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Relazione di Claudio D'Antonangelo - CNA Pensionati

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IL LIBRO BIANCO EUROPEO SULLE PENSIONI<br />

L’Italia applica le in<strong>di</strong>cazioni <strong>di</strong> rigore, le buone prassi no<br />

Molti dei temi che l’Anno europeo 2012 intende sviluppare li ritroviamo quando parliamo<br />

del sistema pensionistico, ed in modo particolare del sistema pubblico, laddove il tema<br />

della solidarietà è fondamentale dal momento che le generazioni in età da lavoro debbono<br />

sostenere l’onere dei trattamenti delle generazioni non più attive, con i problemi <strong>di</strong><br />

sostenibilità che si pongono quando si combinano l’aumento della vita me<strong>di</strong>a della<br />

popolazione e la <strong>di</strong>minuzione delle nascite.<br />

Il Libro Bianco si compone <strong>di</strong> una prima parte in cui si fa il punto della situazione e delle<br />

problematiche che si presentano e una seconda parte in cui si suggeriscono delle linee <strong>di</strong><br />

azione per riformare i sistemi pensionistici. In appen<strong>di</strong>ce viene riportato un interessante<br />

schema che pone a confronto i vari Paesi su quello che era l’età <strong>di</strong> uscita dal mercato del<br />

lavoro e l’età pensionabile nel 2009 e quello che sarà nel 2020 alla luce delle riforme<br />

approvate. In più, vengono date delle raccomandazioni specifiche Paese per Paese sugli<br />

interventi sul Sistema pensionistico che ancora si rendono necessari.<br />

Ebbene, il sistema pensionistico italiano, dopo le riforme che si sono susseguite nel corso<br />

degli ultimi anni, ed in modo particolare dopo la riforma Monti-Fornero, appare tra i più<br />

virtuosi d’Europa.<br />

Pren<strong>di</strong>amo ad esempio l’età pensionabile. Mentre nel 2009 era <strong>di</strong> 60 anni per le donne e<br />

65 per gli uomini e l’età effettiva <strong>di</strong> uscita dal mercato del lavoro era attorno ai 60 anni per<br />

via dei pensionamenti <strong>di</strong> anzianità, nel 2020 l’età pensionabile sarà <strong>di</strong> 66 anni e 11 mesi<br />

tanto per gli uomini che per le donne, la più alta in Europa, e l’età effettiva <strong>di</strong> uscita dal<br />

lavoro non si <strong>di</strong>scosterà molto da questi livelli, visto che i pensionamenti anticipati saranno<br />

molti <strong>di</strong> meno. Per non parlare del dopo 2020, quando essa si attesterà sopra i 70 anni.<br />

Per fare qualche paragone, nel 2020 nella rigorosa Germania per andare in pensione<br />

saranno sufficienti 65 anni e nove mesi, in Spagna 66 anni e 4 mesi per gli uomini e 65 per<br />

le donne, in Francia 67 anni per gli uomini, ma 62 anni per le donne, in Gran Bretagna 66<br />

anni. E neanche i Paesi scan<strong>di</strong>navi arrivano all’età pensionabile prevista per l’Italia.<br />

Ciò - come si sa – deriva dalla combinazione <strong>di</strong> una serie <strong>di</strong> norme previste nelle ultime<br />

riforme delle pensioni nel nostro Paese, tra cui quelle che aumentano l’età pensionabile,<br />

quelle che la equiparano tra uomini e donne, quelle che hanno introdotto a partire dal 2013<br />

l’aggancio alla speranza <strong>di</strong> vita, quelle che hanno eliminato le pensioni <strong>di</strong> anzianità. Già<br />

adesso - è notizia <strong>di</strong> questi giorni - l’età me<strong>di</strong>a <strong>di</strong> chi è andato in pensione nei primi tre<br />

mesi del 2012 è salita a 61 anni e mezzo, solo per l’effetto delle riforme fatte dagli ultimi<br />

Governi Pro<strong>di</strong> e Berlusconi.<br />

Insomma, adesso - e ancor più nel 2020, quando l’applicazione delle nuove normative<br />

sarà completata - il sistema pensionistico italiano si caratterizza tra i più restrittivi, se non il<br />

più restrittivo, tanto in termini <strong>di</strong> requisiti per il pensionamento, quanto per il sistema <strong>di</strong><br />

calcolo dei trattamenti, che si rifanno all’intero arco della vita contributiva. E’ per questo<br />

che il Libro Bianco non fornisce all’Italia, a <strong>di</strong>fferenza della quasi totalità degli altri Paesi<br />

che compongono l’Unione Europea, alcuna raccomandazione per eventuali ulteriori<br />

interventi <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>fica del sistema pensionistico.<br />

Sappiamo che dovevamo fare i compiti a casa, che la nostra situazione era <strong>di</strong>fficile,<br />

sull’orlo del baratro, e che era necessario intervenire urgentemente per salvare il Paese.<br />

Ma - ci doman<strong>di</strong>amo - era per forza necessario essere i primi della classe? Non era forse<br />

meglio pensare, agendo <strong>di</strong> conseguenza, che <strong>di</strong>etro le fredde cifre che compongono la<br />

schiera dei già pensionati e dei futuri pensionati ci sono persone che soffrono, che hanno<br />

aspettative, che si sono programmate una vita? E che ci sono persone, come<br />

puntualmente si è verificato, che per via dei criteri più restrittivi rischiano <strong>di</strong> restare senza<br />

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lavoro e senza pensione? E qui ci metto non solo i lavoratori <strong>di</strong>pendenti, ma anche i<br />

lavoratori autonomi che avevano già <strong>di</strong>smesso la propria azienda.<br />

Tornando al Libro Bianco, esso parte da considerazioni reali, che sono in gran parte<br />

con<strong>di</strong>visibili:<br />

L’invecchiamento della popolazione e la speranza <strong>di</strong> vita in aumento.<br />

Le conseguenze economiche e finanziarie che ciò provoca riguardo alla crescita e<br />

alla pressione sulle finanze pubbliche.<br />

L’attuale crisi economica e finanziaria che aggrava le prospettive.<br />

Il legame e l’inter<strong>di</strong>pendenza che esiste tra le economie europee, che fa sì che il<br />

successo o l’insuccesso delle politiche pensionistiche nei singoli Stati si<br />

ripercuotono sempre <strong>di</strong> più oltre i confini nazionali.<br />

Il Libro Bianco vede sostanzialmente tre gran<strong>di</strong> sfide che bisogna affrontare:<br />

Garantire la sostenibilità finanziaria dei regimi pensionistici.<br />

Mantenere l’adeguatezza delle pensioni, in modo da consentire agli anziani un<br />

tenore <strong>di</strong> vita <strong>di</strong>gnitoso e un’in<strong>di</strong>pendenza economica.<br />

Aumentare la partecipazione al mercato del lavoro delle donne e dei lavoratori più<br />

anziani.<br />

Al fine <strong>di</strong> conseguire tali obiettivi, il Libro Bianco raccomanda ai Paesi membri <strong>di</strong> approvare<br />

riforme pensionistiche che contengano una serie <strong>di</strong> interventi ritenuti essenziali.<br />

Per l’Italia tali raccomandazioni, almeno quelle che si caratterizzano per il rigore e per le<br />

misure <strong>di</strong> restrizione delle prestazioni, appaiono alquanto superflue, perché il nostro Paese<br />

è andato anche oltre quello che le autorità europee prescrivevano, tanto da potersi<br />

annoverare tra i Paesi che più hanno seguito le in<strong>di</strong>cazioni comunitarie e che, con grande<br />

probabilità, più ne sentiranno le conseguenze in termini recessivi.<br />

Basta scorrere gli interventi che il Libro Bianco suggerisce:<br />

Innalzare l’età pensionabile (già fatto)<br />

Allineare l’età pensionabile alla speranza <strong>di</strong> vita (già fatto)<br />

Limitare l’accesso al pensionamento anticipato (già fatto)<br />

Equiparare l’età pensionabile degli uomini e delle donne (già fatto)<br />

Favorire in generale il prolungamento della vita lavorativa.<br />

Riguardo a questo ultimo punto, il Libro Bianco afferma testualmente che è impossibile<br />

eliminare le pensioni <strong>di</strong> anzianità e innalzare l’età <strong>di</strong> pensione senza varare misure <strong>di</strong><br />

carattere sanitario, <strong>di</strong> organizzazione del lavoro, <strong>di</strong> incentivazione dell’occupazione.<br />

Per questo il Libro attribuisce grande enfasi al fattore salute delle persone prossime all’età<br />

pensionabile, nella prevenzione, nelle promozione <strong>di</strong> un invecchiamento attivo e salutare,<br />

in cure sanitarie più efficaci, ed in<strong>di</strong>ca la necessità <strong>di</strong> misure che promuovano l’accesso<br />

alla formazione continua, l’adattamento del posto <strong>di</strong> lavoro alle esigenze dei lavoratori più<br />

anziani ed una flessibilità che consenta <strong>di</strong> combinare, ad esempio, lavoro a tempo parziale<br />

e pensione parziale. Infine esorta ad adottare misure per conciliare lavoro e responsabilità<br />

familiari e <strong>di</strong> ridurre i <strong>di</strong>vari tra uomini e donne nell’occupazione e nel lavoro.<br />

Di tutto ciò non c’è traccia nei provve<strong>di</strong>menti che sono stati assunti in Italia dal Governo in<br />

carica come dai Governi che lo hanno preceduto, i quali hanno visto la previdenza ed in<br />

generale il welfare come contenitore al quale attingere per perseguire politiche <strong>di</strong> rigore<br />

finanziario, e non come in<strong>di</strong>spensabile complemento delle politiche <strong>di</strong> sviluppo e <strong>di</strong><br />

coesione sociale.<br />

E in Italia tali misure <strong>di</strong> ausilio alle persone anziane che lavorano sarebbero ancor più<br />

necessarie se si vuole far salire il tasso <strong>di</strong> occupazione delle persone tra i 55 e i 64 anni,<br />

che nel nostro Paese è il più basso in Europa. Come anche sarebbe necessario fare<br />

molto <strong>di</strong> più nel campo delle pensioni integrative, altro settore <strong>di</strong> cui il Libro Bianco segnala<br />

la necessità <strong>di</strong> uno sviluppo ed in cui noi non siamo certo all’avanguar<strong>di</strong>a.<br />

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