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31.05.2013 Views

Qualcosa di diverso seppi da Lorenzo Giusti, un vecchio militante socialista esule in Francia alla fine degli anni Venti e rientrato dopo l'occupazione tedesca, per prendere parte alla Resistenza. Nel 1936 era andato in Spagna per combat¬ tere in difesa della repubblica e a Barcellona ebbe grossi problemi con la polizia segreta stalinista perché accusato di essere un socialista-anarchico amico di Camillo Berneri, il leader degli anarchici italiani. Più di una volta rischiò di essere assassinato, ma non per mano fascista. Era solito citare un particolare. Il 4 maggio 1937 i comu¬ nisti e gli anarchici di Barcellona decisero di fare la pace e di smetterla di ammazzarsi tra loro - come avevano fatto dall'inizio della guerra civile - per dedicarsi alla lotta contro Franco. Il 5 la polizia stalinista assassinò Berneri e numerosi esponenti anarchici e socialisti, sia italiani che spagnoli. 4 In Russia non c'era stato per cui non sapeva cosa dirmi, anche se non credeva alle mirabolanti realizzazioni di quel regime, il quale aveva il difetto - ai suoi occhi - di essere dittatoriale e antidemocratico. Non solo antidemocratico - aggiungeva - ma addirittura criminale perché Stalin aveva fatto sopprimere tutti gli oppositori interni e parecchi espo¬ nenti dei partiti antifascisti europei rifugiatisi a Mosca per sfuggire ai regimi dittatoriali dei rispettivi paesi. Fu così che ebbi le prime notizie, sia pure vaghe, sugli antifascisti italiani e di altre nazioni che avevano perduto la vita in URSS. Alcuni erano stati fucilati, altri non avevano fatto ritorno dai campi di lavoro dove erano stati deportati. 4 La bibliografia sui crimini degli agenti stalinisti in Spagna è ricchissima. In particolare cfr. C. Penchienati, Brigate internazionali in Spagna. Delitti della "Ceka" comunista, Milano 1950, pp. 145; G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, Mondadori, Verona 1948, pp. 223; V. Serge, Memorie di un rivoluzionario, 1901-1941, Nuova Italia, Firenze 1956, pp. 424. 17

Allora non veniva usata la parola gulag. Mi disse che a Bruxelles, prima della guerra, un giornale della sinistra comunista eretica di Amadeo Bordiga - seppi poi che si trattava del "Prometeo" - aveva pubblicato uno o più elenchi di italiani esuli in URSS e scomparsi durante le sanguinose epurazioni staliniste nella seconda metà degli anni Trenta. Non ricordava nomi e ignorava le circostanze. Debbo confessare che rimasi sorpreso e incredulo. An¬ che se non avevo mai creduto alla favola dell'URSS come paradiso terrestre, mi riusciva difficile capire perché i comu¬ nisti russi avessero ucciso altri comunisti sia russi che di diversa nazionalità. Ma non trovavo neppure normale che Stalin avesse fatto fucilare tutta la vecchia guardia bolscevi¬ ca, i kulak e gli oppositori del regime. E mi chiedevo che fine avessero fatto in quel paese i concetti di «fratellanza internazionale» e di «solidarietà operaia», dei quali la sini¬ stra - almeno quella italiana - era solita riempirsi la bocca. Per me era difficile ammettere che i comunisti si fossero comportati in quel modo, anche se durante la Resistenza erano circolate voci su gravi contrasti sorti tra militanti del PCI, a proposito della linea politica. Dopo la Liberazione furono sollevati dubbi sulla morte di Fausto Atti di Castello d'Argile, un militante comunista denunciato al Tribunale speciale nel 1929, espatriato in Francia, arrestato dalla Gestapo, consegnato alla polizia italiana e inviato al confino nel 1941. Il 17 marzo 1945 venne ucciso in circostanze mi¬ steriose a Castelmaggiore. Si sapeva che era in disaccordo con il PCI. Ma non fu possibile allora e non è possibile oggi accertare la verità. 5 5 18 Di Atti e di altri comunisti trotskysti - come Mario Acquaviva, ucciso a Casale

Qualcosa di diverso seppi da Lorenzo Giusti, un vecchio<br />

militante socialista esule in Francia alla fine degli anni Venti<br />

e rientrato dopo l'occupazione tedesca, per prendere parte<br />

alla Resistenza. Nel 1936 era andato in Spagna per combat¬<br />

tere in difesa della repubblica e a Barcellona ebbe grossi<br />

problemi con la polizia segreta stalinista perché accusato di<br />

essere un socialista-anarchico amico di Camillo Berneri, il<br />

leader degli anarchici italiani. Più di una volta rischiò di<br />

essere assassinato, ma non per mano fascista.<br />

Era solito citare un particolare. Il 4 maggio 1937 i comu¬<br />

nisti e gli anarchici di Barcellona decisero di fare la pace e<br />

di smetterla di ammazzarsi tra loro - come avevano fatto<br />

dall'inizio della guerra civile - per dedicarsi alla lotta contro<br />

Franco. Il 5 la polizia stalinista assassinò Berneri e numerosi<br />

esponenti anarchici e socialisti, sia italiani che spagnoli. 4<br />

In Russia non c'era stato per cui non sapeva cosa dirmi,<br />

anche se non credeva alle mirabolanti realizzazioni di quel<br />

regime, il quale aveva il difetto - ai suoi occhi - di essere<br />

dittatoriale e antidemocratico. Non solo antidemocratico -<br />

aggiungeva - ma addirittura criminale perché Stalin aveva<br />

fatto sopprimere tutti gli oppositori interni e parecchi espo¬<br />

nenti dei partiti antifascisti europei rifugiatisi a Mosca per<br />

sfuggire ai regimi dittatoriali dei rispettivi paesi.<br />

Fu così che ebbi le prime notizie, sia pure vaghe, sugli<br />

antifascisti italiani e di altre nazioni che avevano perduto la<br />

vita in URSS. Alcuni erano stati fucilati, altri non avevano<br />

fatto ritorno dai campi di lavoro dove erano stati deportati.<br />

4<br />

La bibliografia sui crimini degli agenti stalinisti in Spagna è ricchissima. In particolare<br />

cfr. C. Penchienati, Brigate internazionali in Spagna. Delitti della "Ceka" comunista,<br />

Milano 1950, pp. 145; G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, Mondadori, Verona 1948, pp.<br />

223; V. Serge, Memorie di un rivoluzionario, 1901-1941, Nuova Italia, Firenze 1956, pp.<br />

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