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Ippogrifo 2006:Ippogrifo 2006 - Comune di Jesi

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Anno 22 N. 1 • In<strong>di</strong>rizzi: Classico • Socio Psico Pedagogico • Scienze Sociali<br />

Ritorna<br />

il Concorso<br />

Letterario<br />

“Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”


2<br />

<strong>2006</strong><br />

ESSERE CITTADINI<br />

DEL MONDO<br />

Rispettare gli altri e le altre<br />

culture è una cosa fondamentale<br />

per poter vivere<br />

insieme in modo pacifico all’interno<br />

della nostra “grande casa”:<br />

il mondo.<br />

Per fare ciò occorre essere in un<br />

certo senso educati all’apertura<br />

mentale verso ciò che è <strong>di</strong>fferente.<br />

La conoscenza è senza dubbio lo<br />

strumento più efficace per capire<br />

le <strong>di</strong>verse culture con cui veniamo<br />

a contatto.<br />

Lo stu<strong>di</strong>o delle religioni, della<br />

storia, della filosofia e anche delle<br />

lingue è una base importante per<br />

<strong>di</strong>ventare citta<strong>di</strong>ni del mondo.<br />

Bisogna dunque essere consapevoli<br />

del fatto che esistono delle<br />

<strong>di</strong>fferenze culturali; che queste<br />

siano minoritarie o troppo marcate<br />

rispetto al nostro modello <strong>di</strong> riferimento<br />

non deve sminuirne il<br />

rispetto e non deve portare ad una<br />

conseguente svalutazione <strong>di</strong> esse.<br />

Vedere queste <strong>di</strong>fferenze come<br />

un impe<strong>di</strong>mento per comunicare<br />

con gli altri è sbagliato: ognuno<br />

deve combattere la propria ignoranza<br />

ed essere volenteroso e<br />

curioso <strong>di</strong> conoscere e <strong>di</strong> capire<br />

ciò che può unire o <strong>di</strong>videre una<br />

società.<br />

È bene iniziare a concepire l’idea<br />

che ogni tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità, sia<br />

essa <strong>di</strong> natura etnica o fisica, serve<br />

ad ampliare la ricchezza culturale<br />

e dovrebbe essere vista come<br />

qualcosa <strong>di</strong> positivo che ci può<br />

far uscire dalla ristrettezza <strong>di</strong> ciò<br />

che è quoti<strong>di</strong>ano.<br />

Non è corretto ritenersi migliori<br />

o superiori rispetto agli altri, perché<br />

ognuno ha le proprie idee e<br />

credenze, che <strong>di</strong>pendono dalla<br />

con<strong>di</strong>zione sociale e dal contesto<br />

in cui si cresce e si vive.<br />

Aprirsi verso gli altri mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vivere<br />

e <strong>di</strong> pensare può in un primo<br />

momento spaventare, ma è proprio<br />

questa “paura” verso ciò che<br />

non conosciamo che dobbiamo<br />

combattere.<br />

Eliminate le barriere che <strong>di</strong>vidono<br />

le culture, nasce il problema<br />

della tolleranza e dell’intolleranza,<br />

che possono avere dei risvolti<br />

positivi o negativi.<br />

Tollerare non è sempre sinonimo<br />

<strong>di</strong> capire, accogliere o accettare,<br />

a volte prende quella piega <strong>di</strong> con<strong>di</strong>scendenza<br />

<strong>di</strong> chi non ha dei soli<strong>di</strong><br />

principi o <strong>di</strong> chi ama il quieto<br />

vivere senza farsi troppi proble-<br />

mi. Questa colpevole indulgenza<br />

non è l’atteggiamento giusto per<br />

mantenere salda la propria identità,<br />

che va comunque sostenuta<br />

e valorizzata.<br />

A questo punto entra in gioco l’intolleranza,<br />

sintomo sì <strong>di</strong> ignoranza,<br />

ma anche, in alcuni casi, <strong>di</strong> fermezza,<br />

come u n senso d i<br />

protezione verso la propria cultura;<br />

volerla <strong>di</strong>fendere è giusto, ma<br />

non significa dover sovrastare le<br />

altre, credendo che la propria sia<br />

migliore.<br />

È <strong>di</strong>fficile superare questo desiderio<br />

<strong>di</strong> protezione, ma è proprio<br />

qui che emerge la nostra capacità<br />

<strong>di</strong> valutazione. Quando è giusto<br />

non tollerare?<br />

Credo che quando vengono messi<br />

in <strong>di</strong>scussione i più semplici e<br />

fondamentali <strong>di</strong>ritti umani, quando<br />

la <strong>di</strong>versità può essere nociva<br />

ai singoli in<strong>di</strong>vidui e agli altri,<br />

allora non può essere tollerata:<br />

una cultura che non rispetta l’essere<br />

umano, che non rispetta gli<br />

altri, che fa abuso <strong>di</strong> violenza<br />

all’interno e all’esterno del suo<br />

nucleo non può essere tollerata,<br />

anzi deve essere moderata o combattuta.<br />

Un’usanza come l’infibulazione,<br />

che è nociva verso la donna come<br />

in<strong>di</strong>viduo e come persona, non<br />

può essere accettata. Una religione<br />

come il satanismo, che uccide<br />

le persone e fa sacrifici umani<br />

, non può essere accettata. Non<br />

bisogna dunque sempre accettare,<br />

ma bisogna saper valutare ciò<br />

che può essere accettato.<br />

Aprirsi verso gli altri è una cosa<br />

positiva e che serve per crescere,<br />

per cercare noi stessi <strong>di</strong> imparare<br />

dagli altri, ma non vuol <strong>di</strong>re<br />

doversi piegare e lasciarsi con<strong>di</strong>zionare:<br />

accettare non significa<br />

per forza con<strong>di</strong>videre.<br />

Il rispetto delle identità e il <strong>di</strong>alogo<br />

fra queste non devono avere<br />

come scopo la “globalizzazione”<br />

e la mescolanza, ma devono essere<br />

fini a sé stesse.<br />

Come <strong>di</strong>ce Erodoto citando<br />

Pindaro, “ la consuetu<strong>di</strong>ne è regina<br />

<strong>di</strong> tutte le cose”; ciò non deve<br />

essere né sottovalutato né visto<br />

come ostacolo alla pacifica convivenza,<br />

bensì qualcosa da coltivare.<br />

Alessandra Tittarelli<br />

VC - L.C.<br />

Nel cibo con<strong>di</strong>viso<br />

si siede l’angelo<br />

Forse è il sogno e l’aspirazione<br />

ciò che ci migliora,<br />

ciò che ci motiva ad aprire<br />

gli occhi ad alzarci, ad andare<br />

avanti; un uomo senza sogni è<br />

solo un grigio automa dagli occhi<br />

vuoti, un burattino che attende la<br />

fine dello spettacolo. Il sogno non<br />

è solo ai limiti del reale , dell’irrealizzabile…,è<br />

anche realtà, è<br />

anche il piccolo gesto che regaliamo,<br />

è essere consapevoli degli<br />

altri e riuscire a vivere con autenticità<br />

a contato con chi ci circonda,<br />

cogliendo ciò che la vita sbadatamente<br />

ci offre. Una delle più<br />

belle e antiche aspirazioni dell’uomo<br />

è quella <strong>di</strong> perpetuarsi nel<br />

tempo, e l’uomo rivive in ciò che<br />

è capace <strong>di</strong> lasciare all’altro, in<br />

quanto l’egoismo è il trionfo della<br />

finitezza, è per noi stessi e con noi<br />

si spegne, mentre elevarci a qualcosa<br />

<strong>di</strong> più della nostra limitata<br />

in<strong>di</strong>vidualità rafforza la consapevolezza<br />

<strong>di</strong> noi stessi e del nostro<br />

dovere verso l’altro; una vita vissuta<br />

per noi stessi limita la nostra<br />

stessa crescita, lo sterile egoismo<br />

non eguaglierà mai la ricchezza<br />

contenuta nella con<strong>di</strong>visione. E’<br />

<strong>di</strong>fficile credere e lottare per il<br />

bene comune, per il bene svincolato<br />

dal calcolo dell’interesse personale,<br />

è raro riuscire a seguire il<br />

dovere che ciascuno dovrebbe<br />

naturalmente sentire verso l’altro<br />

in una società che consacra l’arrivismo,<br />

celebra il denaro ed incorona<br />

il più forte, in una società<br />

dove tutti corrono e fuggono a<br />

produrre con gli occhi abbassati;<br />

in questo strano mondo è <strong>di</strong>fficile<br />

vivere ricordandosi che le sfocate<br />

sagome che incrociamo ai<br />

lati dello sguardo sono uomini,<br />

ciascuno con il suo mondo interiore,<br />

ciascuno con la sua storia.<br />

E’ <strong>di</strong>fficile, ma non impossibile.<br />

Le alternative ci sono e sono affascinanti,<br />

perché testimoniano che<br />

un’altra strada da percorrere c’è,<br />

e siamo noi che dobbiamo trovare<br />

la nostra e percorrerla con<br />

coraggio e <strong>di</strong>gnità. Quella mattina<br />

incontrando la madre <strong>di</strong> Carlo<br />

Urbani pensai alla passione,passione<br />

come motore d’azione<br />

del proprio quoti<strong>di</strong>ano,passione<br />

come forza che ci permette <strong>di</strong><br />

affrontare gli ostacoli e continuare<br />

a credere in ciò che abbiamo scelto<br />

<strong>di</strong> affrontare e vivere, passione<br />

come amore, passione come<br />

desiderio, passione come consapevolezza<br />

<strong>di</strong> sé e della propria<br />

azione, passione come coraggio.<br />

Tutti i gran<strong>di</strong> risultati sono mossi<br />

nelle loro viscere da una passione<br />

che brucia e freme, da un fuoco<br />

che non si spegne e si rigenera<br />

anche dopo la cocente sconfitta,da<br />

un’ intima motivazione che<br />

ci esorta a <strong>di</strong>venire ciò che <strong>di</strong><br />

meglio possiamo essere. Dunque<br />

credo nella passione, quella che ci<br />

accompagna nelle quoti<strong>di</strong>ane sfide<br />

e ci illumina <strong>di</strong> sconosciuto coraggio,credo<br />

nell’uomo e nella<br />

<strong>di</strong>gnità dei suoi errori, credo nella<br />

sua crescita, credo nei suoi sogni<br />

e nei suoi ideali, quelli semplici<br />

e veri che gli fanno compagnia in<br />

ogni momento, soprattutto credo<br />

nel suo piccolo agire, che spesso<br />

non è nient’altro che la goccia<br />

nell’oceano, il minuscolo puntino<br />

nel deserto…, ma in fondo<br />

anche l’oceano iniziò da una timida<br />

goccia e il deserto da un coraggioso<br />

puntino, e così anche il cambiamento<br />

può essere stimolato<br />

dall’esempio <strong>di</strong> una vita quoti<strong>di</strong>ana<br />

vissuta con autenticità e<br />

integrità morale,con la consapevolezza<br />

del proprio ruolo e del<br />

proprio cammino. Sogno il giorno<br />

in cui l’uomo avrà coraggio <strong>di</strong><br />

trasformare i sogni in quoti<strong>di</strong>anità<br />

, sogno l’istante in cui l’uomo<br />

si fermerà a leggere il viso<br />

del panettiere e gli occhi del tabaccaio<br />

e li vedrà come per la prima<br />

volta, sogno l’istante in cui l’interesse<br />

economico ab<strong>di</strong>cherà in<br />

favore dell’ inviolabile <strong>di</strong>gnità<br />

umana, sogno il momento in cui<br />

la moralità non sarà l’ennesimo<br />

surrogato del mercato globale,<br />

sogno per l’uomo un avvenire<br />

degno del suo nome. Concludo<br />

citando Kant:”Agisci in modo da<br />

trattare l’umanità, sia nella tua<br />

persona, sia in quella <strong>di</strong> ogni altro,<br />

sempre come fine e mai come<br />

mezzo”. Questo inno alla <strong>di</strong>gnità<br />

umana in fondo è il semplice<br />

augurio <strong>di</strong> poter un giorno imparare<br />

ad ascoltare l’altro, non<br />

<strong>di</strong>menticando mai nel rumore<br />

della vita chi siamo e non smettendo<br />

mai <strong>di</strong> credere nella felicità!<br />

Martina Garbuglia<br />

IV - L.S.S.


Eutanasia: rimanere in un precario stato<br />

<strong>di</strong> vita o morire serenamente?<br />

La parola “eutanasia” proviene<br />

dal greco: eû=<br />

”bene”, thánatos=”morte”.<br />

Etimologicamente “buona morte”,<br />

termine che si è evoluto e adesso<br />

fa riferimento all’atto <strong>di</strong> concludere<br />

la vita <strong>di</strong> un’altra persona,<br />

<strong>di</strong>etro sua richiesta, allo scopo <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>minuirne le sofferenze.<br />

Questa definizione può essere<br />

integrata aggiungendo al concetto<br />

<strong>di</strong> morte senza dolore quello <strong>di</strong><br />

“morte con <strong>di</strong>gnità”, significando<br />

con quest’ultima il rispetto che<br />

ciascuna persona deve dare al proprio<br />

Io. Questo concetto <strong>di</strong>venta<br />

sempre più pregnante ai nostri<br />

giorni, dato che, nel mondo occidentale,<br />

almeno l’ottanta per cento<br />

delle morti avviene non più a casa<br />

propria e tra l’affetto dei congiunti,<br />

ma in ambiente ospedaliero,<br />

spesso caratterizzato dall’isolamento<br />

e dalla solitu<strong>di</strong>ne del<br />

malato.<br />

Il problema dell’eutanasia non è<br />

però specifico della nostra epoca;<br />

da sempre i me<strong>di</strong>ci hanno dovuto<br />

farvi fronte e da sempre hanno<br />

incontrato pazienti che chiedevano<br />

loro <strong>di</strong> essere aiutati ad anticipare<br />

la propria morte.<br />

Quello che è specifico però della<br />

nostra epoca, e che spiega l’acutizzarsi<br />

del problema, è il profondo<br />

mutamento che le circostanze<br />

del morire hanno subìto a causa<br />

del progresso della me<strong>di</strong>cina e,<br />

più in generale, del miglioramento<br />

delle con<strong>di</strong>zioni e delle aspettative<br />

<strong>di</strong> vita. Fino a non molti<br />

decenni fa la morte giungeva <strong>di</strong><br />

solito abbastanza presto, o perchè<br />

la malattia non poteva essere<br />

efficacemente contrastata o perchè<br />

insorgevano complicanze, quali<br />

infezioni polmonari, che allora si<br />

rivelavano rapidamente mortali.<br />

La morte avveniva prevalentemente<br />

a casa e, anche se non sempre<br />

era una morte “dolce” e “quieta”,<br />

il processo del morire, come<br />

quin<strong>di</strong> il dolore e la sofferenza,<br />

durava comunque relativamente<br />

poco.<br />

Oggi si muore più tar<strong>di</strong> e non più<br />

per malattie acute, quanto invece<br />

piuttosto per malattie croniche e<br />

degenerative legate alla vecchiaia.<br />

Esistono due forme <strong>di</strong> eutanasia:<br />

una definita attiva e una passiva.<br />

Nella prima il me<strong>di</strong>co, accogliendo<br />

la domanda <strong>di</strong> un ammalato<br />

terminale, per il quale non vi<br />

siano più speranze, non solo <strong>di</strong><br />

guarigione o <strong>di</strong> miglioramento,<br />

ma <strong>di</strong> attenuazione delle sofferenze,<br />

somministra un farmaco<br />

ad azione letale, dopo avergliene<br />

fatta sottoscrivere la richiesta.<br />

La seconda, invece, consiste nel<br />

sospendere quella terapia abituale<br />

che serve a prolungare la vita<br />

e, quin<strong>di</strong>, le sofferenze del paziente.<br />

A tale scopo, però, bisogna<br />

fare un’importante <strong>di</strong>stinzione fra<br />

interruzione della cura della<br />

malattia causa della morte e<br />

sospensione della terapia <strong>di</strong> patologie<br />

concomitanti o intercorrenti.<br />

Una variante dell’eutanasia attiva<br />

è il cosiddetto “suici<strong>di</strong>o assistito”,<br />

che si verifica quando il<br />

me<strong>di</strong>co o un’altra persona fornisce<br />

del veleno ad un malato che<br />

ne abbia fatto richiesta ed assiste<br />

a che esso venga ingerito dal<br />

richiedente, senza prestare alcuna<br />

collaborazione.<br />

L’eutanasia attiva, nonché quella<br />

passiva, é considerata ammissibile.<br />

Resta aperta la domanda se<br />

queste due forme <strong>di</strong> eutanasia<br />

<strong>di</strong>retta (omici<strong>di</strong>o mirato a ridurre<br />

le sofferenze <strong>di</strong> una persona)<br />

invece debbano rimanere punibili<br />

penalmente come tuttora avviene,<br />

senza alcuna attenuazione <strong>di</strong><br />

sorta. Per alleviare le sofferenze<br />

<strong>di</strong> pazienti incurabili prossimi alla<br />

morte vanno sfruttate al massimo<br />

le possibilità offerte dalla<br />

me<strong>di</strong>cina e dalle cure palliative.<br />

Il problema dell’eutanasia non<br />

investe soltanto la natura etica,<br />

morale e filosofica del singolo<br />

malato, ma riveste anche un aspetto<br />

giuri<strong>di</strong>co, che riguarda sia il<br />

legislatore che i responsabili delle<br />

varie categorie professionali, nonchè<br />

le Commissioni nazionali o<br />

sovranazionali per i <strong>di</strong>ritti dell’uomo<br />

e del malato. Si può fin<br />

d’ora affermare che tutti gli<br />

Organi competenti si siano espressi<br />

contro l’eutanasia.<br />

La dottrina della Chiesa muove da<br />

punti fermi, quali il riconoscimento<br />

del carattere sacro della<br />

vita dell’uomo in quanto creatura,<br />

il primato della persona sulla<br />

società, il dovere delle Autorità <strong>di</strong><br />

rispettare la vita innocente.<br />

Sul concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità della morte<br />

Paolo VI afferma: “Tenendo presente<br />

il valore <strong>di</strong> ogni persona<br />

umana, vorremmo ricordare che<br />

spetta al me<strong>di</strong>co essere sempre<br />

al servizio della vita ed assister-<br />

la fino alla fine, senza mai accettare<br />

l’eutanasia né rinunciare a<br />

quel dovere squisitamente umano<br />

<strong>di</strong> aiutarla a compiere con <strong>di</strong>gnità<br />

il suo corso terreno”. Lo stesso<br />

Paolo VI si pronuncia contro l’accanimento<br />

terapeutico, <strong>di</strong>chiarando:<br />

“In tanti casi non sarebbe<br />

una tortura inutile imporre la rianimazione<br />

vegetativa nell’ultima<br />

fase <strong>di</strong> una sofferenza, invece <strong>di</strong><br />

prolungare il più possibile, con<br />

qualunque mezzo e a qualunque<br />

con<strong>di</strong>zione, una vita che va naturalmente<br />

verso la sua conclusione”.<br />

Dal punto <strong>di</strong> vista legislativo,<br />

in Italia l’eutanasia, specie<br />

quella attiva, è considerata alla<br />

stregua <strong>di</strong> un omici<strong>di</strong>o volontario,<br />

anche se con le attenuanti.<br />

L’articolo 579 del co<strong>di</strong>ce penale<br />

afferma: “Chiunque causi la<br />

morte <strong>di</strong> un uomo con il consenso<br />

<strong>di</strong> lui è punito con la reclusione<br />

da 6 a 15 anni”.<br />

Neg li U.S.A. la Corte<br />

Costituzionale Federale ha sancito<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> ciascuno Stato <strong>di</strong> legiferare<br />

in proposito; soltanto<br />

l’Oregon ha ammesso la liceità<br />

e la legalità <strong>di</strong> questa pratica.<br />

Clamoroso, sempre negli U.S.A.,<br />

il caso del dottor Kervokain, processato<br />

e condannato per aver praticato<br />

l’eutanasia attiva su 100<br />

pazienti terminali.<br />

In Olanda l’eutanasia è tollerata<br />

da circa venti anni, solo a determinate<br />

con<strong>di</strong>zioni: reiterata richiesta<br />

del paziente e compilazione<br />

da parte del me<strong>di</strong>co <strong>di</strong> un questionario<br />

comprendente cinquanta<br />

domande. Nel novembre 2000<br />

è <strong>di</strong>venuta legale per decisione<br />

del Parlamento.<br />

In Austria esisteva una legge<br />

regionale permissiva, abrogata<br />

però nel 1997.<br />

In Svizzera è previsto e tollerato<br />

il suici<strong>di</strong>o assistito. E’ operante e<br />

riconosciuta istituzionalmente<br />

un’associazione denominata<br />

“Exit”,che conta circa 60.000 aderenti,<br />

il cui scopo è quello <strong>di</strong> assistere<br />

ed aiutare nel suici<strong>di</strong>o coloro<br />

che ne facciano richiesta.<br />

E’ recentissimo il pronunciamento<br />

in favore dell’eutanasia da parte<br />

della Chiesa Calvinista.<br />

Angela Anconetani Lioveri<br />

IV D - L.C.<br />

3<br />

<strong>2006</strong>


4<br />

<strong>2006</strong><br />

Nella mattinata <strong>di</strong> venerdì<br />

24 febbraio Don Aldo<br />

Bonaiuto ha incontrato i<br />

ragazzi dei licei Classico,Socio-<br />

Psico-Pedagogico e delle Scienze<br />

Sociali <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>,radunati nell’aula<br />

magna della sede <strong>di</strong> Corso<br />

Matteotti per l’annuale appuntamento<br />

con i tre giorni <strong>di</strong> cogestione.<br />

Don Aldo è un giovane<br />

sacerdote <strong>di</strong> 35 anni,che pure ha<br />

alle spalle attività e collaborazioni<br />

importanti,come quella iniziata<br />

sette anni fa con Don<br />

Benzi,fondatore dell’associazione<br />

Giovanni XXIII, che opera a<br />

livello internazionale.Gestisce<br />

inoltre <strong>di</strong>verse case-famiglia,una<br />

delle quali a Fabriano, dove sono<br />

ospitati e seguiti ex prostitute,alcolisti<br />

e tossico<strong>di</strong>pendenti.<br />

L’impegnato sacerdote ha messo<br />

la sua esperienza a <strong>di</strong>sposizione<br />

dei giovani, per sensibilizzarli e<br />

formarli su un tema a loro potenzialmente<br />

vicino,quello delle sette<br />

sataniche e dell’occultismo. Infatti<br />

non sembrerebbe ,ma nella nostra<br />

regione la realtà dell’esoterismo<br />

è piuttosto <strong>di</strong>ffusa e si manifesta<br />

sotto <strong>di</strong>verse forme. La prima è<br />

Ovvero “sono devoto alla<br />

legge vitale <strong>di</strong> causa effetto”.<br />

Attenti, non si tratta<br />

<strong>di</strong> un ascetico e vaporoso motto<br />

sciamanico. E’ invece il nome della<br />

legge mistica che regola l’intero<br />

universo. Parlo <strong>di</strong> Bud<strong>di</strong>smo ... o<br />

meglio del Bud<strong>di</strong>smo <strong>di</strong> Nichiren<br />

Daishonin, la cui dottrina si basa sul<br />

Sutra del Loto, propagato nel 500<br />

a.C. da Shakyamuni (o Siddharta).<br />

La natura rivoluzionaria del suo<br />

insegnamento sta nell’offrire a tutte<br />

le persone la possibilità concreta <strong>di</strong><br />

raggiungere la sua stessa con<strong>di</strong>zione<br />

illuminata. Proprio tramite<br />

l’invocazione <strong>di</strong> “Nam myoho<br />

renge kyo” armonizziamo le nostre<br />

vite al ritmo perfetto dell’universo;<br />

il risultato è un accresciuto stato<br />

vitale, saggezza, compassione e<br />

buona fortuna per affrontare le sfide<br />

della vita. Il Bud<strong>di</strong>smo <strong>di</strong> Nichiren,<br />

infatti, non ricerca una sorta <strong>di</strong> scettica<br />

atarassia, al contrario è proprio<br />

attraverso le nostre passioni,<br />

desideri e sogni che abbiamo la<br />

possibilità <strong>di</strong> sconfiggere il karma<br />

negativo che si è venuto a creare in<br />

noi tutte le volte che abbiamo offeso<br />

la nostra vita. Altresì non è una<br />

formula magica, uno “sciabadà”<br />

I GIOVANI E L’OCCULTISMO<br />

quella del cosiddetto “acido giovanile”<br />

: il nome lascia intuire<br />

che sono queste le sette che coinvolgono<br />

soprattutto i ragazzi, dai<br />

13 anni in su. Una costante <strong>di</strong><br />

queste associazioni è il consumo<br />

<strong>di</strong> una droga molto <strong>di</strong> moda anni<br />

fa,l’LSD25: una sorta <strong>di</strong> “antieucarestia”<br />

satanica, visto che viene<br />

assunta dopo essere stata cosparsa<br />

su ostie consacrate e trafugate.<br />

Il reclutamento degli adepti,<br />

siano essi accessori – ovvero solo<br />

tramiti per adescare eventuali vittime<br />

sacrificali – o affiliati, passa<br />

spesso attraverso “eventi culturali”,<br />

come concerti a base <strong>di</strong> heavy<br />

metal,brutal-death o rock satanico.<br />

Com’era preve<strong>di</strong>bile, l’associazione<br />

satanismo-musica ha<br />

suscitato <strong>di</strong>sappunto tra gli astanti<br />

cultori del genere,ma bisogna<br />

pur riconoscere che Don Aldo ha<br />

raccolto in prima persona e riportato<br />

nel suo libro “Le mani occulte,<br />

un viaggio attraverso le sette<br />

sataniche” (ed. Casa Nuova,<br />

Roma 2005), le testimonianze <strong>di</strong><br />

ragazze narcotizzate,stuprate e<br />

coinvolte in riti fatti <strong>di</strong> autolesionismo<br />

e vampirismo proprio a<br />

seguito <strong>di</strong> concerti dai titoli<br />

Nam myoho renge kyo<br />

da formulare solo quando ci sta<br />

comodo. La pratica che ci permette<br />

<strong>di</strong> compiere la rivoluzione della<br />

nostra vita è fatta <strong>di</strong> costanza e<br />

soprattutto, <strong>di</strong> forza nell’applicare<br />

nella quoti<strong>di</strong>anità ciò che riteniamo<br />

possa portarci verso la felicità<br />

(nostra e altrui). Il Bud<strong>di</strong>smo insegna<br />

da tremila anni che ogni persona<br />

è un Budda, o un essere illuminato,<br />

e <strong>di</strong> conseguenza nella sua<br />

vita esiste il potenziale per raggiungere<br />

una felicità profonda e<br />

duratura. Tutto quello che dobbiamo<br />

fare è attingere alla fonte <strong>di</strong><br />

questa forza potente e <strong>di</strong>namica,<br />

che si manifesterà nei mo<strong>di</strong> più<br />

incre<strong>di</strong>bili in tutti gli aspetti della<br />

nostra vita. Sono le azioni che compiamo<br />

o non compiamo a formare<br />

il nostro destino. A ragione<br />

Abraham Lincoln <strong>di</strong>sse: “La maggior<br />

parte delle persone sono felici<br />

pressappoco quanto decidono <strong>di</strong><br />

esserlo”. La legge è semplice,<br />

schietta: poni cause positive e otterrai<br />

effetti positivi, poni cause negative,<br />

non rispettando la tua vita, e<br />

subirai effetti negativi. Il Bud<strong>di</strong>smo<br />

offre ad ogni persona la possibilità<br />

<strong>di</strong> innestare questo circolo<br />

virtuoso. Tutto è basato su tre capi-<br />

agghiaccianti (“Come squartare<br />

un bambino” o simili) e ad opera<br />

dei membri delle band musicali<br />

stesse. Vi sono poi le sette dei<br />

potenti, che invece sono costituite<br />

da adulti insospettabili e<br />

comunque inseriti negli strati alti<br />

della società. Sono associazioni<br />

che si basano su reciproci “favori”<br />

<strong>di</strong> stampo quasi mafioso, del<br />

tipo “Vuoi superare questo concorso,<br />

fratello? Garantisco io, previa<br />

stipulazione <strong>di</strong> regolare patto<br />

<strong>di</strong> sangue”. Infine ci sono le sette<br />

apocalittiche, che pregano il<br />

signore delle tenebre affinché<br />

<strong>di</strong>strugga il nostro pianeta e si<br />

<strong>di</strong>chiarano committenti <strong>di</strong> catastrofi<br />

naturali che <strong>di</strong> recente ci<br />

hanno interessati (maremoti,terremoti,alluvioni,uragani).<br />

La<br />

cosa che desta più scalpore è che<br />

in Italia non esiste una legge che<br />

vieti la costituzione <strong>di</strong> sette sataniche:<br />

del resto in democrazia<br />

vige la libertà <strong>di</strong> associazione.<br />

Viene da chiedersi perché a questo<br />

punto non si legalizzino anche<br />

tutte le associazioni a delinquere<br />

<strong>di</strong> vario genere e stampo, visto<br />

che non si è mai sentito parlare <strong>di</strong><br />

“confraternite del pio satanismo”<br />

sal<strong>di</strong>: la fede, che si basa sul riscontro<br />

<strong>di</strong>retto degli effetti positivi della<br />

pratica, composta dalla recitazione<br />

davanti ad una pergamena<br />

(Gohonzon) <strong>di</strong> “Nam myoho renge<br />

kyo” (Daimoku) e <strong>di</strong> due capitoli<br />

principali del Sutra del Loto<br />

(Gongyo), e infine lo stu<strong>di</strong>o dei<br />

testi scritti da Nichiren e dai suoi<br />

<strong>di</strong>scepoli, <strong>di</strong> vitale importanza per<br />

comprendere a fondo le <strong>di</strong>namiche<br />

del Bud<strong>di</strong>smo. Ora qualche<br />

notizia sulla Soka Gakkai<br />

Internazionale: associazione bud<strong>di</strong>sta<br />

il cui obiettivo è quello <strong>di</strong><br />

creare una società pacifica che valorizzi<br />

la vita <strong>di</strong> ogni persona, basandosi<br />

sull’insegnamento propagato<br />

da Nichiren e attraverso la <strong>di</strong>ffusione<br />

della cultura del Bud<strong>di</strong>smo.<br />

Conta oltre 12 milioni <strong>di</strong> membri<br />

in 190 nazioni e territori nel mondo<br />

ed è parte delle Nazioni Unite, in<br />

qualità <strong>di</strong> associazione non governativa.<br />

Il presidente e fondatore<br />

della SGI è Daisaku Ikeda, che ha<br />

incontrato durante i suoi viaggi<br />

intorno al mondo Capi <strong>di</strong> Stato ed<br />

esponenti culturali <strong>di</strong> rilievo, da<br />

Nelson Mandela a Fidel Castro, da<br />

Henry Kissinger a Michail<br />

Gorbaciov, e ricevuto numerosi<br />

con proseliti votati al volontariato,<br />

ma solo <strong>di</strong> aggregazioni <strong>di</strong> persone<br />

tacciabili <strong>di</strong> pedofilia,violenza,spaccio<br />

e chi più ne<br />

ha più ne metta. Al <strong>di</strong> là della<br />

polemica politica, il messaggio<br />

più forte che è arrivato è che non<br />

occorre essere posseduti dal<br />

demonio- per chi ci crede – per<br />

battere le strade del male. La banalità,<br />

la me<strong>di</strong>ocrità, il qualunquismo,il<br />

relativismo sono atteggiamenti<br />

già <strong>di</strong> per sé pericolosi, che<br />

possono portare al traviamento<br />

della persona, e i giovani purtroppo<br />

manifestano una crescente<br />

tendenza ad uniformare tutte<br />

le sfumature dei valori della vita<br />

in un’unica spenta tonalità. Un<br />

bicchiere? Una striscia? Una seduta<br />

spiritica? Cosa vuoi che siano!<br />

A causa <strong>di</strong> questo comportamento<br />

sempre più genitori si trovano<br />

a piangere i loro figli, facili prede<br />

<strong>di</strong> un mondo dove la <strong>di</strong>stinzione<br />

tra bene e male sembra venir<br />

meno ogni giorno <strong>di</strong> più.<br />

Giada Gar<strong>di</strong>ni<br />

IIC - L.C.<br />

riconoscimenti, come il “Premio<br />

per la Pace delle Nazioni Unite” e,<br />

da ultimo, il titolo <strong>di</strong> “Grande<br />

Ufficiale” dal Presidente Ciampi.<br />

In Italia il Bud<strong>di</strong>smo approda intorno<br />

agli anni ‘70. La prima associazione<br />

riunisce poche centinaia <strong>di</strong><br />

praticanti; attualmente gli Italiani<br />

che praticano gli insegnamenti <strong>di</strong><br />

Nichiren Daishonin sono circa<br />

33.000. Inoltre sono venuto a conoscenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>versi personaggi, in<br />

Italia (da Sabina Guzzanti a<br />

Roberto Baggio) e nel mondo (da<br />

Herbie Hancock a Tina Turner),<br />

che praticano questo Bud<strong>di</strong>smo.<br />

Se ne volete sapere <strong>di</strong> più, potete<br />

visitare il sito ufficiale della SG<br />

italiana, www.sigitalia.org, e leggervi<br />

un bel libro, “Il Budda nello<br />

specchio” (e<strong>di</strong>zioni Esperia), scritto<br />

dai responsabili della SG statunitense.<br />

E ricordate che, come<br />

afferma Daisaku Ikeda: “La rivoluzione<br />

umana <strong>di</strong> un singolo in<strong>di</strong>viduo<br />

contribuirà al cambiamento<br />

del destino <strong>di</strong> tutta l’umanità”.<br />

Alessandro Mancia<br />

IIB - L.C.


Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo<br />

per una birra?<br />

L’ alcolismo è uno dei problemi<br />

adolescenziali che nel mondo <strong>di</strong><br />

oggi miete vittime continuamente.<br />

Imparare a prevenire e a fare un uso<br />

ponderato ed equilibrato <strong>di</strong> queste sostanze<br />

alcoliche <strong>di</strong>venta sempre più importante.<br />

È assolutamente normale che una<br />

delle frasi più ricorrenti sulla bocca<br />

dei ragazzi, soprattutto se si frequentano<br />

feste “megagalattiche” con<br />

ubriacature no-stop, sia:<br />

“Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo per una<br />

birra?”.<br />

Una frase che, per coloro che sono<br />

abituati ad un consumo consapevolmente<br />

adeguato e senza eccessi, non<br />

ha un particolare significato, ma che<br />

può nascondere per altri gravi problemi,<br />

<strong>di</strong>pendenza fisica e psicologica<br />

da una sostanza che ogni anno<br />

miete migliaia <strong>di</strong> vittime solo in<br />

Italia.<br />

Se ogni civiltà possiede una sua<br />

sostanza psicotropa, allora l’ alcool<br />

è quella per eccellenza del mondo<br />

occidentale.<br />

Bisogna anche immaginare che nel<br />

mondo antico si celebrava Bacco<br />

nelle sfrenate feste dei Baccanali.<br />

Il punto è che quando una sostanza<br />

perde il proprio uso tra<strong>di</strong>zionale,<br />

allora iniziano i problemi.<br />

In Italia le cifre relative alla presenza<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenti dall’alcool sono<br />

sbalor<strong>di</strong>tive: si possono stimare circa<br />

in un milione e mezzo gli alcolisti,<br />

con uno sbalor<strong>di</strong>tivo aumento costante<br />

nella fascia adolescenziale.<br />

La moda però non è solo italiana: il<br />

problema si pone in tutto il mondo:<br />

l’ Organizzazione Mon<strong>di</strong>ale della<br />

Sanità riporta dati impressionanti: l’<br />

alcool è la prima causa <strong>di</strong> mortalità<br />

per i ragazzi fra i quin<strong>di</strong>ci e i ventinove<br />

anni, con 55mila morti all’<br />

anno.<br />

Nello stesso capitolo ci sono statistiche<br />

relative anche agli astemi e, a<br />

sorpresa, i dati sono rassicuranti: i<br />

Paesi del Sud dell’ Europa sono i<br />

primi. Nonostante gli alcolisti siano<br />

moltissimi, il numero <strong>di</strong> astemi risul-<br />

ta in crescita: in Italia il numero dei<br />

non-bevitori è del 25%, cifra che,<br />

purtroppo, non riesce a superare quella<br />

degli alcolisti, perché l’ etilismo,<br />

in Paesi che hanno una lunga tra<strong>di</strong>zione<br />

nel campo <strong>di</strong> produzione e <strong>di</strong><br />

consumo <strong>di</strong> prodotti alcolici, è spesso<br />

tollerato e, a volte, una ubriacatura<br />

viene considerata in modo benevolo.<br />

“Una ragazzata” è la spiegazione più<br />

ricorrente. Così, spesso la prima<br />

“sbronza” è vista da un adulto come<br />

il superamento <strong>di</strong> una prova d’ iniziazione,<br />

il passaggio dall’ infanzia<br />

al “mondo dei gran<strong>di</strong>”.<br />

Di ragazzata in ragazzata non è poi<br />

così <strong>di</strong>fficile, però, scivolare nell’<br />

uso problematico e regolare degli<br />

alcolici.<br />

Un uso, o meglio un abuso, che danneggia<br />

gravemente il nostro organismo<br />

interno. Sono molte le patologie<br />

legate all’alcolismo, alcune delle<br />

quali possono essere mortali. Tra<br />

queste la cirrosi epatica, una degenerazione<br />

dei tessuti del fegato.<br />

Alle morti causate dal consumo <strong>di</strong>retto<br />

dell’ alcool si aggiungono quelle<br />

in<strong>di</strong>rette, prime fra tutte quelle in<br />

incidenti automobilistici e lavorativi<br />

per stato <strong>di</strong> ebbrezza, che si calcola<br />

siano quasi 5.000 all’ anno.<br />

Attenzione però: è l’ abuso <strong>di</strong> alcool<br />

a creare danni all’ organismo<br />

umano… mentre un uso moderato e<br />

ponderato può perfino portare benefici<br />

all’ intero apparato car<strong>di</strong>ocircolatorio.<br />

Come tutte le droghe - perché l'alcool<br />

è a tutti gli effetti una droga, sebbene<br />

venduto liberamente e pubblicizzato<br />

- oltre ai danni fisici provoca<br />

anche danni psicologici e sociali.<br />

Sono molte le famiglie che hanno<br />

subìto un processo <strong>di</strong> <strong>di</strong>sgregamento<br />

legato alla <strong>di</strong>pendenza dall’ alcool<br />

<strong>di</strong> uno dei suoi componenti, ma molti<br />

<strong>di</strong> più sono i soggetti emarginati.<br />

Dall’ alcolismo tuttavia si può uscire.<br />

Sono moltissimi i gruppi e le<br />

associazioni che si occupano dei problemi<br />

legati all'alcool.<br />

Si va dall'approccio psicologico a<br />

quello farmaceutico, con l'utilizzo<br />

<strong>di</strong> me<strong>di</strong>cinali per contrastare la <strong>di</strong>pendenza.<br />

Il <strong>di</strong>lagare del fenomeno nelle fasce<br />

giovanili ha però posto <strong>di</strong> fronte a<br />

nuove problematiche gli operatori<br />

del settore, che hanno dovuto adeguarsi,<br />

adottando un nuovo approccio<br />

con gli utenti. È per questo che<br />

ultimamente sono stati creati speciali<br />

servizi de<strong>di</strong>cati ai giovani alcool<strong>di</strong>pendenti.<br />

Giovani che, come tutti<br />

noi, una sera sono usciti per bere<br />

una birra. E che oggi cercano aiuto.<br />

Nicolò Arena<br />

VC - L.C.<br />

Fino a poco tempo fa le scelte<br />

in fatto <strong>di</strong> abbigliamento<br />

erano compiute dai genitori.<br />

Certo, anche noi <strong>di</strong>cevamo la<br />

nostra e facevamo richieste particolari,<br />

magari influenzati dalla televisione<br />

o da qualche amico, ma<br />

eravamo <strong>di</strong>sponibili ad ascoltare il<br />

parere dei "gran<strong>di</strong>". Ora davvero,<br />

in casa, è avvenuta una specie <strong>di</strong><br />

rivoluzione: le nostre scelte sono<br />

spesso contrastanti con quelle dei<br />

genitori.<br />

Oggi il “look” per gli adolescenti<br />

vuol <strong>di</strong>re magliettine aderenti e<br />

pantaloni a vita bassa. La cosa<br />

importante è che, se sei in un gruppo<br />

<strong>di</strong> ragazzi che seguono la moda,<br />

non devi sbagliare a vestirti, altrimenti<br />

ti prendono in giro. Invece se<br />

ti inventi un “look” tutto tuo, ti<br />

<strong>di</strong>cono che non sei alla moda. A<br />

proposito <strong>di</strong> pantaloni a vita bassa,<br />

in alcune scuole questa moda non<br />

è molto gra<strong>di</strong>ta a professori e presi<strong>di</strong>,<br />

ma - si sa - conta <strong>di</strong> più l'opinione<br />

degli amici. E che <strong>di</strong>re dei<br />

pantaloni <strong>di</strong> una o due taglie più<br />

gran<strong>di</strong>? E i genitori a raccomandarci<br />

<strong>di</strong> essere presentabili, o almeno<br />

<strong>di</strong> non far vedere l'elastico delle<br />

mutande!<br />

Alcuni giovani nel modo <strong>di</strong> vestirsi<br />

si ispirano alle persone dello<br />

spettacolo, come attori, cantanti e<br />

personaggi sportivi. Abbiamo letto<br />

un'inchiesta che trattava dei modelli<br />

più seguiti dalle femmine e dai<br />

maschi riguardo all'aspetto esteriore;<br />

ci ha fatto riflettere sul fatto<br />

che a volte è in<strong>di</strong>spensabile avere<br />

qualcuno a cui ispirarsi, ma che<br />

non sempre è la cosa migliore, perché<br />

spesso non ci permette <strong>di</strong> essere<br />

noi stessi. Oltre che per i vesti-<br />

La moda<br />

ti, notevole è anche l'interessamento<br />

per i capelli. Secondo i giovani<br />

d'oggi i capelli sono una delle cose<br />

più importanti, e devi seguire la<br />

moda del momento; le ragazze con<br />

i capelli lunghi hanno bisogno <strong>di</strong><br />

lacci, elastici, cerchietti..., ma dagli<br />

un<strong>di</strong>ci anni pretendono <strong>di</strong> farsi<br />

accompagnare dalla parrucchiera<br />

per permanenti o mèches. Per i<br />

ragazzi è <strong>di</strong>verso; preferiscono creste,<br />

acconciature rasta e gel su gel.<br />

Qualcuno <strong>di</strong> noi sta già pensando<br />

anche a tatuaggi e piercing, ma<br />

siamo minorenni, ci vorrebbe il<br />

consenso dei genitori, cosa alquanto<br />

<strong>di</strong>fficile da ottenere.<br />

Possiamo <strong>di</strong>re che la moda muta<br />

<strong>di</strong> anno in anno e molto spesso<br />

sono i giovani ad adottare gli stili<br />

che poi faranno "tendenza".<br />

Con questo nostro articolo inten<strong>di</strong>amo<br />

constatare quali sono i gusti<br />

dei nostri coetanei per quanto<br />

riguarda le tendenze attuali.<br />

Da riviste <strong>di</strong> moda abbiamo tratto<br />

<strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> abiti, pettinature,<br />

scarpe e trucco, che ragazzi/e della<br />

nostra età usano più frequentemente.<br />

Entrambi i sessi preferiscono far<br />

tendenza in tutto: acconciatura,<br />

trucco, abiti, calzature e accessori;<br />

qualsiasi cosa, purché sia alla moda.<br />

Le ragazze usano molto spesso il<br />

trucco, e lo usano per le <strong>di</strong>verse<br />

occasioni. Il trucco che fa tendenza<br />

deve essere eccentrico, “mistico”,<br />

spettacolare, senza limiti.<br />

Sara Paciotti<br />

Beatrice Branchesi<br />

Costanza Giuliani<br />

IV B - L.C.<br />

5<br />

<strong>2006</strong>


6<br />

<strong>2006</strong><br />

SULLE ORME DEL<br />

PICCOLO PRINCIPE<br />

Le sue parole rimbombano<br />

nella mia mente<br />

con un fracasso assordante,<br />

le sento scorrermi nelle<br />

vene come lava incandescente<br />

che <strong>di</strong>strugge tutto ciò<br />

che incontra: “ ero preoccupata,<br />

non voglio più sentire<br />

certe cose, mi spaventi…”<br />

Anch’ io mi spavento: non<br />

credevo <strong>di</strong> essere capace <strong>di</strong><br />

fare del male e invece sembra<br />

<strong>di</strong> sì.<br />

Io ho ferito lei, lei ha ferito<br />

me… siamo due animali feriti,<br />

pericolosi ora… Mai fidarsi<br />

dell’ animale selvaggio che<br />

viene addomesticato e poi<br />

tra<strong>di</strong>to…<br />

Prima lei era per me come la<br />

volpe per il piccolo principe:<br />

una qualunque, come tutti gli<br />

altri.<br />

Ma il piccolo principe addomesticò<br />

la volpe e <strong>di</strong>venne<br />

responsabile <strong>di</strong> lei.<br />

“E la volpe <strong>di</strong>sse: piangerò<br />

quando te ne andrai. E il piccolo<br />

principe: è colpa tua! Tu<br />

hai voluto che ti addomesticassi<br />

ma cosa ci guadagni? La<br />

saggia volpe allora rispose: ci<br />

guadagno il colore del grano<br />

che mi ricorderà per sempre<br />

i tuoi capelli.”<br />

NON SI PUO’VEDERE<br />

CHE COL CUORE. L’<br />

ESSENZIALE E’ INVISI-<br />

BILE AGLI OCCHI.<br />

Credo che anche noi( o perlomeno<br />

io) stiamo vivendo<br />

la stessa situazione e la stessa<br />

grande rivelazione del piccolo<br />

principe.<br />

Ho guardato col cuore e quello<br />

che ho visto non mi è piaciuto:<br />

ho visto incomprensioni,<br />

un rapporto logorato<br />

da troppe ferite, voglia <strong>di</strong><br />

riprovare ma paura <strong>di</strong> farlo…<br />

Lei mi ha addomesticato ed<br />

io piangerò quando se ne<br />

andrà. Ma so che non posso<br />

renderla partecipe della mia<br />

vita, so che devo fare a meno<br />

del suo aiuto…<br />

Le sue parole continuano a<br />

bussare alla porta mio cuore<br />

ed io non ho il coraggio <strong>di</strong><br />

aprire…<br />

Mi sta chiedendo in<strong>di</strong>pendenza<br />

e libertà e non posso<br />

ignorarla… so che sarebbe<br />

pronta a riprendersele con le<br />

unghie e con i denti.<br />

Vincerò il mio egoismo, glielo<br />

devo…<br />

Forse anch’ io, in parte, ho<br />

addomesticato lei, forse<br />

anche i suoi occhi, come i<br />

miei, verseranno qualche<br />

lacrima quando le volterò le<br />

spalle, forse, nel bene o nel<br />

male, anche lei non si <strong>di</strong>menticherà<br />

<strong>di</strong> me.<br />

Tornerò alla mia vita, come<br />

fece il piccolo principe, continuando<br />

a ripetere le parole<br />

della volpe per non <strong>di</strong>menticarle<br />

mai… con uno strano<br />

senso <strong>di</strong> impotenza e angoscia<br />

nell’animo, ma con la<br />

gioia e la consapevolezza che<br />

nessuno potrà togliermi ciò<br />

che <strong>di</strong> bello c’ è stato.<br />

Cristina Stramazzotti<br />

IV F - L.S.P.P.<br />

Ispirato al libro “Il piccolo principe”<br />

<strong>di</strong> Saint Exupery<br />

Bompiani .<br />

Scoperta<br />

spontiniana<br />

Scoperta spontiniana tra i<br />

documenti del Fondo Flori<br />

presso l’Archivio del<br />

Museo delle Arti e della Stampa<br />

<strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

In relazione allo stu<strong>di</strong>o sulle<br />

prime manifestazioni cinematografiche<br />

a <strong>Jesi</strong> e sul linguaggio<br />

cinematografico, gli studenti<br />

della VA, VB, VC ginnasio del<br />

Liceo Classico <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> hanno condotto<br />

lo spoglio dei documenti<br />

d’archivio del Fondo Flori presso<br />

il Museo delle Arti e della<br />

Stampa <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> e hanno portato un<br />

notevole contributo alla storiografia<br />

spontiniana del secolo<br />

scorso.<br />

Il progetto, dal titolo “Documenti<br />

e materiale iconografico del<br />

Fondo Flori”, realizzato con la<br />

supervisione dei docenti <strong>di</strong><br />

Italiano, Storia, Arte ed<br />

Informatica, ha come obiettivo<br />

l’acquisizione, da parte degli studenti,<br />

<strong>di</strong> conoscenze sul percorso<br />

culturale locale , la formazione<br />

<strong>di</strong> competenze sulla<br />

consultazione <strong>di</strong> archivi e la relativa<br />

catalogazione, che sarà effettuata<br />

con un programma Open<br />

Biblio e sarà consultabile da tutti<br />

gli interessati sul sito web del<br />

Liceo Classico. La porzione <strong>di</strong><br />

tempo considerata nello svolgimento<br />

del progetto è stata <strong>di</strong> circa<br />

venti anni, dal 1908 al 1928.<br />

Tra le locan<strong>di</strong>ne della “Sala<br />

Aesis, Cinematografo Ideal” si è<br />

scoperta l’esistenza <strong>di</strong> un film,<br />

“La Vestale”, tratto dall’opera<br />

del musicista majolatese Gaspare<br />

Spontini.<br />

Se si consulta il testo <strong>di</strong> Giuseppe<br />

Luconi “Il cinema a <strong>Jesi</strong>”, si scopre<br />

che, nel 1908, anche <strong>Jesi</strong><br />

aveva avuto la sua sala cinematografica.<br />

Si trovava nella Piazza<br />

del Plebiscito, in uno dei locali<br />

che il <strong>Comune</strong> aveva affittato<br />

al Caffè Grande, presso l'Arco del<br />

Magistrato. Si chiamava “Ideal”<br />

e, secondo una norma piuttosto<br />

<strong>di</strong>ffusa, aveva anche un secondo<br />

nome, “Sala Aesis”: così era intitolata<br />

la stanza dove si proiettavano<br />

i film.<br />

Il film “La Vestale, riproduzione<br />

tutta a colori dell’opera<br />

immortale del nostro celebre<br />

maestro Spontini”, comprendeva,<br />

come in<strong>di</strong>cato nel manifesto,<br />

l’elenco delle descrizioni delle<br />

varie scene, come se il film fosse<br />

stato realizzato non nella sua<br />

continuità come opera, ma piuttosto<br />

come una selezione delle<br />

scene più importanti.<br />

Il film era stato proiettato per<br />

due serate: il 10 e l’11 maggio<br />

1909; entrambe le locan<strong>di</strong>ne sono<br />

state ritrovate. Se le immagini<br />

possono essere credute come<br />

lavoro scenografico originale, si<br />

pone il problema del sonoro, fondamentale<br />

in un film che s’ispira<br />

ad un’opera lirica.<br />

Probabilmente questo problema<br />

sarà stato risolto usando un grammofono<br />

ed uno dei primi <strong>di</strong>schi<br />

piatti, forse la registrazione de<br />

“La Vestale” <strong>di</strong> Edoardo Vitale.<br />

Ora la sfida è lanciata agli stu<strong>di</strong>osi<br />

spontiniani e agli appassionati<br />

della storia del cinema.<br />

Sara Palmolella<br />

V A - L.C.


TITLE: Frankenstein<br />

AUTHOR: Mary Shelley (1797-<br />

1851)<br />

KIND OF NOVEL: Science fiction<br />

DATE OF PUBLICATION: 1818<br />

Mary Shelley had the idea while<br />

she was in Switzerland, after rea<strong>di</strong>ng<br />

some ghost stories.<br />

SUBJECT MATTER: It starts as<br />

an epistolary novel in which<br />

Walton, an English explorer, writes<br />

to his sister about his meeting with<br />

the scientist Victor Frankenstein, who<br />

tells him his<br />

story. Victor creates an artificial man in<br />

his laboratory but he regrets having given<br />

life to his creation and he himself is afraid<br />

of this creature. The monster feels rejected<br />

and runs away. People influenced by<br />

his physical appearence consider him<br />

evil. The monster, which at first is good<br />

and generous, becomes bad and vin<strong>di</strong>ctive<br />

because of the injust behavior of<br />

the people around him. He kills Victor’s<br />

brother and causes the murder of an<br />

innocent girl. Then,Victor and the monster<br />

meet in the mountains.<br />

The monster wants a bride, so he asks<br />

Victor to create a female monster. At first<br />

Victor accepts and starts his work but he<br />

regrets his decision so the destroys the new<br />

monster. After this, the monster vows<br />

revenge and promises to be with Victor<br />

on his wed<strong>di</strong>ng night. In fact he kills<br />

IL LABORATORIO TEA-<br />

TRALE NEL LICEO CLAS-<br />

SICO DI JESI<br />

Era l’anno 1997/98 quando nacque<br />

IL LABORATORIO TEA-<br />

TRALE nell’Istituto Magistrale.<br />

Le prime ad intraprendere questo<br />

progetto furono una decina <strong>di</strong><br />

ragazze che si improvvisarono<br />

attrici, recitando una serie <strong>di</strong><br />

monologhi composti da loro stesse<br />

nel primo spettacolo “La sventura<br />

<strong>di</strong> essere Medea” presso il<br />

teatro <strong>di</strong> Chiaravalle.<br />

Il successo ottenuto fece sì che<br />

questa attività extrascolastica<br />

venisse riproposta anche negli<br />

anni successivi.<br />

Nel 1998/99, infatti, le stesse<br />

misero in scena “La guerra <strong>di</strong><br />

Martin”(F. Silvestri) mentre una<br />

classe del Liceo Classico, aggiuntasi<br />

al laboratorio, “Snoopy” <strong>di</strong> G.<br />

Almansi. La rassegna <strong>di</strong> questi<br />

spettacoli venne tenuta nel giar<strong>di</strong>no<br />

<strong>di</strong>etro la scuola e al Convegno<br />

Nazionale Col<strong>di</strong>gioco (Apiro,<br />

Frankenstein by Mary Shelley<br />

Elisabeth, Victor’s wife. Victor pursues<br />

the monster in the Arctic where<br />

he meets Walton. At the centre of the<br />

novel there is the personal report of<br />

the monster and of his feelings. In<br />

the end Victor <strong>di</strong>es and the monster<br />

runs away into the darkness.<br />

SETTING: It is dreadful, gloomy<br />

and terrible.<br />

NARRATOR: There are three <strong>di</strong>fferent<br />

first-person narrators. All of<br />

them are inside the story but they are<br />

not omniscent.<br />

Mc), a cui parteciperanno fino al<br />

2003.<br />

Il cast proseguì con nuove rapp<br />

resentazioni teatrali:<br />

“Confusion” <strong>di</strong> Ayckbourn da<br />

parte del Liceo Classico, e “Le<br />

cognate” <strong>di</strong> M. Tremblay da parte<br />

del L.S.P.P. nel 1999/2000;<br />

“Mounsieur de Pourceaugnac” <strong>di</strong><br />

Molière (sez.class.) e “150 la gallina<br />

canta” e “Delitto a villa<br />

Roung” <strong>di</strong> A.Campanile (sez.<br />

ped.) nel 2000/01; alcune alunne<br />

parteciparono alla performance<br />

in Pinacoteca per la presentazione<br />

<strong>di</strong> alcune opere d’arte<br />

viventi. E’ stata poi la volta <strong>di</strong><br />

Shakespeare nell’anno 2001/02<br />

con “Amleto”(sez.class.) e “Sogno<br />

<strong>di</strong> una notte <strong>di</strong> mezza estate”(L.S.P.P.<br />

e L.S.S.) rappresentati<br />

nel giar<strong>di</strong>no della scuola e nel<br />

teatro <strong>di</strong> S. Marcello. Sempre in<br />

quell’anno scolastico alcune allieve<br />

parteciparono all’allestimento<br />

della “Metastasiana” a cura del<br />

“Limen Teatro <strong>di</strong> Torino” nell’ambito<br />

del Festival Pergolesi-<br />

CHARACTERS: The characters<br />

are presented by “telling” and<br />

“showing” and they are<br />

“round”characters.<br />

LANGUAGE: Syntax is quite simple<br />

and the tone is often solemn<br />

and emotional.<br />

THEME: The book explores the<br />

relationship between human nature<br />

and the natural world. It also<br />

includes social themes, such as<br />

Spontini. Nel 2002/03 invece si<br />

esordì nel Teatro Stu<strong>di</strong>o S.<br />

Floriano con “Uccelli”(L.C.) e<br />

“Le donne a parlamen-to”<br />

(L.S.P.P.) <strong>di</strong> Aristofane; inoltre<br />

gli alunni parteciparono al Concorso<br />

Internazionale del Teatro<br />

Classico della scuola ad Altamura<br />

(BA) classificandosi al secondo<br />

posto. Nello stesso anno alcune<br />

allieve parteciparono all’allestimento<br />

dell’”Antigone” della<br />

Cooperativa Culturale <strong>Jesi</strong>na e<br />

alle manifestazioni per il Palio <strong>di</strong><br />

S. Floriano e per la Festa Federiciana.<br />

Nel 2003/04 il Liceo Pedagogico<br />

ancora una volta con Aristofane<br />

(“Pluto”), il Classico con “L’opera<br />

da tre sol<strong>di</strong>” <strong>di</strong> B.Brecht, recitarono<br />

sempre presso il Teatro Stu<strong>di</strong>o<br />

<strong>di</strong> S. Floriano e alla rassegna<br />

d el teatro scolastico d i<br />

Chiaravalle.<br />

Nella prima settimana <strong>di</strong> luglio,<br />

inoltre, alcune allieve parteciparono<br />

alla “Kermesse Diàlogos” a<br />

Naro (AG) con un testo origina-<br />

social injustice, as exemplified in the<br />

cruel treatment of the monster considered<br />

an object of terror to<br />

mankind, and scientific themes,<br />

such as the possibilities and limits<br />

of scientific research and the danger<br />

implicit in any attempt to pass<br />

those limits.<br />

This novel may be considered the<br />

story of a “modern Prometheus”<br />

because Victor, like Prometheus,<br />

dared to challenge God.<br />

TRADITIONAL and NEW ELE-<br />

MENTS:<br />

It belongs to the Gothic tra<strong>di</strong>tion but<br />

it can also be considered the first<br />

science fiction novel. Gothic elements<br />

are the description of the<br />

ugliness of the monster and the reactions<br />

of his creator, the dreadful setting<br />

and the use of highly emotional<br />

language.<br />

But Shelley’s novel <strong>di</strong>ffers from the<br />

tra<strong>di</strong>tion because it deals with a<br />

scientific experiment and the consequences<br />

of scientific research.<br />

Noemi Piccioni<br />

IV E - L.S.P.P.<br />

le sui miracoli <strong>di</strong> S. Floriano.<br />

Infine nel 2004/05 “Il mercante <strong>di</strong><br />

Venezia” (L.S.P.P.) “Rinoceronte”<br />

<strong>di</strong> Jonesco (L.C.).<br />

Tutto ciò non sarebbe stato possibile<br />

senza l’assistenza ,l’aiuto e,<br />

soprattutto la pazienza del maestro<br />

Gianfranco Frelli, formatosi<br />

alla Scuola <strong>di</strong> Teatro “Galante<br />

Garrone” <strong>di</strong> Bologna, che ha curato<br />

la scelta dei testi, la riduzione<br />

o l’adattamento e la regia degli<br />

spettacoli. Per quanto riguarda i<br />

testi si è sempre cercato <strong>di</strong> proporre<br />

opere che esprimessero<br />

valori universali, classici ma non<br />

solo antichi, che stimolassero nei<br />

partecipanti un percorso <strong>di</strong> riflessione<br />

e crescita personale. Le<br />

prime lezioni hanno proposto<br />

esercizi <strong>di</strong> improvvisazione, drammaturgia,<br />

oltre allo stu<strong>di</strong>o della<br />

<strong>di</strong>zione e della recitazione secondo<br />

il metodo Stanislavskij.<br />

Sofia Mazzieri e<br />

Giulia Carbini<br />

IV E - L.S.P.P.<br />

7<br />

<strong>2006</strong>


8<br />

<strong>2006</strong><br />

IL PROGETTO “ORIENTARSI NELL’ECONOMIA”<br />

Nelle aule della Fondazione Colocci <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong> si sono svolte, dal 17 al 19 novembre 2005, le giornate <strong>di</strong> formazione previste dal progetto “Orientarsi nell’economia”<br />

che ha coinvolto gli alunni delle classi terze del Liceo Classico e delle classi quinte del Liceo Psicopedagogico e delle Scienze Sociali, i docenti universitari<br />

Giuliano Conti (professore or<strong>di</strong>nario <strong>di</strong> Economia Internazionale presso l’università Politecnica delle Marche) e Alberto Niccoli (professore or<strong>di</strong>nario<br />

<strong>di</strong> Politica Economica e Finanziaria presso l’università Politecnica delle Marche), alcuni docenti <strong>di</strong> scuole superiori e giovani esperti <strong>di</strong> economia (dott.ssa Simona<br />

Bartoli, dott.sa Lucia Romagnoli).<br />

Due gran<strong>di</strong> temi, strettamente legati fra loro, sono stati al centro dell’attività formativa proposta: il rapporto fra etica ed economia e il fenomeno della globalizzazione<br />

visto in relazione al problema dello sviluppo. Il progetto era infatti finalizzato sia a far riflettere sul rapporto tra la sfera economica e quella etica nell’agire<br />

umano sia a far acquisire consapevolezza dei processi economici che caratterizzano il mondo contemporaneo; l’idea guida è stata quella <strong>di</strong> fornire ai ragazzi le conoscenze<br />

fondamentali per comprendere le <strong>di</strong>namiche delle decisioni internazionali e gli strumenti <strong>di</strong> base per avvicinarsi a <strong>di</strong>scorsi e scritti che affrontano problemi<br />

<strong>di</strong> carattere economico-sociale.<br />

Il progetto si è realizzato in varie fasi: innanzitutto, un mese prima dell’incontro con i docenti universitari e dei lavori <strong>di</strong> gruppo seminariali, sono stati forniti agli<br />

alunni documenti e saggi consigliati dai docenti e dagli esperti, perché, con una lettura in<strong>di</strong>viduale, ciascuno potesse avere una prima informazione sui temi <strong>di</strong> personale<br />

interesse da approfon<strong>di</strong>re nei seminari.<br />

Due intere giornate hanno costituito poi il ‘cuore’ formativo delle attività: relazioni dei docenti universitari (prof. Niccoli su “Etica ed economia”, prof. Conti su “Globalizzazione<br />

e sviluppo”) precedute da utili glossari su termini chiave dell’economia e da introduzioni storiche su importanti economisti e sui principali organismi economici<br />

internazionali, seminari guidati in gruppi aggregati per temi <strong>di</strong> interesse, <strong>di</strong>battito plenario conclusivo.<br />

Infine la terza fase, conclusiva del percorso, è consistita in una prova scritta <strong>di</strong> italiano, svolta in classe il 9 gennaio <strong>2006</strong>, su tracce legate ai temi del progetto,<br />

formulate secondo le tipologie A, B e D della prova scritta <strong>di</strong> italiano dell’esame <strong>di</strong> stato. Tra i vari elaborati ne sono stati selezionati quattro (1° premio: Brunori<br />

Monica VE; 2° premio: Fiordoliva Ilaria III B; 3° premio ex aequo: Garbuglia Martina 5I, Giusti Lucia III B), premiati il 22 febbraio con dei buoni libro offerti dalla<br />

Banca Popolare <strong>di</strong> Ancona, <strong>di</strong> 150, 100 e 50 euro, da spendersi presso la Libreria Cattolica <strong>di</strong> <strong>Jesi</strong>.<br />

I seminari<br />

1. Sviluppo e sottosviluppo<br />

(Prof.ssa A. Marcuccini)<br />

a. Organismi internazionali:<br />

banca mon<strong>di</strong>ale e WTO,<br />

b. Modelli sull’innovazione,<br />

c. Confronto paesi secondo ISU<br />

2. La povertà nei paesi ricchi<br />

(Prof.ssa F. Gara)<br />

a. La povertà secondo un approccio<br />

monetario o multi<strong>di</strong>mensionale;<br />

b. Il crescente <strong>di</strong>vario socio-economico<br />

in USA e in Italia;<br />

c. I cambiamenti della organizzazione<br />

del lavoro nel mercato globale<br />

e conseguenze nell’occupazione.<br />

3. Costi privati e costi sociali: il problema<br />

dell’inquinamento<br />

(Prof. S. Sassaroli)<br />

a. Limiti dello sviluppo;<br />

b. Deforestazine e crisi della bio<strong>di</strong>versità;<br />

c. Sovrappopolazione.<br />

4. Globalizzazione<br />

(Dott.ssa S. Batoli)<br />

a. La geostoria della globalizzazione<br />

nel ‘900;<br />

b. L’internazionalizzazione della<br />

produzione;<br />

c. Il mercato finanziario;<br />

d. La globalizzazione culturale.<br />

5. Consumi e capabilities: solo consumo<br />

o anche qualcosaltro?<br />

(Dott.ssa L. Romagnoli)<br />

a. Povertà: teorie e politiche;<br />

b. Le teoria <strong>di</strong> Amartya Sen;<br />

c. Crescita economica: confronto tra<br />

paesi Nord e Sud del mondo.<br />

Le relazioni delle giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />

La storia del pensiero<br />

economico<br />

(prof. S. Sassaroli)<br />

L’egoismo è solitamente ritenuto un<br />

comportamento riprovevole. Tuttavia,<br />

poiché la natura è avara <strong>di</strong> risorse e<br />

queste sembrano <strong>di</strong>sponibili solo in<br />

quantità limitate, la ricerca egoistica del<br />

profitto da parte <strong>di</strong> in<strong>di</strong>vidui capaci <strong>di</strong><br />

perseguire i loro scopi in una società<br />

libera si è storicamente rivelata efficace<br />

nella società occidentale nella produzione<br />

sempre più efficiente <strong>di</strong> ricchezza,<br />

<strong>di</strong> cui ha beneficiato infine<br />

tutta la collettività. Questi processi,<br />

che sono alla base della moderna economia<br />

capitalistica, sono stati spiegati<br />

nel XVIII secolo da filosofi che si<br />

occupavano <strong>di</strong> etica come Mandeville<br />

e Smith. Nella società occidentale, inoltre,<br />

si è verificato un processo <strong>di</strong> “<strong>di</strong>sincantamento<br />

del mondo” (Max Weber)<br />

secondo cui “sapere è potere”, teorizzato<br />

da filosofi come Bacone e Cartesio,<br />

che hanno così preconizzato la contemporanea<br />

società della scienza e della<br />

tecnica. La “mano invisibile” <strong>di</strong> Smith<br />

e l’applicazione della conoscenza scientifica<br />

e tecnologica ai processi produttivi<br />

hanno reso <strong>di</strong>sponibili maggiori<br />

risorse, rendendo possibile la società<br />

opulenta in cui attualmente viviamo e<br />

combattendo efficacemente la miseria,<br />

che prima <strong>di</strong> allora era largamente<br />

<strong>di</strong>ffusa nella civiltà occidentale.<br />

Etica ed economia<br />

(prof. A. Niccoli)<br />

L’etica utilitaristica <strong>di</strong> Smith e<br />

Bentham, secondo cui il libero mercato<br />

fa sì che ognuno faccia il bene della<br />

collettività mentre persegue il proprio<br />

intesse (“mano invisibile”), è alla base<br />

dell’economia politica classica. Siffatto<br />

egoismo era altresì temperato dall’etica<br />

della benevolenza. Con l’affermazione<br />

dell’economia politica neoclassica,<br />

intorno alla fine dell’Ottocento, la<br />

benevolenza venne trascurata e si<br />

affermò l’in<strong>di</strong>vidualismo metodologico,<br />

l’assoluta sovranità del consumatore<br />

e l’ottimalità paretiana. Ma c’è<br />

ancora posto per un’etica altruista nella<br />

<strong>di</strong>stribuzione e nell’utilizzo delle risorse<br />

economiche in questo contesto?<br />

L’economia capitalistica è tipicamente<br />

<strong>di</strong>namica; in essa è centrale l’innovazione,<br />

e questa rende possibile l’incremento<br />

della ricchezza (salari, profitti<br />

e ren<strong>di</strong>te). Tuttavia, la stessa innovazione<br />

è all’origine <strong>di</strong> <strong>di</strong>seconomie e <strong>di</strong><br />

conflitti sociali nella <strong>di</strong>stribuzione della<br />

ricchezza. L’economia capitalista è<br />

monetaria e l’innovazione deve essere<br />

finanziata; attualmente però sono le<br />

operazioni in conto capitale, non più il<br />

risparmio, a generare la ricchezza.<br />

Così la finanza non è più strumentale<br />

alle esigenze produttive della parte<br />

reale del sistema economico: è <strong>di</strong>venuta<br />

fine a se stessa.<br />

Globalizzazione e sviluppo<br />

(prof. G. Conti)<br />

L’Osservatorio dell’Economia<br />

Mon<strong>di</strong>ale pone in evidenza crescenti<br />

fenomeni <strong>di</strong> <strong>di</strong>suguaglianza tra il livello<br />

<strong>di</strong> red<strong>di</strong>to pro capite dei paesi più<br />

industrializzati rispetto ai paesi situati<br />

al livello inferiore della graduatoria<br />

<strong>di</strong> benessere. Questo andamento complessivo<br />

sottende, tuttavia, situazioni<br />

fortemente <strong>di</strong>versificate: alcuni paesi si<br />

sviluppano a ritmi molto elevati (ad<br />

esempio Cina e In<strong>di</strong>a), alcuni rimangono<br />

confinati ai limiti della sussistenza<br />

e della estrema povertà.<br />

All’interno degli stessi paesi più ricchi<br />

assistiamo a crescenti fenomeni <strong>di</strong><br />

emarginazione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>sagio economico.<br />

Quale ruolo può aver svolto la globalizzazione<br />

dei mercati? Per quale<br />

motivo alcuni paesi ne hanno tratto<br />

beneficio, mentre altri ne sono restati<br />

al margine? La crescita economica è<br />

una con<strong>di</strong>zione essenziale per ridurre<br />

la povertà? Quali azioni si possono<br />

intraprendere da parte delle istituzioni<br />

sopranazionali per estendere i benefici<br />

della globalizzazione delle economie?<br />

Le tre principali istituzioni che governano<br />

la globalizzazione: BM, FMI,<br />

WTO<br />

(prof. V. Brugiatelli)<br />

La Banca mon<strong>di</strong>ale (BM), il Fondo<br />

monetario internazionale FMI) e<br />

l’Organizzazione mon<strong>di</strong>ale del commercio<br />

(WTO), sono le tre più importanti<br />

istituzioni che tessono le trame del<br />

complesso e multiforme univeso della<br />

globalizazione. La Banca mon<strong>di</strong>ale e<br />

il Fondo monetario internazionale sorsero<br />

nel luglio del 1944 nel contesto<br />

della Conferenza monetaria e finanziaria<br />

tenutasi a Bretton Woods, nel<br />

New Hampshire.<br />

L’Organizzazione mon<strong>di</strong>ale del commercio<br />

(WTO) è stata istituita nel 1995<br />

in sostituzione del GATT o General<br />

Agreement on Tariffs and Trade<br />

(accordo generale sulle tariffe e il commercio<br />

firmato nel 1947, in occasione<br />

della Conferenza <strong>di</strong> Gineva, dai rappresentanti<br />

<strong>di</strong> 23 Paesi). La BM, il FMI<br />

e il WTO perseguono delle linee politiche<br />

che spesso interessano, sia <strong>di</strong>rettamente<br />

che in<strong>di</strong>rettamente, questioni<br />

fondamentali quali l’ambiente, i <strong>di</strong>ritti<br />

umani e l’educazione. Il loro operato<br />

è al centro <strong>di</strong> intricate controversie<br />

<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne etico-sociale.


ADAM SMITH AMARTYA SEN<br />

Adam Smith Kirkcaldv (Scozia) 1723-1790 fu <strong>di</strong>scepolo del<br />

filosofo Francis Hutcheson ed amico <strong>di</strong> Hume. Insegnò<br />

logica a Oxford e poi filosofia morale all'Università <strong>di</strong><br />

Glasgow fino al 1763. La sua prima opera, Teoria<br />

dei sentimenti morali, comparsa nel 1759, elaborava<br />

una morale della "simpatia". Nel 1776 pubblicò<br />

la sua opera più celebre, le Ricerche sopra la natura<br />

e le cause della ricchezza delle nazioni, che può<br />

essere considerato il primo trattato sistematico <strong>di</strong> economia<br />

politica, in cui egli espone teorie che saranno<br />

a fondamento del liberismo economico.<br />

Amartya Sen, premio Nobel 1998 per l'economia per i suoi<br />

stu<strong>di</strong> sullo Stato sociale è nato nel 1933 a Santiniketan, "casa<br />

della pace", l'università nella foresta fondata da Tagore. Il<br />

suo nome, Amartya, scelto proprio da quest'ultimo,<br />

significa "colui che è impossibile uccidere".<br />

Si deve a Sen l'elaborazione dell'HDI, Human<br />

Development Index, il coefficiente <strong>di</strong> misurazione<br />

del grado <strong>di</strong> sviluppo che ha introdotto nuovi<br />

parametri per valutare la reale ricchezza <strong>di</strong> un<br />

Paese: aspettativa <strong>di</strong> vita, alfabetizzazione degli<br />

adulti, <strong>di</strong>stribuzione del red<strong>di</strong>to.<br />

Il tema: Globalizzazione e sviluppo,<br />

le teorie <strong>di</strong> Amartya Sen<br />

Nella seconda metà del secolo appena finito gli scambi commerciali nel mondo sono aumentati in maniera vertiginosa, dando un impulso vigoroso all’economia<br />

mon<strong>di</strong>ale, ma è nell’ultimo decennio che l’incremento degli scambi ha conosciuto un’impennata davvero straor<strong>di</strong>naria. Con la crisi del comunismo<br />

un immenso territorio, che va dall’Europa centro-orientale alla Cina, ha fatto il suo ingresso nel mercato mon<strong>di</strong>ale: è per questo che si parla <strong>di</strong><br />

globalizzazione, un fenomeno grazie al quale si può <strong>di</strong>re che l’intero pianeta sia <strong>di</strong>ventato un unico grande mercato economico, un enorme blocco culturale e<br />

politico.<br />

E’ un bene? E’ un male? Certo, la libertà e l’incremento degli scambi ha enormemente influenzato il mondo in cui viviamo: idee e culture viaggiano con le<br />

merci, e dallo scambio delle idee trae impulso il progresso. Tuttavia non possiamo nasconderci che i maggiori beneficiari dell’avvento <strong>di</strong> questo mercato mon<strong>di</strong>ale<br />

siano stati i paesi ricchi del Nord del pianeta che, grazie al maggiore valore aggiunto dei loro prodotti finiti, instaurano uno scambio ineguale con i paesi<br />

più poveri, i cui beni sono invece a più basso valore aggiunto.<br />

Proprio a questo proposito, ossia circa la squilibrata <strong>di</strong>stribuzione dei frutti della globalizzazione, si è espresso l’economista bengalese Amartya Sen, Premio<br />

Nobel nel 1998 per l’analisi dei problemi economici in chiave umanistica. Secondo Sen, infatti, questo fenomeno ha accentuato ancora <strong>di</strong> più il <strong>di</strong>vario già esistente<br />

fra paesi ricchi e paesi poveri, i primi caratterizzati da un’estrema opulenza ed i secon<strong>di</strong> da una gravissima miseria: dalle sue riflessioni intorno a consumi,<br />

red<strong>di</strong>to e povertà nasce il concetto <strong>di</strong> “capabilities”, la libertà <strong>di</strong> ogni in<strong>di</strong>viduo <strong>di</strong> scegliere il tipo <strong>di</strong> vita che egli, per un motivo o per un altro, apprezza.<br />

E’ proprio quest’ultima nozione il punto su cui si fonda la frattura fra le “due parti” <strong>di</strong> Mondo: i paesi sottosviluppati, infatti, sono privi delle libertà sostanziali<br />

<strong>di</strong> condurre un’esistenza se non prospera, per lo meno decente, <strong>di</strong> poter sfuggire alla fame, alle malattie, alla morte precoce: la povertà, quin<strong>di</strong>, non è solo<br />

la semplice e pura mancanza <strong>di</strong> red<strong>di</strong>to, ma anche privazione delle capacitazioni (capabilities) fondamentali.<br />

Come fare buon uso della liberalizzazione dei rapporti economici dei risultati del progresso tecnico-scientifico in modo tale che tutti i paesi (inclusi quelli del<br />

Terzo Mondo) possano fruirne per conseguire uno sviluppo adeguato, perciò, è il principale problema da risolvere per Amartya Sen: secondo l’economista questo<br />

fenomeno <strong>di</strong> globalizzazione deve risolversi anche in un processo <strong>di</strong> trasformazione sociale che elimini le principali forme <strong>di</strong> “illibertà” come la fame, l’ignoranza,<br />

la mancanza <strong>di</strong> democrazia o lo sfruttamento in<strong>di</strong>scriminato delle risorse ambientali, e non solo in un maggiore possesso <strong>di</strong> conoscenza e beni materiali.<br />

La via da percorrere, secondo Sen, è quella <strong>di</strong> rafforzare le istituzioni e <strong>di</strong> metterle a servizio <strong>di</strong> ciascun paese: esse, infatti, superando i confini nazionali,<br />

contribuiranno ad estendere e consolidare la libertà degli in<strong>di</strong>vidui, gli unici agenti attivi del cambiamento.<br />

Poiché espressione <strong>di</strong> tali pensieri, la visione macroeconomia <strong>di</strong> Amartya Sen si allinea perfettamente con quella dell’economista classico Adam Smith, fondatore<br />

dell’”economia politica” come scienza. Smith, pur affermando l’autonomia <strong>di</strong> questa scienza dall’etica, sostiene comunque che essa si fonda su una<br />

base morale, l’utilitarismo: ogni soggetto nell’economia agisce per il proprio interesse. A questi principi utilitaristici, però, egli affianca anche altri atteggiamenti<br />

come la prudenza, la giustizia e la benevolenza: è questo il principale punto in comune con il pensatore bengalese e quello, invece, <strong>di</strong> <strong>di</strong>vergenza con la<br />

teoria neoliberista, la quale estremizza sino al massimo l’utilitarismo smithiano trasformandolo in “in<strong>di</strong>vidualismo” (vengono quin<strong>di</strong> <strong>di</strong>menticate giustizia e<br />

benevolenza).<br />

Le varie contestazioni contro la globalizzazione e le conseguenze negative che essa ha comportato (inquinamento-sviluppo sostenibile) hanno fatto sì che si<br />

facesse largo fra l’opinione pubblica la consapevolezza <strong>di</strong> proporre regole più sicure e trasparenti al processo <strong>di</strong> mon<strong>di</strong>alizzazione degli scambi. Lo scenario<br />

economico è mutato. L’economia è, ogni giorno <strong>di</strong> più, globale in un processo tumultuoso e irreversibile <strong>di</strong> apertura dei mercati, crescita degli investimenti e<br />

unificazione del mercato su scala mon<strong>di</strong>ale. Le moderne tecnologie informatiche e <strong>di</strong> comunicazione abbattono barriere ed ostacoli fino a ieri insuperabili, gli<br />

spazi entro cui l’economia <strong>di</strong> ogni paese agisce si <strong>di</strong>latano e, sempre <strong>di</strong> più, le <strong>di</strong>namiche che segnano la crescita e lo sviluppo <strong>di</strong>pendono da variabili sopranazionali<br />

e fattori globali. Un processo che non è solo economico, ma che ogni giorno <strong>di</strong> più investe le <strong>di</strong>namiche sociali, le identità culturali, gli assetti politici<br />

ed istituzionali: secondo me, quin<strong>di</strong>, occorre uscire da un atteggiamento <strong>di</strong>fensivo e perdente che guarda alla globalizzazione con occhi <strong>di</strong>ffidenti e, viceversa,<br />

mettere in evidenza che essa (la globalizzazione) ha offerto ed offre gran<strong>di</strong> opportunità in primo luogo proprio a coloro e a quei paesi che sono stati<br />

esclusi dai circuiti degli scambi e della crescita.<br />

Naturalmente, però, la globalizzazione, come qualsiasi altro processo economico e sociale, non è “neutra”: <strong>di</strong>pende da chi la <strong>di</strong>rige, da come la si gestisce, da<br />

quali valori la ispirano, da quali obiettivi e finalità si inseguono. In particolare, appare sempre più evidente la necessità <strong>di</strong> perseguire e <strong>di</strong> conciliare due obiettivi:<br />

per un verso procedere ad ulteriori aperture dei mercati e liberalizzazione degli scambi abbassando i dazi <strong>di</strong> accesso, rimuovendo gli ostacoli non tariffari,<br />

definendo regole più certe e chiare per la concorrenza e gli investimenti, proporzionando un’adeguata tutela alla proprietà intellettuale. Per altro verso, poi,<br />

non sono più elu<strong>di</strong>bili, nell’interesse <strong>di</strong> tutta l’umanità, la tutela dell’ambiente in coerenza con gli accor<strong>di</strong> internazionali e per uno sviluppo effettivamente<br />

sostenibile a vantaggio, in primo luogo, proprio dei paesi più poveri: a questi occorre affiancare la tutela della salute mon<strong>di</strong>ale e l’affermazione dei fondamentali<br />

<strong>di</strong>ritti del lavoro a partire dalle “parti” più debole (come le donne ed i bambini) per la cui tutela è necessario che i paesi industrializzati siano capaci <strong>di</strong><br />

offrire ai paesi in via <strong>di</strong> sviluppo sostegni che consentano loro <strong>di</strong> ritrovare quella competitività che oggi è spesso offerta loro solo con la negazione dei <strong>di</strong>ritti<br />

ed ella libertà.<br />

Sta dunque, secondo il mio parere, nell’intreccio <strong>di</strong> liberalizzazione degli scambi e <strong>di</strong>mensione sociale la nuova frontiera del governo della globalizzazione la<br />

quale deve essere portatrice <strong>di</strong> procedure <strong>di</strong> funzionamento e <strong>di</strong> meccanismi decisionali ispirati da trasparenza e partecipazione dei citta<strong>di</strong>ni. Insomma, servono<br />

regole certe e consapevoli affinché non siano globali soltanto gli scambi, ma anche lo sviluppo ed il progresso.<br />

Monica Brunori V E - L.S.P.P.<br />

9<br />

<strong>2006</strong>


10<br />

<strong>2006</strong><br />

E’ un fenomeno <strong>di</strong> questi anni, e<br />

attira al cinema frotte <strong>di</strong> spettatori,<br />

il ritorno del cosiddetto film<br />

“storico”, con pellicole ispirate a personaggi<br />

e ambientazioni antiche, o a<br />

testi illustri della letteratura classica.<br />

Insieme al genere “fantasy” e alle saghe<br />

tolkieniane, potteriane e starwarsiane,<br />

sembra che il mito e la storia grecoromana<br />

siano il cavallo <strong>di</strong> battaglia<br />

dell’ultima produzione <strong>di</strong> Hollywood.<br />

Che sia tutto ri-iniziato dal “Gla<strong>di</strong>atore”<br />

o che la cosa abbia ra<strong>di</strong>ci più vetuste,<br />

è un dato <strong>di</strong> fatto che in questi anni si<br />

sia assistito a una massiccia proposta<br />

<strong>di</strong> pellicole in costume (o “in toga”):<br />

cosa che non può proprio lasciare in<strong>di</strong>fferenti<br />

(nel bene e nel male!) chi al<br />

mondo classico ha de<strong>di</strong>cato i suoi interessi<br />

o ne ha fatto a vario titolo la sua<br />

scelta. La sottoscritta ad esempio non<br />

se ne è perso uno, ultimamente, e -<br />

vuoi che fossero deliziato piacere o<br />

capelli dritti le conseguenze della proiezione<br />

- si è coscienziosamente sottoposta<br />

alla visione <strong>di</strong> tutti i film <strong>di</strong> tale<br />

argomento messi alla sua portata.<br />

Di qui il desiderio - inevitabile - <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>re la propria. Più che come recensione<br />

in senso stretto (anche perché priva del<br />

requisito della contiguità temporale), la<br />

presente si propon d’essere una riflessione<br />

sul modo in cui in questi anni la<br />

grande <strong>di</strong>stribuzione cinematografica<br />

pensa e si rapporta al mondo antico. Nel<br />

bene e nel male, come <strong>di</strong>cevo. Perché<br />

quelle qui presentate sono letture <strong>di</strong><br />

segno opposto, una in positivo una in<br />

negativo, <strong>di</strong> due film scelti tra i molti<br />

possibili: “Troy” <strong>di</strong> Wolfgang Petersen<br />

e “Alexander” <strong>di</strong> Oliver Stone.<br />

Giu<strong>di</strong>zi personalissimi, s’intende, e<br />

totalmente ascrivibili agli umori e ai<br />

gusti della redattrice. Li si consideri<br />

dunque come tali e nulla più, e si perdoni<br />

l’uso della prima persona, reso<br />

inevitabile da quanto sopra, oltreché<br />

dalla necessità che la suddetta sentiva<br />

<strong>di</strong> assumersi la piena responsabilità<br />

dei toni non propriamente britannici<br />

talora scelti.<br />

Che ne penso <strong>di</strong> Troy<br />

DAL MITO ALLO SCHERMO<br />

A vedere “Troy” ci andai con una collega<br />

e con una classe intera <strong>di</strong> liceali:<br />

l’attuale III - allora I – B. E, pur avendone<br />

letto <strong>di</strong> cotte e <strong>di</strong> crude prima <strong>di</strong><br />

andarci, mi sforzai in tutti i mo<strong>di</strong> - lo<br />

giuro - <strong>di</strong> mantenere la mente sgombra<br />

da pregiu<strong>di</strong>zi, <strong>di</strong> prendere il film per ciò<br />

che era e non per ciò che avrei voluto<br />

che fosse; <strong>di</strong> essere aperta e <strong>di</strong>sponibile<br />

ad apprezzare quanto <strong>di</strong> buono il<br />

regista ci avesse eventualmente messo,<br />

pur avendo fatto man bassa <strong>di</strong> tutto il<br />

resto.<br />

Ma, lo confesso, fallii.<br />

Non so se fu perché nonostante tutto<br />

non fui proprio capace <strong>di</strong> prescindere<br />

dalle cose che inevitabilmente appartenevano<br />

alla mia formazione e al mio<br />

modo <strong>di</strong> sentire. Magari, invece, a uno<br />

che <strong>di</strong> Omero non avesse mai sentito<br />

parlare, questo film sarebbe anche piaciuto.<br />

Come quella ragazza <strong>di</strong> cui mi<br />

raccontò poi un’alunna (facendomi fare<br />

una gran risata, devo <strong>di</strong>re), la quale,<br />

durante il duello tra Achille e Ettore<br />

faceva il tifo per Ettore, e, al fidanzato<br />

che le preannunciava la morte <strong>di</strong><br />

quest'ultimo, <strong>di</strong>sse girandosi irritatissima:<br />

"E tu che ne sai?".<br />

Certo mi piacerebbe conoscere il parere<br />

<strong>di</strong> uno che ci sia andato con la mente<br />

davvero sgombra.<br />

Io, per parte mia, stavo per fondare il<br />

movimento "Togliamo la macchina da<br />

presa a Wolfgang Petersen" e avevo<br />

già iniziato la raccolta <strong>di</strong> firme. Ma sa<br />

un po’ d’illiberale, è vero: non ci arrabbiamo.<br />

Però a tutti quelli che, come lui,<br />

fanno polpette <strong>di</strong> tutto quanto abbia<br />

un po’ <strong>di</strong> tra<strong>di</strong>zione e <strong>di</strong> <strong>di</strong>gnità per<br />

inventarsi dei drammoni incellofanati<br />

senza capo né coda (e che tra l'altro<br />

sono tutti <strong>di</strong>speratamente uguali nella<br />

loro banalità) <strong>di</strong>ciamolo almeno una<br />

volta per tutte: BASTA! DATEVI<br />

ALL'IPPICA E LASCIATE L'EPICA,<br />

CHE NON È PER VOI!<br />

Inevitabile, per raccontare il film,<br />

descrivere lo scempio <strong>di</strong> Iliade, O<strong>di</strong>ssea<br />

e Eneide, da esso perpetrato. Ma<br />

aggiungo anche alcune osservazioni<br />

del tutto personali, e dunque <strong>di</strong>scutibilissime,<br />

cercando <strong>di</strong> andare per or<strong>di</strong>ne.<br />

1) Prima <strong>di</strong> tutto, la scelta dell'interprete<br />

per il personaggio <strong>di</strong> Achille. Ora posso<br />

<strong>di</strong>rlo a ragion veduta: ma che c'entra<br />

Brad Pitt col Pelide Achille? Sì, sì, va<br />

bene, bello e bravo... è andato tante<br />

ore in palestra, si è impegnato e ha<br />

messo su un gran bel fisico: complimenti.<br />

Ma come la mettiamo con quel<br />

nasino alla francese che resta uguale a<br />

com'è perché i bicipiti non gli crescono,<br />

e sopra quella montagna <strong>di</strong> muscoli<br />

(controfigura a parte) ci sta come i<br />

baffi sulla Gioconda? D’accordo, questa<br />

è senz’altro questione <strong>di</strong> gusti.<br />

Eppure non posso fare a meno <strong>di</strong> chiedermi:<br />

che genere <strong>di</strong> Achille aveva in<br />

mente Petersen se lo fa fare a Brad<br />

Pitt?<br />

2) È vero quello che hanno detto in<br />

molti e devo <strong>di</strong>rlo anch'io: ma a chi è<br />

venuta per primo quest'idea strampalata<br />

<strong>di</strong> far <strong>di</strong>ventare Patroclo cugino <strong>di</strong><br />

Achille? Certo, nessuno pretendeva<br />

che si alludesse apertamente al genere<br />

<strong>di</strong> relazione che gli antichi attribuivano<br />

ai due, capisco che sarebbe stato<br />

un po’ fuori luogo e che comunque, alla<br />

nostra mentalità, la cosa sarebbe sembrata<br />

molto meno normale <strong>di</strong> quanto<br />

sembrava ai Greci. Ma insomma, non<br />

si poteva inventare qualcosa <strong>di</strong> meglio,<br />

magari semplicemente sfumando, come<br />

fa Omero del resto, e parlando magari<br />

<strong>di</strong> amico carissimo, <strong>di</strong> fedele compagno<br />

ecc.? Ed evitare <strong>di</strong> trasformare<br />

Patroclo, che era un valoroso guerriero,<br />

in un implume sbarbatello adottato<br />

da Achille? E poi, (visto che ci sono),<br />

nell'Iliade Patroclo non indossa le armi<br />

<strong>di</strong> Achille <strong>di</strong> nascosto, ma gli chiede il<br />

permesso <strong>di</strong> farlo per rincuorare i Greci,<br />

e Achille glielo accorda. Nessuna sottrazione<br />

indebita, che sarebbe tra l'altro<br />

cosa gravissima, e nessun guerriero<br />

omerico la farebbe, soprattutto non<br />

lo farebbe Patroclo ad Achille.<br />

3) Agamennone e Menelao, a parte il<br />

fatto che sono due esseri <strong>di</strong> rara sgradevolezza<br />

(e per fortuna che la tra<strong>di</strong>zione<br />

parlava <strong>di</strong> "biondo Menelao, l'uomo<br />

inferiore a nessuno per bellezza<br />

ecc. ecc."), hanno almeno trent'anni<br />

ciascuno più <strong>di</strong> Achille. E sono due<br />

in<strong>di</strong>vidui volgari e privi <strong>di</strong> qualsivoglia<br />

decoro. Ora, non che Agamennone mi<br />

stia simpatico (anzi, come personaggio<br />

non l'ho mai amato troppo, se è per<br />

questo: è arrogante, iroso, prepotente).<br />

Ma da qui a farne un vecchio otre<br />

ce ne corre. E non è solo una questione<br />

estetica, naturalmente. No, il fatto<br />

è che tutti questi signori, nel mondo<br />

omerico, hanno un'etica guerriera fatta<br />

<strong>di</strong> onore, <strong>di</strong> rispetto, <strong>di</strong> grandezza anche<br />

nella contesa e nella sfida, e tutto questo<br />

nel film è completamente azzerato<br />

per farli <strong>di</strong>ventare dei troglo<strong>di</strong>ti, e si<br />

vede da come si comportano: il che<br />

vuol <strong>di</strong>re non aver capito nulla <strong>di</strong> loro,<br />

e dell'Iliade in genere. Nell'Iliade<br />

Agamennone, per far tornare Achille in<br />

battaglia, gli invia un'ambasceria coi<br />

controfiocchi formata da Aiace,<br />

O<strong>di</strong>sseo e dal vecchio Fenice, poi gli<br />

chiede scusa, gli manda "doni infiniti"<br />

e gli restituisce Briseide, garantendo<br />

sul suo onore <strong>di</strong> non averla toccata.<br />

Nel film <strong>di</strong>ce, sì, "non l'ho toccata",<br />

ma subito dopo aggiunge: "L'ho data<br />

alla truppa" (!!!) E non c'è nessuna<br />

ambasceria, perché il prode Achille va<br />

a salvare personalmente la pulzella<br />

dalle grinfie dei soldatacci. Peraltro<br />

gran troglo<strong>di</strong>ta anche Achille, in quest'accolita<br />

<strong>di</strong> signori, che dà sganassoni<br />

a uomini e donne (Briseide compresa),<br />

gira come mamma (Teti) l’ha<br />

fatto davanti alle sacerdotesse <strong>di</strong> Apollo,<br />

fa orge private mentre tutti gli altri<br />

vanno in battaglia, e ci manca solo che<br />

rutti, ma forse lo ha fatto e mi è sfuggito.<br />

Ora, io mi chiedo, regista e sceneggiatori<br />

<strong>di</strong> questo film conoscono la<br />

<strong>di</strong>fferenza tra "ira" e "zoticaggine"?<br />

Per farlo feroce qual era, il povero<br />

Achille, c'era proprio bisogno <strong>di</strong> trasformarlo<br />

in un orang-utan?<br />

4) Briseide viene promossa al rango <strong>di</strong><br />

protagonista femminile, e - nominata<br />

sul campo sacerdotessa <strong>di</strong> Apollo -<br />

ingloba in sé tre persone: il sacerdote<br />

<strong>di</strong> Apollo Crise, sua figlia Criseide<br />

(ormai inutile, visto che Crise non c'è<br />

e nessuno va a reclamarla), e se stessa.<br />

Forse per questo non c'è traccia <strong>di</strong><br />

pestilenza che si abbatta sul campo<br />

acheo, nel film, come invece avveniva<br />

all'inizio dell'Iliade a causa della preghiera<br />

fatta al suo <strong>di</strong>o da Crise oltraggiato<br />

da Agamennone. Qui niente peste,<br />

fatti salvi tre o quattro morti <strong>di</strong> malattia<br />

lasciati intorno al cavallo alla fine,<br />

che non ho capito bene cosa ci stessero<br />

a fare lì né chi ce li avesse messi.<br />

5) Di Elena ho già detto, da bellissima<br />

e ciarliera tra<strong>di</strong>trice qual era (che dopo<br />

la guerra se ne torna a Sparta tutta contenta<br />

con Menelao) viene trasformata<br />

in una poverina data in sposa se<strong>di</strong>cenne<br />

a un vecchio zotico, che scopre l'amore<br />

con Paride e per questo resta con<br />

lui fino alla fine, con<strong>di</strong>videndo eroicamente<br />

il dolore delle donne troiane.<br />

Esilarante, peraltro, il <strong>di</strong>alogo iniziale<br />

con lui, che a Sparta sale in camera sua<br />

per sedurla:<br />

"No, non voglio".<br />

"Ieri notte non <strong>di</strong>cevi così".<br />

"Ieri notte è stato uno sbaglio".<br />

"E l'altro ieri?"<br />

"Ho fatto molti sbagli, in questi giorni"<br />

Suvvia... come si fa a recitare sul serio<br />

uno scambio del genere? Secondo me<br />

è già tanto che Orlando Bloom non sia<br />

scoppiato a ridere <strong>di</strong>cendo quelle battute...<br />

Bloom non m’è <strong>di</strong>spiaciuto, devo<br />

<strong>di</strong>re, nel ruolo <strong>di</strong> Paride. Abbastanza<br />

tagliato per il personaggio, a parte la<br />

sceneggiatura demenziale, e poi con<br />

l’arco se la cava benone, sarà che ha già<br />

fatto Legolas nel “Signore degli anelli”…<br />

6) Vogliamo parlare <strong>di</strong> Aiace? Da restarci<br />

fulminati al vederlo: se Achille sembra<br />

un orango lui è tutto King Kong.<br />

Il più nobile, <strong>di</strong>gnitoso e tragico degli<br />

eroi Achei, pare un personaggio del<br />

Pianeta delle scimmie. Quando combatte<br />

sembra <strong>di</strong> vedere Hal Kogan alla<br />

finale del campionato <strong>di</strong> wrestling, per<br />

non parlare del fatto che viene ammazzato<br />

da Ettore. Ma non è l'unico ad<br />

avere questa inaspettata <strong>di</strong>partita, visto<br />

che Menelao muore, Agamennone<br />

viene ucciso da Briseide, e così non ce<br />

n'è più per nessuno, e in un colpo solo<br />

questo film manda <strong>di</strong>soccupati in blocco<br />

tutti i tragici greci. Ad<strong>di</strong>o Orestea<br />

<strong>di</strong> Eschilo, con la catena <strong>di</strong> sangue<br />

della casa degli Atri<strong>di</strong>, e Agamennone<br />

ucciso dalla moglie poi a sua volta<br />

uccisa dal figlio poi a sua volta inseguito<br />

dalle Erinni... e tutto per mano <strong>di</strong><br />

una Briseiduccia qualsiasi, che da sola<br />

neutralizza generazioni <strong>di</strong> storie sulla<br />

colpa e sulla giustizia. E Aiace, essendo<br />

ucciso da Ettore, non potrà suicidarsi<br />

per il giu<strong>di</strong>zio delle armi, quin<strong>di</strong><br />

goodbye Sofocle e riflessioni sulla solitu<strong>di</strong>ne<br />

dell'eroe ecc. Come non ridere<br />

<strong>di</strong> gusto, del resto, <strong>di</strong> fronte alla scena<br />

<strong>di</strong> Achille trafitto al tallone da una freccia<br />

e per questo morente al grido <strong>di</strong><br />

"Pace, pace..."?<br />

E tuttavia, non si salvano invece, in<br />

questo film, Andromaca e Astianatte,<br />

grazie a un passaggio segreto che li<br />

porta fuori da Troia in fiamme? Devo<br />

<strong>di</strong>re che qui sono stata quasi contenta,<br />

perché mi ha sempre fatto venire il<br />

magone quello che <strong>di</strong>ceva la tra<strong>di</strong>zione,<br />

che Andromaca finiva schiava <strong>di</strong><br />

Neottolemo (che per la cronaca è il<br />

figlio e non un soldato <strong>di</strong> Achille, come<br />

in "Troy") e Astianatte veniva gettato<br />

dalle mura sempre da Neottolemo, per<br />

timore che <strong>di</strong>ventasse forte come suo<br />

padre Ettore. Mi aveva fatto sempre<br />

stringere il cuore il genoci<strong>di</strong>o dei<br />

Troiani dopo la caduta della città, per<br />

come lo racconta, ad esempio, Euripide<br />

nelle “Troiane”. Qui invece i buoni si<br />

salvano, evviva! A un certo punto confesso<br />

<strong>di</strong> aver sperato che i Troiani vincessero,<br />

perché ho sempre fatto il tifo<br />

per loro, e che bruciassero il cavallo<br />

fuori dalle mura facendo arrosto gli<br />

occupanti (peccato solo per Sean Bean,<br />

già Boromir nel Signore degli Anelli,<br />

e che qui interpreta Ulisse cavandosela<br />

decorosamente).<br />

7) I figli <strong>di</strong> Priamo, che fine hanno<br />

fatto? Stavo per chiamare "Chi l'ha<br />

visto?" perché nel film sono solo due,<br />

Ettore e Paride, invece che i cinquanta<br />

omerici. Capisco che cinquanta siano<br />

un po' tantini, soprattutto visto che nel<br />

film non c'è traccia <strong>di</strong> Ecuba, che da<br />

sola ne ha fatti 19... ma insomma, una<br />

via <strong>di</strong> mezzo tra 2 e 50 ci sarà pure, no?<br />

E poi Polissena immolata sulla tomba<br />

<strong>di</strong> Achille? E Cassandra? Missing.<br />

8) L'incontro tra Ettore e Andromaca


alle porte Scee? Praticamente cassato:<br />

niente parole d'amore, niente "tu sei per<br />

me padre e nobile madre madre, tu sei<br />

per me fratello e sposo fiorente", niente<br />

"<strong>di</strong> nessuno mi importa al mondo più<br />

che <strong>di</strong> te"... Macché. Lei piange, i due<br />

si <strong>di</strong>cono ad<strong>di</strong>o, lui le ricorda del passaggio<br />

segreto e Astianatte si mette a<br />

frignare nel bel mezzo senza motivo,<br />

e dà pure un po' fasti<strong>di</strong>o. Nessuna traccia<br />

dell'abbraccio del padre e del piccolo<br />

che si spaventa perché vede ondeggiare<br />

"terribile" il cimiero sull'elmo <strong>di</strong><br />

lui, e del sorriso silenzioso dei due<br />

genitori, e <strong>di</strong> Ettore che si toglie l'elmo<br />

e palleggia il bimbo tra le braccia<br />

e lo alza verso il cielo e lo bene<strong>di</strong>ce,<br />

pregando gli dei che un giorno qualcuno<br />

<strong>di</strong>ca "È molto più forte del padre".<br />

Tutto scomparso. In compenso compare<br />

Elena, da lontano, e Ettore le rivolge<br />

un ultimo sguardo prima <strong>di</strong> andare a<br />

morire (ah, per inciso, durante il duello<br />

con Achille il poveretto prima <strong>di</strong><br />

morire inciampa, cadendo, nell'unica<br />

pietra visibile nel raggio <strong>di</strong> tre chilometri).<br />

9) Enea, che già nell'Iliade è uno dei<br />

campioni troiani, qui fa una fugace<br />

apparizione alla fine e avrà al massimo<br />

quin<strong>di</strong>ci anni, portando con sé il<br />

padre che più che il padre sembra il<br />

bisnonno, e naturalmente senza figlio<br />

Ascanio data la tenerissima età. Paride<br />

gli chiede, nella concitazione del<br />

momento: "Come ti chiami?". E lui:<br />

"Enea". Risata del pubblico. Capisco<br />

la concitazione, ma Paride avrebbe<br />

dovuto riconoscerlo visto che erano<br />

parenti stretti, e tra l'altro visto che<br />

Creusa, moglie <strong>di</strong> Enea, era sua sorella.<br />

Ma vabbè, si sarà <strong>di</strong>stratto, e poi qui<br />

Creusa è assente, come si è detto, caduta<br />

nel massacro dei figli <strong>di</strong> Priamo fatto<br />

da Petersen (altro che feroce Achille!).<br />

"Ti affido la spada <strong>di</strong> Troia", <strong>di</strong>ce solenne<br />

Paride (mai saputo dell'esistenza <strong>di</strong><br />

una spada <strong>di</strong> Troia, ma forse non sono<br />

aggiornata): "Finché sarà in mano a<br />

un troiano, Troia vivrà". Amen, Enea<br />

partirà e un giorno da Troia nascerà l'astro<br />

<strong>di</strong> Roma.<br />

10) La scena importantissima e solenne,<br />

con Priamo che va alla tenda <strong>di</strong><br />

Achille a chiedere il corpo <strong>di</strong> Ettore?<br />

Spiacente, ma anche qui la bravura <strong>di</strong><br />

Peter O'Toole non ci salva. Il vecchio<br />

entra incappucciato nella tenduccia<br />

dell'eroe, Achille gli chiede: "Chi sei<br />

tu?" E lui: "Priamo!" Pausa solenne,<br />

riempita dagli sghignazzi corali degli<br />

studenti della I B. Arriviamo al momento<br />

cruciale, quello in cui nell'Iliade il<br />

vecchio re <strong>di</strong> Troia chiede ad Achille<br />

la restituzione del corpo <strong>di</strong> Ettore, ricordandogli<br />

il comune destino <strong>di</strong> morte<br />

degli uomini, ricordandogli che anche<br />

lui ha un padre, Peleo, che soffrirà per<br />

il figlio lontano, per la sua morte in battaglia,<br />

che resterà solo in balia dei vicini<br />

perché Achille non tornerà a <strong>di</strong>fenderlo.<br />

Achille si commuove, piange, i<br />

due piangono insieme pensando l'uno<br />

a Ettore, l'altro a Peleo, e Achille decide<br />

<strong>di</strong> esau<strong>di</strong>re Priamo. Questo in<br />

Omero. Ma qui: sorpresa! Peleo è<br />

morto: lo <strong>di</strong>ce Priamo. "Conoscevo tuo<br />

padre", afferma il vecchio re, con lo<br />

stesso tono del colonnello <strong>di</strong> Top Gun<br />

a Tom Cruise, e sembra lì lì per aggiungere:<br />

"Eravamo in Vietnam insieme".<br />

Ma niente Vietnam, il succo è che Peleo<br />

è più fortunato <strong>di</strong> Priamo, perché non<br />

ha visto morire i suoi figli essendo<br />

morto prima lui. Ma si può? Del resto,<br />

a pensarci bene, si può: se la madre <strong>di</strong><br />

Achille Teti, che è una dea, può avere<br />

una sessantina d'anni e rughe che <strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>vinamente giovane hanno ben poco,<br />

il padre Peleo che era un semplice<br />

uomo può benissimo essere già morto...<br />

Comunque, Priamo se ne va a casa col<br />

corpo del figlio e in aggiunta Briseide<br />

liberata, che lo saluta con un toccante:<br />

"Zio!"<br />

11) E chiudo questa parte con una notazione<br />

su luoghi e tempi. Insomma, ma<br />

un po' <strong>di</strong> decenza… La reggia <strong>di</strong> Troia<br />

che sembra arredata da una maîtresse<br />

turca, Paride e Elena che se ne vanno<br />

in giro con l'ombrellino parasole, il<br />

palazzo <strong>di</strong> Sparta popolato da odalische<br />

e giannizzeri, costumi che sembrano<br />

fatti per il carnevale <strong>di</strong> Viareggio, le<br />

tende achee che ricordano capanne <strong>di</strong><br />

pigmei, la nave <strong>di</strong> Agamennone che in<br />

compenso si trasforma in una maxitenda<br />

caravan accessoriata <strong>di</strong> tutto, <strong>di</strong>ademi<br />

d'oro come quelli <strong>di</strong> Schliemann<br />

sulla fronte <strong>di</strong> ogni ancella troiana... e<br />

la guerra <strong>di</strong> Troia quanto dura? Mah...<br />

sì e no quin<strong>di</strong>ci giorni, massimo venti...<br />

Altro che i <strong>di</strong>eci anni <strong>di</strong> Omero: qui si<br />

risolve tutto, dall'antefatto all'epilogo,<br />

in quattro e quattr'otto. E scusate se è<br />

poco.<br />

Queste sono le cosucce<br />

da poco, ma veniamo<br />

alla sostanza...<br />

Omero con<br />

l’imbuto<br />

Dunque, detta un po’<br />

più sul serio, perché<br />

non si pensi che<br />

abbiamo la puzza<br />

sotto al naso e stiamo<br />

qui a fare le pulci a<br />

"Troy" solo per il<br />

gusto <strong>di</strong> darci arie da<br />

elegantoni snob.<br />

È chiaro che nessuno<br />

si aspettava che un<br />

regista alle prese con<br />

una tra<strong>di</strong>zione epica<br />

e mitica così vasta si<br />

mettesse a star <strong>di</strong>etro<br />

ai minimi dettagli per<br />

sod<strong>di</strong>sfare i gusti<br />

incontentabili dei cultori<br />

della materia.<br />

Certo, a tutto c'è un<br />

limite, anche alla<br />

libertà compositiva: se uno fa un film<br />

su Cristoforo Colombo ci si aspetta<br />

che quanto meno il protagonista scopra<br />

l'America e non la Norvegia, e va<br />

detto che con "Troy" siamo quasi a<br />

questo livello, perché lo scempio compiuto<br />

da questo film va decisamente al<br />

<strong>di</strong> là delle più fosche previsioni. E non<br />

mi pare che per mettersi al riparo sia<br />

sufficiente scrivere: "Liberamente ispirato<br />

all'Iliade" nei titoli <strong>di</strong> coda. Se io<br />

<strong>di</strong>co <strong>di</strong> essermi ispirata liberamente<br />

alla vita <strong>di</strong> Hitler non ho certo per questo<br />

l'abilitazione a trasformarlo in un<br />

agnellino filantropo.<br />

E tuttavia il punto non è questo, secondo<br />

me.<br />

Cioè, potrebbe essere anche questo,<br />

ma non nel senso che uno si metta a<br />

contare le <strong>di</strong>screpanze tra "Troy" e<br />

l'Iliade con la puntualità del maestrino<br />

severo, godendo <strong>di</strong> ogni crocetta rossa<br />

e blu segnata accanto agli strafalcioni.<br />

Personalmente, anzi, devo <strong>di</strong>re che mi<br />

aveva colpito - quando ne avevo letto<br />

- la decisione del regista <strong>di</strong> non introdurre<br />

gli dèi nella storia. Una scelta<br />

interessante e coraggiosa, avevo pensato,<br />

perché in effetti in Omero la presenza<br />

degli dèi è spesso un modo per<br />

spiegare e descrivere "dall'esterno"<br />

impulsi e processi psicologici che si<br />

compiono nell'anima degli uomini: e<br />

sarebbe stato stimolante vedere come<br />

il film avesse invece reso la cosa.<br />

Davvero sarebbe stato "più realistico",<br />

a lavorarci sul serio. Ma a me sembra<br />

che "Troy" sia esattamente il contrario<br />

<strong>di</strong> un film realistico, ad onta <strong>di</strong> quanto<br />

ne hanno detto gli sceneggiatori,<br />

che con tale motivazione hanno giustificato<br />

le notevoli libertà che si sono<br />

presi.<br />

Bisognerebbe allora che qualcuno si<br />

prendesse una buona volta la briga <strong>di</strong><br />

spiegare a certi cineasti <strong>di</strong> Hollywood<br />

(che peraltro sono bravissimi a confezionare<br />

film <strong>di</strong>vertenti, e magari i nostri<br />

barbosissimi maestri del cinema imparassero<br />

da loro il modo <strong>di</strong> produrre<br />

pellicole meno soporifere...); bisognerebbe,<br />

<strong>di</strong>cevo, spiegare a Petersen e<br />

compagnia bella che, se si incaponiscono<br />

a ficcare con l'imbuto qualsiasi<br />

storia gli capiti a tiro nello schema precotto<br />

del genere (av venturoso/drammatico/thriller<br />

ecc...), senza<br />

fare un minimo sforzo <strong>di</strong> riflessione<br />

sulle motivazioni REALI che muovono<br />

l'agire dei personaggi, alla fine succederà<br />

sempre quello che in effetti succede<br />

(e succede sempre <strong>di</strong> più da un po'<br />

<strong>di</strong> tempo a questa parte, mi pare) nei<br />

loro film, e cioè che questi sono tutti<br />

uguali, e sembrano tutti <strong>di</strong> plastica, e<br />

alla fine risultano sempre più noiosi,<br />

perché ti propinano sempre la stessa<br />

solfa e la stessa minestra riscaldata. E,<br />

a parte la noia, risultano tutti assolutamente<br />

improbabili e lontani anni luce<br />

dalla realtà. Cattivi che più cattivi <strong>di</strong><br />

così non si può, buoni così angelici da<br />

cariare i denti, duelli risolutivi regolarmente<br />

tutti uguali in cui il buono<br />

prima sembra paurosamente soccombere<br />

e poi per miracolo vince un secondo<br />

prima <strong>di</strong> essere massacrato dal cattivo<br />

(e in cui il cattivo resta in pie<strong>di</strong><br />

anche se gli passano sopra con un rullo<br />

compressore, e regolarmente prima <strong>di</strong><br />

morire per davvero si rialza un'ultima<br />

volta quando il buono gli volta le spalle<br />

onde ricevere il definitivo colpo <strong>di</strong><br />

grazia con gran sod<strong>di</strong>sfazione del pubblico),<br />

trovate decisive per lo svolgimento<br />

della storia che nascono da un'intuizione<br />

generata dal caso (ve<strong>di</strong> Ulisse<br />

cui viene in mente l'idea del cavallo<br />

osservando un soldato che intaglia un<br />

cavallino <strong>di</strong> legno per il figlio, e non<br />

<strong>di</strong>temi che non è una cosa patetica),<br />

feroci guerrieri (Achille) che s'inteneriscono<br />

e <strong>di</strong>ventano pacifisti grazie<br />

all'amore <strong>di</strong> soavi fanciulle (Briseide)<br />

che sanno adeguatamente corrispondere<br />

alla possanza o al conto in banca<br />

dell'amato con la loro intatta e cristallina<br />

virtù, il bene che trionfa sempre e<br />

comunque e gli innocenti che immancabilmente<br />

si salvano tutti (ve<strong>di</strong><br />

Andromaca e Astianatte che fuggono<br />

da Troia) onde rassicurare lo spettatore<br />

sul fatto che ci troviamo senza dubbio<br />

nel migliore dei mon<strong>di</strong> possibili e<br />

il delitto non paga perché i cattivi fanno<br />

sempre una brutta fine (ve<strong>di</strong><br />

Agamennone fatto fuori da Briseide e<br />

Menelao che non la racconta manco lui,<br />

così impara a traumatizzare con la sua<br />

stazza un'esile e infelice fanciulla come<br />

Elena), e via <strong>di</strong>scorrendo, credo <strong>di</strong> aver<br />

esemplificato abbastanza.<br />

Insomma, non è tanto per il fatto che<br />

"Troy" abbia tolto all'Iliade tutto quello<br />

che c'era dentro che ce la pren<strong>di</strong>amo<br />

in realtà, ma piuttosto perché lo ha<br />

tolto solo per metterci al suo posto il<br />

vuoto pneumatico <strong>di</strong> un involucro preconfezionato<br />

senza alcun contenuto,<br />

che ha trasformato una delle storie più<br />

commoventi e profonde del mondo<br />

nella solita tiritera retorica sull'amore<br />

e la guerra e l’onore e bla bla bla... E<br />

va bene che così il botteghino è garantito,<br />

ma io mi chiedo, si stuferanno<br />

prima o poi pure gli spettatori <strong>di</strong> vedersi<br />

propinare sempre la stessa cosa in<br />

mille salse <strong>di</strong>verse?<br />

Che bisogno c'era <strong>di</strong> andarci a raccontare<br />

la guerra <strong>di</strong> Troia dall'antefatto<br />

all'epilogo, facendo il minestrone col<br />

rapimento <strong>di</strong> Elena, il cavallo <strong>di</strong> legno,<br />

le conquiste <strong>di</strong> Agamennone, il caratteraccio<br />

<strong>di</strong> Achille, il patriottismo <strong>di</strong><br />

Ettore; che bisogno c'era, <strong>di</strong>cevo, <strong>di</strong><br />

metterci <strong>di</strong> tutto <strong>di</strong> più e <strong>di</strong> inventarsi<br />

anche ciò che non c'era, come se non<br />

bastasse il materiale a <strong>di</strong>sposizione, e<br />

tutto questo senza porsi il benché minimo<br />

interrogativo sulle reali intenzioni<br />

che muovevano il testo omerico?<br />

Omero non descrive tutta la guerra <strong>di</strong><br />

Troia, ma solo un episo<strong>di</strong>o che si verifica<br />

nel decimo anno <strong>di</strong> essa, quello che<br />

ha al centro l'ira <strong>di</strong> Achille. E su questo<br />

episo<strong>di</strong>o svolge il suo racconto e la<br />

sua riflessione, compiendo un'opera<br />

unitaria e coesa, con un senso profondo.<br />

Non una minestra con tanti ingre<strong>di</strong>enti<br />

e nessun sapore.<br />

Non c'era bisogno che lo <strong>di</strong>cessi io, in<br />

ogni caso. Lo ha già scritto Aristotele<br />

un bel po' <strong>di</strong> tempo fa, nella sua<br />

"Poetica", spiegando perché Omero è<br />

stato più grande <strong>di</strong> tutti gli altri che<br />

hanno raccontato l'epica senza selezionare,<br />

svolgendo cicli interminabili<br />

<strong>di</strong> lunghe vicende senza un senso unitario:<br />

"Come dunque nelle altre pratiche imitative<br />

l'imitazione unitaria è quella <strong>di</strong><br />

un unico oggetto, così anche è necessario<br />

che il racconto, poiché è imitazione<br />

<strong>di</strong> un'azione, lo sia <strong>di</strong> un'azione<br />

unica e insieme intera, e che le parti dei<br />

fatti siano così connesse che, trasposta<br />

o sottratta una parte, l'intero ne risulterebbe<br />

mutato e alterato" (51a)<br />

E ancora:<br />

"Quanto all'imitazione narrativa in<br />

versi, è chiaro che i racconti si debbono<br />

comporre come nelle trage<strong>di</strong>e alla<br />

11<br />

<strong>2006</strong>


12<br />

<strong>2006</strong><br />

maniera drammatica, intorno ad un'unica<br />

azione intera e compiuta, che abbia<br />

un principio, un mezzo e una fine, perché<br />

procuri il piacere che le è proprio<br />

come un unico animale intero; le composizioni<br />

non devono essere simili alle<br />

trattazioni storiche, nelle quali è inevitabile<br />

che venga fatta l'esposizione<br />

non <strong>di</strong> un'azione ma <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong><br />

tempo: tutti i fatti che in esso sono<br />

accaduti ad una o più persone, ciascuno<br />

dei quali si trova con gli altri in un<br />

rapporto casuale. (...) Ma la maggior<br />

parte, si può <strong>di</strong>re, dei poeti operano<br />

così. Perciò, come abbiamo detto,<br />

anche in questo Omero deve apparire<br />

mirabile in confronto agli altri: per non<br />

aver tentato <strong>di</strong> rappresentare intera la<br />

guerra, anche se essa aveva un principio<br />

e una fine; il racconto sarebbe risultato<br />

troppo grande e non abbracciabile<br />

con uno sguardo, oppure, pur<br />

misurato nella grandezza, intricato per<br />

la varietà" (59a).<br />

È questo che mi ha veramente seccato,<br />

in questo film sulla guerra <strong>di</strong> Troia:<br />

la totale <strong>di</strong>sinvoltura con cui dalla materia<br />

si è attinto a piene mani, trattandola<br />

senza farsi il benché minimo scrupolo,<br />

senza prendersi la minima briga<br />

<strong>di</strong> chiedersi se ci fosse magari nel testo<br />

<strong>di</strong> riferimento un qualche significato<br />

valido su cui riflettere e magari da<br />

riproporre o da ripensare - per carità -<br />

con tutto il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> riscriverlo con<br />

uno sguardo moderno. Mi ha dato fasti<strong>di</strong>o<br />

la gratuità <strong>di</strong> certe mo<strong>di</strong>fiche fatte<br />

per il solo gusto <strong>di</strong> farle, alla ricerca dell'effetto<br />

speciale o dell'aderenza maggiore<br />

ai modelli precostituiti <strong>di</strong> un cinema<br />

ancorato come un’ostrica alla teoria<br />

della <strong>di</strong>visione in generi.<br />

Qui non si è fatto un film sul mondo<br />

omerico, ma si è adattato il mondo<br />

omerico al film, e secondo me c'è una<br />

gran bella <strong>di</strong>fferenza.<br />

Risultato, Priamo che parla come il<br />

colonnello Trapman <strong>di</strong> Rambo, Achille<br />

che sembra Mel Gibson in "Arma letale",<br />

Ulisse che pare l'egittologo genialoide<br />

<strong>di</strong> "Stargate". Le donne poi non<br />

ne parliamo: ce ne fosse una con un po'<br />

<strong>di</strong> personalità: Andromaca la moglie<br />

dolce e preoccupata, Elena la tra<strong>di</strong>trice<br />

infelice, Briseide la virtuosa virginea<br />

e via rifriggendo...<br />

Che bisogno c'era <strong>di</strong> fare questo polpettone,<br />

con tanto <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o <strong>di</strong> mezzi,<br />

senza riuscire a <strong>di</strong>re nemmeno un decimo<br />

<strong>di</strong> quella cosa così semplice e nello<br />

stesso tempo assoluta detta da Omero?<br />

E cioè che l'Iliade è la storia <strong>di</strong> una crescita,<br />

e <strong>di</strong> una lotta. È la storia <strong>di</strong> un<br />

uomo, Achille, che rifiuta <strong>di</strong>speratamente<br />

l'idea della morte, e con tutte le<br />

sue forze si ribella al destino cui si sa<br />

condannato, che rifiuta <strong>di</strong> essere come<br />

tutti gli altri e tenta ricercando la gloria<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>venire <strong>di</strong>verso, e superiore, e<br />

immortale, che reagisce con un dolore<br />

accecante alla morte del compagno<br />

più caro e cerca <strong>di</strong> trovarvi un conforto<br />

uccidendo chi l'ha ucciso e recando<br />

altro dolore ad altri, come se con questo<br />

potesse cambiare il suo destino,<br />

quello che incombe su tutti gli uomini.<br />

Ed è la storia <strong>di</strong> un uomo che alla<br />

fine, invece, <strong>di</strong>sperato e sconfitto, accetta<br />

piangendo con Priamo l'idea della<br />

morte, accetta il comune destino comprendendo<br />

<strong>di</strong> essere come il nemico che<br />

ha ucciso, e nell'accettarlo si fa grande<br />

davvero, e <strong>di</strong>venta, proprio per questo,<br />

più umano e vittorioso e tragico <strong>di</strong><br />

quanto non sia mai stato prima.<br />

Queste sono le parole che Achille rivolge<br />

a Priamo, dopo avere "goduto del<br />

pianto", prima <strong>di</strong> ridargli il corpo del<br />

figlio:<br />

"Misero, quante sventure hai sopportato<br />

nell'animo!<br />

Come osasti venire solo alle navi degli<br />

Achei, davanti<br />

agli occhi <strong>di</strong> un uomo che ti ha ucciso<br />

molti e valorosi figli? Davvero hai un<br />

cuore <strong>di</strong> ferro.<br />

Ma suvvia, sie<strong>di</strong> su questo seggio<br />

e, sebbene angosciati, lasciamo che i<br />

dolori giacciano<br />

nel fondo dell'animo; non c'è utilità<br />

nel gelido pianto.<br />

Questo gli dèi hanno filato per gli infelici<br />

mortali: vivere<br />

nella sofferenza; essi, invece, sono<br />

immuni dal dolore.<br />

Due gran<strong>di</strong> orci stanno sulla soglia <strong>di</strong><br />

Zeus, colmi<br />

dei doni che dà, uno dei mali e l'altro<br />

dei beni. A chi<br />

Zeus, signore del fulmine, ne dà, dopo<br />

averli mischiati,<br />

costui incontra ora una <strong>di</strong>sgrazia, ora<br />

una fortuna;<br />

ma a chi dà solo sventure, lo rende un<br />

miserabile; la fame<br />

insaziabile lo perseguita sulla terra<br />

<strong>di</strong>vina, e va errando<br />

senza avere onore né dagli dèi né dagli<br />

uomini. Cosí<br />

a Peleo gli dèi concessero splen<strong>di</strong><strong>di</strong><br />

doni, fino dalla nascita;<br />

superava tutti gli uomini per ricchezza<br />

e fortuna,<br />

era signore dei Mirmidoni, e benché<br />

fosse mortale,<br />

gli <strong>di</strong>edero in sposa una dea. Ma il <strong>di</strong>o<br />

gli <strong>di</strong>ede anche<br />

sventura, perché non nacque, nel suo<br />

palazzo,una stirpe<br />

<strong>di</strong> figli nati a regnare, ma generò un<br />

figlio solo,<br />

dal breve destino; e io non posso aver<br />

cura <strong>di</strong> lui, mentre<br />

invecchia, perché sono molto lontano<br />

dalla patria,<br />

qui, a Troia, causando sventure a te e<br />

ai tuoi figli.<br />

E abbiamo sentito <strong>di</strong>re che anche tu,<br />

vecchio, un tempo,<br />

eri felice; narrano che, nel territorio che<br />

<strong>di</strong> sopra limita<br />

Lesbo, <strong>di</strong>mora <strong>di</strong> Macaro, e <strong>di</strong> sotto,<br />

la Frigia e lo sconfinato<br />

Ellesponto, tu, o vecchio, eri superiore<br />

a tutti, per ricchezza<br />

e per figli. Ma da<br />

quando i Celesti ti<br />

mandarono questa<br />

sciagura,<br />

sempre battaglie e<br />

massacri intorno<br />

alla tua città. Fatti<br />

forza,<br />

e non tormentarti<br />

senza tregua nel<br />

cuore; non otterrai<br />

niente,<br />

piangendo tuo<br />

figlio, non lo farai<br />

rivivere, e forse<br />

dovrai<br />

patire qualche<br />

altra sventura".<br />

(dall'Iliade, XXIV,<br />

518-551)<br />

L'Iliade è questa e<br />

tante altre storie...<br />

e il bello (o il brutto)<br />

<strong>di</strong> questo film è<br />

che in certi punti il regista sembra perfino<br />

averlo intuito, ma poi prende strade<br />

tutte <strong>di</strong>verse e fuori luogo e a ogni<br />

passo cede al facile compromesso con<br />

l'esigenza del botteghino, con le richieste<br />

del genere, con la forzatura dei<br />

caratteri, dei personaggi, dei valori che<br />

non sa rappresentare perché fondamentalmente<br />

non gli interessa affatto<br />

rappresentarli, gli interessa rappresentare<br />

i suoi, e anzi, magari fossero almeno<br />

i suoi: sono soltanto quelli banali e<br />

scialbi e retorici <strong>di</strong> un moralismo a<br />

buon mercato in cui non crede ormai<br />

più nessuno, e per primo lui.<br />

Ecco perché non mi è piaciuto "Troy":<br />

non per la serie infinita <strong>di</strong> sciocchezze<br />

con cui ha stravolto il racconto omerico,<br />

non per i figli mancanti <strong>di</strong> Priamo<br />

e le Crisei<strong>di</strong> che non ci sono e le frecce<br />

nei talloni e le incongruenze storiche.<br />

Ma perché non ne ha capito il valore.<br />

Non ha neanche provato a capirlo.<br />

Alexander<br />

Sono andata a vedere il film<br />

"Alexander" con delle buone aspettative.<br />

Non che ne avessi letto molto:<br />

anzi, ne sapevo pochissimo, a parte i<br />

sentiti <strong>di</strong>re delle polemiche sulla rappresentazione<br />

dell’omosessualità greca.<br />

Ma in qualche modo sentivo che sarebbe<br />

stato un bel lavoro. Il nome <strong>di</strong> Oliver<br />

Stone, la notizia del "braccio <strong>di</strong> ferro"<br />

tra produttore e regista per tagliare<br />

alcune scene, il fatto che per realizzarlo<br />

fossero stati consultati molti testi<br />

antichi e si fosse utilizzata la consulenza<br />

<strong>di</strong> uno storico. E forse anche, da ultimo,<br />

l'aver saputo che non aveva avuto<br />

il grande successo che ci si aspettava:<br />

se non ha avuto lo stesso successo <strong>di</strong><br />

"Troy" (ahimé!), forse questo sarà un<br />

film fuori dagli schemi, ho pensato.<br />

E in effetti “Alexander”, per quanto<br />

mi riguarda, non ha deluso le aspettative<br />

che aveva creato. Per tante cose l'ho<br />

apprezzato: ma la più grande, quella per<br />

cui gli sono stata veramente grata, è<br />

stata la serietà, l'impegno con cui ha<br />

affrontato la materia, lo sforzo per capire<br />

il personaggio e il suo mondo e la<br />

sensibilità nel trasmetterlo, senza orpelli<br />

gratuiti e senza la presunzione <strong>di</strong><br />

deformarlo con strutture mentali che<br />

non sono sue. "Alexander" è un film<br />

complesso, eppure semplice come la<br />

verità che racconta: quella verità che<br />

non è assoluta, certo, in mezzo a tante<br />

tra<strong>di</strong>zioni e leggende e alla <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong><br />

scegliere a quali credere, quali rappresentare<br />

e quali no. Ma è lineare e<br />

forte quanto è onesto nell'in<strong>di</strong>viduare<br />

e proporre una visione che risulta da<br />

una ricerca sincera - con risultati con<strong>di</strong>visibili<br />

o meno, è naturale -, e non dal<br />

tentativo <strong>di</strong> adattare la storia a uno<br />

schema prestabilito.<br />

Il film ha nel complesso un buon ritmo<br />

(se si eccettua un lungo flashback nel<br />

flashback, circa a metà visione, che<br />

risulta un po’ faticoso), spezzato da<br />

pause inaspettate e rincorse improvvise<br />

che fanno sobbalzare, momenti <strong>di</strong><br />

intenso lirismo e sequenze durissime<br />

che incatenano e non danno respiro;<br />

riflessione, commozione, emozione,<br />

profonde. Tre ore e un quarto, e quando<br />

ne siamo usciti (anche stavolta,<br />

curiosamente, con gli alunni - <strong>di</strong> una<br />

classe oggi <strong>di</strong>plomata) siamo rimasti a<br />

parlarne fuori, ancora un po’.<br />

Non solo per la scelta felice e la bravura<br />

degli attori (ottimo, a mio avviso,<br />

Colin Farrell nel ruolo <strong>di</strong><br />

Alessandro, sebbene purtroppo agghindato<br />

con un toupet biondo da<br />

Cicciobello). Non solo per le ambientazioni,<br />

i costumi, l'accuratezza delle<br />

ricostruzioni, la maestria degli effetti.<br />

Non solo per la storia avvincente e<br />

go<strong>di</strong>bile al <strong>di</strong> là del sapere che non si<br />

tratta <strong>di</strong> un film fantastico ma <strong>di</strong> vicende<br />

e personaggi reali, (tanto che può<br />

benissimo vederlo e amarlo anche chi<br />

non sa niente <strong>di</strong> Alessandro Magno e<br />

<strong>di</strong> quei fatti). No, "Alexander" è bello<br />

perché riesce a tracciare un ritratto cre<strong>di</strong>bile<br />

e affascinante insieme <strong>di</strong> questo<br />

personaggio amatissimo e controverso.<br />

Con la sua forza, la sua ambizione, il<br />

suo alto sentire e la sua umanità, le<br />

sue ire improvvise e i suoi pentimenti,<br />

la sua volontà incrollabile e le sue<br />

paure. Alessandro non è buono o cattivo,<br />

Alessandro è grande: ed è proprio<br />

riflettendo su questo nome <strong>di</strong><br />

Grande che la storia ha deposto su <strong>di</strong><br />

lui che Oliver Stone si muove, secondo<br />

un cammino quasi "circolare", in un<br />

racconto che dall'inizio alla fine del<br />

film - mentre Tolomeo detta a uno scriba<br />

le sue memorie - si <strong>di</strong>pana intorno<br />

a questa domanda: chi fu egli veramente,<br />

e quale fu la sua grandezza?<br />

È l'interrogativo che Anthony Hopkins<br />

- lui l'attore che interpreta un Tolomeo


invecchiato, al tramonto ormai della<br />

vita e del regno - si pone dall'alto della<br />

splen<strong>di</strong>da reggia <strong>di</strong> Alessandria d'Egitto<br />

(la città più importante della civiltà<br />

ellenistica) contemplando il mare<br />

azzurro e il grande porto, tra giar<strong>di</strong>ni<br />

pensili e ariose sale della Biblioteca,<br />

ancora quasi stupito, dopo quarant'anni,<br />

dalla personalità del condottiero e<br />

compagno, che seguì nella spe<strong>di</strong>zione<br />

attraverso l'Oriente.<br />

La vita del Macedone è narrata attraverso<br />

il flash back, convenzione ricorrente<br />

nel cinema e <strong>di</strong> per sé poco originale.<br />

Eppure anche in questo si<br />

apprezza la scelta della sceneggiatura:<br />

tra le tante biografie antiche <strong>di</strong><br />

Alessandro che furono redatte fin dal<br />

tempo della sua impresa - e poi subito<br />

dopo la morte, creando un mito che<br />

si accrebbe sempre <strong>di</strong> più - quella <strong>di</strong><br />

Tolomeo, non pervenutaci come quasi<br />

tutte le altre, era descritta come una<br />

delle più oneste e sincere. Sembra un'invenzione<br />

del regista e invece è una<br />

cosa vera: Tolomeo, generale <strong>di</strong><br />

Alessandro e appartenente alla cerchia<br />

dei "compagni del re", un'aristocrazia<br />

militare che con<strong>di</strong>videva per tra<strong>di</strong>zione<br />

la vita del sovrano in un rapporto<br />

paritario, narrò davvero, verso la fine<br />

della sua esistenza, la storia <strong>di</strong> cui fu<br />

testimone. Lui che partecipò a quelle<br />

imprese e fu sovrano poi del prospero<br />

regno d'Egitto che nacque dal rapido<br />

smembramento dell'impero dopo la<br />

morte del fondatore. Una buona, un'ottima<br />

scelta per narrare questa vicenda.<br />

Una scelta raffinata, anche, perché la<br />

biografia <strong>di</strong> Tolomeo non è la più nota.<br />

Il fatto che non possiamo più leggerla<br />

offre uno spazio suggestivo alla fantasia<br />

del narratore: è come se il racconto,<br />

inserendosi in questa nicchia vuota,<br />

volesse immaginare cosa <strong>di</strong>cesse e farsi<br />

esso stesso biografia del Macedone nel<br />

solco nella tra<strong>di</strong>zione. In qualche modo<br />

sembra che già questo <strong>di</strong>chiari quale via<br />

percorrerà il film: quella della narrazione<br />

sorretta dalla fantasia ma rispettosa<br />

della verità. Il verosimile, insomma.<br />

Sì, perché immaginarie, nate dalla fantasia,<br />

sono tante cose <strong>di</strong> questo film: i<br />

gesti <strong>di</strong> Olimpiade, madre <strong>di</strong><br />

Alessandro, la rappresentazione del<br />

carattere del padre Filippo (un bravo Val<br />

Kilmer, anche se un po' "caricato") e<br />

il rapporto controverso con lui. Una<br />

madre dalla personalità forte, teneramente<br />

amata dal figlio, ma anche tenuta<br />

lontana; un padre rude e amante<br />

delle donne, o<strong>di</strong>ato dalla moglie. Le<br />

parole dette a Efestione, che sono tra<br />

le più intense <strong>di</strong> tutta la sceneggiatura.<br />

Nasce dalla fantasia degli autori <strong>di</strong><br />

"Alexander", tutto questo: le fonti non<br />

ce lo <strong>di</strong>cono, non ci tramandano simili<br />

particolari.<br />

Però, ed è questa la cosa bella, ce li<br />

fanno supporre. Ci fanno supporre che<br />

i <strong>di</strong>aloghi che ve<strong>di</strong>amo sullo schermo<br />

siano cre<strong>di</strong>bili. Non sappiamo se fu<br />

davvero così, ma avrebbe potuto esserlo.<br />

Olimpiade, "barbara" principessa<br />

d'Epiro, era davvero una donna volitiva<br />

e dai molti intrighi. E, secondo quanto<br />

ci tramanda Plutarco - la cui biografia<br />

<strong>di</strong> Alessandro tratta dalle "Vite parallele"<br />

è una lettura da consigliare a chi<br />

ha già visto il film e a chi pensa <strong>di</strong><br />

vederlo -, davvero era de<strong>di</strong>ta al culto<br />

<strong>di</strong> Dioniso e usava tenere con sé dei serpenti.<br />

Il padre Filippo ebbe davvero<br />

più mogli, ed è vero che un giorno,<br />

durante un convito, litigò aspramente<br />

con il legittimo erede giungendo a<br />

minacciarlo <strong>di</strong> privarlo del trono. La<br />

scena della caduta del re ubriaco dal triclinio<br />

è storica, o per lo meno è tramandata,<br />

così come la battuta sarcastica<br />

<strong>di</strong> Alessandro (che in Plutarco suona<br />

così: "Dunque è costui, o amici, quello<br />

che si preparava a passare dall'Europa<br />

all'Asia: passando da un letto all'altro<br />

è andato a gambe all'aria!"). Ed è vero<br />

che - d'altra parte - Filippo lo amò<br />

molto, e ne fu riamato. Nel film lo<br />

prende in braccio orgoglioso quando il<br />

ragazzo doma Bucefalo, e <strong>di</strong>ce fiero:<br />

"Mio figlio!" Plutarco si spingeva anche<br />

più in là, e, narrando quest'episo<strong>di</strong>o,<br />

attribuiva a Filippo questa frase: "Figlio,<br />

cercati un regno che ti si confaccia: la<br />

Macedonia è infatti piccola per te!". Qui<br />

ad<strong>di</strong>rittura Stone smorza l'enfasi della<br />

tra<strong>di</strong>zione antica, per darne una lettura<br />

più realistica. Così come fa non<br />

accennando nemmeno al celebre incontro<br />

con Diogene, che è riportato in<br />

Plutarco ma è certamente frutto <strong>di</strong> una<br />

leggenda.<br />

Ecco la cosa che mi ha colpito, <strong>di</strong><br />

"Alexander": il fatto che abbia saputo<br />

trovare il giusto punto <strong>di</strong> me<strong>di</strong>azione<br />

tra le esigenze <strong>di</strong> un film contemporaneo<br />

e il rispetto della materia trattata.<br />

Oliver Stone non ha fatto quello che è<br />

stato fatto con "Troy": non ha preso a<br />

pretesto la vita <strong>di</strong> Alessandro senza<br />

nemmeno stu<strong>di</strong>arsela facendone un<br />

miscuglio ri<strong>di</strong>colo, messo a tutta forza<br />

dentro uno stampo precotto che gli era<br />

del tutto estraneo; e questo per giunta<br />

con la scusa <strong>di</strong> essere "realista", o (più<br />

sinceramente ma biasimevolmente) <strong>di</strong><br />

andare incontro ai gusti del pubblico.<br />

Stone ha raccontato una storia che può<br />

essere compresa e apprezzata da noi e<br />

che, anche nelle libere rielaborazioni<br />

psicologiche più vicine alla nostra sensibilità<br />

(il rapporto <strong>di</strong> Alessandro coi<br />

genitori, ad esempio), si mantiene tuttavia<br />

sul sentiero della verosimiglianza,<br />

si mostra documentata, scorrevole<br />

senza forzature eccessive. E molto<br />

go<strong>di</strong>bile.<br />

Bellissimo e in qualche modo "universale",<br />

io ho trovato ad esempio il<br />

modo in cui si rappresenta la relazione<br />

padre-madre-figlio, costruita in<br />

modo tale da far riflettere gli spettatori<br />

su una <strong>di</strong>namica profonda: un figlio<br />

che ama sua madre e ama anche suo<br />

padre, sebbene i genitori si o<strong>di</strong>no. Un<br />

figlio che, nonostante sua madre per<br />

tutta la vita cerchi <strong>di</strong> istigarlo contro il<br />

padre, nonostante suo padre stesso (un<br />

padre rozzo, che ha anche molti motivi<br />

per essere detestato) lo accusi <strong>di</strong><br />

essergli nemico a causa della madre, lo<br />

ama tuttavia e lo rispetta, e - giovane<br />

uomo - lo prende a modello, e si riconosce<br />

in lui. E gli prende la mano,<br />

quando Filippo, narrandogli i tragici<br />

miti greci, me<strong>di</strong>ta dolorosamente sull'infelicità<br />

del destino umano. E presagisce<br />

il pericolo su <strong>di</strong> lui quando<br />

viene ucciso, e cerca <strong>di</strong> impe<strong>di</strong>rlo. E<br />

soffre profondamente quando egli<br />

muore. Un padre che è capace <strong>di</strong> ferire<br />

suo figlio, che è spesso duro con<br />

lui, e per egoismo. Ma che ne è fiero,<br />

allo stesso tempo, e vuole per lui i maestri<br />

più gran<strong>di</strong>, lo segue personalmente,<br />

si abbandona con il figlio a riflessioni<br />

piene d'amarezza, e con nessun<br />

altro. Una madre amata, e accusata, e<br />

subita, ma senza mai esserne succube;<br />

perdonata ma conosciuta; a cui - pur<br />

amandola - mai suo figlio concede ciò<br />

che essa chiede, il potere. Una madre<br />

piena <strong>di</strong> intrighi e passioni e tuttavia che<br />

ama profondamente, veramente, suo<br />

figlio. In<strong>di</strong>menticabile - e così intenso<br />

da far perdonare alcune forzature "da<br />

strega" nell'interpretazione <strong>di</strong> Angelina<br />

Jolie - l'urlo straziato che nelle sequenze<br />

finali Olimpiade fa alla notizia della<br />

morte del figlio.<br />

Questa è una struttura complessa, non<br />

è un cliché. Ed è anche per questo,<br />

forse, che il film non ha avuto tutto il<br />

successo che ci si aspettava: perché<br />

descrive senza <strong>di</strong>stinguere nettamente<br />

bene e male, mette davanti le sfumature<br />

senza orientare il giu<strong>di</strong>zio su chi<br />

eleggere a proprio modello e chi no.<br />

Forse anche la rappresentazione <strong>di</strong><br />

Alessandro dev'essere stata un po’<br />

spiazzante, in questo senso: un uomo<br />

dall'elevato sentire, capace <strong>di</strong> azioni<br />

nobilissime e <strong>di</strong> irresponsabili scatti<br />

d'ira. Di eroismo straor<strong>di</strong>nario, e <strong>di</strong><br />

momenti <strong>di</strong> debolezza terribili. Un<br />

uomo, un grande uomo ma un uomo,<br />

non un eroe da fiction.<br />

Ma c'è una cosa ancora più apprezzabile,<br />

indubbiamente. Il modo delicato<br />

e sobrio, eppure schietto, in cui il film<br />

rende il rapporto tra Alessandro ed<br />

Efestione e, più in generale, il concetto<br />

<strong>di</strong> philìa, il costume greco dell'amore<br />

omosessuale. Stone ne dà una<br />

rappresentazione veritiera, limpida e<br />

onesta. Non offensiva. Mi riesce in<br />

effetti davvero <strong>di</strong>fficile capire come<br />

questo film possa essere stato giu<strong>di</strong>cato<br />

immorale, visto che affronta un tema<br />

così delicato per la nostra morale in<br />

modo tanto attento e rispettoso <strong>di</strong><br />

entrambi i mon<strong>di</strong>. E soprattutto mi irrita<br />

un po’, devo <strong>di</strong>re, che si sia fatto <strong>di</strong><br />

questo tema il fulcro del <strong>di</strong>battito su<br />

“Alexander”, come se il film non fosse<br />

questa e molte altre cose. Anche questa,<br />

certo, e senza ipocrisie. Il modo in<br />

cui Stone racconta questa parte della<br />

storia del Macedone può ben essere<br />

considerato una sorta <strong>di</strong> specimen del<br />

modo in cui racconta tutta la sua storia.<br />

Con attenzione e desiderio <strong>di</strong> ricostruire<br />

in modo cre<strong>di</strong>bile, con rispetto<br />

per la realtà e la vicenda narrata, con<br />

scrupolo nella documentazione, attenzione<br />

alle fonti, e capacità <strong>di</strong> attualizzare.<br />

Con soluzioni cinematograficamente<br />

“moderne” cui è sotteso un<br />

profondo rispetto dell’antico. Insomma,<br />

questo film è riuscito a darci la rappresentazione<br />

<strong>di</strong> un costume e <strong>di</strong> un<br />

mondo ormai scomparso rendendolo<br />

vivo per tutti gli spettatori, capace <strong>di</strong><br />

coinvolgere e commuovere, e far capire.<br />

Senza retorica, omissioni, senza<br />

ipocrisie. Senza falsi moralismi e pudori,<br />

ma anche con mano delicata ed<br />

esperta, senza forzature, senza stonare.<br />

C'è poco da <strong>di</strong>re ai benpensanti che<br />

hanno fatto trage<strong>di</strong>e per questo: solo<br />

qualcuno terribilmente in mala fede, o<br />

terribilmente ignorante, può giu<strong>di</strong>care<br />

scandalosa una cosa simile. Non mi<br />

<strong>di</strong>lungo a spiegare, ma riporto soltanto<br />

le parole <strong>di</strong> un articolo pubblicato da<br />

Eva Cantarella sul Corriere della sera,<br />

ancora prima che uscisse il film: "Quel<br />

che pare incre<strong>di</strong>bile è che, <strong>di</strong> fronte<br />

alla storia <strong>di</strong> un personaggio come<br />

Alessandro, attorno al film <strong>di</strong> Oliver<br />

Stone (ancor prima che sia uscito),<br />

nascano polemiche su un argomento<br />

come i suoi eventuali rapporti con altri<br />

uomini. Un gruppo <strong>di</strong> avvocati greci,<br />

ad<strong>di</strong>rittura (la notizia è stata riportata<br />

dalla stampa internazionale) minaccia<br />

<strong>di</strong> citare il regista per aver adombrato<br />

una simile ipotesi. A <strong>di</strong>r la verità, la questione<br />

è semplicemente risibile".<br />

Perché si è dovuto parlare <strong>di</strong> questo, mi<br />

chiedo, e contro tali obiezioni, soprattutto?<br />

Perché si è <strong>di</strong>menticato <strong>di</strong> usare<br />

un po’ <strong>di</strong> apertura, <strong>di</strong> senso storico, si<br />

è dovuto porre un’etichetta e incentrare<br />

interamente su questo la <strong>di</strong>scussione<br />

su un film che è invece un ritratto,<br />

il bellissimo affresco <strong>di</strong> un mondo, una<br />

civiltà, insieme a un personaggio? Le<br />

battaglie magnificamente ricostruite,<br />

gli splen<strong>di</strong><strong>di</strong> paesaggi incontrati lungo<br />

il viaggio, l'incontro e il conflitto <strong>di</strong><br />

popoli e <strong>di</strong> culture, la grande visione<br />

<strong>di</strong> un uomo che conquistò con le armi,<br />

eppure seppe immaginare la fusione e<br />

la convivenza <strong>di</strong> mille stirpi. La fine <strong>di</strong><br />

un mondo chiuso come quello della<br />

polis greca e l'inizio <strong>di</strong> un universo<br />

cosmopolita, che nella infinita molteplicità<br />

delle sue genti si riunì attorno<br />

a un alfabeto comune.<br />

Era veramente questo il sogno, il progetto<br />

<strong>di</strong> Alessandro Magno. Un sogno<br />

utopistico, certo, contrastato dai suoi,<br />

e anche pieno <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni; destinato<br />

a fallire, e <strong>di</strong> quale fallimento.<br />

Con la morte <strong>di</strong> Alessandro il suo impero<br />

si spezzò, le lotte tra i successori<br />

insanguinarono a lungo Grecia e<br />

Oriente. Eppure, anche spezzato in<br />

tanti regni, politicamente <strong>di</strong>viso, quel<br />

mondo separato da secoli, quel mondo<br />

da lui unito e creato con un'unica, audacissima<br />

impresa, <strong>di</strong>venne davvero, col<br />

tempo, il luogo <strong>di</strong> una cultura comune.<br />

Dopo Alessandro niente fu più come<br />

prima: che questo sia stato un bene o<br />

un male, fu indubbiamente un fatto.<br />

Ed è questo il fatto <strong>di</strong> cui parla il film,<br />

rappresentando quel mondo e la sua<br />

appassionata, lacerante trasformazione.<br />

Senza retorica e fronzoli, senza stupi<strong>di</strong><br />

moralismi, con regia delicata e<br />

sicura, con perizia documentata e maestria.<br />

Se "Troy" era l'esempio <strong>di</strong> come non<br />

si deve fare un film sul mondo antico,<br />

"Alexander" mi pare che invece sia un<br />

ottimo esempio <strong>di</strong> come farlo. Gli si<br />

potranno certo trovare dei <strong>di</strong>fetti, magari<br />

molti. Si potrà <strong>di</strong>re che ci sono ingenuità,<br />

qualche anacronismo (come le<br />

scritte in inglese, sì, su un mosaico<br />

greco…) o inesattezze, che non racconta<br />

tutto, che reinterpreta alcune<br />

vicende in modo un po’ libero, che la<br />

successione minuziosa dei fatti non<br />

era quella. Che non riporta nei dettagli<br />

tutta la storia. Ma non credo sia<br />

una cosa davvero fondamentale: per<br />

la storia ci sono i libri <strong>di</strong> storia, che elencano<br />

con dovizia <strong>di</strong> particolari e precisione<br />

i fatti e li analizzano: e sui libri<br />

si possono fare splen<strong>di</strong>de ricerche. Dai<br />

libri si possono conoscere molte più<br />

cose, e meglio. Ma non è questo che si<br />

chiede a un film. A un film su quel<br />

mondo si deve chiedere <strong>di</strong> ricrearne<br />

un’immagine verosimile nelle menti e<br />

nei cuori <strong>di</strong> chi lo guarda. Di rappresentarlo<br />

con emozione e passione, con<br />

impegno e serietà, con onestà e rispetto.<br />

Soprattutto rispetto. Pecche ce ne<br />

saranno, poi, piccole e gran<strong>di</strong>. Ma non<br />

credo che toglieranno molto alla forza<br />

<strong>di</strong> un’opera che ha voluto e saputo<br />

guardare con sensibilità al passato dalla<br />

posizione <strong>di</strong> chi <strong>di</strong> non è più in quel passato,<br />

ma che <strong>di</strong> esso, in effetti, è ancor<br />

oggi erede. Se è vero come sembra sia<br />

vero che tutti noi, ancora oggi, “non<br />

possiamo non <strong>di</strong>rci Greci”.<br />

Patricia Zampini<br />

13<br />

<strong>2006</strong>


14<br />

<strong>2006</strong><br />

TITLE: “Sons and Lovers”<br />

- AUTHOR: David Herbert Lawrence<br />

- DATE OF PUBLICATION: 1913<br />

Plot:<br />

The novel is set in a Nottingham-shire<br />

coalmining village.<br />

Walter Morel, an uneducated miner,<br />

has married a sensitive and high –<br />

minded woman but the marriage soon<br />

proves to be unhappy, as Mrs Morel<br />

begins to <strong>di</strong>stance herself from her<br />

husband because of his lack of refinement<br />

and his drunkeness.<br />

Mrs Morel turns her marriage into a<br />

battle. In the war between them, the<br />

four children (William, Paul, Annie and<br />

Arthur) take the side of the mother and<br />

Mrs Morel turns all her love towards<br />

them, particularly<br />

the two oldest sons, William and<br />

Paul.<br />

After William’s death, Mrs Morel turns<br />

her love and attention to Paul.<br />

Paul, always sensitive and emotional,<br />

gets a job at Thomas Jordan’s, a surgical<br />

appliances factory and strikes<br />

up a friendship with Miriam Leivers. Mrs<br />

Morel does not like Miriam be-cause in<br />

her view, Miriam takes all of Paul’s<br />

energy, desire and feelings with nothing<br />

left of him for her. Miriam introduces<br />

Paul to Clara Dawes, whose mother is<br />

friendly with Mrs Leivers and who is<br />

separated from her husband, Baxter<br />

Dawes. Clara is involved in the Women’s<br />

Rights Movement.<br />

After Paul and Miriam have sex, he<br />

decides that they are not good for each<br />

other, and breaks off their relationship,<br />

to Miriam’s anger and bitterness.<br />

Paul gradually becomes more and more<br />

interested in Clara and heads into an<br />

intense relationship with her. Miriam is<br />

jealous that the Morels have accepted<br />

Clara as Paul’s lover, whereas they <strong>di</strong>d<br />

not like her at all. As much as Paul<br />

thinks that he is happy, his mother<br />

believes otherwise; she knows in her<br />

heart that Clara will tire her son out.<br />

Baxter Dawes and Paul have a fight; the<br />

fight leaves Paul in great pain and a<br />

great <strong>di</strong>slike for Clara’s husband.<br />

Although both men severely hate each<br />

other, they feel connected to each other.<br />

Mrs Morel falls gravely ill be-cause of<br />

a tumor. The doctor tells Paul that B.<br />

Dawes is in the hospital for his fever.<br />

Paul calls on him in the hospital and<br />

the two men reconcile. When Paul tells<br />

Clara that Baxter is ill, she unexpectedly<br />

declares that her husband had<br />

treated her with more respect and had<br />

loved more than Paul ever <strong>di</strong>d. Clara<br />

returns to Dawes.<br />

Meanwhile, Mrs Morel grows weaker.<br />

Knowing that she is prolonging her<br />

death to live for Paul, he and Annie<br />

Sons and lovers by D.H. Lawrence<br />

fear that she will live longer than she<br />

can emotion-ally survive. Paul and<br />

Annie cannot stand to see their beloved<br />

mother live in such pain,they give<br />

her an extra dosage of morphine and<br />

Mrs Morel <strong>di</strong>es.<br />

Paul goes to see Miriam. They ponder<br />

getting married, but Paul confesses<br />

that he has no desire nor any intention<br />

of marrying her. Miriam decides to wait<br />

as long as it takes for him to come to<br />

her. Paul returns home, thinking about<br />

the bond he shared with his mother.<br />

Their love is still alive in him, even<br />

though she has <strong>di</strong>ed.<br />

• SETTING:<br />

The novel is set in the Midlands during<br />

its transition from a predominantly<br />

agricultural economy to an industrial<br />

one and is one of the first English<br />

novels to have an authentic working –<br />

class setting.<br />

• NARRATOR:<br />

Lawrence uses a third – person narrative,<br />

with the story mainly being told<br />

from Paul’s prospec-tive.<br />

The way the author explores the subconscious<br />

of men and women and their<br />

relation to each other, reveals a high<br />

degree of psychological complexity.<br />

Often, the narrator <strong>di</strong>rectly reproduces<br />

the inner thoughts and sensations of<br />

a char-acter giving the reader the illusion<br />

of having a privileged “inside<br />

view” to their consciousness.<br />

• CHARACTERS:<br />

Paul: The main character; he grows up<br />

close to his mother. Quiet, shy, reserved<br />

by nature but intensely passionate<br />

and emotion-al. As an adoles-cent<br />

and a young man, he is torn between<br />

a passionate love for his mother and<br />

his lovers Miriam and Clara.<br />

Mrs Morel: Paul’s mother; she is a<br />

strong, intelligent and domineering<br />

woman. Her marriage to a coal miner<br />

was not happy. She gives all her love<br />

to her sons. She is very important for<br />

Paul.<br />

Mr Morel: Paul’s father; he works as a<br />

miner. His temper is susceptible to<br />

quick anger and emotion. He drinks<br />

excessively and cannot control himself.<br />

He does not have a close relationship<br />

to any of his sons.<br />

Miriam: She is the daughter of one Mrs<br />

Morel’s friends. She is Paul’s first love.<br />

They make love but, when Paul understands<br />

that she does not really want to,<br />

he breaks up with her.<br />

Clara: She is a separated woman and<br />

she is involved in the Women’s Rights<br />

Movement. She works with Paul in a<br />

surgical factory. They become lovers<br />

but after Mrs Morel’s death, she returns<br />

to her husband.<br />

• ANALYSIS OF THE<br />

LANGUAGE:<br />

Lawrence writes in a prose that is often<br />

marked by prolixity and re-petitivity<br />

but always vivid, genuine and spontaneous.<br />

His language is poetic, symbolic and<br />

has an imaginative power. For example,<br />

he describes the magic of nature<br />

and the magic of the sexual attraction<br />

between Paul and Miriam. He uses a<br />

highly po-etical language, repetition<br />

of key words, sensuous images and<br />

sim-ilies.<br />

• THEME AND AUTOBI-OGRAPHICAL<br />

ELEMENTS:<br />

“Sons and Lovers” is a highly autobiographical<br />

novel, based on Lawrence’s<br />

own early life and in particular his<br />

close relationship with his middle–class<br />

mother and his more <strong>di</strong>stant<br />

relationship to his father who was a<br />

mineworker. This excessively possessive<br />

mother’s love has consequences on her<br />

son’s psychological and sexual development.<br />

The autobiographical elements are: the<br />

tension between his parents; his close<br />

relationship with his mother, a school<br />

teacher who encouraged him at school.<br />

He had a deep relationship with her and<br />

he was particularly fond of her. Because<br />

of this strong and deep relation he had<br />

a lot of <strong>di</strong>fficulties in having relationships<br />

with other women; his girlfriend,<br />

Jessie Chambers, is the Miriam of “Sons<br />

and Lovers”; Paul’s father was a miner<br />

like Walter Morel; Lawrence had pneumonia<br />

in 1911 like William, and-like the<br />

protagonist of the novel, Paul:Lawrence<br />

attended a school and university in<br />

Nottingham.<br />

At the time of writing the book, the<br />

author had probably been studying<br />

Freud, though he himself denied the<br />

influence. Indeed the book is often<br />

regarded as a me<strong>di</strong>tation on the<br />

workings of the Oe<strong>di</strong>pus complex.<br />

Silvia Mimmotti<br />

IV E - L.S.P.P.


The kind of<br />

novel: it is a<br />

descriptive novel<br />

which is <strong>di</strong>vided<br />

in three parts.<br />

It was inspired<br />

by an autobiographicalexperience,<br />

which<br />

describes when Conrad went to Africa<br />

to command a tra<strong>di</strong>ng vessel on the<br />

Congo river in 1890.<br />

Plot: Heart of Darkness opens on a<br />

boat called “Nellie”; there is Marlow<br />

and his shipmates, there is also the narrator<br />

who gives detailed descriptions of<br />

the scenes.<br />

Marlow begins to talk about his ideas<br />

on colonization, his personal history<br />

and his voyage up the Congo river into<br />

the heart of Africa. Marlow hates colonization;<br />

he thinks that Europeans<br />

exploit rather than civilize and that the<br />

white man commits robbery and murder.<br />

These thoughts makes him remember<br />

his trip to Africa.<br />

Thanks to his aunt who helps him to<br />

get a good job as a steamboat captain<br />

for a European based ivory company,<br />

Marlow begins his journey from<br />

London to the Congo river. He stops at<br />

French stations to load and unload sol<strong>di</strong>ers,<br />

but the sailors <strong>di</strong>e quickly.<br />

At the first station he finds rusted<br />

machinery and ill workers. Finally he<br />

leaves the station to begin a two hundred<br />

mile inland trek to the second station.<br />

When he arrives at the second<br />

station he finds out that his steamboat<br />

has been wrecked. The manager tells<br />

him that it was wrecked by an inexperienced<br />

captain while they were going<br />

to the third station to get Mr. Kurtz, who<br />

was the manager of the third station<br />

now very ill. Marlow tries to repair the<br />

steamboat, but nobody is willing to<br />

help him. Marlow wants to meet Kurtz,<br />

but he has to stay at that station for<br />

several months. When he finally reaches<br />

the last station he feels as if he has<br />

been travelling back in time.<br />

On the boat there were: his crewmen<br />

a boilermaker, a helmsman, several pilgrims,<br />

several cannibals and the manager<br />

of the second station. They hear<br />

drums from behind the trees. Marlow<br />

realizes that Africans are human and the<br />

white man must admit that they are<br />

linked. Conrad shows Marlow’s changing<br />

opinion in a scene with the cannibals.<br />

The cannibal’s meat has spoiled<br />

but they do not attack their<br />

crewmembers, because they have a<br />

code which prevents them from<br />

attacking the man on board a boat.<br />

Marlow is impressed .<br />

Conrad also shows Marlow’s changing<br />

feelings for the savages. In fact, during<br />

the scene in which Kurtz’s followers<br />

attack the steamboat a black helmsman<br />

is hurt, and he reflects on the relationship<br />

that he had with his helmsman<br />

and wonders if the life of the black<br />

helmsman was worth this trip; this<br />

Heart of darkness (1902) by Joseph Conrad<br />

would have been unthinkable before the<br />

journey. Then there is a description of<br />

Kurtz: he had built an army of natives<br />

who worshipped him as a god.<br />

Accor<strong>di</strong>ng to Marlow, Kurtz has been<br />

overtaken by the “wild darkness”<br />

because once he was a great man, artist,<br />

poet, musician, writer and orator<br />

but then he lost his humanity and became<br />

cruel. When Marlow arrives at<br />

Kurtz’s station, he is greeted by a<br />

Russian man who tells Marlow a lot of<br />

stories about Kurtz; the Russian<br />

explains that he had been wandering<br />

around the jungle for years when he met<br />

Kurtz and became one of his followers.<br />

Then he took care of Kurtz because he<br />

was ill. Marlow finds the Russian interesting<br />

because he is the only white<br />

man who is there to experience and<br />

learn rather than exploit. Marlow sees<br />

dried heads of native rebels. Then he<br />

meets Kurtz on a stretcher.<br />

The natives bring him down near the<br />

river. The first words of Kurtz are: ”I<br />

am glad”. Than along the river a black<br />

woman appears, perhaps she is one of<br />

his mistress. The Russian asks Marlow<br />

to help him to escape because he thinks<br />

the manager wants to kill him. Marlow<br />

helps him. Then he leaves the station<br />

with Kurtz to go to the steamer. Kurtz<br />

realizes that he had missed his last<br />

chance for survival. Before dying, Kurtz<br />

gives Marlow a packet of personal<br />

documents and whispers his last words:<br />

“the horror”, “the horror”. Returning<br />

to London sick and tired, Marlow sees<br />

Kurtz’s documents. Three people ask<br />

about them: a man who says he is<br />

Kurtz’s cousin, a journalist and an agent<br />

who is looking for information about<br />

the areas that Kurtz<br />

explored.<br />

Marlow decides to give the journalist<br />

some documents and the rest to his<br />

girlfriend. When he talks to his girlfriend<br />

he lies because he tells her that<br />

Kurtz’s last words were her name.<br />

At the end Marlow realizes now the<br />

heart of darkness is within all of us.<br />

The setting: the geographical names of<br />

places are not always given, nor is the<br />

time when the action takes place, but<br />

we can understand approximately<br />

where it is. We know that it takes place<br />

along the Congo river. In the first part,<br />

the setting is the “Nellie” boat, along<br />

the river Thames, in the second one, it<br />

is Brussels, and the last one it is Africa.<br />

The sea represents the ideal setting to<br />

isolate the characters so that their inner<br />

problems stands out with particular<br />

force.<br />

Narrator and point of view: in the novel<br />

there are two narratives, one within the<br />

other. The first, the outer narrative, is<br />

set on a boat on the Thames and is told<br />

by one of the people on the boat who<br />

could be identified with Conrad himself;<br />

he speaks <strong>di</strong>rectly to the reader.<br />

The second, the inner narrative, is told<br />

by a man called Marlow, one of the men<br />

on the boat. The second narrative is<br />

about Marlow’s experiences both in<br />

Europe and in a remote place whose<br />

name is never given. He introduces<br />

both the main symbolic aspects of the<br />

novel: the contrast between light and<br />

darkness. Every event is described by<br />

a narrator. It can either be a third-person<br />

narrator or a first-person narrator.<br />

The third person narrator is often omniscient:<br />

he knows everything about characters<br />

and events. The first-person narrator,<br />

on the other hand, tells the story<br />

from his point of view, which is limited,<br />

and consequently, what he knows<br />

is also limited. The reader is completely<br />

guided by the first-person narrator’s<br />

point of view but, he is free to have<br />

a <strong>di</strong>fferent point of view.<br />

Characters: Marlow and Kurtz are<br />

“round” characters and the others are<br />

“flat” characters because they never<br />

change.<br />

Marlow is the narrator of the story, he<br />

gets a job with a British company which<br />

collects ivory in Africa.<br />

Kurtz: was once the best ivory poacher<br />

in Africa. Kurtz rules his station<br />

through charisma, coercion and fear.<br />

Kurtz is a symbol of man’s power gone<br />

out of control and man’s true subsevience<br />

to nature.<br />

The relationship between Marlow and<br />

Kurtz symbolizes the constant push<br />

and pull of light and dark forces within<br />

everyone.<br />

The manager: Marlow meets the<br />

manager at the coastal station when<br />

he first gets to Africa. Marlow de scribes<br />

him as a “flabby devil”. The manager<br />

embo<strong>di</strong>es all that is wrong with<br />

Britain’s exploitation of Africa.<br />

Kurtz’s Russian Follower: is a <strong>di</strong>sciple<br />

of Kurtz and meets Marlow when<br />

his steamboat finally arrives at Kurtz’s<br />

station. This Russian follower de scribes<br />

Kurtz’s state of mind to Marlow and<br />

explains how Kurtz has fallen into madness.<br />

Marlow’s helmsman: as Marlow<br />

moves up the river to Kurtz’s station,<br />

he begins to identify the humanity in<br />

the native “savages”. Marlow’s helmsman<br />

is killed by an army of natives<br />

protecting Kurtz. This episode shows<br />

Marlow’s change of heart when<br />

Marlow understands the helmsman’s<br />

life was worth more than Kurtz’s life.<br />

Analysis of the language: in this story,<br />

we can see the use of an in<strong>di</strong>rect-oblique<br />

narrative technique. Kurtz, for<br />

example, is gradually presented by <strong>di</strong>fferent<br />

people. The same words and<br />

images are repeated with variations as<br />

in a musical symphony.<br />

Marlow tries to explain particular<br />

aspects with the help of symbols, as the<br />

contrasts between light and darkness<br />

and the contrasts between the white<br />

man and the black man. The river<br />

Congo is described as “a snake win<strong>di</strong>ng<br />

its way into the heart of Africa”. The<br />

cannibals represent the purest form of<br />

savagery. Ivory represents corruption<br />

and depravity and it stands in juxtaposition<br />

to the darkness of the jungle;<br />

the jungle represents primeval word, the<br />

origin of man and mystery.<br />

Conrad gives the description of setting<br />

in a impressionistic way, through<br />

the senses.<br />

Heart of Darkness shows the most<br />

<strong>di</strong>stinctive qualities of Conrad’s writing,<br />

that is a strong visual sense. The language<br />

devices most widely used are<br />

repetition, metaphor and figurative language<br />

to emphasise the terrible uneasiness<br />

of the narrator.<br />

The theme and writer’s aim: two main<br />

themes prevail: the journey and the<br />

search for truth. Marlow’s literal journey<br />

takes him from his childhood, as<br />

a boy dreaming of empty spaces on a<br />

maps, to London and then to Africa.<br />

But it is also a journey into the unconscious,<br />

the primeval state of man. Both<br />

Kurtz and Marlow must face the darkness<br />

within themselves. Both of them<br />

are seeking the truth. Before starting<br />

their voyage, both men believe that<br />

they know the truth: the need to civilize<br />

the “savages” of Africa, their good<br />

and moral intentions.<br />

Heart of Darkness can be read as a<br />

journey into the self. Such a journey<br />

occurs when social restraints are no<br />

longer imposed on the in<strong>di</strong>vidual, as in<br />

the case of Kurtz and Marlow in the wilderness.<br />

When man is confronted with<br />

his inner self, he may yield to his primitive<br />

instincts as Kurtz does. Marlow,<br />

becomes aware that man’s real nature<br />

is evil, that the heart of man is made<br />

up of darkness.<br />

The novel also shows Conrad’s interest<br />

in the inner workings of the mind and<br />

in the psychological aspects of events.<br />

His main concern is not with the plot<br />

but with the effects of the events on the<br />

characters.<br />

The autobiographical elements are<br />

Conrad’s passion to travel on sea and<br />

his personal experience in the French<br />

and British Merchant Navy, and his<br />

travel to Africa to command a tra<strong>di</strong>ng<br />

vessel on the Congo river in 1890,<br />

which particularly influenced his writing.<br />

What is new: Heart of Darkness is<br />

often considered the first modern work<br />

of fiction because of its revolutionary<br />

features regar<strong>di</strong>ng theme and narrative<br />

techniques.<br />

The outward structure resembles that of<br />

a tra<strong>di</strong>tional adventure tale, but the rejection<br />

on of a first-person narrator who<br />

deeply involves the reader is a very<br />

modern aspect, as well the choice of setting,<br />

the questioning of the civilising<br />

mission of colonisation and the psychological<br />

analysis of the char-acter.<br />

Francesca Lombar<strong>di</strong><br />

VE - L.S.P.P.<br />

15<br />

<strong>2006</strong>


16<br />

<strong>2006</strong><br />

Il racconto vincitore del concorso letterario “Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”<br />

Dove c’era il buio<br />

Dio, quanto sono<br />

i<strong>di</strong>ota. I<strong>di</strong>ota,<br />

imbecille, stupida, cretina. Si possono<br />

trovare un sacco <strong>di</strong> significati, ma il<br />

concetto <strong>di</strong> fondo è sempre lo stesso. Il<br />

problema è, è sempre stato uno: il mio rapporto<br />

con gli altri, con un mondo che va<br />

avanti per la sua strada e si <strong>di</strong>mentica <strong>di</strong><br />

alcune pecorelle, come me.<br />

Un mondo che non fa sforzi per conoscere<br />

veramente la persona che sei, che hai<br />

il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> essere. Si limita a giu<strong>di</strong>care<br />

quello che vuole vedere degli altri: come<br />

scorgere solamente il muro, non lo splen<strong>di</strong>do<br />

paesaggio che potrebbe esserci <strong>di</strong>etro.<br />

E ti rimane l’amaro in bocca, piuttosto<br />

simile a quello che ho io ora, in questo preciso<br />

momento. Il momento delle riflessioni,<br />

dei sensi <strong>di</strong> colpa che mi nascono<br />

giù nell’intestino ormai vuoto, seduta a<br />

terra accanto al water che è <strong>di</strong>ventato la<br />

mia prigione, luogo <strong>di</strong> arrivo naturale <strong>di</strong><br />

gran parte dei miei pasti, o quasi.<br />

Guardo le due <strong>di</strong>ta che hanno permesso <strong>di</strong><br />

farmi questo e penso che, piuttosto che infilarmele<br />

in gola, avrei potuto utilizzarle in<br />

mo<strong>di</strong> cento volte migliori: ad esempio<br />

premendo i tasti del telefono per chiamare<br />

Susi e parlare un po’, oppure Tommy,<br />

per trovare il coraggio <strong>di</strong> conferssargli<br />

quello che provo per lui, cosa che da mesi<br />

mi riprometto <strong>di</strong> fare.<br />

Stupendo, questo è lo splen<strong>di</strong>do risultato<br />

che si ottiene non avendo il coragigo <strong>di</strong><br />

essere sinceri: il mondo non ti sfiora, tu<br />

non sfiori il mondo, perchè non si ama<br />

ciò che non si conosce.<br />

In ogni modo, non ho troppo tempo per<br />

piangermi addosso.<br />

Mi alzo, mi sciacquo bene la bocca e vado<br />

a stu<strong>di</strong>are Amleto, un altro che qualche<br />

problemino ce l’aveva.<br />

E qui inizia il vero racconto.<br />

Un mattino <strong>di</strong> ottobre si presenta in classe<br />

Clementi, il professore <strong>di</strong> fisica, con il<br />

mazzetto <strong>di</strong> test “finalmente corretti” e<br />

un ragazzo mai visto prima. Uao, uno<br />

nuovo! Capita molto raramente <strong>di</strong> vedere<br />

una faccia nuova in questa stupida scuola<br />

e, onestamente, che faccia!<br />

Di solito i nuovi arrivati sono sempre un<br />

po’ sfigatelli, mentre lui, Davide, è il perfetto<br />

esempio <strong>di</strong> uno “sicuro <strong>di</strong> sè”.<br />

Capelli a posto, i jeans e la felpa giusti,<br />

quello sguardo <strong>di</strong> chi crede <strong>di</strong> non dover<br />

chiedere mai: è montato, la mia prima<br />

<strong>di</strong>agnosi e quella <strong>di</strong> Susi convergono.<br />

Ovviamente, viene fatto sedere accanto a<br />

me, anzi è lui a portarmi il compito e,<br />

sbirciando il voto, mi etichetta subito<br />

come la secchiona <strong>di</strong> turno.<br />

Crede <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>vertente, non sa che,<br />

per quanto mi riguarda, si è giocato metà<br />

delle possibilità <strong>di</strong> farmi una buona impressione;<br />

mi ha etichettato in meno <strong>di</strong> un<br />

attimo, proprio quello che o<strong>di</strong>o delle persone<br />

e che sta a monte <strong>di</strong> molti miei problemi.<br />

Per fortuna l’intervallo arriva presto, così<br />

posso affacciarmi in corridoio: come speravo,<br />

passa Tommy in quel momento, e il<br />

suo semplice ciao (mai conversazione si<br />

spinge oltre) riesce a cambiare lievemente<br />

il mio umore.<br />

E’ stata una giornata strana, la sera a cena<br />

mi chiedono se ho delle novità ed io nego;<br />

dopo mangiato mi ritiro in bagno per fare<br />

quello che devo fare mentre mia madre<br />

lava i piatti e mio padre segue Juve - Milan<br />

ad alto volume, entrambi, poveretti, ignari<br />

<strong>di</strong> tutto.<br />

Ogni sera prima <strong>di</strong> chiudere gli occhi è a<br />

loro che va il mio pensiero, loro che non<br />

si meriterebbero un colpo del genere e<br />

che ritengono il mio lieve <strong>di</strong>magrimento<br />

<strong>di</strong> un anno a questa parte frutto dello<br />

stress scolastico.<br />

Non so se sia meglio così: ho scelto uno<br />

dei mo<strong>di</strong> più deleteri per affrontare le ferite<br />

della mia coscienza, ma che possono<br />

anche non essere riconosciuti, e questo<br />

rientra nel mio “stile”. Chiudo gli occhi<br />

me<strong>di</strong>tando su questo e li riapro dopo qualche<br />

ora con un raggio <strong>di</strong> sole sul viso e il<br />

desiderio <strong>di</strong> essere in un altro luogo, in un<br />

altro tempo, in un altro tutto.<br />

Mezz’ora dopo sono in classe e vedo<br />

un’accoppiata alquanto bizzarra: Susi e il<br />

nostro “novellino” che <strong>di</strong>scutono amabilmente<br />

attorno alla Gazzetta dello Sport,<br />

mentre tutti gli altri sono presi da un folle<br />

copia-copia degli esercizi <strong>di</strong> matematica.<br />

Dovevo immaginarlo. Susi è carina, con<br />

l’aria vagamente ribelle, legge la Gazzetta<br />

e sa tutto <strong>di</strong> sport,è quasi una maga del<br />

computer: normale che piaccia ai ragazzi.<br />

Io, invece, <strong>di</strong>pingo, ascolto Imogen Heap<br />

e agli occhi degli altri sembro una convenzionale.<br />

Non sono riuscita a chiarirmi<br />

l’impressione avuta da quella scena mattutina,<br />

però mi ricordo bene, in compenso,<br />

la sensazione che mi ha attraversato la<br />

spina dorsale quando Susi mi ha confessato<br />

<strong>di</strong> provare qualcosa per Davide.<br />

Era emozionata, non la solita Susi ironica<br />

e scanzonata, quella che si ricordava<br />

sempre <strong>di</strong> chiedermi se avevo incontrato<br />

il “mio” Tommy e mi faceva capire, punzecchiandomi,<br />

che dovevo prendere il<br />

coraggio a quattro mani e sbloccare la<br />

situazione.<br />

Nemmeno lei aveva capito cosa mi stava<br />

succedendo, ma adesso il nostro bell’equilibrio<br />

era scar<strong>di</strong>nato, sentivo il nome<br />

Davide non so quante volte in un giorno.<br />

La ascoltavo con pazienza, sentendo, però,<br />

che la mia inquietu<strong>di</strong>ne raggiungeva abissi<br />

più profon<strong>di</strong> se possibile, e, insieme a<br />

quanto avevo mangiato, nello scarico finiva<br />

pure qualche lacrima.<br />

Non so <strong>di</strong> preciso perchè questa situazione<br />

mi desse fasti<strong>di</strong>o, probabilmente perchè<br />

alimentava la mia malata concezione<br />

che gli altri sapessero godersi la vita, mentre<br />

io ero talmente imbecille da lasciarmi<br />

con<strong>di</strong>zionare dal cibo che mangiavo e<br />

da quello che immaginavo sarebbe finito<br />

sui miei fianchi.<br />

In ogni caso, dopo due settimane senza<br />

cambiamenti rilevanti, la scuola propose<br />

ad alcuni <strong>di</strong> noi una specie <strong>di</strong> stage, per<br />

catalogare ed archiviare tutti i volumi della<br />

nostra prestigiosa biblioteca.<br />

Mi interessava; così accetto, insieme a<br />

Susi, “novellino” e pochi altri: si tratta <strong>di</strong><br />

fermarsi per due volte la settimana a scuola<br />

un paio <strong>di</strong> ore dopo la fine delle lezioni.<br />

Già dalla prima giornata restiamo tutti a<br />

pranzo, banchettando con panini e quanto<br />

<strong>di</strong> buono le macchinette possono offrire:<br />

un mucchio <strong>di</strong> robaccia, insomma, che<br />

<strong>di</strong> certo non volevo rimanesse sul mio<br />

addome.<br />

Quin<strong>di</strong>, dopo aver lasciato gli altri in aula<br />

magna ero <strong>di</strong>retta verso i bagni per espletare<br />

la solita formalità.<br />

Questa volta mi <strong>di</strong>spiaceva averlo fatto<br />

visto che ci eravamo <strong>di</strong>vertiti e il senso <strong>di</strong><br />

angoscia mi pesava particolarmente mentre<br />

ritornavo per il lungo corridoio.<br />

Poi accadde. Un giorno, per caso.<br />

Era più o meno la terza volta che ci trattenevamo<br />

a scuola e, avanzando lentamente,<br />

vedo un ragazzo che parla al cellulare,<br />

facendo avanti e in<strong>di</strong>etro<br />

nervosamente.<br />

Era Davide: rallento ancora per avere<br />

tempo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are la sua espressione, seria<br />

come non l’avevo mai vista. Seria non<br />

come “sto parlando con la mia ragazza che<br />

<strong>di</strong>ce abbia un altro” o come “sto ascoltando<br />

l’ennesima ramanzina <strong>di</strong> mia madre”, ma<br />

era <strong>di</strong> fianco e non vedevo bene.<br />

Improvivsamente si accorge della mia presenza,<br />

si volta e vedo il suo sguardo ...<br />

Ci siamo guardati i silenzio per tutto il<br />

tempo che io ho impiegato a finire il corridoio.<br />

Senza una parola, ma ho capito che quest’altro<br />

Davide aveva a che fare con il mio<br />

stesso problema, in qualche modo.<br />

Aveva negli occhi la stessa tensione che<br />

avevo io in quell’istante, che sentivo in<br />

ogni angolo del mio corpo e sostenere il<br />

suo sguardo in quella manciata <strong>di</strong> secon<strong>di</strong><br />

mi riuscì <strong>di</strong>fficile, quasi sapesse da<br />

dove venivo e cosa avevo appena fatto.<br />

Rientro nell’aula con l’aria frastornata e<br />

ascolto <strong>di</strong>strattamente Susi che parla entusiasta<br />

della partita <strong>di</strong> basket <strong>di</strong> suo fratello,<br />

alla quale <strong>di</strong>ce <strong>di</strong> voler invitare anche<br />

Davide.<br />

La cosa buffa è che lui per i due giorni successivi<br />

non le rivolge la minima attenzione:<br />

che non frequentasse il nostro<br />

banco era cosa strana, e Susi ci era rimasta<br />

male, figurarsi quando abbiamo saputo<br />

che alla partita lo aveva già invitato<br />

Matteo, il suo amico.<br />

Come se non bastasse, girava anche la<br />

voce che fosse stato cacciato dalla sua precedente<br />

scuola per una faccenda non molto<br />

chiara, versione che non convinceva la<br />

mia amica ma a me poteva sembrare plausibile.<br />

Probabilmente era a causa della <strong>di</strong>ceria che<br />

Davide era così taciturno.<br />

Nel frattempo io stavo considerando il<br />

ruolo che avevo in questa storia e la bizzarra<br />

sensazione che mi provocava l’occhiata<br />

<strong>di</strong> Davide ogni volta che ero <strong>di</strong><br />

ritorno dal bagno, qualunque fosse il motivo<br />

per cui ci ero stata.<br />

Ora mi capitava <strong>di</strong> sentirmi osservata in<br />

ogni momento.<br />

A casa, ad ogni boccone che mandavo<br />

giuù, mi apparivano quei due occhi ver<strong>di</strong><br />

ed il loro provocatorio scrutarmi a fondo.<br />

Da quando mi ero addentrata in un tunnel<br />

che percorrevo, ormai, da quin<strong>di</strong>ci<br />

mesi dei miei bei <strong>di</strong>ciassette anni, qualcosa<br />

era cambiato.<br />

E qualche cosa cambiò irrime<strong>di</strong>abilmente<br />

un pomeriggio <strong>di</strong> gennaio, in un modo<br />

che andava oltre i confini della mia immaginazione.<br />

Per l’anno nuovo mi ero decisa a cambiare<br />

pettinatura e il nuovo taglio <strong>di</strong> capelli era<br />

molto piaciuto, soprattutto a Tommy, che<br />

a ricreazione si era fermato a farmi i complimenti.<br />

Ero proprio allegra. Dopo l’ultimo nostro<br />

pranzo comunitario, però, sento <strong>di</strong> nuovo<br />

lo stimolo a liberarmi degli snack che ci<br />

eravamo abbondantemente concessi, così<br />

mi alzo.<br />

Non sono sicura <strong>di</strong> volerlo sul serio, ma<br />

lo faccio ugualmente. A questo punto non<br />

cerco nemmeno <strong>di</strong> resistermi.<br />

Susi stava <strong>di</strong> nuovo parlando della iella<br />

dell’Inter con Davide, e nessuno sembrava<br />

aver notato che stavo infilando la porta.<br />

Ma lui si gira: mi guarda e Susi sbircia la<br />

sua espressione con aria sospetta.<br />

Facendo finta <strong>di</strong> niente esco dalla stanza.<br />

Sentivo, tuttavia, che c’era qualcosa <strong>di</strong><br />

ambiguo nell’atmosfera <strong>di</strong> quel corridoio,<br />

perciò decido <strong>di</strong> allungare la strada fino<br />

ai bagni del biennio, al piano <strong>di</strong> sotto.<br />

Si sentiva solo il rumore della televisione<br />

nel ripostiglio delle bidelle.<br />

Avevano finito il loro lavoro ormai, visto<br />

che, osservando il pavimento mentre camminavo,<br />

vedevo riflessa la mia immagine<br />

inespressiva.<br />

Arrivo ai bagni, chiudo la porta <strong>di</strong>etro <strong>di</strong><br />

me, tiro su la manica del maglione e via.<br />

Mi viene da piangere. Perchè, oggi che mi<br />

sentivo più serena, non mi sono fermata?<br />

Tiro lo sciacquone e, dall’altra parte, qualcuno<br />

riapre con me la porta.<br />

Davide.<br />

- Che <strong>di</strong>avolo stai facendo? - mi fissa con<br />

rabbia. Sì, rabbia.<br />

Sono terrorizzata, come un bambino che<br />

è stato scoperto a fare pipì a letto.<br />

E’ un paradosso, ma è <strong>di</strong>fficile rendere il<br />

viscerale senso <strong>di</strong> vergogna e <strong>di</strong> umiliazione<br />

Ho la gola terribilmente secca.<br />

- I - Io ... - è l’unico monosillabo che esce<br />

strozzato.<br />

Sono come in catalessi, sembra che il<br />

tempo si sia fermato.<br />

Fino a quando non mi vedo porgere un<br />

biglietto da visita.<br />

Dal suo portafogli <strong>di</strong> pelle il mio carnefice<br />

ha tirato fuori un banale biglietto ver<strong>di</strong>no:<br />

C.N.D.A. Leggo meglio: Centro<br />

Nazionale Disturbi Alimentari, la sede<br />

regionale è a 15 chilometri da qui.<br />

Totalmente annichilita, riesco soltanto a<br />

chiedere:<br />

- Che significa? -<br />

Per la seconda volta colgo un velo d’angoscia<br />

nei suo occhi, come quella volta per<br />

il corridoio.<br />

- ... non <strong>di</strong>rlo a nessuno ... ti prego ..._ ho<br />

la voce rotta dal pianto.<br />

- Puoi fidarti. E tu non <strong>di</strong>rai a nessuno<br />

che mia sorella è ricoverata lì - <strong>di</strong>ce abbassando<br />

lo sguardo.<br />

Altro che cacciato da scuola, si è trasferito<br />

perchè sua sorella è stata internata.<br />

Capisco molte cose e, per questo motivo,<br />

mi sento anche un po’ in colpa. Un po’ ...<br />

molto in colpa.<br />

Cavoli, io stessa avevo commesso l’errore<br />

per il quale colpevolizzavo le persone<br />

attorno a me. Davide, però, in quel<br />

momento cambia espressione e, quasi fossimo<br />

allo specchio, lo stesso faccio io.<br />

Riconosco il sapore <strong>di</strong> quella parola, come<br />

si <strong>di</strong>ce ... quando il tuo intimo dolore si<br />

lenisce per qualche attimo. Ah, sì, il sollievo.<br />

Sentire <strong>di</strong> poter realmente con<strong>di</strong>videre un<br />

problema con qualcuno è sempre un bel<br />

passo verso la soluzione.<br />

Le parole sono superflue, percepisci solamente<br />

che, pur sempre nel tuo buio, hai<br />

una sagoma accanto: le tenebre non si<br />

rischiarano, ma una parte del vuoto che<br />

sentivi inizia a riempirsi.<br />

Non so come abbia avuto il mio numero,<br />

ma la sera stessa ho ricevuto questo messaggio:<br />

- So che ami <strong>di</strong>pingere. Fa’ della<br />

tua vita il tuo capolavoro -.<br />

Mi ha portato a conoscere sua sorella<br />

Carolina, un’incontro che mi ha aperto<br />

gli occhi: quaranta chili <strong>di</strong> ossa e coraggio,<br />

mi ha detto che, qualsiasi persona io<br />

sia, quella devo essere.<br />

E che devo riacciuffare la Vita, perchè,<br />

anche se non me ne rendevo conto, mi<br />

stava scivolando dalle mani.<br />

Io e Davide siamo <strong>di</strong>ventati amici, poi<br />

“qualcosa <strong>di</strong> più”, perchè effettivamente<br />

in quello che ci lega c’è “qualcosa in più”.<br />

Susi non mi ha parlato per giorni da quanto<br />

ha saputo.<br />

Mamma e papà non sanno ancora nulla,<br />

devo trovare il coraggio <strong>di</strong> parlare con<br />

loro.<br />

Non saprei <strong>di</strong>re se ci sarà un lieto fine in<br />

piena regola ...<br />

Ho cominciato la mia tela, però, e c’è già<br />

un bel po’ <strong>di</strong> verde.<br />

Speranza.


Il flauto magico<br />

Titolo: “Il flauto magico”<br />

Regia: Ingmar Bergman<br />

Anno: 1974<br />

Genere: musicale drammatico<br />

Nell'ambito del progetto sull'analisi<br />

del linguaggio<br />

cinematografico, la classe<br />

VC ginnasio ha partecipato alla<br />

rassegna “Cinema-Scuola”, svoltasi<br />

ad Ancona nel mese <strong>di</strong> <strong>di</strong>cembre<br />

presso il “Cinema-Azzurro”.<br />

Una sezione <strong>di</strong> questa è stata de<strong>di</strong>cata<br />

al regista Ingmar Bergman.<br />

Il film è la trasposizione cinematografica<br />

molto fedele de “Il flauto<br />

magico” <strong>di</strong> Mozart: il principe<br />

Tamino, innamoratosi della principessa<br />

Pamina, è in viaggio insieme<br />

al suo compagno Papageno, per<br />

liberarla e portarla via dal regno<br />

<strong>di</strong> Sarastro, che la tiene prigioniera.<br />

I due compagni vengono aiutati<br />

nell’impresa dalla Regina della<br />

Notte, madre <strong>di</strong> Pamina. Questa<br />

dona a Tamino e Papageno due<br />

strumenti magici, rispettivamente<br />

un flauto e dei campanellini d’argento,<br />

da usare in caso <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Giunto alla reggia <strong>di</strong> Sarastro, dopo<br />

aver scoperto che in realtà questo<br />

è buono e che la figura antagonista<br />

è la Regina della Notte, Tamino<br />

potrà unirsi a Pamina soltanto dopo<br />

aver superato <strong>di</strong>fficili prove.<br />

Alla fine della fiaba Tamino e<br />

Pamina, insieme a Papageno, che<br />

intanto ha trovato la sua Papagena,<br />

riescono a ritornare nel regno <strong>di</strong><br />

Sarastro, dopo aver domato la<br />

Regina della Notte.<br />

Il film, prevalentemente cantato, è<br />

<strong>di</strong> genere musicale e, sebbene certe<br />

scene siano drammatiche,il tono è<br />

sempre comico; la vicenda è<br />

ambientata in un teatro, uno spazio<br />

chiuso, come la reggia <strong>di</strong> Sarastro,<br />

contrapposto a spazi aperti, come<br />

boschi e foreste. Questo è lo spazio<br />

della finzione scenica, ma è<br />

presente anche uno spazio reale,<br />

dato da brevissimi intermezzi, nei<br />

quali la telecamera,che per la maggior<br />

parte del film ha inquadrature<br />

frontali, statiche e ferme,alternate<br />

con frequenti primi piani, si rivolge<br />

improvvisamente al pubblico<br />

dell’opera rappresentata,che in questo<br />

modo <strong>di</strong>venta anch’esso attore;<br />

in queste inquadrature si hanno<br />

soltanto primi piani dei volti degli<br />

spettatori e, in particolare, quello<br />

<strong>di</strong> una bambina le cui impressioni<br />

e pensieri, attraverso il mutare delle<br />

espressioni del volto, vengono continuamente<br />

interpellati nello svolgersi<br />

della storia. Un’altra tecnica<br />

innovativa e originale, che rimanda<br />

al metacinema , è quella <strong>di</strong><br />

riprendere <strong>di</strong>etro le quinte: vengono<br />

filmati gli attori e i loro comportamenti<br />

quando non sono in<br />

scena; questo dà una sensazione<br />

<strong>di</strong> spaesamento e ci vuole qualche<br />

momento per realizzare dove si sia<br />

spostata la macchina da presa.<br />

Ancora un ultimo espe<strong>di</strong>ente completa<br />

quello spazio reale: i cartelli<br />

tenuti dai personaggi in alcune battute<br />

delle loro canzoni o le scene<br />

<strong>di</strong>pinte sulle pareti della sala mentre<br />

si svolge l’opera. Queste <strong>di</strong>gressioni<br />

che spezzano la storia ne spezzano<br />

anche la sua durata, in quanto<br />

si sovrappongono il tempo della<br />

narrazione e il tempo reale.<br />

Le tematiche del film sono naturalmente<br />

l’amore e le prove che<br />

esso deve affrontare per riuscire a<br />

trionfare, ma anche la contrapposizione<br />

tra Bene e Male, che subisce<br />

un capovolgimento alla fine<br />

del film, tra Luce e Tenebre. Anche<br />

i vari personaggi si mettono in contrapposizione<br />

tra loro in <strong>di</strong>verso<br />

modo: ad esempio Tamino, con<br />

Papageno, le tre ancelle e i tre angeli,<br />

Sarastro e la Regina della Notte,<br />

l’uno principe della luce, l’altra<br />

delle tenebre. Tamino è l’eroe per<br />

eccellenza, il bel principe innamorato,<br />

coraggioso e intrepido,mentre<br />

Papageno è l’antieroe<br />

della situazione, la maschera buffa<br />

che con la sua vigliaccheria e scarsa<br />

serietà,buffoneria e comicità dà<br />

spessore all’opera; a lui è affidata<br />

la parte <strong>di</strong>ssacrante della vicenda .<br />

Sarastro rappresenta la Luce, la<br />

Ragione, il potere illuminato dalla<br />

razionalità, mentre la Regina della<br />

Notte è la personificazione del<br />

male; nel suo regno non c’è un<br />

governo,è un regno tenebroso,<br />

scuro, infido mentre lei è subdola,<br />

la sua è una figura ambigua e doppia:<br />

inizialmente buona, poi maligna<br />

e perfida.<br />

La musica <strong>di</strong> Mozart, così perfetta,<br />

cristallina e ricca <strong>di</strong> variazioni,<br />

accompagna ogni situazione, muta<br />

al cambiare <strong>di</strong> essa. E’ la musica,<br />

linguaggio universale, che crea e<br />

con<strong>di</strong>ziona la situazione stessa e<br />

dà espressione agli avvenimenti,<br />

che altrimenti sarebbero scialbi,<br />

palli<strong>di</strong>, incolori. Dal comico al<br />

drammatico, la musica sostiene<br />

ogni situazione, caratterizzandola<br />

e definendola, chiarendo pensieri,<br />

sentimenti dei personaggi o dando<br />

spiegazioni, senza bisogno <strong>di</strong> parole<br />

o <strong>di</strong> <strong>di</strong>alogo.<br />

Alessandra Tittarelli<br />

V C - L.C.<br />

La solitu<strong>di</strong>ne Cercare <strong>di</strong><br />

vivere<br />

Più i giorni passano,<br />

più quella se<strong>di</strong>a<br />

mi sembra vuota.<br />

Sono solo tre giorni<br />

che te ne sei andato,<br />

portatomi via<br />

da un soffio <strong>di</strong> vento.<br />

Eppure…<br />

mi sembra ieri,<br />

quando tu eri lì,<br />

con quell’innocuo<br />

tuo sorriso… che…<br />

mi faceva <strong>di</strong>menticare<br />

tutto.<br />

Soprattutto mi faceva<br />

<strong>di</strong>menticare<br />

quanto fosse crudele<br />

questo mondo…<br />

questo mondo<br />

che presto ci avrebbe<br />

separati.<br />

Maila Trillini<br />

IV D - L.C.<br />

Quale valore dareste<br />

voi alla frase<br />

“tengo più a te che alla<br />

mia stessa vita”<br />

detta da una persona che alla<br />

propria vita non tiene affatto?<br />

Quale valore dareste voi<br />

alle promesse <strong>di</strong> una persona<br />

che giura ogni giorno a sé stessa<br />

<strong>di</strong> volare via e<br />

puntualmente sprofonda sempre<br />

<strong>di</strong> più in un baratro<br />

da cui poi uscire è pressoché<br />

impossibile?<br />

Quale valore?<br />

Cerco <strong>di</strong> vivere per non morire,<br />

perché la morte mi fa paura.<br />

Cerco <strong>di</strong> vivere per chi mi vuole<br />

bene,<br />

perché se morissi le persone a<br />

cui tengo soffrirebbero.<br />

Cerco <strong>di</strong> vivere per farmi conoscere<br />

dagli altri<br />

per far capire loro che persona<br />

sono,<br />

così quando morirò avranno un<br />

bel ricordo <strong>di</strong> me.<br />

Cerco <strong>di</strong> vivere perché vorrei<br />

fare tante cose.<br />

Ma quando morirò sarò felice e<br />

non avrò paura,<br />

perché penserò alle cose che ho<br />

fatto<br />

e alle persone che andrò a trovare.<br />

Rosalia D'angelo<br />

III E - L.S.P.P.<br />

Quale valore dareste voi<br />

alle parole <strong>di</strong> una persona che<br />

poi finge <strong>di</strong> non sentire?<br />

Quale valore dareste voi<br />

allo sguardo <strong>di</strong> una persona<br />

che non ha neanche il coraggio<br />

<strong>di</strong> guardare in faccia la realtà?<br />

Vi auguro <strong>di</strong> non dover mai cercare<br />

una risposta a queste<br />

domande come faccio io…<br />

poiché dovreste poi cercare <strong>di</strong><br />

strappar via quella persona dalle<br />

braccia della droga.<br />

Michela Moretti<br />

III E - LS.P.P.<br />

F. Pierandrei<br />

17<br />

<strong>2006</strong>


18<br />

<strong>2006</strong><br />

Me ne resto a pancia in su e penso:<br />

quante cose sono cambiate<br />

ora che sono maggiorenne,<br />

quanta vita nuova ha preso forma…!<br />

E non mi piace questa forma,<br />

preferisco un altro stampo.<br />

Vorrei un mondo più docile,<br />

che non ti scappa dal guinzaglio,<br />

che non ti trascina dove vuole lui,<br />

un mondo piccolo,<br />

che lo metti in tasca,<br />

come un portachiavi,<br />

un cielo attento,<br />

che non ti <strong>di</strong>mentica.<br />

E penso che sarebbe bello<br />

se la vita fosse come…una pia<strong>di</strong>na,<br />

che puoi farcire come ti pare.<br />

ci vuoi il prosciutto?<br />

e ti ci mettono il prosciutto.<br />

ci vuoi lo stracchino?<br />

e ti ci mettono lo stracchino!<br />

Ma la vita è un cibo preconfezionato,<br />

qualcuno ha scelto i gusti per te.<br />

E tu che puoi fare?<br />

Niente…”o ti pieghi o ti spezzi”.<br />

Ecco,io non mi voglio piegare.<br />

Ho voglia <strong>di</strong> cambiare…<br />

ho voglia <strong>di</strong> rivoluzione!<br />

Tirerò su le maniche<br />

e mi metterò a impastare il mondo:<br />

Non me la sento<br />

<strong>di</strong> tornare nel buio…<br />

Non me la sento <strong>di</strong> perdere i colori…<br />

così brillanti...<br />

così vivi...<br />

così accesi…<br />

con le sue sfumature<br />

a volte tenui..<br />

a volte marcate...<br />

come in un quadro pieno <strong>di</strong> colori.<br />

Perché passarci pennellate <strong>di</strong> nero<br />

e cancellare la sua bellezza?<br />

Non me la sento...<br />

E vorrei che questo quadro<br />

potesse essere finito...<br />

appenderlo come una rara<br />

Cambiare<br />

comincerò dalla mia famiglia,<br />

dalla scuola,<br />

dagli amici che mi feriscono<br />

e se ne fregano <strong>di</strong> me…<br />

Voglio superare il tempo…<br />

tagliare il traguardo prima <strong>di</strong> lui,<br />

perché questo tempo che corre,<br />

che ci cronometra la vita,<br />

che ci dà il ritmo,<br />

non è poi cosi veloce…<br />

Ci vuole pazienza.<br />

Prima o poi passa il dolore<br />

e si va nel verso giusto,<br />

che poi, forse, è proprio quello sbagliato,<br />

chissà…<br />

Sì, prima o poi passa il dolore,<br />

arriva un soffio e ti regala<br />

un pizzico <strong>di</strong> felicità.<br />

Perché,a volte,ti serve un passo falso<br />

per capire come si cammina,<br />

e dopo pren<strong>di</strong> il via…<br />

Ti serve un inciampo,<br />

poi metti un piede <strong>di</strong>etro l’altro e non<br />

ca<strong>di</strong>,<br />

no,stavolta no,<br />

hai trovato l’equilibrio...!<br />

Ed è una gran conquista.<br />

andrà tutto a meraviglia,<br />

me lo sento.<br />

E io non passerò più le notti<br />

a guardare questo soffitto.<br />

Il mio quadro<br />

opera d 'arte<br />

e poterlo guardare<br />

senza che mi faccia paura<br />

paura che questa meraviglia<br />

si trasformi in un quadro <strong>di</strong> tenebre....<br />

poterlo guardare e specchiarmici dentro<br />

e vederci me, solo me,<br />

piena <strong>di</strong> vita e colore ...<br />

Non me la sento...<br />

e per una volta nella vita<br />

farò decidere voi per me.<br />

Sarete voi che quando<br />

sarà il momento<br />

prenderete il pennello<br />

intinto <strong>di</strong> nero<br />

e passerete sul mio quadro<br />

ancora non completo...!<br />

Quante volte mi ha tenuto compagnia…<br />

quanti sogni ci ho appiccicato…!<br />

Stanno lì, appesi, aspettando<br />

che qualcuno li raccolga...<br />

E io non so quali siano<br />

quelli più giusti, più possibili,<br />

più reali…<br />

Non so quali sono i tempi della maturazione.<br />

Le olive si raccolgono a novembre,<br />

l’uva a settembre.<br />

E i miei sogni?<br />

Non lo so.<br />

Forse ho seminato male,<br />

forse non c’è stato abbastanza sole,<br />

però è tanto….troppo che aspetto<br />

e ancora non cresce niente...!<br />

L’albero dei sogni…<br />

non vuole dare frutti.<br />

Non sarò io a farlo,<br />

non me la sento....<br />

Io sono luce, colore,<br />

non tenebre....!<br />

Deciderete voi quando<br />

sarà il momento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>re basta,<br />

io non me la sento…<br />

No, non me la sento<br />

<strong>di</strong> <strong>di</strong>struggere il quadro…<br />

il mio.<br />

POESIE<br />

Debora Gagliar<strong>di</strong><br />

IV L - L.S.S.<br />

Debora Gagliar<strong>di</strong><br />

IV L - L.S.S.


ESIE<br />

L’in<strong>di</strong>struttibile amore Passione<br />

Tutti abbiamo una certezza: la Morte. Intravedo essa in una nuda lapide<br />

<strong>di</strong> marmo,<br />

lontana ma allo stesso tempo vicina, come una tremola fiamma nell’oscurità.<br />

La mia vita ormai mi è estranea, anche il mio corpo.<br />

Appartengo solo al nulla...<br />

che ora mi avvolge allo stesso modo <strong>di</strong> una madre che stringe il proprio pargolo.<br />

Sento il respiro affannoso della vita che, appeso alla speranza, tenta <strong>di</strong> contrastare<br />

il vuoto.<br />

Lacrime <strong>di</strong> ferro getta il mio morto cuore.<br />

Ma... da <strong>di</strong>stante un punto mi attrae.<br />

Si accosta a me.<br />

É l’Amore! caro amico mio.<br />

Piano piano risana il mio spezzato cuore.<br />

Prima splendea all’interno solo una luce,<br />

adesso ho capito.<br />

Era lui, che cercava invano <strong>di</strong> chiamarmi con il suo canto fragile <strong>di</strong> neonato:<br />

L’in<strong>di</strong>struttibile Amore.<br />

La scuola offre tanti mo<strong>di</strong><br />

per conoscere, apprendere,<br />

crescere e formarsi, la<br />

cogestione nasce proprio in quest’atmosfera:<br />

proporre un ulteriore<br />

momento <strong>di</strong> scoperta, consocenza<br />

e formazione.<br />

Importante è stato il contributo<br />

<strong>di</strong> un piccolo gruppo <strong>di</strong> ragazzi<br />

che ha costituito lo staff durante<br />

i tre giorni e ha collaborato alla<br />

sistemazione d elle aule.<br />

Fondamentale è stata la <strong>di</strong>sponibilità<br />

e la motivazione dei relato-<br />

Cogestione <strong>2006</strong><br />

ri che hanno accettato <strong>di</strong> partecipare<br />

all’iniziativa.<br />

Altrettanto in<strong>di</strong>spensabili sono<br />

risultati la collaborazione e il<br />

sostegno dei docenti e del <strong>di</strong>rigente<br />

scolastico e <strong>di</strong> tutto il personale<br />

ausiliare della scuola.<br />

Tutto ha contribuito a far sì che la<br />

cogestione si svolgesse e si concludesse<br />

con risultati sod<strong>di</strong>sfacenti.<br />

I vincitori dei certamina<br />

Il 21 aprile <strong>2006</strong> un gruppo <strong>di</strong><br />

studenti del nostro liceo ha partecipato<br />

al “Certamen<br />

Firmanum”, concorso nazionale <strong>di</strong><br />

traduzione latina destinato agli<br />

alunni delle superiori. E Lorenzo<br />

Focanti, della classe II B, si è classificato<br />

al secondo posto, traducendo<br />

in endecasillabi un passo<br />

dell’Eneide <strong>di</strong> Virgilio e vincendo<br />

un premio <strong>di</strong> 600 euro.<br />

Ecco inoltre, qui <strong>di</strong> seguito, i vincitori<br />

dei certamina <strong>di</strong>sputati internamente<br />

alla scuola il 27 febbraio<br />

e il 13 marzo.<br />

Certamen Taciteum (Piccolo certamen):<br />

V. Ginnasio: I classificata Giulia<br />

Pesaresi (VB);<br />

II classificate ex aequo, Federica<br />

Risté (VB) e Alessia Valenti (VC).<br />

I Liceo: I classificata Lara<br />

Tamagnini (IC);<br />

II classificati ex aequo Ludovica<br />

Cora Ceccarelli<br />

I E - L.S.P.P.<br />

Laura Pontoni<br />

II C - L.C.<br />

Tobal<strong>di</strong> (IC) e Leonardo Ferrazzani<br />

(IC).<br />

II Liceo: I classificato Lorenzo<br />

Focanti (IIB);<br />

II classificati ex aequo Giulia Scuppa<br />

(IIB) ed Emanuele Cerioni (IIA).<br />

Certamen Clusonense minus:<br />

V Ginnasio: I classificato Roberto<br />

Bramati (VA);<br />

II classificati ex aequo Saverio<br />

Santoni (VC) e Chiara Tacaliti<br />

(VB).<br />

I Liceo: I classificata Agnese<br />

Brunzini (IC);<br />

II classificata Giada Perini (IA),<br />

III classificato Leonardo Ferrazzani<br />

(IC).<br />

II Liceo: I classificata Giada<br />

Gar<strong>di</strong>ni (IIC);<br />

II classificati ex aequo Maria Agnese<br />

Latini (IIB) e Alessandro Fossi<br />

(IIB).<br />

Congratulazioni a tutti!<br />

Sarà amore?<br />

Perché non l’eterna passione?<br />

Io ti voglio.<br />

Io ti penso.<br />

Perchè non sperare?<br />

Perché non ricominciare a sognare?<br />

Io sono te.<br />

Tu sei me.<br />

Siamo un’unica cosa,<br />

ma al tempo stesso migliaia <strong>di</strong> cose.<br />

Tu vivi perché io vivo,<br />

tu pensi ... io penso.<br />

Mi piacerebbe amarti.<br />

Lo voglio.<br />

Perchè posso ...<br />

La speranza occupa il mio cuore.<br />

Al tempo stesso il tuo.<br />

Sarà amore?<br />

No l’eterna passione.<br />

Nilla va in pensione<br />

“Oggi non ho proprio<br />

voglia <strong>di</strong> stare in classe!”<br />

Frase molto consueta <strong>di</strong>etro i<br />

banchi <strong>di</strong> scuola! E allora che<br />

si fa? Si va da Nilla! Due<br />

chiacchiere e via ... <strong>di</strong> nuovo<br />

in classe! E’ sempre <strong>di</strong> corsa,<br />

indaffarata in mille mansioni<br />

<strong>di</strong>verse, ma non si sa come,<br />

due minuti per fare due chiacchiere<br />

e aiutarti a <strong>di</strong>strarti u<br />

po’ e ritrovare la carica li trova<br />

sempre. Molto apprezzata da<br />

insegnanti e alunni, ha sempre<br />

un sorriso per tutti; conclude<br />

quest’anno, dopo 17<br />

anni <strong>di</strong> onorato servizio, la<br />

Cora Ceccarelli<br />

I E - L.S.P.P.<br />

sua permanenza al liceo classico<br />

“V. Emanuele II”: e in<br />

questo tempo, quanti ragazzi<br />

ha incontrato! Ed è sorprendente<br />

come tutti serbino un<br />

ricordo dolcissimo e pieno <strong>di</strong><br />

allegria nei confronti <strong>di</strong> Nilla!<br />

(la fonte è documentata). Per<br />

questo anche noi, che quest’anno<br />

ci accingiamo a lasciare<br />

definitivamente (speriamo)<br />

questo e<strong>di</strong>ficio, ci acco<strong>di</strong>amo<br />

al saluto generale nei confronti<br />

della persona più solare e raggiante<br />

della scuola.<br />

Sofia Strubbia<br />

IIIB - L.C.<br />

19<br />

<strong>2006</strong>


20<br />

<strong>2006</strong><br />

Ecco i vincitori del concorso letterario<br />

“Le penne dell’<strong>Ippogrifo</strong>”:<br />

I classificata: Alice Simonetti, II C L.C.<br />

II classificata: Ilaria Latini, VB L.S.P.P.<br />

III classificata: Cora Ceccarelli, IE L.S.P.P.<br />

La prima classificata ha vinto un buono del valore<br />

<strong>di</strong> € 100,00 per l’acquisto <strong>di</strong> libri o CD.<br />

La seconda e la terza classificata hanno vinto rispet-<br />

tivamente un buono <strong>di</strong> € 60,00 e € 40,00 offerti gen-<br />

tilmente dalla <strong>di</strong>tta “Rosita Ceccarelli - materiale elet-<br />

trico, illuminotecnica” - Chiaravalle.<br />

La premiazione ufficiale si terrà in occasione della<br />

cerimonia <strong>di</strong> consegna dei <strong>di</strong>plomi <strong>di</strong> fine anno.<br />

E<strong>di</strong>tore<br />

LICEO CLASSICO STATALE<br />

“V. EMANUELE II”<br />

C.so Matteotti, 48 - 60035<br />

JESI (An)<br />

Tel. 0731.57444 -<br />

0731.208151<br />

Fax 0731.53020<br />

E-mail: clasjesi@tin.it<br />

C.F. 82001640422<br />

LICEO CLASSICO<br />

LICEO SOCIO PSICO PEDAGOGICO<br />

LICEO DELLE SCIENZE SOCIALI<br />

Dirigente Scolastico:<br />

Prof.ssa Giuliana Petta<br />

Direttore Responsabile:<br />

Enrico Filonzi<br />

Reg. del Trib. <strong>di</strong> AN n.2 del 26.01.94<br />

Comitato <strong>di</strong> Redazione<br />

Coor<strong>di</strong>natori:<br />

Prof. Attilio Coltorti<br />

Prof.ssa Paola Giombini<br />

Prof. Francesco Rossi<br />

Prof.ssa Patricia Zampini<br />

Studenti:<br />

Gloria Donninelli - L.C. III B<br />

Elisa Compagnucci - L.C. III B<br />

Ilaria Cofanelli - L.C. III A<br />

Nicoletta Quirini - L.S.P.P. IV E<br />

Sara Trillini - L.S.P.P. III E<br />

Ragdae Dachan - L.S.S. IV L<br />

Ilaria Serpentini - L.S.P.P. III<br />

EDisegno <strong>di</strong> copertina:<br />

Nicoletta Quirini<br />

Stampa: Stampa Nova, <strong>Jesi</strong><br />

S O M M A R I O<br />

Nel cibo con<strong>di</strong>viso si siede l’angelo . . . . . . .2<br />

Eutanasia: rimanere in un precario stato <strong>di</strong><br />

vita o morire serenamente? . . . . . . . . . . . . 3<br />

I giovani e l’occultismo . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Nam myoho renge kyo . . . . . . . . . . . . . . . . . 4<br />

Questa sera ci ve<strong>di</strong>amo per una birra? . . . 5<br />

La moda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 5<br />

Sulle orme del piccolo principe . . . . . . . . . 6<br />

Scoperta spontiniana . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6<br />

Frankenstein . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Essere o non essere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 7<br />

Il progetto “Orientarsi nell’economia” . . . 8<br />

I seminari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 8<br />

Le relazioni delle giornate <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o . . . . . . . . . . . 8<br />

Adam Smith - Amartya Sen . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Il tema: Globalizzazione e sviluppo, le teorie<br />

<strong>di</strong> Amartya Sen . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 9<br />

Dal mito allo schermo . . . . . . . . . . . . . . . . 10<br />

Sons and lovers . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14<br />

Heart of darkness (1902) . . . . . . . . . . . . . . 15<br />

Dove c’era il buio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 16<br />

Il flauto magico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

La solitu<strong>di</strong>ne . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Cercare <strong>di</strong> vivere . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Quale valore? . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 17<br />

Cambiare . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />

Il mio quadro . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 18<br />

L’in<strong>di</strong>strittubile amore . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Passione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Cogestione <strong>2006</strong> . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

Nilla va in pensione . . . . . . . . . . . . . . . . . . 19<br />

I vincitori dei certamina . . . . . . . . . . . . . . 19

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