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UNA TRAGEDIA DELLA SINISTRA DI CLASSE<br />
Antifascisti verso l'esilio<br />
Negli anni della mia infanzia - parlo della fine degli anni<br />
Trenta - mio padre era solito farmi, diciamo così, una inie¬<br />
zione di antifascismo ogni volta che tornavo dalle adunate<br />
dei baiili a che i giovani dell'epoca erano obbligati a fre¬<br />
quentare, pena l'esclusione dalla scuola. Ero un balilla mo¬<br />
schettiere senza fucile e, per qualche tempo, balilla tamburi¬<br />
no senza tamburo.<br />
Tra le tante cose che mi diceva sulla natura della dittatura<br />
e sulle tragiche conseguenze per la nazione - si trattava di una<br />
vera e propria opera di indottrinamento, sia pure in tono dida¬<br />
scalico e non cattedratico - era solito parlarmi dei suoi<br />
numerosi compagni costretti a emigrare all'estero per sfuggire<br />
alle persecuzioni fasciste. Mio padre - un metallurgico, che<br />
faceva quindi parte della mitica classe operaia - prima della<br />
dittatura era stato iscritto al PRI di Bologna e aveva militato<br />
nell'ala sinistra operaista o socialisteggiante di quel partito. A<br />
metà degli anni Trenta molti suoi compagni passarono al PSI.<br />
Lui fu tentato, ma restò fedele alla scelta fatta in gioventù.<br />
Mi diceva che centinaia di socialisti, comunisti, anarchici<br />
e anche numerosi repubblicani si erano rifugiati in Francia e<br />
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