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comunista - anziché ordinare alle "guardie rosse" di risponde¬<br />
re al fuoco degli assalitori, le disarmò e telefonò al questore,<br />
invocando l'intervento della polizia. Gli agenti non fermarono<br />
i fascisti assalitori, ma penetrarono nella sede sindacale e arre¬<br />
starono tutti i presenti, compresi Bucco e Cocchi.<br />
Rimesso in libertà pochi giorni dopo, ebbe l'incarico di<br />
organizzare - con Vittorio Martelli e Corrado Pini - il servi¬<br />
zio armato di "guardie rosse" che avrebbe dovuto proteggere<br />
l'insediamento della seconda amministrazione comunale<br />
socialista, previsto per il 21 novembre. I fascisti - anche se<br />
il PSI aveva avuto la maggioranza assoluta dei voti alle ele¬<br />
zioni - avevano annunciato che avrebbero impedito con la<br />
forza l'insediamento dell'amministrazione comunale e la<br />
nomina del sindaco e della giunta.<br />
Le "guardie rosse" non solo non furono in grado di<br />
respingere l'assalto fascista, ma gettarono per errore delle<br />
bombe a mano nella piazza Vittorio Emanuele Il (oggi piaz¬<br />
za Maggiore), provocando la morte di alcuni cittadini, che<br />
andavano ad aggiungersi a quelli caduti sotto il piombo<br />
fascista. Negli scontri - avvenuti sia nella piazza che nel¬<br />
l'aula consiliare - si ebbero 11 morti: 10 lavoratori e un con¬<br />
sigliere di minoranza. Numerosi i feriti. 1<br />
Ricercato dalla polizia per la strage di Palazzo d'Accur¬<br />
sio, riparò nella Repubblica di S. Marino. Durante la latitan¬<br />
za fu licenziato dal Monte di pietà e, dopo la scissione di<br />
Livorno del gennaio 1921, aderì al PCI. Nell'aprile lasciò<br />
clandestinamente l'Italia e andò in Russia. Il 3 aprile 1923<br />
venne condannato all'ergastolo per la strage del 21 novem¬<br />
bre e alla fine dell'anno fu raggiunto a Mosca dalla moglie<br />
1<br />
Per la vicenda cfr N,S Onofri, La strage di Palazzo d'Accursio, Feltrinelli, Milano<br />
1980, pp. 326.<br />
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