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A.S. 2009 / 2010 - Istituto Comprensivo del Vergante

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“Il passato non vuol morire, si appella a coloro che<br />

verranno, consegna ad essi le sue memorie e i suoi<br />

documenti, le sue meditazioni.<br />

Soprattutto non può morire, perché siamo noi,<br />

eternamente vivi, che non lo lasciamo morire, noi<br />

che chiediamo ad esso la ragione di noi stessi,<br />

noi che se, per una ipotesi assurda, lo lasciassimo<br />

morire, piomberemmo immediatamente nel nulla.<br />

Passato e presente, storia e vita sono uniti da un<br />

nesso spirituale inscindibile.”<br />

Giorgio Falco<br />

“In margine alla vita e alla storia”<br />

Giorgio Falco (1888-1966). Storico, professore universitario, studioso <strong>del</strong> Medioevo, autore anche di buoni studi nel campo<br />

<strong>del</strong>la storia moderna e <strong>del</strong> Risorgimento. Privato <strong>del</strong>la cattedra universitaria in seguito alle leggi razziali (1938), trovò rifugio,<br />

verso la fine <strong>del</strong> 1943, nell’abbazia romana di San Paolo fuori le mura.


Ringraziamenti particolarmente<br />

sentiti al ch. mo professor Guido<br />

Petter, che ha voluto onorare<br />

questa pubblicazione scrivendo<br />

la prefazione, e alla dott. ssa<br />

Antonella Braga (<strong>Istituto</strong> Storico<br />

<strong>del</strong>la Resistenza di Novara), che<br />

ha efficacemente <strong>del</strong>ineato<br />

momenti e protagonisti <strong>del</strong>la<br />

resistenza invoriese.<br />

Si ringraziano:<br />

Il Sindaco, dott. Dario Piola,<br />

l’assessore all’istruzione, prof.<br />

Alberto Rollini, l’assessore alla<br />

cultura, dott. ssa Michela Bolla e<br />

tutto il Consiglio Comunale.<br />

La Regione Piemonte, il<br />

Consigliere Paolo Cattaneo.<br />

Il Dirigente Scolastico, dott. Nicola<br />

Fonzo.<br />

A.N.P.I. di Invorio.<br />

Grazie a: Oreste Martelli,<br />

Rosa Mossina, Laura Pelizzoni,<br />

Vincenzina Leggeri, Felice<br />

Gamarra per le testimonianze e il<br />

materiale iconografico offerto.<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Questo volume raccoglie quanto elaborato nel corso di una ricerca<br />

attuata nell’anno scolastico 2008 - <strong>2009</strong> dagli alunni <strong>del</strong>le classi terze<br />

A, B e C <strong>del</strong>la scuola Secondaria di 1° grado di Invorio, coordinati dai<br />

docenti Giacomina Casabona - Ettore Libralato - Danila Minuti - M. Laura<br />

Oioli; collaborazione di Beatrice Lonardi.<br />

Gli alunni<br />

classe 3^ A:<br />

Anelli Gioele<br />

Berbouchi Amal<br />

Ballerini Amanda<br />

Caligara Gloria<br />

Colombara Chiara<br />

Colombara Giovanni<br />

De Carlini Arianna<br />

Di Natale Paolo<br />

Elhabhabi Maria<br />

Franzosi Julien<br />

Franzosi Raoul<br />

Iocca Valentino<br />

Mastroianni Giovanni<br />

Pascali Micaela<br />

Sacco Stefano<br />

Tettoni Sara<br />

Tinti Giacomo<br />

Topciu Ardit<br />

Uttini Carlotta<br />

Valazza Jacopo<br />

Vasylchuk Andriy<br />

Zaitouni Mouhcine<br />

classe 3^ B:<br />

Bacchetta Leonardo<br />

Bacchetta Simone<br />

Bellani Luca<br />

Bottelli Marco<br />

Celestino Matteo<br />

Cima Lorenzo<br />

Contreras Josè<br />

Contreras Willian<br />

Denti Francesca<br />

Desaunois Taylor Ann<br />

Giorcelli Mattia<br />

Gnemmi Anna<br />

Godio Mattia<br />

Hladka Liudmila<br />

Locci Claudia<br />

Negri Simone<br />

Paglierini Marco<br />

Paolucci Marco<br />

Soldà Erika<br />

Terlizzi Klarissa<br />

Vezzù Silvia<br />

Vicari Costanza<br />

Vicari Marta<br />

classe 3^ C:<br />

Bacchetta Ilaria<br />

Bellanti Andrea<br />

Brunoni Beatrice<br />

Catena Daniele<br />

Cecchetto Davide<br />

Creola Alessio<br />

D’Oria Simona<br />

Faa Aziz Ghadah<br />

Infantino Sara<br />

Lanza Stefania<br />

Locati Alice<br />

Locci Silvia<br />

Meringi Andrea<br />

Micci Simone<br />

Palvetti Alessia<br />

Pelizzoni Filippo<br />

Pompa Manuel<br />

Scidurlo Ilaria<br />

Scidurlo Serena<br />

Thiella Davide<br />

Zappelloni Elena<br />

Scuola Secondaria di I grado di Invorio<br />

<strong>Istituto</strong> <strong>Comprensivo</strong> Statale <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong><br />

LA STORIA SIAMO NOI<br />

a cura di Danila Minuti e Maria Laura Oioli


N<br />

6<br />

Invorio Testi introduttivi e la Resistenza<br />

el dare accoglienza a siffatta realizzazione c’è il compiacimento di verificare quant’è presente, nei<br />

nostri studenti e nella classe docente, l’impegno creativo ma ancor più il piacere di ricordare la propria<br />

storia per realizzare su di essa il nostro futuro. Nelle difficoltà di una quotidianità sempre più imbarazzata<br />

dagli impedimenti e dalle ristrettezze economiche, il collocare questo testo sulla tua scrivania, può divenire<br />

sprone al tuo fare, perché ti consegna la testimonianza di una certezza: se questi ragazzi hanno saputo<br />

tanto adoperarsi, sicuramente si approssimeranno a diventare una classe dirigente preparata e solidale.<br />

Intense potrebbero essere le riflessioni aggiuntive ma preferisco stringere con una lirica, determinata<br />

dagli avvenimenti di San Marcello. Il componimento vede protagonista il sacrificio di un sedicenne, che<br />

oggi sarebbe felice nel costatare che anche il suo martirio ha contribuito ad aprire le coscienze di una<br />

nuova generazione.<br />

Lenta la notte<br />

apre al cielo<br />

spazi silenti<br />

ma la storia<br />

detta i tempi,<br />

i momenti<br />

e, nel dormiveglia,<br />

il sennino a sentinella<br />

accarezza<br />

fianchi, seni,<br />

in quel lenire<br />

la sua bella;<br />

seduto lonzo<br />

sull’erba bozzolina<br />

con rovere alla spalla,<br />

non dà peso<br />

a quel difficile<br />

stare a galla.<br />

Lui, non può sapere<br />

che passo, guidato<br />

da vile <strong>del</strong>azione,<br />

spezza gli stecchi<br />

in milite<br />

azione.<br />

Tardivo è il sussulto.<br />

Corre allo schioppo<br />

ma l’attimo<br />

è di troppo.<br />

Più lesta la mitraglia,<br />

con la sua<br />

letale traccia,<br />

trafigge<br />

stendendolo<br />

a larghe braccia.<br />

Allora l’insorto,<br />

il “bandito”,<br />

grida il suo finire:<br />

“Mamma! Mamma!<br />

Non lasciarmi<br />

morire”.<br />

Dario Piola - Sindaco <strong>del</strong> Comune di Invorio<br />

L’<br />

Invorio e Testi la Resistenza introduttivi<br />

Presentazioni amministrazione comunale di Invorio ha promosso e sostenuto tanti progetti orientati all’educazione<br />

alla cittadinanza consapevole e alla riflessione sulla Carta Costituzionale e sulla Resistenza in particolare<br />

San Marcello<br />

attraverso il Consiglio comunale dei ragazzi, l’allestimento nella Sala Consiliare <strong>del</strong>la mostra per i 60 anni <strong>del</strong>la<br />

costituzione <strong>del</strong>la repubblica con testi e immagini appartenenti al patrimonio culturale e articoli <strong>del</strong>la Carta<br />

Costituzionale in lingua italiana e in altre lingue presenti nel nostro paese, con la rappresentazione teatrale<br />

“Qual è il desiderio dei giusti”, la mostra sulla Resistenza e la realizzazione nella biblioteca comunale di uno<br />

spazio con volumi, riflessioni, libri per spiegare la Costituzione ai ragazzi, storie <strong>del</strong>la nostra Resistenza.<br />

La presente pubblicazione, frutto <strong>del</strong>l’encomiabile impegno degli insegnanti e degli alunni <strong>del</strong>la scuola<br />

secondaria di primo grado, diventerà un importante strumento didattico per tutti i ragazzi/e <strong>del</strong>le classi<br />

terze.<br />

Amministrazione comunale e scuola sono riuscite a dare particolare rilevanza alle Celebrazioni riguardanti<br />

l’Eccidio di San Marcello, <strong>del</strong> 28 marzo 1945, facendo diventare sempre più protagonisti i bambini e i<br />

ragazzi. Siamo profondamente convinti che solo proponendo percorsi conoscitivi così strutturati sarà possibile<br />

incontrare giovani capaci di vivere una cittadinanza consapevole.<br />

Un particolare ringraziamento al Dirigente Scolastico Nicola Fonzo, ai docenti Maria Laura Oioli, Danila<br />

Minuti e Enrico Guenzi.<br />

Prof. Alberto Rollini - Assessore all’Istruzione Dott. ssa Michela Bolla - Assessore alla Cultura<br />

S<br />

ono lieto di poter esprimere il mio apprezzamento nei confronti <strong>del</strong>l’Amministrazione comunale di<br />

Invorio che ha promosso la pubblicazione di questo lavoro di ricerca e recupero <strong>del</strong>la memoria, svolto<br />

dagli allievi <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>Comprensivo</strong> <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, incentrato sulle testimonianze di un drammatico evento<br />

che aveva colpito la comunità locale negli anni <strong>del</strong> fascismo e <strong>del</strong>la resistenza.<br />

É di fondamentale importanza, infatti, nel percorso educativo la ricostruzione <strong>del</strong> nostro passato, più o<br />

meno recente, indispensabile per conseguire la consapevolezza <strong>del</strong>la nostra storia e la comprensione<br />

<strong>del</strong>l’ambiente in cui viviamo.<br />

Un ringraziamento anche agli insegnanti che hanno guidato con evidente competenza il lavoro di ricerca.<br />

Alessandro Canelli - Assessore alla Cultura <strong>del</strong>la Provincia di Novara<br />

É<br />

stato scritto che “un Paese senza memoria è un Paese senza anima” e che “il sonno <strong>del</strong>la memoria<br />

genera dei mostri”.<br />

Non c’è miglior pedagogia che quella pregnante ed evocativa dei simboli, saldamente agganciati ai<br />

fatti storici concreti, che possano rendere i nostri giovani partecipi <strong>del</strong>la propria identità e consapevoli <strong>del</strong><br />

valore <strong>del</strong>la libertà che altri hanno preparato per loro e questo pregevole volume ne è una prova.<br />

Mi piace ricordare, per concludere, una frase di Carlo Azeglio Ciampi: “I giovani sono consapevoli. Ma sta<br />

a noi renderli ancor più consapevoli che senza la Resistenza questo Paese oggi sarebbe ben peggiore”.<br />

Paolo Cattaneo - Consigliere regionale<br />

7


L<br />

8<br />

Invorio Testi introduttivi e la Resistenza<br />

a storia siamo noi non è solo uno slogan che suona bene, che riprende il titolo di una canzone assai<br />

apprezzata di qualche decennio fa.<br />

É l’obiettivo principale, che ha animato insegnanti e ragazzi in questi mesi. Da quando decisero,<br />

tempo fa, di intraprendere un percorso di ricerca su un frammento <strong>del</strong>la memoria collettiva <strong>del</strong> nostro<br />

territorio. Certo i docenti stimolarono, sollecitarono ma il merito principale è il loro: i nostri ragazzi. Hanno<br />

fatto storia, nel senso più completo, perché hanno scovato le fonti, le hanno lette e interpretate. Quello<br />

che sfogliate è il risultato di una fatica individuale e collettiva. Noi ne siamo particolarmente orgogliosi,<br />

perché abbiamo osservato, talvolta con meraviglia, i progressivi traguardi <strong>del</strong>la sfida: il lavoro in classe,<br />

la mostra ed ora un libro.<br />

Non è stato un esercizio di retorica, dietro e dentro queste pagine c’è la passione, la meraviglia, la<br />

curiosità di ragazze e ragazzi che di Resistenza avrebbero potuto sentire parlare solo dai racconti o dalle<br />

narrazioni di qualche famoso autore. Mentre nello sfondo si susseguivano i grandi eventi narrati sui libri di<br />

scuola, i ragazzi hanno messo a fuoco l’eccidio di San Marcello che segnò in<strong>del</strong>ebilmente il futuro <strong>del</strong>le<br />

popolazioni <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>. Scandagliando questo microcosmo hanno intuito il senso di quel laboratorio<br />

politico e sociale, che fu la Resistenza. Non solo lotta per la liberazione, ma etica <strong>del</strong>la responsabilità per<br />

farsi carico <strong>del</strong> futuro <strong>del</strong>l’intero Paese. Come ci ricorda Petter, la Resistenza non è terminata il 25 aprile<br />

<strong>del</strong> 1945 ma è tratto costitutivo <strong>del</strong>la Repubblica e soprattutto <strong>del</strong>la Costituzione.<br />

La naturale prosecuzione di questa pubblicazione è proprio la Costituzione. Non la carta, ma quella<br />

“bibbia civile” che sta a fondamento <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong>le donne e degli uomini che vivono nel nostro Paese, a<br />

prescindere dalla loro origine. Dalla conclusione <strong>del</strong>la lotta partigiana sono trascorsi ormai più di 60 anni,<br />

ma l’impegno, a difesa dei valori che con la Resistenza trovarono cittadinanza nel testo fondamentale<br />

<strong>del</strong>l’ordinamento italiano, è più necessario che mai. La democrazia, infatti, è esposta ai pericoli che<br />

l’indifferenza diffusa, da parte dei cittadini, porta inevitabilmente con sé. Assai lungimirante don Lorenzo<br />

Milani scrisse sui muri <strong>del</strong>la scuola di Barbiana “I care”-mi importa, mi sta a cuore- che è l’esatto contrario<br />

<strong>del</strong> motto fascista “Me ne frego”.<br />

Spesso nelle varie commemorazioni partigiane, riecheggia la preoccupazione per il progressivo<br />

esaurirsi dei sopravissuti a quegli anni. Chi racconterà? Chi si farà carico di contrastare le menzogne che<br />

puntualmente ritornano?<br />

Vi convincerete, quando sarete giunti alla conclusione <strong>del</strong> volume, che questa preoccupazione è<br />

infondata: ci sono <strong>del</strong>le ragazze e dei ragazzi che hanno preso il testimone di chi è costretto a lasciare<br />

per il progredire <strong>del</strong> tempo. Come gli alunni di Invorio, ci sono tante e straordinarie esperienze simili in<br />

lungo e in largo per l’Italia.<br />

Stanno facendo storia… E noi ne siamo fieri.<br />

Dott. Nicola Fonzo - Dirigente scolastico <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong> <strong>Comprensivo</strong> Statale <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong><br />

M<br />

Prefazione<br />

Invorio e Testi la Resistenza introduttivi<br />

olto volentieri ho accolto l’invito di presentare ai lettori questo libro, e ciò per tre ragioni, due <strong>del</strong>le<br />

quali hanno un valido fondamento obiettivo mentre la terza ha un carattere più personale,<br />

soggettivo.<br />

La prima è che in esso vengono esposti i risultati di una ricerca condotta da allievi di una scuola media,<br />

sotto la guida dei loro insegnanti. Una ricerca che riguarda un periodo importante nella vita <strong>del</strong> loro<br />

paese, e vicende che lo hanno collocato stabilmente (così come tutto il territorio in cui esso è inserito,<br />

il <strong>Vergante</strong>, il Cusio, e più generalmente l’Ossola) nella storia recente <strong>del</strong>l’Italia, quella che ha visto la<br />

riscossa contro il fascismo e contro l’invasore tedesco attraverso la Resistenza armata, e poi la liberazione<br />

e il ritorno alla libertà e alla democrazia.<br />

E si tratta di una ricerca compiuta facendo costante riferimento a documenti (testimonianze orali o scritte,<br />

fotografie, canzoni), ricostruendo così gli eventi e collegandoli fra loro in una struttura unitaria.<br />

É questo un modo di fare storia che motiva alla riflessione e alla ricerca, induce a porsi domande e a<br />

cercare le risposte, impegna l’intelligenza, educa al ragionamento, sensibilizza all’importanza <strong>del</strong>le fonti<br />

primarie, porta a cogliere i rapporti tra i singoli eventi e il disegno teorico generale che sulla loro base<br />

viene poco per volta costruendosi. La storia, così intesa, non è solo narrazione né solo ragionamento,<br />

ma un continuo intrecciarsi di queste due forme <strong>del</strong>l’attività mentale, quale è possibile appunto quando,<br />

partendo dai fatti decritti, si enuclea il loro significato e si procede per costruire un quadro d’insieme<br />

documentato e significativo.<br />

Una seconda ragione è l’esplicito collegamento che nel libro viene fatto tra la nostra Costituzione e<br />

la Resistenza. Questo collegamento non consiste solo nel fatto che i grandi valori che hanno animato<br />

la Resistenza, come la libertà, l’uguaglianza fra gli individui e i popoli, la democrazia, la solidarietà, la<br />

giustizia sociale, la pace, sono stati poi recepiti nella nostra Carta costituzionale, ma anche nel fatto che<br />

dalla Resistenza derivano indicazioni importanti su come fare per difendere tali valori tutte le volte che essi<br />

sono minacciati, e per promuoverne la concreta e sempre più piena realizzazione.<br />

Chi ha operato nella Resistenza, infatti, ha sviluppato alcuni atteggiamenti che sono essenziali per<br />

la difesa e la promozione dei valori: l’atteggiamento di attenzione a quanto avviene intorno a lui,<br />

accompagnato dalla capacità di indignarsi per ogni ingiustizia, o stortura, o sopruso, anche quando non<br />

lo riguardi personalmente (un atteggiamento ben presente in coloro che si opposero alla cialtroneria,<br />

alle violenze e alle nefandezze <strong>del</strong> fascismo durante il ventennio, e in coloro che durante la Resistenza<br />

reagirono alla tracotanza, alle violenze e alle rappresaglie dei tedeschi invasori e dei fascisti riemersi<br />

sotto la loro protezione e al loro servizio. A questo primo atteggiamento se ne accompagnano poi altri<br />

due, quello di iniziativa (consistente nel dar vita, senza attendere di essere chiamati da altri, ad attività<br />

antagonistiche e riparatorie,) e quello di fiduciosa tenacia, consistente nel non cedere mai neppure dopo<br />

9


10<br />

Invorio Testi introduttivi e la Resistenza<br />

sconfitte cocenti, e nel continuare a operare per creare le condizioni per un cambiamento in positivo<br />

anche di situazioni apparentemente disperate. Pure questi atteggiamenti, oltre ai valori che li ispiravano,<br />

la Resistenza ci ha lasciato come eredità politica e morale.<br />

E proprio questa preziosa eredità porta a vedere che la Resistenza non può essere considerata solo<br />

come un periodo ormai concluso <strong>del</strong>la nostra storia recente, quello che va dal 1943 al 1945, ma anche<br />

come un modo di vedere la vita e di considerare la propria posizione nella società che ha un valore<br />

perenne e che può dunque essere assunto pure oggi, soprattutto dai giovani, come valida guida <strong>del</strong><br />

comportamento quotidiano. Anche in tutti gli anni seguiti alla Liberazione non sono certo mancati i motivi<br />

per indignarsi, per prendere iniziative, per impegnarsi nella lotta con tenacia e fiduciosa speranza: basti<br />

pensare al tempo <strong>del</strong> terrorismo, alla mafia e alla camorra, alla corruzione, al razzismo, per non parlare<br />

<strong>del</strong>le guerre che hanno funestato il mondo. É in questo senso profondo che va intesa l’indicazione che<br />

Piero Calamandrei ci ha lasciato, “Ora e sempre Resistenza”. Anche i giovani d’oggi, dunque, possono<br />

partecipare a questa “resistenza” perenne, sentirsi idealmente i continuatori e gli eredi <strong>del</strong>l’antifascismo<br />

militante e dei partigiani di un tempo.<br />

La terza ragione infine per cui ho accolto l’invito a presentare questo libro, ha un carattere più personale.<br />

La ricerca in esso descritta, pur essendo di ampio respiro perché riguarda la Resistenza tutta, è incentrata<br />

su un paese che ho conosciuto da vicino e su eventi che ho direttamene vissuto. Invorio, infatti, è stato<br />

primo paese dove ho incontrato i partigiani (un plotone <strong>del</strong>la X Rocco comandato da “Mitra”, l’invoriese<br />

Primo Travaglini) quando, adolescente, partendo da Milano mi sono avviato verso la montagna alla loro<br />

ricerca. É il paese in cui una famiglia, col rischio di vedersi bruciata la casa e deportati o fucilati gli uomini,<br />

mi ha protetto, salvandomi la vita, nel giorno <strong>del</strong> rastrellamento che ha visto l’eccidio di San Marcello. É il<br />

paese dove ho perduto alcuni dei miei compagni più cari. É il paese nel quale sono molte volte tornato,<br />

in questi ultimi sessantacinque anni, per ricordare quei miei compagni al monumento che è stato eretto<br />

in loro memoria nel luogo in cui sono caduti, e per incontrare i ragazzi <strong>del</strong>le scuole, e parlare con loro di<br />

quegli eventi e <strong>del</strong>la Resistenza di allora e di sempre,<br />

Guido Petter<br />

Q<br />

Introduzione<br />

Invorio e Testi la Resistenza introduttivi<br />

uesta pubblicazione suggella un progetto, l’attività interdisciplinare “La Storia siamo noi”, realizzato<br />

in classe, nell’anno scolastico 2008/<strong>2009</strong>, dagli alunni <strong>del</strong>le classi terze <strong>del</strong>la Scuola Secondaria di 1^<br />

grado di Invorio.<br />

Il progetto, all’apparenza nato quasi per caso da una situazione contingente per consentire cioè ai<br />

ragazzi, corrispondendo alle aspettative sia <strong>del</strong>l’Amministrazione comunale invoriese che <strong>del</strong>la Dirigenza<br />

scolastica, di partecipare in modo attivo e non solo in qualità di spettatori alla commemorazione <strong>del</strong>l’Eccidio<br />

di San Marcello (28 marzo 1945), è scaturito, in realtà, dalla convinzione di come sia doveroso per i cittadini<br />

di uno Stato democratico, persone adulte o in crescita, quali i nostri alunni, conoscere la Costituzione <strong>del</strong><br />

proprio paese, gli ideali che l’hanno ispirata, il momento storico che l’ha generata, i principi e le idee che<br />

la animano.<br />

Sottesi a tutta l’attività vi erano, principalmente, due obiettivi: a) far comprendere ai ragazzi come l’uomo<br />

sia ragione e libertà, “proprietario di diritti”, valore inviolabile che per realizzarsi pienamente necessita<br />

essenzialmente di libertà; b) far capire che vi è stretta connessione tra diritti, democrazia, giustizia e pace.<br />

Alla luce di tutto questo ecco dipanarsi il progetto e, ora, realizzarsi questo testo che non è altro che la<br />

trasposizione in pagine dei cartelloni realizzati dagli alunni di terza a coronamento <strong>del</strong>le attività di ricerca<br />

storica e di riflessione sotto la guida <strong>del</strong>le insegnanti di lettere. I ragazzi, partendo dall’esame di importanti<br />

documenti costituzionali <strong>del</strong> passato, (Magna Charta Libertatum, Dichiarazione dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong><br />

cittadino <strong>del</strong> 1789, Statuto Albertino, Dichiarazione universale dei diritti umani <strong>del</strong> 1948) hanno analizzato la<br />

Costituzione Italiana, soffermandosi a considerare il momento storico in cui è nata, cioè gli anni che videro<br />

il crollo <strong>del</strong> fascismo, la sconfitta militare, la Resistenza, la proclamazione <strong>del</strong>la Repubblica Italiana.<br />

I ragazzi hanno avuto così modo di comprendere che la Resistenza, primo atto costitutivo <strong>del</strong>la nostra<br />

Repubblica, non è un fatto definitivamente concluso e relegato nel passato, ma è viva e attuale; di scoprire<br />

le vicende <strong>del</strong>la Resistenza invoriese e di conoscerne i Martiri; di riflettere sui valori di libertà, di giustizia e di<br />

democrazia; di capire l’orrore e la cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>la guerra e, di contro, la necessità <strong>del</strong>la pace.<br />

É risultato così loro evidente quanto affermava G. Falco “il passato non vuol morire… soprattutto non<br />

può morire perché siamo noi, eternamente vivi, che non lo lasciamo morire, noi che chiediamo ad esso la<br />

ragione di noi stessi. Passato e presente, storia e vita sono uniti da un nesso spirituale inscindibile”.<br />

Realizzando il progetto hanno ben capito che le vicende <strong>del</strong> passato si intrecciano con l’oggi, che i<br />

valori che hanno connotato quel preciso momento storico, la Resistenza, non sono cristallizzati e superati,<br />

ma sono attuali e validi perché essa è, citando le parole di G. Petter, “essenzialmente un atteggiamento<br />

morale: è l’atteggiamento di chi non è disposto a tollerare ingiustizie, sopraffazioni, violenze… e sente “il<br />

dovere d’iniziativa”, il dovere cioè di prendere posizione… è l’atteggiamento di chi non abbandona mai la<br />

speranza e non cessa mai di operare e lottare.”<br />

La storia siamo noi. Maria Laura Oioli - Danila Minuti<br />

11


Paul Eluard (1895-1952).<br />

É una <strong>del</strong>le figure più<br />

rappresentative <strong>del</strong>la letteratura<br />

francese <strong>del</strong> ‘900.<br />

Partecipò attivamente alla<br />

Resistenza nel periodo<br />

<strong>del</strong>l’occupazione nazista in<br />

Francia, durante il secondo<br />

conflitto mondiale. Questa lirica<br />

divenne subito famosissima<br />

perchè gli aerei <strong>del</strong>l’aviazione<br />

inglese ne lanciarono migliaia di<br />

copie sulla Francia occupata.<br />

(Da Poesia e verità, 1942)<br />

12<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia Resistenza<br />

Sui quaderni di scolaro<br />

Sui miei banchi e gli alberi<br />

Sulla sabbia sulla neve<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su ogni pagina che ho letto<br />

Su ogni pagina che è bianca<br />

Sasso sangue carta o cenere<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su le immagini dorate<br />

Su le armi dei guerrieri<br />

Su le corone <strong>del</strong> re<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su la giungla e il deserto<br />

Sui nidi e le ginestre<br />

Sulla eco <strong>del</strong>l’infanzia<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su i miracoli notturni<br />

Sul pan bianco dei miei giorni<br />

Le stagioni fidanzate<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su tutti i mei lembi d’azzurro<br />

Su lo stagno sole sfatto<br />

E sul lago luna viva<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su le piante e l’orizzonte<br />

Su le ali degli uccelli<br />

E il mulino <strong>del</strong>le ombre<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su ogni alito di aurora<br />

Su le onde su le barche<br />

Se la montagna demente<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Libertà<br />

Su la schiuma <strong>del</strong>le nuvole<br />

Su i sudori d’uragano<br />

Su la pioggia spessa e smorta<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su le forme scintillanti<br />

Le campane dei colori<br />

Su la verità fisica<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Su i sentieri risvegliati<br />

Su le strade dispiegate<br />

Su le piazze che dilagano<br />

Scrivo il tuo nome [...]<br />

Su l’assenza che non chiede<br />

Su la nuda solitudine<br />

Sui gradini <strong>del</strong>la morte<br />

Scrivo il tuo nome<br />

Sul vigore ritornato<br />

Sul pericolo svanito<br />

Su l’immemore speranza<br />

Scrivo il tuo nome<br />

E in virtù di una parola<br />

Ricomincio la mia vita<br />

Sono nato per conoscerti<br />

Per chiamarti<br />

Libertà.<br />

Paul Eluard<br />

La libertà<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia<br />

Resistenza<br />

“La libertà è come l’aria” scriveva Piero Calamandrei, sì, è davvero indispensabile, è parte di noi, è<br />

un diritto <strong>del</strong>l’uomo inalienabile e fondamentale e come tale è stata riconosciuta anche in passato,<br />

basti pensare ai molteplici documenti emanati nel corso dei secoli, dalla Magna Charta Libertatum,<br />

sottoscritta da Giovanni Senza Terra nel 1215, tuttora carta fondamentale <strong>del</strong>la monarchia britannica,<br />

alla Dichiarazione dei diritti <strong>del</strong>l’uomo e <strong>del</strong> cittadino, approvata il 26 agosto 1789, dopo lo scoppio<br />

<strong>del</strong>la rivoluzione francese, o più semplicemente alla nostra Costituzione che proclama con forza i diritti<br />

di libertà.<br />

Da sempre il desiderio di libertà alberga nel cuore <strong>del</strong>l’uomo; la libertà è cosa preziosa e cara che deve<br />

essere tutelata costantemente, senza mai considerarla un bene acquisito definitivamente, nella quale<br />

val sempre la pena di credere e per la quale è giusto battersi e lottare quando viene calpestata, negata,<br />

tolta, così come fecero i giovani, gli Italiani, durante gli anni difficili <strong>del</strong>la Resistenza, in montagna e in città<br />

o in paesi lontani, come a Cefalonia o nei campi di concentramento e di sterminio in Germania.<br />

Libertà: “sono nato per conoscerti per chiamarti”.<br />

“La libertà che guida il popolo”<br />

dipinto nel 1830 dal pittore<br />

francese Eugène Delacroix per<br />

celebrare la ribellione <strong>del</strong> popolo<br />

francese contro il re Carlo X che<br />

aveva tentato di cancellare i diritti<br />

ottenuti dalla popolazione con la<br />

Rivoluzione francese.<br />

13


14<br />

Magna Charta Libertatum<br />

1215<br />

Art. 29 Nessun uomo libero sarà<br />

arrestato, imprigionato,<br />

spossessato dei suoi<br />

averi, <strong>del</strong>la sua libertà o<br />

libere usanze, messo fuori<br />

legge, esiliato molestato<br />

in alcuna maniera, e noi<br />

non metteremo né ne<br />

faremo mettere la mano<br />

su di lui, se non in virtù di un<br />

giudizio legale dei suoi pari<br />

e secondo la legge <strong>del</strong><br />

Paese.<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia Resistenza<br />

La Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica Italiana<br />

PRINCIPI FONDAMENTALI<br />

Art. 1.<br />

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro.<br />

La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti<br />

<strong>del</strong>la Costituzione.<br />

Art. 2.<br />

La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili <strong>del</strong>l’uomo, sia<br />

come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità,<br />

e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica,<br />

economica e sociale.<br />

Art. 3.<br />

Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge,<br />

senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni<br />

politiche, di condizioni personali e sociali.<br />

È compito <strong>del</strong>la Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico<br />

e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,<br />

impediscono il pieno sviluppo <strong>del</strong>la persona umana e l’effettiva<br />

partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica<br />

e sociale <strong>del</strong> Paese.<br />

Art. 4.<br />

La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove<br />

le condizioni che rendano effettivo questo diritto.<br />

Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e<br />

la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso<br />

materiale o spirituale <strong>del</strong>la società.<br />

Art. 5.<br />

La Repubblica, una e indivisibile, riconosce e promuove le autonomie<br />

locali; attua nei servizi che dipendono dallo Stato il più ampio<br />

decentramento amministrativo; adegua i principi ed i metodi <strong>del</strong>la sua<br />

legislazione alle esigenze <strong>del</strong>l’autonomia e <strong>del</strong> decentramento.<br />

Art. 6.<br />

La Repubblica tutela con apposite norme le minoranze linguistiche.<br />

Art. 7.<br />

Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine,<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia<br />

Resistenza<br />

indipendenti e sovrani.<br />

I loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi. Le modificazioni dei Patti<br />

accettate dalle due parti, non richiedono procedimento di revisione<br />

costituzionale.<br />

Art. 8.<br />

Tutte le confessioni religiose sono egualmente libere davanti alla<br />

legge.<br />

Le confessioni religiose diverse dalla cattolica hanno diritto di organizzarsi<br />

secondo i propri statuti, in quanto non contrastino con l’ordinamento<br />

giuridico italiano.<br />

I loro rapporti con lo Stato sono regolati per legge sulla base di intese<br />

con le relative rappresentanze.<br />

Art. 9.<br />

La Repubblica promuove lo sviluppo <strong>del</strong>la cultura e la ricerca scientifica<br />

e tecnica.<br />

Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico <strong>del</strong>la Nazione.<br />

Art. 10.<br />

L’ordinamento giuridico italiano si conforma alle norme <strong>del</strong> diritto<br />

internazionale generalmente riconosciute.<br />

La condizione giuridica <strong>del</strong>lo straniero è regolata dalla legge in<br />

conformità <strong>del</strong>le norme e dei trattati internazionali.<br />

Lo straniero, al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio <strong>del</strong>le<br />

libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana, ha diritto<br />

d’asilo nel territorio <strong>del</strong>la Repubblica secondo le condizioni stabilite<br />

dalla legge.<br />

Non è ammessa l’estradizione <strong>del</strong>lo straniero per reati politici.<br />

Art. 11.<br />

L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri<br />

popoli e come mezzo di risoluzione <strong>del</strong>le controversie internazionali;<br />

consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità<br />

necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le<br />

Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a<br />

tale scopo.<br />

Art. 12.<br />

La bandiera <strong>del</strong>la Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e<br />

rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni<br />

Dalla Dichiarazione dei Diritti<br />

<strong>del</strong>l’Uomo e <strong>del</strong> Cittadino<br />

1789<br />

Art. 1 Gli uomini nascono e<br />

rimangono liberi e uguali<br />

nei diritti. […]<br />

Art. 4 La libertà consiste nel poter<br />

fare tutto ciò che non<br />

nuoce ad altri. […]<br />

Art. 11 La libera comunicazione<br />

dei pensieri e <strong>del</strong>le<br />

opinioni è uno dei diritti<br />

piu preziosi <strong>del</strong>l’uomo;<br />

ogni cittadino può dunque<br />

parlare, scrivere, stampare<br />

liberamente, salvo a<br />

risponedere <strong>del</strong>l’abuso di<br />

questa libertà nei casi<br />

determinati dalla Legge.[…]<br />

Dichiarazione dei diritti <strong>del</strong>l’uomo<br />

e <strong>del</strong> cittadino, stampa <strong>del</strong> 1789.<br />

15


16<br />

Dalla Dichiarazione Universale<br />

dei Diritti <strong>del</strong>l’Uomo<br />

1948<br />

Art. 1 Tutti gli esseri nascono liberi<br />

ed eguali in dignità e diritti.<br />

Essi sono dotati di ragione<br />

e di coscienza e devono<br />

agire gli uni verso gli altri in<br />

spirito di fratellanza. […]<br />

Art. 3 Ogni individuo ha diritto<br />

alla vita, alla libertà ed<br />

alla sicurezza <strong>del</strong>la propria<br />

persona. […]<br />

Art. 18 Ogni individuo ha diritto<br />

alla libertà di pensiero, di<br />

coscienza e di religione.<br />

[…]<br />

Art. 19 Ogni individuo ha il diritto<br />

alla libertà di opinione e di<br />

espressione. […]<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia Resistenza<br />

DIRITTI E DOVERI DEI CITTADINI<br />

Art. 13.<br />

La libertà personale è inviolabile. [...]<br />

Art. 17.<br />

I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi. [...]<br />

Art. 21.<br />

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la<br />

parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.<br />

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure. [...]<br />

Art. 33.<br />

L´arte e la scienza sono libere e libero ne è l´insegnamento.<br />

Art. 34.<br />

La scuola è aperta a tutti. L´istruzione inferiore, impartita per almeno<br />

otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se<br />

privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi. La<br />

Repubblica rende effettivo questo diritto con borse di studio, assegni<br />

alle famiglie ed altre provvidenze, che devono essere attribuite per<br />

concorso.<br />

Art. 35.<br />

La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. [...]<br />

Art. 48.<br />

Sono elettori tutti i cittadini, uomini e donne, che hanno raggiunto la<br />

maggiore età. Il voto è personale ed eguale libero e segreto. Il suo<br />

esercizio è dovere civico. [...]<br />

Art. 49.<br />

Tutti i cittadini hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per<br />

concorrere con metodo democratico a determinare la politica<br />

nazionale.<br />

Art. 52.<br />

La difesa <strong>del</strong>la Patria è sacro dovere <strong>del</strong> cittadino. [...]<br />

Art. 54.<br />

Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fe<strong>del</strong>i alla Repubblica e di<br />

osservarne la Costituzione e le leggi. [...]<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia<br />

Resistenza<br />

La Costituzione, munita <strong>del</strong> sigillo <strong>del</strong>la Stato, sarà inserita nella raccolta<br />

ufficiale <strong>del</strong>le leggi e dei decreti <strong>del</strong>la Repubblica.<br />

La Costituzione dovrà essere fe<strong>del</strong>mente osservata come legge fondamentale<br />

<strong>del</strong>la Repubblica da tutti i cittadini e dagli organi <strong>del</strong>lo Stato.<br />

Data a Roma, addì 27 dicembre 1947.<br />

CONTROFIRMANO:<br />

Il Presidente <strong>del</strong>l’Assemblea Costituente<br />

Il Presidente <strong>del</strong> Consiglio dei Ministri<br />

(foto sopra) Il vicepresidente<br />

Umberto Terracini (a destra),<br />

appone la sua firma.<br />

(foto a lato) Palazzo Giustiniani, 27<br />

dicembre 1947, il Capo Provvisorio<br />

<strong>del</strong>lo Stato, Enrico De Nicola, firma<br />

la Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica<br />

Italiana sotto lo sguardo attento di<br />

Alcide De Gasperi (a sinistra) e di<br />

Umberto Terracini (a destra).<br />

La Costituzione <strong>del</strong>la Repubblica<br />

Italiana entrò in vigore il primo<br />

gennaio 1948.<br />

17


Piero Calamandrei (1889-1956).<br />

Giurista, uomo politico antifascista<br />

e deputato, fu anche scrittore.<br />

Il 26 gennaio 1955, pronunciò<br />

questo discorso indirizzato a<br />

un gruppo di giovani, durante<br />

l’inaugurazione di un ciclo di<br />

conferenze sulla Costituzione.<br />

(A lato, testo tratto da “Discorso<br />

sulla Costituzione”)<br />

(A fronte, estratto da “Diario, 1939-<br />

1945”)<br />

18<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia Resistenza<br />

“Quanto sangue, quanto dolore per arrivare a questa Costituzione!<br />

Dietro ad ogni articolo di questa Costituzione, giovani, voi dovete vedere<br />

giovani come voi caduti combattendo, fucilati, impiccati, torturati,<br />

morti di fame nei campi di concentramento, morti in Russia, morti in<br />

Africa, morti per le strade di Milano, per le strade di Firenze, che hanno<br />

dato la vita perchè la libertà e la giustizia potessero essere scritte su<br />

questa carta. Quindi quando vi ho detto che questa è una carta morta,<br />

no, non è una carta morta, questo è un testamento, un testamento di<br />

centomila morti. Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove<br />

è nata la nostra Carta Costituzionale, andate nelle montagne dove<br />

caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi<br />

dove furono impiccati, dovunque è morto un italiano per riscattare la<br />

libertà e la dignità, andate lì, o giovani, col pensiero perché<br />

lì è nata la nostra Costituzione.”<br />

Piero Calamandrei<br />

Invorio Libertà e e la Democrazia<br />

Resistenza<br />

Il carattere che distingue la Resistenza da tutte le altre guerre è stato quello di essere più che un movimento<br />

militare un movimento civile.<br />

Non bisogna dimenticarsi che le formazioni partigiane non erano che uno degli organi di un movimento<br />

rivoluzionario più vasto, che faceva capo ai Comitati di Liberazione e che quello spirito di sacrificio che<br />

ha portato migliaa di martiri a sfidare la tortura e la fucilazione e il capestro, non era espressione di uno<br />

spirito di avventura militaresco, ma la coscienza di un dovere civile da adempiere, la consapevolezza<br />

<strong>del</strong>la necessità non più differibile di un rinnovamento totale <strong>del</strong>la nostra vita nazionale. Per questo motivo<br />

lo spirito di sacrificio che animò gli eroismi <strong>del</strong>la Resistenza può essere considerato come un fattore<br />

continuativo di rinnovamento politico e sociale. [...]<br />

Il senso <strong>del</strong>la solidarietà sociale, il senso <strong>del</strong>la partecipazione alla vita collettiva possono diventare in<br />

pace il senso <strong>del</strong> dovere politico, il senso <strong>del</strong>la politica come dovere di sacrificarsi al bene comune, il<br />

senso che è poi il fondamento morale senza il quale non può vivere una democrazia. Questa è, secondo<br />

me, la grande eredità ideale <strong>del</strong>la Resistenza. [...]<br />

Essa non fu soltanto uno sforzo eroico per sterminare i carnefici, per ricacciare nell’inferno i mostri <strong>del</strong>la<br />

barbarie; fu anche un impegno costruttivo di lavorare pacificamente su una strada aperta per la conquista<br />

di una vera democrazia.<br />

Piero Calamandrei<br />

Gruppo di partigiani in marcia<br />

sulle colline piemontesi.<br />

19


1789<br />

Dichiarazione dei<br />

diritti <strong>del</strong>l’uomo e<br />

<strong>del</strong> cittadino<br />

20<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Legenda dei colori LINEA DEL TEMPO<br />

RISORGIMENTO<br />

I GUERRA MONDIALE<br />

II GUERRA MONDIALE<br />

RESISTEZA, il “secondo RISORGIMENTO”<br />

1790 1800 1810 1820 1830 1840 1850 1860 1870 1880 1890 1900<br />

Linea <strong>del</strong> tempo realizzata dagli<br />

alunni.<br />

1814<br />

1815<br />

Congresso di<br />

Vienna<br />

1820<br />

Moti liberali<br />

costituzionali in<br />

Spagna/Italia<br />

XIX SECOLO<br />

1831<br />

Mazzini e “La<br />

giovine Italia”<br />

1848<br />

Carlo Alberto<br />

concede lo<br />

Statuto<br />

1849<br />

I Guerra<br />

d’Indipendenza<br />

II fase<br />

1859<br />

II Guerra<br />

d’Indipendenza<br />

I Guerra<br />

d’Indipendenza<br />

I fase 1860<br />

Impresa dei Mille<br />

1866<br />

Guerra<br />

Austro/Prussiana<br />

e III Guerra<br />

d’Indipendenza<br />

1861<br />

Proclamazione<br />

Regno d’Italia e<br />

destra storica al<br />

potere<br />

1870<br />

Roma Capitale<br />

d’Italia<br />

1876<br />

Sinistra storica<br />

(Depretis) al<br />

potere<br />

1891<br />

Nascita Partito<br />

Lavoratori/<br />

Socialista Italiano<br />

1900<br />

Uccisione <strong>del</strong><br />

Re Umberto I<br />

XX SECOLO<br />

Invorio e la Resistenza<br />

1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 1990 2000 <strong>2010</strong><br />

1912<br />

Suffragio<br />

universale<br />

maschile<br />

1914<br />

1918<br />

I guerra<br />

Mondiale<br />

1924<br />

Delitto<br />

Matteotti<br />

1943<br />

Strage di ebrei a Meina<br />

1926<br />

Leggi<br />

Fascistissime<br />

1933<br />

Aumento <strong>del</strong><br />

Nazismo in Italia<br />

1939<br />

1945<br />

II guerra<br />

Mondiale<br />

1940<br />

L’Italia entra<br />

in guerra<br />

1944<br />

Giugno: Eccidio di Fondotoce<br />

Febbraio: Battaglia di Megolo<br />

10/settembre - 19/ottobre: Repubblica <strong>del</strong>l’Ossola<br />

17/settembre: Fucilazione di Pelizzoni e Bertona a Invorio<br />

1944<br />

Gli Alleati<br />

sbarcano in<br />

Normandia<br />

1943<br />

Caduta <strong>del</strong><br />

Fascismo<br />

1945<br />

Eccidio di San Marcello a Invorio<br />

1946<br />

L’Italia è una<br />

Repubblica<br />

Costituzionale<br />

Armistizio tra Italia<br />

e alleati<br />

Occupazione<br />

tedesca<br />

<strong>del</strong>l’Italia Centro/<br />

Settentrionale<br />

1948<br />

La Costituzione<br />

entra in vigore<br />

1945<br />

25 aprile:<br />

Insurrezione<br />

e liberazione<br />

<strong>del</strong>l’Italia<br />

Settentrionale<br />

6 agosto:<br />

Bomba su<br />

Hiroscima<br />

1961<br />

Costruzione <strong>del</strong><br />

muro di Berlino<br />

1968<br />

Contestazione<br />

studentesca<br />

1978 1989<br />

Uccisione Caduta <strong>del</strong> muro di Berlino<br />

di Aldo Moro<br />

1979<br />

Elezione <strong>del</strong> primo<br />

Parlamento Europeo<br />

21


Partigiani in marcia.<br />

Partigiano:<br />

Dal francese “partisan”, indica in<br />

genere chi sostiene con forza la<br />

causa <strong>del</strong>la propria parte, gruppo<br />

o nazione. Durante il secondo<br />

conflitto mondiale vennero<br />

chiamati partigiani coloro che<br />

parteciparono alla Resistenza<br />

contro i nazisti invasori e i fascisti.<br />

22<br />

Invorio La Resistenza e la Resistenza<br />

La Resistenza<br />

La Resistenza è l’opposizione militare o anche soltanto politica condotta,<br />

durante la seconda guerra mondiale, contro l’invasione nazista <strong>del</strong>l’Italia,<br />

da liberi individui, soldati, partiti e movimenti organizzati in formazioni<br />

partigiane.<br />

Il periodo storico, comunemente individuato come Resistenza, inizia, per<br />

convenzione storiografica, con l’armistizio <strong>del</strong>l’8 settembre 1943 e termina<br />

con la fine <strong>del</strong> mese di aprile <strong>del</strong> 1945. Tuttavia molti storici individuano<br />

l’inizio <strong>del</strong>la Resistenza negli anni ‘20 con l’emigrazione forzata, il confino<br />

o il carcere degli oppositori <strong>del</strong> nascente regime fascista.<br />

La resistenza, come lotta armata, non è un fatto solo italiano, ma europeo.<br />

Mentre l’intera Europa sembrava essersi trasformata in un immenso<br />

campo di concentramento in una tragica camera di tortura, mentre<br />

milioni e milioni di persone erano cinicamente inviate alla morte dai<br />

nazisti, anche il popolo italiano, come il popolo europeo, sentì il bisogno<br />

di dare il proprio contributo alla libertà. A poco a poco fin dall’ottobre <strong>del</strong><br />

‘43 nelle retrovie tedesche e nella restante parte <strong>del</strong> territorio nazionale,<br />

occupato dai nazisti, prendevano spontaneamente consistenza le prime<br />

“bande”, i primi reparti di “partigiani”, cioè di giovani, soldati e ufficiali,<br />

che non volevano tornare a casa mentre la patria veniva distrutta, ma si<br />

davano alla montagna o si organizzavano clandestinamente in città.<br />

Reparti a carattere militare operavano alla “macchia” ovvero sulle<br />

colline e sulle montagne con azioni di vario tipo: il sabotaggio alle linee<br />

ferroviarie, alle colonne di rifornimento e assai più raramente con scontri<br />

frontali, vere e proprie battaglie contro i tedeschi e i fascisti molto più<br />

numerosi e meglio armati.<br />

In città la Resistenza armata assumeva un’altra forma: quella dei gruppi<br />

clandestini che presero il nome GAP (Gruppi d’Azione partigiana) o,<br />

soprattutto nelle fabbriche, quello di SAP (Squadre d’Azione Partigiana).<br />

Essi portavano attacchi a caserme, a presidi, a colonne di autocarri, a<br />

reparti militari, sabotavano le ferrovie, le strade, i ponti destinati al transito<br />

<strong>del</strong>le truppe, organizzavano la liberazione dei prigionieri. I contatti tra i vari<br />

gruppi clandestini erano possibili grazie alle “staffette”, per lo più giovani<br />

donne. I partigiani trovavano nella popolazione l’appoggio costante e<br />

la protezione di cui avevano bisogno e negli infiltrati o nelle spie il loro<br />

Invorio e La la Resistenza Resistenza<br />

nemico più subdolo.<br />

Le formazioni partigiane dipendevano dal Comitato di liberazione<br />

nazionale (CLN) in cui confluivano tutti i partiti antifascisti ufficialmente<br />

ricostituiti. Nonostante le diverse scelte politiche, le formazioni agivano in<br />

stretta collaborazione.<br />

Chi furono i partigiani<br />

Nell’autunno 1943 i partigiani <strong>del</strong>l’Alta Italia erano forse 100.000; quelli<br />

<strong>del</strong>la montagna ascesero probabilmente a non più di 10.000 uomini nel<br />

pieno <strong>del</strong> primo inverno.<br />

All’epoca <strong>del</strong>la massima espansione <strong>del</strong>le bande, nell’estate 1944,<br />

l’esercito partigiano in montagna ne annoverava circa 100.000.<br />

Poi vennero le offensive tedesche e il secondo inverno. Alla fine di marzo<br />

<strong>del</strong> 1945 i servizi alleati di collegamento con la Resistenza ritenevano che<br />

vi fossero quasi 90.000 partigiani in montagna e non meno di 10.000 in<br />

pianura.<br />

Di questo totale di 100.000 combattenti, più di 30.000 erano in Piemonte,<br />

PARTITO<br />

COMUNISTA<br />

ITALIANO<br />

CLN<br />

REGIONALE<br />

LIGURE<br />

CLN<br />

PROVINCIALE<br />

PARTITO SOCIALISTA<br />

ITALIANO DI<br />

UNITÀ PROLETARIA<br />

CLN<br />

REGIONALE<br />

PIEMONTESE<br />

CLN<br />

PROVINCIALE<br />

CLN<br />

REGIONALE<br />

LOMBARDO<br />

CLN<br />

PROVINCIALE<br />

PARTITO<br />

D’AZIONE<br />

COMITATO<br />

DI LIBERAZIONE<br />

NAZIONALE ALTA ITALIA<br />

(CLNAI)<br />

PARTITO DELLA<br />

DEMOCRAZIA<br />

CRISTIANA<br />

CLN<br />

REGIONALE<br />

EMILIANO<br />

CLN<br />

PROVINCIALE<br />

PARTITO<br />

LIBERALE<br />

ITALIANO<br />

CLN<br />

REGIONALE<br />

VENETO<br />

CLN<br />

PROVINCIALE<br />

AZIENDALE COMUNALE AZIENDALE COMUNALE AZIENDALE COMUNALE AZIENDALE COMUNALE AZIENDALE COMUNALE<br />

La brigata SAP di Torino.<br />

Organizzazione politica e militare<br />

<strong>del</strong>la Resistenza.<br />

23


Costretti a sfilare sul lungolago di<br />

Verbania portando un cartello che<br />

li deride, 43 Partigiani vengono<br />

fucilati a Fondotoce dai nazisti il<br />

20 giugno <strong>del</strong> 1944.<br />

Uno di loro, Carlo Suzzi, si salva,<br />

miracolosamente con l’aiuto degli<br />

abitanti <strong>del</strong> luogo.<br />

Riprende la sua atività di<br />

partigiano con il nome di<br />

battaglia “Quarantatrè”.<br />

24<br />

Invorio La Resistenza e la Resistenza<br />

20.000 o poco meno nelle Tre Venezie, 10-11.000 in Liguria, 12-15.000 in<br />

Lombardia ed altrettanti nell’Emilia. L’unità di base dei partigiani clandestini<br />

era la squadra: da 3 a 6 uomini; l’unità operativa era la brigata, con<br />

un centinaio di uomini. Al primo posto venivano le formazioni Garibaldi.<br />

Al secondo posto le divisioni e brigate GL; includendo le formazioni<br />

GL, Matteotti, Popolo e Mazzini, il numero dei partigiani affiliati ai partiti<br />

democratici era approssimativamente quello dei partigiani comunisti. Al<br />

terzo posto erano le formazioni ex-militari, che però prima <strong>del</strong>l’insurrezione<br />

avevano già aderito al CLN (Comitato di Liberazione Nazionale), tramite<br />

la Democrazia Cristiana o il Partito Liberale. Rimanevano alcune bande<br />

indipendenti.<br />

Non tutti i “garibaldini” erano comunisti, come non tutti i “gielle” erano<br />

azionisti o militari monarchici. Le cifre indicano semplicemente quale era<br />

stato lo sforzo organizzativo nell’Alta Italia <strong>del</strong>le principali tendenze, che<br />

avevano contribuito a trasformare il movimento partigiano in esercito<br />

<strong>del</strong>la Resistenza.<br />

Gravi furono anche le perdite: caddero combattendo non meno di<br />

20.000 partigiani; quasi altrettanti furono fucilati e impiccati dopo essere<br />

stati catturati e generalmente torturati; 15.000 vennero feriti; migliaia di<br />

civili furono uccisi. Le perdite <strong>del</strong>la Resistenza nell’Alta Italia superarono<br />

quelle degli Alleati per l’intera campagna d’Italia. I sacrifici ed i dolori<br />

di quei venti mesi fecero sbiadire la macchia rappresentata da un<br />

ventennio di violenza fascista: la guerra partigiana era stata una guerra<br />

di espiazione, ancor prima di diventare la guerra di liberazione.<br />

La Resistenza: guerra di popolo<br />

Come dice Leo Valiani “la Resistenza fu una guerra di popolo e consentì<br />

all’Italia di collocarsi fra gli alleati con la dignità di un Paese che contribuì alla<br />

vittoria sul nazifascismo”. Ancora oggi è importante confermare la validità<br />

e l’attualità dei valori che hanno animato quel grande movimento.<br />

Possiamo quindi affermare che il primo Risorgimento fu una Rivoluzione<br />

di minoranze e, pertanto, la guerra <strong>del</strong> popolo fu teorizzata ma non<br />

realizzata, mentre questo nostro secondo Risorgimento fu veramente<br />

una guerra di popolo che coinvolse tutti i ceti sociali. Contadini, operai,<br />

borghesi, intellettuali, soldati fuggiti dalle caserme, giovani renitenti alla<br />

leva si organizzarono in formazioni partigiane per cacciare l’esercito<br />

Invorio e La la Resistenza Resistenza<br />

invasore dall’Italia. La popolazione appoggiò i partigiani dando loro<br />

assistenza, nutrimento, proteggendoli e nascondendoli durante i<br />

rastrellamenti o informandoli dei pericoli. Inoltre, contemporaneamente<br />

alla lotta armata, vi fu un’ altra lotta ugualmente importante, redditizia e<br />

forse ancor più pericolosa: lo sciopero, inteso come forma di resistenza<br />

non violenta.<br />

Ugualmente importanti furono altre attività, che oggi vengono indicate<br />

come resistenza non violenta: stampa di volantini, opuscoli e giornali<br />

di propaganda anti-tedesca; organizzazione di manifestazioni che<br />

erano ovviamente proibite dai tedeschi; sabotaggio <strong>del</strong>la produzione<br />

industriale, soprattutto di armi, diminuendo i quantitativi prodotti o<br />

producendo pezzi difettosi; ascolto <strong>del</strong>le trasmissioni radiofoniche degli<br />

alleati (in particolare Radio Londra) e diffusione di quelle informazioni<br />

sull’andamento <strong>del</strong>la guerra che i tedeschi volevano tenere segrete.<br />

Anche aiutare gli ebrei a nascondersi, come fecero molti in tutta Europa,<br />

fu una forma di resistenza.<br />

Le donne nella Resistenza<br />

Molte donne, di tutte le classi sociali, si impegnarono attivamente contro<br />

il regime e nella lotta di Liberazione. Nel novembre <strong>del</strong> 1943 fondarono<br />

i “Gruppi di difesa <strong>del</strong>la donna e per l’assistenza ai combattenti per la<br />

libertà”. Tra i compiti dei “Gruppi” vi era quello di resistere alle violenze<br />

tedesche nelle fabbriche, nelle campagne, negli uffici, nelle scuole;<br />

organizzare il sabotaggio alla produzione di guerra; raccogliere denaro<br />

e indumenti per i partigiani. Nell’Italia occupata si costituirono formazioni<br />

di “volontarie <strong>del</strong>la libertà” in cui le donne parteciparono attivamente<br />

alla guerra combattendo in prima persona, armi in pugno, a fianco<br />

degli uomini o svolgendo la funzione fondamentale di informatrici o<br />

staffette per mantenere i collegamenti tra i vari gruppi partigiani. Per<br />

lo più faceva parte dei GAP e organizzavano manifestazioni di massa,<br />

assalti ai magazzini dei viveri, scioperi (dalle risaie alle fabbriche).<br />

Secondo dati ufficiali, ma non completi, le donne appartenenti ai<br />

“Gruppi di difesa” furono 70.000; le partigiane combattenti 35.000; le<br />

commissarie di guerra 512; le donne arrestate, torturate e condannate<br />

4563; le fucilate o cadute in combattimento 632; le deportate in<br />

Germania 2750.<br />

Le donne <strong>del</strong>la Resistena ebbero<br />

il compito di mantenere i contatti<br />

fra i gruppi partigiani<br />

Staffette partigiane a Torino. (Isrp)<br />

25


“Valsesia, Valsesia”.<br />

La musica di questo canto<br />

partigiano deriva da una melodia<br />

che richiama il canto “Dalmazia<br />

Dalmazia”, un vecchio motivo<br />

“irredentista” <strong>del</strong>la prima guerra<br />

mondiale. Le parole cambiano<br />

radicalmente il significato a<br />

questo brano che diventa l’inno<br />

<strong>del</strong>la brigata Garibaldi.<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

26<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Valsesia, Valsesia<br />

Quando si tratta di attaccare<br />

noi partigiani siamo i primi<br />

tutti si affacciano a guardare<br />

tutti si affacciano al balcon<br />

Contro i tedeschi, repubblichini<br />

combatteremo: siam partigiani<br />

ai nostri morti l’abbiam giurato<br />

vogliamo vincere o morir.<br />

Valsesia, Valsesia<br />

cosa importa se si muore<br />

questo è il grido <strong>del</strong> valore<br />

partigiano vincerà.<br />

Il bersagliere ha cento penne<br />

e l’alpino ne ha una sola,<br />

il partigiano ne ha nessuna<br />

e sta sui monti a guerreggiar.<br />

Il partigiano ne ha nessuna<br />

e sta sui monti a guerreggiar.<br />

Il partigiano ne ha nessuna<br />

e sta sui monti a guerreggiar.<br />

Là sui monti vien giù la neve,<br />

la bufera <strong>del</strong>l’inverno,<br />

Il partigiano<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

ma se venisse anche l’inferno<br />

il partigiano riman lassù.<br />

Quando viene la notte scura<br />

tutti dormono alla pieve,<br />

ma camminando sopra la neve<br />

il partigiano scende in azion.<br />

Quando poi ferito cade<br />

non piangetelo dentro al cuore,<br />

perché se libero un uomo muore<br />

che cosa importa di morir.<br />

“Il partigiano”.<br />

Versione partigiana di un canto<br />

militare <strong>del</strong>la prima guerra<br />

mondiale: “Il bersagliere ha cento<br />

penne”<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

27


“O bella ciao”.<br />

Cantata pochissimo, e comunque<br />

tardivamente, nelle zone <strong>del</strong><br />

Nord Italia come il Piemonte, è<br />

diventata nel tempo la canzone<br />

per antonomasia <strong>del</strong>la Resistenza.<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

28<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Questa mattina mi sono alzato,<br />

O bella ciao, bella ciao,<br />

Bella ciao, ciao, ciao,<br />

Una mattina mi sono alzato,<br />

E ho trovato l’ invasor.<br />

O partigiano portami via,<br />

O bella ciao, bella ciao,<br />

Bella ciao, ciao,ciao,<br />

O partigiano portami via,<br />

Che mi sento di morir.<br />

E se io muoio da partigiano,<br />

O bella ciao, bella ciao,<br />

Bella ciao, ciao, ciao.<br />

O bella ciao<br />

E se io muoio da partigiano,<br />

Tu mi devi seppellir.<br />

Mi seppellisci lassù in montagna<br />

O bella ciao, bella ciao,<br />

Bella ciao, ciao, ciao,<br />

Mi seppellisci lassù in montagna<br />

Sotto l’ombra di un bel fior.<br />

Tutte le genti che passeranno<br />

Mi diranno che bel fior!<br />

E questo è il fiore <strong>del</strong> partigiano<br />

O bella ciao, bella ciao,<br />

Bella ciao, ciao, ciao,<br />

E questo è il fiore <strong>del</strong> partigiano<br />

Morto per la libertà.<br />

Sulla spalletta <strong>del</strong> ponte<br />

Le teste degli impiccati<br />

Nell’acqua <strong>del</strong>la fonte<br />

La bava degli impiccati<br />

Sul lastrico <strong>del</strong> mercato<br />

Le unghie dei fucilati<br />

Sull’erba secca <strong>del</strong> prato<br />

I denti dei fucilati<br />

Canto degli ultimi partigiani<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

Mordere l’aria mordere i sassi<br />

La nostra carne non è più d’uomini<br />

Mordere l’aria mordere i sassi<br />

Il nostro cuore non è più d’uomini<br />

Ma noi s’è letta negli occhi dei morti<br />

E sulla terra faremo libertà<br />

Ma l’hanno stretta i pugni dei morti<br />

La giustizia che si farà.<br />

Franco Fortini<br />

Franco Fortini (1917-1994),<br />

pseudonimo di Franco Lattes,<br />

assunto per le leggi razziali.<br />

Partecipò alla Resistenza in Val<br />

d’Ossola; poeta, traduttore e<br />

critico.<br />

“Canto degli ultimi partigiani”.<br />

Il poeta, in quest’opera,<br />

riproponendo i temi e le<br />

caratteristiche <strong>del</strong>le canzoni<br />

popolari cantate dai partigiani.<br />

esprime la convinzione che gli<br />

orrori perpetrati dai nazifascisti<br />

spingono ancor di più i partigiani<br />

a combattere per la giustizia e per<br />

la libertà.<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

29


“Fischia il vento”.<br />

È stato il canto più popolare tra<br />

i combattenti partigiani. I versi,<br />

cantati sulla melodia di una<br />

canzone russa intitolata Katjuša,<br />

erano stati, almeno all’inizio,<br />

composti da Giacomo Sibilla,<br />

partigiano di Oneglia, il quale<br />

aveva appreso quel canto<br />

nell’estate <strong>del</strong> 1942 mentre si<br />

trovava prigioniero in Unione<br />

Sovietica. Un altro partigiano,<br />

Felice Cascione compone i<br />

primi versi, successivamente<br />

rimaneggiati attraverso una<br />

serie di passaggi fra compagni<br />

partigiani.<br />

Spartito originale dlla canzone<br />

“Fischia il vento”. (Isrp)<br />

30<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Fischia il vento<br />

Fischia il vento e infuria la bufera<br />

scarpe rotte e pur bisogna andar<br />

a conquistare la rossa primavera<br />

dove sorge il sol <strong>del</strong>l’avvenir.<br />

Ogni contrada è la patria <strong>del</strong> ribelle,<br />

ogni donna a lui dona un sospir,<br />

nella notte lo guidano le stelle,<br />

forte il cuor e il braccio nel colpir<br />

nella notte lo guidano le stelle,<br />

forte il cuore e il braccio nel colpir.<br />

Se si coglie la cru<strong>del</strong>e morte,<br />

dura vendetta verrà dal partigian;<br />

ormai sicura è già la dura sorte<br />

<strong>del</strong> fascista vile e traditor<br />

ormai è sicura già la dura sorte<br />

<strong>del</strong> fascista vile e traditor.<br />

Cessa il vento, calma è la bufera,<br />

torna il fiero partigian,<br />

sventolando la rossa sua bandiera;<br />

vittoriosi, al fin liberi siam<br />

sventolando la rossa sua bandiera;<br />

vittoriosi, al fin liberi siam.<br />

La preghiera <strong>del</strong> partigiano<br />

Là sulle cime nevose<br />

Una croce l’è piantà<br />

Non vi son fiori nè rose<br />

Lì è la tomba di un soldà<br />

L’è un partigian l’è un partigian<br />

Che il nemico uccise<br />

L’è un partigian che nel fuoco morì<br />

Pensando alle alte vette<br />

Tre dolci e acuti canti<br />

Fra i rivoli fruscianti<br />

Snodati verso il pian.<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

“La preghiera <strong>del</strong> Partigiano”.<br />

L’autore <strong>del</strong> testo è rimasto<br />

sconosciuto, la melodia è quella<br />

<strong>del</strong> noto canto friulano “Ai preà le<br />

biele stele e le sant <strong>del</strong> Paradis”.<br />

La canzone ha assunto di volta in<br />

volta titoli diversi quali: “Rimpianto<br />

di mamma” e “Sulle cime<br />

nevose”.<br />

Fucilazione di un Partigiano in<br />

Piemonte.<br />

31


La serie <strong>del</strong>le cartine rappresenta<br />

schematicamente la cronologia<br />

<strong>del</strong>la Liberazione <strong>del</strong> Piemonte<br />

dal 25 aprile al 2 maggio 1945,<br />

articolata nelle due fasi essenziali:<br />

la battaglia di Torino e la resa<br />

<strong>del</strong>le truppe tedesche (Biella, 12<br />

maggio 1945).<br />

32<br />

Tratto da<br />

“Notizie <strong>del</strong>la<br />

Regione<br />

Piemonte”<br />

n. 2/95<br />

Invorio Resistenza e la in Resistenza Piemonte<br />

25 aprile<br />

FORMAZIONE E COMANDI<br />

Comando Partigiano<br />

Missione o Comando Alleato<br />

Comando RSI<br />

Comando Tedesco<br />

MOVIMENTI<br />

RSI<br />

Tedeschi<br />

Partigiani<br />

Alleati<br />

Zone liberate<br />

Presidio Tedesco che non si arrende<br />

Presidio Tedesco che si arrende<br />

Loalità che resta occupata in zona liberata<br />

Scontri militari, imboscate ...<br />

Interruzioni stradali importanti, ponti saltati ...<br />

Eccidio compiuto da Fascisti o Tedeschi<br />

Centrale elettrica o impianto di altro genere<br />

Località occupate dai francesi<br />

Angera<br />

Sesto Calende<br />

Borgoticino<br />

Borgo S. Martino<br />

Lonate Pozzolo<br />

Invorio Invorio e e la la Resistenza Resistenza<br />

Invorio nella Resistenza Novarese<br />

1. Resistenza, comunità e memoria<br />

Ormai da tempo si è superata la distinzione fra storia nazionale, intesa come “storia alta”, e storia locale,<br />

confinata a un ruolo di minore importanza. Molti aspetti di un tema di carattere generale, che spesso<br />

rimangono in ombra nelle più ampie sintesi a carattere nazionale, possono infatti illuminarsi e trovare ragioni<br />

profonde se declinati a livello locale. Parimenti, lo studio di un territorio circoscritto non ha senso se è descritto<br />

solo per se stesso e non è inserito in un quadro più generale, nazionale e internazionale, che fornisca<br />

coordinate interpretative di più ampio respiro. Tra i due livelli di analisi esiste quindi un rapporto di correlazione<br />

e integrazione che può condurre a un potenziamento reciproco.<br />

Per quanto riguarda la storiografia sulla Resistenza, è ormai indubbio il ruolo avuto dagli studi locali nello<br />

stimolare un ripensamento critico generale <strong>del</strong> fenomeno resistenziale. Mancano però ancora seri studi su<br />

molti territori – come ad esempio sull’area <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> – e molte sono le lacune esistenti nel panorama<br />

<strong>del</strong>le ricerche locali e regionali.<br />

Colmare queste lacune è importante, anche al fine di costruire una memoria «comunitaria» – <strong>del</strong>le<br />

«piccole» e «grandi» comunità entro cui viviamo – da tramandare ai giovani: una memoria che, senza<br />

nascondere le divisioni e sottrarsi al conflitto <strong>del</strong>le interpretazioni, possa offrire un chiaro significato alla<br />

memoria storica, valorizzando il ruolo di ciascuno e la responsabilità di tutti e assumendo così una valenza<br />

formativa per le nuove generazioni.<br />

Per questo sono importanti ricerche come quella che qui si presenta, nate nel contesto scolastico ma<br />

capaci di stimolare la riflessione <strong>del</strong>l’intera comunità locale, nonché la ripresa di studi più ampi che, in<br />

questo specifico territorio, meriterebbero ulteriori approfondimenti.<br />

2. Invorio nella guerra fascista 1940-1943<br />

Situato sulle prime alture sopra Arona, nelle colline <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, in una zona allora priva di insediamenti<br />

produttivi di rilievo, Invorio e, più in generale, l’intera provincia di Novara furono risparmiati da bombardamenti<br />

distruttivi durante gli anni <strong>del</strong>la guerra fascista. Gli aerosiluranti inglesi attraversavano il territorio <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong><br />

in alta quota, nella direzione di Milano, oppure lo sorvolavano più in basso per andare a colpire il ponte di<br />

Sesto Calende sul Ticino. Non era infrequente, che sbagliando quota, ripetessero il passaggio più di una<br />

volta, causando paura negli abitanti ma, fortunatamente, senza conseguenze.<br />

Questo non significa che la guerra non abbia inciso il suo lugubre marchio anche nella vita degli abitanti di<br />

questo territorio, con la paura per i famigliari al fronte, il dolore per i caduti, le preoccupazioni per le crescenti<br />

difficoltà materiali <strong>del</strong>la vita e l’incertezza <strong>del</strong> domani. Con il procedere <strong>del</strong> conflitto, il sopraggiungere degli<br />

sfollati dalle città, l’allontanamento forzato di molti giovani inviati al fronte e sottratti al lavoro agricolo, la<br />

conseguente crisi nella produzione di alimenti, il cattivo funzionamento <strong>del</strong>le reti di approvvigionamento, il<br />

razionamento individuale mensile dei generi tesserati e il sistema impositivo di conferimento <strong>del</strong>la produzione<br />

33


34<br />

Invorio e la Resistenza<br />

agroalimentare (i cosiddetti “ammassi”) contribuirono a rendere sempre più difficile la sopravvivenza anche in<br />

campagna e nelle zone più periferiche, diminuendo in maniera crescente il consenso popolare al regime<br />

Fu però, nell’estate e nell’autunno <strong>del</strong> 1943, che la situazione anche in queste zone, mutò radicalmente e<br />

si fece sempre più drammatica. Novara e la sua provincia che, nel corso dei precedenti tre anni di guerra,<br />

erano state preservate dalle distruzioni conosciute da altre zone d’Italia, divennero, per la loro struttura produttiva<br />

pressoché intatta, per le loro risorse agricole e per le vie di comunicazione, un territorio di fondamentale<br />

importanza strategica agli occhi degli occupanti tedeschi e <strong>del</strong>la nascente Repubblica Sociale Italiana.<br />

Situato nel mezzo di un crocevia di strade che collegano le colline <strong>del</strong>l’Alto <strong>Vergante</strong> e i monti <strong>del</strong> Verbano-<br />

Cusio-Ossola alla pianura novarese e lombarda, anche il territorio di Invorio si venne a trovare, d’improvviso,<br />

in un’area di conflitto e di forte frizione fra gli occupanti e le nascenti formazioni partigiane. Per tutta la durata<br />

<strong>del</strong>la guerra partigiana, questa zona rappresentò inoltre una sorta di porta di accesso per i giovani che,<br />

provenendo dal piano, si avviavano verso la montagna per unirsi alle brigate partigiane. La nascita <strong>del</strong><br />

movimento resistenziale in questo territorio non può quindi essere analizzata separatamente dalla situazione<br />

politica e militare venutasi a creare nei maggiori centri <strong>del</strong>la provincia di Novara, all’indomani <strong>del</strong> 25 luglio<br />

1943.<br />

3. Dal 25 luglio all’8 settembre 1943<br />

I quarantacinque giorni compresi fra la caduta <strong>del</strong> regime fascista (25 luglio 1943) e l’armistizio (8 settembre<br />

1943) non furono solo giorni di speranza e di attesa per la popolazione, ma anche di intensa attività per i<br />

centri <strong>del</strong>l’antifascismo novarese in via di riorganizzazione. Il primo “Comitato Interpartiti” attivo in provincia<br />

di Novara sorse il 26 luglio 1943, proprio nel territorio <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, ad Arona, presso lo studio <strong>del</strong>l’avvocato<br />

Carlo Torelli, antifascista di lunga data e appartenente all’allora nascente Democrazia cristiana, che venne<br />

nominato commissario prefettizio <strong>del</strong>la città. Al “Comitato interpartiti”, nucleo <strong>del</strong> futuro Comitato di liberazione<br />

nazionale (C.L.N.), parteciparono esponenti locali dei partiti antifascisti, che già operavano in clandestinità: la<br />

Democrazia Cristiana, il Partito Socialista, il Partito Comunista e il Partito d’Azione. Iniziative analoghe e comitati<br />

antifascisti locali si svilupparono, nei giorni e nelle settimane successive, a Novara, Borgomanero, Omegna,<br />

Verbania, Domodossola e anche in piccoli centri come Meina e Invorio, divenendo punti d’incontro per gli<br />

antifascisti e centri di raccolta e smistamento di informazioni e propaganda.<br />

Nei giorni frenetici che seguirono l’armistizio, il precipitare degli avvenimenti, l’avvicinarsi <strong>del</strong>l’occupazione<br />

tedesca e i bombardamenti su Milano coinvolsero il territorio di Arona e <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> attraverso gli sfollati, i<br />

dispersi <strong>del</strong>l’esercito, i problemi degli approvvigionamenti alimentari e le difficoltà dei cittadini comuni alle prese<br />

con il disfacimento <strong>del</strong>lo Stato. La vicinanza col confine svizzero attirava in questi territori perseguitati politici<br />

e razziali, ex confinati e prigionieri politici, che speravano di trovare una via di fuga verso la Confederazione<br />

elvetica e, in certi casi, anche un luogo dove organizzarsi e prendere le armi contro l’imminente occupazione<br />

tedesca. Oltre all’opera di assistenza a militari sbandati, prigionieri inglesi, ebrei in fuga, la preoccupazione<br />

maggiore divenne dunque quella di preparare il terreno per la futura resistenza armata, indirizzando verso le<br />

Invorio e la Resistenza<br />

montagne i giovani disposti a unirsi alle prime bande partigiane in formazione sulle colline <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>.<br />

4. L’occupazione tedesca e la strage degli ebrei sul Lago Maggiore<br />

Il 12 settembre 1943 forze militari tedesche presero possesso <strong>del</strong> capoluogo e dei principali centri <strong>del</strong><br />

novarese. L’operazione fu compiuta da un reparto <strong>del</strong>le SS <strong>del</strong>la prima divisione Leibstandarte Adolf Hitler<br />

(la divisione prediletta dal Führer), che insediò il proprio comando a Novara. Compito di queste truppe era<br />

la “bonifica” e la “normalizzazione” <strong>del</strong> territorio, prima <strong>del</strong>l’insediamento degli organi di occupazione. Ciò<br />

significava disarmare e rastrellare i militari italiani da inviare in Germania, “ripulire” il territorio dagli ebrei e porre<br />

sotto controllo gli insediamenti produttivi.<br />

Ad Arona, i militari tedeschi arrivarono nella notte <strong>del</strong> 12 settembre e occuparono la città e tutta la riviera <strong>del</strong><br />

lago sino a Pallanza, seminando il terrore. Tra il 15 e il 23 settembre, le SS, al comando di Hans Walter Krüger,<br />

Carl Herbert Schnelle e Friedrich Rölhwer, iniziarono la caccia a tutti gli ebrei residenti o sfollati negli alberghi sul<br />

lago Maggiore. Identificati in base alle liste, compilate a partire dal 1938 per effetto <strong>del</strong>le leggi razziali, o su<br />

denuncia di non sempre anonimi collaboratori italiani – tra le spie più vergognose vi fu il fascista novarese Ezio<br />

Maria Gray – ben cinquantasei ebrei (uomini, donne, bambini, anziani) furono sorpresi sulle coste <strong>del</strong> lago, ad<br />

Arona, Meina, Baveno, Intra, lungo quella “via <strong>del</strong>la speranza” che avrebbe dovuto condurli al sicuro in Svizzera.<br />

Invece di essere deportati, furono tutti trucidati sul posto e i loro corpi gettati nel lago o sepolti alla «Testa»,<br />

un bosco alla sommità <strong>del</strong>la salita di Oleggio Castello, fra Paruzzaro e Borgomanero, oppure bruciati nelle<br />

caldaie <strong>del</strong>le scuole, come accadde a Intra. Fu una strage orribile, la prima e la più grande per numero di<br />

vittime ed efferatezza compiuta in Italia, dopo quella <strong>del</strong>le Fosse Ardeatine, e risultò aggravata da motivazioni<br />

abiette, come il furto. Per di più, l’occultamento dei cadaveri venne attuato, si direbbe volutamente, in modo<br />

maldestro, affinché quelle morti suscitassero il terrore e apparissero come un monito per la popolazione.<br />

Nel frattempo, proseguiva la strategia di occupazione <strong>del</strong> territorio: tutti i maggiori insediamenti produttivi<br />

furono sottoposti a controllo militare e convertiti allo sforzo bellico tedesco, mentre i grandi alberghi <strong>del</strong> lago<br />

Maggiore e numerose ville private (a Meina, Stresa, Baveno) furono requisiti e trasformati in quartier generale<br />

<strong>del</strong>le forze di occupazione. Il terreno per l’impianto <strong>del</strong>le strutture politico-amministrative <strong>del</strong> neofascismo di<br />

Salò era così pronto.<br />

5. La nascita <strong>del</strong>la RSI e la Resistenza nel Novarese<br />

Con la costituzione <strong>del</strong>la Repubblica Sociale (R.S.I.), completamente assoggettata al controllo tedesco, e la<br />

fondazione <strong>del</strong> Partito fascista repubblicano (P.F.R.), si ricostituirono i «fasci» locali, eclissatisi dopo il 25 luglio, che<br />

ripresero il controllo politico <strong>del</strong>le amministrazioni comunali e imposero il controllo militare sul territorio attraverso<br />

una fitta rete di presidi. Nell’area <strong>del</strong> basso Verbano, <strong>del</strong> Cusio, <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> e <strong>del</strong> Borgomanesere, i presidi<br />

principali furono: Arona, Borgomanero, Omegna, Gozzano e Cressa, dove centinaia di militi controllavano<br />

i centri produttivi e il reticolo di collegamenti ferroviari e stradali che connetteva l’area lombarda a quella<br />

piemontese. Presidi temporanei furono istituiti anche in piccoli centri <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, come Invorio e Paruzzaro.<br />

35


36<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Lo sforzo di controllo <strong>del</strong> territorio da parte <strong>del</strong>le forze nazifasciste fu enorme sia per uomini e mezzi, sia<br />

per determinatezza e ferocia, ma fu ostacolato dalla presenza di un forte movimento partigiano e dalla<br />

“resistenza civile” <strong>del</strong>la maggioranza <strong>del</strong>la popolazione che, rifiutandosi di collaborare con gli occupanti<br />

tedeschi e con i repubblichini collaborazionisti, fornì spesso assistenza e soccorso ai partigiani anche a costo<br />

di rischi e sacrifici personali.<br />

Col sostegno dei C.L.N. locali e di quello provinciale – costituitosi ad Arona il 21 settembre 1943 – si<br />

organizzarono le prime formazioni partigiane, collegando tra loro bande di ex militari sbandati, renitenti alla<br />

leva che si rifiutavano di presentarsi al bando di reclutamento <strong>del</strong>la R.S.I., antifascisti reduci dalle galere<br />

fasciste, ex-confinati e fuoriusciti, che, dopo l’8 settembre, avevano cercato rifugio nelle alture <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>,<br />

nelle montagne <strong>del</strong> Verbano-Cusio-Ossola e nella vicina Valsesia. Le prime bande si installarono nel retroterra<br />

montano <strong>del</strong>le principali cittadine <strong>del</strong> nord <strong>del</strong>la provincia.<br />

Nei giorni immediatamente successivi all’armistizio, nella vicina zona <strong>del</strong> Cusio, in Valstrona, si formarono<br />

due gruppi intorno all’architetto milanese Filippo Maria Beltrami (poi caduto a Megolo con i suoi uomini<br />

il 14 febbraio 1944) e ai fratelli Antonio e Alfredo Di Dio, ufficiali di carriera che, fuggiti dalla caserma di<br />

Vercelli, avevano già adunato i primi armati nel Borgomanerese.<br />

Nel Medio novarese, sorsero piccoli nuclei di reclutamento locale per iniziativa di Arrigo Gruppi, “Moro”,<br />

nella zona di Borgomanero, e di Alessandro Boca, il comandante “Andrei”, a Fontaneto d’Agogna. Questi<br />

gruppi, cresciuti di numero e con l’apporto di altri capi partigiani, avrebbero dato vita nei mesi successivi a<br />

diverse brigate, fra le quali la “Volante Loss”, la “Strisciante Musati” e l’“Osella”, che estesero la loro azione in<br />

pianura e nella zona collinare, agendo come “punta avanzata” <strong>del</strong>le unità di montagna.<br />

Per quanto riguarda più particolarmente il territorio <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, sulle alture sopra Arona, Stresa, Baveno,<br />

sin dall’autunno <strong>del</strong> 1943, operavano diversi gruppi, prima autonomi, poi in via di collegamento all’interno<br />

di formazioni più ampie e regolari. A Sovazza, frazione di Armeno, s’installò, con una radio rice-trasmittente,<br />

Enzo Boeri, che raccolse intorno a sé, per la difesa <strong>del</strong>la postazione, alcuni uomini al comando <strong>del</strong> fratello<br />

Renato, detto “Renatino”. I primi gruppi di una certa consistenza furono quelli di “Tom Mix” (Giulio Lavarini) e di<br />

“Franco” (Franco Abrami), operanti nell’entroterra fra Baveno e Stresa e sugli opposti versanti <strong>del</strong> Mottarone.<br />

Più in giù, lungo il lago, nella direzione di Arona, operava il gruppo guidato da Giuseppino Beldì, “Peppino”,<br />

che contava circa una settantina di uomini. Dopo la morte di “Peppino” a Nebbiuno e <strong>del</strong> comandante<br />

“Franco” a Loita di Baveno tra il giugno e il luglio 1944, si costituirono nella zona <strong>del</strong> Mottarone la brigata<br />

“Paolo Stefanoni” e la brigata “Franco Abrami”, legate alla divisione “Valtoce” di Alfredo Di Dio.<br />

Contemporaneamente, nella zona collinare sovrastante Arona e Meina, tra Nebbiuno, Invorio e Paruzzaro,<br />

si erano andati radunando alcuni nuclei di resistenti. Uno dei primi in ordine di tempo fu il gruppo che<br />

si riunì, intorno ai due fratelli Carabelli, Leopoldo Bruno,“Mitra”, e Carlo,“Jonson”, nella zona compresa fra<br />

Ghevio, Silvera e l’Alpe Verdina. Questo primo gruppo di combattenti andò poi a costituire il 1° battaglione<br />

“Fusaro” <strong>del</strong>la 118 a brigata garibaldina “Remo Servadei”. Suddivisa in tre battaglioni, intitolati ai caduti Odilio<br />

Fusaro, Peppino Beldì e al georgiano Pore Musoliscvili, la brigata “Servadei”, guidata dal comandante militare<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Armando Caldara e dal commissario di guerra Aldo Tuto, raccolse nuclei e reparti di varia provenienza, tra<br />

cui erano anche molti giovani <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>.<br />

Un altro gruppo di giovani <strong>del</strong> luogo si riunì intorno ai fratelli Peppino e Fortunato Zanè (“Farfallino”) di Arona,<br />

che, dopo l’8 settembre 1943, scelsero di salire «i pendii che portano a Invorio e qui, al riparo di quei boschi<br />

cha da bambini li avevano visti compagni di giochi, si misero a raggruppare sbandati e sfollati per creare<br />

un’unità combattente». In breve tempo gli Zanè riuscirono a organizzare una squadra partigiana, che in<br />

seguito si aggregò al battaglione “Volante Azzurra” che operava tra Colazza e Massino Visconti.<br />

Nella stessa zona, un’altra unità si formò intorno a Italo Zanotti “Tito” di Invorio, cui aderirono alcuni giovani<br />

<strong>del</strong>la zona. Attivo nel territorio fra i due laghi, il Maggiore e il Cusio, fra Ameno e Ghevio, era anche il gruppo<br />

guidato da Neris Santini, “Aries”, che assunse poi il nome di “Veloce Bariselli”. Nei mesi successivi, la “Veloce<br />

Bariselli”, parte degli uomini <strong>del</strong>la “Volante Azzurra” e il gruppo guidato da “Tito” confluirono insieme nella X a<br />

brigata “Rocco”. A questa brigata, guidata dal comandante militare Andrea Cascella, “Andrea”, aderirono<br />

molti dei partigiani provenienti dai comuni di Invorio e Paruzzaro.<br />

In modi e tempi diversi – attraverso una lenta evoluzione dalle prime bande a formazioni più regolari,<br />

suddivise in brigate, battaglioni, plotoni e squadre – nacquero, in Valsesia, sotto la guida di Vincenzo Moscatelli,<br />

“Cino”, e di Eraldo Gastone, “Ciro”, le due divisioni d’assalto garibaldine, intitolate ai fratelli “Varalli” e “Pajetta”,<br />

che raggrupperanno molte <strong>del</strong>le formazioni autonome operanti nel territorio novarese. Nel Verbano-Cusio-<br />

Ossola, si formarono la divisione Garibaldi “Redi” (da cui dipendeva la X a brigata “Rocco”), le divisioni<br />

autonome “F.M. Beltrami” e “Valdossola” e la “Valtoce”. Al piano, infine, si svilupparono le divisioni “Rabellotti”<br />

e le brigate “Dellavecchia” e “Campagnoli”. Complessivamente alla fine <strong>del</strong>la guerra, si contavano nel<br />

territorio novarese, sette divisioni, cinque brigate e altre formazioni di minore consistenza numerica.<br />

6. I rastrellamenti e gli eccidi nazifascisti<br />

Durante i venti mesi di resistenza, queste formazioni diedero vita a un’attività di guerriglia costante e in<br />

continuo sviluppo per numero e qualità <strong>del</strong>le azioni, cui si contrappose una repressione sempre più spietata<br />

da parte nazifascista. Nella zona compresa fra le colline <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>, i due laghi e il Ticino, il ruolo strategico<br />

svolto dalle bande partigiane fu quello di “fare scottare il terreno sotto i piedi dei nazifascisti”. Tutto ciò si<br />

traduceva in una tattica fatta di piccole imboscate e sabotaggi, di veloci colpi di mano e rapide ritirate, che<br />

si susseguivano incalzanti, costringendo i fascisti e i tedeschi a uno snervante controllo <strong>del</strong> territorio.<br />

Di fronte all’impossibilità di debellare il movimento resistenziale operante nella provincia di Novara –<br />

la “Vandea piemontese”, come la definì Mussolini – lo sforzo dei nazifascisti si fece imponente e grandi<br />

rastrellamenti interessarono tutto il territorio, dall’Ossola al <strong>Vergante</strong>, a partire dal maggio <strong>del</strong> 1944 sino alla<br />

primavera <strong>del</strong> 1945. Nonostante l’impiego di forze sempre più ingenti e la nomina di funzionari sempre<br />

più spietati – come il prefetto Enrico Vezzalini, giunto da Ferrara con una fama di inflessibilità e cru<strong>del</strong>tà – i<br />

nazifascisti non riuscirono a debellare la resistenza, anzi, macchiandosi di eccidi nefandezze di ogni genere,<br />

finirono col rinsaldare i legami fra la popolazione e i partigiani.<br />

37


38<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Numerosi furono i crimini commessi dai nazifascisti in questo periodo, come la fucilazione dei quarantadue<br />

prigionieri avvenuta a Fondotoce il 20 giugno 1944 o gli eccidi perpetrati, per rappresaglia, a Borgoticino il 13<br />

agosto e alla frazione “Cacciana” di Fontaneto d’Agogna, data alle fiamme il 20 settembre. Il 17 settembre,<br />

anche a Invorio, in piazza Roma, l’attuale piazza Martiri, furono fucilate due persone: Arturo Pelizzoni, padre<br />

<strong>del</strong>la staffetta partigiana Edvige, e Dorina Bertona, uccisi come rappresaglia contro gli attacchi partigiani e<br />

per ritorsione contro le diserzioni dei militi <strong>del</strong>la “Folgore” che si erano uniti alle formazioni partigiane locali.<br />

Tra l’estate e l’autunno <strong>del</strong> 1944 si consumò anche l’esperienza <strong>del</strong>la libera Repubblica partigiana<br />

<strong>del</strong>l’Ossola, cui diedero il proprio contributo, occupando le forze nemiche con azioni diversive, anche uomini<br />

<strong>del</strong>le formazioni partigiane operanti nel territorio <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> e <strong>del</strong> Medio Novarese. Questi stessi uomini<br />

furono poi coinvolti in attacchi contro i presidi fascisti sparsi nella zona. Così accadde a Invorio il 12 ottobre<br />

<strong>del</strong> 1944 – quando il presidio dei paracadutisti <strong>del</strong>la “Folgore”, collocato nel palazzo municipale, fu attaccato<br />

da squadre <strong>del</strong>la “Servadei”.<br />

L’inverno seguente (1944-1945) fu molto duro per le formazioni partigiane che, ormai aumentate di numero<br />

nel corso degli anni precedenti, formavano una massa da spostare assai notevole. Per sfuggire ai continui<br />

rastrellamenti dei nazifasciti e ai rigori <strong>del</strong>l’inverno in montagna, i partigiani alternavano continui spostamenti<br />

dal monte al piano, di cascina in cascina, muovendosi lungo le pendici <strong>del</strong>le vallate, di notte, potendo<br />

contare sull’appoggio <strong>del</strong>la popolazione.<br />

Tra novembre e febbraio, prima la zona <strong>del</strong> Mottarone e successivamente la zona fra Agrate Conturbia,<br />

Veruno e Invorio, dove si erano andati affollando i partigiani calati dalla montagna, furono sottoposte a<br />

pesanti rastrellamenti. Nel mese di febbraio 1945, fu la barbara uccisione dei due partigiani <strong>del</strong>la “Volante<br />

Loss”, Ernesto Mora ed Ezio Gibin, torturati e trucidati dai fascisti di Borgomanero, a riempire di orrore la<br />

popolazione, costretta ad assistere inerme alle sevizie inferte ai due prigionieri.<br />

Nonostante i numerosi caduti e lo sconforto, causato dalla stagnazione <strong>del</strong>la guerra sul fronte interno e dal<br />

proclama <strong>del</strong> generale inglese Harold Alexander (che aveva invitato i partigiani a smobilitare per l’inverno, in<br />

attesa <strong>del</strong>l’offensiva primaverile), anche nei mesi più duri, continuarono le azioni di sabotaggio e di guerriglia<br />

in tutto il territorio <strong>del</strong>la provincia. I comandanti partigiani iniziavano ormai a intravedere la fine <strong>del</strong> conflitto<br />

e l’insurrezione nazionale, meditando di impiegare le formazioni in massa per l’attacco dei numerosi presidi<br />

dislocati nella zona. Tuttavia, si dovette attendere l’arrivo <strong>del</strong>la primavera perché tale strategia potesse essere<br />

attuata.<br />

7. L’alba tragica di San Marcello e gli ultimi mesi <strong>del</strong>la lotta partigiana<br />

Il mese di marzo <strong>del</strong> 1945 fu ricco di attività e iniziative e fu uno dei mesi più difficili vissuto dagli abitanti<br />

<strong>del</strong> <strong>Vergante</strong>. É in questo contesto che si inquadra l’episodio più noto <strong>del</strong>la lotta resistenziale avvenuto nel<br />

territorio tra Invorio e Paruzzaro: l’eccidio compiuto dai nazifascisti nella località di San Marcello, al confine<br />

tra i due comuni, la mattina <strong>del</strong> 28 marzo 1945.<br />

L’episodio di San Marcello si colloca all’interno <strong>del</strong>l’ultimo grande rastrellamento operato nella zona, cui<br />

Invorio e la Resistenza<br />

parteciparono contingenti fascisti espressamente giunti anche da Torino. L’intenzione dei nazifascisti era quella<br />

di vendicarsi contro i partigiani che agivano nel triangolo compreso fra Arona, Borgomanero e Gozzano e<br />

che, negli ultimi tempi, avevano inferto duri colpi e perdite ai contingenti fascisti. Già il 16 marzo 1945, nove<br />

partigiani <strong>del</strong> battaglione “Bariselli”, convinti di andare a un incontro per una consegna di armi e munizioni,<br />

erano caduti in un’imboscata a Montrigiasco. Il successivo 28 marzo, alle prime luci di un’alba piovigginosa,<br />

verso le 6:10, fu sferrato l’attacco contro i partigiani stanziati nella zona tra Invorio e Paruzzaro.<br />

Qui, la sera <strong>del</strong> 27 marzo, il battaglione “Emilio”, guidato da Italo Zanotti, “Tito”, si era accampato sulla<br />

collina di San Marcello. Tutt’intorno, nella zona tra Invorio e Paruzzaro, quella sera erano dislocate altre squadre<br />

di partigiani in movimento tra Armeno e il Montebarro: oltre ad alcuni gruppi <strong>del</strong>la brigata “Servadei”, c’erano<br />

anche altri gruppi appartenenti alla divisone “Beltrami”, alla “Volante Dom” e al 2° battaglione “Bariselli” <strong>del</strong>la<br />

X a brigata “Rocco”.<br />

A nulla valsero i tentativi di resistenza messi in atto dai partigiani dislocati nella cascina di San Marcello. Gli<br />

spari furono uditi anche dalle altre formazioni presenti nella zona che, però, non poterono intervenire in tempo<br />

e furono costrette a ritirarsi rapidamente verso la zona <strong>del</strong> Montebarro o verso il Cusio o il Borgomanerese.<br />

Con il sedicenne Amleto Livi,“Matteotti”, caddero così: “Generale”, Edmondo Negri di Quinto Vercellese: i<br />

garibaldini Mario Bertona, “Vento”; Carlo Garzonio, “Nuvola”, di Gallarate; Giacomo Godio, “Tom”, di Oleggio<br />

Castello; Angelo Piantanida, “Brighin”; l’invoriese Filippo Vincenzo Leggeri, “Memo”, commissario politico<br />

<strong>del</strong>la “Volante Dom”, che continuò a sparare fino all’ultimo col suo mitragliatore proteggendo la fuga dei<br />

compagni; Ugo Ballerini di Invorio e Piero Quirini, “Quiri”, anch’essi <strong>del</strong>la “Volante Dom”. Nelle operazioni di<br />

rastrellamento, rimase ucciso anche il civile Carlo Padrini, tabaccaio di Barquedo. Altri tre partigiani restarono<br />

feriti, fra i quali “Burtul”, Bortolo Consoli, uno dei primi partigiani <strong>del</strong> Cusio, appartenente alla divisione “Beltrami”<br />

e “Tigre” <strong>del</strong>la brigata “Rocco”, trasportato al sicuro dal compagno “Sparviero”.<br />

I cadaveri, abbandonati nei boschi di San Marcello, furono raccolti e pietosamente ricomposti dagli<br />

abitanti <strong>del</strong> luogo, parte alla chiesa <strong>del</strong> cimitero di Paruzzaro, parte alla chiesa di Invorio. Il monumento,<br />

dedicato nel dopoguerra alla loro memoria, resta ancora oggi a testimonianza di questi fatti (e di quelle<br />

responsabilità) ed è ormai divenuto un luogo simbolo <strong>del</strong>la memoria per gli abitanti di Paruzzaro, di Invorio e<br />

di tutto il <strong>Vergante</strong>, e non soltanto per loro.<br />

Raccontato più volte da testimoni diretti e dai protagonisti sopravvissuti all’assalto dei fascisti, l’eccidio<br />

di San Marcello ha trovato forse la sua descrizione migliore nel romanzo autobiografico, Che importa se ci<br />

chiaman banditi, di Guido Petter, che col nome di “Nemo-Tre” si era aggregato a un plotone <strong>del</strong>la X a brigata<br />

“Rocco” di stanza a Invorio verso la fine <strong>del</strong>l’inverno 1944-1945, riuscendo fortunosamente a scampare<br />

all’eccidio. Questo libro, orami divenuto un classico <strong>del</strong>la letteratura sulla Resistenza, è capace di parlare ai<br />

più giovani in quanto offre una rappresentazione autentica <strong>del</strong> mondo partigiano, in cui i toni avventurosi e<br />

ironici si alternano a quelli dolorosi, senza nascondere gli aspetti più problematici e controversi <strong>del</strong> fenomeno<br />

resistenziale.<br />

All’indomani di San Marcello, la lotta partigiana riprese e le formazioni <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> furono coinvolte, tra il<br />

39


Antonella Braga è responsabile<br />

<strong>del</strong>la sezione didattica <strong>del</strong>l’<strong>Istituto</strong><br />

storico <strong>del</strong>la Resistenza e <strong>del</strong>la<br />

Società contemporanea «Piero<br />

Fornara» di Novara. Il testo qui<br />

riprodotto è una sintesi <strong>del</strong> saggio<br />

<strong>del</strong>l’autrice, rielaborato per<br />

l’occasione, apparso con il titolo<br />

Guerra e Resistenza nel territorio<br />

di Paruzzaro e dintorni, in Renato<br />

Negro (a cura di), Parruzzaro.<br />

Storia, arte, terra e società,<br />

Comune di Paruzzaro, 2001, pp.<br />

213-240. A questo testo si rinvia<br />

anche per ulteriori riferimenti<br />

bibliografici che qui si sono limitati<br />

al minimo.<br />

Bibliografia sintetica: C. PAVONE,<br />

Una guerra civile. Saggio storico<br />

sulla moralità <strong>del</strong>la Resistenza,<br />

Torino 1991; E. MASSARA, Antologia<br />

<strong>del</strong>l’antifascismo e <strong>del</strong>la resistenza<br />

novarese. Uomini ed episodi <strong>del</strong>la<br />

lotta di liberazione, Novara 1984;<br />

M. GIARDA, La resistenza nel Cusio<br />

Verbano Ossola, Milano 1975; M.<br />

BEGOZZI, “Non preoccuparti … che<br />

muoio innocente”. Lettere di resistenti<br />

novaresi condannati a morte,<br />

Novara 1995; A. MIGNEMI, Guerriglia<br />

nel territorio di Gattico e nel Medio<br />

Novarese, in Gattico- Maggiate.<br />

Presenze storiche nel Medio Novarse,<br />

a cura di E. LOMAGLIO, Gattico 1994,<br />

pp. 387-411; C. BERTINOTTI, Ma la<br />

fortuna dei poveri dura poco. Storia<br />

<strong>del</strong>la mia vita (diario 1883-1945), a<br />

cura di G.A. CERUTTI, Novara 2005; G.<br />

PETTER, Che importa se ci chiaman<br />

banditi, Firenze 1976 (e la più<br />

recente edizione: Id., Ci chiamavano<br />

banditi, Firenze 1995).<br />

40<br />

Invorio e la Resistenza<br />

marzo e l’aprile <strong>del</strong> 1944, in azioni coordinate e di ampio respiro dal punto<br />

di vista militare, il cui episodio più significativo, anche se sfortunato, fu la<br />

battaglia di Arona, combattuta il 14 aprile 1945, al comando di Albino<br />

Calletti, il capitano “Bruno”.<br />

Dopo aver compiuto le ultime azioni per contrastare l’avanzata <strong>del</strong>la<br />

colonna tedesca Stamm verso Milano, nei giorni precedenti la liberazione<br />

– con scontri e caduti lungo tutta la dorsale <strong>del</strong> lago Maggiore sino al<br />

Ticino – i partigiani <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong> seguirono le altre formazioni vittoriose a<br />

Milano, dove entrarono trionfalmente anche reparti <strong>del</strong>la “Servadei” e<br />

<strong>del</strong>la X a brigata “Rocco”. Nel frattempo, reparti partigiani provenienti dalla<br />

Valsesia, prima di dirigersi verso Milano, completavano la liberazione <strong>del</strong><br />

territorio novarese, liberando anche la città di Novara.<br />

Prima <strong>del</strong>la resa, l’ultimo atto <strong>del</strong> fascismo repubblicano nel capoluogo<br />

fu una colossale rapina perpetrata nei confronti dei depositi <strong>del</strong>la Banca<br />

d’Italia, presso la sede locale <strong>del</strong>la Banca popolare di Novara.<br />

Cimitero di Invorio, monumento ai caduti per la libertà<br />

Antonella Braga<br />

Resistenza invoriese<br />

Invorio e la Resistenza<br />

15 Settembre 1943 Tra la provinciale per Gozzano ed il bivio di Orio Basso viene assassinata una bionda<br />

ragazza ebrea (poi sepolta sotto il fogliame) dalle S.S. provenienti forse da Arona.<br />

Primavera 1944 Nascita <strong>del</strong> primo gruppo di resistenza invoriese fondato da Zanotti Italo (Tito) e Zanè<br />

Fortunato (Farfallino).<br />

Giugno 1944 Imboscata partigiana all’ultima curva <strong>del</strong>la “Torba” contro i tedeschi. Le case vicine<br />

vengono evacuate; gli uomini si nascondono in Manzasca. Si temono rappresaglie che però non<br />

avvengono.<br />

Luglio 1944 Arresto dei genitori di Tito.<br />

14 Luglio 1944 La controffensiva nazifascista contro la “Valsesia Libera” si conclude ad Alagna con la<br />

fucilazione di 8 partigiani e 8 carabinieri tra cui Vedani Felice di Invorio Superiore.<br />

12 Settembre 1944 Forze fasciste provenienti da Arona passano per Invorio e puntano su Gozzano. Si<br />

insedia un presidio di paracadutisti <strong>del</strong>la “Folgore” nel municipio di Invorio per circa 3 mesi.<br />

17 Settembre 1944 Fucilati in piazza Roma, ora piazza Martiri, Arturo Pelizzoni e Dorina Bertona Bellosta,<br />

dalla Brigata Nera d’Arona per rappresaglia. Dorina Bertona, ferita gravemente, muore all’ospedale<br />

di Borgomanero il 19 settembre.<br />

Settembre 1944 Numerosi invoriesi vengono presi e incarcerati a Novara dalla Brigata Nera di Arona;<br />

verranno rilasciati in novembre.<br />

12 Ottobre 1944 I partigiani attaccano il presidio <strong>del</strong>la Folgore.<br />

16 Ottobre 1944 Durante un’azione di vettovagliamento in paese da parte <strong>del</strong>la squadra <strong>del</strong>la “Rocco”<br />

avviene uno scontro a fuoco nel quale viene ferito mortalmente Martinoli Franco, partigiano di Omegna.<br />

1 Novembre 1944 Fucilato a Castelletto Ticino il giovanissimo Gamarra Sergio (Tom) con altri 4<br />

partigiani.<br />

18 Novembre 1944 II partigiano milanese Vignola Gianni (Majo) catturato nei pressi di Ghevio viene<br />

ucciso, massacrato a pugnalate nella zona di Santa Croce, a Invorio.<br />

Natale 1944 Azione fascista contro il distacco <strong>del</strong>la “Emilio” -X Rocco- alla cascina Castellazzo.<br />

31 Gennaio 1945 Dopo I’Epifania inizia un grande rastrellamento nella zona.<br />

18 Marzo 1945 Muore Borsa Luigi (Gigi) in uno scontro con una pattuglia fascista.<br />

20 Marzo 1945 Viene trucidato il garibaldino Ebro Nardo (Gim) in un’imboscata a Valpiana di Valduggia.<br />

28 Marzo 1945 Eccidio di San Marcello: 9 partigiani vengono uccisi nei pressi di Paruzzaro dai<br />

nazifascisti. Anche un civile, Padrini Carlo, perde la vita.<br />

25 Aprile 1945 Zaninetti Angelo <strong>del</strong>la -X Rocco- viene ucciso a Silvera di Ghevio da una spia che teneva<br />

in custodia.<br />

26 Aprile 1945 Contrastando la ritirata <strong>del</strong>la colonna Stamm, cade Merlini Candido a Motta Grande di<br />

Dagnente.<br />

41


42<br />

Vedani Felice<br />

Pelizzoni Arturo<br />

Bertona<br />

Bellosta<br />

Dorina<br />

(Marietta)<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Invorio, 1943-1945<br />

Caduti per la libertà<br />

N.N. Ragazza ebrea Trucidata ad Invorio 15.9.1943<br />

Vedani Felice Fucilato ad Alagna (VC) 14.7.1944<br />

da Invorio Sup. (Carabiniere)<br />

Pelizzoni Arturo Fucilato ad Invorio 17.9.1944<br />

da Invorio (civile)<br />

Bertona Dorina ved. Bellosta (Marietta) Fucilata il 17.9.1944 ad Invorio e<br />

da Invorio (civile) deceduta all’Osp. di Borgomanero<br />

19.9.1944<br />

Martinoli Franco - da Omegna Caduto ad Invorio 16.10.1944<br />

Gamarra Sergio (Tom) Fucilato a Castelletto Ticino<br />

da Invorio 1.11.1944<br />

Vignola Gianni (Maio) Trucidato ad Invorio 18.11.1944<br />

da Milano<br />

Borsa Luigi (Gigi) Caduto ad Invorio 18.3.1945<br />

da Oleggio Castello<br />

Ebro Nardo (Gim) Caduto a Valpiana di Valduggia<br />

da Invorio (VC) 20.3.1945<br />

Negri Edmondo (Generale) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Quinto Vercellese<br />

Godio Giacomino (Tom) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Oleggio Castello<br />

Ebro Nardo<br />

(Gim)<br />

Leggeri<br />

Filippo<br />

Vincenzo<br />

(Memo)<br />

Bertona Mario<br />

(Vento)<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Livi Amleto (Matteotti) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Milano<br />

Quirini Piero (Quiri) - da Crusinallo Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

Piantaninda Angelo (Brighin) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Briga Novarese<br />

Garzonio Carlo (Nuvola) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Mezzana di Somma Lombarda (VA)<br />

Bertona Mario (Vento) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Invorio<br />

Leggeri Filippo Vincenzo (Memo) Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

da Invorio<br />

Ballerini Ugo - da Invorio Caduto ad Invorio 28.3.1945<br />

Padrini Carlo Caduto a Barquedo di Invorio<br />

da Barquedo d’Invorio (civile) 28.3.1945<br />

Zaninetti Angelo Caduto a Silvera di Ghevio<br />

da Orio Basso d’Invorio 25.4.1945<br />

Merlini Candido (Merlo) - da Invorio Caduto a Dagnente 26.4.1945<br />

Leoni Franco (Asso) Caduto a Invorio 26.4.1945<br />

da Arona<br />

Ferrari Francesco (Bomba) Deceduto nel campo di sterminio<br />

dalla Mescia di Invorio di Gusen (Germania) 26.4.1945<br />

Catilina Mario Deceduto nell’Osp. Marino di<br />

(Partigiano in Yugoslavia) Gelsenkirchen Essen (Germania)<br />

6.5.1945<br />

Ballerini Ugo<br />

Zaninetti<br />

Angelo<br />

Padrini Carlo<br />

Catilina Mario<br />

Ferrari<br />

Francesco<br />

(Bomba)<br />

Merlini<br />

Candido<br />

(Merlo)<br />

43


Sergio Gamarra, arrestato dai<br />

fascisti, scrisse questa lettera poco<br />

prima <strong>del</strong>la condanna a morte<br />

e <strong>del</strong>la fucilazione avvenuta a<br />

Castelletto Ticino il 1 novembre<br />

<strong>del</strong> 1944.<br />

La lettera fu affidata ad un<br />

cappellano militare che la<br />

consegnò, a fucilazione avvenuta,<br />

alla mamma.<br />

Castelletto S. Ticino, il monumento<br />

ai cinque Partigiani (fra i quali<br />

Sergio Gamarra) fucilati dai nazisti<br />

il 1 novembre 1944.<br />

44<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Gamarra Sergio<br />

(Tom)<br />

28 marzo 1945<br />

Eccidio di San Marcello<br />

Caduti per la libertà<br />

Ballerini Ugo<br />

Bertona Mario (Vento)<br />

Leggeri Filippo Vincenzo (Memo)<br />

Garzonio Carlo (Nuvola)<br />

Godio Giacomo (Tom)<br />

Livi Amleto (Matteotti)<br />

Negri Edmondo (Generale)<br />

Piantanida Angelo (Brighin)<br />

Quirini Piero (Quiri)<br />

Padrini Carlo (civile)<br />

Invorio e la Resistenza<br />

“Per i morti <strong>del</strong>la resistenza”.<br />

Qui<br />

vivono per sempre<br />

gli occhi<br />

che furono chiusi alla luce<br />

perché tutti<br />

li avessero aperti<br />

per sempre<br />

alla luce<br />

Giuseppe Ungaretti<br />

(Epigrafe per una lapide <strong>del</strong> Parco<br />

Monumentale alla Resistenza di<br />

Bossolasco, Cuneo).<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

45


Mitra: nome di battaglia di Primo<br />

Travaglini, commissario <strong>del</strong> II<br />

Battaglione “Emilio” <strong>del</strong>la Brigata<br />

“X Rocco”, protagonista con il suo<br />

gruppo <strong>del</strong> drammatico evento di<br />

San Marcello.<br />

Tratto da “La Squilla Alpina”, n. 8<br />

deI 4 novembre 1945.<br />

“La Squilla Alpina” era il foglio di<br />

combattimento <strong>del</strong> IV settore<br />

<strong>del</strong>la Federazione comunista<br />

milanese.<br />

Cimitero di Paruzzaro, Chiesa di<br />

San Marcello vista da sud.<br />

46<br />

Invorio e la Resistenza<br />

San Marcello e un giorno di lotta<br />

Un battaglione fe<strong>del</strong>e al suo nome: l’“Emilio”<br />

28 Marzo 1945. L’alba sorgente dietro la catena dei monti fa risplendere<br />

le prime foglie bagnate dal diluvio di ieri. Un’alba stranamente silenziosa:<br />

un vagare nell’aria di un non so che di misterioso. Nella cascina ai piedi<br />

<strong>del</strong>la collina una trentina di uomini dormono, i panni freddi, avvoltolati<br />

fra le coperte umide. Non posso dormire, non sono tranquillo. Da tre<br />

giorni sulla sponda <strong>del</strong> Cusio «si rastrella». Son venuti da Torino ed hanno<br />

incominciato in grande stile. Siamo tra Gozzano-Arona-Borgomanero: tre<br />

presidi, da tempo minacciati ed insidiati. Dieci giorni fa, a un chilometro<br />

di qua lasciarono venticinque morti. Verranno?<br />

Fuori Poldo di sentinella, appollaiato sulla mensola di una cappella,<br />

vigila il sonno dei compagni. É un buon ragazzo e ci si può fidare.<br />

Improvvisamente uno sparo, due, tre, Il segnale d’allarme. Vien da<br />

lnvorio, esattamente dalla parte <strong>del</strong> cimitero. Guardo l’ora: le 6:10. Non<br />

può essere che il distaccamento di Rosso a Moredo. Il segnale viene<br />

di là, ed è esatto. Due minuti e gli uomini sono in piedi. Le scarpe non<br />

calzano e i legacci si rompono. Si scende così dal fienile, in cortile dò<br />

qualche ordine. Quella brava gente ospitale s’affanna, teme, corre<br />

fuori, incita. Si nasconde il materiale da cucina: gli zaini sono affar<strong>del</strong>lati.<br />

Faccio uscire la prima squadra, con obiettivo la Testa-Maggiate. Dieci<br />

uomini mi sfilano davanti. Nessuno parla, ci guardiamo negli occhi: ci<br />

salutiamo così. Può essere l’arrivederci, come anche l’ultimo addio.<br />

Verso lnvorio sparano ancora: seguo la squadra con gli occhi e col<br />

cuore: sono andati. Più tardi saprò che alla Testa han dovuto aprirsi il<br />

varco col fuoco: e son passati, ma il buon Tom vi rimase, proprio là,<br />

sopra il suo paese, a guardare la casa che lo avrebbe atteso invano.<br />

Esco con il resto <strong>del</strong> plotone. Ormai ci bersagliano alle spalle, da<br />

Paruzzaro, ed è giocoforza gettarsi verso la Testa. Troveremo gli altri due<br />

plotoni, Nicola, Tito, il Comando?<br />

Tutti assieme daremo battaglia. Illusione! «si rastrella» in grande stile e<br />

tutta la zona è bloccata. Ad una curva, sopra la cascina, l’imboscata.<br />

E Nuvola cade in avanti, la tuta da meccanico rossa di sangue, fulminato<br />

al petto. Cade anche Eros, ma non morrà e ritornerà alle sue ferramenta.<br />

Cade invece Brighin, tanto giovane ed esuberante. Son le prime vittime<br />

Invorio e la Resistenza<br />

con il sedicenne Matteotti e Generale le prime vittime di questo giorno,<br />

il più nero <strong>del</strong>la vita <strong>del</strong> Battaglione “Emilio”. Ci si butta nel prato, sui<br />

costoni. Tito e Zambo in piedi, coi loro Brenn sono da ammirare. Vedo<br />

ancora Vento stramazzare al suolo. Lo chiamo ma il buon Mario non<br />

risponde più. Ho un nodo alla gola, la bava alla bocca. Franz, sempre<br />

fe<strong>del</strong>e e vicino, la canna <strong>del</strong>lo Sten arroventata comprende. Grida lui<br />

per me: “Sparate, fuoco, per Dio”. É un inferno! Riparato dietro un tronco,<br />

straccio le note che posseggo. Un buco con le unghie, e il segreto è<br />

sicuro. Se cadrò anch’io non sapranno nulla, nulla dei miei uomini. Nella<br />

battaglia, Bull e Merlo, inseparabili, fanno miracoli, saranno poi citati<br />

all’ordine <strong>del</strong> giorno, e un mese più tardi Merlo cadrà vicino alla sua<br />

arma ed al suo capo arma Leoni sulla rocca di Arona.<br />

Ci sganciamo verso le otto. Altre armi ci inseguono: son quelle stesse<br />

che qualche ora prima han finito Ballerini, è la mitraglia <strong>del</strong> cimitero che<br />

qualche minuto fa ha colpito l’indimenticabile Memo che solo contro<br />

sette, ha sparato fino all’ultimo.<br />

E si ripara in Val Sesia. Insanguinati, stanchi, ma poi coi giovani <strong>del</strong>la<br />

Curiel ci si rifà. Arriva anche Sparviero, che sotto il fuoco s’è fermato a<br />

raccogliere Tigre e l’ha trascinato lontano, al sicuro. Ne mancano dieci:<br />

sette caduti, tre feriti.<br />

(…) “Mitra”<br />

Invorio, cippo collocato nel luogo<br />

dove è caduto Vincenzo Leggeri.<br />

Sulla lapide si legge:<br />

“A perenne ricordo <strong>del</strong> volontario<br />

P. Lib. Vincenzo Leggeri (Memo)<br />

d’anni 20 trucidato dai nazifacisti il<br />

28/3/1945”.<br />

Sul medesimo cippo è stata<br />

collocata una targa a ricordo <strong>del</strong><br />

sacrificio avvenuto nelle stesse ore<br />

di Ugo Ballerini.<br />

47


Il giovane partigiano Nemo<br />

(Guido Petter), dopo essere<br />

giunto ad Invorio (marzo 1945)<br />

con gli altri compagni ed essere<br />

sfuggito fortunosamente ad un<br />

rastrellamento compiuto dai<br />

tedeschi, apprende che “ci sono<br />

dei morti, giù a Paruzzaro”.<br />

(brano tratto da G. Petter<br />

“Ci chiamavano banditi”)<br />

Chiesa di San Marcello al cimitero<br />

di Paruzzaro.<br />

48<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Come nella tenda<br />

(…) Mi hanno detto che giù a Paruzzaro...<br />

(…) Laggiù, da una stradicciola a bordo <strong>del</strong> bosco, viene avanti un<br />

carro a due ruote, tirato a mano da un uomo e spinto, ai lati da altri<br />

due. (…) Getto uno sguardo oltre il bordo <strong>del</strong> carro. C’è sul fondo un<br />

corpo disteso, nascosto da una coperta, solo le mani spuntano, e sono<br />

terree. Guardo in faccia gli uomini. Uno, in silenzio, allunga il braccio,<br />

scosta un lembo <strong>del</strong>la coperta sino a scoprire un viso incorniciato da<br />

lunghi capelli biondi, i corti baffi sporchi di sangue raggrumato, uscito<br />

dalla bocca, dal naso, e ormai nero.<br />

— Ma è Vento!<br />

— Sì. Lo portiamo a casa.<br />

— Ma... come?<br />

— Nel bosco. Lo abbiamo trovato nel bosco. Ce lo portiamo a casa.<br />

Ce n’erano altri, li hanno messi nella chiesa <strong>del</strong> cimitero.<br />

(…) Il contadino ricopre il volto di Vento, poi il carro si rimette in cammino,<br />

sussultando nei solchi. Resto immobile a guardare. In quel carro che va<br />

via c’è Vento, Non Io ascolterò più parlare, né più lo vedrò ridere, Vento.<br />

La sua vita è finita in questo bosco, all’alba.<br />

(…) Torno a camminare, col passo improvvisamente più pesante. Al<br />

di là <strong>del</strong>la curva, fra gli alberi che si intagliano nitidi nel cielo rosso <strong>del</strong><br />

tramonto, ecco il piccolo campanile, (…) Sotto, già nell’ombra, la<br />

chiesa, (…) Dentro, la piccola chiesa è ormai quasi buia, per chi viene<br />

da fuori; (…) A destra e a sinistra due file di banchi, massicci, cinque per<br />

fila, con gli schienali di legno pieno, i lunghi sedili, gli inginocchiatoi.<br />

(…) All’estremità di ogni banco, quella rivolta verso il centro <strong>del</strong>la chiesa,<br />

ho scorto un paio di piedi. Piedi contro piedi, alcuni con le scarpe, altri<br />

senza, con in mezzo un breve corridoio, come quando si dormiva<br />

insieme sotto quella tenda. Solo che questi non sono piedi di compagni<br />

addormentati, pronti a balzare su ad un rumore, ad un richiamo, ad un<br />

piccolo scherzo; sono piedi di miei compagni morti.<br />

— Sono compagni tuoi — mi conferma qualcuno. (…) — Li abbiamo<br />

trovati qui intorno, oggi pomeriggio. Prima non si poteva. Li abbiamo<br />

portati qui. Se vuoi vederli, vieni.<br />

Mi muovo con lui, avanzo nel corridoio fra i banchi, mi fermo accanto<br />

Invorio e la Resistenza<br />

al primo. L’uomo alza la lampada e getta luce su un lungo corpo in<br />

posizione innaturale, con le braccia quasi attorcigliate al torace e il<br />

capo rivolto da un lato. É la divisa marrone ben nota, strappata: ma il<br />

volto è di un giovane che mi sembra di non aver mai visto prima.<br />

(…) Scorgo adesso un paio di piedi con scarpe di cuoio giallo, a stivaletto,<br />

la lampada li illumina passando. E trasalgo. Scarpe così le portava il<br />

tedesco ucciso in pineta, ed erano toccate a Primula, che era quasi<br />

a piedi nudi. E Primula è oltre la spalliera <strong>del</strong> banco, eccolo là disteso,<br />

con le braccia incrociate sul ventre, gli occhi semiaperti, appannati.<br />

— É Primula! — urlo. Ma l’urlo è solo dentro di me, la mia voce è un<br />

mormorio, (…)<br />

Passiamo accanto a un altro morto, che non riconosco. E poi ecco,<br />

proprio nel primo banco, Omero. La grande barba gli copre il petto, una<br />

gamba è piegata in modo innaturale. Il volto è sereno, solo un piccolo<br />

foro nella fronte, sopra l’occhio destro. Se non fosse per quella strana<br />

posizione <strong>del</strong>la gamba sembrerebbe dormire. Lo guardo impietrito, non<br />

parlo neppure più. (…) E sento le lacrime che mi scorrono sul viso e<br />

scendono fino ad entrarmi negli angoli <strong>del</strong>la bocca.<br />

«Ma non è finita, Nemo» mi dico. «Ti resta l’altra fila, forse c’è ancora<br />

qualcuno che conosci, qualcuno con il quale sino a ieri parlavi, col<br />

quale hai vissuto, scherzato, camminato».<br />

Ecco, infatti in prima fila, Generale, così lungo che i piedi sporgono dal<br />

banco, e magro, più di quando, ieri sera, era ancora vivo. É lì disteso<br />

nel suo maglione bianco, e io so che quel maglione continua sotto i<br />

pantaloni fino ai piedi, ma non basta più a vincere il freddo che ora lo<br />

tiene. Non ha più gli occhiali, Generale, e una pallottola deve essergli<br />

uscita dalla bocca, dove c’è una ferita che lascia vedere i denti spezzati,<br />

scardinati.<br />

E più in là, sotto la luce <strong>del</strong>la lampada, il volto infantile di Matteotti. Mi<br />

appoggio al banco, la testa mi si annebbia, sento che sto per cadere.<br />

Riesco a restare in piedi, forse nessuno si è accorto di quel momento di<br />

smarrimento estremo. Non ho il coraggio di tornare a guardarlo, il mio<br />

giovane amico, spensierato e insieme malinconico.<br />

Il mio sguardo è fisso ai piedi, alle gambe, quelle <strong>del</strong> “percorso di guerra”<br />

che non è bastato a salvarlo; poi sale alle dita chiuse a pugno accanto<br />

alle tasche, da una <strong>del</strong>le quali sporge l’estremità <strong>del</strong>l’armonica. E poi<br />

Guido Petter (1927-Luino).<br />

Professore di Psicologia <strong>del</strong>l’età<br />

evolutiva all’università di Padova,<br />

giovanissimo partecipò alla<br />

lotta partigiana, inizialmente ad<br />

Invorio, poi in Valdossola, nella<br />

X Brigata Rocco. Proprio ad<br />

Invorio, giungendo da Milano<br />

in una giornata invernale, in<br />

cerca di partigiani ai quali unirsi,<br />

incontra i primi compagni “Mitra,<br />

Omero, Nuvola, Tigre, Primula…”<br />

al Castellaccio, la cascina dei<br />

grandi ciliegi. Ha raccontato <strong>del</strong>la<br />

sua partecipazione alla Resistenza<br />

in vari testi: “Ci chiamavano<br />

Banditi”, “Una banda senza<br />

nome”, “Nel rifugio segreto” e<br />

“Sempione 45”.<br />

La cascina Castellaccio oggi.<br />

49


Scorci <strong>del</strong>l’interno <strong>del</strong>la Chiesa<br />

di San Marcello al cimitero di<br />

Paruzzaro.<br />

50<br />

Invorio e la Resistenza<br />

più su, al petto. Anche Matteotti ha un maglione bianco; è solo un<br />

maglione, non una tuta, e ha due grandi macchie nere, quasi rotonde,<br />

quasi eguali, intorno a due piccoli strappi, il segno <strong>del</strong>le due pallottole in<br />

agguato che lo hanno colpito all’alba, e forse il maglione bianco che<br />

andava via pei campi è stato un bersaglio. Su, su, fino al viso. Non puoi<br />

rifiutarti di guardarlo, Nemo, è l’ultima volta che lo fai. Ricordi quello che<br />

ti ha detto ieri sera? Ci vediamo, domani. Il volto è quello di un ragazzo,<br />

le labbra sembrano schiuse come a uno strano sorriso, lasciano vedere<br />

i denti bianchi, ma questi sono serrati.<br />

Gli sfioro una mano; vedo le mie lacrime che cadono dalla mia faccia<br />

china, la lanterna le illumina come rade gocce di pioggia. Prendo<br />

l’armonica e la sfilo <strong>del</strong>icatamente. Che qualcosa mi rimanga, di lui.<br />

— Basta — dico piano, e mi volto. Ci sono altri banchi e altri morti,<br />

ma non voglio vedere più, restino lì nell’ombra, domani mi diranno chi<br />

erano, ora non sono più in grado di sopportare. Vado quasi correndo<br />

verso la porta ed esco, nella penombra <strong>del</strong>la sera.<br />

É una sera dolce, quasi tiepida; nell’aria immobile scivola già, con<br />

volo obliquo, qualche pipistrello uscito dalle tane invernali; nel prato<br />

accanto, di là dal muro, c’è un grande mandorlo fiorito. É una <strong>del</strong>le<br />

ultime sere di marzo.<br />

Respiro l’aria pura <strong>del</strong> bosco, fermo presso lo stipite, dove ho deposto la<br />

mia roba, e la consapevolezza di essere ancora vivo mi dà un oscuro<br />

senso di colpa, che si mescola al dolore e alla pietà per i compagni<br />

uccisi. «Che cosa ho fatto di diverso da loro per meritare, io, di restare<br />

vivo? Che cosa ho fatto, oltre a stare nascosto, chiuso dentro una stalla?»<br />

(…) Alcuni contadini tornano dal bosco e portano una scala usandola<br />

come barella. (…) La scala viene appoggiata per terra. Si incrociano<br />

domande, notizie.<br />

— É l’ultimo — dice qualcuno. Non ce ne sono altri, qui intorno.<br />

— Dove l’avete trovato?<br />

— Era impigliato nel filo spinato, dove comincia il bosco. Forse era<br />

già ferito; si è impigliato e gli sono piombati addosso. L’hanno finito a<br />

pugnalate. (…)<br />

— Abbiamo fatto fatica a liberarlo — dice ancora uno. — La tuta era<br />

attorcigliata, non voleva venir via.<br />

Ecco. Ora so chi sta disteso su quella scala, e un’onda di nuovo dolore<br />

Invorio e la Resistenza<br />

mi sale in gola. Non ho bisogno di guardare dove guardano gli altri, chini<br />

intorno alla lampada. So già che cosa vedrei: la tuta azzurra di Nuvola,<br />

troppo grande, troppo grande per lui; così grande che gli si è impigliata<br />

nel filo, e lo ha trattenuto là, al bordo <strong>del</strong> bosco, mentre cercava di<br />

andar via anche lui verso la salvezza, disperatamente, come gli altri.<br />

È il 28 marzo 1945.<br />

Guido Petter<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

Rappresenta l’interno <strong>del</strong>la chiesa<br />

di San Marcello con i corpi dei<br />

Partigiani caduti.<br />

51


(a lato) Atto notorio attestante<br />

l’avvenuta fucilazione per<br />

rappresaglia di Pelizzoni Arturo.<br />

(in basso) Invorio, piazza Martiri,<br />

lapide in memoria di Pelizzoni<br />

Arturo e Bertona Dorina fucilati il 17<br />

settembre 1944 e (sopra) la lapide<br />

a ricordo di tutti i martiri invoriesi<br />

per la libertà.<br />

52<br />

Invorio e la Resistenza<br />

1 2 3<br />

2<br />

4<br />

4 5<br />

6<br />

3<br />

Invorio e la Resistenza<br />

5<br />

1<br />

1945: Partigiani <strong>del</strong> 2° battaglione<br />

P. Beldì, Brigata Servadei.<br />

Nelle immagini a lato si<br />

riconoscono gli invoriesi:<br />

1 - Oreste Martelli (Nello)<br />

2 - Angelo Barozzi (Baciccia)<br />

3 - Ugo Bassetti<br />

4 - Luigi Cristina (Runcasc)<br />

5 - Giovannangelo Bassetti<br />

(Valanga)<br />

6 - il Comandante Edo, barbuto,<br />

al centro<br />

53


Invorio, febbraio 1945.<br />

Partigiani georgiani che<br />

combattevano a fianco dei nostri.<br />

1 - Darbiashvili Kolia (Cioceti)<br />

2 - Vacheishvili Kolia (Batumi)<br />

3 - Gastone = Commissario btg<br />

Peppino (Cattaneo Enrico -<br />

Milano + 1986)<br />

4 - Gobekishvili Iralla = Cogolo<br />

5 - Pazkaladze Shota (Tbilisi)<br />

6 - Vacheishvili Shaliko<br />

7 - Shonia Lusiane<br />

8 - Gaghiladze Ghiorghi = dottore<br />

(Sokumi)<br />

9 - Gabisonia Platoni<br />

10 - Siai (Vaprio d’Agogna)<br />

11 - Vitorino (Vaprio d’Agogna)<br />

12 - Kapanade Davit<br />

13 - Valanga = Bassetti Gio. Angelo<br />

(Invorio)<br />

Invorio, 1946: insieme al<br />

“monumento dei Partigiani”, per<br />

ricordare chi è caduto per la<br />

libertà.<br />

Monumento inaugurato nel<br />

novembre <strong>del</strong> 1945.<br />

54<br />

Invorio e la Resistenza<br />

6<br />

1<br />

7<br />

2<br />

3<br />

10 11 12 13<br />

8<br />

4<br />

9<br />

5<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Documento realizzato dal<br />

Comitato Liberazione Nazionale di<br />

Invorio a ricordo dei combattenti<br />

<strong>del</strong>la seconda Guerra Mondiale.<br />

Invorio, il monumento a ricordo<br />

<strong>del</strong>la battaglia di San Marcello,<br />

così come è oggi, dopo la<br />

ristrutturazione <strong>del</strong> 1990.<br />

55


Pergamena con il timbro ufficiale<br />

<strong>del</strong> “C.L.N. Arona”, che i membri<br />

si sono reciprocamente donata<br />

a ricordo <strong>del</strong> loro impegno nella<br />

Resistenza.<br />

Un corteo a Milano per festeggiare<br />

la Liberazione. In prima fila i capi<br />

<strong>del</strong> C.L.N.<br />

56<br />

Invorio e la Resistenza<br />

Sapemmo di essere soli e vivi<br />

E allora noi vili<br />

che amavamo la sera<br />

bisbigliante, le case,<br />

i sentieri sul fiume,<br />

le luci rosse e sporche<br />

di quei luoghi, il dolore<br />

addolcito e taciuto<br />

noi strappammo le mani<br />

dalla vile catena<br />

e tacemmo, ma il cuore<br />

ci sussultò di sangue,<br />

e non fu più dolcezza,<br />

non fu più abbandonarsi<br />

al sentiero sul fiume<br />

non più servi, sapemmo<br />

di essere soli e vivi.<br />

Cesare Pavese<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

Cesare Pavese (1908-1950).<br />

Poeta e narratore, è uno dei<br />

maggiori scrittori italiani <strong>del</strong> ‘900;<br />

condannato al confino per le sue<br />

idee antifasciste, partecipò alla<br />

lotta partigiana. Il poeta, nella<br />

lirica, afferma che quando inizia<br />

la Resistenza, la lotta partigiana, i<br />

migliori sentono di voler e di dover<br />

riconquistare per sé e per gli altri<br />

la libertà perduta, sanno che,<br />

liberi dalla schiavitù spirituale in cui<br />

sono vissuti per anni, sono soli e<br />

vivi, responsabili <strong>del</strong>le loro azioni.<br />

I fratelli Menicatti, partigiani <strong>del</strong>la<br />

zona di Alba, vengono condotti<br />

alla fucilazione.<br />

57


Salvatore Quasimodo (1901-1968).<br />

Nel 1959 gli fu conferito il<br />

premio Nobel per la letteratura.<br />

Nella prima fase <strong>del</strong>la sua<br />

produzione, fino al 1942 può<br />

essere considerato un poeta<br />

ermetico. Con lo scoppio <strong>del</strong>la<br />

seconda guerra mondiale, la<br />

sua poesia subisce un profondo<br />

cambiamento passando a un<br />

forte impegno civile e sociale.<br />

“Alle fronde dei salici”.<br />

La lirica rievoca uno dei momenti<br />

più tragici <strong>del</strong>la seconda guerra<br />

mondiale, quando i tedeschi<br />

divennero “stranieri” sul nostro<br />

territorio e cercarono di imporre<br />

con la forza e la violenza la loro<br />

oppressione.<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

58<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Alle fronde dei salici<br />

E come potevamo noi cantare<br />

con il piede straniero sopra il cuore,<br />

fra i morti abbandonati nelle piazze<br />

sull’erba dura di ghiaccio, al lamento<br />

d’agnello dei fanciulli, all’ urlo nero<br />

<strong>del</strong>la madre che andava incontro al figlio<br />

crocifisso sul palo <strong>del</strong> telegrafo?<br />

Alle fronde dei salici, per voto,<br />

anche le nostre cetre erano appese,<br />

oscillavano lievi al triste vento.<br />

Salvatore Quasimodo<br />

Milano, agosto 1943<br />

Invano cerchi tra la polvere,<br />

povera mano, la città è morta.<br />

É morta: s’è udito l’ultimo rombo<br />

sul cuore <strong>del</strong> Naviglio. E l’usignolo<br />

è caduto dall’antenna, alta sul convento,<br />

dove cantava prima <strong>del</strong> tramonto.<br />

Non scavate pozzi nei cortili:<br />

i vivi non hanno più sete.<br />

Non toccate i morti, così rossi, così gonfi:<br />

lasciateli nella terra <strong>del</strong>le loro case:<br />

la città è morta, è morta.<br />

Salvatore Quasimodo<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

“Milano, agosto 1943”.<br />

Questa lirica fu scritta dopo uno<br />

dei più tremendi bombardamenti<br />

su Milano.<br />

Tutto sembra inutile; regna<br />

ormai sovrano un cupo senso di<br />

desolazione e di morte, una morte<br />

che non è solo <strong>del</strong>la città ma è<br />

morte cosmica.<br />

Milano, Piazza Fontana<br />

bombardata1943.<br />

59


“Uomo <strong>del</strong> mio tempo”.<br />

Al termine <strong>del</strong>la seconda guerra<br />

mondiale ancora sconvolto<br />

dagli orrori cui ha assistito, lancia<br />

un appello perché un futuro di<br />

pace, di umana fratellanza possa<br />

prospettarsi alle future generazioni.<br />

L’esplosione <strong>del</strong>la bomba atomica<br />

su Nagasaki il 9 agosto 1945.<br />

Nagasaki: la devastazione dopo<br />

il lancio <strong>del</strong>la seconda bomba<br />

atomica.<br />

60<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Uomo <strong>del</strong> mio tempo<br />

Sei ancora quello <strong>del</strong>la pietra e <strong>del</strong>la fionda,<br />

uomo <strong>del</strong> mio tempo. Eri nella carlinga,<br />

con le ali maligne, le meridiane di morte,<br />

- t’ho visto - dentro il carro di fuoco, alle forche,<br />

alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,<br />

con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,<br />

senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,<br />

come sempre, come uccisero i padri, come uccisero<br />

gli animali che ti videro per la prima volta.<br />

E questo sangue odora come nel giorno<br />

quando il fratello disse all’ altro fratello:<br />

“andiamo ai campi”. E quell’eco fredda, tenace,<br />

è giunta fino a te, dentro la tua giornata.<br />

Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue<br />

salite dalla terra, dimenticati i padri:<br />

le loro tombe affondano nella cenere,<br />

gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.<br />

Salvatore Quasimodo<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

Veduta di Hiroscima distrutta dalla<br />

bomba atomica sganciata dagli<br />

americani il 6 agosto 1945.<br />

Auschwitz, 1944: ragazzi internati<br />

di un campo di concentamento.<br />

61


“La guerra di Piero”.<br />

Fabrizio De Andrè si ispira alla<br />

figura <strong>del</strong>lo zio Francesco.<br />

Il ricordo <strong>del</strong> suo ritorno dal<br />

campo di concentramento,<br />

i suoi racconti sulla guerra e<br />

la sua partecipazione alla<br />

campagna d’Albania segnano<br />

profondamente la sensibilità <strong>del</strong><br />

cantautore.<br />

62<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

La guerra di Piero<br />

Dormi sepolto in un campo di grano,<br />

non è la rosa non è il tulipano<br />

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,<br />

ma sono mille papaveri rossi.<br />

Lungo le sponde <strong>del</strong> mio torrente<br />

voglio che scendano i lucci argentati,<br />

non più cadaveri dei soldati<br />

portati in braccio dalla corrente.<br />

Così dicevi ed era d’inverno<br />

e come gli altri verso l’inferno<br />

te ne vai triste come chi deve,<br />

il vento ti sputa in faccia la neve.<br />

Rit. Fermati Piero,fermati adesso,<br />

lascia che il vento ti passi un po’ addosso,<br />

dei morti in battaglia ti porti la voce,<br />

chi diede la vita ebbe in cambio una croce.<br />

Ma tu non lo udisti e il tempo passava<br />

con le stagioni a passo di “java”<br />

ed arrivasti a varcar la frontiera<br />

in un bel giorno di primavera.<br />

E mentre marciavi con l’anima in spalle<br />

vedesti un uomo in fondo alla valle<br />

che aveva il tuo stesso identico umore<br />

ma la divisa di un altro colore.<br />

Rit. Sparagli Piero, sparagli ora,<br />

e dopo un colpo sparagli ancora<br />

fino a che tu non lo vedrai esangue,<br />

cadere in terra e coprire il suo sangue.<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

E se gli spari in fronte o nel cuore,<br />

soltanto il tempo avrà per morire,<br />

ma il tempo a me resterà per vedere,<br />

vedere gli occhi di un uomo che muore.<br />

E mentre gli usi questa premura<br />

quello si volta, ti vede, ha paura<br />

ed imbracciata l’artiglieria<br />

non ti ricambia la cortesia.<br />

Rit. Cadesti a terra senza un lamento<br />

e ti accorgesti in un solo momento<br />

che il tempo non ti sarebbe bastato<br />

a chieder perdono per ogni peccato.<br />

Cadesti a terra senza un lameto<br />

e ti accorgesti in un solo momento<br />

che la tua vita finiva quel giorno<br />

e non ci sarebbe stato ritotno.<br />

Ninetta mia, crepare di Maggio<br />

ci vuole tanto, troppo coraggio,<br />

Ninetta bella, dritto all’inferno<br />

avrei preferito andarci d’Inverno.<br />

E mentre il grano ti stava a sentire<br />

dentro le mani stringevi il fucile,<br />

dentro a la bocca stringevi parole<br />

troppo gelate per sciogliersi al sole.<br />

Rit.Dormi sepolto i n un campo di grano,<br />

non è la rosa, non è il tulipano<br />

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi,<br />

ma sono mille papaveri rossi.<br />

F. De Andrè<br />

Le truppe italiane in ritirata dopo<br />

la battaglia di Stalingrado (2<br />

febbraio 1943), nella quale i<br />

sovietici sconfissero i nazifascisti.<br />

63


Giuseppe Ungaretti (1888- 1970)<br />

É considerato l’iniziatore <strong>del</strong>la<br />

poetica <strong>del</strong>l’ermetismo, incentrata<br />

sull’essenzialità <strong>del</strong>la parola. Il<br />

poeta coinvolto nella realtà di<br />

dolore e massacro <strong>del</strong>la I guerra<br />

mondiale riflette sulla fragilità<br />

<strong>del</strong>l’uomo, la precarietà e il dolore<br />

<strong>del</strong>l’esistenza. In questa lirica<br />

avverte i significati più profondi<br />

<strong>del</strong>la parola “Fratelli”: un senso<br />

di ribellione alla violenza e la<br />

consapevolezza che ogni guerra,<br />

in qualsiasi luogo o periodo sia<br />

combattuta, accomuna il destino<br />

di tutti coloro che la combattono.<br />

Gennaio 1943, battaglia di<br />

Stalingrado.<br />

64<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Di che reggimento siete<br />

Fratelli?<br />

Parola tremante<br />

nella notte<br />

Foglia appena nata<br />

nell’aria spasimante<br />

involontaria rivolta<br />

<strong>del</strong>l’uomo presente alla sua<br />

fragilità<br />

Fratelli<br />

Fratelli<br />

Mariano il 15 luglio 1916<br />

Giuseppe Ungaretti<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

Anna Frank (1929-1945).<br />

Ebrea olandese morta nel campo<br />

di concentramento nazista di<br />

Bergen Belsen, autrice di un<br />

famoso Diario, ritrovato, dopo<br />

la fine <strong>del</strong>la guerra, nell’alloggio<br />

segreto dove la famiglia Frank<br />

viveva in clandestinità dal 1942;<br />

consegnato al padre, Otto Frank,<br />

unico superstite <strong>del</strong>la famiglia,<br />

fu pubblicato nel 1947 ad<br />

Amsterdam. Questa pagina,<br />

considerata il testamento spirituale<br />

di Anna Frank, è una <strong>del</strong>le ultime<br />

pagine <strong>del</strong> Diario, scritta poco<br />

prima che la polizia irrompesse<br />

nell’alloggio segreto ed arrestasse<br />

i Frank.<br />

65


Pablo Neruda (1904- 1973)<br />

É lo pseudonimo di Ricardo<br />

Neftali Reys. Grande poeta cileno,<br />

ottenne già agli esordi, molti<br />

consensi. La partecipazione alla<br />

guerra civile spagnola segnò il<br />

passaggio alla poesia sociale e<br />

politica. Nel 1945 abbandonò<br />

il Cile per un lungo esilio. Nel<br />

1971 ebbe il premio nobel per la<br />

letteratura. Il poeta, in quest’ode,<br />

annuncia con accenti commossi<br />

e profetici, un’epoca nuova non<br />

più intrisa di sangue e violenza,<br />

ma tutta pervasa da sentimenti di<br />

pace, di tranquillità, di fratellanza<br />

fra gli uomini.<br />

66<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Ode alla pace<br />

Sia pace per le aurore che verranno<br />

E pace per le ceneri di questi morti,<br />

pace per tutto il grano<br />

che deve nascere,<br />

pace per tutti i vivi,<br />

pace per tutte le terre e le acque.<br />

E ora vi saluto,<br />

torno alla mia casa, ai miei sogni,<br />

[…]<br />

Nessuno pensi a me.<br />

Pensiamo a tutta la terra, battendo<br />

dolcemente le nocche sulla tavola.<br />

Io non voglio che il sangue<br />

torni a inzuppare il pane,<br />

i legumi, la musica:<br />

ed io voglio che vengano a me<br />

la ragazza, il minatore,<br />

l’avvocato, il marinaio,<br />

il fabbricante di bambole e che entrino<br />

con me in un cinema e che escano a bere<br />

con me il vino più rosso.<br />

Io qui non vengo a risolvere nulla.<br />

Sono venuto solo per cantare<br />

E per farti cantare con me.<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

Pablo Neruda,<br />

Poesie<br />

Pensa<br />

Ci sono stati uomini che hanno scritto pagine<br />

Appunti di una vita dal valore inestimabile<br />

Insostituibili perché hanno denunciato<br />

Il più corrotto dei sistemi troppo spesso ignorato<br />

Uomini o angeli mandati sulla Terra per combattere una guerra<br />

Di faide e di famiglie sparse come tante biglie<br />

Su un’ isola di sangue che fra tante meraviglie<br />

Fra limoni e fra conchiglie... massacra figli e figlie<br />

Di una generazione costretta a non guardare<br />

A parlare a bassa voce a spegnere la luce<br />

A commentare in pace ogni pallottola nell’aria<br />

Ogni cadavere in un fosso<br />

Ci sono stati uomini che passo dopo passo<br />

Hanno lasciato un segno con coraggio e con impegno<br />

Con dedizione contro un’istituzione organizzata<br />

Cosa nostra...cosa vostra... cos’è vostro?<br />

É nostra... la libertà di dire<br />

Che gli occhi sono fatti per guardare<br />

La bocca per parlare le orecchie ascoltano...<br />

Non solo musica non solo musica...<br />

La testa si gira e aggiusta la mira ragiona...<br />

A volte condanna a volte perdona...<br />

Semplicemente Pensa<br />

Prima di sparare<br />

Pensa<br />

Prima di dire e di giudicare... prova a pensare...<br />

Pensa che puoi decidere... tu<br />

Resta un attimo soltanto... un attimo di più<br />

Con la testa fra le mani<br />

Ci sono stati uomini che sono morti giovani<br />

Ma consapevoli che le loro idee<br />

Sarebbero rimaste nei secoli come parole iperbole<br />

Invorio Canti, e poesie la Resistenza e testi<br />

La canzone, cantata da Fabrizio<br />

Moro, ha vinto il Festival di San<br />

Remo nel 2007 nella sezione<br />

Giovani. Le parole e la musica<br />

<strong>del</strong> brano sono <strong>del</strong>lo stesso Moro.<br />

Il testo, come ha dichiarato il<br />

cantante stesso, è stato scritto<br />

di getto, subito dopo la visione<br />

di un film sulla vita di Paolo<br />

Borsellino. La canzone è un invito<br />

alla riflessione e a pensare, contro<br />

ogni forma di violenza e contro la<br />

mafia.<br />

segue alla pagina successiva<br />

67


68<br />

Invorio Canti, poesie e la Resistenza e testi<br />

Intatte e reali come piccoli miracoli<br />

Idee di uguaglianza idee di educazione<br />

Contro ogni uomo che eserciti oppressione<br />

Contro ogni suo simile contro chi è più debole<br />

Contro chi sotterra la coscienza nel cemento<br />

Pensa<br />

Prima di sparare<br />

Pensa<br />

Prima di dire e di giudicare... prova a pensare<br />

Pensa che puoi decidere... tu<br />

Resta un attimo soltanto... un attimo di più<br />

Con la testa fra le mani<br />

Ci sono stati uomini che hanno continuato<br />

Nonostante intorno fosse tutto bruciato<br />

Perché in fondo questa vita non ha significato<br />

Se hai paura di una bomba o di un fucile puntato<br />

Gli uomini passano e passa una canzone<br />

Ma nessuno potrà fermare mai la convinzione<br />

Che la giustizia no... non è solo un’illusione<br />

Pensa prima di sparare<br />

Pensa prima di dire e di giudicare... prova a pensare<br />

Pensa che puoi decidere... tu<br />

Resta un attimo soltanto... un attimo di più<br />

Con la testa fra le mani...<br />

Pensa...<br />

Pensa che puoi decidere... tu<br />

Resta un attimo soltanto... un attimo di più<br />

Con la testa tra le mani...<br />

Fabrizio Moro<br />

Disegno realizzato dagli alunni.<br />

Invorio Riflessioni e la dei Resistenza ragazzi<br />

Secondo i ragazzi, la<br />

Resistenza ha generato,<br />

giustizia, libertà,<br />

pace, democrazia,<br />

collaborazione,<br />

sconfiggendo, cru<strong>del</strong>tà,<br />

morte, odio, violenza.<br />

69


Gli alunni <strong>del</strong>le tre classi in visita<br />

al Museo Storico <strong>del</strong>la Resistenza<br />

di Fondotoce.<br />

70<br />

Invorio Riflessioni e la dei Resistenza ragazzi<br />

Ci sono state tante guerre<br />

Per il potere e per le terre<br />

Tribù e popoli si sono esaltati<br />

Altri invece sono affondati<br />

Mete lontane da conquistare<br />

Valori e armi da barattare<br />

Ogni ordine veniva eseguito<br />

l’amico veniva tradito<br />

Noi ragazzi studiamo la storia<br />

ma non sappiamo cos’è la vittoria<br />

non la possiamo immaginare<br />

perché siamo di fretta e dobbiamo andare<br />

Tutto questo a me sembra strano<br />

dormi sepolto in un campo di grano...<br />

sarà perché non l’ho vissuto?<br />

là si moriva per uno starnuto<br />

Bianche e nere le foto<br />

sempre più scavato ogni volto<br />

per tutti il futuro sarebbe stato uguale<br />

proiettato in un destino fatale<br />

Noi ragazzi studiamo la storia<br />

ma non sappiamo cos’è la vittoria<br />

non la possiamo immaginare<br />

perché siamo di fretta e dobbiamo andare<br />

Varrebbe la pena aspettare un momento<br />

e ascoltare quel che dice il vento<br />

riflettere sull’accaduto<br />

e niente andrà perduto<br />

Noi ragazzi studiamo la storia<br />

ma non sappiamo cos’è la vittoria<br />

non la possiamo immaginare<br />

perché siamo di fretta e dobbiamo andare<br />

Ilaria B.<br />

Invorio Riflessioni e la dei Resistenza ragazzi<br />

Ricordare è la cosa più importante, testimoniare quello che è successo<br />

con tanta cru<strong>del</strong>tà ed orrore.<br />

Mi sono sentita angosciata e turbata: come si può in pochi minuti<br />

uccidere 43 persone, come se niente fosse?!? Non si può, si non si può!<br />

Bisogna ricordare… non dimenticare! Claudia L.<br />

Mi ha colpito l’urna <strong>del</strong>le ceneri simbolo di fratellanza perchè in esse<br />

sono contenute le ceneri di persone di nazioni diverse, ma che hanno<br />

subito le stesse atrocità.<br />

Persone uccise ingiustamente dai nazisti che nella loro follia hanno<br />

dimenticato che siamo tutti fratelli. Mattia G.<br />

Mi si è stretto il cuore in quella stanza in cui ho visto un filmato sugli<br />

orrori <strong>del</strong> ‘900, le immagini erano angoscianti, ma è stato ancora più<br />

angosciante pensare che l’uomo non abbia imparato nulla e continui<br />

ad uccidere. Simone N.<br />

Guardando la divisa <strong>del</strong> partigiano sporca di sangue ho ripensato al mio<br />

bisnonno e alla fortuna che ha avuto a non essere ucciso nell’attentato<br />

di Castelletto Ticino. Leonardo B.<br />

Mi ha colpito molto il monumento che rappresenta un tronco intrecciato<br />

e alcuni germogli, simbolo <strong>del</strong>la vita, perché la guerra nonostante tutte le<br />

sue atrocità non è riuscita a distruggere la speranza nella vita. Marta V.<br />

Mi hanno colpito molto i 42 alberi piantati in memoria dei 42 partigiani<br />

fucilati dai nazisti. Gli alberi sono esseri viventi e fanno capire che la<br />

morte di quei giovani, non è stata inutile, perché la vita vince sulla<br />

morte. Costanza V.<br />

Ho provato stupore nel vedere fin dove la cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>l’uomo si possa<br />

spingere, paura che tutto questo possa riaccadere in un futuro. Marco B.<br />

Ho provato mille emozioni diverse: tristezza, dolore, rabbia, incredulità…<br />

ho capito solo in parte cos’è la guerra, perchè non riesco ancora a capire<br />

la ragione <strong>del</strong> suo esistere in quanto porta solo morte. Matteo C.<br />

Mi ha colpito il video <strong>del</strong>la galleria <strong>del</strong>la memoria. Che paura vedere<br />

l’orrore <strong>del</strong>le guerre, quello che è successo, in un passato neanche<br />

troppo lontano: importante è vedere, ricordare perché queste cose<br />

non vanno dimenticate. Marco P.<br />

Riflessioni dei ragazzi scaturite<br />

dopo la visita al Museo Storico<br />

<strong>del</strong>la Resistenza di Fondotoce.<br />

A fronte, Poesia di Ilaria B.<br />

71


A sinistra il giudice Giovanni<br />

Falcone, ucciso dalla mafia<br />

a Capaci, il 23 maggio 1992,<br />

assieme alla moglie e agli agenti<br />

<strong>del</strong>la scorta. A destra il giudice<br />

Paolo Borsellino, ucciso con tutta<br />

la scorta, con l’esplosione di<br />

un’autobomba sotto la casa <strong>del</strong>la<br />

madre, in Via D’Amelio, il 19 luglio<br />

1992.<br />

72<br />

Invorio e la Resistenza<br />

“La Resistenza è stata, nei migliori, riacquisto <strong>del</strong>la fede nell’uomo, e<br />

in quei valori razionali e morali coi quali l’uomo si è reso capace nei<br />

millenni di dominare la stolta cru<strong>del</strong>tà <strong>del</strong>la belva che sta in agguato<br />

dentro di lui”.<br />

Piero Calamandrei<br />

“E la Resistenza è viva anche oggi, e non solo dove perdurano condizioni<br />

di oppressione,di misconoscimento dei diritti dei popoli e dei singoli.<br />

Essa è infatti, essenzialmente, un atteggiamento morale: è<br />

l’atteggiamento di chi non è disposto a tollerare ingiustizie, sopraffazioni,<br />

violenze (pensiamo ad es. ,alla violenza <strong>del</strong>la mafia, o <strong>del</strong>la camorra,<br />

in questi anni), e sente il “dovere d’iniziativa”, il dovere cioè di prendere<br />

posizione, di intervenire contro i guasti che ha modo di contrastare nella<br />

vita pubblica, senza attendere che altri lo sollecitino a farlo.<br />

É l’atteggiamento di chi si batte giorno per giorno, anche a livello <strong>del</strong><br />

suo comune, <strong>del</strong> suo quartiere, <strong>del</strong> suo luogo di lavoro, <strong>del</strong>la sua scuola,<br />

perché i valori <strong>del</strong>la libertà, <strong>del</strong>la solidarietà, <strong>del</strong>la giustizia, <strong>del</strong> reciproco<br />

rispetto, <strong>del</strong>l’uguaglianza nelle opportunità per un pieno sviluppo <strong>del</strong>la<br />

persona, <strong>del</strong> rifiuto <strong>del</strong>la violenza come metodo di lotta in un regime<br />

democratico, siano sempre salvaguardati.<br />

É l’atteggiamento di chi, anche quando su questo terreno le cose<br />

sembrano andare a rovescio, la partita sembra perduta, non abbandona<br />

mai la speranza e non cessa mai di operare e lottare”.<br />

Guido Petter, Sempione ‘45<br />

La storia siamo noi<br />

La storia siamo noi, nessuno si senta offeso<br />

Siamo noi questo prato di aghi sotto al cielo.<br />

La storia siamo noi, attenzione, nessuno si senta escluso.<br />

La storia siamo noi,<br />

siamo noi queste onde nel mare,<br />

Questo rumore che rompe il silenzio,<br />

questo silenzio così duro da raccontare.<br />

E poi ti dicono: “Tutti sono uguali,<br />

Tutti rubano alla stessa maniera”<br />

Ma è solo un modo per convincerti<br />

A restare chiuso dentro casa quando viene la sera.<br />

Però la storia non si ferma davvero davanti a un portone<br />

La storia entra dentro le stanze, le brucia,<br />

La storia dà torto e dà ragione.<br />

La storia siamo noi.<br />

Siamo noi che scriviamo le lettere<br />

Siamo noi che abbiamo tutto da vincere e tutto da precedere.<br />

E poi la gente - Perché è la gente che fa la storia -<br />

Quando si tratta di scegliere e di andare<br />

Te la ritrovi tutta con gli occhi aperti<br />

Che sanno benissimo cosa fare:<br />

Quelli che hanno letto milioni di libri<br />

E quelli che non sanno nemmeno parlare;<br />

Ed è per questo che la storia dà i brividi,<br />

Perché nessuno la può cambiare.<br />

La storia siamo noi, siamo noi padri e figli,<br />

Siamo noi, bella ciao, che partiamo<br />

La storia non ha nascondigli,<br />

La storia non passa la mano.<br />

La storia siamo noi,<br />

Siamo noi questo piatto di grano.<br />

Invorio Invorio e e la la Resistenza Resistenza<br />

Francesco De Gregori<br />

Francesco De Gregori (Roma,<br />

1951) è considerato uno dei<br />

cantautori più importanti <strong>del</strong>la<br />

scena musicale italiana; molti lo<br />

ritengono sia un cantautore, sia un<br />

poeta.<br />

Nei testi fa ampio uso <strong>del</strong>la<br />

metafora, spesso di non<br />

immediata interpretazione, con<br />

liriche di ispirazione intimista,<br />

letterario-poetica, ed<br />

etico-politica in cui trovano spazio<br />

riferimenti all’attualità e alla storia.<br />

“La storia siamo noi”<br />

La canzone è stata pubblicata<br />

nel 1985, all’ interno <strong>del</strong>l’album<br />

“Scacchi e tarocchi”.<br />

73


74<br />

Invorio e la Resistenza<br />

INDICE<br />

Testi introduttivi pag. 4<br />

Presentazioni (Dario Piola, Alberto Rollini e Michela Bolla,<br />

Alessandro Canelli, Paolo Cattaneo, Nicola Fonzo)<br />

Prefazione di Guido Petter pag. 7<br />

Introduzione (Danila Minuti e M. Laura Oioli) pag. 9<br />

Libertà e democrazia pag. 10<br />

La Resistenza pag. 20<br />

Canti, poesie e testi pag. 24<br />

(autori vari, F. Fortini)<br />

Resistenza in Piemonte pag. 30<br />

Cronologia <strong>del</strong>la Liberazione <strong>del</strong> Piemonte<br />

dal 25 aprile al 2 maggio 1945<br />

Invorio e la Resistenza pag. 31<br />

Invorio nella Resistenza Novarese di Antonella Braga<br />

Resistenza Invoriese<br />

Invorio 1943-1945: Caduti per la libertà<br />

28 marzo 1945: Eccidio di San Marcello<br />

Testimonianze pag. 44<br />

“San Marcello e un giorno di lotta” di “Mitra”<br />

“Come nella tenda” di G. Petter<br />

Canti, poesie e testi pag. 55<br />

(C. Pavese, S. Quasimodo, F. De Andrè,<br />

G.Ungaretti, A. Frank, P. Neruda, F. Moro)<br />

Noi: riflessioni dei ragazzi pag. 68<br />

Testi di P. Calamandrei e di G. Petter pag. 70<br />

La Storia siamo noi di F. De Gregori pag. 71<br />

Invorio e la Resistenza<br />

75


<strong>Istituto</strong> <strong>Comprensivo</strong> Statale <strong>del</strong> <strong>Vergante</strong><br />

Scuola Secondaria di I grado di Invorio<br />

<strong>Istituto</strong><br />

<strong>Comprensivo</strong><br />

Statale<br />

<strong>del</strong> <strong>Vergante</strong><br />

Con il patrocinio di:<br />

<strong>Istituto</strong> storico<br />

<strong>del</strong>la resistenza<br />

e <strong>del</strong>la società contemporanea<br />

NEL NOVARESE E NEL VERBANO - CUSIO - OSSOLA<br />

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