rivista numero 3 - Hyde Park

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31.05.2013 Views

anno 1 numero 3 - edizione.Luglio/Agosto Hyde Park La prima Rivista scritta dai lettori attualita’ ambiente design sound2.0 libri cucina x studenti pensieri poesia street photography sport racconti tecnologia immagini diari di viaggio kids podcast

anno 1 <strong>numero</strong> 3 - edizione.Luglio/Agosto<br />

<strong>Hyde</strong> <strong>Park</strong><br />

La prima Rivista scritta dai lettori<br />

attualita’<br />

ambiente<br />

design<br />

sound2.0<br />

libri<br />

cucina x studenti<br />

pensieri<br />

poesia<br />

street photography<br />

sport<br />

racconti<br />

tecnologia<br />

immagini<br />

diari di viaggio<br />

kids<br />

podcast


<strong>Hyde</strong> <strong>Park</strong> editoriale<br />

DALLE NOTTI MAGICHE, ALLE NOTTI TRAGICHE. CRONACA DI UNA DELUSIONE<br />

Il fallimento dell’Italia ai mondiali sudafricani, eliminata con umiliante ultimo posto nel girone<br />

indice<br />

2<br />

4<br />

5 7<br />

13<br />

8<br />

14<br />

10<br />

Delusione, vergogna, stupore, tristezza. Gli aggettivi<br />

negativi si sprecano per la Nazionale di Calcio Italiana,<br />

eliminata già al primo turno del mondiale sudafricano,<br />

così come non accadeva dalla lontana edizione 1974<br />

della Coppa Del Mondo, che si disputò in una Germania<br />

ancora divisa in Est ed Ovest. La stessa Germania, poi<br />

finalmente unificata, resasi appena quattro anni fa<br />

scenario delle “notti magiche” azzurre, quelle di Lippi abile e fortunato<br />

condottiero, di capitan Cannavaro muro insuperabile, di Fabio Grosso<br />

sorprendente eroe, e perché no della testata ai danni di Materazzi da<br />

parte di Zidane nella finalissima di Berlino, al cui cielo, dipinto di azzurro<br />

anziché del bleu francese, l’Italia ha sollevato per la quarta volta nella<br />

sua storia il trofeo più desiderato da ogni calciofilo che si rispetti, e non<br />

solo. Molti erano consapevoli che bissare quel trionfo,un pò ottenuto<br />

anche grazie alla (positiva) spinta emotiva data dallo scandalo<br />

Calciopoli,sarebbe stato difficile, ma nessuno si aspettava che il<br />

passaggio dalle “notti magiche” del 2006 alle “notti tragiche” di<br />

Sudafrica 2010, sarebbe stato così breve e doloroso per i tanti tifosi sparsi<br />

per la penisola, costretti a rimuovere anzitempo il tricolore dai propri<br />

balconi. Per una doccia più fredda delle serate invernali sudafricane,<br />

perché da una nazionale prestigiosa come quella italiana ci si aspetta, a<br />

‘mo di minimo sindacale, quanto meno il superamento del girone<br />

eliminatorio. E invece la realtà ci ha mostrato un’Italia ultimissima nel<br />

Gruppo F, che comprendeva formazioni certo non imbattibili come il<br />

Paraguay, alla vigilia considerato l’avversario più “temibile” del<br />

raggruppamento, la Slovacchia, esordiente al mondiale, e la Nuova<br />

Zelanda, superpotenza nel rugby, ma a livelli semiprofessionistici nel<br />

calcio. Proprio contro i neozelandesi gli azzurri hanno compromesso<br />

seriamente la qualificazione: se infatti poteva essere messo in conto un<br />

pareggio (1-1) nella gara d’esordio coi paraguaiani, lo stesso non valeva<br />

per il match contro i kiwi, da vincere addirittura con molti gol di scarto, in<br />

modo da essere favoriti anche nella differenza reti. Aspettative disattese,<br />

visto che i nostri, manco fossero rimasti intimoriti dall’haka (la popolare<br />

danza maori che gli “All Blacks” della palla ovale, ma non quelli del<br />

calcio, inscenano prima dell’inizio delle partite), hanno lasciato strada<br />

spianata e il classico gol da raccontare ai nipotini a tale Shane Smeltz,<br />

onesto attaccante che gioca nel campionato australiano. A salvarci<br />

dall’onta di una clamorosa disfatta contro una delle squadre più deboli,<br />

se non la più debole delle 32 ammesse alla fase finale, solo un calcio di<br />

rigore, messo a segno da quel Vincenzo Iaquinta tra i protagonisti di<br />

Germania ’06, ma tra i tanti “non pervenuti” di questa spedizione<br />

azzurra, inspiegabilmente convocato dopo aver trascorso la stagione più<br />

in infermeria che sul campo, e preferito ad un Borriello decisamente più<br />

meritevole e brillante. Il misero punto ottenuto ha reso la sfida con la<br />

Slovacchia, che nelle previsioni doveva essere una piacevole passerella<br />

o poco più, un match da vincere a tutti i costi, da dentro o fuori, per il<br />

quale Lippi ha sì modificato l’assetto tattico passando alle tre punte, ma<br />

si è mostrato conservatore nella scelta degli uomini, affidandosi allo<br />

stesso undici balbettante dei primi due incontri, fatta eccezione dei<br />

fantasmi Marchisio e Gilardino, sostituiti rispettivamente da Gattuso e Di<br />

Natale. Tutti confidavano nelle prodezze del capocannoniere del nostro<br />

campionato, ed infatti una doppietta è arrivata: peccato sia stata<br />

quella della punta slovacca Vittek, cui troppo tardivamente si è tentato<br />

di ovviare con quella rimonta disperata negli ultimi dieci minuti,spinti<br />

anche da risorse lasciate colpevolmente in panchina come Fabio<br />

Quagliarella, schierato solo nella ripresa.


L'<br />

umiliazione è compiuta: i Campioni<br />

del Mondo tornano prematuramente<br />

a casa, senza mai vincere e quindi<br />

con l’aggravante del “cucchiaio di<br />

legno”, ovvero il titolo simbolico<br />

attribuito nel rugby (attingo ancora<br />

termini da questo sport) alla squadra<br />

classificatasi ultima. Fin troppo facile trovare il primo<br />

colpevole di questo tracollo inaspettato: Marcello<br />

Lippi ha sbagliato molto, fin dalle convocazioni,<br />

decidendo testardamente di convocare il “blocco<br />

Juventus”, formato da ben 6 giocatori reduci da una<br />

stagione disastrosa con il club bianconero, tra i quali<br />

c’era anche quel Fabio Cannavaro capitano<br />

glorioso e plurititolato, ma che dall’alto delle sue 36<br />

primavere non ha più l’esplosività ed il passo di<br />

qualche anno fa, tanto che nella prossima stagione<br />

chiuderà la carriera negli Emirati Arabi. Altrettanto<br />

contestabili alcune esclusioni illustri, come quella di<br />

Antonio Cassano, tenuto fuori dal giro azzurro solo<br />

per questioni (rancori?) personali del ct, così come<br />

nel caso di Fabrizio Miccoli, il quale se non fosse stato<br />

infortunato, non sarebbe comunque stato<br />

convocato. Discorso a parte per Mario Balotelli, il cui<br />

talento cristallino è indiscutibile, ma ha ancora molto<br />

da dimostrare per essere “da Nazionale”. E che dire<br />

di chi è stato convocato senza ricevere la giusta<br />

considerazione, a vantaggio di giocatori troppo<br />

avanti con l’età, o fuori ruolo, o fuori forma. Prima ho<br />

citato Quagliarella, tra l’altro voluto fortemente da<br />

Lippi quando tutti lo davano tra gli esclusi, ma vanno<br />

nominati anche Christian Maggio, valida alternativa<br />

a Zambrotta, e Leonardo Bonucci, difensore centrale<br />

da provare al fianco di Chiellini. A parziale discolpa<br />

di “Macello”, così come è stato ribattezzato dai tifosi<br />

il tecnico viareggino, si deve anche ammettere che<br />

questa disfatta sportiva è anche figlia di ciò che si<br />

vede nel nostro campionato, farcito di giocatori<br />

stranieri, più pronti a fornire buone prestazioni<br />

nell’immediato e talvolta più convenienti<br />

economicamente per i club, ma che al tempo stesso<br />

sbarrano la strada alla possibilità di emergere ai<br />

giovani italiani presenti nei vivai, impedendo così alla<br />

lunga il giusto ricambio generazionale nella rosa<br />

della Nazionale. Speriamo che la nuova regola<br />

federale, che abbassa il <strong>numero</strong> di extracomunitari<br />

tesserabili da due ad uno, possa creare un’inversione<br />

di tendenza, consentendo al nuovo ct Cesare<br />

Prandelli, al quale vanno i migliori auguri, di poter<br />

scegliere da un ventaglio più ampio di soluzioni.<br />

Direttore Responsabile<br />

Antonio Borghese<br />

Art Director e editore<br />

Marco Savarese<br />

pubblicita’ e marketing<br />

grafikaeweb<br />

di giampiero lago<br />

Stampa: Graffietti Stampati<br />

01027 Montefiascone<br />

Viterbo (Italy)<br />

ANTONIO BORGHESE<br />

17<br />

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19<br />

22<br />

Paper Crossing<br />

NON BUTTATE VIA LA RIVISTA MA<br />

LASCIATELA DOVE ALTRI POSSONO<br />

LEGGERLA<br />

segui hyde park su<br />

Registrazione al Tribunale di Napoli con il N. 66 del 28/09/2009


La cricca<br />

Malko<br />

I<br />

I Cardinale Crescenzio Sepe,<br />

arcivescovo di Napoli, è stato<br />

sicuramente il più inaspettato, a oggi,<br />

tra i personaggi tirati in ballo nella storia<br />

della “cricca”. Con quest’ultimo<br />

termine intendiamo il malaffare legato<br />

ai presunti scandali by protezione civile, G8,<br />

grandi eventi e case…. Ovviamente<br />

precisiamo che l’essere tirati in ballo non è<br />

una condanna ma una formula per chiarire<br />

fatti e circostanze, che alla fine possono<br />

sancire la completa estraneità<br />

dell’interessato nelle faccende oggetto<br />

d’indagini giudiziarie.<br />

Il cardinale dovrà consentirci di rilevare che<br />

a volte certi pregiudizi di colpevolezza<br />

poggiano sul concetto generico del: chi è<br />

amico dei lupi difficilmente può essere<br />

agnello…<br />

Il capo dipartimento della protezione civile, con le sue<br />

ammissioni a discolpa pare abbia inferto, forse<br />

involontariamente, un tiro mancino a Sepe, che in termine<br />

d’immagine ha subito un crollo di non poco conto, alla<br />

stregua del suo stesso accusato “accasato” Bertolaso. In<br />

questi casi, anche se uno se la cava, in altre parole ne esce<br />

senza colpe, la ricostruzione dell’immagine pubblica avrà<br />

come risultato finale cocci messi insieme per formare un<br />

vaso che nessuno vuole più esporre in salotto, anche solo e<br />

come motivazione, per le semplici frequentazioni amicali<br />

sospette…la dignità del cardinale può anche uscirne<br />

rafforzata e virtuosamente indenne da certe ipotesi: glielo<br />

auguriamo; ma il processo mediatico di riabilitazione è<br />

lungo…<br />

Il Ministro Maroni ha ragione quando dice che sotto la sua<br />

regia, il dicastero degli Interni ha piazzato un duro colpo<br />

alla criminalità organizzata con arresti eccellenti di uomini<br />

ben classificati nella lista dei più ricercati e dei più spietati.<br />

Purtroppo però, la storia come sempre ci rimanda una<br />

cartina di tornasole, dove al declino delle mafie nere si<br />

contrappone l’ascesa delle mafie bianche. I giornali<br />

quotidianamente cosa ci sbattono in faccia? Un sistema di<br />

corrotti e di corruttele (la cricca), che lascia relativamente<br />

di stucco l’opinione pubblica per i personaggi chiamati in<br />

causa che non sono proprio dei morti di fame.<br />

A ben pensarci, il mafioso, quello nero, sporco, brutto e<br />

cattivo, quello cui il cardinale Sepe voleva lanciare<br />

anatemi di scomunica, in definitiva vive nei buchi e deve<br />

difendersi su due fronti…deve combattere su due<br />

barricate. Sovente rischia la pelle per pallottole che<br />

possono provenire e colpirlo frontalmente (lo Stato), e<br />

pallottole che possono offenderlo alle spalle (gang rivali o<br />

pseudo amici) in ambienti dove notoriamente il tradimento<br />

è insito nelle logiche di supremazia territoriale. In sostanza, la<br />

sua vita meritatamente è un inferno…<br />

Il mafioso bianco invece non vive di tradimenti ma di<br />

concussioni e connessioni alle alleanze affaristiche. Riceve<br />

onorificenze, frequenta salotti buoni, occupa uffici<br />

importanti, esplica attività cerimoniali in rinomate e<br />

prestigiose sedi anche religiose, con fasce, collari e<br />

<strong>Hyde</strong> attualita’<br />

medaglie. Chi sta intorno a costoro si fa in quattro per<br />

carpirne amicizia, con la speranza di poter utilizzare di<br />

riflesso un po’ di quel potere truffaldino che ipocritamente<br />

giustificano a se stessi come astuzia… I mafiosi bianchi sono<br />

gli Ulisse della pubblica amministrazione e della politica:<br />

furbi all’inverosimile, non si curano dei loro simili che truffano<br />

e ingannano col cavallo di troia della rispettabilità<br />

istituzionale.<br />

Il mafioso bianco si nutre bene; al mare o in montagna<br />

alloggia in alberghi e le mogli si dedicano molto spesso al<br />

volontariato e a opere di beneficenza. Il mafioso bianco<br />

qualche volta sfoggia sulla scrivania la foto dell’orfanello di<br />

colore adottato a distanza per darsi un tono di moralità. Il<br />

mafioso bianco serve a pochi ma prende da tutti in termini<br />

di soldi, case, donne, favori,affari e scambi. Il mafioso<br />

bianco non lo riconosci subito. Quello nero sì. Il nero è<br />

violentemente appariscente. Il bianco è violentemente<br />

oscuro. Basti pensare, nel secondo caso, alla violenza di un<br />

intervento chirurgico non necessario o l’inserimento vitale di<br />

una valvola cardiaca sapendo fin dall’inizio che è<br />

difettosa…<br />

La torbida storia della cricca piove addosso a un popolo<br />

castigato da un’austerità economica molto grave. C’è<br />

poca battaglia ideologica in giro. Tutti sono impegnati per<br />

la sopravvivenza. Fabbriche e negozi chiudono. I risparmi<br />

sono al giro di boa finale. Il domani è incerto… Dall’Aquila<br />

intanto, un coraggioso procuratore della repubblica,<br />

Alfredo Rossini, ha avuto il coraggio di denunciare un po’ di<br />

gente per il mancato allarme terremoto. Le “associazioni di<br />

categoria”, chiamiamole così, difendono a spada tratta i<br />

propri scienziati sotto inchiesta buttandola in farsa,<br />

addirittura tirando in ballo alieni e meteoriti ed evacuazioni<br />

planetarie. Intanto il presidente del consiglio dice che non<br />

manderà più all’Aquila i funzionari della protezione civile.<br />

Vogliamo precisare che il riferimento è prettamente agli<br />

uomini di Bertolaso, perché le istituzioni come i Vigili del<br />

Fuoco non possono accettare ordini in tal senso. Sarebbe<br />

come se si dicesse: non manderò più Carabinieri all’Aquila.<br />

Non siamo ancora a questo livello di democrazia... si<br />

spera...


Rischio Vesuvio e<br />

camera magmatica<br />

Intervista alla<br />

Prof. Lucia<br />

Pappalardo<br />

Negli anni novanta, presso le sedi comunali della zona<br />

rossa, arrivavano periodicamente delle note via fax<br />

diramate dall’Osservatorio Vesuviano, circa gli eventi<br />

sismici di magnitudo superiore a una certa soglia<br />

minima (2,5 Richter) che avvenivano nel distretto<br />

vulcanico del Somma-Vesuvio.<br />

Oltre all’energia registrata, veniva segnalato l’ipocentro<br />

del sisma. Ricordiamo bene che alcuni di questi<br />

“fuochi” energetici avevano origine a una profondità di alcuni<br />

chilometri. Molti ritenevano che la superficialità degli ipocentri, rispetto<br />

a una camera magmatica posta a circa dieci chilometri di profondità,<br />

lasciasse presagire una risalita del magma in superficie.<br />

Nell’immaginario collettivo la camera magmatica è una sorta di<br />

pentola ribollente posta a una certa profondità al di sotto del camino<br />

vulcanico. La gente del vesuviano più addentro alla materia, ha quindi<br />

sempre arzigogolato disquisendo sia sulla profondità sia sull’estensione<br />

di tale struttura geologica, azzardando ipotesi varie sulla pericolosità<br />

del Vesuvio. Una pericolosità che molti esperti correlano agli anni che<br />

passano tra un’eruzione e un’altra, lasciando intendere che il sistema di<br />

“ricarica” energetica del vulcano è direttamente proporzionale al<br />

fattore tempo (T). Tant’è che nella determinazione degli scenari eruttivi<br />

del Vesuvio è stato indicato come eruzione massima di riferimento, nel<br />

breve e medio termine, quella del 1631.<br />

Grazie alla gentile collaborazione della ricercatrice, Dott.ssa Lucia<br />

Pappalardo, esperta di ciò che accade nel sottosuolo vulcanico, lì<br />

dove il magma si accumula, siamo in grado di offrire ai nostri lettori una<br />

disquisizione su camera magmatica e rischio Vesuvio, articolata<br />

secondo i dettami di un’intervista che vi proponiamo integralmente.<br />

a) Gentile Dott.ssa, potrebbe chiarirci che cos’è una camera<br />

magmatica? Il concetto della pentola che contiene lava è verosimile?<br />

Una camera magmatica è un’area al di sotto della superficie terrestre<br />

in cui il magma si accumula per tempi anche relativamente lunghi. Non<br />

è una cavità ma un volume di roccia solida (chiamata roccia<br />

incassante) attraversata da una fitta rete di fratture riempite di magma<br />

(roccia fusa ricca in silice che può contenere anche gas e cristalli) ad<br />

altissima temperatura, generalmente tra 800 e 1200°C.<br />

Le camere magmatiche sono molto difficili da identificare anche con<br />

le moderne tecniche di indagine, e generalmente si trovano nei primi<br />

10 km di profondità al di sotto dei vulcani attivi della Terra. La camera<br />

magmatica è, quindi, la roccia serbatoio che contiene il magma,<br />

quest’ultimo si trasforma in lava quando, risalendo in superficie<br />

attraverso il condotto vulcanico, erutta in modo effusivo (senza<br />

esplosioni). La lava, infatti, ha la stessa composizione del magma da cui<br />

deriva, senza però i gas che si liberano durante l’eruzione.<br />

b) I dati più aggiornati cosa dicono in termini di ubicazione ed<br />

estensione della camera magmatica del Vesuvio?<br />

La camera magmatica del Vesuvio è estesa 400 chilometri quadrati e si<br />

trova a circa otto chilometri di profondità al di sotto del vulcano, cosi<br />

come indicato dai dati della tomografia sismica (che è una tecnica di


indagine simile alla Tac in medicina). In particolare, vengono<br />

generate onde sismiche attraverso delle esplosioni, poi<br />

misurando la velocità e direzione delle onde sismiche viene<br />

ricostruita una immagine della crosta terrestre al di sotto del<br />

vulcano. Questo tipo di indagine ha rivelato quindi che un<br />

esteso volume di magma potenzialmente in grado di<br />

eruttare in qualsiasi momento è già presente al di sotto del<br />

Vesuvio. Tuttavia il magma modifica continuamente le sue<br />

caratteristiche chimiche e fisiche poiché raffredda e<br />

cristallizza, dal momento che scambia calore con le rocce<br />

incassanti più fredde. Solo quando il magma raggiunge un<br />

valore critico di viscosità e contenuto in gas sarà in grado di<br />

produrre eruzioni fortemente esplosive. I nostri studi sulla<br />

velocità di crescita dei cristalli nelle camere magmatiche<br />

indicano che i magmi vesuviani raggiungono tali condizioni<br />

critiche anche dopo brevi periodi di riposo del vulcano<br />

(dell’ordine di alcune decine di anni), e quindi la camera<br />

magmatica del Vesuvio potrebbe già contenere magma<br />

ricco in silice e gas in grado di produrre anche eruzioni<br />

pliniane. Se una eruzione esplosiva di questo tipo dovesse<br />

verificarsi, un’area estesa fino ad almeno 15 km dal vulcano<br />

sarebbe a rischio di distruzione; questo territorio include<br />

anche l’area metropolitana di Napoli fino ad oggi non<br />

inserita nel piano di emergenza e abitata da circa 3 milioni<br />

di persone. Lo studio di passate eruzioni pliniane al Vesuvio<br />

ha infatti dimostrato che il territorio oggi occupato dalla<br />

città di Napoli fu distrutto dal passaggio delle cosiddette<br />

nubi ardenti. Queste sono valanghe di lapilli e gas vulcanici<br />

ad elevata velocità e temperatura, che scorrono lungo i<br />

fianchi del vulcano distruggendo ed incenerendo<br />

qualunque cosa incontrino sul loro percorso. I depositi di<br />

cenere vulcanica lasciati dal passaggio di queste nubi<br />

ardenti dell’eruzione pliniana di 4000 anni fa (detta eruzione<br />

di Avellino) li abbiamo ritrovati al di sotto del Maschio<br />

Angioino al centro della città di Napoli, a testimonianza di<br />

questa antica catastrofe .<br />

c) La pericolosità del Vesuvio è correlata in modo<br />

direttamente proporzionale al tempo di quiete?<br />

No, oggi sappiamo che per i vulcani simili al Vesuvio non<br />

esiste alcuna correlazione tra il tempo di riposo e l’entità<br />

della futura eruzione. Un esempio è la famosa eruzione<br />

pliniana del 1980 al Monte Sant Helens nello stato di<br />

Washington (USA) che si verificò dopo un breve periodo<br />

riposo del vulcano.<br />

d) Lo studio della camera magmatica potrebbe essere<br />

all’origine della previsione di eventi vulcanici?<br />

Per eruttare il magma, presente nella camera, deve aprirsi<br />

un passaggio verso la superficie fratturando le rocce al tetto<br />

della camera magmatica. Questo insieme di fratture che<br />

mette in comunicazione la camera con la superficie viene<br />

chiamata condotto vulcanico. Durante la formazione del<br />

condotto e la risalita del magma in superficie si originano<br />

terremoti, rigonfiamenti del suolo, variazioni della<br />

composizione chimica e temperatura dei gas fumarolici.<br />

Questi fenomeni sono i cosiddetti precursori delle eruzioni e<br />

possono manifestarsi mesi, giorni, o ore prima dell’eruzione;<br />

se registrati in superficie dalle reti di monitoraggio possono<br />

permettere ai vulcanologi di prevedere l’avvicinarsi di una<br />

nuova eruzione.<br />

I nostri studi sulla tessitura delle rocce vesuviane indicano<br />

che la risalita dei magmi dalla camera alla superficie può<br />

essere molto rapida. In particolare nel caso di eruzioni<br />

pliniane il magma potrebbe raggiungere la superficie in<br />

meno di qualche ora. I tempi di risalita sono invece più<br />

lunghi e variabili nel corso delle eruzioni effusive. La presenza<br />

di un condotto centrale individuato dalla tomografia e i<br />

tempi di risalita calcolati con gli studi tessiturali su rocce di<br />

passate eruzioni indicano che una eventuale futura eruzione<br />

pliniana al Vesuvio avrà luogo in corrispondenza del cono<br />

vulcanico e che una volta fratturato il tetto della camera<br />

magmatica, il processo eruttivo potrebbe svilupparsi anche<br />

in poche ore, con un breve pre-allarme.<br />

e) I tre distretti vulcanici campani, Vesuvio, Campi Flegrei e<br />

Ischia non hanno nessuna interconnessione in termini di lava<br />

e magma?<br />

I nostri studi basati sulle caratteristiche chimiche delle rocce<br />

eruttate nelle passate eruzioni da questi vulcani, indicano<br />

che il serbatoio magmatico a 8-10 km di profondità<br />

potrebbe essere esteso al di sotto dell’intera area vulcanica<br />

campana.<br />

f) Nei famosi bollettini informativi citati in precedenza, che<br />

valore interpretativo bisogna dare agli ipocentri che si<br />

verificano più o meno in superficie ?<br />

Oggi sappiamo che i terremoti superficiali di bassa<br />

magnitudo (inferiore a tre) sono legati alla presenza di<br />

antichi condotti magmatici estesi per km sotto il cratere e<br />

riempiti di magma ormai solidificato. Vengono chiamati<br />

terremoti vulcano-tettonici, e si ritiene che siano generati dai<br />

forti sforzi gravitativi dovuti al peso del vulcano stesso, che si<br />

focalizzano intorno all’asse craterico a causa delle forti<br />

variazioni di rigidità in quella zona.<br />

g) Un’ultima domanda: i piccoli terremoti registrati nel<br />

camino vulcanico non potrebbero essere originati dalle<br />

masse terrose e rocciose che gravano nel condotto e che<br />

periodicamente si assestano?<br />

Come indicato prima, i dati sismici hanno mostrato la<br />

presenza nella parte centrale del vulcano fino a circa 5 km<br />

di profondità, di un antico condotto vulcanico attualmente<br />

non più attivo e riempito da magma solidificato. Intorno a<br />

questa area si generano ogni anno un centinaio di terremoti<br />

di bassa magnitudo generalmente non avvertiti dalla<br />

popolazione vesuviana, ma registrati dai sistemi di<br />

monitoraggio. Questi terremoti sono legati principalmente al<br />

peso dell’edificio vulcanico e alla concentrazione degli sforzi<br />

gravitativi in corrispondenza dell’antico condotto, e non<br />

possono essere considerati quindi come fenomeni precursori<br />

di una ripresa dell’attività vulcanica. Tuttavia a questi eventi<br />

si sovrappone una sismicità di origine diversa legata a<br />

variazioni della dinamica interna del vulcano,<br />

principalmente dovuta alla migrazione del magma, che può<br />

generare crisi sismiche con grande <strong>numero</strong> di eventi per<br />

anno, come accaduto ad esempio nel 1989, 1995-’96, 1999.<br />

Questi terremoti indicano che anche se il Vesuvio è in<br />

quiescenza dall’ultima eruzione del 1944 è tuttavia ancora<br />

un vulcano attivo; come abbiamo detto la sua sorgente,<br />

l’area cioè in cui il magma continua ad accumularsi è stata<br />

identificata intorno a 8-10 km di profondità, dove i dati sia<br />

sismici che chimici evidenziano una zona di accumulo di<br />

magma molto estesa e probabilmente comune anche agli<br />

altri vulcani attivi della Campania cioè i Campi Flegrei e<br />

l’isola d’ Ischia.<br />

(La redazione di <strong>Hyde</strong> <strong>Park</strong> ringrazia la Dott.ssa Lucia<br />

Pappalardo non solo per la gentile collaborazione, ma<br />

anche per la chiarezza con cui ha affrontato gli argomenti<br />

proposti).


hyde pensieri<br />

Napoli e la maledizione ambientale<br />

Paola Dama<br />

Ricordo ancora un giorno di tanti anni fa<br />

quando io e mio fratello, due perfetti scugnizzi<br />

napoletani, scuri e con i capelli ricci,<br />

ascoltammo per la prima volta la frase :<br />

“Napoli, mafia”…eravamo in quella che fu<br />

Yugoslavia. La mia non fu una risposta<br />

altrettanto carina “Zigani” dissi, mi sentii colpita<br />

fin dentro le ossa. Quella era per loro la peggior offesa!<br />

Ma da quella che è stata la prima volta, ne sono seguite<br />

tante altre, quanti sono stati i miei viaggi in giro per i paesi<br />

stranieri e per l’Italia. Mi è capitato un giorno in un autogrill un<br />

tipo che disse:<br />

“Avete comprato Maradona con i soldi della camorra!”<br />

…ricordo mia madre che non riuscì a finire il suo caffè…<br />

Allora non capivo…i miei genitori ci hanno portato in<br />

provincia, chiusi a giocare in un centro residenziale, dove<br />

abitavamo, ci accompagnavano a scuola, in quella privata,<br />

anche se era nel cuore di Secondigliano…tante attenzioni e<br />

premure per difenderci da quello che noi napoletani<br />

sentiamo come peccato originale…<br />

Per quanto ci abbiano provato, non sono stata immune dal<br />

poter vivere quelle esperienze che nessun genitore augura<br />

per suo figlio. Il dramma della realtà Napoletana ti viene<br />

sbattuta in faccia e se sei fortunato solo più tardi, quando<br />

oramai hai la possibilità di capire e di chiederti perché, e non<br />

in quella fascia di età in cui credi che il mondo sia fatto così.<br />

A chi non è capitato di trovarsi in mezzo ad una sparatoria, di<br />

vedere un morto per strada, di perdere amici perché<br />

scambiati per camorristi, o di aver ricevuto almeno una<br />

rapina, o di essere inseguiti perché non hai voluto fermarti<br />

quando cercavano di prenderti l’auto…chi non ha visto la<br />

disperazione della gente per un pezzo di pane, o non abbia<br />

ascoltato le ragioni di chi vive nella illegalità, chi non ha<br />

dovuto sopportare un abuso e sentirsi addosso quella<br />

impotenza solo per il bene della famiglia e delle persone<br />

care, e essere inermi alla distruzione di un parco o anche di<br />

un albero, per costruirci un palazzo…ed il degrado<br />

ambientale, l’odore nauseabondo che senti quando rientri in<br />

città dopo un periodo di assenza. Io ho avuto ed ho la<br />

possibilità di viaggiare, di conoscere altre realtà, in particolare<br />

quella bosniaca e quella inglese, ed in piccola parte<br />

francese. Conosco la differenza, ma non tutti hanno questo<br />

privilegio…<br />

io posso scegliere, altri no! …<br />

Eppure anche se è chiara a tutti, ti prende l’orgoglio e cerchi<br />

di difenderti in tutti i modi volendo dimostrare al mondo intero<br />

che forse si stanno sbagliando…Napoli è così bella..piena di<br />

artisti e di gente che vale… quel calore umano che ha ce lo<br />

invidiano in tutto il mondo, ed è ciò che più ti manca quando<br />

vai via…ti sale dentro quella “cazzimma” nel voler provare<br />

che in fin dei conti siamo tutti vittime del sistema!! …un<br />

sistema che sta provando ad ammazzare anche quel lato<br />

buono che è in noi…noi che combattiamo contro i mulini a<br />

vento!


hyde pensieri<br />

Sei tu il mio profeta<br />

Camillo Sanguedolce<br />

Quanti sono adesso? duemila anni? direi<br />

più che sufficienti per una religione<br />

importante, come è stato il vostro<br />

Cristianesimo, giunto qui, ormai, alla<br />

fine del suo ciclo – anche se non<br />

scomparirà, ne sono certo, e resterà<br />

nella memoria. Nella memoria culturale<br />

e nell’intimo di quella individuale,<br />

tramandata nel sangue da<br />

generazione in generazione. Come del resto è stato per il<br />

politeismo dell’Olimpo sulle cui ceneri s’è innalzato questo<br />

Cristianesimo: chi è che non sa chi siano Giove e Giunone,<br />

e Venere, Marte, Apollo… Se ne sono persi i dettagli della<br />

conoscenza, il senso del sacro e della devozione, ma nei<br />

cuori e nella fantasia di ognuno di voi quegli Dei ancora<br />

sopravvivono. E la loro religione? anche quella è durata<br />

qualche millennio, come le altre in altre parti del mondo…<br />

ma è stata qui sostituita perché, divenuta strumento di<br />

potere nelle mani del clero non parlava più al cuore di voi<br />

esseri umani che alla fine facevate i vostri sacrifici e<br />

bruciavate i vostri incensi solo per fede nell’abitudine.<br />

Molti sono morti per difendere il vecchio credo, perché<br />

tanti hanno terrore del nuovo che avanza, come tanti<br />

sono morti per testimoniare la nuova fede in cui già<br />

riponevano ogni speranza. E di nuovo, a distanza di<br />

qualche migliaio d’anni, nulla cambia, e si continua a<br />

morire per difendere i vecchi Dei o per imporre i nuovi.<br />

Allora, il politeismo, quello che venne definito pagano,<br />

cedette il passo a un Messaggio nuovo e deflagrante:<br />

c’era “vita dopo la morte”, e questo portava nuova<br />

speranza, nuova energia alla vita terrena che, benché<br />

difficoltosa e derelitta, aveva un’aspettativa di riscatto, se<br />

non sulla terra – nell’aldilà, almeno. Un messaggio d’una<br />

potenza dirompente, capace di scardinare ogni ordine<br />

costituito, da quello più intimo – il nucleo familiare – a<br />

quello più ampio: l’organizzazione sociale, lo stato, le<br />

fondamenta del potere costituito.<br />

Ma poiché il cuore di voi esseri umani – anche se non di<br />

tutti – è sempre narcotizzato dal potere, è su quel fronte<br />

che spendete tutte le vostre risorse: energia e fantasia. E<br />

qualsiasi religione, anche se scende dall’Alto o proviene<br />

dal Profondo, diventa, necessariamente, esercizio di pochi<br />

individui, anch’essi non immuni dalla brama di potere.<br />

Finché arriva un nuovo Profeta a metterli davanti al loro<br />

specchio. Ma un nuovo Profeta non nasce dal nulla:<br />

anch’egli o anch’ella vive della vostra vita e si porta nel<br />

sangue i germi di tutti i pensieri passati. Egli, o Ella, ha solo<br />

un nuovo potere di sintesi per parlare al cuore di ognuno<br />

di voi, e solo accidentalmente si chiamerà Abramo, Gesù,<br />

Buddha o Maometto, per restare fra quelli più noti nelle<br />

vostre terre.<br />

L’Ebraismo persevera e sopravvive perché ha fatto della<br />

sua arcaicità il proprio culto: resta e sarà sempre in attesa<br />

di un profeta che non verrà, è questo il loro culto: un Dio<br />

nascosto dietro molti veli e divieti che aspetta di svelarsi<br />

nelle parole di un profeta che, se mai venisse o se mai<br />

tornasse, ancora una volta non sarebbe creduto perché<br />

credergli significherebbe svelare questo Dio geloso e<br />

mandare per strada e sul lastrico tutti i suoi rabbini.


Anche l’Islam durerà per molto molto ancora<br />

perché, radicato anch’esso su pochi principi<br />

arcaici si autodifende in un cortocircuito che<br />

brucia ogni Parola Nuova e si impone ai vostri<br />

cuori più col timore d’infrangere i divieti che con<br />

la comprensione e la compassione – che sono il<br />

seme di ogni religione. E in questo suo perenne<br />

cortocircuito gira ancora armato come ai<br />

primordi imponendosi agli altri con lo stesso spirito bellicoso di una<br />

tribù beduina che va all’attacco dell’ennesimo accampamento di<br />

infedeli: laddove vige la falsa regola “chi non è con me è contro di<br />

me”.<br />

Il Cristianesimo, invece, con tutte le sue differenti espressioni in cui si<br />

è suddiviso, sta per concludersi perché è debole e permeabile<br />

rispetto all’arcaicità egocentrica dell’Ebraismo e all’arcaicità<br />

invasiva dell’Islamismo: si è puntellato su fragili dogmi che non<br />

hanno nulla di divino per difendere – non la religione – ma il potere<br />

del clero. Su sciocche beghe e dispute più ideologiche che<br />

teologiche ha poi permesso scissioni e distinguo da cui non è nato<br />

nulla di veramente rivoluzionario: perché il vero pensiero religioso è<br />

sempre rivoluzionario. Esso, oggi, più che essere consapevole di Sé<br />

e del proprio Ruolo, si mostra molto più consapevole e<br />

condiscendente con ciò che esso non è, e che non sa, e che non<br />

è più: una religione che dava speranza e che ha inventato la<br />

parola Misericordia. Ed è invecchiato, facendosi obsoleto, perché<br />

azzerando la moltitudine degli Dei Antichi aveva dato un solo<br />

sogno, lo stesso sogno, a tutti – salvo poi tradire questo sogno, che<br />

era la sua missione, la religione.<br />

Così, oggi, voi esseri umani, battezzati per abitudine, sposati in<br />

chiesa per spettacolo, fedeli per convenienza e praticanti<br />

all’occorrenza, cercate nuovi respiri nel Buddhismo – che si<br />

perpetua nel mondo e nel tempo perché davvero misericordioso –<br />

o tentate le false vie del Cattolicesimo minore e settario, o cadete<br />

nelle trappole dei falsi profeti che vi tolgono i soldi per svendervi<br />

l’anima… perché tutti siete in attesa che Qualcosa ritorni: ma non<br />

un nuovo profeta, che ormai ne avete visti troppi anche in<br />

televisione, quanto un’altra Idea di Speranza, perché l’idea che il<br />

Paradiso è la per tutti (ma solo a costo di grandi sacrifici) è andata.<br />

E’ tempo di rimettere al centro del mondo l’Individuo, con tutti i<br />

suoi limiti ma anche le sue fantastiche possibilità personali, la sua<br />

fantasia, le sue contraddizioni, le sue debolezze… perché ogni<br />

Individuo è fatto di tanti umori, di tante ore, di tanti giorni e di tanti<br />

anni, e per ognuno dei suoi istanti di vita deve potersi riconoscere,<br />

sempre, con dignità, sacro a Sé Stesso, a Chi ama e a Chi lo ama:<br />

che il Bene e il Male (fatti i dovuti distinguo culturali) sono perenni<br />

nello spazio e nel tempo, sono nel cuore di Ognuno di Voi che<br />

nell’intimo ascolto di Sé li sa sempre distinguere e riconoscere… e<br />

chi non ha questa vocazione all’ascolto si affidi sempre agli<br />

officianti che vuole, sacerdoti medici o ciarlatani, ma riprenda a<br />

coltivare la sua preziosa Individualità, benché senza egoismo, e<br />

Ognuno, attraverso questa mia parola, sarà Profeta per Se Stesso:<br />

credetemi, sono pronto a tornare.<br />

Un tempo mi chiamavate Zeus oppure Giove, prima ancora Urano,<br />

oggi chiamatemi come preferite… Non è il nome che mi definisce,<br />

che la mia non è una religione di parole e suoni, ma è un culto di<br />

nuova Libertà di Espressione: mi chiamo Camillo attraverso<br />

quest’individuo cui detto il mio pensiero – ma ora che avete letto<br />

fino in fondo, se vorrete, avrò il Nome di Ognuno di Voi.<br />

Camillo Sanguedolce © tutti i diritti riservati


hyde diari di viaggio<br />

Haveyoueverbeeninlove<br />

Stefania Sarrubba<br />

Ogni volta che faccio il check-in all’aeroporto di<br />

Linate provo l’irrefrenabile impulso di prendere un<br />

taxi, tornare a casa e ritardare il volo. Purtroppo<br />

ormai sono già li e quindi parto per chi sa dove…<br />

Da qualche anno la stessa storia si ripete su ogni<br />

aereo, dove mi porto addosso un diffuso e leggero<br />

senso di angoscia che va ben oltre la classica<br />

ossessione di aver dimenticato di mettere in valigia<br />

un oggetto di vitale importanza. Fare i bagagli non costituisce un<br />

problema per me. Non sono di quelle che saltano ripetutamente su<br />

valigie enormi pur di chiuderle senza che il loro contenuto superfluo<br />

trabocchi all’esterno. Al contrario, scelgo solo ciò che serve e<br />

seleziono tutto in base alla meta. Ma ne ho avuto di tempo per<br />

abituarmi. Le partenze sono sempre state una costante nella mia<br />

vita. Non ho ancora compiuto venticinque anni e già ho visitato un<br />

bel po’ di paesi stranieri. Molti di più di una qualsiasi altra persona<br />

della mia età. Sono fortunata, lo so bene. Eppure ad ogni partenza<br />

qualcosa tenta di riportarmi indietro, è come se fossi costretta a<br />

lasciare un pezzo di me a terra. Stavolta però è diverso. Non lascerò<br />

che nulla rovini questo mio viaggio, quasi una sorta di ritorno alle<br />

origini. Non è questo che si fa di solito? Si torna indietro e si tenta di<br />

ricostruire il percorso fatto fino al punto in cui ci si è persi. Perché è<br />

così che mi sento adesso, persa. Ma ben decisa a ritrovarmi.<br />

Il volo per Dublino parte tra un’ora. Inganno l’attesa a cui ormai sono<br />

solita leggendo un quotidiano. Socchiudo gli occhi e inclino la testa<br />

di lato, maledicendomi per gli occhiali lasciati a casa. Salto la<br />

cronaca estera e la sezione di economia e mi butto sulle pagine<br />

dello spettacolo. Ecco, un concerto a cui mi sarebbe piaciuto<br />

andare, ma pazienza. Prima che il mal di testa mi assalga, stacco gli<br />

occhi dal giornale e lo ripiego. Una bambina mi sta fissando, è<br />

seduta di fronte a me con sua madre, che è intenta a cercare<br />

qualcosa nella borsa. Distolgo lo sguardo, concentrandomi sulle<br />

unghie laccate di rosso. I bambini mi mettono sempre una certa<br />

soggezione. Questa mi ricorda particolarmente me alla sua età ed è<br />

decisamente un segno nel mio tentativo di trovare una collocazione<br />

ai pezzi di vita come in un puzzle. Guardandola di sottecchi, mi alzo,<br />

diretta al bar per un caffè. Almeno mi terrà in piedi, penso mentre ne<br />

ordino uno. Lo sorseggio lentamente, dando uno sguardo<br />

all’orologio. Non manca molto. Una capatina al bagno e due caffè<br />

più tardi, è finalmente arrivato il momento di partire. Non saremo in<br />

molti sull’aereo, probabilmente per via dell’orario. Alle quattro e<br />

mezza di notte, la maggior parte delle persone dorme al caldo. Io<br />

no, io di notte volo. E con me una ventina di persone, più che altro<br />

uomini con computer portatili al seguito, forse troppo indaffarati per<br />

godersi l’incomparabile vista notturna dal finestrino. Mi aspettano<br />

due ore tranquille seduta al mio posto accanto al vetro pressurizzato.<br />

Sto tornando a Dublino dopo quattro anni. Forse cinque. Troppi<br />

trascorsi lontano dalla città che mi ha fatto vibrare corde che non<br />

sapevo neppure di possedere. La prima volta con la scuola, a<br />

diciotto anni compiuti. Una splendida settimana in un orrido ostello<br />

che ricordo ancora con un piacere immenso. Sei giorni e sette notti<br />

trascorsi tra musei, birrerie e scherzi ai professori. Le gite hanno un<br />

fascino particolare, inscindibile dallo stupore e dallo spirito<br />

cameratesco di quell’età in cui ci si emoziona con una facilità<br />

estrema. La mia seconda volta in Irlanda, invece, fu durante il<br />

secondo anno di università. Io e una mia compagna di corso<br />

vivemmo lì per tre mesi, i più strani e belli della mia vita. Novanta<br />

giorni in cui successe di tutto, novanta giorni che mi lasciarono<br />

l’amaro in bocca al ritorno. Il mio ragazzo dell’epoca non c’era ad<br />

aspettarmi, al contrario di una montagna di libri da studiare e di<br />

esami da preparare.


Era partito anche lui, con degli amici per una breve<br />

pausa dallo studio. Rompemmo poco dopo il suo<br />

rientro, le incongruenze ci avevano allontanati e il<br />

destino non ci aiutò affatto. Non l’ho più visto da quel<br />

giorno, nonostante abitassimo nella stessa città,<br />

neppure troppo grande a dirla tutta. Da allora non mi<br />

sono più innamorata. Patetico, lo ammetto. Patetico<br />

ma tristemente vero. Quattro anni fa giurai di aver<br />

chiuso con le emozioni forti, intense, con i sentimenti fuori controllo e<br />

scioccamente chiusi anche con Dublino. Grave errore al quale sono<br />

pronta a porre rimedio. Perché è di una città così che ho bisogno,<br />

lontana eppure familiare, per capire cosa si è rotto in questo tempo.<br />

Per spiegarmi perché non sono andata avanti, perché ho smesso di<br />

emozionarmi e ho iniziato a fuggire. Le mie riflessioni esistenziali e un<br />

po’ infantili sono interrotte dall’annuncio della hostess di allacciare<br />

le cinture. Stiamo atterrando. Quando finalmente tocchiamo terra<br />

con due tocchi piuttosto leggeri, la bambina che mi fissava in sala<br />

d’attesa applaude ridendo e si volta a guardarmi. Evito il suo<br />

sguardo incuriosito e raccolgo la mia roba. Il bagaglio a mano, il<br />

cappotto, la sciarpa… e l’indispensabile ombrello. In seguito a<br />

un’attesa più lunga del dovuto per recuperare la mia valigia nera a<br />

pois colorati, finalmente sono fuori. Sposto le lancette dell’orologio<br />

un’ora indietro e spingo la pesante porta a vetri dell’aeroporto. Un<br />

bus mi porta in centro, sfrecciando per le strade deserte del<br />

quartiere residenziale, tra villette con giardini minuscoli e negozietti<br />

con insegne spente. Sono quasi le sette quando arrivo a O’ Connell<br />

Street, il freddo pungente sul viso ad accogliermi appena scesa<br />

dall’autobus. Trascino la valigia per il marciapiede immenso, sono<br />

stata previdente a non riempirla troppo. Tutto è esattamente come<br />

lo ricordavo. Negozi di souvenir a ogni metro, caffè grandi e piccoli<br />

già aperti per quelli che andando in ufficio prendono di corsa un<br />

cappuccino e una brioche. Dalle stradine laterali, pub e locali con<br />

le saracinesche abbassate, pronte ad alzarsi dopo il tramonto e ad<br />

accogliere i clienti assetati. La statua di Joyce mi fa cenno in<br />

lontananza, ricordandomi delle nottate trascorse sulle analisi dei suoi<br />

romanzi all’università. Placo il brontolio insistente allo stomaco<br />

fermandomi a prendere una cioccolata calda e un muffin ai frutti di<br />

bosco in un piccolo bar che quattro anni fa non c’era. I muffin<br />

irlandesi restano i migliori che io abbia mai assaggiato, affondando i<br />

denti nella soffice pasta me ne convinco sempre di più. Non smetto<br />

di camminare, finisco a grandi sorsi la cioccolata e ne getto<br />

l’involucro nel cestino più vicino. Continuo, a passo svelto per<br />

quanto i bagagli me lo permettano, senza sosta, fino a raggiungere<br />

la mia meta con la bocca ancora al sapore di vaniglia e mirtilli. Ci<br />

sono. Carlisle Bridge è lì, come sette anni fa per le immancabili e<br />

innumerevoli foto ricordo con la mia classe. E dietro il ponte, eccolo.<br />

Mi sporgo per ammirarlo sotto i raggi limpidi del sole del mattino.<br />

Risplende di bagliori dorati sull’acqua increspata e mi inonda di una<br />

luce delicata e morbida. Il Liffey è stato il mio primo amore.<br />

Guardandolo adesso, dopo anni di lontananza, mi domando come<br />

ho fatto a stargli lontano, a rinunciare a quella sublime sensazione di<br />

qualcosa di immenso che cerchi di racchiudere nel tuo corpo,<br />

sempre troppo piccolo per contenerlo. Non so quanto ci vorrà per<br />

lasciarmi andare di nuovo, ma so che tornare a Dublino è stata la<br />

scelta migliore di questi anni passati a reprimermi, a soffocare<br />

l’impulsività con la paura. Questa nuova consapevolezza mi<br />

accompagna all’albergo che mi ospiterà per questi giorni, uno di<br />

quei grandi e lussuosi hotel in cui un po’ di anni fa sognavo di<br />

pernottare con la mia compagna di stanza. Ed è lì che la rivedo, la<br />

bambina dell’aereo, scortata dalla madre distratta e da mille<br />

valigie. Mi scruta coi suoi occhi castani, lo sguardo indagatore che si<br />

apre in un sorriso che adesso sono pronta a ricambiare.


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<strong>Hyde</strong> sound2.0<br />

Arrivederci, mostro<br />

Giampiero Lago<br />

Lascia uno strano senso di tranquillità, come dopo<br />

lo scampato pericolo o come dopo che qualcosa<br />

(o qualcuno…) ha distrutto, devastato la tua vita,<br />

ed ora se n’è andato; ma… tornerà ?!?!?<br />

Ed e’ di mostri che vuole parlare, Luciano Ligabue<br />

nel suo nuovo album, uscito l’11 maggio 2010 (a<br />

vent’anni dall’uscita di Ligabue l’11 maggio 1990)<br />

a cinque anni dal suo ultimo album di inediti<br />

Nome e Cognome, di mostri, reali o immaginari: che sono<br />

andati via e non fanno più male, che non sono andati via, che<br />

sono andati via, ma che potrebbero e vorrebbero tornare; e da<br />

qui, come Ligabue ha detto nelle varie interviste, la parola<br />

Arrivederci e non Addio…<br />

Per questo album Ligabue ha rivissuto un po’ la stessa situazione<br />

che visse nel 1994 quando, estremamente deluso dalla reazione<br />

della critica degli amici e dei colleghi verso il suo album<br />

Sopravvissuti e Sopravviventi, album, a sua detta “molto<br />

sofferto”, e che per il sottoscritto rimane uno dei più belli che<br />

Ligabue abbia potuto produrre, decide di rompere con i<br />

produttori e con i ClanDestino, la band che lo aveva<br />

accompagnato da sempre, e di cambiare tutto; ed ecco che,<br />

nel 1995 esce un album nuovo, totalmente diverso, che ha<br />

riscattato il Liga consacrandolo definitivamente nel panorama<br />

musicale italiano, Buon Compleanno, Elvis! (il titolo ovviamente<br />

e’ un omaggio al grande rocker nell’anno del suo 60°<br />

compleanno).<br />

Come in Buon Compleanno, Elvis, Ligabue ha cambiato tutto,<br />

iniziando dal produttore e per la prima volta, Luciano non<br />

appare tra i produttori, la produzione e’ affidata al napoletano<br />

Corrado Rustici.<br />

Anche i componenti della band sono stati cambiati; il Liga ha<br />

salvato solo i chitarristi Federico Poggipollini e Niccolò Bossini<br />

(già visto in Nome e Cognome) mentre lo stesso Rustici ha inciso<br />

parti di chitarra nella varie tracce dell’album.<br />

Il risultato che viene fuori e’ un album totalmente nuovo, diverso,<br />

con testi, tecniche, suoni ed emozioni molto diverse dagli altri<br />

album del Liga.<br />

Per la prima volta si vede un Liga diverso, riflessivo, che e’ pronto<br />

ad affrontare la vita in Quando Canterai la tua Canzone, che si<br />

ferma a ricordare persone, miti e fatti della sue e nostra vita in<br />

Nel Tempo, che si riscopre sensibile e poeta in Il Peso Della<br />

Valigia, che riesce ad approdare anche allo swing puro in Taca<br />

Banda (aiutato anche dal figlio undicenne Lenny alla batteria),<br />

che e’ pieno a tal punto da scrivere una canzone in cui riversa<br />

tutto il suo malumore nei confronti delle dichiarazioni fatte dai<br />

colleghi, tra cui Guccini, in Caro il mio Francesco ma che rimane<br />

scosso e si commuove per i bimbi di Dendermonde tanto da<br />

diventare uno di loro e riuscire a scrivere e cantare (con una<br />

voce tesa ed emozionatissima) una canzone, la più lunga e,<br />

forse più bella, di tutta la sua discografia, Quando mi Vieni a<br />

Prendere ?, e che ci vuole ancora una volta ricordare che lui e’<br />

li e che “tiene botta” ne Il Meglio Deve Ancora Venire.<br />

Non manca anche il lato Ligabue Classic, con Un Colpo<br />

all’Anima e La Linea Sottile il Liga ci ha regalato la classica<br />

canzone da radio, da ascoltare e ri-ascoltare in vacanza, sul<br />

Lido e nei Bar.<br />

Che dire di più? Ci troviamo davanti ad uno dei più begli album<br />

che Ligabue, ma posso tranquillamente dire, che la musica<br />

italiana, ha saputo regalarci.<br />

Chi può e chi vuole lo compri, e uno spettacolo già dalla<br />

copertina.


a cura di Michele Nascia<br />

serpentine pavilion di nouvel<br />

Ed eccoci a festeggiare il decimo anno che vuole un'archistar alla<br />

progettazione di un padiglione della Serpentine Gallery ad <strong>Hyde</strong> <strong>Park</strong>,<br />

l'archistar di quest'anno è Jean Nouvel con la collaborazione di Arup, un<br />

colosso per quanto riguarda la parte ingegneristica.<br />

Completamente rosso, in omaggio alle cabine telefoniche, alle cassette<br />

postali e agli autobus della capitale inglese.<br />

E' costituito da una struttura caratterizzata da un tetto retraibile, realizzata in<br />

vetro, policarbonato e tessuto. Attorno al padiglione, spazi aperti per godersi la<br />

natura dei Kensington Gardens, nella tradizione dei parchi pubblici francesi.<br />

Tavoli da ping-pong, scacchiere, ma anche frisbee e aquiloni messi a<br />

disposizione del pubblico.<br />

Tutti rigorosamente di colore rosso.<br />

Il Serpentine Gallery Pavilion sarà aperto al pubblico dal 10 luglio al 17 ottobre<br />

e ospiterà al suo interno The Heart Archive, un'installazione concepita<br />

appositamente da Christian Boltanski.<br />

http://www.dezeen.com/2010/07/06/serpentine-gallery-pavilion-by-jeannouvel/<br />

IDEO + STEELCASE = NODE<br />

Finalmente una svolta a quelle sedie scomodissime con quei<br />

pannelli di truciolato che facevano da piano!!<br />

Ebbene sÏ rendere in modo confortevole un momento<br />

abbastanza complicato della vita di uno studente si può, grazie<br />

all'interazione tra l'IDEO, agenzia internazionale di design e<br />

STELLCASE, azienda italiana di progettazione per mobili di<br />

ufficio, nasce NODE: una sedia con piano di lavoro integrato e<br />

contenitore per oggetti personali e borse.<br />

La sedia offre un gancio per appendere zaini o abiti al<br />

bracciolo il tutto poggia su una struttura dotata di ruote.<br />

Finalmente il piano è più grande del solito e si può oriantare<br />

come si vuole oltre alla linea molto ergonomica.<br />

C'è anche la vasta gamma di colori, che non guasta mai nelle<br />

aule!!<br />

http://www.contemporist.com/2010/06/15/node-chair-bysteelcase-at-neocon-2010/<br />

<strong>Hyde</strong> design<br />

l'ipad...sbarca nei ristoranti<br />

L'idea di poter ordinare qualcosa dal proprio posto e<br />

mandare la "comanda" direttamente in cucina ci fu anni fa<br />

in un ristorante londinese con tavoli touch.<br />

Ma a Sydney le cose si fanno in grande ed il titolare del<br />

ristorante "Global Mundo Tapas del North Sydney Rydges<br />

Hotel" ha pensato bene di sostituire i suoi menù cartacei con<br />

degli ipad. Idea spettacolare per chi come me ha i suoi<br />

tempi per ordinare, insomma grazie a questo menù<br />

interattivo possiamo fare veramente di tutto:<br />

dare uníocchiata ai piatti proposti, vederne o cambiarne gli<br />

ingredienti, presentazione del piatto e possibilità di ordinare!<br />

Una volta inviato il tutto andrà direttamente in cucina e sarà<br />

elaborata e servita.<br />

Geniale trovata con un mezzo ancor più geniale!!<br />

L'utilizzo di questo ipad è brillante ma semrpe riduttivo, infatti<br />

dopo l'ordine io inizierei a sfogliare le mail o che so io, un bel<br />

quotidiano!!


Bruschette Party<br />

Stasera ci facciamo una bella BRUSCHETTATA :-)<br />

Intanto... preparo il CONDIMENTO:<br />

INSALATA DI POMODORI (tagliati a cubetti piccoli e<br />

condita con AGLIO, SALE e OLIO);<br />

PISELLI (in soffritto di cipolla e PANCETTA);<br />

FUNGHI (trifolati in padella con aglio e<br />

PEPERONCINO);<br />

MELANZANE (a funghetti :-) Fritte e insaporite in<br />

salsa con cipolla e basilico);<br />

FRIARIELLI (insaporiti con aglio e peperoncino);<br />

PEPERONI (cotti al GRATIN, con olive nere) …<br />

... e TUTTI i contorni che mi vengono in mente e...<br />

che ho voglia di preparare!<br />

Taglio il pane a fette (quello RAFFERMO, avanzato,<br />

va benone!) e lo poggio sulla piastra bollente.<br />

Giro le fette un paio di volte e...<br />

Quando sono belle abbrustolite, le strofino con<br />

quello spicchio d'aglio che ho tagliato prima e...<br />

Me ne faccio 1 classica (col pomodoro), 1 coi<br />

funghi, 1 con i piselli............ :-)<br />

La BIRRA è ghiacciata e........................... PARTY! :-)<br />

Banana Split<br />

<strong>Hyde</strong> cucina x studenti<br />

a cura di lalla<br />

Barchette d'uovo Sodo<br />

Io le chiamo così. Sì, le mie BARCHETTE!<br />

Gli americani le chiamano: DEVIL EGGS. Secondo<br />

me, dipende da come le farcisci...<br />

Io, metto a fare le uova sode.<br />

Nel frattempo sminuzzo, in una terrina, un'intera<br />

scatoletta di tonno (sgocciolato) con un bel paio di<br />

cucchiai di maionese e... pepe, noce moscata,<br />

prezzemolo tritato... INSOMMA, quello che ho e che<br />

mi capita (olive – bianche e/o nere tritate, sottaceti,<br />

cipolline...).<br />

Prendo le uova (che nel frattempo si sono anche<br />

raffreddate), le sguscio e taglio in due (dal lato<br />

lungo). Riverso nella terrina col tonno (+ ecc.) i tuorli<br />

e: giro, schiaccio, amalgamo, mescolo...<br />

Pronto l'impasto: riempio le barchette con cucchiaini<br />

di quest'ultimo.<br />

Sopra, su ciascuna barchetta (con impasto a<br />

bordo), IO ci metto un pezzetto di sedano fresco.<br />

Delicato, croccante, sugoso e rinfrescante.<br />

Gli americani fanno le barchette più ARRABBIATE<br />

(grrrrrrrrrrr) ma ugualmente saporite!<br />

FILETTI DI PEPERONE, ERBA CIPOLLINA, PEPERONCINO,<br />

ORIGANO...<br />

Ne ho mangiate già due, SOLO parlando ;-)<br />

Spezzo il cioccolato della barra FONDENTE, che ho preso<br />

oggi al supermarket (200 gr), e lo faccio fondere a<br />

bagno “giovanna” ah, ah, ah... :-)<br />

Quando il cioccolato è sciolto, verso nel pentolino 2<br />

cucchiai di panna fresca. Giro finché si è amalgamata<br />

per bene la crema bruna :-) e... lascio lì (a fuoco spento).<br />

Spoglio e distendo nei piatti 4 bananine (un po' acerbe,<br />

direi). Taglio, ognuna, in 2 (nel senso della lunghezza) e le<br />

spruzzo con del succo di limone.<br />

Adesso ci verso su la crema di cioccolato, metto vicino<br />

ad ognuna 2 o 3 cucchiai di gelato alla vaniglia, e<br />

fragola, pistacchio... (QUELLO CHE C'E' in vaschetta),<br />

qualche ciuffetto di panna qua e là e...<br />

Poi, poi, poi........ MANDORLE tritate? CILIEGINE?<br />

SPRUZZI DI MARASCHINO? …........??? …....???<br />

Servo subito! :-) Tè freddo da bere?<br />

9


<strong>Hyde</strong> immagini Malko


<strong>Hyde</strong> poesia<br />

M’addunaje ca tutto era cagnato<br />

quanno ‘a luce se stutaje<br />

e scennette ‘o scuro<br />

…Pe’ sempe.<br />

‘Gnorno, nun addiventaje cecato.<br />

Perdette “sulamente”<br />

‘a cosa cchiù ‘mpurtante ca tenevo:<br />

perdette ‘a vita.<br />

Ma cumprenno ca facile nun è<br />

accettà ‘na nutizia ‘e ‘sta purtata.<br />

Nu muorto ca scrive e parla<br />

nun s’è visto int’a nisciuna sceneggiata!<br />

Ma je nun stongo ‘ncoppa ‘o palco<br />

e vuje nun site spettature.<br />

‘O posto addò me trovo<br />

nun tene manco nu culure.<br />

E si dico ‘na parola<br />

nun riesco a sentì’ niente.<br />

Manco ‘a paura ccà se sente<br />

…Si putesse chiagnere, chiagnesse.<br />

Ma quaccosa ‘nfunno ‘nfunno<br />

è rimasto vivo ancora<br />

nun ‘o saccio si è ‘a cerevella<br />

si è ll’anema o si è ‘o core.<br />

Ma ‘na lamparella sta appicciata<br />

(‘a quacche parte mò adda stà’!)<br />

E a me m’ha cundannato<br />

int’a ‘sta bella Eternità.<br />

Maronna mia, ca parola spaventosa!<br />

Sulo mò ca ‘a tengo annanze<br />

Me renno cunto overamente<br />

Ca vvo’ dicere:”Eternamente”.<br />

Quanno si’ vvive nun capisce.<br />

T’abbuffe sulo ‘a vocca<br />

‘e ‘na parola accussì grossa<br />

ca ‘int’a ‘na vocca nun ce stà’.<br />

E comme ce trasesse<br />

l’Infinito sano sano<br />

dint’a vocca ‘e n’essere umano<br />

ca nun sape manco duje cchiù duje quanto fa?!<br />

È comme si pruvasse a fà’ trasì’<br />

‘o cielo e tutt’e stelle<br />

‘o mmare e tutt’e scoglie<br />

tutte ‘nzieme ‘int’a lancella.<br />

Je nun ce ‘a faccio a stà’ accussì.<br />

Chesta morte fa’ spavento!<br />

Acciditeme ‘na vota ancora…<br />

È capace ca po’ moro.<br />

Je nun voglio cchiù penzà’!<br />

Voglio truvà’ pace!<br />

Faciteme ‘o piacere…<br />

Vulesse fosse ajere.<br />

Si putesse turnà’ areto<br />

c’’a cuscienza ‘e chesta morte<br />

Quanti ccose ca facesse…<br />

Quanti ccose ca cagnasse!<br />

Int’a stu traffico ‘e penziere<br />

ca me fanno cumpagnia<br />

nun riesco a stà quieto…<br />

Veco tutt’a vita mia.<br />

Annanze all’uocchie ce sta ‘o mare<br />

‘na prumessa ca scurdaje<br />

Quanno More<br />

Francesco Ricci<br />

nu treno ca perdette<br />

‘na guagliona ca baciaje.<br />

‘O core se strascina<br />

malamente ‘int’a ‘sti strate<br />

Se fermasse! – ce dico je –<br />

Se fermasse!<br />

Ma niente. Nun vuò’ séntere.<br />

Curre curre ‘int’a ‘sti viche<br />

tra ‘e primmavere ca scurdaje<br />

e tra ‘e vierne antiche antiche.<br />

È accussì ca passa ‘o tiempo<br />

Comme si fosse nu tiatro<br />

addò ‘o finale nun esiste<br />

e ‘o presente è già passato.<br />

Comme è scura chesta notte<br />

‘a cchiù scura ‘e tutte quante.<br />

Ma manco ‘o friddo ccà se sente…<br />

Si putesse chiagnere, chiagnesse.<br />

Traduzione in Italiano sul sito di <strong>Hyde</strong><br />

<strong>Park</strong> http://www.<strong>rivista</strong>hydepark.org


<strong>Hyde</strong> poesia<br />

Come Ombre<br />

Vincent<br />

Ci sono giorni e fatti<br />

che ti calano sulle spalle una gelida coltre,<br />

al punto da anchilosarti la schiena,<br />

e i pensieri fluttuano come giunchi al vento.<br />

Ti guardi nello specchio,<br />

e le lacrime non scorrono…<br />

sono granuli di ghiaccio che oscillano tremolanti<br />

sui bordi delle palpebre immote e gonfie .<br />

La tristezza è una morsa pungente che ti pervade il petto.<br />

È un ansare. Ti giri e rigiri e l’affanno ti porta a bramare ossigeno<br />

da respirare o da bruciare per dare corpo calore e tono<br />

a membra immote e flosce dallo stupore….<br />

Il tempo passa e con esso il torpore s’avanza sul dolore,<br />

rendendo tiepido e malleabile il cuore e la ragione<br />

che ricamano trame delicate sottili e gentili e tenue,<br />

come ombre sinuose proiettate dal baluginare di una candela<br />

al davanzale …


12<br />

<strong>Hyde</strong> street photography<br />

terza parte<br />

a cura di Alessio Coghe<br />

Abbiamo visto in precedenza<br />

come l’istinto sia una<br />

caratteristica importante nel<br />

fare street photography.<br />

Questo genere vive<br />

dell’immediatezza ed è<br />

importante sia non perdere<br />

troppo tempo coi settaggi<br />

della propria fotocamera (conoscendola<br />

bene e avendo una buona preparazione<br />

sull’esposizione corretta nelle situazioni<br />

generiche che possono presentarsi) che<br />

scattare quasi senza riflettere.<br />

In realtà non è scattare senza riflettere nel<br />

senso letterale della parola, ma scattare<br />

d’istinto. Ciò accadrà grazie all’esperienza<br />

acquisita sul campo, scattando e scattando,<br />

e nessun corso o manuale può aiutarvi in<br />

questo, e questo tutorial ovviamente non fà<br />

eccezione, accadrà senza quasi che ve ne<br />

accorgiate. Un bel giorno vi ritroverete ad<br />

avere l’occhio fotografico, a previsualizzare<br />

la scena poco prima che essa si componga.<br />

La fotografia di strada è agire d’istinto,<br />

dicevamo.<br />

“Sai, se esiti, lo dimentichi” Joel Meyerowitz<br />

Credo che qualunque streephers si trovi<br />

d’accordo con questa frase.<br />

Se ho citato questo grande della fotografia<br />

è perchè Meyerowitz comprese in un istante,<br />

proprio in un istante, che il destino dell’uomo<br />

è dentro lo sguardo che ognuno di noi getta<br />

sul mondo. Il mondo è fatto dall’uomo che<br />

lo abita. Non c’è mondo senza l’uomo. E<br />

l’uomo agisce seguendo lo sguardo, il<br />

desiderio che dal cuore scaturisce attraverso<br />

la visione. Potenza dello sguardo.<br />

La fotografia è comunicazione. E la<br />

comunicazione noi prima ancora che con la<br />

parola la facciamo coi gesti, con il<br />

movimento dei nostri corpi, con l’espressione<br />

dei nostri visi.<br />

Tutto questo il nostro occhio, periferica del<br />

nostro cervello e della nostra anima, lo legge<br />

in un infinitesimo di secondo, lo decodifica<br />

grazie al cervello che ha finalmente la<br />

chiave, o meglio il contenuto del messaggio.<br />

La foto ha quindi impatto se fatta con istinto,<br />

senza riflettere appunto quando in realtà lo<br />

abbiamo fatto senza accorgerne come<br />

abbiamo spiegato poc’anzi.<br />

E’ questa capacità di saper afferrare<br />

l’attimo, la differenza tra un fotografo e chi<br />

scatta fotografie.<br />

Naturalmente questa mia tesi sull’istinto così<br />

come enunciata è da intendersi per la<br />

fotografia di strada. Ci sono altri generi di<br />

fotografia in cui tale concetto non è<br />

chiaramente valido.<br />

Sito di Alessio Coghe:<br />

http://alxcoghe.blogspot.com/


<strong>Hyde</strong> sport<br />

I consigli<br />

dell’esperto:<br />

Salvatore<br />

Compagnone,<br />

Dottore in Scienze<br />

Motorie, Personal<br />

Trainer e<br />

Preparatore<br />

Atletico.<br />

E..state in forma!<br />

Arriva l’estate, ed è tempo di vacanze.<br />

Come giusto che sia, ognuno decide di<br />

trascorrere il proprio tempo libero in<br />

maniera diversa ed in base al proprio<br />

gusto personale: c’è chi preferisce il mare<br />

piuttosto che la montagna, o chi desidera<br />

dedicarsi al “dolce far niente”,<br />

snobbando vacanzieri invece iperattivi<br />

anche nelle varie località turistiche. Sta di fatto, però,<br />

che possono tornare utili a tutti dei consigli per tenersi in<br />

esercizio (possibilmente divertendosi), ed avere una<br />

corretta alimentazione in un periodo molto delicato<br />

come quello estivo, in modo tale da tenersi in forma e<br />

rispettare la propria salute anche in ferie. Ad aiutarci in<br />

questo vademecum è Salvatore Compagnone, Dottore<br />

in Scienze Motorie, Personal Trainer e Preparatore<br />

Atletico.<br />

D: Salvatore, durante le vacanze cresce sempre più la<br />

varietà di attività sportive da poter praticare. Quali sono<br />

quelle che permettono contemporaneamente di<br />

divertirsi e fare movimento?<br />

“Oltre all’ormai classico acquagym a riva di mare, per il<br />

quale molte spiagge si sono attrezzate, cresce la<br />

possibilità di giocare a waterpolo, ovvero la pallanuoto<br />

ma con campo da gioco fissato in mare, che va ad<br />

affiancarsi a sport “sulla sabbia” e sempre molto<br />

praticati come beach soccer e beach volley.”.<br />

D: Vedremo qualche novità sugli stabilimenti balneari?<br />

“In vari lidi si sta rapidamente diffondendo il beach<br />

tennis, l’evoluzione dei vecchi racchettoni da spiaggia,<br />

con regole un po’ modificate per via della differenza di<br />

superficie rispetto al tennis classico, ma comunque<br />

molto spettacolare e divertente. Si gioca al volo, non<br />

c’è rimbalzo, e tra tuffi, slanci ed acrobazie richiede<br />

molta intensità sotto l’aspetto fisico, nonché reattività e<br />

capacità esplosiva”.<br />

D: Nonostante queste possibilità di scelta, il nuoto, corsa<br />

e ciclismo restano intoccabili….<br />

“I classici mantengono sempre la loro valenza: nuoto,<br />

footing e ciclismo in genere fanno sempre benissimo.<br />

Così come fanno bene, ad ogni età, 30-40 minuti di<br />

camminata sul bagnasciuga, che consente di bruciare<br />

grassi, abbassare la glicemia e migliorare la capacità<br />

cardiocircolatoria nonché quella propriocettiva. La<br />

propriocezione rappresenta la capacità di percepire e<br />

riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio e<br />

lo stato di contrazione dei propri muscoli, anche senza il<br />

supporto della vista, ed assume un'importanza<br />

fondamentale nel complesso meccanismo di controllo<br />

del movimento”.<br />

D: Quali sono gli orari nei quali è ideale svolgere attività<br />

fisica, e in quali invece è il caso di evitare?


“Le fasce orarie ideali sono quelle della prima<br />

mattina e tardo pomeriggio intorno alle 18,<br />

mentre si consiglia di evitare di fare sport<br />

dalle 11.30 mattutine alle 17.30 pomeridiane,<br />

circa”.<br />

D: Un aspetto importante in estate è quello<br />

dell’alimentazione, molto sentito da chi ci<br />

tiene a non perdere la forma fisica, ma più in<br />

generale da chi non rinuncia a mangiare in<br />

maniera equilibrata anche in estate. Cosa è<br />

meglio e cosa evitare dal punto di vista<br />

nutrizionale?<br />

“Partiamo col dire che in estate idratarsi è di<br />

fondamentale importanza: bere tanta tanta<br />

acqua,almeno un sorso ogni mezz’ora e,<br />

senza farne un uso smodato, integratori salini<br />

classici. Per ciò che concerne i cibi, non<br />

appesantirsi e mangiare senza abusare,<br />

soprattutto perché col caldo si può essere più<br />

lenti nelle varie attività e si bruciano meno<br />

calorie. Bisogna evitare gli insaccati e<br />

mangiare frutta in quantità, e a pranzo sono<br />

molto indicate insalata di pasta o di riso, piatti<br />

che nella giusta misura possono fornire un<br />

corretto apporto di carboidrati, proteine<br />

(contenute ad esempio in carni, uova e<br />

pesce), fibre (nelle verdure), e aggiungendo<br />

un filo d’olio anche di grassi della buona<br />

cucina mediterranea. In alternativa, carne<br />

bianca o pesce,quest’ultimo più facilmente<br />

reperibile e più compatibile con i desideri del<br />

“palato estivo”.<br />

D: Riepilogando, come potrebbe essere la<br />

giornata tipo, tenendo conto anche delle<br />

fasce orarie, di una persona che desidera<br />

svolgere un po’ di attività fisica, mantenendo<br />

una giusta alimentazione?<br />

“C’è un detto a me caro che recita<br />

“colazione da re, pranzo da principe e cena<br />

da poveri”. Per cui trascorsi almeno 45 minuti<br />

da un’adeguata colazione, per esempio con<br />

latte e fette biscottate, si possono spendere le<br />

prime ore della mattina in attività di footing,<br />

jogging o ciclismo in genere, apportando la<br />

corretta integrazione idrica, e magari dopo<br />

l’attività mangiare un po’ di frutta di stagione<br />

(meglio se biologica) o uno yogurt. A pranzo,<br />

come detto prima, un’insalata di pasta o di<br />

riso, dopodichè dedicarsi ad attività riposanti e<br />

rilassanti. Nel pomeriggio mangiare ancora<br />

frutta, prima di ritornare a fare attività sportiva<br />

(ad esempio beach tennis, beach volley). Di<br />

sera non bisogna “gonfiarsi” con cibi tropo<br />

composti, troppo conditi, senza eccedere con<br />

le quantità. E possibilmente evitare bevande<br />

alcoliche, con il caldo non è la cosa migliore”.<br />

Per ulteriori informazioni, è possibile consultare<br />

il sito www.professionesport.it


Mentre aspetto accade che<br />

Ornella Pennacchioni<br />

Ac c a d e c h e d u r a n t e l o s p a z i o<br />

assegnato al diurno venga assalita da<br />

reiterazioni a catena da accreditare<br />

alle scorribande mentali del notturno,<br />

e senza tregua la mente sussurra<br />

ipotesi astrali contro la ruvidezza<br />

della materia quotidiana.<br />

Accade che di notte, pause satinate,<br />

pensate appena perché<br />

disobbedienti, fili colorati tesi e molli nell’etere,<br />

trama e ordito a circuito chiuso a confronto,<br />

diventino piesse e repliche a canovaccio.<br />

Accade che l’immaginario traslato in aree ben<br />

perimetrate allaghi e diventi sintesi d’oceano nella<br />

dimora segreta. In alto, salvato dalle acque un<br />

barattolo di cioccolato aspetta me e chi già si lecca<br />

le dita ammettendone il piacere. L’ordine preme<br />

alla porta chiusa a chiave dall’interno, nulla da fare.<br />

Atolli decomposti creano ostacoli e appigli in<br />

attesa di risposta. Vige il pensiero condizionato,<br />

sottinteso di libertà cui un irrefrenabile moto nega<br />

la stasi. Il sogno si prende cura dell’impossibile, nel<br />

ruolo di creatore curatore installatore d’immagini,<br />

si fa urgenza delle necessità reali assegna i ruoli e<br />

fornisce gli attori.<br />

Poi.<br />

Un film paradossale, il set della veglia è sempre<br />

allestito, ma convertibile all’istante. Ed io vado,<br />

ogni notte vado.<br />

La particella RI è un’altra delle responsabilità<br />

grammaticali da cui non posso esimermi e Ri/peto,<br />

Ri/passo le scene durante il giorno RI/trattabili di<br />

notte, intanto Afrodite, tormentone del momento,<br />

apparecchia la tavola. I piedi spumosi che sanno di<br />

battigia, il bouquet di gerani rossi infilato nel lembo<br />

del pareo come fosse un revolver, i boccioli<br />

asfissiati dall’acqua della pasta in bollore<br />

subiscono affranti il dinamismo domestico, sulla<br />

nuca un nodo di capelli imperfetto, ciocche<br />

anarchiche che languono sullo zigomo fiero, un<br />

canto d’amore salta su dalle cosce affaccendate<br />

nel giro tovaglia, balza sui muri indenne, come<br />

fosse cielo, come fosse alba, come fosse il giorno<br />

assente di magia, quindi scivola, cade, si spacca in<br />

note maltagliate addette all’oblio, finché la notte le<br />

Ri/vuole indietro per Ri/comporre il canto.<br />

Ma è giorno. Di giorno l’eco è come un’arteria<br />

pronta, a volte punitivo spiccia le parole, le separa<br />

dall’incantesimo, le ottura. Ma so dove RI/trovarle.<br />

Basta stia zitto la notte. Intanto che la tovaglia ha<br />

raggiunto la perfezione centro tavola Ri/passo e<br />

Ri/cordo le battute già dette. Tengo la porta<br />

socchiusa alla condizione della luce, rassetto in<br />

fretta le stoviglie, sbircio il lento trapasso del giorno<br />

al bacio crepuscolare, spazzo il pavimento,le<br />

ombre Ri/abilitano il rosso, ed io sciolgo i capelli<br />

profumati all’estratto di viola selvatica.<br />

Lama di corallo che fende il nero lasciami entrare<br />

con te, è scoccata la mezzanotte e conosco ottime<br />

ricette a base di zucca. Le fate mignon, quelle<br />

nascoste sotto il cuscino, quelle gigantesche che si<br />

parano davanti alle porte dove gl’incantesimi<br />

stipano i desideri irregolari non dispensati da loro,<br />

vadano pure a letto, è l’una passata, ho appena<br />

cominciato e la smetto quando mi pare.<br />

<strong>Hyde</strong> racconti


Luglio/Agosto 2010<br />

a cura di Mariangela Princi<br />

ARIETE (21/03-20/04): Giove in transito nel vostro<br />

cielo nei mesi di luglio e agosto non potrà che<br />

portarvi benefici. Recupererete energie e armonia<br />

con il partner, esplosiva la prima metà di luglio.<br />

Anche il lavoro sarà propizio, avrete delle ottime<br />

idee ma attenzione i primi di agosto, con Urano nel segno<br />

potreste compiere delle manovre azzardate.<br />

TORO (21/04-20/05): Venere entrerà in vergine<br />

intorno al 10 luglio e formerà il benefico aspetto di<br />

trigono con il vostro segno. Sarà un periodo positivo<br />

dove vi sentirete aperti all'amore, sensibili al<br />

corteggiamento e preda di nuove passioni.<br />

Approfittate del momento che sarà propizio fino al 7 agosto<br />

circa. Il lavoro sarà tranquillo nel mese di luglio ma con<br />

l'entrata di Mercurio in vergine dal 27 le cose miglioreranno<br />

decisamente. Chi lavorerà ad agosto avrà notevoli vantaggi<br />

economici .<br />

GEMELLI (21/05-21/06): la vita affettiva sarà<br />

particolarmente vivace in questi mesi estivi,<br />

qualche dubbio o tensione a luglio ma agosto vi<br />

regalerà dei bellissimi momenti romantici e<br />

incontrerete chi vi darà stabilità cosa che<br />

desiderate e verso cui vi spinge Saturno in aspetto benevole<br />

da agosto. Luglio sarà gratificante riguardo il lavoro nel mese<br />

di luglio, le vostre idee e la vostra creatività saranno<br />

apprezzate ma la quadratura di Mercurio ad agosto<br />

rallenterà i vostri progetti creandovi imprevisti e irritazione.<br />

CANCRO (22/06-22/07): luglio scorrerà<br />

tranquillamente dal punto di vista affettivo, potrete<br />

anche fare incontri piacevoli ma agosto sarà un<br />

mese cruciale dove il particolare aspetto dei<br />

pianeti indica un momento dove molto verrà messo<br />

in discussione e ciò coinvolgerà sia i rapporti duraturi sia il<br />

campo lavorativo.<br />

LEONE (23/07-23/08): l'estate porterà molti<br />

cambiamenti con Giove e Urano che transiteranno<br />

momentaneamente nel segno dell'ariete in aspetto<br />

positivo di trigono al vostro segno, getterete delle<br />

solide basi per un futuro promettente. I single<br />

avranno delle buone occasioni ma ad agosto ci sarà<br />

l'opportunità di fare incontri di impronta destinica che vi<br />

spingerà a prendere nuove responsabilità. In ambito<br />

professionale è importante non correre rischi ma mantenere<br />

la sicurezza del momento.<br />

VERGINE (24/08- 22/09): la vera stagione dell'amore<br />

per voi inizia il 10 luglio con l'entrata di Venere nel<br />

vostro segno che congiunto a Marte vi regalerà<br />

incontri passionali e farà ritrovare alle coppie<br />

l'entusiasmo perduto. In campo lavorativo sarà il<br />

mese di agosto con il transito di mercurio nel vostro segno a<br />

volervi protagonisti e ciò vi spingerà ad iniziare nuovi progetti<br />

e a lanciarvi in imprese dove potrete esprimere al meglio ciò<br />

che siete e desiderate.<br />

<strong>Hyde</strong> oroscopo<br />

BILANCIA (23/09-22/10): luglio vi regalerà poco o<br />

niente lasciandovi sentimentalmente insoddisfatti<br />

ma dal 7 agosto con l'ingresso di Venere nel vostro<br />

segno le cose non potranno che migliorare. Avrete<br />

molte occasioni di incontro e anche la possibilità di<br />

recuperare un vecchio amore. Sentirete anche l'impulso di<br />

mettere alla prova il vostro fascino, di capire se piacete o<br />

meno. Nel lavoro l'estate non sarà facile, avrete noie<br />

burocratiche, ritardi nei pagamenti o rallentamenti nei<br />

progetti.<br />

SCORPIONE (23/10-22/11): l'estate per chi ha trovato<br />

l'amore sarà soddisfacente, passionale e all'insegna<br />

di una positiva progettualità che si concretizzerà nel<br />

dopo estate con convivenza o matrimonio. In<br />

ambito professionale stress e preoccupazioni nel<br />

mese di luglio, probabilmente si registreranno meno entrate o<br />

troppe uscite di denaro, agosto vi darà un po' di sollievo.<br />

SAGITTARIO (23/11-21/12): Vi aspetta una bellissima<br />

estate con scenari densi d'amore e passione.<br />

Regnerà l'armonia tra le coppie e qualcuno<br />

conoscerà l'anima gemella. Cogliete ogni<br />

occasione e non fatevi prendere dai timori. In<br />

ambito professionale ci saranno dei cambiamenti importanti<br />

e una bella ripresa a luglio mentre agosto vedrà un Mercurio<br />

negativo che vi creerà sicuramente qualche ostacolo.<br />

CAPRICORNO (22/12-20/01): fino al 7 agosto il<br />

passaggio di Venere nel segno della vergine vi<br />

regalerà momenti piacevoli in amore e incontri<br />

decisivi per chi è ancora solo. Potreste scoprirvi<br />

innamorati di qualcuno che è sempre stato lì<br />

davanti ai vostri occhi ma che finora non avevate notato. Nel<br />

lavoro l'appoggio di Mercurio vi renderà più lucidi e<br />

comunicativi. Fate attenzione ai collaboratori, in questo<br />

momento avete bisogno di contare su persone concrete e<br />

capaci.<br />

ACQUARIO (21/01-19/02): serenità in amore nel<br />

mese di luglio il meglio arriverà ad agosto con il<br />

transito di Venere in bilancia che formerà aspetto<br />

positivo con il vostro segno. Sono possibili incontri<br />

carichi di pathos che vi renderanno<br />

particolarmente sensibili alle lusinghe. L'entrata di Giove in<br />

ariete nei mesi estivi con il momentaneo transito di Urano<br />

sempre nel segno dell'ariete darà un forte impulso positivo al<br />

vostro lavoro portandovi anche nuove conoscenze e<br />

collaborazioni che si riveleranno proficue.<br />

PESCI (20/02-20/03): in amore le cose andranno così<br />

così fino ai primi 10 giorni di agosto, poi potrete<br />

godervi serenamente le vacanze con il vostro<br />

partner. Chi è rimasto solo sarà ancora titubante ma<br />

non scoraggiatevi e non ostacolate le nuove<br />

amicizie. In campo lavorativo avrete la possibilità di<br />

riprendere progetti che si erano momentaneamente bloccati,<br />

farete anche concorsi e colloqui. Nel mese di agosto<br />

occorrerà riflettere e valutare bene ciò che si desidera fare,<br />

cosa portare avanti o a cosa rinunciare.


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