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primi interventi di diversificazione degli habitat acquatici

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Progetto “Massi in alveo” Dott. Andrea De Paoli<br />

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Conclusioni<br />

I campionamenti <strong>di</strong> verifica sono stati svolti dopo l’estate del 2007, stagione in cui i corsi d’acqua del<br />

riminese, alle quote collinari, hanno subito gli effetti negativi <strong>di</strong> una siccità prolungata per oltre 4 mesi e<br />

che ha comportato la scomparsa dei deflussi superficiali in maniera quasi totale.<br />

La risposta biologica che si auspicava fosse riferita alla <strong>di</strong>versificazione della <strong>di</strong>namica fluviale in seguito<br />

al posizionamento “controllato” <strong>di</strong> massi ciclopici, in realtà evidenzia, purtroppo molto bene, lo stato <strong>di</strong><br />

profonda alterazione che le biocenosi acquatiche hanno subito in seguito alla mancanza <strong>di</strong> acqua per un<br />

periodo <strong>di</strong> tempo molto lungo (giugno-settembre).<br />

Le ittiocenosi infatti, si presentano qualitativamente semplificate per la presenza quasi esclusiva del<br />

cavedano, destrutturate per mancanza del novellame e delle classi <strong>di</strong> età superiori, rarefatte in termini<br />

numerici e ponderali.<br />

Purtroppo, come già ampiamente segnalato negli anni precedenti alla realizzazione del presente lavoro,<br />

torno a scrivere come la siccità non sia un problema episo<strong>di</strong>co, legato alla <strong>di</strong>sponibilità o meno delle<br />

precipitazioni stagionali, ma cronico, poiché <strong>di</strong>pende in maniera <strong>di</strong>retta dai consumi antropici, sempre<br />

più <strong>di</strong>versificati ed in continuo aumento nel tempo.<br />

I prelievi idrici risultano sempre più insostenibili poiché finalizzati a sod<strong>di</strong>sfare unicamente le esigenze<br />

civili, industriali e dell’agricoltura senza tener in considerazione le esigenze delle biocenosi acquatiche,<br />

in chiaro trend peggiorativo dal 2003 ad oggi.<br />

L’intervento <strong>di</strong> posa <strong>di</strong> massi ciclopici, pur avendo prodotto la <strong>di</strong>versificazione morfo-idraulica<br />

auspicata, non ha comportato miglioramenti sulla fauna ittica poiché, per risultare efficace, devono<br />

chiaramente essere garantiti alcuni presupposti ecologici fondamentali, primo fra tutti la presenza<br />

costante <strong>di</strong> acqua in alveo.<br />

Ricordo ancora una volta come il concetto <strong>di</strong> DMV sia entrato a far parte della legislazione italiana con<br />

la legge n. 183 del 15/05/1989 – Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della <strong>di</strong>fesa del<br />

suolo. In particolare, questa normativa include la tutela del Deflusso Minimo Vitale fra le attività <strong>di</strong><br />

pianificazione e programmazione che le Autorità <strong>di</strong> Bacino devono assolvere al fine <strong>di</strong> realizzare una<br />

razionale utilizzazione delle risorse idriche superficiali e profonde.<br />

Anche il D.Lgs. 152/99 e successive mo<strong>di</strong>ficazioni riba<strong>di</strong>sce la necessità <strong>di</strong> intervenire sulle derivazioni<br />

per garantire il Deflusso Minimo Vitale negli alvei fluviali.<br />

In conclusione, sempre più chiara è la necessità <strong>di</strong> poter <strong>di</strong>sporre <strong>di</strong> un “Programmazione Tecnica” che<br />

permetta l’utilizzo sostenibile della risorsa “acqua” <strong>di</strong> modo che sia garantito il perpetuarsi delle<br />

comunità animali e vegetali tipiche dei corsi d’acqua riminesi, oggi fortemente minacciate <strong>di</strong> “estinzione<br />

locale”.<br />

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