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Allora non veniva usata la parola gulag.<br />
Mi disse che a Bruxelles, prima della guerra, un giornale<br />
della sinistra comunista eretica di Amadeo Bordiga - seppi<br />
poi che si trattava del "Prometeo" - aveva pubblicato uno o<br />
più elenchi di italiani esuli in URSS e scomparsi durante le<br />
sanguinose epurazioni staliniste nella seconda metà degli<br />
anni Trenta. Non ricordava nomi e ignorava le circostanze.<br />
Debbo confessare che rimasi sorpreso e incredulo. An¬<br />
che se non avevo mai creduto alla favola dell'URSS come<br />
paradiso terrestre, mi riusciva difficile capire perché i comu¬<br />
nisti russi avessero ucciso altri comunisti sia russi che di<br />
diversa nazionalità. Ma non trovavo neppure normale che<br />
Stalin avesse fatto fucilare tutta la vecchia guardia bolscevi¬<br />
ca, i kulak e gli oppositori del regime. E mi chiedevo che<br />
fine avessero fatto in quel paese i concetti di «fratellanza<br />
internazionale» e di «solidarietà operaia», dei quali la sini¬<br />
stra - almeno quella italiana - era solita riempirsi la bocca.<br />
Per me era difficile ammettere che i comunisti si fossero<br />
comportati in quel modo, anche se durante la Resistenza<br />
erano circolate voci su gravi contrasti sorti tra militanti del<br />
PCI, a proposito della linea politica. Dopo la Liberazione<br />
furono sollevati dubbi sulla morte di Fausto Atti di Castello<br />
d'Argile, un militante comunista denunciato al Tribunale<br />
speciale nel 1929, espatriato in Francia, arrestato dalla<br />
Gestapo, consegnato alla polizia italiana e inviato al confino<br />
nel 1941. Il 17 marzo 1945 venne ucciso in circostanze mi¬<br />
steriose a Castelmaggiore. Si sapeva che era in disaccordo<br />
con il PCI. Ma non fu possibile allora e non è possibile oggi<br />
accertare la verità. 5<br />
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Di Atti e di altri comunisti trotskysti - come Mario Acquaviva, ucciso a Casale