Antologia Pagine Ribelli Volume Secondo

Antologia Pagine Ribelli Volume Secondo Antologia Pagine Ribelli Volume Secondo

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31.05.2013 Views

Antologia Pagine Ribelli Volume Secondo 2.3 Rose e Lyseblå di Cristina Mantisi Il vecchio marinaio giunse nel piccolo paese di Mefjordvær in una fredda giornata di luglio. Il vento, teso e pungente, spingeva le onde oltre il molo, facendole allungare sulla piccola spiaggia bianca, al di sotto delle piccole case di legno, colorate, per lo più, di rosso. Solo la vecchia fabbrica del pesce, sulla palafitta che si spingeva parallela alla punta del porto, si staccava dalle case per il suo colore bianco. L'odore dei merluzzi essiccati, appesi tutti in fila ai sostegni di legno, si mescolava al profumo salmastro dell'aria. L'uomo, di nome Johan Christian, posteggiò la sua vecchia roulotte, tirata da una macchina ancora più datata, nel piccolo slargo proprio all'inizio della passeggiata sul molo. Si sarebbe fermato lì finché ne avesse avuto voglia, fino a quando la sua instancabile irrequietudine di nomade senza pace non lo avesse spinto a cambiare zona. A quell'ora le strade erano deserte o quasi. I fari di un'auto si profilarono dalla curva in fondo alla via principale. Era una macchina familiare, di un colore come ormai non se ne vedevano più da anni. Il marinaio si consolò, guardando la sua. Non era il solo a girare con un pezzo d’ “antikvitet”! Mentre preparava la lenza, caricando il rocchetto con del filo nuovo, riguardò in direzione della macchina distrattamente, ma con un quel poco di attenzione da permettergli di notare che l'auto era stata fermata da due bambine. 34

Antologia Pagine Ribelli Volume Secondo “Saranno parenti venuti in visita”, pensò tra sé. “Accidenti!”, inveì con gesto di rabbia: il venditore del negozio di Husöy lo aveva imbrogliato e gli aveva rifilato un filo più sottile. Non avrebbe tirato su che sardine! La macchina era sempre ferma. Si sarebbe potuto dire, anzi, che stava cercando di spostarsi per proseguire, ostacolata dalle due bambine che continuavano a saltellarle intorno. “Beati i bambini che han sempre voglia di giocare!”, pensò. Il mare era veramente brutto. Un'onda saltò tanto in alto da superare lo sbarramento dei grossi massi addossati al muraglione del molo. “Non fa niente”, pensò deciso, adocchiando un angolo più riparato, “per ora proverò a pescare due pesci per la cena; semmai ci tornerò più tardi, se il vento si sarà calmato”. Generalmente dopo la mezzanotte il tempo cambiava decisamente, o in meglio o, anche, in peggio. Anche la punta all'imboccatura della baia avrebbe potuto essere un posto buono per pescare, a patto che il fondo non fosse stato pieno di alghe. Una raffica di vento, più violenta delle altre, passando tra le due case vicine, soffiò forte come un ululato improvviso facendolo trasalire. Si diede dello stupido: a lui il vento non aveva mai fatto paura, neppure quando usciva in barca spingendosi al largo. Allora sì che c'era da ridere. C'erano giornate in cui si ballava tanto forte che, una volta tornati con i piedi per terra, si continuava a camminare come se si fosse ancora sulla gobba dell'onda. 35

<strong>Antologia</strong> <strong>Pagine</strong> <strong>Ribelli</strong> <strong>Volume</strong> <strong>Secondo</strong><br />

2.3 Rose e Lyseblå<br />

di Cristina Mantisi<br />

Il vecchio marinaio giunse nel piccolo paese di<br />

Mefjordvær in una fredda giornata di luglio. Il vento,<br />

teso e pungente, spingeva le onde oltre il molo,<br />

facendole allungare sulla piccola spiaggia bianca, al di<br />

sotto delle piccole case di legno, colorate, per lo più,<br />

di rosso. Solo la vecchia fabbrica del pesce, sulla<br />

palafitta che si spingeva parallela alla punta del porto,<br />

si staccava dalle case per il suo colore bianco. L'odore<br />

dei merluzzi essiccati, appesi tutti in fila ai sostegni di<br />

legno, si mescolava al profumo salmastro dell'aria.<br />

L'uomo, di nome Johan Christian, posteggiò la sua<br />

vecchia roulotte, tirata da una macchina ancora più<br />

datata, nel piccolo slargo proprio all'inizio della<br />

passeggiata sul molo. Si sarebbe fermato lì finché ne<br />

avesse avuto voglia, fino a quando la sua instancabile<br />

irrequietudine di nomade senza pace non lo avesse<br />

spinto a cambiare zona.<br />

A quell'ora le strade erano deserte o quasi. I fari di<br />

un'auto si profilarono dalla curva in fondo alla via<br />

principale. Era una macchina familiare, di un colore<br />

come ormai non se ne vedevano più da anni. Il<br />

marinaio si consolò, guardando la sua. Non era il solo<br />

a girare con un pezzo d’ “antikvitet”!<br />

Mentre preparava la lenza, caricando il rocchetto con<br />

del filo nuovo, riguardò in direzione della macchina<br />

distrattamente, ma con un quel poco di attenzione da<br />

permettergli di notare che l'auto era stata fermata da<br />

due bambine.<br />

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