />
- la decisione del regista <strong>di</strong> non introdurre<br />
gli dèi nella storia. Una scelta<br />
interessante e coraggiosa, avevo pensato,<br />
perché in effetti in Omero la presenza<br />
degli dèi è spesso un modo per<br />
spiegare e descrivere "dall'esterno"<br />
impulsi e processi psicologici che si<br />
compiono nell'anima degli uomini: e<br />
sarebbe stato stimolante vedere come<br />
il film avesse invece reso la cosa.<br />
Davvero sarebbe stato "più realistico",<br />
a lavorarci sul serio. Ma a me sembra<br />
che "Troy" sia esattamente il contrario<br />
<strong>di</strong> un film realistico, ad onta <strong>di</strong> quanto<br />
ne hanno detto gli sceneggiatori,<br />
che con tale motivazione hanno giustificato<br />
le notevoli libertà che si sono<br />
presi.<br />
Bisognerebbe allora che qualcuno si<br />
prendesse una buona volta la briga <strong>di</strong><br />
spiegare a certi cineasti <strong>di</strong> Hollywood<br />
(che peraltro sono bravissimi a confezionare<br />
film <strong>di</strong>vertenti, e magari i nostri<br />
barbosissimi maestri del cinema imparassero<br />
da loro il modo <strong>di</strong> produrre<br />
pellicole meno soporifere...); bisognerebbe,<br />
<strong>di</strong>cevo, spiegare a Petersen e<br />
compagnia bella che, se si incaponiscono<br />
a ficcare con l'imbuto qualsiasi<br />
storia gli capiti a tiro nello schema precotto<br />
del genere (av venturoso/drammatico/thriller<br />
ecc...), senza<br />
fare un minimo sforzo <strong>di</strong> riflessione<br />
sulle motivazioni REALI che muovono<br />
l'agire dei personaggi, alla fine succederà<br />
sempre quello che in effetti succede<br />
(e succede sempre <strong>di</strong> più da un po'<br />
<strong>di</strong> tempo a questa parte, mi pare) nei<br />
loro film, e cioè che questi sono tutti<br />
uguali, e sembrano tutti <strong>di</strong> plastica, e<br />
alla fine risultano sempre più noiosi,<br />
perché ti propinano sempre la stessa<br />
solfa e la stessa minestra riscaldata. E,<br />
a parte la noia, risultano tutti assolutamente<br />
improbabili e lontani anni luce<br />
dalla realtà. Cattivi che più cattivi <strong>di</strong><br />
così non si può, buoni così angelici da<br />
cariare i denti, duelli risolutivi regolarmente<br />
tutti uguali in cui il buono<br />
prima sembra paurosamente soccombere<br />
e poi per miracolo vince un secondo<br />
prima <strong>di</strong> essere massacrato dal cattivo<br />
(e in cui il cattivo resta in pie<strong>di</strong><br />
anche se gli passano sopra con un rullo<br />
compressore, e regolarmente prima <strong>di</strong><br />
morire per davvero si rialza un'ultima<br />
volta quando il buono gli volta le spalle<br />
onde ricevere il definitivo colpo <strong>di</strong><br />
grazia con gran sod<strong>di</strong>sfazione del pubblico),<br />
trovate decisive per lo svolgimento<br />
della storia che nascono da un'intuizione<br />
generata dal caso (ve<strong>di</strong> Ulisse<br />
cui viene in mente l'idea del cavallo<br />
osservando un soldato che intaglia un<br />
cavallino <strong>di</strong> legno per il figlio, e non<br />
<strong>di</strong>temi che non è una cosa patetica),<br />
feroci guerrieri (Achille) che s'inteneriscono<br />
e <strong>di</strong>ventano pacifisti grazie<br />
all'amore <strong>di</strong> soavi fanciulle (Briseide)<br />
che sanno adeguatamente corrispondere<br />
alla possanza o al conto in banca<br />
dell'amato con la loro intatta e cristallina<br />
virtù, il bene che trionfa sempre e<br />
comunque e gli innocenti che immancabilmente<br />
si salvano tutti (ve<strong>di</strong><br />
Andromaca e Astianatte che fuggono<br />
da Troia) onde rassicurare lo spettatore<br />
sul fatto che ci troviamo senza dubbio<br />
nel migliore dei mon<strong>di</strong> possibili e<br />
il delitto non paga perché i cattivi fanno<br />
sempre una brutta fine (ve<strong>di</strong><br />
Agamennone fatto fuori da Briseide e<br />
Menelao che non la racconta manco lui,<br />
così impara a traumatizzare con la sua<br />
stazza un'esile e infelice fanciulla come<br />
Elena), e via <strong>di</strong>scorrendo, credo <strong>di</strong> aver<br />
esemplificato abbastanza.<br />
Insomma, non è tanto per il fatto che<br />
"Troy" abbia tolto all'Iliade tutto quello<br />
che c'era dentro che ce la pren<strong>di</strong>amo<br />
in realtà, ma piuttosto perché lo ha<br />
tolto solo per metterci al suo posto il<br />
vuoto pneumatico <strong>di</strong> un involucro preconfezionato<br />
senza alcun contenuto,<br />
che ha trasformato una delle storie più<br />
commoventi e profonde del mondo<br />
nella solita tiritera retorica sull'amore<br />
e la guerra e l’onore e bla bla bla... E<br />
va bene che così il botteghino è garantito,<br />
ma io mi chiedo, si stuferanno<br />
prima o poi pure gli spettatori <strong>di</strong> vedersi<br />
propinare sempre la stessa cosa in<br />
mille salse <strong>di</strong>verse?<br />
Che bisogno c'era <strong>di</strong> andarci a raccontare<br />
la guerra <strong>di</strong> Troia dall'antefatto<br />
all'epilogo, facendo il minestrone col<br />
rapimento <strong>di</strong> Elena, il cavallo <strong>di</strong> legno,<br />
le conquiste <strong>di</strong> Agamennone, il caratteraccio<br />
<strong>di</strong> Achille, il patriottismo <strong>di</strong><br />
Ettore; che bisogno c'era, <strong>di</strong>cevo, <strong>di</strong><br />
metterci <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> più e <strong>di</strong> inventarsi<br />
anche ciò che non c'era, come se non<br />
bastasse il materiale a <strong>di</strong>sposizione, e<br />
tutto questo senza porsi il benché minimo<br />
interrogativo sulle reali intenzioni<br />
che muovevano il testo omerico?<br />
Omero non descrive tutta la guerra <strong>di</strong><br />
Troia, ma solo un episo<strong>di</strong>o che si verifica<br />
nel decimo anno <strong>di</strong> essa, quello che<br />
ha al centro l'ira <strong>di</strong> Achille. E su questo<br />
episo<strong>di</strong>o svolge il suo racconto e la<br />
sua riflessione, compiendo un'opera<br />
unitaria e coesa, con un senso profondo.<br />
Non una minestra con tanti ingre<strong>di</strong>enti<br />
e nessun sapore.<br />
Non c'era bisogno che lo <strong>di</strong>cessi io, in<br />
ogni caso. Lo ha già scritto Aristotele<br />
un bel po' <strong>di</strong> tempo fa, nella sua<br />
"Poetica", spiegando perché Omero è<br />
stato più grande <strong>di</strong> tutti gli altri che<br />
hanno raccontato l'epica senza selezionare,<br />
svolgendo cicli interminabili<br />
<strong>di</strong> lunghe vicende senza un senso unitario:<br />
"Come dunque nelle altre pratiche imitative<br />
l'imitazione unitaria è quella <strong>di</strong><br />
un unico oggetto, così anche è necessario<br />
che il racconto, poiché è imitazione<br />
<strong>di</strong> un'azione, lo sia <strong>di</strong> un'azione<br />
unica e insieme intera, e che le parti dei<br />
fatti siano così connesse che, trasposta<br />
o sottratta una parte, l'intero ne risulterebbe<br />
mutato e alterato" (51a)<br />
E ancora:<br />
"Quanto all'imitazione narrativa in<br />
versi, è chiaro che i racconti si debbono<br />
comporre come nelle trage<strong>di</strong>e alla<br />
11<br />
<strong>2006</strong>
12<br />
<strong>2006</strong><br />
maniera drammatica, intorno ad un'unica<br />
azione intera e compiuta, che abbia<br />
un principio, un mezzo e una fine, perché<br />
procuri il piacere che le è proprio<br />
come un unico animale intero; le composizioni<br />
non devono essere simili alle<br />
trattazioni storiche, nelle quali è inevitabile<br />
che venga fatta l'esposizione<br />
non <strong>di</strong> un'azione ma <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong><br />
tempo: tutti i fatti che in esso sono<br />
accaduti ad una o più persone, ciascuno<br />
dei quali si trova con gli altri in un<br />
rapporto casuale. (...) Ma la maggior<br />
parte, si può <strong>di</strong>re, dei poeti operano<br />
così. Perciò, come abbiamo detto,<br />
anche in questo Omero deve apparire<br />
mirabile in confronto agli altri: per non<br />
aver tentato <strong>di</strong> rappresentare intera la<br />
guerra, anche se essa aveva un principio<br />
e una fine; il racconto sarebbe risultato<br />
troppo grande e non abbracciabile<br />
con uno sguardo, oppure, pur<br />
misurato nella grandezza, intricato per<br />
la varietà" (59a).<br />
È questo che mi ha veramente seccato,<br />
in questo film sulla guerra <strong>di</strong> Troia:<br />
la totale <strong>di</strong>sinvoltura con cui dalla materia<br />
si è attinto a piene mani, trattandola<br />
senza farsi il benché minimo scrupolo,<br />
senza prendersi la minima briga<br />
<strong>di</strong> chiedersi se ci fosse magari nel testo<br />
<strong>di</strong> riferimento un qualche significato<br />
valido su cui riflettere e magari da<br />
riproporre o da ripensare - per carità -<br />
con tutto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> riscriverlo con<br />
uno sguardo moderno. Mi ha dato fasti<strong>di</strong>o<br />
la gratuità <strong>di</strong> certe mo<strong>di</strong>fiche fatte<br />
per il solo gusto <strong>di</strong> farle, alla ricerca dell'effetto<br />
speciale o dell'aderenza maggiore<br />
ai modelli precostituiti <strong>di</strong> un cinema<br />
ancorato come un’ostrica alla teoria<br />
della <strong>di</strong>visione in generi.<br />
Qui non si è fatto un film sul mondo<br />
omerico, ma si è adattato il mondo<br />
omerico al film, e secondo me c'è una<br />
gran bella <strong>di</strong>fferenza.<br />
Risultato, Priamo che parla come il<br />
colonnello Trapman <strong>di</strong> Rambo, Achille<br />
che sembra Mel Gibson in "Arma letale",<br />
Ulisse che pare l'egittologo genialoide<br />
<strong>di</strong> "Stargate". Le donne poi non<br />
ne parliamo: ce ne fosse una con un po'<br />
<strong>di</strong> personalità: Andromaca la moglie<br />
dolce e preoccupata, Elena la tra<strong>di</strong>trice<br />
infelice, Briseide la virtuosa virginea<br />
e via rifriggendo...<br />
Che bisogno c'era <strong>di</strong> fare questo polpettone,<br />
con tanto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> mezzi,<br />
senza riuscire a <strong>di</strong>re nemmeno un decimo<br />
<strong>di</strong> quella cosa così semplice e nello<br />
stesso tempo assoluta detta da Omero?<br />
E cioè che l'Iliade è la storia <strong>di</strong> una crescita,<br />
e <strong>di</strong> una lotta. È la storia <strong>di</strong> un<br />
uomo, Achille, che rifiuta <strong>di</strong>speratamente<br />
l'idea della morte, e con tutte le<br />
sue forze si ribella al destino cui si sa<br />
condannato, che rifiuta <strong>di</strong> essere come<br />
tutti gli altri e tenta ricercando la gloria<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>venire <strong>di</strong>verso, e superiore, e<br />
immortale, che reagisce con un dolore<br />
accecante alla morte del compagno<br />
più caro e cerca <strong>di</strong> trovarvi un conforto<br />
uccidendo chi l'ha ucciso e recando<br />
altro dolore ad altri, come se con questo<br />
potesse cambiare il suo destino,<br />
quello che incombe su tutti gli uomini.<br />
Ed è la storia <strong>di</strong> un uomo che alla<br />
fine, invece, <strong>di</strong>sperato e sconfitto, accetta<br />
piangendo con Priamo l'idea della<br />
morte, accetta il comune destino comprendendo<br />
<strong>di</strong> essere come il nemico che<br />
ha ucciso, e nell'accettarlo si fa grande<br />
davvero, e <strong>di</strong>venta, proprio per questo,<br />
più umano e vittorioso e tragico <strong>di</strong><br />
quanto non sia mai stato prima.<br />
Queste sono le parole che Achille rivolge<br />
a Priamo, dopo avere "goduto del<br />
pianto", prima <strong>di</strong> ridargli il corpo del<br />
figlio:<br />
"Misero, quante sventure hai sopportato<br />
nell'animo!<br />
Come osasti venire solo alle navi degli<br />
Achei, davanti<br />
agli occhi <strong>di</strong> un uomo che ti ha ucciso<br />
molti e valorosi figli? Davvero hai un<br />
cuore <strong>di</strong> ferro.<br />
Ma suvvia, sie<strong>di</strong> su questo seggio<br />
e, sebbene angosciati, lasciamo che i<br />
dolori giacciano<br />
nel fondo dell'animo; non c'è utilità<br />
nel gelido pianto.<br />
Questo gli dèi hanno filato per gli infelici<br />
mortali: vivere<br />
nella sofferenza; essi, invece, sono<br />
immuni dal dolore.<br />
Due gran<strong>di</strong> orci stanno sulla soglia <strong>di</strong><br />
Zeus, colmi<br />
dei doni che dà, uno dei mali e l'altro<br />
dei beni. A chi<br />
Zeus, signore del fulmine, ne dà, dopo<br />
averli mischiati,<br />
costui incontra ora una <strong>di</strong>sgrazia, ora<br />
una fortuna;<br />
ma a chi dà solo sventure, lo rende un<br />
miserabile; la fame<br />
insaziabile lo perseguita sulla terra<br />
<strong>di</strong>vina, e va errando<br />
senza avere onore né dagli dèi né dagli<br />
uomini. Cosí<br />
a Peleo gli dèi concessero splen<strong>di</strong><strong>di</strong><br />
doni, fino dalla nascita;<br />
superava tutti gli uomini per ricchezza<br />
e fortuna,<br />
era signore dei Mirmidoni, e benché<br />
fosse mortale,<br />
gli <strong>di</strong>edero in sposa una dea. Ma il <strong>di</strong>o<br />
gli <strong>di</strong>ede anche<br />
sventura, perché non nacque, nel suo<br />
palazzo,una stirpe<br />
<strong>di</strong> figli nati a regnare, ma generò un<br />
figlio solo,<br />
dal breve destino; e io non posso aver<br />
cura <strong>di</strong> lui, mentre<br />
invecchia, perché sono molto lontano<br />
dalla patria,<br />
qui, a Troia, causando sventure a te e<br />
ai tuoi figli.<br />
E abbiamo sentito <strong>di</strong>re che anche tu,<br />
vecchio, un tempo,<br />
eri felice; narrano che, nel territorio che<br />
<strong>di</strong> sopra limita<br />
Lesbo, <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Macaro, e <strong>di</strong> sotto,<br />
la Frigia e lo sconfinato<br />
Ellesponto, tu, o vecchio, eri superiore<br />
a tutti, per ricchezza<br />
e per figli. Ma da<br />
quando i Celesti ti<br />
mandarono questa<br />
sciagura,<br />
sempre battaglie e<br />
massacri intorno<br />
alla tua città. Fatti<br />
forza,<br />
e non tormentarti<br />
senza tregua nel<br />
cuore; non otterrai<br />
niente,<br />
piangendo tuo<br />
figlio, non lo farai<br />
rivivere, e forse<br />
dovrai<br />
patire qualche<br />
altra sventura".<br />
(dall'Iliade, XXIV,<br />
518-551)<br />
L'Iliade è questa e<br />
tante altre storie...<br />
e il bello (o il brutto)<br />
<strong>di</strong> questo film è<br />
che in certi punti il regista sembra perfino<br />
averlo intuito, ma poi prende strade<br />
tutte <strong>di</strong>verse e fuori luogo e a ogni<br />
passo cede al facile compromesso con<br />
l'esigenza del botteghino, con le richieste<br />
del genere, con la forzatura dei<br />
caratteri, dei personaggi, dei valori che<br />
non sa rappresentare perché fondamentalmente<br />
non gli interessa affatto<br />
rappresentarli, gli interessa rappresentare<br />
i suoi, e anzi, magari fossero almeno<br />
i suoi: sono soltanto quelli banali e<br />
scialbi e retorici <strong>di</strong> un moralismo a<br />
buon mercato in cui non crede ormai<br />
più nessuno, e per primo lui.<br />
Ecco perché non mi è piaciuto "Troy":<br />
non per la serie infinita <strong>di</strong> sciocchezze<br />
con cui ha stravolto il racconto omerico,<br />
non per i figli mancanti <strong>di</strong> Priamo<br />
e le Crisei<strong>di</strong> che non ci sono e le frecce<br />
nei talloni e le incongruenze storiche.<br />
Ma perché non ne ha capito il valore.<br />
Non ha neanche provato a capirlo.<br />
Alexander<br />
Sono andata a vedere il film<br />
"Alexander" con delle buone aspettative.<br />
Non che ne avessi letto molto:<br />
anzi, ne sapevo pochissimo, a parte i<br />
sentiti <strong>di</strong>re delle polemiche sulla rappresentazione<br />
dell’omosessualità greca.<br />
Ma in qualche modo sentivo che sarebbe<br />
stato un bel lavoro. Il nome <strong>di</strong> Oliver<br />
Stone, la notizia del "braccio <strong>di</strong> ferro"<br />
tra produttore e regista per tagliare<br />
alcune scene, il fatto che per realizzarlo<br />
fossero stati consultati molti testi<br />
antichi e si fosse utilizzata la consulenza<br />
<strong>di</strong> uno storico. E forse anche, da ultimo,<br />
l'aver saputo che non aveva avuto<br />
il grande successo che ci si aspettava:<br />
se non ha avuto lo stesso successo <strong>di</strong><br />
"Troy" (ahimé!), forse questo sarà un<br />
film fuori dagli schemi, ho pensato.<br />
E in effetti “Alexander”, per quanto<br />
mi riguarda, non ha deluso le aspettative<br />
che aveva creato. Per tante cose l'ho<br />
apprezzato: ma la più grande, quella per<br />
cui gli sono stata veramente grata, è<br />
stata la serietà, l'impegno con cui ha<br />
affrontato la materia, lo sforzo per capire<br />
il personaggio e il suo mondo e la<br />
sensibilità nel trasmetterlo, senza orpelli<br />
gratuiti e senza la presunzione <strong>di</strong><br />
deformarlo con strutture mentali che<br />
non sono sue. "Alexander" è un film<br />
complesso, eppure semplice come la<br />
verità che racconta: quella verità che<br />
non è assoluta, certo, in mezzo a tante<br />
tra<strong>di</strong>zioni e leggende e alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />
scegliere a quali credere, quali rappresentare<br />
e quali no. Ma è lineare e<br />
forte quanto è onesto nell'in<strong>di</strong>viduare<br />
e proporre una visione che risulta da<br />
una ricerca sincera - con risultati con<strong>di</strong>visibili<br />
o meno, è naturale -, e non dal<br />
tentativo <strong>di</strong> adattare la storia a uno<br />
schema prestabilito.<br />
Il film ha nel complesso un buon ritmo<br />
(se si eccettua un lungo flashback nel<br />
flashback, circa a metà visione, che<br />
risulta un po’ faticoso), spezzato da<br />
pause inaspettate e rincorse improvvise<br />
che fanno sobbalzare, momenti <strong>di</strong><br />
intenso lirismo e sequenze durissime<br />
che incatenano e non danno respiro;<br />
riflessione, commozione, emozione,<br />
profonde. Tre ore e un quarto, e quando<br />
ne siamo usciti (anche stavolta,<br />
curiosamente, con gli alunni - <strong>di</strong> una<br />
classe oggi <strong>di</strong>plomata) siamo rimasti a<br />
parlarne fuori, ancora un po’.<br />
Non solo per la scelta felice e la bravura<br />
degli attori (ottimo, a mio avviso,<br />
Colin Farrell nel ruolo <strong>di</strong><br />
Alessandro, sebbene purtroppo agghindato<br />
con un toupet biondo da<br />
Cicciobello). Non solo per le ambientazioni,<br />
i costumi, l'accuratezza delle<br />
ricostruzioni, la maestria degli effetti.<br />
Non solo per la storia avvincente e<br />
go<strong>di</strong>bile al <strong>di</strong> là del sapere che non si<br />
tratta <strong>di</strong> un film fantastico ma <strong>di</strong> vicende<br />
e personaggi reali, (tanto che può<br />
benissimo vederlo e amarlo anche chi<br />
non sa niente <strong>di</strong> Alessandro Magno e<br />
<strong>di</strong> quei fatti). No, "Alexander" è bello<br />
perché riesce a tracciare un ritratto cre<strong>di</strong>bile<br />
e affascinante insieme <strong>di</strong> questo<br />
personaggio amatissimo e controverso.<br />
Con la sua forza, la sua ambizione, il<br />
suo alto sentire e la sua umanità, le<br />
sue ire improvvise e i suoi pentimenti,<br />
la sua volontà incrollabile e le sue<br />
paure. Alessandro non è buono o cattivo,<br />
Alessandro è grande: ed è proprio<br />
riflettendo su questo nome <strong>di</strong><br />
Grande che la storia ha deposto su <strong>di</strong><br />
lui che Oliver Stone si muove, secondo<br />
un cammino quasi "circolare", in un<br />
racconto che dall'inizio alla fine del<br />
film - mentre Tolomeo detta a uno scriba<br />
le sue memorie - si <strong>di</strong>pana intorno<br />
a questa domanda: chi fu egli veramente,<br />
e quale fu la sua grandezza?<br />
È l'interrogativo che Anthony Hopkins<br />
- lui l'attore che interpreta un Tolomeo
invecchiato, al tramonto ormai della<br />
vita e del regno - si pone dall'alto della<br />
splen<strong>di</strong>da reggia <strong>di</strong> Alessandria d'Egitto<br />
(la città più importante della civiltà<br />
ellenistica) contemplando il mare<br />
azzurro e il grande porto, tra giar<strong>di</strong>ni<br />
pensili e ariose sale della Biblioteca,<br />
ancora quasi stupito, dopo quarant'anni,<br />
dalla personalità del condottiero e<br />
compagno, che seguì nella spe<strong>di</strong>zione<br />
attraverso l'Oriente.<br />
La vita del Macedone è narrata attraverso<br />
il flash back, convenzione ricorrente<br />
nel cinema e <strong>di</strong> per sé poco originale.<br />
Eppure anche in questo si<br />
apprezza la scelta della sceneggiatura:<br />
tra le tante biografie antiche <strong>di</strong><br />
Alessandro che furono redatte fin dal<br />
tempo della sua impresa - e poi subito<br />
dopo la morte, creando un mito che<br />
si accrebbe sempre <strong>di</strong> più - quella <strong>di</strong><br />
Tolomeo, non pervenutaci come quasi<br />
tutte le altre, era descritta come una<br />
delle più oneste e sincere. Sembra un'invenzione<br />
del regista e invece è una<br />
cosa vera: Tolomeo, generale <strong>di</strong><br />
Alessandro e appartenente alla cerchia<br />
dei "compagni del re", un'aristocrazia<br />
militare che con<strong>di</strong>videva per tra<strong>di</strong>zione<br />
la vita del sovrano in un rapporto<br />
paritario, narrò davvero, verso la fine<br />
della sua esistenza, la storia <strong>di</strong> cui fu<br />
testimone. Lui che partecipò a quelle<br />
imprese e fu sovrano poi del prospero<br />
regno d'Egitto che nacque dal rapido<br />
smembramento dell'impero dopo la<br />
morte del fondatore. Una buona, un'ottima<br />
scelta per narrare questa vicenda.<br />
Una scelta raffinata, anche, perché la<br />
biografia <strong>di</strong> Tolomeo non è la più nota.<br />
Il fatto che non possiamo più leggerla<br />
offre uno spazio suggestivo alla fantasia<br />
del narratore: è come se il racconto,<br />
inserendosi in questa nicchia vuota,<br />
volesse immaginare cosa <strong>di</strong>cesse e farsi<br />
esso stesso biografia del Macedone nel<br />
solco nella tra<strong>di</strong>zione. In qualche modo<br />
sembra che già questo <strong>di</strong>chiari quale via<br />
percorrerà il film: quella della narrazione<br />
sorretta dalla fantasia ma rispettosa<br />
della verità. Il verosimile, insomma.<br />
Sì, perché immaginarie, nate dalla fantasia,<br />
sono tante cose <strong>di</strong> questo film: i<br />
gesti <strong>di</strong> Olimpiade, madre <strong>di</strong><br />
Alessandro, la rappresentazione del<br />
carattere del padre Filippo (un bravo Val<br />
Kilmer, anche se un po' "caricato") e<br />
il rapporto controverso con lui. Una<br />
madre dalla personalità forte, teneramente<br />
amata dal figlio, ma anche tenuta<br />
lontana; un padre rude e amante<br />
delle donne, o<strong>di</strong>ato dalla moglie. Le<br />
parole dette a Efestione, che sono tra<br />
le più intense <strong>di</strong> tutta la sceneggiatura.<br />
Nasce dalla fantasia degli autori <strong>di</strong><br />
"Alexander", tutto questo: le fonti non<br />
ce lo <strong>di</strong>cono, non ci tramandano simili<br />
particolari.<br />
Però, ed è questa la cosa bella, ce li<br />
fanno supporre. Ci fanno supporre che<br />
i <strong>di</strong>aloghi che ve<strong>di</strong>amo sullo schermo<br />
siano cre<strong>di</strong>bili. Non sappiamo se fu<br />
davvero così, ma avrebbe potuto esserlo.<br />
Olimpiade, "barbara" principessa<br />
d'Epiro, era davvero una donna volitiva<br />
e dai molti intrighi. E, secondo quanto<br />
ci tramanda Plutarco - la cui biografia<br />
<strong>di</strong> Alessandro tratta dalle "Vite parallele"<br />
è una lettura da consigliare a chi<br />
ha già visto il film e a chi pensa <strong>di</strong><br />
vederlo -, davvero era de<strong>di</strong>ta al culto<br />
<strong>di</strong> Dioniso e usava tenere con sé dei serpenti.<br />
Il padre Filippo ebbe davvero<br />
più mogli, ed è vero che un giorno,<br />
durante un convito, litigò aspramente<br />
con il legittimo erede giungendo a<br />
minacciarlo <strong>di</strong> privarlo del trono. La<br />
scena della caduta del re ubriaco dal triclinio<br />
è storica, o per lo meno è tramandata,<br />
così come la battuta sarcastica<br />
<strong>di</strong> Alessandro (che in Plutarco suona<br />
così: "Dunque è costui, o amici, quello<br />
che si preparava a passare dall'Europa<br />
all'Asia: passando da un letto all'altro<br />
è andato a gambe all'aria!"). Ed è vero<br />
che - d'altra parte - Filippo lo amò<br />
molto, e ne fu riamato. Nel film lo<br />
prende in braccio orgoglioso quando il<br />
ragazzo doma Bucefalo, e <strong>di</strong>ce fiero:<br />
"Mio figlio!" Plutarco si spingeva anche<br />
più in là, e, narrando quest'episo<strong>di</strong>o,<br />
attribuiva a Filippo questa frase: "Figlio,<br />
cercati un regno che ti si confaccia: la<br />
Macedonia è infatti piccola per te!". Qui<br />
ad<strong>di</strong>rittura Stone smorza l'enfasi della<br />
tra<strong>di</strong>zione antica, per darne una lettura<br />
più realistica. Così come fa non<br />
accennando nemmeno al celebre incontro<br />
con Diogene, che è riportato in<br />
Plutarco ma è certamente frutto <strong>di</strong> una<br />
leggenda.<br />
Ecco la cosa che mi ha colpito, <strong>di</strong><br />
"Alexander": il fatto che abbia saputo<br />
trovare il giusto punto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione<br />
tra le esigenze <strong>di</strong> un film contemporaneo<br />
e il rispetto della materia trattata.<br />
Oliver Stone non ha fatto quello che è<br />
stato fatto con "Troy": non ha preso a<br />
pretesto la vita <strong>di</strong> Alessandro senza<br />
nemmeno stu<strong>di</strong>arsela facendone un<br />
miscuglio ri<strong>di</strong>colo, messo a tutta forza<br />
dentro uno stampo precotto che gli era<br />
del tutto estraneo; e questo per giunta<br />
con la scusa <strong>di</strong> essere "realista", o (più<br />
sinceramente ma biasimevolmente) <strong>di</strong><br />
andare incontro ai gusti del pubblico.<br />
Stone ha raccontato una storia che può<br />
essere compresa e apprezzata da noi e<br />
che, anche nelle libere rielaborazioni<br />
psicologiche più vicine alla nostra sensibilità<br />
(il rapporto <strong>di</strong> Alessandro coi<br />
genitori, ad esempio), si mantiene tuttavia<br />
sul sentiero della verosimiglianza,<br />
si mostra documentata, scorrevole<br />
senza forzature eccessive. E molto<br />
go<strong>di</strong>bile.<br />
Bellissimo e in qualche modo "universale",<br />
io ho trovato ad esempio il<br />
modo in cui si rappresenta la relazione<br />
padre-madre-figlio, costruita in<br />
modo tale da far riflettere gli spettatori<br />
su una <strong>di</strong>namica profonda: un figlio<br />
che ama sua madre e ama anche suo<br />
padre, sebbene i genitori si o<strong>di</strong>no. Un<br />
figlio che, nonostante sua madre per<br />
tutta la vita cerchi <strong>di</strong> istigarlo contro il<br />
padre, nonostante suo padre stesso (un<br />
padre rozzo, che ha anche molti motivi<br />
per essere detestato) lo accusi <strong>di</strong><br />
essergli nemico a causa della madre, lo<br />
ama tuttavia e lo rispetta, e - giovane<br />
uomo - lo prende a modello, e si riconosce<br />
in lui. E gli prende la mano,<br />
quando Filippo, narrandogli i tragici<br />
miti greci, me<strong>di</strong>ta dolorosamente sull'infelicità<br />
del destino umano. E presagisce<br />
il pericolo su <strong>di</strong> lui quando<br />
viene ucciso, e cerca <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rlo. E<br />
soffre profondamente quando egli<br />
muore. Un padre che è capace <strong>di</strong> ferire<br />
suo figlio, che è spesso duro con<br />
lui, e per egoismo. Ma che ne è fiero,<br />
allo stesso tempo, e vuole per lui i maestri<br />
più gran<strong>di</strong>, lo segue personalmente,<br />
si abbandona con il figlio a riflessioni<br />
piene d'amarezza, e con nessun<br />
altro. Una madre amata, e accusata, e<br />
subita, ma senza mai esserne succube;<br />
perdonata ma conosciuta; a cui - pur<br />
amandola - mai suo figlio concede ciò<br />
che essa chiede, il potere. Una madre<br />
piena <strong>di</strong> intrighi e passioni e tuttavia che<br />
ama profondamente, veramente, suo<br />
figlio. In<strong>di</strong>menticabile - e così intenso<br />
da far perdonare alcune forzature "da<br />
strega" nell'interpretazione <strong>di</strong> Angelina<br />
Jolie - l'urlo straziato che nelle sequenze<br />
finali Olimpiade fa alla notizia della<br />
morte del figlio.<br />
Questa è una struttura complessa, non<br />
è un cliché. Ed è anche per questo,<br />
forse, che il film non ha avuto tutto il<br />
successo che ci si aspettava: perché<br />
descrive senza <strong>di</strong>stinguere nettamente<br />
bene e male, mette davanti le sfumature<br />
senza orientare il giu<strong>di</strong>zio su chi<br />
eleggere a proprio modello e chi no.<br />
Forse anche la rappresentazione <strong>di</strong><br />
Alessandro dev'essere stata un po’<br />
spiazzante, in questo senso: un uomo<br />
dall'elevato sentire, capace <strong>di</strong> azioni<br />
nobilissime e <strong>di</strong> irresponsabili scatti<br />
d'ira. Di eroismo straor<strong>di</strong>nario, e <strong>di</strong><br />
momenti <strong>di</strong> debolezza terribili. Un<br />
uomo, un grande uomo ma un uomo,<br />
non un eroe da fiction.<br />
Ma c'è una cosa ancora più apprezzabile,<br />
indubbiamente. Il modo delicato<br />
e sobrio, eppure schietto, in cui il film<br />
rende il rapporto tra Alessandro ed<br />
Efestione e, più in generale, il concetto<br />
<strong>di</strong> philìa, il costume greco dell'amore<br />
omosessuale. Stone ne dà una<br />
rappresentazione veritiera, limpida e<br />
onesta. Non offensiva. Mi riesce in<br />
effetti davvero <strong>di</strong>fficile capire come<br />
questo film possa essere stato giu<strong>di</strong>cato<br />
immorale, visto che affronta un tema<br />
così delicato per la nostra morale in<br />
modo tanto attento e rispettoso <strong>di</strong><br />
entrambi i mon<strong>di</strong>. E soprattutto mi irrita<br />
un po’, devo <strong>di</strong>re, che si sia fatto <strong>di</strong><br />
questo tema il fulcro del <strong>di</strong>battito su<br />
“Alexander”, come se il film non fosse<br />
questa e molte altre cose. Anche questa,<br />
certo, e senza ipocrisie. Il modo in<br />
cui Stone racconta questa parte della<br />
storia del Macedone può ben essere<br />
considerato una sorta <strong>di</strong> specimen del<br />
modo in cui racconta tutta la sua storia.<br />
Con attenzione e desiderio <strong>di</strong> ricostruire<br />
in modo cre<strong>di</strong>bile, con rispetto<br />
per la realtà e la vicenda narrata, con<br />
scrupolo nella documentazione, attenzione<br />
alle fonti, e capacità <strong>di</strong> attualizzare.<br />
Con soluzioni cinematograficamente<br />
“moderne” cui è sotteso un<br />
profondo rispetto dell’antico. Insomma,<br />
questo film è riuscito a darci la rappresentazione<br />
<strong>di</strong> un costume e <strong>di</strong> un<br />
mondo ormai scomparso rendendolo<br />
vivo per tutti gli spettatori, capace <strong>di</strong><br />
coinvolgere e commuovere, e far capire.<br />
Senza retorica, omissioni, senza<br />
ipocrisie. Senza falsi moralismi e pudori,<br />
ma anche con mano delicata ed<br />
esperta, senza forzature, senza stonare.<br />
C'è poco da <strong>di</strong>re ai benpensanti che<br />
hanno fatto trage<strong>di</strong>e per questo: solo<br />
qualcuno terribilmente in mala fede, o<br />
terribilmente ignorante, può giu<strong>di</strong>care<br />
scandalosa una cosa simile. Non mi<br />
<strong>di</strong>lungo a spiegare, ma riporto soltanto<br />
le parole <strong>di</strong> un articolo pubblicato da<br />
Eva Cantarella sul Corriere della sera,<br />
ancora prima che uscisse il film: "Quel<br />
che pare incre<strong>di</strong>bile è che, <strong>di</strong> fronte<br />
alla storia <strong>di</strong> un personaggio come<br />
Alessandro, attorno al film <strong>di</strong> Oliver<br />
Stone (ancor prima che sia uscito),<br />
nascano polemiche su un argomento<br />
come i suoi eventuali rapporti con altri<br />
uomini. Un gruppo <strong>di</strong> avvocati greci,<br />
ad<strong>di</strong>rittura (la notizia è stata riportata<br />
dalla stampa internazionale) minaccia<br />
<strong>di</strong> citare il regista per aver adombrato<br />
una simile ipotesi. A <strong>di</strong>r la verità, la questione<br />
è semplicemente risibile".<br />
Perché si è dovuto parlare <strong>di</strong> questo, mi<br />
chiedo, e contro tali obiezioni, soprattutto?<br />
Perché si è <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> usare<br />
un po’ <strong>di</strong> apertura, <strong>di</strong> senso storico, si<br />
è dovuto porre un’etichetta e incentrare<br />
interamente su questo la <strong>di</strong>scussione<br />
su un film che è invece un ritratto,<br />
il bellissimo affresco <strong>di</strong> un mondo, una<br />
civiltà, insieme a un personaggio? Le<br />
battaglie magnificamente ricostruite,<br />
gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> paesaggi incontrati lungo<br />
il viaggio, l'incontro e il conflitto <strong>di</strong><br />
popoli e <strong>di</strong> culture, la grande visione<br />
<strong>di</strong> un uomo che conquistò con le armi,<br />
eppure seppe immaginare la fusione e<br />
la convivenza <strong>di</strong> mille stirpi. La fine <strong>di</strong><br />
un mondo chiuso come quello della<br />
polis greca e l'inizio <strong>di</strong> un universo<br />
cosmopolita, che nella infinita molteplicità<br />
delle sue genti si riunì attorno<br />
a un alfabeto comune.<br />
Era veramente questo il sogno, il progetto<br />
<strong>di</strong> Alessandro Magno. Un sogno<br />
utopistico, certo, contrastato dai suoi,<br />
e anche pieno <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni; destinato<br />
a fallire, e <strong>di</strong> quale fallimento.<br />
Con la morte <strong>di</strong> Alessandro il suo impero<br />
si spezzò, le lotte tra i successori<br />
insanguinarono a lungo Grecia e<br />
Oriente. Eppure, anche spezzato in<br />
tanti regni, politicamente <strong>di</strong>viso, quel<br />
mondo separato da secoli, quel mondo<br />
da lui unito e creato con un'unica, audacissima<br />
impresa, <strong>di</strong>venne davvero, col<br />
tempo, il luogo <strong>di</strong> una cultura comune.<br />
Dopo Alessandro niente fu più come<br />
prima: che questo sia stato un bene o<br />
un male, fu indubbiamente un fatto.<br />
Ed è questo il fatto <strong>di</strong> cui parla il film,<br />
rappresentando quel mondo e la sua<br />
appassionata, lacerante trasformazione.<br />
Senza retorica e fronzoli, senza stupi<strong>di</strong><br />
moralismi, con regia delicata e<br />
sicura, con perizia documentata e maestria.<br />
Se "Troy" era l'esempio <strong>di</strong> come non<br />
si deve fare un film sul mondo antico,<br />
"Alexander" mi pare che invece sia un<br />
ottimo esempio <strong>di</strong> come farlo. Gli si<br />
potranno certo trovare dei <strong>di</strong>fetti, magari<br />
molti. Si potrà <strong>di</strong>re che ci sono ingenuità,<br />
qualche anacronismo (come le<br />
scritte in inglese, sì, su un mosaico<br />
greco…) o inesattezze, che non racconta<br />
tutto, che reinterpreta alcune<br />
vicende in modo un po’ libero, che la<br />
successione minuziosa dei fatti non<br />
era quella. Che non riporta nei dettagli<br />
tutta la storia. Ma non credo sia<br />
una cosa davvero fondamentale: per<br />
la storia ci sono i libri <strong>di</strong> storia, che elencano<br />
con dovizia <strong>di</strong> particolari e precisione<br />
i fatti e li analizzano: e sui libri<br />
si possono fare splen<strong>di</strong>de ricerche. Dai<br />
libri si possono conoscere molte più<br />
cose, e meglio. Ma non è questo che si<br />
chiede a un film. A un film su quel<br />
mondo si deve chiedere <strong>di</strong> ricrearne<br />
un’immagine verosimile nelle menti e<br />
nei cuori <strong>di</strong> chi lo guarda. Di rappresentarlo<br />
con emozione e passione, con<br />
impegno e serietà, con onestà e rispetto.<br />
Soprattutto rispetto. Pecche ce ne<br />
saranno, poi, piccole e gran<strong>di</strong>. Ma non<br />
credo che toglieranno molto alla forza<br />
<strong>di</strong> un’opera che ha voluto e saputo<br />
guardare con sensibilità al passato dalla<br />
posizione <strong>di</strong> chi <strong>di</strong> non è più in quel passato,<br />
ma che <strong>di</strong> esso, in effetti, è ancor<br />
oggi erede. Se è vero come sembra sia<br />
vero che tutti noi, ancora oggi, “non<br />
possiamo non <strong>di</strong>rci Greci”.<br />
Patricia Zampini<br />
13<br />
<strong>2006</strong>
14<br />
<strong>2006</strong><br />
TITLE: “Sons and Lovers”<br />
- AUTHOR: David Herbert Lawrence<br />
- DATE OF PUBLICATION: 1913<br />
Plot:<br />
The novel is set in a Nottingham-shire<br />
coalmining village.<br />
Walter Morel, an uneducated miner,<br />
has married a sensitive and high –<br />
minded woman but the marriage soon<br />
proves to be unhappy, as Mrs Morel<br />
begins to <strong>di</strong>stance herself from her<br />
husband because of his lack of refinement<br />
and his drunkeness.<br />
Mrs Morel turns her marriage into a<br />
battle. In the war between them, the<br />
four children (William, Paul, Annie and<br />
Arthur) take the side of the mother and<br />
Mrs Morel turns all her love towards<br />
them, particularly<br />
the two oldest sons, William and<br />
Paul.<br />
After William’s death, Mrs Morel turns<br />
her love and attention to Paul.<br />
Paul, always sensitive and emotional,<br />
gets a job at Thomas Jordan’s, a surgical<br />
appliances factory and strikes<br />
up a friendship with Miriam Leivers. Mrs<br />
Morel does not like Miriam be-cause in<br />
her view, Miriam takes all of Paul’s<br />
energy, desire and feelings with nothing<br />
left of him for her. Miriam introduces<br />
Paul to Clara Dawes, whose mother is<br />
friendly with Mrs Leivers and who is<br />
separated from her husband, Baxter<br />
Dawes. Clara is involved in the Women’s<br />
Rights Movement.<br />
After Paul and Miriam have sex, he<br />
decides that they are not good for each<br />
other, and breaks off their relationship,<br />
to Miriam’s anger and bitterness.<br />
Paul gradually becomes more and more<br />
interested in Clara and heads into an<br />
intense relationship with her. Miriam is<br />
jealous that the Morels have accepted<br />
Clara as Paul’s lover, whereas they <strong>di</strong>d<br />
not like her at all. As much as Paul<br />
thinks that he is happy, his mother<br />
believes otherwise; she knows in her<br />
heart that Clara will tire her son out.<br />
Baxter Dawes and Paul have a fight; the<br />
fight leaves Paul in great pain and a<br />
great <strong>di</strong>slike for Clara’s husband.<br />
Although both men severely hate each<br />
other, they feel connected to each other.<br />
Mrs Morel falls gravely ill be-cause of<br />
a tumor. The doctor tells Paul that B.<br />
Dawes is in the hospital for his fever.<br />
Paul calls on him in the hospital and<br />
the two men reconcile. When Paul tells<br />
Clara that Baxter is ill, she unexpectedly<br />
declares that her husband had<br />
treated her with more respect and had<br />
loved more than Paul ever <strong>di</strong>d. Clara<br />
returns to Dawes.<br />
Meanwhile, Mrs Morel grows weaker.<br />
Knowing that she is prolonging her<br />
death to live for Paul, he and Annie<br />
Sons and lovers by D.H. Lawrence<br />
fear that she will live longer than she<br />
can emotion-ally survive. Paul and<br />
Annie cannot stand to see their beloved<br />
mother live in such pain,they give<br />
her an extra dosage of morphine and<br />
Mrs Morel <strong>di</strong>es.<br />
Paul goes to see Miriam. They ponder<br />
getting married, but Paul confesses<br />
that he has no desire nor any intention<br />
of marrying her. Miriam decides to wait<br />
as long as it takes for him to come to<br />
her. Paul returns home, thinking about<br />
the bond he shared with his mother.<br />
Their love is still alive in him, even<br />
though she has <strong>di</strong>ed.<br />
• SETTING:<br />
The novel is set in the Midlands during<br />
its transition from a predominantly<br />
agricultural economy to an industrial<br />
one and is one of the first English<br />
novels to have an authentic working –<br />
class setting.<br />
• NARRATOR:<br />
Lawrence uses a third – person narrative,<br />
with the story mainly being told<br />
from Paul’s prospec-tive.<br />
The way the author explores the subconscious<br />
of men and women and their<br />
relation to each other, reveals a high<br />
degree of psychological complexity.<br />
Often, the narrator <strong>di</strong>rectly reproduces<br />
the inner thoughts and sensations of<br />
a char-acter giving the reader the illusion<br />
of having a privileged “inside<br />
view” to their consciousness.<br />
• CHARACTERS:<br />
Paul: The main character; he grows up<br />
close to his mother. Quiet, shy, reserved<br />
by nature but intensely passionate<br />
and emotion-al. As an adoles-cent<br />
and a young man, he is torn between<br />
a passionate love for his mother and<br />
his lovers Miriam and Clara.<br />
Mrs Morel: Paul’s mother; she is a<br />
strong, intelligent and domineering<br />
woman. Her marriage to a coal miner<br />
was not happy. She gives all her love<br />
to her sons. She is very important for<br />
Paul.<br />
Mr Morel: Paul’s father; he works as a<br />
miner. His temper is susceptible to<br />
quick anger and emotion. He drinks<br />
excessively and cannot control himself.<br />
He does not have a close relationship<br />
to any of his sons.<br />
Miriam: She is the daughter of one Mrs<br />
Morel’s friends. She is Paul’s first love.<br />
They make love but, when Paul understands<br />
that she does not really want to,<br />
he breaks up with her.<br />
Clara: She is a separated woman and<br />
she is involved in the Women’s Rights<br />
Movement. She works with Paul in a<br />
surgical factory. They become lovers<br />
but after Mrs Morel’s death, she returns<br />
to her husband.<br />
• ANALYSIS OF THE<br />
LANGUAGE:<br />
Lawrence writes in a prose that is often<br />
marked by prolixity and re-petitivity<br />
but always vivid, genuine and spontaneous.<br />
His language is poetic, symbolic and<br />
has an imaginative power. For example,<br />
he describes the magic of nature<br />
and the magic of the sexual attraction<br />
between Paul and Miriam. He uses a<br />
highly po-etical language, repetition<br />
of key words, sensuous images and<br />
sim-ilies.<br />
• THEME AND AUTOBI-OGRAPHICAL<br />
ELEMENTS:<br />
“Sons and Lovers” is a highly autobiographical<br />
novel, based on Lawrence’s<br />
own early life and in particular his<br />
close relationship with his middle–class<br />
mother and his more <strong>di</strong>stant<br />
relationship to his father who was a<br />
mineworker. This excessively possessive<br />
mother’s love has consequences on her<br />
son’s psychological and sexual development.<br />
The autobiographical elements are: the<br />
tension between his parents; his close<br />
relationship with his mother, a school<br />
teacher who encouraged him at school.<br />
He had a deep relationship with her and<br />
he was particularly fond of her. Because<br />
of this strong and deep relation he had<br />
a lot of <strong>di</strong>fficulties in having relationships<br />
with other women; his girlfriend,<br />
Jessie Chambers, is the Miriam of “Sons<br />
and Lovers”; Paul’s father was a miner<br />
like Walter Morel; Lawrence had pneumonia<br />
in 1911 like William, and-like the<br />
protagonist of the novel, Paul:Lawrence<br />
attended a school and university in<br />
Nottingham.<br />
At the time of writing the book, the<br />
author had probably been studying<br />
Freud, though he himself denied the<br />
influence. Indeed the book is often<br />
regarded as a me<strong>di</strong>tation on the<br />
workings of the Oe<strong>di</strong>pus complex.<br />
Silvia Mimmotti<br />
IV E - L.S.P.P.
The kind of<br />
novel: it is a<br />
descriptive novel<br />
which is <strong>di</strong>vided<br />
in three parts.<br />
It was inspired<br />
by an autobiographicalexperience,<br />
which<br />
describes when Conrad went to Africa<br />
to command a tra<strong>di</strong>ng vessel on the<br />
Congo river in 1890.<br />
Plot: Heart of Darkness opens on a<br />
boat called “Nellie”; there is Marlow<br />
and his shipmates, there is also the narrator<br />
who gives detailed descriptions of<br />
the scenes.<br />
Marlow begins to talk about his ideas<br />
on colonization, his personal history<br />
and his voyage up the Congo river into<br />
the heart of Africa. Marlow hates colonization;<br />
he thinks that Europeans<br />
exploit rather than civilize and that the<br />
white man commits robbery and murder.<br />
These thoughts makes him remember<br />
his trip to Africa.<br />
Thanks to his aunt who helps him to<br />
get a good job as a steamboat captain<br />
for a European based ivory company,<br />
Marlow begins his journey from<br />
London to the Congo river. He stops at<br />
French stations to load and unload sol<strong>di</strong>ers,<br />
but the sailors <strong>di</strong>e quickly.<br />
At the first station he finds rusted<br />
machinery and ill workers. Finally he<br />
leaves the station to begin a two hundred<br />
mile inland trek to the second station.<br />
When he arrives at the second<br />
station he finds out that his steamboat<br />
has been wrecked. The manager tells<br />
him that it was wrecked by an inexperienced<br />
captain while they were going<br />
to the third station to get Mr. Kurtz, who<br />
was the manager of the third station<br />
now very ill. Marlow tries to repair the<br />
steamboat, but nobody is willing to<br />
help him. Marlow wants to meet Kurtz,<br />
but he has to stay at that station for<br />
several months. When he finally reaches<br />
the last station he feels as if he has<br />
been travelling back in time.<br />
On the boat there were: his crewmen<br />
a boilermaker, a helmsman, several pilgrims,<br />
several cannibals and the manager<br />
of the second station. They hear<br />
drums from behind the trees. Marlow<br />
realizes that Africans are human and the<br />
white man must admit that they are<br />
linked. Conrad shows Marlow’s changing<br />
opinion in a scene with the cannibals.<br />
The cannibal’s meat has spoiled<br />
but they do not attack their<br />
crewmembers, because they have a<br />
code which prevents them from<br />
attacking the man on board a boat.<br />
Marlow is impressed .<br />
Conrad also shows Marlow’s changing<br />
feelings for the savages. In fact, during<br />
the scene in which Kurtz’s followers<br />
attack the steamboat a black helmsman<br />
is hurt, and he reflects on the relationship<br />
that he had with his helmsman<br />
and wonders if the life of the black<br />
helmsman was worth this trip; this<br />
Heart of darkness (1902) by Joseph Conrad<br />
would have been unthinkable before the<br />
journey. Then there is a description of<br />
Kurtz: he had built an army of natives<br />
who worshipped him as a god.<br />
Accor<strong>di</strong>ng to Marlow, Kurtz has been<br />
overtaken by the “wild darkness”<br />
because once he was a great man, artist,<br />
poet, musician, writer and orator<br />
but then he lost his humanity and became<br />
cruel. When Marlow arrives at<br />
Kurtz’s station, he is greeted by a<br />
Russian man who tells Marlow a lot of<br />
stories about Kurtz; the Russian<br />
explains that he had been wandering<br />
around the jungle for years when he met<br />
Kurtz and became one of his followers.<br />
Then he took care of Kurtz because he<br />
was ill. Marlow finds the Russian interesting<br />
because he is the only white<br />
man who is there to experience and<br />
learn rather than exploit. Marlow sees<br />
dried heads of native rebels. Then he<br />
meets Kurtz on a stretcher.<br />
The natives bring him down near the<br />
river. The first words of Kurtz are: ”I<br />
am glad”. Than along the river a black<br />
woman appears, perhaps she is one of<br />
his mistress. The Russian asks Marlow<br />
to help him to escape because he thinks<br />
the manager wants to kill him. Marlow<br />
helps him. Then he leaves the station<br />
with Kurtz to go to the steamer. Kurtz<br />
realizes that he had missed his last<br />
chance for survival. Before dying, Kurtz<br />
gives Marlow a packet of personal<br />
documents and whispers his last words:<br />
“the horror”, “the horror”. Returning<br />
to London sick and tired, Marlow sees<br />
Kurtz’s documents. Three people ask<br />
about them: a man who says he is<br />
Kurtz’s cousin, a journalist and an agent<br />
who is looking for information about<br />
the areas that Kurtz<br />
explored.<br />
Marlow decides to give the journalist<br />
some documents and the rest to his<br />
girlfriend. When he talks to his girlfriend<br />
he lies because he tells her that<br />
Kurtz’s last words were her name.<br />
At the end Marlow realizes now the<br />
heart of darkness is within all of us.<br />
The setting: the geographical names of<br />
places are not always given, nor is the<br />
time when the action takes place, but<br />
we can understand approximately<br />
where it is. We know that it takes place<br />
along the Congo river. In the first part,<br />
the setting is the “Nellie” boat, along<br />
the river Thames, in the second one, it<br />
is Brussels, and the last one it is Africa.<br />
The sea represents the ideal setting to<br />
isolate the characters so that their inner<br />
problems stands out with particular<br />
force.<br />
Narrator and point of view: in the novel<br />
there are two narratives, one within the<br />
other. The first, the outer narrative, is<br />
set on a boat on the Thames and is told<br />
by one of the people on the boat who<br />
could be identified with Conrad himself;<br />
he speaks <strong>di</strong>rectly to the reader.<br />
The second, the inner narrative, is told<br />
by a man called Marlow, one of the men<br />
on the boat. The second narrative is<br />
about Marlow’s experiences both in<br />
Europe and in a remote place whose<br />
name is never given. He introduces<br />
both the main symbolic aspects of the<br />
novel: the contrast between light and<br />
darkness. Every event is described by<br />
a narrator. It can either be a third-person<br />
narrator or a first-person narrator.<br />
The third person narrator is often omniscient:<br />
he knows everything about characters<br />
and events. The first-person narrator,<br />
on the other hand, tells the story<br />
from his point of view, which is limited,<br />
and consequently, what he knows<br />
is also limited. The reader is completely<br />
guided by the first-person narrator’s<br />
point of view but, he is free to have<br />
a <strong>di</strong>fferent point of view.<br />
Characters: Marlow and Kurtz are<br />
“round” characters and the others are<br />
“flat” characters because they never<br />
change.<br />
Marlow is the narrator of the story, he<br />
gets a job with a British company which<br />
collects ivory in Africa.<br />
Kurtz: was once the best ivory poacher<br />
in Africa. Kurtz rules his station<br />
through charisma, coercion and fear.<br />
Kurtz is a symbol of man’s power gone<br />
out of control and man’s true subsevience<br />
to nature.<br />
The relationship between Marlow and<br />
Kurtz symbolizes the constant push<br />
and pull of light and dark forces within<br />
everyone.<br />
The manager: Marlow meets the<br />
manager at the coastal station when<br />
he first gets to Africa. Marlow de scribes<br />
him as a “flabby devil”. The manager<br />
embo<strong>di</strong>es all that is wrong with<br />
Britain’s exploitation of Africa.<br />
Kurtz’s Russian Follower: is a <strong>di</strong>sciple<br />
of Kurtz and meets Marlow when<br />
his steamboat finally arrives at Kurtz’s<br />
station. This Russian follower de scribes<br />
Kurtz’s state of mind to Marlow and<br />
explains how Kurtz has fallen into madness.<br />
Marlow’s helmsman: as Marlow<br />
moves up the river to Kurtz’s station,<br />
he begins to identify the humanity in<br />
the native “savages”. Marlow’s helmsman<br />
is killed by an army of natives<br />
protecting Kurtz. This episode shows<br />
Marlow’s change of heart when<br />
Marlow understands the helmsman’s<br />
life was worth more than Kurtz’s life.<br />
Analysis of the language: in this story,<br />
we can see the use of an in<strong>di</strong>rect-oblique<br />
narrative technique. Kurtz, for<br />
example, is gradually presented by <strong>di</strong>fferent<br />
people. The same words and<br />
images are repeated with variations as<br />
in a musical symphony.<br />
Marlow tries to explain particular<br />
aspects with the help of symbols, as the<br />
contrasts between light and darkness<br />
and the contrasts between the white<br />
man and the black man. The river<br />
Congo is described as “a snake win<strong>di</strong>ng<br />
its way into the heart of Africa”. The<br />
cannibals represent the purest form of<br />
savagery. Ivory represents corruption<br />
and depravity and it stands in juxtaposition<br />
to the darkness of the jungle;<br />
the jungle represents primeval word, the<br />
origin of man and mystery.<br />
Conrad gives the description of setting<br />
in a impressionistic way, through<br />
the senses.<br />
Heart of Darkness shows the most<br />
<strong>di</strong>stinctive qualities of Conrad’s writing,<br />
that is a strong visual sense. The language<br />
devices most widely used are<br />
repetition, metaphor and figurative language<br />
to emphasise the terrible uneasiness<br />
of the narrator.<br />
The theme and writer’s aim: two main<br />
themes prevail: the journey and the<br />
search for truth. Marlow’s literal journey<br />
takes him from his childhood, as<br />
a boy dreaming of empty spaces on a<br />
maps, to London and then to Africa.<br />
But it is also a journey into the unconscious,<br />
the primeval state of man. Both<br />
Kurtz and Marlow must face the darkness<br />
within themselves. Both of them<br />
are seeking the truth. Before starting<br />
their voyage, both men believe that<br />
they know the truth: the need to civilize<br />
the “savages” of Africa, their good<br />
and moral intentions.<br />
Heart of Darkness can be read as a<br />
journey into the self. Such a journey<br />
occurs when social restraints are no<br />
longer imposed on the in<strong>di</strong>vidual, as in<br />
the case of Kurtz and Marlow in the wilderness.<br />
When man is confronted with<br />
his inner self, he may yield to his primitive<br />
instincts as Kurtz does. Marlow,<br />
becomes aware that man’s real nature<br />
is evil, that the heart of man is made<br />
up of darkness.<br />
The novel also shows Conrad’s interest<br />
in the inner workings of the mind and<br />
in the psychological aspects of events.<br />
His main concern is not with the plot<br />
but with the effects of the events on the<br />
characters.<br />
The autobiographical elements are<br />
Conrad’s passion to travel on sea and<br />
his personal experience in the French<br />
and British Merchant Navy, and his<br />
travel to Africa to command a tra<strong>di</strong>ng<br />
vessel on the Congo river in 1890,<br />
which particularly influenced his writing.<br />
What is new: Heart of Darkness is<br />
often considered the first modern work<br />
of fiction because of its revolutionary<br />
features regar<strong>di</strong>ng theme and narrative<br />
techniques.<br />
The outward structure resembles that of<br />
a tra<strong>di</strong>tional adventure tale, but the rejection<br />
on of a first-person narrator who<br />
deeply involves the reader is a very<br />
modern aspect, as well the choice of setting,<br />
the questioning of the civilising<br />
mission of colonisation and the psychological<br />
analysis of the char-acter.<br />
Francesca Lombar<strong>di</strong><br />
VE - L.S.P.P.<br />
15<br />
<strong>2006</strong>
16<br />
<strong>2006</strong><br />
Il racconto vincitore del concorso letterario “Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”<br />
Dove c’era il buio<br />
Dio, quanto sono<br />
i<strong>di</strong>ota. I<strong>di</strong>ota,<br />
imbecille, stupida, cretina. Si possono<br />
trovare un sacco <strong>di</strong> significati, ma il<br />
concetto <strong>di</strong> fondo è sempre lo stesso. Il<br />
problema è, è sempre stato uno: il mio rapporto<br />
con gli altri, con un mondo che va<br />
avanti per la sua strada e si <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong><br />
alcune pecorelle, come me.<br />
Un mondo che non fa sforzi per conoscere<br />
veramente la persona che sei, che hai<br />
il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere. Si limita a giu<strong>di</strong>care<br />
quello che vuole vedere degli altri: come<br />
scorgere solamente il muro, non lo splen<strong>di</strong>do<br />
paesaggio che potrebbe esserci <strong>di</strong>etro.<br />
E ti rimane l’amaro in bocca, piuttosto<br />
simile a quello che ho io ora, in questo preciso<br />
momento. Il momento delle riflessioni,<br />
dei sensi <strong>di</strong> colpa che mi nascono<br />
giù nell’intestino ormai vuoto, seduta a<br />
terra accanto al water che è <strong>di</strong>ventato la<br />
mia prigione, luogo <strong>di</strong> arrivo naturale <strong>di</strong><br />
gran parte dei miei pasti, o quasi.<br />
Guardo le due <strong>di</strong>ta che hanno permesso <strong>di</strong><br />
farmi questo e penso che, piuttosto che infilarmele<br />
in gola, avrei potuto utilizzarle in<br />
mo<strong>di</strong> cento volte migliori: ad esempio<br />
premendo i tasti del telefono per chiamare<br />
Susi e parlare un po’, oppure Tommy,<br />
per trovare il coraggio <strong>di</strong> conferssargli<br />
quello che provo per lui, cosa che da mesi<br />
mi riprometto <strong>di</strong> fare.<br />
Stupendo, questo è lo splen<strong>di</strong>do risultato<br />
che si ottiene non avendo il coragigo <strong>di</strong><br />
essere sinceri: il mondo non ti sfiora, tu<br />
non sfiori il mondo, perchè non si ama<br />
ciò che non si conosce.<br />
In ogni modo, non ho troppo tempo per<br />
piangermi addosso.<br />
Mi alzo, mi sciacquo bene la bocca e vado<br />
a stu<strong>di</strong>are Amleto, un altro che qualche<br />
problemino ce l’aveva.<br />
E qui inizia il vero racconto.<br />
Un mattino <strong>di</strong> ottobre si presenta in classe<br />
Clementi, il professore <strong>di</strong> fisica, con il<br />
mazzetto <strong>di</strong> test “finalmente corretti” e<br />
un ragazzo mai visto prima. Uao, uno<br />
nuovo! Capita molto raramente <strong>di</strong> vedere<br />
una faccia nuova in questa stupida scuola<br />
e, onestamente, che faccia!<br />
Di solito i nuovi arrivati sono sempre un<br />
po’ sfigatelli, mentre lui, Davide, è il perfetto<br />
esempio <strong>di</strong> uno “sicuro <strong>di</strong> sè”.<br />
Capelli a posto, i jeans e la felpa giusti,<br />
quello sguardo <strong>di</strong> chi crede <strong>di</strong> non dover<br />
chiedere mai: è montato, la mia prima<br />
<strong>di</strong>agnosi e quella <strong>di</strong> Susi convergono.<br />
Ovviamente, viene fatto sedere accanto a<br />
me, anzi è lui a portarmi il compito e,<br />
sbirciando il voto, mi etichetta subito<br />
come la secchiona <strong>di</strong> turno.<br />
Crede <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>vertente, non sa che,<br />
per quanto mi riguarda, si è giocato metà<br />
delle possibilità <strong>di</strong> farmi una buona impressione;<br />
mi ha etichettato in meno <strong>di</strong> un<br />
attimo, proprio quello che o<strong>di</strong>o delle persone<br />
e che sta a monte <strong>di</strong> molti miei problemi.<br />
Per fortuna l’intervallo arriva presto, così<br />
posso affacciarmi in corridoio: come speravo,<br />
passa Tommy in quel momento, e il<br />
suo semplice ciao (mai conversazione si<br />
spinge oltre) riesce a cambiare lievemente<br />
il mio umore.<br />
E’ stata una giornata strana, la sera a cena<br />
mi chiedono se ho delle novità ed io nego;<br />
dopo mangiato mi ritiro in bagno per fare<br />
quello che devo fare mentre mia madre<br />
lava i piatti e mio padre segue Juve - Milan<br />
ad alto volume, entrambi, poveretti, ignari<br />
<strong>di</strong> tutto.<br />
Ogni sera prima <strong>di</strong> chiudere gli occhi è a<br />
loro che va il mio pensiero, loro che non<br />
si meriterebbero un colpo del genere e<br />
che ritengono il mio lieve <strong>di</strong>magrimento<br />
<strong>di</strong> un anno a questa parte frutto dello<br />
stress scolastico.<br />
Non so se sia meglio così: ho scelto uno<br />
dei mo<strong>di</strong> più deleteri per affrontare le ferite<br />
della mia coscienza, ma che possono<br />
anche non essere riconosciuti, e questo<br />
rientra nel mio “stile”. Chiudo gli occhi<br />
me<strong>di</strong>tando su questo e li riapro dopo qualche<br />
ora con un raggio <strong>di</strong> sole sul viso e il<br />
desiderio <strong>di</strong> essere in un altro luogo, in un<br />
altro tempo, in un altro tutto.<br />
Mezz’ora dopo sono in classe e vedo<br />
un’accoppiata alquanto bizzarra: Susi e il<br />
nostro “novellino” che <strong>di</strong>scutono amabilmente<br />
attorno alla Gazzetta dello Sport,<br />
mentre tutti gli altri sono presi da un folle<br />
copia-copia degli esercizi <strong>di</strong> matematica.<br />
Dovevo immaginarlo. Susi è carina, con<br />
l’aria vagamente ribelle, legge la Gazzetta<br />
e sa tutto <strong>di</strong> sport,è quasi una maga del<br />
computer: normale che piaccia ai ragazzi.<br />
Io, invece, <strong>di</strong>pingo, ascolto Imogen Heap<br />
e agli occhi degli altri sembro una convenzionale.<br />
Non sono riuscita a chiarirmi<br />
l’impressione avuta da quella scena mattutina,<br />
però mi ricordo bene, in compenso,<br />
la sensazione che mi ha attraversato la<br />
spina dorsale quando Susi mi ha confessato<br />
<strong>di</strong> provare qualcosa per Davide.<br />
Era emozionata, non la solita Susi ironica<br />
e scanzonata, quella che si ricordava<br />
sempre <strong>di</strong> chiedermi se avevo incontrato<br />
il “mio” Tommy e mi faceva capire, punzecchiandomi,<br />
che dovevo prendere il<br />
coraggio a quattro mani e sbloccare la<br />
situazione.<br />
Nemmeno lei aveva capito cosa mi stava<br />
succedendo, ma adesso il nostro bell’equilibrio<br />
era scar<strong>di</strong>nato, sentivo il nome<br />
Davide non so quante volte in un giorno.<br />
La ascoltavo con pazienza, sentendo, però,<br />
che la mia inquietu<strong>di</strong>ne raggiungeva abissi<br />
più profon<strong>di</strong> se possibile, e, insieme a<br />
quanto avevo mangiato, nello scarico finiva<br />
pure qualche lacrima.<br />
Non so <strong>di</strong> preciso perchè questa situazione<br />
mi desse fasti<strong>di</strong>o, probabilmente perchè<br />
alimentava la mia malata concezione<br />
che gli altri sapessero godersi la vita, mentre<br />
io ero talmente imbecille da lasciarmi<br />
con<strong>di</strong>zionare dal cibo che mangiavo e<br />
da quello che immaginavo sarebbe finito<br />
sui miei fianchi.<br />
In ogni caso, dopo due settimane senza<br />
cambiamenti rilevanti, la scuola propose<br />
ad alcuni <strong>di</strong> noi una specie <strong>di</strong> stage, per<br />
catalogare ed archiviare tutti i volumi della<br />
nostra prestigiosa biblioteca.<br />
Mi interessava; così accetto, insieme a<br />
Susi, “novellino” e pochi altri: si tratta <strong>di</strong><br />
fermarsi per due volte la settimana a scuola<br />
un paio <strong>di</strong> ore dopo la fine delle lezioni.<br />
Già dalla prima giornata restiamo tutti a<br />
pranzo, banchettando con panini e quanto<br />
<strong>di</strong> buono le macchinette possono offrire:<br />
un mucchio <strong>di</strong> robaccia, insomma, che<br />
<strong>di</strong> certo non volevo rimanesse sul mio<br />
addome.<br />
Quin<strong>di</strong>, dopo aver lasciato gli altri in aula<br />
magna ero <strong>di</strong>retta verso i bagni per espletare<br />
la solita formalità.<br />
Questa volta mi <strong>di</strong>spiaceva averlo fatto<br />
visto che ci eravamo <strong>di</strong>vertiti e il senso <strong>di</strong><br />
angoscia mi pesava particolarmente mentre<br />
ritornavo per il lungo corridoio.<br />
Poi accadde. Un giorno, per caso.<br />
Era più o meno la terza volta che ci trattenevamo<br />
a scuola e, avanzando lentamente,<br />
vedo un ragazzo che parla al cellulare,<br />
facendo avanti e in<strong>di</strong>etro<br />
nervosamente.<br />
Era Davide: rallento ancora per avere<br />
tempo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la sua espressione, seria<br />
come non l’avevo mai vista. Seria non<br />
come “sto parlando con la mia ragazza che<br />
<strong>di</strong>ce abbia un altro” o come “sto ascoltando<br />
l’ennesima ramanzina <strong>di</strong> mia madre”, ma<br />
era <strong>di</strong> fianco e non vedevo bene.<br />
Improvivsamente si accorge della mia presenza,<br />
si volta e vedo il suo sguardo ...<br />
Ci siamo guardati i silenzio per tutto il<br />
tempo che io ho impiegato a finire il corridoio.<br />
Senza una parola, ma ho capito che quest’altro<br />
Davide aveva a che fare con il mio<br />
stesso problema, in qualche modo.<br />
Aveva negli occhi la stessa tensione che<br />
avevo io in quell’istante, che sentivo in<br />
ogni angolo del mio corpo e sostenere il<br />
suo sguardo in quella manciata <strong>di</strong> secon<strong>di</strong><br />
mi riuscì <strong>di</strong>fficile, quasi sapesse da<br />
dove venivo e cosa avevo appena fatto.<br />
Rientro nell’aula con l’aria frastornata e<br />
ascolto <strong>di</strong>strattamente Susi che parla entusiasta<br />
della partita <strong>di</strong> basket <strong>di</strong> suo fratello,<br />
alla quale <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> voler invitare anche<br />
Davide.<br />
La cosa buffa è che lui per i due giorni successivi<br />
non le rivolge la minima attenzione:<br />
che non frequentasse il nostro<br />
banco era cosa strana, e Susi ci era rimasta<br />
male, figurarsi quando abbiamo saputo<br />
che alla partita lo aveva già invitato<br />
Matteo, il suo amico.<br />
Come se non bastasse, girava anche la<br />
voce che fosse stato cacciato dalla sua precedente<br />
scuola per una faccenda non molto<br />
chiara, versione che non convinceva la<br />
mia amica ma a me poteva sembrare plausibile.<br />
Probabilmente era a causa della <strong>di</strong>ceria che<br />
Davide era così taciturno.<br />
Nel frattempo io stavo considerando il<br />
ruolo che avevo in questa storia e la bizzarra<br />
sensazione che mi provocava l’occhiata<br />
<strong>di</strong> Davide ogni volta che ero <strong>di</strong><br />
ritorno dal bagno, qualunque fosse il motivo<br />
per cui ci ero stata.<br />
Ora mi capitava <strong>di</strong> sentirmi osservata in<br />
ogni momento.<br />
A casa, ad ogni boccone che mandavo<br />
giuù, mi apparivano quei due occhi ver<strong>di</strong><br />
ed il loro provocatorio scrutarmi a fondo.<br />
Da quando mi ero addentrata in un tunnel<br />
che percorrevo, ormai, da quin<strong>di</strong>ci<br />
mesi dei miei bei <strong>di</strong>ciassette anni, qualcosa<br />
era cambiato.<br />
E qualche cosa cambiò irrime<strong>di</strong>abilmente<br />
un pomeriggio <strong>di</strong> gennaio, in un modo<br />
che andava oltre i confini della mia immaginazione.<br />
Per l’anno nuovo mi ero decisa a cambiare<br />
pettinatura e il nuovo taglio <strong>di</strong> capelli era<br />
molto piaciuto, soprattutto a Tommy, che<br />
a ricreazione si era fermato a farmi i complimenti.<br />
Ero proprio allegra. Dopo l’ultimo nostro<br />
pranzo comunitario, però, sento <strong>di</strong> nuovo<br />
lo stimolo a liberarmi degli snack che ci<br />
eravamo abbondantemente concessi, così<br />
mi alzo.<br />
Non sono sicura <strong>di</strong> volerlo sul serio, ma<br />
lo faccio ugualmente. A questo punto non<br />
cerco nemmeno <strong>di</strong> resistermi.<br />
Susi stava <strong>di</strong> nuovo parlando della iella<br />
dell’Inter con Davide, e nessuno sembrava<br />
aver notato che stavo infilando la porta.<br />
Ma lui si gira: mi guarda e Susi sbircia la<br />
sua espressione con aria sospetta.<br />
Facendo finta <strong>di</strong> niente esco dalla stanza.<br />
Sentivo, tuttavia, che c’era qualcosa <strong>di</strong><br />
ambiguo nell’atmosfera <strong>di</strong> quel corridoio,<br />
perciò decido <strong>di</strong> allungare la strada fino<br />
ai bagni del biennio, al piano <strong>di</strong> sotto.<br />
Si sentiva solo il rumore della televisione<br />
nel ripostiglio delle bidelle.<br />
Avevano finito il loro lavoro ormai, visto<br />
che, osservando il pavimento mentre camminavo,<br />
vedevo riflessa la mia immagine<br />
inespressiva.<br />
Arrivo ai bagni, chiudo la porta <strong>di</strong>etro <strong>di</strong><br />
me, tiro su la manica del maglione e via.<br />
Mi viene da piangere. Perchè, oggi che mi<br />
sentivo più serena, non mi sono fermata?<br />
Tiro lo sciacquone e, dall’altra parte, qualcuno<br />
riapre con me la porta.<br />
Davide.<br />
- Che <strong>di</strong>avolo stai facendo? - mi fissa con<br />
rabbia. Sì, rabbia.<br />
Sono terrorizzata, come un bambino che<br />
è stato scoperto a fare pipì a letto.<br />
E’ un paradosso, ma è <strong>di</strong>fficile rendere il<br />
viscerale senso <strong>di</strong> vergogna e <strong>di</strong> umiliazione<br />
Ho la gola terribilmente secca.<br />
- I - Io ... - è l’unico monosillabo che esce<br />
strozzato.<br />
Sono come in catalessi, sembra che il<br />
tempo si sia fermato.<br />
Fino a quando non mi vedo porgere un<br />
biglietto da visita.<br />
Dal suo portafogli <strong>di</strong> pelle il mio carnefice<br />
ha tirato fuori un banale biglietto ver<strong>di</strong>no:<br />
C.N.D.A. Leggo meglio: Centro<br />
Nazionale Disturbi Alimentari, la sede<br />
regionale è a 15 chilometri da qui.<br />
Totalmente annichilita, riesco soltanto a<br />
chiedere:<br />
- Che significa? -<br />
Per la seconda volta colgo un velo d’angoscia<br />
nei suo occhi, come quella volta per<br />
il corridoio.<br />
- ... non <strong>di</strong>rlo a nessuno ... ti prego ..._ ho<br />
la voce rotta dal pianto.<br />
- Puoi fidarti. E tu non <strong>di</strong>rai a nessuno<br />
che mia sorella è ricoverata lì - <strong>di</strong>ce abbassando<br />
lo sguardo.<br />
Altro che cacciato da scuola, si è trasferito<br />
perchè sua sorella è stata internata.<br />
Capisco molte cose e, per questo motivo,<br />
mi sento anche un po’ in colpa. Un po’ ...<br />
molto in colpa.<br />
Cavoli, io stessa avevo commesso l’errore<br />
per il quale colpevolizzavo le persone<br />
attorno a me. Davide, però, in quel<br />
momento cambia espressione e, quasi fossimo<br />
allo specchio, lo stesso faccio io.<br />
Riconosco il sapore <strong>di</strong> quella parola, come<br />
si <strong>di</strong>ce ... quando il tuo intimo dolore si<br />
lenisce per qualche attimo. Ah, sì, il sollievo.<br />
Sentire <strong>di</strong> poter realmente con<strong>di</strong>videre un<br />
problema con qualcuno è sempre un bel<br />
passo verso la soluzione.<br />
Le parole sono superflue, percepisci solamente<br />
che, pur sempre nel tuo buio, hai<br />
una sagoma accanto: le tenebre non si<br />
rischiarano, ma una parte del vuoto che<br />
sentivi inizia a riempirsi.<br />
Non so come abbia avuto il mio numero,<br />
ma la sera stessa ho ricevuto questo messaggio:<br />
- So che ami <strong>di</strong>pingere. Fa’ della<br />
tua vita il tuo capolavoro -.<br />
Mi ha portato a conoscere sua sorella<br />
Carolina, un’incontro che mi ha aperto<br />
gli occhi: quaranta chili <strong>di</strong> ossa e coraggio,<br />
mi ha detto che, qualsiasi persona io<br />
sia, quella devo essere.<br />
E che devo riacciuffare la Vita, perchè,<br />
anche se non me ne rendevo conto, mi<br />
stava scivolando dalle mani.<br />
Io e Davide siamo <strong>di</strong>ventati amici, poi<br />
“qualcosa <strong>di</strong> più”, perchè effettivamente<br />
in quello che ci lega c’è “qualcosa in più”.<br />
Susi non mi ha parlato per giorni da quanto<br />
ha saputo.<br />
Mamma e papà non sanno ancora nulla,<br />
devo trovare il coraggio <strong>di</strong> parlare con<br />
loro.<br />
Non saprei <strong>di</strong>re se ci sarà un lieto fine in<br />
piena regola ...<br />
Ho cominciato la mia tela, però, e c’è già<br />
un bel po’ <strong>di</strong> verde.<br />
Speranza.
Il flauto magico<br />
Titolo: “Il flauto magico”<br />
Regia: Ingmar Bergman<br />
Anno: 1974<br />
Genere: musicale drammatico<br />
Nell'ambito del progetto sull'analisi<br />
del linguaggio<br />
cinematografico, la classe<br />
VC ginnasio ha partecipato alla<br />
rassegna “Cinema-Scuola”, svoltasi<br />
ad Ancona nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />
presso il “Cinema-Azzurro”.<br />
Una sezione <strong>di</strong> questa è stata de<strong>di</strong>cata<br />
al regista Ingmar Bergman.<br />
Il film è la trasposizione cinematografica<br />
molto fedele de “Il flauto<br />
magico” <strong>di</strong> Mozart: il principe<br />
Tamino, innamoratosi della principessa<br />
Pamina, è in viaggio insieme<br />
al suo compagno Papageno, per<br />
liberarla e portarla via dal regno<br />
<strong>di</strong> Sarastro, che la tiene prigioniera.<br />
I due compagni vengono aiutati<br />
nell’impresa dalla Regina della<br />
Notte, madre <strong>di</strong> Pamina. Questa<br />
dona a Tamino e Papageno due<br />
strumenti magici, rispettivamente<br />
un flauto e dei campanellini d’argento,<br />
da usare in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />
Giunto alla reggia <strong>di</strong> Sarastro, dopo<br />
aver scoperto che in realtà questo<br />
è buono e che la figura antagonista<br />
è la Regina della Notte, Tamino<br />
potrà unirsi a Pamina soltanto dopo<br />
aver superato <strong>di</strong>fficili prove.<br />
Alla fine della fiaba Tamino e<br />
Pamina, insieme a Papageno, che<br />
intanto ha trovato la sua Papagena,<br />
riescono a ritornare nel regno <strong>di</strong><br />
Sarastro, dopo aver domato la<br />
Regina della Notte.<br />
Il film, prevalentemente cantato, è<br />
<strong>di</strong> genere musicale e, sebbene certe<br />
scene siano drammatiche,il tono è<br />
sempre comico; la vicenda è<br />
ambientata in un teatro, uno spazio<br />
chiuso, come la reggia <strong>di</strong> Sarastro,<br />
contrapposto a spazi aperti, come<br />
boschi e foreste. Questo è lo spazio<br />
della finzione scenica, ma è<br />
presente anche uno spazio reale,<br />
dato da brevissimi intermezzi, nei<br />
quali la telecamera,che per la maggior<br />
parte del film ha inquadrature<br />
frontali, statiche e ferme,alternate<br />
con frequenti primi piani, si rivolge<br />
improvvisamente al pubblico<br />
dell’opera rappresentata,che in questo<br />
modo <strong>di</strong>venta anch’esso attore;<br />
in queste inquadrature si hanno<br />
soltanto primi piani dei volti degli<br />
spettatori e, in particolare, quello<br />
<strong>di</strong> una bambina le cui impressioni<br />
e pensieri, attraverso il mutare delle<br />
espressioni del volto, vengono continuamente<br />
interpellati nello svolgersi<br />
della storia. Un’altra tecnica<br />
innovativa e originale, che rimanda<br />
al metacinema , è quella <strong>di</strong><br />
riprendere <strong>di</strong>etro le quinte: vengono<br />
filmati gli attori e i loro comportamenti<br />
quando non sono in<br />
scena; questo dà una sensazione<br />
<strong>di</strong> spaesamento e ci vuole qualche<br />
momento per realizzare dove si sia<br />
spostata la macchina da presa.<br />
Ancora un ultimo espe<strong>di</strong>ente completa<br />
quello spazio reale: i cartelli<br />
tenuti dai personaggi in alcune battute<br />
delle loro canzoni o le scene<br />
<strong>di</strong>pinte sulle pareti della sala mentre<br />
si svolge l’opera. Queste <strong>di</strong>gressioni<br />
che spezzano la storia ne spezzano<br />
anche la sua durata, in quanto<br />
si sovrappongono il tempo della<br />
narrazione e il tempo reale.<br />
Le tematiche del film sono naturalmente<br />
l’amore e le prove che<br />
esso deve affrontare per riuscire a<br />
trionfare, ma anche la contrapposizione<br />
tra Bene e Male, che subisce<br />
un capovolgimento alla fine<br />
del film, tra Luce e Tenebre. Anche<br />
i vari personaggi si mettono in contrapposizione<br />
tra loro in <strong>di</strong>verso<br />
modo: ad esempio Tamino, con<br />
Papageno, le tre ancelle e i tre angeli,<br />
Sarastro e la Regina della Notte,<br />
l’uno principe della luce, l’altra<br />
delle tenebre. Tamino è l’eroe per<br />
eccellenza, il bel principe innamorato,<br />
coraggioso e intrepido,mentre<br />
Papageno è l’antieroe<br />
della situazione, la maschera buffa<br />
che con la sua vigliaccheria e scarsa<br />
serietà,buffoneria e comicità dà<br />
spessore all’opera; a lui è affidata<br />
la parte <strong>di</strong>ssacrante della vicenda .<br />
Sarastro rappresenta la Luce, la<br />
Ragione, il potere illuminato dalla<br />
razionalità, mentre la Regina della<br />
Notte è la personificazione del<br />
male; nel suo regno non c’è un<br />
governo,è un regno tenebroso,<br />
scuro, infido mentre lei è subdola,<br />
la sua è una figura ambigua e doppia:<br />
inizialmente buona, poi maligna<br />
e perfida.<br />
La musica <strong>di</strong> Mozart, così perfetta,<br />
cristallina e ricca <strong>di</strong> variazioni,<br />
accompagna ogni situazione, muta<br />
al cambiare <strong>di</strong> essa. E’ la musica,<br />
linguaggio universale, che crea e<br />
con<strong>di</strong>ziona la situazione stessa e<br />
dà espressione agli avvenimenti,<br />
che altrimenti sarebbero scialbi,<br />
palli<strong>di</strong>, incolori. Dal comico al<br />
drammatico, la musica sostiene<br />
ogni situazione, caratterizzandola<br />
e definendola, chiarendo pensieri,<br />
sentimenti dei personaggi o dando<br />
spiegazioni, senza bisogno <strong>di</strong> parole<br />
o <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo.<br />
Alessandra Tittarelli<br />
V C - L.C.<br />
La solitu<strong>di</strong>ne Cercare <strong>di</strong><br />
vivere<br />
Più i giorni passano,<br />
più quella se<strong>di</strong>a<br />
mi sembra vuota.<br />
Sono solo tre giorni<br />
che te ne sei andato,<br />
portatomi via<br />
da un soffio <strong>di</strong> vento.<br />
Eppure…<br />
mi sembra ieri,<br />
quando tu eri lì,<br />
con quell’innocuo<br />
tuo sorriso… che…<br />
mi faceva <strong>di</strong>menticare<br />
tutto.<br />
Soprattutto mi faceva<br />
<strong>di</strong>menticare<br />
quanto fosse crudele<br />
questo mondo…<br />
questo mondo<br />
che presto ci avrebbe<br />
separati.<br />
Maila Trillini<br />
IV D - L.C.<br />
Quale valore dareste<br />
voi alla frase<br />
“tengo più a te che alla<br />
mia stessa vita”<br />
detta da una persona che alla<br />
propria vita non tiene affatto?<br />
Quale valore dareste voi<br />
alle promesse <strong>di</strong> una persona<br />
che giura ogni giorno a sé stessa<br />
<strong>di</strong> volare via e<br />
puntualmente sprofonda sempre<br />
<strong>di</strong> più in un baratro<br />
da cui poi uscire è pressoché<br />
impossibile?<br />
Quale valore?<br />
Cerco <strong>di</strong> vivere per non morire,<br />
perché la morte mi fa paura.<br />
Cerco <strong>di</strong> vivere per chi mi vuole<br />
bene,<br />
perché se morissi le persone a<br />
cui tengo soffrirebbero.<br />
Cerco <strong>di</strong> vivere per farmi conoscere<br />
dagli altri<br />
per far capire loro che persona<br />
sono,<br />
così quando morirò avranno un<br />
bel ricordo <strong>di</strong> me.<br />
Cerco <strong>di</strong> vivere perché vorrei<br />
fare tante cose.<br />
Ma quando morirò sarò felice e<br />
non avrò paura,<br />
perché penserò alle cose che ho<br />
fatto<br />
e alle persone che andrò a trovare.<br />
Rosalia D'angelo<br />
III E - L.S.P.P.<br />
Quale valore dareste voi<br />
alle parole <strong>di</strong> una persona che<br />
poi finge <strong>di</strong> non sentire?<br />
Quale valore dareste voi<br />
allo sguardo <strong>di</strong> una persona<br />
che non ha neanche il coraggio<br />
<strong>di</strong> guardare in faccia la realtà?<br />
Vi auguro <strong>di</strong> non dover mai cercare<br />
una risposta a queste<br />
domande come faccio io…<br />
poiché dovreste poi cercare <strong>di</strong><br />
strappar via quella persona dalle<br />
braccia della droga.<br />
Michela Moretti<br />
III E - LS.P.P.<br />
F. Pierandrei<br />
17<br />
<strong>2006</strong>
18<br />
<strong>2006</strong><br />
Me ne resto a pancia in su e penso:<br />
quante cose sono cambiate<br />
ora che sono maggiorenne,<br />
quanta vita nuova ha preso forma…!<br />
E non mi piace questa forma,<br />
preferisco un altro stampo.<br />
Vorrei un mondo più docile,<br />
che non ti scappa dal guinzaglio,<br />
che non ti trascina dove vuole lui,<br />
un mondo piccolo,<br />
che lo metti in tasca,<br />
come un portachiavi,<br />
un cielo attento,<br />
che non ti <strong>di</strong>mentica.<br />
E penso che sarebbe bello<br />
se la vita fosse come…una pia<strong>di</strong>na,<br />
che puoi farcire come ti pare.<br />
ci vuoi il prosciutto?<br />
e ti ci mettono il prosciutto.<br />
ci vuoi lo stracchino?<br />
e ti ci mettono lo stracchino!<br />
Ma la vita è un cibo preconfezionato,<br />
qualcuno ha scelto i gusti per te.<br />
E tu che puoi fare?<br />
Niente…”o ti pieghi o ti spezzi”.<br />
Ecco,io non mi voglio piegare.<br />
Ho voglia <strong>di</strong> cambiare…<br />
ho voglia <strong>di</strong> rivoluzione!<br />
Tirerò su le maniche<br />
e mi metterò a impastare il mondo:<br />
Non me la sento<br />
<strong>di</strong> tornare nel buio…<br />
Non me la sento <strong>di</strong> perdere i colori…<br />
così brillanti...<br />
così vivi...<br />
così accesi…<br />
con le sue sfumature<br />
a volte tenui..<br />
a volte marcate...<br />
come in un quadro pieno <strong>di</strong> colori.<br />
Perché passarci pennellate <strong>di</strong> nero<br />
e cancellare la sua bellezza?<br />
Non me la sento...<br />
E vorrei che questo quadro<br />
potesse essere finito...<br />
appenderlo come una rara<br />
Cambiare<br />
comincerò dalla mia famiglia,<br />
dalla scuola,<br />
dagli amici che mi feriscono<br />
e se ne fregano <strong>di</strong> me…<br />
Voglio superare il tempo…<br />
tagliare il traguardo prima <strong>di</strong> lui,<br />
perché questo tempo che corre,<br />
che ci cronometra la vita,<br />
che ci dà il ritmo,<br />
non è poi cosi veloce…<br />
Ci vuole pazienza.<br />
Prima o poi passa il dolore<br />
e si va nel verso giusto,<br />
che poi, forse, è proprio quello sbagliato,<br />
chissà…<br />
Sì, prima o poi passa il dolore,<br />
arriva un soffio e ti regala<br />
un pizzico <strong>di</strong> felicità.<br />
Perché,a volte,ti serve un passo falso<br />
per capire come si cammina,<br />
e dopo pren<strong>di</strong> il via…<br />
Ti serve un inciampo,<br />
poi metti un piede <strong>di</strong>etro l’altro e non<br />
ca<strong>di</strong>,<br />
no,stavolta no,<br />
hai trovato l’equilibrio...!<br />
Ed è una gran conquista.<br />
andrà tutto a meraviglia,<br />
me lo sento.<br />
E io non passerò più le notti<br />
a guardare questo soffitto.<br />
Il mio quadro<br />
opera d 'arte<br />
e poterlo guardare<br />
senza che mi faccia paura<br />
paura che questa meraviglia<br />
si trasformi in un quadro <strong>di</strong> tenebre....<br />
poterlo guardare e specchiarmici dentro<br />
e vederci me, solo me,<br />
piena <strong>di</strong> vita e colore ...<br />
Non me la sento...<br />
e per una volta nella vita<br />
farò decidere voi per me.<br />
Sarete voi che quando<br />
sarà il momento<br />
prenderete il pennello<br />
intinto <strong>di</strong> nero<br />
e passerete sul mio quadro<br />
ancora non completo...!<br />
Quante volte mi ha tenuto compagnia…<br />
quanti sogni ci ho appiccicato…!<br />
Stanno lì, appesi, aspettando<br />
che qualcuno li raccolga...<br />
E io non so quali siano<br />
quelli più giusti, più possibili,<br />
più reali…<br />
Non so quali sono i tempi della maturazione.<br />
Le olive si raccolgono a novembre,<br />
l’uva a settembre.<br />
E i miei sogni?<br />
Non lo so.<br />
Forse ho seminato male,<br />
forse non c’è stato abbastanza sole,<br />
però è tanto….troppo che aspetto<br />
e ancora non cresce niente...!<br />
L’albero dei sogni…<br />
non vuole dare frutti.<br />
Non sarò io a farlo,<br />
non me la sento....<br />
Io sono luce, colore,<br />
non tenebre....!<br />
Deciderete voi quando<br />
sarà il momento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>re basta,<br />
io non me la sento…<br />
No, non me la sento<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere il quadro…<br />
il mio.<br />
POESIE<br />
Debora Gagliar<strong>di</strong><br />
IV L - L.S.S.<br />
Debora Gagliar<strong>di</strong><br />
IV L - L.S.S.
ESIE<br />
L’in<strong>di</strong>struttibile amore Passione<br />
Tutti abbiamo una certezza: la Morte. Intravedo essa in una nuda lapide<br />
<strong>di</strong> marmo,<br />
lontana ma allo stesso tempo vicina, come una tremola fiamma nell’oscurità.<br />
La mia vita ormai mi è estranea, anche il mio corpo.<br />
Appartengo solo al nulla...<br />
che ora mi avvolge allo stesso modo <strong>di</strong> una madre che stringe il proprio pargolo.<br />
Sento il respiro affannoso della vita che, appeso alla speranza, tenta <strong>di</strong> contrastare<br />
il vuoto.<br />
Lacrime <strong>di</strong> ferro getta il mio morto cuore.<br />
Ma... da <strong>di</strong>stante un punto mi attrae.<br />
Si accosta a me.<br />
É l’Amore! caro amico mio.<br />
Piano piano risana il mio spezzato cuore.<br />
Prima splendea all’interno solo una luce,<br />
adesso ho capito.<br />
Era lui, che cercava invano <strong>di</strong> chiamarmi con il suo canto fragile <strong>di</strong> neonato:<br />
L’in<strong>di</strong>struttibile Amore.<br />
La scuola offre tanti mo<strong>di</strong><br />
per conoscere, apprendere,<br />
crescere e formarsi, la<br />
cogestione nasce proprio in quest’atmosfera:<br />
proporre un ulteriore<br />
momento <strong>di</strong> scoperta, consocenza<br />
e formazione.<br />
Importante è stato il contributo<br />
<strong>di</strong> un piccolo gruppo <strong>di</strong> ragazzi<br />
che ha costituito lo staff durante<br />
i tre giorni e ha collaborato alla<br />
sistemazione d elle aule.<br />
Fondamentale è stata la <strong>di</strong>sponibilità<br />
e la motivazione dei relato-<br />
Cogestione <strong>2006</strong><br />
ri che hanno accettato <strong>di</strong> partecipare<br />
all’iniziativa.<br />
Altrettanto in<strong>di</strong>spensabili sono<br />
risultati la collaborazione e il<br />
sostegno dei docenti e del <strong>di</strong>rigente<br />
scolastico e <strong>di</strong> tutto il personale<br />
ausiliare della scuola.<br />
Tutto ha contribuito a far sì che la<br />
cogestione si svolgesse e si concludesse<br />
con risultati sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />
I vincitori dei certamina<br />
Il 21 aprile <strong>2006</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />
studenti del nostro liceo ha partecipato<br />
al “Certamen<br />
Firmanum”, concorso nazionale <strong>di</strong><br />
traduzione latina destinato agli<br />
alunni delle superiori. E Lorenzo<br />
Focanti, della classe II B, si è classificato<br />
al secondo posto, traducendo<br />
in endecasillabi un passo<br />
dell’Eneide <strong>di</strong> Virgilio e vincendo<br />
un premio <strong>di</strong> 600 euro.<br />
Ecco inoltre, qui <strong>di</strong> seguito, i vincitori<br />
dei certamina <strong>di</strong>sputati internamente<br />
alla scuola il 27 febbraio<br />
e il 13 marzo.<br />
Certamen Taciteum (Piccolo certamen):<br />
V. Ginnasio: I classificata Giulia<br />
Pesaresi (VB);<br />
II classificate ex aequo, Federica<br />
Risté (VB) e Alessia Valenti (VC).<br />
I Liceo: I classificata Lara<br />
Tamagnini (IC);<br />
II classificati ex aequo Ludovica<br />
Cora Ceccarelli<br />
I E - L.S.P.P.<br />
Laura Pontoni<br />
II C - L.C.<br />
Tobal<strong>di</strong> (IC) e Leonardo Ferrazzani<br />
(IC).<br />
II Liceo: I classificato Lorenzo<br />
Focanti (IIB);<br />
II classificati ex aequo Giulia Scuppa<br />
(IIB) ed Emanuele Cerioni (IIA).<br />
Certamen Clusonense minus:<br />
V Ginnasio: I classificato Roberto<br />
Bramati (VA);<br />
II classificati ex aequo Saverio<br />
Santoni (VC) e Chiara Tacaliti<br />
(VB).<br />
I Liceo: I classificata Agnese<br />
Brunzini (IC);<br />
II classificata Giada Perini (IA),<br />
III classificato Leonardo Ferrazzani<br />
(IC).<br />
II Liceo: I classificata Giada<br />
Gar<strong>di</strong>ni (IIC);<br />
II classificati ex aequo Maria Agnese<br />
Latini (IIB) e Alessandro Fossi<br />
(IIB).<br />
Congratulazioni a tutti!<br />
Sarà amore?<br />
Perché non l’eterna passione?<br />
Io ti voglio.<br />
Io ti penso.<br />
Perchè non sperare?<br />
Perché non ricominciare a sognare?<br />
Io sono te.<br />
Tu sei me.<br />
Siamo un’unica cosa,<br />
ma al tempo stesso migliaia <strong>di</strong> cose.<br />
Tu vivi perché io vivo,<br />
tu pensi ... io penso.<br />
Mi piacerebbe amarti.<br />
Lo voglio.<br />
Perchè posso ...<br />
La speranza occupa il mio cuore.<br />
Al tempo stesso il tuo.<br />
Sarà amore?<br />
No l’eterna passione.<br />
Nilla va in pensione<br />
“Oggi non ho proprio<br />
voglia <strong>di</strong> stare in classe!”<br />
Frase molto consueta <strong>di</strong>etro i<br />
banchi <strong>di</strong> scuola! E allora che<br />
si fa? Si va da Nilla! Due<br />
chiacchiere e via ... <strong>di</strong> nuovo<br />
in classe! E’ sempre <strong>di</strong> corsa,<br />
indaffarata in mille mansioni<br />
<strong>di</strong>verse, ma non si sa come,<br />
due minuti per fare due chiacchiere<br />
e aiutarti a <strong>di</strong>strarti u<br />
po’ e ritrovare la carica li trova<br />
sempre. Molto apprezzata da<br />
insegnanti e alunni, ha sempre<br />
un sorriso per tutti; conclude<br />
quest’anno, dopo 17<br />
anni <strong>di</strong> onorato servizio, la<br />
Cora Ceccarelli<br />
I E - L.S.P.P.<br />
sua permanenza al liceo classico<br />
“V. Emanuele II”: e in<br />
questo tempo, quanti ragazzi<br />
ha incontrato! Ed è sorprendente<br />
come tutti serbino un<br />
ricordo dolcissimo e pieno <strong>di</strong><br />
allegria nei confronti <strong>di</strong> Nilla!<br />
(la fonte è documentata). Per<br />
questo anche noi, che quest’anno<br />
ci accingiamo a lasciare<br />
definitivamente (speriamo)<br />
questo e<strong>di</strong>ficio, ci acco<strong>di</strong>amo<br />
al saluto generale nei confronti<br />
della persona più solare e raggiante<br />
della scuola.<br />
Sofia Strubbia<br />
IIIB - L.C.<br />
19<br />
<strong>2006</strong>
20<br />
<strong>2006</strong><br />
Ecco i vincitori del concorso letterario<br />
“Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”:<br />
I classificata: Alice Simonetti, II C L.C.<br />
II classificata: Ilaria Latini, VB L.S.P.P.<br />
III classificata: Cora Ceccarelli, IE L.S.P.P.<br />
La prima classificata ha vinto un buono del valore<br />
<strong>di</strong> € 100,00 per l’acquisto <strong>di</strong> libri o CD.<br />
La seconda e la terza classificata hanno vinto rispet-<br />
tivamente un buono <strong>di</strong> € 60,00 e € 40,00 offerti gen-<br />
tilmente dalla <strong>di</strong>tta “Rosita Ceccarelli - materiale elet-<br />
trico, illuminotecnica” - Chiaravalle.<br />
La premiazione ufficiale si terrà in occasione della<br />
cerimonia <strong>di</strong> consegna dei <strong>di</strong>plomi <strong>di</strong> fine anno.<br />
E<strong>di</strong>tore<br />
LICEO CLASSICO STATALE<br />
“V. EMANUELE II”<br />
C.so Matteotti, 48 - 60035<br />
JESI (An)<br />
Tel. 0731.57444 -<br />
0731.208151<br />
Fax 0731.53020<br />
E-mail: clasjesi@tin.it<br />
C.F. 82001640422<br />
LICEO CLASSICO<br />
LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />
LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />
Dirigente Scolastico:<br />
Prof.ssa Giuliana Petta<br />
Direttore Responsabile:<br />
Enrico Filonzi<br />
Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />
Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />
Coor<strong>di</strong>natori:<br />
Prof. Attilio Coltorti<br />
Prof.ssa Paola Giombini<br />
Prof. Francesco Rossi<br />
Prof.ssa Patricia Zampini<br />
Studenti:<br />
Gloria Donninelli - L.C. III B<br />
Elisa Compagnucci - L.C. III B<br />
Ilaria Cofanelli - L.C. III A<br />
Nicoletta Quirini - L.S.P.P. IV E<br />
Sara Trillini - L.S.P.P. III E<br />
Ragdae Dachan - L.S.S. IV L<br />
Ilaria Serpentini - L.S.P.P. III<br />
EDisegno <strong>di</strong> copertina:<br />
Nicoletta Quirini<br />
Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong><br />
S O M M A R I O<br />
Nel cibo con<strong>di</strong>viso si siede l’angelo . . . . . . .2<br />
Eutanasia: rimanere in un precario stato <strong>di</strong><br />
vita o morire serenamente? . . . . . . . . . . . . 3<br />
I giovani e l’occultismo . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Nam myoho renge kyo . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />
Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo per una birra? . . . 5<br />
La moda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />
Sulle orme del piccolo principe . . . . . . . . . 6<br />
Scoperta spontiniana . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />
Frankenstein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
Essere o non essere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />
Il progetto “Orientarsi nell’economia” . . . 8<br />
I seminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />
Le relazioni delle giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o . . . . . . . . . . . 8<br />
Adam Smith - Amartya Sen . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Il tema: Globalizzazione e sviluppo, le teorie<br />
<strong>di</strong> Amartya Sen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />
Dal mito allo schermo . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />
Sons and lovers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />
Heart of darkness (1902) . . . . . . . . . . . . . . 15<br />
Dove c’era il buio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />
Il flauto magico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
La solitu<strong>di</strong>ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Cercare <strong>di</strong> vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Quale valore? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />
Cambiare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />
Il mio quadro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />
L’in<strong>di</strong>strittubile amore . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
Passione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
Cogestione <strong>2006</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
Nilla va in pensione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />
I vincitori dei certamina . . . . . . . . . . . . . . 19