DOLO EVENTUALE E COLPA COSCIENTE ... - giovanniolmi
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alla valutazione della contiguità degli atti stessi rispetto al piano concretamente<br />
ideato 573 .<br />
Del resto, si giunge anche a confutare la tesi inerente la non compatibilità del<br />
dolo eventuale con il tentativo in base al rilievo che essa confonderebbe la questione<br />
attinente all’elemento soggettivo con quella inerente l’idoneità degli atti: si osserva,<br />
nello specifico, che nella maggior parte degli esempi addotti dai sostenitori di tale<br />
tesi, gli atti non risultino punibili, in realtà, non già per l’assenza di dolo eventuale,<br />
bensì per l’inidoneità degli atti 574 ; emblematico, in tal senso, sarebbe il caso del<br />
guidatore che, superando i limiti di velocità, si rappresenti effettivamente la possibilità<br />
di provocare esiti lesivi; possibilità, tuttavia, meramente ipotetica, in quanto l’assenza<br />
di passanti lungo il percorso rendeva l’azione inadeguata a provocare detti eventi: in<br />
siffatta situazione, a ben vedere, si avrebbe una condotta inidonea a provocare<br />
l’evento 575 .<br />
Passando all’analisi dell’orientamento a favore della non compatibilità fra dolo<br />
eventuale e tentativo, esso prende le mosse dalla concezione del delitto tentato<br />
come fattispecie autonoma rispetto al reato consumato: sicché, il dolo del delitto<br />
tentato dovrebbe assumere ad oggetto anche i due requisiti oggettivi prospettati<br />
dall’art. 56 c.p., ossia idoneità e direzione non equivoca degli atti alla realizzazione<br />
del risultato lesivo 576 : più precisamente si evidenzia che, essendo il dolo costituito, a<br />
livello strutturale, da rappresentazione e volontà, la fattispecie del delitto tentato,<br />
autonomamente considerata, dovrebbe richiedere, ai fini della configurabilità del<br />
dolo, rappresentazione e volontà dell’idoneità e dell’univocità della direzione degli<br />
atti 577 , oltre che degli elementi descrittivi contenuti nella norma di parte speciale la<br />
quale identifichi il reato consumato alla realizzazione del quale tende la condotta<br />
dell’agente 578 . Idoneità ed univocità della direzione degli atti, quindi, sarebbero sì<br />
requisiti oggettivi della fattispecie del delitto tentato: tuttavia, essendo tale fattispecie<br />
autonoma rispetto al reato consumato, anche essi dovrebbero essere oggetto di<br />
rappresentazione e volontà proprie del dolo 579 . Del resto, la dottrina non ha mancato<br />
di evidenziare che la concezione del delitto tentato come autonoma fattispecie sia, in<br />
effetti, l’unica soluzione che, ad un’analisi critica, possa apparire soddisfacente,<br />
essendo la soluzione opposta, viceversa, frutto di una non condivisibile concezione<br />
della condotta oggettiva come svincolata dall’elemento soggettivo: invero dovrebbe<br />
trattarsi, al contrario, di elementi (condotta oggettiva ed elemento soggettivo)<br />
strettamente connessi 580 .<br />
Sulla base delle premesse appena delineate, e considerato che il dolo<br />
eventuale consista nella rappresentazione della possibilità o probabilità di<br />
realizzazione di un evento non direttamente o intenzionalmente voluto, bensì<br />
collaterale ed accessorio – non necessario e non condizionante – rispetto al fine<br />
573<br />
M. ANGELINI, op. loc. cit.<br />
574<br />
M. ANGELINI, op. cit., 1110.<br />
575<br />
M. ANGELINI, op. loc. cit.<br />
576<br />
M. FILIÈ, op. cit., 746 – 747; S. PROSDOCIMI, op. ult. cit., 147.<br />
577<br />
M. FILIÈ, op. cit., 747; S. PROSDOCIMI, op. loc. ult. cit.<br />
578<br />
R. GUARALDO, Dolo eventuale e delitto tentato: profili di un’incompatibilità, in Cass. pen.,<br />
1985, 8 – 9, 1516.<br />
579<br />
R. GUARALDO, op. loc. cit.<br />
580<br />
A. M. DE SANTIS, Sulla compatibilità tra dolo eventuale e delitto tentato, in Cass. pen.,<br />
1988, 12, 2068.<br />
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