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Numero 47 Incontrare Cristo! Tu che sei amore e che io ... - San Pio X

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“ARRIVANO<br />

I NOSTRI”<br />

Incontrarsi<br />

Distribuz<strong>io</strong>ne gratuita<br />

Bollettino per<strong>io</strong>dico dei<br />

g<strong>io</strong>vani da 8 a 98 anni<br />

S . P i o X - Balduina<br />

www.sanp<strong>io</strong>decimo.it<br />

<strong>Numero</strong> <strong>47</strong><br />

MARZO 2012<br />

A n n o V I °<br />

<strong>Incontrare</strong> <strong>Cristo</strong>!<br />

<strong>Tu</strong> <strong>che</strong> <strong>sei</strong> <strong>amore</strong> e<br />

<strong>che</strong> <strong>io</strong> ho incontrato<br />

Incontri virtuali<br />

e incontri reali<br />

Incontrarsi per<br />

non scontrarsi<br />

La rimpatriata:<br />

un piacere della vita<br />

Incontrarsi<br />

e dirsi add<strong>io</strong><br />

Incontri per<br />

tutta la vita<br />

Il m<strong>io</strong> incontro con<br />

G<strong>io</strong>rg<strong>io</strong> La Pira<br />

Come non<br />

incontrarsi alla<br />

Balduina<br />

<strong>Incontrare</strong><br />

Luc<strong>io</strong> Dalla<br />

Sventagliata<br />

di incontri<br />

<strong>Incontrare</strong><br />

JosèMaria Escrivà<br />

Incontro o derby?<br />

Incontri d’Africa<br />

La rubrica<br />

della vita<br />

L’importanza<br />

del dialogo


PRESTIAMO ATTENZIONE !<br />

“Prestiamo attenz<strong>io</strong>ne gli uni agli<br />

altri, per stimolarci a vicenda<br />

nella carità e nelle opere buone !”<br />

STAZIONE SAN PIETRO<br />

a cura di <strong>San</strong>dro Morici<br />

(Eb 10,24)<br />

Questo numero di Arrivano i<br />

Nostri è dedicato all’incontro,<br />

all’attenz<strong>io</strong>ne per l’altro.<br />

Potremmo definirlo un tema<br />

prettamente “quaresimale”<br />

se andiamo a rileggere il<br />

Messagg<strong>io</strong> del Papa per la<br />

Quaresima di quest’anno.<br />

Esso infatti trae spunto dalla<br />

Lettera agli Ebrei, nella quale<br />

l’autore esorta a vivere in<br />

sintonia con le tre virtù teologali<br />

(fede, speranza e carità),<br />

partecipando agli incontri<br />

liturgici e di preghiera della<br />

comunità e quindi “guardando<br />

alla meta escatologica: la<br />

comun<strong>io</strong>ne piena in D<strong>io</strong>”.<br />

Il <strong>San</strong>to Padre sintetizza in tre punti il versetto 24,<br />

riportato nel titolo, <strong>che</strong> appunto “...offre un insegnamento<br />

prez<strong>io</strong>so e sempre attuale su tre aspetti della<br />

vita cristiana: l’attenz<strong>io</strong>ne all’altro, la reciprocità e la<br />

santità personale”.<br />

Ne consegue, di fatto, un Messagg<strong>io</strong> denso di<br />

sottolineature di alcune devianze dell’attuale società<br />

e al tempo stesso di numerosi richiami agli insegnamenti<br />

della Scrittura.<br />

Entrando nel merito del primo punto “Prestiamo<br />

attenz<strong>io</strong>ne – la responsabilità verso il fratello”, il<br />

Papa evidenzia <strong>che</strong>, al contrar<strong>io</strong> di atteggiamenti di<br />

indifferenza, di disinteresse, di egoismo, “il grande<br />

comandamento dell’<strong>amore</strong> del prossimo esige e<br />

sollecita la consapevolezza di avere una responsabilità<br />

verso chi, come me, è creatura e figl<strong>io</strong> di D<strong>io</strong>:<br />

l’essere fratelli in umanità e, in molti casi, an<strong>che</strong><br />

nella fede, deve portarci a vedere nell’altro un vero<br />

alter ego, amato in modo infinito dal Signore.<br />

Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà,<br />

la giustizia, così come la misericordia e la<br />

compass<strong>io</strong>ne, scaturiranno naturalmente dal nostro<br />

cuore... L’attenz<strong>io</strong>ne all’altro comporta desiderare<br />

per lui o per lei il bene, sotto tutti gli aspetti: fisico,<br />

morale e spirituale. La cultura contemporanea<br />

sembra aver smarrito il senso del bene e del male,<br />

mentre occorre ribadire con forza <strong>che</strong> il bene<br />

esiste e vince, perché D<strong>io</strong> è «buono e fa il bene»<br />

(Sal 119,68).”<br />

Dai richiami alla Sacra Scrittura Benedetto XVI<br />

ritorna ai problemi concreti dei nostri g<strong>io</strong>rni, proseguendo:<br />

“Che cosa impedisce questo sguardo umano<br />

e <strong>amore</strong>vole verso il fratello?<br />

Sono spesso la ric<strong>che</strong>zza materiale e la sazietà, ma è<br />

an<strong>che</strong> l’anteporre a tutto i propri interessi e le<br />

proprie preoccupaz<strong>io</strong>ni… L’incontro con l’altro e<br />

l’aprire il cuore al suo bisogno sono occas<strong>io</strong>ne di<br />

salvezza e di beatitudine”.<br />

Il Papa passa quindi all’esame di un altro aspetto<br />

riguardante la responsabilità del credente.<br />

E infatti aggiunge: “Il «prestare attenz<strong>io</strong>ne» al<br />

- 2 -<br />

fratello comprende altresì la premura per il suo bene<br />

spirituale. E qui desidero richiamare un aspetto della<br />

vita cristiana <strong>che</strong> mi pare caduto in obl<strong>io</strong>: la correz<strong>io</strong>ne<br />

fraterna in vista della salvezza eterna.<br />

Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della<br />

cura e della carità per il bene fisico e materiale degli<br />

altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità<br />

spirituale verso i fratelli…..<br />

La tradiz<strong>io</strong>ne della Chiesa ha annoverato tra le<br />

opere di misericordia spirituale quella di «ammonire<br />

i peccatori».<br />

È importante recuperare questa dimens<strong>io</strong>ne della<br />

carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al<br />

male… mettere in guardia i propri fratelli dai modi di<br />

pensare e di agire <strong>che</strong> contraddicono la verità e non<br />

seguono la via del bene.<br />

Il rimprovero cristiano, però, non è mai animato<br />

da spirito di condanna o recriminaz<strong>io</strong>ne; è mosso<br />

sempre dall’<strong>amore</strong> e dalla misericordia e sgorga da<br />

vera sollecitudine per il bene del fratello….<br />

C’è sempre bisogno di uno sguardo <strong>che</strong> ama e<br />

corregge, <strong>che</strong> conosce e riconosce, <strong>che</strong> discerne e<br />

perdona (cfr Lc 22,61), come ha fatto e fa D<strong>io</strong> con<br />

ciascuno di noi.”<br />

Il Messagg<strong>io</strong> prosegue riprendendo il secondo<br />

elemento del versetto di Eb 10,24: “Gli uni agli altri<br />

– il dono della reciprocità”. Ecco allora alcuni passi<br />

dell’esortaz<strong>io</strong>ne del <strong>San</strong>to Padre:<br />

“Una società come quella attuale può diventare<br />

sorda sia alle sofferenze fisi<strong>che</strong>, sia alle esigenze<br />

spirituali e morali della vita. Non così deve essere<br />

nella comunità cristiana! … Tocchiamo qui un<br />

elemento molto profondo della comun<strong>io</strong>ne:la nostra<br />

esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel<br />

bene <strong>che</strong> nel male; sia il peccato, sia le opere di<br />

<strong>amore</strong> hanno an<strong>che</strong> una dimens<strong>io</strong>ne sociale.<br />

Nella Chiesa, corpo mistico di <strong>Cristo</strong>, si verifica tale<br />

reciprocità: la comunità non cessa di fare penitenza<br />

e di invocare perdono per i peccati dei suoi figli, ma<br />

si rallegra an<strong>che</strong> di continuo e con giubilo per le<br />

testimonianze di virtù e di carità <strong>che</strong> in essa si<br />

dispiegano… La carità verso i fratelli, di cui è<br />

un’espress<strong>io</strong>ne l’elemosina - tipica pratica quaresimale<br />

insieme con la preghiera e il digiuno - si radica<br />

in questa comune appartenenza… Quando un cristiano<br />

scorge nell’altro l’az<strong>io</strong>ne dello Spirito <strong>San</strong>to, non può<br />

<strong>che</strong> g<strong>io</strong>irne e dare gloria al Padre celeste (cfr. Mt<br />

5,16).”<br />

Il Messagg<strong>io</strong> analizza infine l’ultima parte del versetto<br />

di Eb 10,24 “Per stimolarci a vicenda nella carità<br />

e nelle opere buone – camminare insieme nella<br />

santità”, spingendoci “a considerare la chiamata<br />

universale alla santità, il cammino costante nella vita<br />

spirituale, ad aspirare ai carismi più grandi e a una<br />

carità sempre più alta e più feconda…<br />

Il tempo <strong>che</strong> ci è dato nella nostra vita è prez<strong>io</strong>so per<br />

scoprire e compiere le opere di bene, nell’<strong>amore</strong> di<br />

D<strong>io</strong>. Così la Chiesa stessa cresce e si sviluppa per<br />

giungere alla piena maturità di <strong>Cristo</strong> (cfr Ef 4,13).<br />

In tale prospettiva dinamica di crescita si situa la<br />

nostra esortaz<strong>io</strong>ne a stimolarci reciprocamente per<br />

giungere alla pienezza dell’<strong>amore</strong> e delle buone<br />

opere.”<br />

Benedetto XVI così conclude il suo invito pastorale:<br />

“Di fronte ad un mondo <strong>che</strong> esige dai cristiani una<br />

testimonianza rinnovata di <strong>amore</strong> e di fedeltà al<br />

Signore, tutti sentano l’urgenza di adoperarsi per<br />

gareggiare nella carità, nel serviz<strong>io</strong> e nelle opere<br />

buone (cfr Eb 6,10).<br />

Questo richiamo è particolarmente forte nel tempo<br />

santo di preparaz<strong>io</strong>ne alla Pasqua.”


TU CHE SEI<br />

AMORE E<br />

CHE IO HO<br />

INCONTRATO<br />

don Paolo Tammi<br />

Difficile non lasciarsi provocare dal tema<br />

per un sacerdote e parroco. È qualcosa la<br />

parrocchia se non un luogo per incontrarsi?<br />

C’è qual<strong>che</strong> altro ser<strong>io</strong> indicatore di vivacità<br />

nella parrocchia se non quello <strong>che</strong><br />

visibilmente e con evidenza è dato dall’incontro<br />

quotidiano di decine e decine<br />

di persone?<br />

Certo, sarebbe pesante definirlo un<br />

“incontro anonimo”, ovvero senza nome,<br />

senza pass<strong>io</strong>ne, senza partecipaz<strong>io</strong>ne<br />

della persona reale.<br />

An<strong>che</strong> la Procura di Agrigento o il<br />

day-hospital di <strong>San</strong>ta Maria di Leuca<br />

sono un luogo di incontro. Ma il problema<br />

– con rispetto parlando – è chi incontri e<br />

perché stai lì!<br />

Occorre avanzare. È qualcosa la Chiesa<br />

se non un luogo di incontro? Verrebbe da<br />

dire: si, è an<strong>che</strong> qualcos’altro. Vero!<br />

Spesso il popolo di D<strong>io</strong>, c<strong>io</strong>è la Chiesa,<br />

non incontra e non accoglie, ma giudica,<br />

liquida, selez<strong>io</strong>na.<br />

Spesso gli organismi della Chiesa (<strong>che</strong><br />

non sono tutta la Chiesa) fanno altrettanto.<br />

Ancora spesso il permanere nella Chiesa<br />

è occas<strong>io</strong>ne per ottenere privilegi, potere,<br />

visibilità (persino questo non è la<br />

Chiesa..direi <strong>che</strong> questo sta alla Chiesa<br />

come la mafia sta alla società civile,<br />

ordinaria).<br />

E non basta. È qualcosa il cristianesimo,<br />

la relig<strong>io</strong>ne cristiana, se non un incontro?<br />

Un’occas<strong>io</strong>ne, offerta dall’Alto, di incontrare,<br />

vedere, sentire, camminare, vivere<br />

e rivivere?<br />

Qui mi sento di rispondere per bene.<br />

No, non è nient’altro! Presenta (il cristianesimo<br />

storico) an<strong>che</strong> altre cose ma ciò<br />

<strong>che</strong> nella sua essenza esso è si traduce in<br />

un incontro.<br />

Nel meravigl<strong>io</strong>so evento di un incontro.<br />

Quell’uomo, Gesù di Nazaret, nato da<br />

Maria, donna ebrea, ebreo anch’egli, ha<br />

incontrato diverse persone.<br />

I quattro Vangeli, letti alla luce di una<br />

simile bellezza, ovvero della bellezza<br />

delle multiformi relaz<strong>io</strong>ni narrate, ci<br />

dicono senza alcun equivoco quanti e<br />

quali incontri Gesù abbia fatto, prevalentemente<br />

camminando e cambiando<br />

luoghi di vita. Incontri med<strong>io</strong>cri, <strong>che</strong> non<br />

hanno operato granché (“il g<strong>io</strong>vane se<br />

ne andò triste poiché aveva molte<br />

ric<strong>che</strong>zze” Mt 19,22). Incontri unici e<br />

stupendi, <strong>che</strong> hanno cambiato l’esistenza<br />

e <strong>che</strong> sono stati memorizzati (come si<br />

poteva diversamente?) e raccontati e<br />

ancora messi per iscritto, tanto da<br />

essere per noi una modalità e un’occas<strong>io</strong>ne<br />

di contemplaz<strong>io</strong>ne seria.<br />

“Andarono dunque e videro dove abitava<br />

e si fermarono presso di lui, erano circa<br />

le quattro del pomerigg<strong>io</strong>” Gv 1,39.<br />

Si, un incontro. Un incontro <strong>che</strong> cambia,<br />

dunque un incontro con D<strong>io</strong>. An<strong>che</strong><br />

l’incontro con la psicologa o col fis<strong>io</strong>terapista<br />

può cambiare cose in me e fuori di<br />

me. L’incontro con D<strong>io</strong> cambia me.<br />

Propr<strong>io</strong> me. Me per davvero. Me.<br />

Il m<strong>io</strong> “sè”. Tragedia sofoclea è quando<br />

la relig<strong>io</strong>ne non cambia, perché allora<br />

vuol dire <strong>che</strong> non è stata e non è un<br />

incontro. Potrebbe essere (la relig<strong>io</strong>ne)<br />

al massimo un incontro con il m<strong>io</strong> <strong>io</strong>,<br />

an<strong>che</strong> profondo, ma rimanendo al livello<br />

elementare di soddisfare alcuni miei<br />

bisogni secondari (sentirmi accompagnato,<br />

sentirmi a posto con le regole,<br />

sentirmi qualcuno e via dicendo).<br />

Quando non sembra – almeno all’iniz<strong>io</strong> –<br />

soddisfare bisogni ma proporre ideali,<br />

quando non pare calmare ansie ma<br />

proporne viveversa altre, ovvero suscitare<br />

pass<strong>io</strong>ni, desideri, volontà, allora quella<br />

relig<strong>io</strong>ne è stata un incontro.<br />

Allora abbiamo incontrato Gesù. Che,<br />

essendo il Figl<strong>io</strong> di D<strong>io</strong> e D<strong>io</strong>, ha il potere<br />

soavissimo e fortissimo di cambiare<br />

teste, cuori, anime e persino corpi <strong>che</strong><br />

non avevano percepito prima di allora il<br />

dono della positività cutanea, del sorriso<br />

facciale, della muscolatura dentale <strong>che</strong><br />

mette persino le orride carie a serviz<strong>io</strong><br />

dell’accoglienza di un fratello triste.<br />

Incontri belli, santi, veri.<br />

<strong>Tu</strong>tti ne abbiamo fatti. Alcuni ci hanno<br />

sfinito, depresso, restano nella memoria<br />

come un’esperienza semi-infernale.<br />

Producono per lunga pezza di tempo una<br />

nausea. Il libro “La nausea” è la perla di<br />

quel mezzofondista di ottimismo <strong>che</strong> era<br />

Jean Paul Sartre. In uno dei brani più<br />

sprint, di quelli <strong>che</strong> favoriscono la<br />

digest<strong>io</strong>ne di una pietra di tufo, scrive:<br />

“Esistere è semplicemente essere là, gli<br />

esistenti appa<strong>io</strong>no, si possono incontrare<br />

ma non li si può mai dedurre... nessun<br />

essere necessar<strong>io</strong> ne può spiegare<br />

l’esistenza... la contingenza non si può<br />

dissipare”.<br />

Nessun essere necessar<strong>io</strong>, dice il Nostro,<br />

c<strong>io</strong>è D<strong>io</strong>.<br />

Non esiste alcun D<strong>io</strong> e se esistesse<br />

sarebbe un bell’impicc<strong>io</strong>, un catetere<br />

di fastid<strong>io</strong>, perché mi toglierebbe la<br />

rilassante certezza <strong>che</strong> sono contingente,<br />

c<strong>io</strong>è non sono necessar<strong>io</strong> e questo<br />

- incredibile a dirsi - sarebbe propr<strong>io</strong> il<br />

m<strong>io</strong> assoluto.<br />

Se sono così, gettato nelle orti<strong>che</strong> della<br />

vita, se non ho causa nè scopo, tutto<br />

sommato posso fare quel <strong>che</strong> vogl<strong>io</strong>,<br />

essere come mi va di essere.<br />

Non aggiungo niente alla vita, non son<br />

fatto per l’eternità.<br />

Invece <strong>io</strong> sono venuto fuori da qualcosa<br />

di megl<strong>io</strong> della coscia di G<strong>io</strong>ve (povero<br />

Bacco, perbacco!) perché provengo dalla<br />

eterna, infinita misericordia di D<strong>io</strong>.<br />

Egli nel g<strong>io</strong>rno dei g<strong>io</strong>rni (ovvero in un un<br />

g<strong>io</strong>rno <strong>che</strong> non è un g<strong>io</strong>rno perché mai lo<br />

saprò) ha incontrato me nela sua mente,<br />

mi ha messonel mondo e da allora mi<br />

offre carrelli di occas<strong>io</strong>ni di incontro.<br />

Potrei farci la spesa.<br />

E ogni volta mi dico: la mia vita dipende<br />

soltanto da Te, <strong>che</strong> <strong>sei</strong> l’Amore, <strong>che</strong> ho<br />

incontrato e dal quale so di non essere<br />

mollato.<br />

- 3 -<br />

ARRIVANO I NOSTRI<br />

Autorizzaz<strong>io</strong>ne del Tribunale n°89<br />

del 6 marzo 2008<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Giulia Bondolfi<br />

TERZA PAGINA<br />

don Paolo Tammi<br />

DIRETTORE EDITORIALE<br />

Marco Di Tillo<br />

COLLABORATORI:<br />

Lùcia e Miriam Aiello, Bianca<br />

Maria Alfieri, Renato<br />

Ammannati, Alessandra e Marco<br />

Angeli, Paola Baroni, Giancarlo e<br />

Fabriz<strong>io</strong> Bianconi, Pier Luigi<br />

Blasi, Mi<strong>che</strong>le Bovi, Leonardo<br />

Cancelli, Alessandra Chianese,<br />

Monica Chiantore, Cesare<br />

Catarinozzi, Laura, Giuseppe Del<br />

Coiro, Gabriella Ambros<strong>io</strong> De<br />

Luca, G<strong>io</strong>rg<strong>io</strong> Lattanz<strong>io</strong>, Massimo<br />

Gatti, Paola G<strong>io</strong>rgetti, Pietro<br />

Gregori, Giampiero Guadagni,<br />

Luigi Guidi, Luc<strong>io</strong>, Rosella e<br />

Silvia Laurita Longo, Lydia<br />

Longobardi, don Nico Lugli, don<br />

Roberto Macc<strong>io</strong>ni, Maria Pia<br />

Maglia, Luciano e Luigi Milani,<br />

Cristian Molella, Alfonso<br />

Molinaro, <strong>San</strong>dro Morici, Agnese<br />

Ortone, Alfredo Palieri, Gregor<strong>io</strong><br />

Paparatti, Camilla Paris, Maria<br />

Rossi, Eugenia Rugolo,<br />

Alessandro e Maria Lucia<br />

Saraceni, Elena Scurpa, Anton<strong>io</strong><br />

Stamegna, Francesco Tani,<br />

Stefano Valariano, Gabriele,<br />

Roberto e Valer<strong>io</strong> Vecch<strong>io</strong>ne,<br />

Celina e Giuseppe Zingale.<br />

Numeri arretrati online su<br />

www.sanp<strong>io</strong>decimo.it<br />

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nostro g<strong>io</strong>rnale lasciate<br />

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STAMPA TIPOGRAFIA<br />

MEDAGLIE D’ORO


“AFRICA EXPRESS”<br />

ANDARE INCONTRO ALLA SPERANZA...<br />

PER POI MORIRE DISPERATI<br />

Da molti anni, ormai, ci siamo abituati a sentire nei vari<br />

Tg naz<strong>io</strong>nali ed a leggere in tutti i g<strong>io</strong>rnali dei quotidiani<br />

tentativi, da parte di migliaia di persone provenienti dalla<br />

sponda africana del Mediterraneo, di raggiungere le nostre<br />

coste per sfuggire a situaz<strong>io</strong>ni di enorme miseria, povertà e,<br />

molto spesso, an<strong>che</strong> a regimi crudeli e sanguinari <strong>che</strong><br />

ignorano e calpestano i più elementari diritti umani, spinti<br />

dal solo miragg<strong>io</strong> di poter vivere, loro ed i loro figli, una vita<br />

migl<strong>io</strong>re rispetto a quella <strong>che</strong> si sono lasciati alle spalle.<br />

An<strong>che</strong> se l’Europa, ed in particolare l’Italia, si trova in un<br />

momento economico difficile, il flusso migrator<strong>io</strong> d’ingresso<br />

non accenna a diminuire, anzi aumenta sempre più.<br />

Questo, in alcuni casi, ha portato molte persone a pensare<br />

<strong>che</strong>, se non ci fossero questi sbarchi quotidiani si starebbe<br />

megl<strong>io</strong>, ci sarebbe più lavoro per noi, si vivrebbe sicuramente<br />

più tranquilli e <strong>che</strong>, in ogni caso, spendere soldi per<br />

aiutare l’integraz<strong>io</strong>ne di queste persone non è utile nè<br />

produttivo. Si è persino giunti ad ipotizzare, come unica<br />

misura per fermare l’immigraz<strong>io</strong>ne proveniente dai paesi<br />

africani, di affondare le bar<strong>che</strong> con cui questa gente tenta<br />

di attraversare il Mediterraneo.<br />

Fortunatamente tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare<br />

(è propr<strong>io</strong> il caso di dire) e queste malsane ed assurde<br />

intenz<strong>io</strong>ni sono sempre rimaste tali.<br />

Certamente è avvenuto <strong>che</strong>, in alcuni casi, in mezzo a<br />

queste migliaia di esseri umani si siano nascoste an<strong>che</strong><br />

persone spinte da grossi interessi criminali, da od<strong>io</strong> relig<strong>io</strong>so<br />

o più semplicemente delinquenti comuni. Questi, però,<br />

costituiscono sempre un’esigua minoranza rispetto al resto<br />

della gente.<br />

Troppo spesso invece, specie nei mesi invernali quando le<br />

condiz<strong>io</strong>ni metereologi<strong>che</strong> sono pegg<strong>io</strong>ri, queste traversate<br />

hanno un solo esito: il naufrag<strong>io</strong> e la morte di buona parte<br />

degli occupanti di questi barconi, zattere, chiatte di ogni<br />

tipo e dimens<strong>io</strong>ne sulle quali noi non saliremmo mai,<br />

nean<strong>che</strong> per una piccola gita estiva a pochi metri dalla riva.<br />

Loro invece sono costretti a salirci, sfidare la sorte, per<br />

tentare di giungere dall’altra parte del mondo tante volte,<br />

però, senza nean<strong>che</strong> sapere se e dove verranno sbarcati.<br />

Negli ultimi vent’anni sono state almeno 18.000 (fonte<br />

Amnesty Internat<strong>io</strong>nal) le persone ingh<strong>io</strong>ttite dal mare<br />

mentre dall’Africa (Libia e <strong>Tu</strong>nisia in particolare) cercavano<br />

di arrivare in Europa ma questo dato, di per se già sconvolgente,<br />

potrebbe essere infer<strong>io</strong>re, e di molto, a quello reale,<br />

considerando la concreta possibilità di molti “naufragi<br />

fantasma” di cui potrebbe non essere mai giunta notizia<br />

In pratica il tratto di mare <strong>che</strong> separa le coste africane dalle<br />

nostre è diventato un vero e propr<strong>io</strong> cimitero subacqueo<br />

senza nean<strong>che</strong> una croce o un segno <strong>che</strong> indichi <strong>che</strong> lì sotto<br />

ci sono dei morti! In alcuni punti, tra la Sicilia e la <strong>Tu</strong>nisia,<br />

il fondale è talmente basso (meno di 10 metri) <strong>che</strong> nei g<strong>io</strong>rni<br />

di mare calmo e di particolari condiz<strong>io</strong>ni di luce, si possono<br />

intravedere i cadaveri sul fondo.<br />

Purtroppo, però, tutto questo dovrebbe lasciarci sgomenti<br />

mentre invece questi naufragi non suscitano quasi più alcun<br />

interesse da parte della gente. Po<strong>che</strong> righe sui g<strong>io</strong>rnali il<br />

g<strong>io</strong>rno dopo e poi nulla più. In alcuni casi gli unici commenti<br />

sono stati: “se la sono cercata! così imparano a stare a casa<br />

loro e <strong>che</strong> gli serva di lez<strong>io</strong>ne!<br />

A tutto ciò si aggiunga il fatto <strong>che</strong>, spesso, troppo spesso,<br />

capita <strong>che</strong> imbarcaz<strong>io</strong>ni vadano alla deriva o per un guasto<br />

o, più semplicemente, perchè sovraccari<strong>che</strong>.<br />

An<strong>che</strong> se il soccorso ed il salvatagg<strong>io</strong> delle persone in mare<br />

è, da sempre, un imperativo umanitar<strong>io</strong>, oltre <strong>che</strong> una<br />

consuetudine antichissima della gente di mare, per loro, in<br />

qual<strong>che</strong> caso, fortunatamente raro, è purtroppo avvenuto<br />

<strong>che</strong> si è preferito ignorare le richieste di soccorso per<br />

evitare di perder tempo e denaro.<br />

A questo punto il destino di questi esseri umani era inesorabilmente<br />

segnato.<br />

Nel 2008, poi, a seguito della firma del Trattato di Amicizia,<br />

Partnernariato e Cooperaz<strong>io</strong>ne Italo-Libica, si è aggiunta<br />

an<strong>che</strong> la possibilità, da parte delle autorità, di procedere al<br />

c.d. “respingimento” <strong>che</strong> prevede, una volta intercettati<br />

questi barconi, an<strong>che</strong> al di fuori delle acque territoriali (atto<br />

completamente illegittimo secondo le norme del diritto<br />

- 4 -<br />

N O T I Z I E E C U R I O S I T à<br />

D A L C O N T I N E N T E N E R O<br />

a cura di Luc<strong>io</strong> Laurita Longo<br />

internaz<strong>io</strong>nale), di fermarli e rimandarli indietro, nei porti<br />

libici o tunisini, ove le autorità locali possono arrestare<br />

queste persone e riconsegnarle ai loro paesi di origine.<br />

In pratica, tenuto conto della situaz<strong>io</strong>ne politica di molti di<br />

questi ultimi, ciò costituisce una vera e propria condanna a<br />

morte!<br />

Nel febbra<strong>io</strong> scorso, però, è intervenuta la Corte di<br />

Strasburgo <strong>che</strong>, con una sentenza molto equilibrata ed<br />

apprezzata, pur tenendo conto del diritto dell’Italia di<br />

regolamentare i flussi migratori al propr<strong>io</strong> interno, ha<br />

comunque condannato il nostro paese per aver v<strong>io</strong>lato, nel<br />

magg<strong>io</strong> 2009, la Convenz<strong>io</strong>ne Europea sui Diritti dell’Uomo<br />

respingendo un barcone con 24 migranti senza aver preventivamente<br />

accertato l’eventuale presenza tra di loro di<br />

donne in gravidanza, di bambini o di soggetti idonei a poter<br />

ottenere il diritto di asilo, previsto dall’art. 10 della nostra<br />

Costituz<strong>io</strong>ne.<br />

Questi drammatici accadimenti, però, passano sempre in<br />

secondo (o terzo) piano visto <strong>che</strong> suscitano ben poco<br />

interesse in noi.<br />

Molto più eclatante, molto più mediaticamente interessante,<br />

invece, è stato il recente naufrag<strong>io</strong>, all’Isola del Gigl<strong>io</strong>, della<br />

Costa Concordia.<br />

Questa tragedia, in pochissime ore, ha fatto il giro del<br />

mondo ricevendo un interessamento ed un coinvolgimento<br />

da parte dei mass-media e della gente <strong>che</strong> neppure la<br />

somma di tutti i naufragi avvenuti nel Mediterraneo <strong>che</strong><br />

hanno coinvolto i migranti ha mai ottenuto.<br />

Eppure il mare, la notte, è nero per tutti, specie per chi ci<br />

sta affogando.<br />

E non è neppure quest<strong>io</strong>ne di prezzo, di “tariffe”: i migranti,<br />

per il loro viagg<strong>io</strong> infatti, sono costretti, molto spesso<br />

vendendo tutto quel poco <strong>che</strong> hanno, a pagare un biglietto<br />

molto, ma molto più caro di quello <strong>che</strong> pagano i crocieristi,<br />

e senza poter godere degli stessi “servizi di bordo” offerti a<br />

questi ultimi.<br />

Oggi tutti deploriamo e condanniamo il Comandante<br />

S<strong>che</strong>ttino (<strong>io</strong> per primo, sia ben chiaro) invocandone una<br />

pena giusta e severa per quello <strong>che</strong> ha fatto e per il comportamento<br />

tenuto la sera del 13 genna<strong>io</strong> scorso davanti<br />

all’Isola del Gigl<strong>io</strong> (come se gli scafisti rispettassero<br />

sempre il codice d’onore del mare pensando principalmente<br />

alla salvaguardia dei loro passeggeri) e piangiamo, giustamente,<br />

i morti della Concordia.<br />

La contabilità dei morti e la misuraz<strong>io</strong>ne del valore della vita<br />

è cosa assolutamente inutile ed insensata, specie per un<br />

Cristiano, ma da quello <strong>che</strong> si è letto e sentito in questi<br />

ultimi due mesi par di capire <strong>che</strong> i morti della Concordia<br />

abbiano più valore e suscitino più turbamento di quelli delle<br />

carrette del mare.<br />

I primi vengono sempre ricordati e commemorati per<br />

l’assurdità della loro fine e devono costituire un monito per<br />

evitare il ripetersi dei fatti <strong>che</strong> li hanno portati alla morte<br />

mentre i secondi è megl<strong>io</strong> dimenticarli e rimuoverli il prima<br />

possibile, specie dalle nostre coscienze.<br />

<strong>Tu</strong>tto questo, però, significa lasciarli morire una seconda<br />

volta, senza altra colpa se non quella di essersi imbarcati<br />

sulla nave “sbagliata”!<br />

Dr. Paolo<br />

Gabrieli<br />

Dottore Commercialista<br />

Revisore dei conti<br />

Viale Capitan Casella, 50<br />

Roma<br />

Tel. 06.64671016 - Fax 06.56309567<br />

e-mail: p.gabrieli@tiscali.it


COME (NON)<br />

INCONTRARSI<br />

ALLA BALDUINA<br />

Alessandro Saraceni<br />

Va bene darsi degli appuntamenti per vedersi<br />

con gli amici, ma attenz<strong>io</strong>ne, <strong>che</strong> se le<br />

persone con le quali dobbiamo incontrarci<br />

non sono prati<strong>che</strong> della zona, rischiamo di<br />

non trovarli al posto concordato, perché<br />

magari stanno cercando disperatamente di<br />

trovare la via su <strong>Tu</strong>ttocittà o con il TomTom<br />

senza riuscire a venirne a capo. Ci sono<br />

infatti alcune alcune strade della Balduina e<br />

dintorni <strong>che</strong> hanno una denominaz<strong>io</strong>ne<br />

ufficiale diversa da quella usata abitualmente<br />

dagli abitanti del quartiere.<br />

Eccone alcuni esempi:<br />

Se a una persona diamo appuntamento a<br />

piazza Belsito per prendere un caffè da<br />

Carloni, probabilmente non la incontreremo<br />

mai, perché la denominaz<strong>io</strong>ne Belsito non è<br />

presente in alcuna località del Comune di<br />

Roma, e quella <strong>che</strong> noi conosciamo in quel<br />

modo è ufficialmente individuata con il solo<br />

nome di piazzale delle Medaglie d’oro.<br />

Viale dei Cavalieri di Vittor<strong>io</strong> Veneto e Via<br />

G<strong>io</strong>vanni Falcone e Paolo Borsellino sono due<br />

denominaz<strong>io</strong>ni <strong>che</strong> indicano pomposamente<br />

la medesima strada, chissà perché divisa in<br />

due parti (alta e bassa). In realtà, si tratta di<br />

quella <strong>che</strong> a tutti è nota come la Panoramica,<br />

la strada costruita all’iniz<strong>io</strong> degli anni 70 per<br />

collegare piazzale Clod<strong>io</strong> alla via Tr<strong>io</strong>nfale.<br />

Il nominativo di Walter Rossi indica, dalla<br />

fine degli anni 70, quella <strong>che</strong> ancora oggi è<br />

da tutti conosciuta come Piazza Igea.<br />

Edmondo De Amicis, <strong>che</strong> tutti siamo stati<br />

costretti a leggere, spesso controvoglia, alle<br />

scuole elementari, è an<strong>che</strong> il nome ufficiale<br />

della strada megl<strong>io</strong> conosciuta come il<br />

salitone del Don Or<strong>io</strong>ne o, più brevemente, il<br />

K2, <strong>che</strong> da sopra la tribuna Monte Mar<strong>io</strong> dello<br />

stad<strong>io</strong> Olimpico arriva fino alla Camilluccia.<br />

Si dice <strong>che</strong> la sua realizzaz<strong>io</strong>ne fu voluta dal<br />

Duce per avere un percorso più breve per<br />

andare a trovare Claretta, <strong>che</strong> pare abitasse<br />

da quelle parti, chissà se è vero.<br />

Infine, via del Parco della Vittoria, <strong>che</strong> credevo<br />

esistesse solo nel Monopoli, è an<strong>che</strong> la<br />

stradina <strong>che</strong> attraversa la pineta di Belsito e<br />

arriva alla scuola Giacomo Leopardi.<br />

SORRISI<br />

a cura di Gregor<strong>io</strong> Paparatti<br />

Si dovrebbero pagare le tasse con un<br />

sorriso.<br />

Io ci ho provato, ma loro volevano<br />

i soldi.<br />

Se la prima volta non ti riesce, il paracadutismo<br />

non fa per te<br />

Mia moglie dice <strong>che</strong> sono troppo ficcanaso.<br />

O almeno così scrive nel suo diar<strong>io</strong>.<br />

Le vie del Signore sono infinite!<br />

È la segnaletica <strong>che</strong> lascia a desiderare<br />

Non bisogna giudicare gli uomini dalle loro amicizie: Giuda<br />

frequentava persone irreprensibili!<br />

- 5 -<br />

PICCOLI GRANDI PENSIERI<br />

IN TEMPO DI QUARESIMA<br />

Miriam Aiello<br />

Siamo nell’arca sbattuta dalla tempesta:<br />

fuori c’è la mano di D<strong>io</strong> <strong>che</strong> ci salva...<br />

Siamo sull’alto monte, spaventati:<br />

sopra c’è l’ombra di D<strong>io</strong> <strong>che</strong> ci copre…<br />

Siamo con Gesù nel temp<strong>io</strong> tra i mercanti:<br />

lo zelo per la <strong>Tu</strong>a casa, Signore, ci divora!<br />

D<strong>io</strong> ha mandato il Figl<strong>io</strong> perché il mondo<br />

si salvi per mezzo di Lui!<br />

E poi viene la Pasqua...<br />

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INCONTRO O DERBY?<br />

Giancarlo Bianconi<br />

Incontro di calc<strong>io</strong>: derby Roma-Laz<strong>io</strong> di circa una<br />

cinquantina d’anni fa. Romanista sfegatato il m<strong>io</strong> amico;<br />

laziale, ma non fanatico, <strong>io</strong>. Incerti, ad iniz<strong>io</strong> settimana, se<br />

andare o no allo stad<strong>io</strong> per via dell’inevitabile putifer<strong>io</strong> al<br />

quale saremmo andati incontro, il venerdì immediatamente<br />

successivo però decidemmo in senso positivo: andare c<strong>io</strong>è<br />

ad assistere all’incontro. C<strong>io</strong>è, decise il m<strong>io</strong> amico a dire la<br />

verità, ma <strong>io</strong>, debbo confessarlo onestamente, mi lasciai<br />

convincere immediatamente senza sollevare la benché<br />

minima obiez<strong>io</strong>ne: evidentemente, pure a me, in fondo in<br />

fondo, nonostante il prevedibile disag<strong>io</strong>, faceva piacere<br />

andare ad assistere alla classica stracittadina.<br />

E così ecco <strong>che</strong>, un’oretta prima del fisch<strong>io</strong> d’iniz<strong>io</strong>,<br />

in mezzo ad una folla già praticamente straripante ci<br />

trovammo seduti sugli spalti con la testa debitamente<br />

protetta dal sole con il classico berretto fatto con la pagina<br />

di g<strong>io</strong>rnale, propr<strong>io</strong> come quello <strong>che</strong>, all’epoca, usavano<br />

i muratori. Iniziato l’incontro, per tutti i primi quarantacinque<br />

minuti non accadde nulla: una noia infinita,<br />

insomma! le due squadre infatti andarono al riposo a reti<br />

inv<strong>io</strong>late accompagnate da un’assordante ondata di fischi<br />

da parte dei tifosi di ambo le sponde. Durante l’intervallo,<br />

però, avvenne qualcosa <strong>che</strong> dette una svolta al pomerigg<strong>io</strong><br />

e, alla fin fine, come vedremo più oltre, alla vita.<br />

Ad un certo punto, infatti, notammo una ragazza <strong>che</strong>,<br />

con due bibite in mano e lo sguardo sperso in cerca di<br />

qualcuno, tentava affannosamente di risalire i gradoni per<br />

tornare al suo posto situato un po’ dietro di noi dove<br />

un’amica, in sua attesa, si stava affannosamente sbracciando<br />

per farsi scorgere, senza alcun risultato apprezzabile però;<br />

anzi, propr<strong>io</strong> senza alcun risultato.<br />

Giunta vicino a noi propr<strong>io</strong> nel momento in cui le squadre<br />

nel frattempo rientrate e schierate in campo erano in<br />

attesa del fisch<strong>io</strong> dell’arbitro per iniziare la seconda parte<br />

dell’incontro, la ragazza - vista an<strong>che</strong> l’impossibilità di<br />

procedere oltre - si lasciò convincere da noi a desistere<br />

dall’improba impresa aiutandola però nel contempo, e con<br />

la collaboraz<strong>io</strong>ne di alcuni spettatori sistemati dietro di noi,<br />

a far pervenire alla sua amica nel frattempo individuata,<br />

una delle due bibite.<br />

Quindi con molta difficoltà riuscimmo an<strong>che</strong> a farle un<br />

po’ di posto a sedere: <strong>io</strong>, infatti, seduto all’estremità della<br />

fila non ebbi altra alternativa <strong>che</strong> andare a spiaccicarmi - è<br />

propr<strong>io</strong> il caso di dirlo - contro il parapetto della sottostante<br />

scalinata. E così sistemati assistemmo al secondo tempo<br />

della partita <strong>che</strong> risultò quanto mai no<strong>io</strong>sa e terminata,<br />

manco a dirlo, a reti inv<strong>io</strong>late. Fortunatamente la ragazza<br />

era molto simpatica e loquace per cui venne immediatamente<br />

a crearsi fra di noi un clima di vivace e divertente<br />

familiarità come se ci si fosse frequentati da sempre: non<br />

riuscimmo, infatti, a tacere un attimo, commentando ogni<br />

az<strong>io</strong>ne, ogni tiro, ogni passagg<strong>io</strong> an<strong>che</strong> il più banale, <strong>che</strong><br />

avveniva in campo. Al fisch<strong>io</strong> finale dell’arbitro automaticamente<br />

però ci si pose l’inevitabile e complicato problema di<br />

poter guadagnare l’uscita.<br />

Nel caos immane del fine partita intanto Laura (questo il<br />

nome della ragazza) riprese i disperati tentativi di recuperare<br />

l’amica <strong>che</strong>, al momento, era pure sparita dalla nostra<br />

vista. Risultato vano ogni suo sforzo in tal senso, e con la<br />

speranza di riuscire a ritrovarla con il nostro aiuto fuori<br />

dello stad<strong>io</strong> dove la folla sarebbe stata un po’ più diradata,<br />

Laura ritenne più opportuno, a quel punto, rimanere con<br />

noi. Usciti finalmente dallo stad<strong>io</strong>, risultata improduttiva<br />

ogni ricerca dell’amica di Laura e vista la situaz<strong>io</strong>ne<br />

scartammo subito l’ipotesi di prendere un qual<strong>che</strong> mezzo<br />

pubblico per tornare a casa: oltre l’inevitabile eterna<br />

attesa, infatti, avremmo an<strong>che</strong> corso il risch<strong>io</strong> di rimanere<br />

stritolati. E così tutti e tre - propr<strong>io</strong> come se ci fossimo<br />

messi d’accordo in precedenza - ci incamminammo a piedi<br />

verso casa tanto più <strong>che</strong> propr<strong>io</strong> poco prima, con nostra<br />

grande sorpresa, ci eravamo resi conto <strong>che</strong> le nostre abitaz<strong>io</strong>ni<br />

erano situate a pochissima distanza fra di loro<br />

(guarda tu tante volte! in mezzo ad una miriade di gente,<br />

- 6 -<br />

andare ad incontrare una ragazza all’incirca della nostra<br />

età, carina e simpatica <strong>che</strong> per di più viveva a due passi<br />

dalle nostre rispettive abitaz<strong>io</strong>ni: quando si dice il caso!).<br />

Giunti in prossimità delle nostre rispettive case mi dispiaceva<br />

propr<strong>io</strong> tanto terminare lì il pomerigg<strong>io</strong> trascorso così<br />

simpaticamente insieme sino a quel momento. E così<br />

d’istinto - tanto <strong>che</strong> ancora oggi non riesco a darmi una<br />

spiegaz<strong>io</strong>ne soddisfacente di come riuscii a fare una cosa<br />

del genere - mi lanciai: proposi c<strong>io</strong>è di andare prima a<br />

prenderci un gelatino per poi proseguire verso una pizzeria<br />

per concludere simpaticamente la serata. Non ebbi il tempo<br />

di terminare la frase <strong>che</strong> l’ades<strong>io</strong>ne degli altri due fu<br />

immediata, spontanea ed entusiastica. E così venne dato il<br />

giusto seguito alla mia proposta.<br />

Terminata la pizza, come due perfetti “cavalieri” di<br />

un’altra epoca, accompagnammo la nostra g<strong>io</strong>vane amica<br />

sino al portone di casa sua dove, dopo esserci debitamente<br />

scambiati i numeri di telefono, la salutammo con l’intesa<br />

solenne di rivederci nei g<strong>io</strong>rni successivi.<br />

Cosa <strong>che</strong> puntualmente avvenne... per il m<strong>io</strong> amico però:<br />

il quale il g<strong>io</strong>rno dopo mi comunicò di aver telefonato a<br />

Laura e preso un appunto per rivedersi.<br />

A me, debbo dire francamente, non dispiacque affatto<br />

questo sua iniziativa, anzi! mi fece un gran comodo perché<br />

in tal modo <strong>io</strong> - completamente perso per una mia collega<br />

di Università, e già compagna di classe al liceo, una ragazza<br />

splendida (per me, ovviamente, perché in realtà pur essendo<br />

senza dubb<strong>io</strong> una gran bella ragazza tuttavia, obiettivamente,<br />

non aveva nulla di particolarmente eccez<strong>io</strong>nale, ma<br />

per me... e a quell’età poi...) - sentitomi automaticamente<br />

svincolato da loro, potevo concedermi il lusso di tentare di<br />

incontrarmi con la “mia” (si fa per dire) Luigina. Ora il m<strong>io</strong><br />

amico e Laura sono felicemente coniugati da oltre quarant’anni<br />

e felicissimi genitori di due figli; ma la cosa cur<strong>io</strong>sa,<br />

<strong>che</strong> Laura ci ha confessato solo pochissimi anni fa, è <strong>che</strong> a<br />

lei del calc<strong>io</strong> non interessa nulla e, quindi, men <strong>che</strong> meno<br />

della Roma o della Laz<strong>io</strong> o di qualunque altra squadra.<br />

Quella volta di tantissimi anni fa era venuta allo stad<strong>io</strong><br />

- unica volta nella sua vita - solo per accompagnare la sua<br />

amica - laziale, e an<strong>che</strong> lei sfegatata come il m<strong>io</strong> amico<br />

romanista - alla quale metteva angoscia il solo pensiero di<br />

trovarsi da sola in mezzo alla folla scalmanata dei tifosi.<br />

Morale: talvolta la Divina Provvidenza, alla quale dobbiamo<br />

essere sempre e comunque grati, sembra divertirsi con noi<br />

poveri esseri umani rendendoci protagonisti di vicende<br />

impensabili, apparentemente impossibili ma nel contempo<br />

quanto mai normali ed usuali. O no?<br />

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IL MIO INCONTR0<br />

CON<br />

GIORGIO LA PIRA<br />

Luciano Milani<br />

Il tema assegnato dalla<br />

Redaz<strong>io</strong>ne per questo numero<br />

della nostra rivista rimanda<br />

più alla casualità <strong>che</strong> alla predeterminaz<strong>io</strong>ne.<br />

Infatti, se ci<br />

si sofferma un pò su questo<br />

Infinito, an<strong>che</strong> se molte volte<br />

l’incontro è preparato, il<br />

termine mantiene un alone di<br />

incertezza per l’avvenimento prospettato dai protagonisti<br />

dello stesso. Se è concordato, nell’aspettativa c’è<br />

an<strong>che</strong> sempre un <strong>che</strong> di incertezza. Si verifi<strong>che</strong>rà o non<br />

si verifi<strong>che</strong>rà l’evento?<br />

Sarà positivo o negativo l’incontro? Ma spesso quello<br />

<strong>che</strong> più soddisfa le nostre aspettative è l’incontro<br />

casuale, quello <strong>che</strong> non ci aspettiamo. Tra gli incontri<br />

<strong>che</strong> più hanno segnato la mia vita c’è propr<strong>io</strong> un incontro<br />

casuale.<br />

Era l’autunno del 1959 (quanto tempo!).<br />

Partecipavo al Congresso della D.C. <strong>che</strong> si teneva in<br />

previs<strong>io</strong>ne delle elez<strong>io</strong>ni amministrative della primavera<br />

1960, al teatro La Pergola di Firenze.<br />

Nel Congresso apparivano già le prime avvisaglie sul<br />

Centrosinistra su iniziativa di Moro e della corrente di<br />

Base. Un pomerigg<strong>io</strong> di quell’autunno, durante la pausa<br />

pomeridiana dei lavori, un gruppo di g<strong>io</strong>vani discutevamo<br />

sulle varie tesi congressuali. Centrosinistra sì e<br />

Centrosinistra no, quando un ometto avvolto in un<br />

piccolo mantello nero si avvicinò al nostro gruppo.<br />

Qualcuno riconobbe subito il sindaco “santo”, ma non<br />

avvertì gli amici. Il piccolo personagg<strong>io</strong> però si avvicinò<br />

sua sponte al gruppo.<br />

A quel punto scoppiò unanime l’applauso. L’ometto fu<br />

accerchiato da noi e cominciò a parlarci. Da tutti ci si<br />

aspettava l’esposiz<strong>io</strong>ne della tesi congressuale a lui<br />

cara, dal momento <strong>che</strong> erano ben note le sue idee,<br />

specialmente in campo sociale, data la sua condiz<strong>io</strong>ne<br />

di attento stud<strong>io</strong>so della dottrina cattolica in materia.<br />

Quale non fu invece la meraviglia di tutti noi, quando il<br />

Sindaco cominciò a parlarci di relig<strong>io</strong>ne e in particolare<br />

della Madonna. Incominciò a raccontarci di suoi viaggi<br />

quasi clandestini nell’Est, in quei tempi di acuta guerra<br />

fredda, e ci diceva di aver visto come la fede prosperava<br />

in quelle reg<strong>io</strong>ni, sia pure di nascosto alle Autorità,<br />

<strong>che</strong> propugnavano l’ateismo di stato. Ci raccontava di<br />

aver visto gente del popolo pregare davanti alle sacre<br />

icone della Madonna nelle chiesette sperdute della<br />

campagna russa. Si diceva sicuro <strong>che</strong> il comunismo ateo<br />

sarebbe presto finito, perché nel popolo russo grande<br />

era ancora la fede, nonostante la pluriennale lotta<br />

ingaggiata dal regime e sostenuta con tanto accanimento.<br />

E fu allora, quando cominciò a parlare della<br />

icone della Madonna <strong>che</strong> La Pira prese a trasfigurarsi.<br />

Ci parve <strong>che</strong> il suo volto, rivolto più al cielo <strong>che</strong> a noi, si<br />

illuminasse tutto; la sua voce ci parve assumere un<br />

tono particolare e i suoi piedi ci parvero sollevarsi da<br />

terra: era un uomo in evidente contatto con D<strong>io</strong> e la<br />

Madonna, quasi in estasi, pur seguitando a parlare con<br />

noi. Notai allora i calzini <strong>che</strong> indossava: erano bianchi.<br />

Seppi poi <strong>che</strong> indossava i calzini bianchi in omagg<strong>io</strong><br />

all’Ordine domenicano, presso i cui figli viveva, in una<br />

cella del convento di <strong>San</strong> Marco.<br />

Dopo il discorso relig<strong>io</strong>so ci parlò an<strong>che</strong> di politica e dei<br />

“colloqui mediterranei” da lui organizzati a Firenze,<br />

ai quali partecipavano an<strong>che</strong> personalità del mondo<br />

arabo e africano, ma la fine della sua chiacchierata fu di<br />

carattere relig<strong>io</strong>so.<br />

Ci esortò a pregare per il buon esito del congresso, ma<br />

più di tutto ad essere devoti a Maria, Madre di Gesù e<br />

della Chiesa universale.<br />

Fu certamente un incontro casuale, ma pieno di gratitudine<br />

alla Provvidenza <strong>che</strong> l’aveva fatto realizzare.<br />

- 7 -<br />

E SUBITO LO SEGUIRONO<br />

Luigi Guidi<br />

Quanti incontri! La vita di ciascuno di noi è fatta di una miriade<br />

di incontri, di routine o veramente speciali, casuali, voluti,<br />

brevi, interminabili, belli, brutti, indimenticabili. Dal vicino di<br />

casa <strong>che</strong> incontriamo la mattina quando usciamo per andare al<br />

lavoro a quella volta in riva al mare, a primavera inoltrata, di<br />

notte, con la luna <strong>che</strong> disegnava sull’acqua lame di luce argentata<br />

<strong>che</strong> illuminava i nostri sogni…<br />

L’incontro è un coincidere di tempo e di spaz<strong>io</strong> <strong>che</strong> coinvolge<br />

due o più persone, due o più fatti. Ha in sé, spesso, qualcosa di<br />

magico, di romantico, di mister<strong>io</strong>so.<br />

A volte sappiamo <strong>che</strong> un incontro non è stato casuale, ci deve<br />

essere un senso, un significato, un perché, un fine se abbiamo<br />

visto quella ragazza, quell’uomo, quella persona propr<strong>io</strong> in quel<br />

momento. Lo scopriremo chissà quando, a volte dopo anni ci<br />

accorgiamo <strong>che</strong> davvero quel particolare incontro nella nostra<br />

vita è stato provvidenziale. L’incontro può essere an<strong>che</strong> però<br />

una vera e propria disgrazia, se ci imbattiamo nel male, in una<br />

persona perversa, in un malvivente, in uno scocciatore, in<br />

qualcuno <strong>che</strong> ci ha fatto del male e non vorremmo più vedere.<br />

Ci sono incontri <strong>che</strong> segnano la vita di ciascuno e di tutti.<br />

La prima volta <strong>che</strong> abbiamo visto nostra moglie o nostro<br />

marito, i nostri figli quando sono venuti al mondo, incontri <strong>che</strong><br />

si fissano nella nostra mente, e nel nostro cuore, per sempre.<br />

Un g<strong>io</strong>rno, circa duemila anni fa, “Mentre camminava lungo il<br />

mare di Galilea [Gesù] vide due fratelli, Simone, chiamato<br />

Pietro, e Andrea suo fratello, <strong>che</strong> gettavano la rete in<br />

mare, poiché erano pescatori. E disse loro: “Seguitemi, vi<br />

farò pescatori di uomini”. Ed essi subito, lasciate le reti, lo<br />

seguirono. Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo di<br />

Zebedèo e G<strong>io</strong>vanni suo fratello, <strong>che</strong> nella barca insieme con<br />

Zebedèo, loro padre, riassettavano le reti; e li chiamò. Ed essi<br />

subito, lasciata la barca e il padre, lo seguirono.” (Mt 4,18-22)<br />

E poi, “Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco<br />

delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli<br />

si alzò e lo seguì.” (Mt. 9,9)<br />

Ecco l’incontro con D<strong>io</strong>, il più importante, quello <strong>che</strong> nessuno<br />

può eludere e dal cui esito dipende il destino eterno di ciascuno<br />

di noi. L’incontro tra Gesù e i quattro apostoli segna un evento<br />

particolare, è vero, la chiamata, la vocaz<strong>io</strong>ne a lasciare tutto e<br />

seguire Gesù. <strong>Tu</strong>ttavia, nella vita di ciascuno di noi c’è (almeno)<br />

un momento in cui la voce di D<strong>io</strong> si fa chiara alla nostra anima<br />

e ci dice: “Seguimi”. Pietro, Andrea, Giacomo, G<strong>io</strong>vanni e<br />

Matteo erano intenti a compiere le usuali faccende quotidiane<br />

quando D<strong>io</strong> li ha visti e chiamati. D<strong>io</strong> può chiamare come e<br />

quando vuole, ma spesso lo fa mentre siamo impegnati nelle<br />

incombenze di tutti i g<strong>io</strong>rni. L’incontro con D<strong>io</strong> è un incontro<br />

particolarissimo, evidentemente. Pietro, Andrea, Giacomo,<br />

G<strong>io</strong>vanni e Matteo non erano certo abituati a seguire il primo<br />

<strong>che</strong> gli dicesse “Seguimi”. Eppure, quando Gesù li ha chiamati,<br />

essi lo seguirono subito. Il Vangelo insiste su questo avverb<strong>io</strong> di<br />

tempo: subito. Se D<strong>io</strong> ci parla, se nel nostro cuore sentiamo <strong>che</strong><br />

stiamo incontrando la Verità, l’unica cosa da fare è seguirlo<br />

subito, oggi, non domani, perché oggi ci siamo e ascoltiamo la<br />

sua voce, domani non si sa.<br />

L’incontro con D<strong>io</strong> è l’incontro con la rag<strong>io</strong>ne del nostro essere<br />

al mondo. Egli è l’Alfa, il princip<strong>io</strong>, e l’Omega, la fine di tutto: in<br />

Lui abbiamo avuto origine, in Lui è la nostra fine, a Lui dobbiamo<br />

tornare. C’è un momento in cui la nostra anima questo lo sa.<br />

An<strong>che</strong> nel caso degli apostoli, <strong>che</strong> incontrarono D<strong>io</strong> in carne ed<br />

ossa, quello <strong>che</strong> li convinse a seguirlo senza indug<strong>io</strong> fu l’aver<br />

sentito la sua voce nel cuore, nell’anima: in una parola, la loro<br />

fede. Chi ha esperienza di fede sa <strong>che</strong> essa fornisce un criter<strong>io</strong><br />

di certezza incrollabile e super<strong>io</strong>re a mille dimostraz<strong>io</strong>ni raz<strong>io</strong>nali<br />

o matemati<strong>che</strong>. Per questo è obbligator<strong>io</strong> rispondere e<br />

rispondere subito.<br />

Mi torna alla mente quello <strong>che</strong> dice <strong>San</strong> Paolo nella lettera agli<br />

Ebrei:“Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!”<br />

(Eb 4,7). E le parole di S. Agostino: “Timeo transeuntem<br />

Deum”. Temo il D<strong>io</strong> <strong>che</strong> passa. Temo <strong>che</strong> passi senza <strong>che</strong> <strong>io</strong><br />

me ne accorga. Temo <strong>che</strong> passi senza <strong>che</strong> <strong>io</strong> sia disposto ad<br />

ascoltarlo. Se questo incontro passa invano, posso essere<br />

sicuro <strong>che</strong> ce ne sarà un altro?


LA RIMPATRIATA:<br />

UN PIACERE SUBLIME DELLA VITA<br />

<strong>San</strong>dro Morici<br />

Incontrarsi oggi può essere estremamente facile, e<br />

al tempo stesso desolatamente difficile.<br />

Nel primo caso basta accendere un computer o un<br />

qualsiasi aggegg<strong>io</strong> della vasta categoria merceologica<br />

della voce “elettronica di consumo” per potersi<br />

incontrare virtualmente con mezzo mondo, scrivendosi<br />

di tutto e di piu’ o parlandosi per Skype a tutte<br />

le ore del g<strong>io</strong>rno e - perché no? - della notte.<br />

Il secondo caso prevede invece la possibilità di<br />

guardarsi negli occhi, di sentire al naturale la voce<br />

dell’altro (o degli altri), addirittura di toccarlo,<br />

insomma quando si cerca il contatto fisico con i<br />

cinque sensi in attività. Personalmente preferirei<br />

questo secondo approcc<strong>io</strong>, non tanto perché la telematica<br />

mi fa un pò paura, ma perché mi sembra più<br />

consono alle ricer<strong>che</strong> di un afflato umano e di uno<br />

scamb<strong>io</strong> diretto di sentimenti.<br />

Incontro inteso quindi come trasmiss<strong>io</strong>ne di sensaz<strong>io</strong>ni,<br />

di condivis<strong>io</strong>ne di emoz<strong>io</strong>ni, di stimolo alla<br />

commoz<strong>io</strong>ne, di occas<strong>io</strong>ne per esprimere meraviglia,<br />

stupore, interessi comuni. E con la buona volontà si<br />

possono d’altronde minimizzare le difficoltà, quali<br />

distanze chilometri<strong>che</strong>, code del traffico, le scadenze<br />

degli impegni quotidiani, insomma tutto c<strong>io</strong>’ <strong>che</strong> ci<br />

complica la vita.<br />

E allora, chi incontrare? Sembrerebbe una domanda<br />

banale, ma di fatto ognuno di noi fa sempre una certa<br />

scelta nei limiti del possibile e crea mentalmente delle<br />

pr<strong>io</strong>rità: perché in fondo, l’incontro è e deve essere<br />

un piacere, sia <strong>che</strong> esso avvenga su dimens<strong>io</strong>ni<br />

materiali <strong>che</strong> spirituali.<br />

Certo, quando il discorso si restringe al campo<br />

dell’amicizia, la sensaz<strong>io</strong>ne di gradevolezza è scontata.<br />

E allora parliamone pure, rievocando quanto sono<br />

riuscito a fare ad agosto scorso con un gruppo di<br />

amici da una vita.<br />

Eravamo in Sicilia e, si sa, a noi siciliani si possono<br />

attribuire alcuni difettucci: un pò permalosi, a volte<br />

impazienti, talvolta irruenti, ma... con gli amici è<br />

diverso, siamo generalmente indulgenti e generosi.<br />

Ci riferiamo ovviamente all’amico vero, non a quello<br />

a gettoni o a quell’altro di comodo o raccattato per<br />

scelta elettorale (<strong>che</strong> in casi estremi diventa “amico<br />

degli amici”).<br />

Ebbene, l’idea è stata di organizzare una riun<strong>io</strong>ne tra<br />

vecchi compagni di scuola. nel per<strong>io</strong>do estivo appena<br />

passato, durante il comune sogg<strong>io</strong>rno a Castelbuono,<br />

deliz<strong>io</strong>so paese delle Madonie, non per festeggiare<br />

un particolare anniversar<strong>io</strong> o per fondare una delle<br />

tante associaz<strong>io</strong>ni a sfondo sociale, ma solo per il<br />

- 8 -<br />

piacere di stare assieme e tutti insieme. C’era dietro<br />

un pizzico di nostalgia? Non credo, perché questa,<br />

nella sua origine greca, contiene il termine “algìa”<br />

- dolore, mentre, al contrar<strong>io</strong>, quell’evento è stato<br />

sinceramente g<strong>io</strong><strong>io</strong>so e intriso di empatia. L’abbiamo<br />

chiamato “rimpatriata” di alcuni ex-alunni, compagni<br />

negli anni ´40 del secolo scorso sui banchi<br />

della scuola elementare “a <strong>San</strong> Franciscu”, situata<br />

all’interno del med<strong>io</strong>evale ch<strong>io</strong>stro, limitrofo alla<br />

chiesa di <strong>San</strong> Francesco: pensate, a quei tempi<br />

nel ch<strong>io</strong>stro si affacciavano le aule di noi bambini<br />

(rigorosamente solo maschietti), assieme alla caserma<br />

dei carabinieri, con tanto di stalle per i loro cavalli.<br />

Eppure tra noi, ex-ragazzini <strong>che</strong> su quei banchi<br />

imparammo a scrivere intingendo il pennino nel<br />

calama<strong>io</strong> (...la penna biro sarebbe stata una conquista<br />

successiva...), esiste un qualcosa di magnetico,<br />

come un’attraz<strong>io</strong>ne mister<strong>io</strong>sa tra due poli: da un<br />

lato una combriccola di ex-compagnetti, oggi stag<strong>io</strong>nati<br />

vecchietti in gamba (...a Roma diremmo gajardi<br />

e tosti...) e dall’altro lato una dolcissima figura <strong>che</strong><br />

ammicca, <strong>che</strong> attira con pass<strong>io</strong>ne un pò tutti e ci<br />

fa star bene: fin dall’antichita´ l’hanno chiamata<br />

“amicizia”.<br />

E il tempo, <strong>che</strong> pur appare così tiranno con le nostre<br />

vite, magicamente rafforza i nostri legami.<br />

E così, animati da questo forte spirito di aggregaz<strong>io</strong>ne,<br />

ci siamo ritrovati in compagnia delle nostre mogli<br />

intorno a un tavolo con una trentina di posti, su un<br />

grande spiazzo di una tranquilla casa di campagna.<br />

Qualcuno potrebbe qui far osservare <strong>che</strong>, come<br />

al solito, gli incontri, an<strong>che</strong> se commemorativi,<br />

vengono consumati intorno ad una tavola imbandita<br />

(alludendo, forse, all’italico modus operandi del<br />

“tutto finisce a tarallucci e vino”).<br />

Non nel nostro caso, per<strong>che</strong>’ insieme abbiamo respirato<br />

(e a pieni polmoni, essendo immersi in un bosco<br />

di querce e di castagni) aria di affettuosita’, gustando<br />

a vicenda la stessa suggest<strong>io</strong>ne di sincerita’ di<br />

quando eravamo piccoli. Certo, c’è stato un gran bel<br />

pranzo con un menu’ accuratamente studiato per<br />

non infliggere duri colpi al già malconc<strong>io</strong> tasso di<br />

colesterolo dei presenti...data l’età media... ma nel<br />

contempo abbiamo ritrovato i sapori della nostra<br />

infanzia.<br />

Uno sguardo dedicato al passato, <strong>che</strong> però non ci ha<br />

fatto perdere di vista il presente: tra una bevuta e<br />

l’altra abbiamo parlato dei nostri “impegni” da<br />

pens<strong>io</strong>nati, dei nostri figli e dei nostri nipoti.<br />

E poi abbiamo avuto il<br />

tempo per divertirci<br />

“ó iúocu dí pignati”,<br />

alias g<strong>io</strong>co della pentolaccia<br />

e infine per<br />

raccogliere un’offerta<br />

per i poveri della <strong>San</strong><br />

Vincenzo.<br />

Il brindisi finale, celebrato<br />

con i liquorini<br />

esclusivamente fatti<br />

in casa, ci ha visto<br />

uniti in un grande<br />

abbracc<strong>io</strong> di augur<strong>io</strong><br />

per un “arrivederci<br />

al prossimo anno”:<br />

tutti assieme rifaremo<br />

l’appello e agli<br />

ex-allievi assenti non<br />

sarà concessa alcuna<br />

giustificaz<strong>io</strong>ne!


INCONTRI<br />

VIRTUALI E INCONTRI REALI<br />

Marco Di Tillo<br />

Qual<strong>che</strong> g<strong>io</strong>rno fa, girando l’angolo di un palazzo,<br />

ho incontrato un m<strong>io</strong> amico per strada. È un m<strong>io</strong><br />

caro amico, lo conosco da tanto tempo, abita nel<br />

m<strong>io</strong> stesso quartiere e frequenta la mia stessa<br />

parrocchia. Nonostante l’estrema vicinanza an<strong>che</strong><br />

di abitaz<strong>io</strong>ne, come spesso succede, presi dai<br />

ritmi sballati delle nostre esistenze, ci vediamo<br />

poco di persona. Al contrar<strong>io</strong> ci messaggiamo<br />

spesso tramite sms e, soprattutto, comunichiamo<br />

moltissimo attraverso e-mail, an<strong>che</strong> lunghe ed elaborate. Quel g<strong>io</strong>rno,<br />

però, inaspettatamente, girando l’angolo di un palazzo, eccoci lì, faccia<br />

a faccia.<br />

Quanto tempo era <strong>che</strong> non ci guardavamo negli occhi? Mesi? Un anno?<br />

Un abbracc<strong>io</strong>, un bac<strong>io</strong> affettuoso e poi? E poi basta.<br />

La sapete la cosa strana? Non ci siamo detti niente.<br />

Ma niente di niente. Eppure era lui, propr<strong>io</strong> lui, il m<strong>io</strong> caro amico. Era<br />

un’occas<strong>io</strong>ne unica per comunicare, per dirsi delle cose. Tra l’altro<br />

eravamo entrambi rilassati, non sembravamo avere particolarmente<br />

fretta, non dovevamo andare da nessuna parte in particolare.<br />

Insomma, avevamo tempo! Eppure niente. Un saluto, un nuovo<br />

abbracc<strong>io</strong> e… ciao. Ognuno per la sua strada, in attesa della prossima<br />

mail. Qual<strong>che</strong> tempo fa, di ritorno da un viagg<strong>io</strong> in montagna, sono<br />

riuscito ad incontrare alla staz<strong>io</strong>ne di Rovereto una famiglia di amici<br />

<strong>che</strong> vive in provincia di Trento. Lui, m<strong>io</strong> storico amico del precedente<br />

quartiere in cui vivevo, <strong>San</strong> Saba, ha vissuto a Roma fino al’età di 30<br />

anni. Siamo cresciuti insieme ma poi, molti anni fa, si è trasferito al<br />

nord per lavoro, si è sposato, ha avuto un figl<strong>io</strong> ed è rimasto a vivere<br />

lì. Ci sentiamo spessissimo an<strong>che</strong> con lui, via mail o sms, però erano<br />

più di sette anni <strong>che</strong> non ci incontravamo davvero. Il ricordo del suo<br />

viso non corrispondeva quasi più all’immagine <strong>che</strong> avevo.<br />

Ecco, è propr<strong>io</strong> questo il punto dove volevo arrivare.<br />

Negli ultimi anni la comunicaz<strong>io</strong>ne è migl<strong>io</strong>rata dal punto di vista<br />

squisitamente tecnico. È un bene? È un male?<br />

Francamente non ho una risposta precisa.<br />

Però mi ricordo con grande nostalgia di quei bei per<strong>io</strong>di della vita<br />

quando, per dire qualcosa a qualcuno, uscivi di casa e andavi a<br />

suonargli al campanello della porta. Lui ti offriva un caffè, magari ci si<br />

sedeva intorno ad un tavolo e si chiacchierava. Nel suo viso potevi<br />

leggere la g<strong>io</strong>ia, l’entusiasmo per un argomento trattato oppure la<br />

vergogna, la ritrosia, la rabbia. Insomma, sul suo viso leggevi tutto.<br />

E oggi <strong>che</strong> cosa leggi davvero dentro ad un messagg<strong>io</strong> sms oppure<br />

dentro ad una mail? Certo, è an<strong>che</strong> vero <strong>che</strong> se dovevi telefonare a<br />

qualcuno <strong>che</strong> stava dall’altra parte del mondo, potevi pure morire in<br />

attesa di prendere la linea telefonica e, quando finalmente riuscivi<br />

a parlare, dovevi dire in fretta le po<strong>che</strong> cose essenziali se no quella<br />

telefonata ti costava due stipendi!<br />

Credo però <strong>che</strong> oggi si stia verificando un allontanamento graduale non<br />

solo dal contatto fisico con l’interlocutore ma, essenzialmente, propr<strong>io</strong><br />

dal suo sguardo.La ritrosia alla presenza dell’altro durante la conversaz<strong>io</strong>ne<br />

si sta radicando così fortemente <strong>che</strong> rischiamo di diventare<br />

sempre e di più solo amici virtuali, senza più avere abitudine all’incontrarsi<br />

davvero, al toccarsi, al sapersi lì, uno vicino all’altro, disponibili<br />

a concedere all’amico an<strong>che</strong> il propr<strong>io</strong> tempo fisico, oltre <strong>che</strong> la propria<br />

parola. <strong>Tu</strong>tto questo potrebbe avere nel tempo conseguenze ancora più<br />

disastrose. Immagino ad esemp<strong>io</strong>, oltre alle conversaz<strong>io</strong>ni virtuali,<br />

an<strong>che</strong> delle vacanze virtuali. Ovvero andare insieme, tramite Google<br />

Earth a Canazei e decidere dove andare a passare la g<strong>io</strong>rnata.<br />

“Andiamo al rifug<strong>io</strong> Garibaldi oppure al Dolomiti? Aspetta, devi cliccare<br />

sull’icona in basso a sinistra. Hai visto <strong>che</strong> panorama? E a cena, dove<br />

andiamo a cena? Aspetta <strong>che</strong> consulto il menù online del ristorante<br />

vegetariano <strong>che</strong> sta al centro del paese…”.<br />

Insomma la nostra vita potrebbe disastrosamente diventare tutta<br />

virtuale, così tanto <strong>che</strong>, generaz<strong>io</strong>ne dopo generaz<strong>io</strong>ne, le gambe per<br />

muoverci non ci serviranno nean<strong>che</strong> più. Basteranno solo le dita per<br />

cliccare sul mouse oppure nean<strong>che</strong> quelle, basterà il pensiero. È un<br />

bene? È un male? Forse adesso la risposta ce l’ho. È un male.<br />

E quelli della mia generaz<strong>io</strong>ne, memori di ciò <strong>che</strong> era un tempo e delle<br />

cose semplici <strong>che</strong> rendevano il vedersi un evento importante realmente<br />

e concretamente vissuto, dovrebbero combattere per questo, come<br />

fanno gli ambientalisti <strong>che</strong> difendono i propri paesi dall’inevitabile<br />

incedere del progresso. Poiché non sempre il progresso fa bene, molto<br />

spesso, a m<strong>io</strong> avviso è propr<strong>io</strong> disastroso an<strong>che</strong> perchè guardarsi negli<br />

occhi è bello, semplice e bello.<br />

- 9 -<br />

UN’AMICIZIA PER<br />

TUTTA LA VITA<br />

Cesare Catarinozzi<br />

Prima elementare dalle Suore Orsoline di via<br />

Pompeo Magno in Prati, quartiere dove abitavo.<br />

Vicino di banco Domenico <strong>che</strong>, senza indugi, fin<br />

dal primo g<strong>io</strong>rno mi disse:<br />

“Domani vengo a casa tua.”<br />

I miei genitori si preoccuparono e mi domandarono<br />

chi fosse questo compagnucc<strong>io</strong> così ardito.<br />

L’indomani, a casa nostra, venne Domenico con i<br />

suoi genitori e g<strong>io</strong>cammo con le automobiline, di<br />

cui ancora oggi egli fa collez<strong>io</strong>ne. I genitori di<br />

Domenico erano siciliani, il padre si chiamava<br />

addirittura Alf<strong>io</strong>, come il protagonista di “La<br />

cavalleria rusticana”, i miei c<strong>io</strong>ciari (Subiaco e<br />

Alatri).<br />

Domenico faceva in classe molti disegni e mi<br />

chiedeva per ciascuno di mettergli il voto. Le<br />

suore orsoline francesi ci guidavano con molta<br />

pass<strong>io</strong>ne. In III elementare Domenico ed <strong>io</strong><br />

passammo alla scuola pubblica, all’Istituto<br />

Umberto I°: mescolato agli altri genitori veniva<br />

an<strong>che</strong> Eduardo De Filippo a prendere il figl<strong>io</strong>letto<br />

Luca. Una volta con m<strong>io</strong> padre e suo padre<br />

andammo a vedere le Mille Miglia. Ma per<br />

prepararci alla prima comun<strong>io</strong>ne andammo di<br />

nuovo dalle suore orsoline di via Pompeo Magno.<br />

Scuola Media e Ginnas<strong>io</strong>: Domenico ed <strong>io</strong> ancora<br />

insieme, vagando da Omero a Manzoni (quando<br />

ci sarà nelle scuole l’insegnamento della Bibbia?).<br />

A 14 anni andammo insieme, con la mia famiglia,<br />

in vacanza a Civitanova Mar<strong>che</strong>, dove <strong>io</strong> conobbi<br />

Paola, la mia prima vera cotta, <strong>che</strong> rivedrò<br />

quest’anno dopo mezzo secolo. Con il giradischi<br />

ascoltavamo Rocco Granata, <strong>che</strong> cantava<br />

“Marina”, Peppino di Capri, Neil Sedaka, Elvis<br />

Presley.<br />

Dopo Civitanova, vacanze insieme ad Alatri, il<br />

paese nativo dei miei genitori. Al liceo Domenico<br />

ed <strong>io</strong> ancora insieme, con il caro professor Voce,<br />

cieco, <strong>che</strong> ci insegnava filosofia ed aveva un<br />

debole per me. Sempre insieme alle prime feste<br />

da ballo, alla conquista delle ragazze. Insieme a<br />

nuotare alla piscina del Foro Italico. Venne<br />

l’Università: Domenico prese Medicina ed <strong>io</strong><br />

Filosofia.<br />

Per un pò di anni non ci vedemmo più.<br />

Dopo la mia laurea ed il m<strong>io</strong> successivo matrimon<strong>io</strong>,<br />

Domenico venne a trovarmi a casa dopo<br />

un pò ed <strong>io</strong> mi fidai subito di lui come medico, <strong>che</strong><br />

nel frattempo era andato ad abitare all’EUR, gli<br />

telefonavo, gli chiedevo consigli.<br />

Feci un ciclo utile e piacevole di cure per la sinusite<br />

a Salsomagg<strong>io</strong>re, dove ogni anno si eleggeva<br />

Miss Italia. Anch’egli si sposò ed ebbe due figlie,<br />

Elisa ed Elena, mentre <strong>io</strong> ho una sola figlia adottiva,<br />

cilena, Nora Andrea. (Andrea in lingua spagnola<br />

è femminile).<br />

Invitai più volte Domenico a parlare nella mia<br />

scuola sulla tossicodipendenza, la sua prima<br />

esperienza nel parlare in pubblico; oggi insegna<br />

“Medicina del Lavoro” e “Malattie polmonari” agli<br />

studenti di Tor Vergata. Cominciai a festeggiare<br />

alla grande ogni anno il m<strong>io</strong> compleanno ed egli,<br />

medico ma an<strong>che</strong> chirurgo, viene s<strong>che</strong>rzosamente<br />

invitato a tagliare la torta. Ho “ripescato” diversi<br />

miei ex compagni della scuola media (ed an<strong>che</strong><br />

elementare) e con Domenico e loro ci facciamo<br />

ogni tanto una pizza o andiamo dal cinese.<br />

Differenti da sempre le opin<strong>io</strong>ni politi<strong>che</strong>, lui liberale,<br />

<strong>io</strong> socialista. Un’amicizia <strong>che</strong> dura da più di<br />

cinquant’anni, questa con Domenico e chissà chi<br />

dei due il Padreterno vorrà chiamare a sé per<br />

primo. Ma an<strong>che</strong> in quel caso… ci faremo un<br />

fisch<strong>io</strong> e ci ritroveremo.


SVENTAGLIATA DI INCONTRI<br />

Alfredo Palieri<br />

Fai due miglia con chi ti chiede di accompagnarlo per un<br />

migl<strong>io</strong>. Certo lascerai il finale del giallo in Tv. Interrompi<br />

le tue attività, metti in un cassetto le rifless<strong>io</strong>ni <strong>che</strong> stavi<br />

facendo. Ma chi ti ha cercato si sente solo e vuole essere<br />

consolato. Oppure ha bisogno del tuo aiuto qual<strong>che</strong><br />

motivo pratico. E, attento, lui ha una mentalità diversa<br />

dalla tua e devi faticare per farti capire. Oppure è quel<br />

caro amico in transito per Roma e devi raggiungerlo nel<br />

luogo convenuto. Oppure è quello con cui ti <strong>sei</strong> scontrato<br />

nell’ultima riun<strong>io</strong>ne di condomin<strong>io</strong> con pittoreschi<br />

scambi di epiteti e con il quale adesso, rag<strong>io</strong>nando<br />

pacatamente, riuscirete forse ad intendervi e a fare pace.<br />

Si perché la pace non si fa da soli ma si fa tutti e due<br />

insieme. E come ti sentirai più leggero, a pace fatta. Un<br />

incontro molto fruttifero? E quello del gesuita <strong>che</strong><br />

dapprima alzò gli occhi al cielo perché la sua lettura del<br />

breviar<strong>io</strong> su un treno americano venne interrotta dalla<br />

domanda: “Are you a Catholic priest?” rivoltagli da un<br />

tale la cui convers<strong>io</strong>ne però iniziò poi propr<strong>io</strong> da quel<br />

colloqu<strong>io</strong> avuto con quel sacerdote.<br />

“Occh<strong>io</strong> agli incontri !” diceva invece padre Baragli. “Il<br />

cristiano deve essere scaltro come i serpenti per annusare<br />

i tranelli e non farsi mettere i piedi addosso, ma deve<br />

essere an<strong>che</strong> candido come la neve nel riconoscere lealmente<br />

i meriti del prossimo e gli eventuali propri errori.<br />

M<strong>io</strong> fratello magg<strong>io</strong>re mi consigliava di non precipitarmi<br />

in treno in uno scompartimento vuoto, altrimenti sarebbe<br />

entrata poi un’intera famiglia vedendo <strong>che</strong> c’era solo una<br />

persona.<br />

Era megl<strong>io</strong> entrare in uno scompartimento con già uno o<br />

due persone. E poi? Chiudersi in assoluto mutismo?<br />

Oppure intervenire gradualmente nella conversaz<strong>io</strong>ne?<br />

Il treno è un’ottima palestra di incontri per scambi di<br />

idee.<br />

I discorsi sono favoriti dall’anonimato. Il grande autore<br />

latino Oraz<strong>io</strong> passeggiava tranquillamente quando incontrò<br />

un attaccabottone, uno di quelli <strong>che</strong> ti assillano<br />

parlando sempre lui, non lasciandoti spaz<strong>io</strong> né respiro.<br />

Ma ecco la salvezza, d’improvviso. Sbuca un tipo <strong>che</strong> tira<br />

l’orecch<strong>io</strong> all’attaccabottone, dicendogli “Vieni a fare da<br />

testimone!”. E quello viene portato in tribunale a<br />

testimoniare e Oraz<strong>io</strong>, con un bel sospiro di sollievo,<br />

esclamò: ”Mi ha salvato Apollo !”.<br />

Be’, ma onestamente quante volte siamo noi dei rompiscatole?<br />

Mia moglie saggiamente mi avverte:” Quando<br />

stai con altri non li affliggere con discorsi <strong>che</strong> interessano<br />

solo te, magari per far vedere quanto <strong>sei</strong> bravo! Se no<br />

loro ti ascoltano per cortesia ma invece non vedono l’ora<br />

<strong>che</strong> tu te ne vada.”<br />

È vero. Negli incontri bisogna avere l’elasticità di saper<br />

cambiare discorso, di adeguarsi alla mentalità altrui,<br />

all’occorrenza cercando poi di farsi capire an<strong>che</strong> dagli<br />

altri, con intelligenza, se possibile, sempre con intelligenza.<br />

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- 10 -<br />

INCONTRI DI UNA VITA<br />

Alessandra Chianese<br />

È una tranquilla serata di fine inverno. Ancora<br />

qual<strong>che</strong> g<strong>io</strong>rno di pazienza e poi la primavera avrà<br />

il sopravvento. È il momento della g<strong>io</strong>rnata <strong>che</strong> mi<br />

piace di più. Ho creato un pò di silenz<strong>io</strong> intorno e<br />

mi abbandono ai pensieri.<br />

Saranno gli anni <strong>che</strong> passano, sarà l’atmosfera un<br />

pò pesante <strong>che</strong> ultimamente ci circonda, sarà il<br />

senso di incertezza sul futuro, ma sempre più<br />

spesso mi sorprendo a guardare indietro, a fare<br />

consuntivi e tracciare conclus<strong>io</strong>ni su come sono<br />

oggi rispetto a ciò <strong>che</strong> volevo o potevo essere.<br />

Confrontarsi con se stessi è un eserciz<strong>io</strong> utile,<br />

guardarsi dentro aiuta a capire. E nel passare in<br />

rassegna la propria vita si riaffacciano i momenti<br />

importanti, gli incontri-chiave, quelli <strong>che</strong> hanno<br />

dato una svolta. Nel ricordo, alcuni dettagli si<br />

perdono, altri si enfatizzano, ma ci sono volti,<br />

parole, circostanze <strong>che</strong> restano impressi. Non si<br />

possono dimenticare i versi di una poesia in cui<br />

hai sentito vibrare il tuo animo attraverso parole<br />

<strong>che</strong> non avresti saputo usare, ma <strong>che</strong> esprimevano<br />

esattamente ciò <strong>che</strong> provavi. Ci sono libri <strong>che</strong> ti<br />

hanno conquistato, cui hai dedicato una lettura<br />

febbrile, <strong>che</strong> hai ripetutamente ripreso in mano e<br />

ogni volta è stata una nuova scoperta.<br />

Quanti uomini e donne si incontrano in una vita?<br />

Decine, centinaia, forse migliaia, a volte per un<br />

caso fortuito, a volte per scelta. Incontriamo<br />

buoni e cattivi maestri cui ci affidiamo con fiducia,<br />

incontriamo l’<strong>amore</strong> – un’esperienza improvvisa e<br />

totalizzante-, incontriamo i nostri figli e cresciamo<br />

con loro, incontriamo il dolore ed abbiamo la<br />

tentaz<strong>io</strong>ne di scappare.<br />

In momenti particolari di grazia abbiamo l’intuiz<strong>io</strong>ne<br />

di un incontro con D<strong>io</strong>.<br />

Ci sono incontri <strong>che</strong> non si dimenticano perché ti<br />

segnano per sempre, perché dopo non sarà mai<br />

più come prima, ce ne sono altri fugaci, leggeri,<br />

solo un contatto momentaneo <strong>che</strong> sembra scivolar<br />

via senza conseguenze. Eppure, in ogni caso,<br />

nel bene e nel male, costituiscano uno stimolo<br />

profondo o un rapporto temporaneo, aggiungono<br />

una sfaccettatura più o meno decisa al nostro<br />

essere, come se fosse il lavoro contemporaneo di<br />

più scultori o orafi, qualcuno più artista degli altri,<br />

ma comunque tutti artefici di un’opera comune.<br />

E nell’incroc<strong>io</strong> intricato delle relaz<strong>io</strong>ni umane, per<br />

tutta la vita, simultaneamente, si è forgiati e si<br />

forgia, si dona e si riceve, si insegna e si apprende.<br />

well<br />

di Nicoletta Palmieri<br />

CENTRO<br />

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INCONTRARSI E<br />

DIRSI ADDIO<br />

Maria Rossi<br />

Quante persone ho<br />

incontrato nella mia<br />

vita!<br />

Difficile fare il conto.<br />

La mia grande famiglia<br />

allargata, gli amici d’infanzia,<br />

le mie maestre<br />

delle elementari, i professori<br />

e gli amici degli<br />

anni di liceo e di università,<br />

e poi i colleghi, una<br />

quantità straordinaria di<br />

ragazzi nei tantissimi<br />

anni in cui ho insegnato al liceo, le loro famiglie, gli<br />

amici e le ami<strong>che</strong> di S. P<strong>io</strong> X… Vecchi e g<strong>io</strong>vani, uomini<br />

e donne, laici e sacerdoti, persone <strong>che</strong> ho incontrato<br />

un attimo, per caso, e persone con cui ho condiviso<br />

esperienze e anni di vita. Un’amica, <strong>che</strong> si dilettava<br />

di astrologia, mi disse una volta <strong>che</strong> quelli<br />

dell’Acquar<strong>io</strong> (an<strong>che</strong> se <strong>io</strong> ci rientro per poco, e ci<br />

credo poco!) privilegiano l’amicizia all’<strong>amore</strong>, sono<br />

fedelissimi e soprattutto investono pass<strong>io</strong>ne e entusiasmo<br />

nel rapporto con gli altri.<br />

Che non mi attirino rapporti superficiali o sc<strong>io</strong>cchi è,<br />

però, un dato di fatto e cerco sempre, se è possibile,<br />

di costruire rapporti profondi e importanti. Certo non<br />

è possibile con tutti!<br />

Ci sono state però nella mia vita persone e incontri<br />

<strong>che</strong> mi hanno cambiato ed hanno inciso profondamente<br />

in me. Beh, non posso certo elencarli tutti.<br />

Ma ci sarà un motivo per cui ricordo ancora tanto<br />

bene la mia maestra di Prima Elementare e quella di<br />

Quinta, il professore di Latino e Greco del Liceo e<br />

quelli di Letteratura italiana e Storia medievale<br />

all’Università, mentre altre immagini sono sfocate.<br />

Così è per alcuni studenti rispetto ad altri, e per<br />

alcuni colleghi. Sono ancora in amicizia con alcuni<br />

colleghi del liceo di Bracciano (conosciuti nei primi<br />

anni 80), con alcuni del Pasteur dove sono stata<br />

per 14 anni… Poi ci sono stati i maestri della vita<br />

profonda, quelli <strong>che</strong> mi hanno guidato ed educato,<br />

alcuni sacerdoti, alcune ami<strong>che</strong>, coetanee e an<strong>che</strong> più<br />

grandi <strong>che</strong> non finirò mai di ringraziare e <strong>che</strong> in<br />

momenti difficili mi sono state accanto in silenz<strong>io</strong> e<br />

con straordinaria affettuosità.<br />

Come quell’amica d’infanzia <strong>che</strong>, pur non credente,<br />

veniva sempre a Messa con me la sera in un momento<br />

particolarmente difficile della mia vita.<br />

Dato però <strong>che</strong> questo è il g<strong>io</strong>rnale della Parrocchia, è<br />

su questa <strong>che</strong> vogl<strong>io</strong> fermarmi. Gli incontri di ieri,<br />

dell’altro ieri e di oggi. A qualcuno può sembrare<br />

assurdo ma ancora frequento alcune, e alcuni, di<br />

quelli con cui sono stata adolescente.<br />

Erano gli anni dell’Az<strong>io</strong>ne Cattolica, dei campeggi<br />

estivi del ’64 e del ’65 con i g<strong>io</strong>vani sacerdoti di<br />

allora, don Nicola e don G<strong>io</strong>rg<strong>io</strong>; ero ancora quasi<br />

bambina, con i calzettoni e la gonna scozzese eppure<br />

alcune delle amicizie di ieri ci sono ancora oggi, forse<br />

perché in tanti siamo rimasti a Roma, nello stesso<br />

quartiere e in quelli vicini.<br />

Spesso poi erano i medesimi amici del liceo; in tanti<br />

andavamo al Mamiani, al Virgil<strong>io</strong>, al Castelnuovo (non<br />

esistevano ancora Tacito e Talete), andavamo e<br />

tornavamo insieme.<br />

La g<strong>io</strong>vinezza è l’età in cui più si sta “insieme”, in cui<br />

si fa gruppo per crescere e conoscere, ieri come oggi,<br />

an<strong>che</strong> se i luoghi oggi possono essere diversi.<br />

E nel passato più vicino?<br />

C’è stata la ripresa intensa e dinamica della vita<br />

parrocchiale quando arrivarono don Fede e don<br />

Paolo, e don Anton<strong>io</strong> e, poi, don Pietro e don Roberto.<br />

- 11 -<br />

Sono stati anni pieni e belli, ricchi di incontri<br />

importanti con tante persone <strong>che</strong> arrivavano e si<br />

aggregavano.<br />

L’arrivo dei “g<strong>io</strong>vani” sacerdoti nel 2002 ha rivitalizzato<br />

infatti moltissimo la parrocchia.<br />

Don Antonino, un papà a cui in tanti abbiamo voluto<br />

bene, alla fine era stanco e malato e lo sforzo del<br />

Giubileo del 2000 è stato la sua ultima grande fatica.<br />

Ora invece c’erano un parroco di quaranta<strong>sei</strong> anni, in<br />

gamba e pieno di iniziative, un vice alto, sorridente e<br />

g<strong>io</strong>vane, il poliglotta e vivace Pietro e più tardi<br />

Roberto, allegro e profondo, e, insieme a loro,<br />

un fervore di novità, di celebraz<strong>io</strong>ni accurate, di<br />

cate<strong>che</strong>si stimolanti.<br />

Adulti, g<strong>io</strong>vani, bambini, famiglie intere, fedeli di<br />

sempre e nuove persone attirate da quanto si faceva.<br />

E su tutti c’era lo sguardo paterno e affettuoso di don<br />

P<strong>io</strong>, schivo ma colto come pochi. Abbiamo ripreso con<br />

entusiasmo e <strong>io</strong> stessa insieme a tanti altri ho investito<br />

moltissimo sulla mia parrocchia in questi anni; abbiamo<br />

investito con pass<strong>io</strong>ne e calore il nostro tempo e le<br />

nostre energie, la nostra voglia di fare e di essere.<br />

An<strong>che</strong> “Arrivano i Nostri” è figl<strong>io</strong> di quella stag<strong>io</strong>ne di<br />

entusiasmo, di vivacità, di novità e così il suo direttore<br />

e i suoi redattori, i tanti <strong>che</strong> in questi anni si sono<br />

avvicendati.<br />

Dice il libro di Qoèlet, <strong>che</strong> ha pagine molto belle, “C’è<br />

un tempo per nascere e un tempo per morire…, un<br />

tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo<br />

per tacere e un tempo per parlare, un tempo per<br />

amare…”<br />

Federico, Pietro, Roberto, Valdek, Vitalji sono andati<br />

via ed ognuno ci ha lasciato un ricordo prez<strong>io</strong>so e<br />

unico, così sono andate via altre persone e ne sono<br />

venute di nuove, è rimasto don Nico, sono arrivati<br />

don Raffaele e don Gianni.<br />

Ci sono stati matrimoni, funerali e battesimi.<br />

E ora, domani, cosa sarà?<br />

C’è un sogno molto umano in ognuno di noi e sarebbe<br />

quello di fermare il tempo in un momento, in un<br />

attimo, <strong>che</strong> per qual<strong>che</strong> motivo ci sembra bellissimo e<br />

perfetto, ma il tempo vola via, le persone si allontanano,<br />

a volte spariscono; ogni incontro ci ha lasciato<br />

però nel cuore qualcosa di ricco e prez<strong>io</strong>so, un volto<br />

sorridente e sereno, una lacrima, un abbracc<strong>io</strong>, la<br />

parola giusta di cui avevamo bisogno, quel senso di<br />

calore <strong>che</strong> ci si è allargato nel petto…<br />

Allora <strong>io</strong>, <strong>che</strong> sono molto sentimentale e pass<strong>io</strong>nale,<br />

posso solo chiedere di imparare an<strong>che</strong> qualcosa <strong>che</strong><br />

per me è difficile e duro da accettare e c<strong>io</strong>è <strong>che</strong> molto<br />

spesso siamo chiamati an<strong>che</strong> a… dirci add<strong>io</strong>!<br />

Come Mary Poppins resteremo finché cambia il<br />

vento… e il vento sta cambiando.


INCONTRARE CRISTO<br />

Renato Ammannati<br />

“Qual è la prima caratteristica della fede in<br />

<strong>Cristo</strong>?”, si chiedeva don Luigi Giussani, fondatore<br />

del Movimento di Comun<strong>io</strong>ne e<br />

Liberaz<strong>io</strong>ne. “Caratteristica” sta, in questa<br />

frase, per elemento peculiare <strong>che</strong> contraddistingue<br />

un determinato oggetto, reale o<br />

figurato. Giussani riteneva <strong>che</strong> la “caratteristica”<br />

della fede in <strong>Cristo</strong> fosse un fatto, un fatto<br />

<strong>che</strong> “ha la forma di un incontro”. L’essere<br />

“prima” sta inoltre ad indicare una pr<strong>io</strong>rità in<br />

senso sia temporale sia esistenziale. Non si<br />

pone nessuno al centro della propria vita<br />

se prima non lo si è incontrato. Dunque, la<br />

“prima caratteristica” della fede in <strong>Cristo</strong> è un<br />

incontro.<br />

Un uomo <strong>che</strong> incontra il cristianesimo, il<br />

cristianesimo vero, sosteneva però Giussani,<br />

non lo incontra come regola ma come<br />

esperienza umana di conoscenza di <strong>Cristo</strong><br />

stesso. In una lettera inviata a G<strong>io</strong>vanni Paolo<br />

II, don Giussani riaffermò con vigore questo<br />

punto centrale della sua vis<strong>io</strong>ne del cristianesimo.<br />

Ciò <strong>che</strong> aveva inteso fare era “proclamare<br />

la necessità di ritornare agli aspetti elementari<br />

del cristianesimo, vale a dire la pass<strong>io</strong>ne del<br />

fatto cristiano come tale nei suoi elementi<br />

originali, e basta”, dove “il cristianesimo si<br />

identifica con un Fatto - l’Avvenimento di<br />

<strong>Cristo</strong> - e non con un’ideologia”.<br />

La teologia di don Giussani, <strong>che</strong> fonda il cristianesimo<br />

sull’incontro personale e reale con<br />

<strong>Cristo</strong> an<strong>che</strong> a distanza di duemila anni,<br />

permette di penetrare megl<strong>io</strong> il reale rapporto<br />

fra attesa e compimento, fra profezia e realizzaz<strong>io</strong>ne<br />

piena delle Scritture. L’incontro con<br />

<strong>Cristo</strong> non è rimandato alla fine del tempo. Se<br />

questo incontro non fosse possibile già da ora<br />

ma risultasse virtuale, esso si ridurrebbe ad<br />

una pura rappresentaz<strong>io</strong>ne fantasmatica.<br />

In altre parole, il cristiano percepirebbe, se<br />

questo incontro non fosse possibile già da ora,<br />

nient’altro <strong>che</strong> un’immagine introiettata di una<br />

rappresentaz<strong>io</strong>ne trasmessa culturalmente.<br />

Per megl<strong>io</strong> comprendere il senso più profondo<br />

del messagg<strong>io</strong> di Giussani, sarà bene prendere<br />

in esemp<strong>io</strong> la figura di Auson<strong>io</strong>, poeta della<br />

tarda latinità.<br />

Nato nell’odierna Bordeaux agli inizi del IV<br />

secolo, fu professore di retorica e nel 365 fu<br />

chiamato dall’imperatore Valentiniano I alla<br />

corte di Treviri come precettore di Graziano,<br />

futuro imperatore. La magg<strong>io</strong>r parte della sua<br />

produz<strong>io</strong>ne letteraria è di ispiraz<strong>io</strong>ne profana:<br />

di argomento cristiano sono infatti solo pochi<br />

carmi, i Versus Paschales, e un’oraz<strong>io</strong>ne <strong>che</strong> fa<br />

parte dell’Ephemeris, sufficienti tuttavia per<br />

rivelare una sua discreta conoscenza delle<br />

Scritture. Queste citaz<strong>io</strong>ni potrebbero tuttavia<br />

fuorviare i meno informati. Si potrebbe pensare,<br />

infatti, <strong>che</strong> Auson<strong>io</strong> fosse un p<strong>io</strong> cristiano<br />

mentre la verità è differente. Il suo cristianesimo<br />

rimase sempre superficiale e, forse, fu dettato<br />

più <strong>che</strong> altro dal desider<strong>io</strong> di “essere al passo”<br />

con la moda del tempo.<br />

A partire da Costantino il Grande, il primo<br />

imperatore romano battezzato, il cristianesimo<br />

era divenuto sempre più la relig<strong>io</strong>ne dell’imperatore<br />

e della sua corte. Non è perciò escluso<br />

<strong>che</strong> Auson<strong>io</strong>, precettore di Graziano, futuro<br />

imperatore, fosse diventato cristiano più per<br />

rag<strong>io</strong>ni ideologi<strong>che</strong>. La prova della sua superficiale<br />

“convers<strong>io</strong>ne” sta nell’atteggiamento<br />

scandalizzato <strong>che</strong> egli assunse alla convers<strong>io</strong>ne<br />

del suo caro amico Paolino, il quale cambiò<br />

totalmente stile di vita, vendendo i suoi averi e<br />

lasciando casa e patria per stabilirsi in una<br />

terra lontana. In altre parole, quella di Paolino<br />

fu una reale convers<strong>io</strong>ne, fondata su un reale<br />

avvenimento, l’incontro con <strong>Cristo</strong>. Evidente è,<br />

nell’esperienza relig<strong>io</strong>sa di Paolino, “l’irruz<strong>io</strong>ne”<br />

nella storia personale di qualcosa <strong>che</strong><br />

sorprende, <strong>che</strong> muta radicalmente la propria<br />

vita e <strong>che</strong> la orienta in un modo completamente<br />

nuovo.<br />

Qui sta la separaz<strong>io</strong>ne fra vero cristianesimo e<br />

falso cristianesimo.<br />

Il vero cristianesimo trova compimento immediato,<br />

perché segnato da un’esperienza reale.<br />

Il cuore dell’uomo rimane toccato da quell’incontro<br />

in modo definitivo. Eloquente è, in tal<br />

senso, il racconto dell’appariz<strong>io</strong>ne di <strong>Cristo</strong> ai<br />

discepoli sulla strada di Emmaus. Mentre<br />

conversavano per la strada, il <strong>Cristo</strong> si affianca<br />

e cammina con loro facendosi compagno di<br />

quella strada, e domanda loro: “Che sono<br />

questi discorsi <strong>che</strong> state facendo tra voi durante<br />

il cammino?”. I due si fermano, lo guardano<br />

sbigottiti, ed uno di loro esclama: “Amico, <strong>sei</strong><br />

davvero all’oscuro di quello <strong>che</strong> è accaduto a<br />

Gerusalemme in questi g<strong>io</strong>rni? Non sai quanto<br />

è accaduto a Gesù di Nazaret, <strong>che</strong> fu profeta<br />

potente in opere e in parole, davanti a D<strong>io</strong> e a<br />

tutto il popolo? Non <strong>sei</strong> venuto a conoscenza<br />

<strong>che</strong> i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno<br />

consegnato per farlo condannare a morte e poi<br />

lo hanno crocifisso?”. E aggiungono: “Noi<br />

speravamo <strong>che</strong> fosse lui a liberare Israele;<br />

nonostante tutto sono passati tre g<strong>io</strong>rni da<br />

quando queste cose sono accadute”. I discepoli<br />

non fanno nulla perché l’incontro possa<br />

accadere. L’incontro avviene indipendentemente<br />

dalla loro volontà. Essi si limitano<br />

semplicemente ad accettare, seppure nel<br />

segno della delus<strong>io</strong>ne <strong>che</strong> li ha colpiti, il loro<br />

inatteso compagno di viagg<strong>io</strong>. <strong>Cristo</strong> lascia<br />

spaz<strong>io</strong> al loro sfogo, perché è dal loro sfogo<br />

<strong>che</strong> nasce un rapporto nuovo e più profondo.<br />

Dopo lo sfogo, infatti, <strong>Cristo</strong> gli dice: “Sc<strong>io</strong>cchi<br />

e tardi di cuore!<br />

Non era forse necessar<strong>io</strong> <strong>che</strong> il <strong>Cristo</strong> sopportasse<br />

queste sofferenze per entrare nella sua<br />

gloria?”. Poi, iniziando da Mosè e da tutti i<br />

profeti, spiega ed indica i punti in cui le<br />

Scritture parlavano di lui. Giunti vicini al villagg<strong>io</strong><br />

dove erano diretti, <strong>Cristo</strong> fa come se dovesse<br />

andare più lontano, ma essi gli dicono: “Resta<br />

con noi perché si fa sera…”.<br />

Nelle brevi righe del racconto di Emmaus è<br />

spiegata in maniera magistrale tutta l’essenza<br />

del cristianesimo di Giussani. Non c’è vera<br />

ades<strong>io</strong>ne alla nuova relig<strong>io</strong>sità introdotta da<br />

<strong>Cristo</strong> se dietro non c’è un avvenimento, e<br />

questo avvenimento si traduce in reale incontro<br />

con lui, tale da farci ripetere le stesse<br />

parole pronunciate dai due discepoli alla fine<br />

di quell’incontro: “Non ci ardeva forse il cuore<br />

nel petto mentre conversava con noi lungo il<br />

cammino, quando ci spiegava le Scritture?”.<br />

Senza quell’incontro <strong>che</strong> cambia la vita, ciò <strong>che</strong><br />

rimane all’uomo è solo la credenza in una falsa<br />

relig<strong>io</strong>ne, in un’ideologia, in un credere di<br />

credere il Vero senza però realmente conoscerlo.<br />

È da questa condiz<strong>io</strong>ne di tenebra,<br />

scambiata erroneamente per dimens<strong>io</strong>ne di<br />

luce, <strong>che</strong> nasce l’apostasia di cui l’apostolo<br />

Paolo parla nell’epistola seconda ai Tessalonicesi.<br />

È da questa condiz<strong>io</strong>ne di errore <strong>che</strong>,<br />

come ricorda il grande e controverso giurista<br />

tedesco Carl Schmitt citando il Vangelo, un<br />

g<strong>io</strong>rno si finirà per accogliere qualcuno<br />

credendolo erroneamente il <strong>Cristo</strong>, ma <strong>che</strong><br />

<strong>Cristo</strong> non sarà: «Io sono venuto in nome del<br />

Padre m<strong>io</strong> e non mi avete accolto; verrà un<br />

altro in propr<strong>io</strong> nome, e questo lo accoglierete»<br />

(Gv 5, 43)<br />

- 12 -<br />

L’IMPORTANZA<br />

DEL<br />

DIALOGO<br />

Leonardo<br />

Cancelli<br />

Fritz Perls il teorico<br />

della terapia della<br />

Gestalt affermava il<br />

princip<strong>io</strong> “Panacea”:<br />

“ Io sono <strong>io</strong> e tu <strong>sei</strong><br />

tu, se qual<strong>che</strong> volta<br />

ci incontriamo è<br />

bello se no allora<br />

niente”.<br />

Goethe avrebbe<br />

affermato <strong>che</strong> non<br />

ha senso un dialogo<br />

tra sordi, tra persone<br />

<strong>che</strong> hanno opin<strong>io</strong>ni<br />

radicalmente<br />

discordanti.<br />

Il premier Israeliano<br />

Ytzak Rabin avrebbe<br />

affermato: “Prima<br />

fate la pace, poi<br />

l’<strong>amore</strong>, anteponendo<br />

la tolleranza alla<br />

simb<strong>io</strong>si affettiva...”<br />

In una conversaz<strong>io</strong>ne<br />

dialogica se un’<br />

interlocutore non<br />

cambia idea, gli si<br />

dice “rimani nella<br />

tua convinz<strong>io</strong>ne”<br />

(perchè come diceva<br />

Bismarck e molti<br />

individui cosidetti<br />

mercuriali “solo i<br />

cretini non cambiano<br />

idea”). Altri ancora<br />

dicono “ognuno<br />

difende i suoi spazi<br />

e un appiccicoso, è<br />

pegg<strong>io</strong> di un pervertito<br />

<strong>che</strong> tragredisce”.<br />

Detto questo,<br />

in un ottica cristiana,<br />

ma an<strong>che</strong> laica<br />

senza preclus<strong>io</strong>ni, il<br />

dialogo è un’opportunità<br />

di crescita, di<br />

ampliamento degli<br />

orizzonti specie se è<br />

limpido, <strong>che</strong> non<br />

porti necessariamnete<br />

ad un compromesso<br />

simb<strong>io</strong>tico<br />

dell’incontrarsi a<br />

metà strada... ciò<br />

<strong>che</strong> sarebbe auspicabile<br />

è <strong>che</strong> svolga<br />

in buona fede, spass<strong>io</strong>nato<br />

e non<br />

capz<strong>io</strong>so.


LA RUBRICA<br />

DELLA VITA<br />

LA GIORNATA DELLA VITA<br />

Giuseppe del Coiro<br />

Una ribell<strong>io</strong>ne culturale, un no deciso alla distruz<strong>io</strong>ne di vite umane con<br />

l’aborto: “la Chiesa non si rassegna e non si rassegnerà mai” scrissero i<br />

Vescovi nel 1978, all’indomani dell’approvaz<strong>io</strong>ne in Italia della legge 194. Un<br />

modo per non rassegnarsi fu an<strong>che</strong> quello di istituire una G<strong>io</strong>rnata per la vita,<br />

la prima domenica di febbra<strong>io</strong>: un appuntamento per ribadire alla comunità<br />

cristiana e civile <strong>che</strong> la vita è un diritto assoluto per ogni essere umano, dal<br />

concepimento alla morte naturale, e ogni rinuncia alla vita è una sconfitta per<br />

tutti. Una g<strong>io</strong>rnata in cui si raccolgono fondi da destinare alle varie associaz<strong>io</strong>ni<br />

<strong>che</strong> lavorano per la vita, an<strong>che</strong> nella nostra parrocchia da qual<strong>che</strong> anno<br />

si organizza una raccolta con la vendita delle primule per sostenere il<br />

Segretariato Sociale per la Vita <strong>che</strong> opera a Roma dal 1985. Ogni anno il<br />

Consigl<strong>io</strong> Episcopale Permanente predispone un Messagg<strong>io</strong> per la G<strong>io</strong>rnata<br />

Naz<strong>io</strong>nale per la vita.<br />

Il messagg<strong>io</strong> di quest’anno, la 34a G<strong>io</strong>rnata Naz<strong>io</strong>nale per la vita, è rivolto ai<br />

g<strong>io</strong>vani, il titolo è “G<strong>io</strong>vani aperti alla vita”. Scrivono i Vescovi:<br />

La vera g<strong>io</strong>vinezza risiede e f<strong>io</strong>risce in chi non si chiude alla vita. Essa è testimoniata<br />

da chi non rifiuta il suo dono – a volte mister<strong>io</strong>so e delicato – e da<br />

chi si dispone a esserne servitore e non padrone in se stesso e negli altri. Del<br />

resto, nel Vangelo, <strong>Cristo</strong> stesso si presenta come “servo” (cfr Lc 22,27),<br />

secondo la profezia dell’Antico Testamento. Chi vuol farsi padrone della vita,<br />

invecchia il mondo.<br />

Educare i g<strong>io</strong>vani a cercare la vera g<strong>io</strong>vinezza, a compierne i desideri, i sogni,<br />

le esigenze in modo profondo, è una sfida oggi centrale. Se non si educano i<br />

g<strong>io</strong>vani al senso e dunque al rispetto e alla valorizzaz<strong>io</strong>ne della vita, si<br />

finisce per impoverire l’esistenza di tutti, si espone alla deriva la convivenza<br />

sociale e si facilita l’emarginaz<strong>io</strong>ne di chi fa più fatica. L’aborto e l’eutanasia<br />

sono le conseguenze estreme e tremende di una mentalità <strong>che</strong>, svilendo la<br />

vita, finisce per farli apparire come il male minore: in realtà, la vita è un bene<br />

non negoziabile, perché qualsiasi compromesso apre la strada alla prevaricaz<strong>io</strong>ne<br />

su chi è debole e indifeso. In questi anni non solo gli indici demografici<br />

ma an<strong>che</strong> ripetute drammati<strong>che</strong> notizie sul rifiuto di vivere da parte di tanti<br />

ragazzi hanno angustiato l’animo di quanti provano rispetto e ammiraz<strong>io</strong>ne<br />

per il dono dell’esistenza.<br />

Sono molte le situaz<strong>io</strong>ni e i problemi sociali a causa dei quali questo dono è<br />

vilipeso, avvilito, caricato di fardelli spesso duri da sopportare. Educare i<br />

g<strong>io</strong>vani alla vita significa offrire esempi, testimonianze e cultura <strong>che</strong> diano<br />

sostegno al desider<strong>io</strong> di impegno <strong>che</strong> in tanti di loro si accende appena<br />

trovano adulti disposti a condividerlo.Per educare i g<strong>io</strong>vani alla vita occorrono<br />

adulti contenti del dono dell’esistenza, nei quali non prevalga il cinismo, il<br />

calcolo o la ricerca del potere, della carriera o del divertimento fine a se stesso.<br />

I g<strong>io</strong>vani di oggi sono spesso in balia di strumenti – creati e manovrati da<br />

adulti e fonte di lauti guadagni – <strong>che</strong> tendono a soffocare l’impegno nella<br />

realtà e la dediz<strong>io</strong>ne all’esistenza. Eppure quegli stessi strumenti possono<br />

essere usati proficuamente per testimoniare una cultura della vita. Molti<br />

g<strong>io</strong>vani, in ogni genere di situaz<strong>io</strong>ne umana e sociale, non aspettano altro<br />

<strong>che</strong> un adulto carico di simpatia per la vita <strong>che</strong> proponga loro senza facili<br />

moralismi e senza ipocrisie una strada per sperimentare l’affascinante avventura<br />

della vita. È una chiamata <strong>che</strong> la Chiesa sente da sempre e da cui oggi<br />

si lascia con forza interpellare e guidare. Per questo, la rilancia a tutti – adulti,<br />

istituz<strong>io</strong>ni e corpi sociali –, perché chi ama la vita avverta la propria<br />

responsabilità verso il futuro. Molte e ammirevoli sono le iniziative in difesa<br />

della vita, promosse da singoli, associaz<strong>io</strong>ni e movimenti. È un serviz<strong>io</strong> spesso<br />

silenz<strong>io</strong>so e discreto, <strong>che</strong> però può ottenere risultati prodig<strong>io</strong>si. È un esemp<strong>io</strong><br />

dell’Italia migl<strong>io</strong>re, pronta ad aiutare chiunque versa in difficoltà.<br />

Gli anni recenti, segnati dalla crisi economica, hanno evidenziato come sia<br />

illusoria e fragile l’idea di un progresso illimitato e a basso costo, specialmente<br />

nei campi in cui entra più in g<strong>io</strong>co il valore della persona. Ci sono curve della<br />

storia <strong>che</strong> incutono in tutti, ma soprattutto nei più g<strong>io</strong>vani, un senso di<br />

inquietudine e di smarrimento. Chi ama la vita non nega le difficoltà: s’impegna,<br />

piuttosto, a educare i g<strong>io</strong>vani a scoprire <strong>che</strong> cosa rende più aperti al<br />

manifestarsi del suo senso, a quella trascendenza a cui tutti anelano, magari<br />

a tentoni. Nasce così un atteggiamento di serviz<strong>io</strong> e di dediz<strong>io</strong>ne alla vita<br />

degli altri <strong>che</strong> non può non commuovere e stimolare an<strong>che</strong> gli adulti.<br />

La vera g<strong>io</strong>vinezza si misura nell’accoglienza al dono della vita, in qualunque<br />

modo essa si presenti con il sigillo mister<strong>io</strong>so di D<strong>io</strong>.<br />

- 13 -<br />

INCONTRARE<br />

Monica Chiantore<br />

Incontrarsi, lo dice la parola stessa, vuol<br />

dire andare incontro, accorrere. Si può<br />

incontrare una persona, un animale, un<br />

sentimento, un sogno.<br />

Si può incontrare se stessi, si può incontrare<br />

D<strong>io</strong>. La cosa eccez<strong>io</strong>nale è <strong>che</strong> nel<br />

momento in cui si incontra qualcosa,<br />

an<strong>che</strong> quel qualcosa incontra te. Avere un<br />

sogno è correre per cercare di realizzarlo;<br />

ciò <strong>che</strong> conta non è il progetto, perché la<br />

strada la trovi vivendo. Ciò <strong>che</strong> realmente<br />

importa è la meta, la tua destinaz<strong>io</strong>ne, il<br />

tuo sogno <strong>che</strong> ti aspetta, <strong>che</strong> vuole incontrarti.<br />

E quando vi incontrate è una<br />

meraviglia! <strong>Tu</strong> lo hai realizzato e lui ha<br />

realizzato te. <strong>Incontrare</strong> è scambiarsi uno<br />

sguardo, un abbracc<strong>io</strong>, un saluto.<br />

Un sentimento. Quando incontrandosi si<br />

scambia <strong>amore</strong> nasce qualcosa di grand<strong>io</strong>so.<br />

Quando incontrandosi si condivide<br />

l’<strong>amore</strong> esso si moltiplica. Quando incontrandosi<br />

si sente la g<strong>io</strong>ia essa contagia ciò<br />

<strong>che</strong> ci circonda. Quando si incontra se<br />

stessi a volte nasce qual<strong>che</strong> problema <strong>che</strong><br />

non riusciamo a spiegarci. Capita spesso di<br />

non riuscire a dare il megl<strong>io</strong>, non riuscire a<br />

essere se stessi; capita di essere sopraffatti<br />

dalle ansie e dalle paure, dai sensi di<br />

colpa e dalle delus<strong>io</strong>ni. Ma non bisogna<br />

preoccuparsi, dentro ognuno di noi D<strong>io</strong> ha<br />

un disegno <strong>che</strong> prevede uno scopo ben<br />

preciso; Il disegno del Signore è un po’<br />

come un labirinto in cui dobbiamo riuscire<br />

a prendere la strada giusta a ogni incroc<strong>io</strong>,<br />

ad ogni svolta.<br />

È normale a volte perdersi e sbagliare, ma<br />

non dobbiamo avere timore di rialzarci e<br />

riprendere il giusto cammino. Gesù ce l’ha<br />

fatta, per ben tre volte ha ripreso in spalla<br />

la croce e ciò <strong>che</strong> l’ha spinto è stata la<br />

forza meravigl<strong>io</strong>sa del suo <strong>amore</strong>. Quando<br />

abbiamo un sogno, una meta, uno scopo<br />

da incontrare nella nostra vita, non<br />

dobbiamo spaventarci se lungo la strada<br />

troviamo bu<strong>che</strong>, sassi, salite e muri.<br />

L’<strong>amore</strong> <strong>che</strong> D<strong>io</strong> infonde nella nostra<br />

anima passa nel nostro cuore, attraversa<br />

le nostre membra, esce dai nostri occhi<br />

dalle nostre labbra. E ci aiuta, ci sostiene a<br />

superare quei limiti e quegli ostacoli <strong>che</strong><br />

alla rag<strong>io</strong>ne sono impossibili da oltrepassare.<br />

L’<strong>amore</strong> ci aiuta a incontrare D<strong>io</strong>,<br />

fonte di speranza, fonte di salvezza. E<br />

quando incontriamo D<strong>io</strong> lui non ci volge le<br />

spalle, lui ci viene incontro e ci abbraccia<br />

più forte <strong>che</strong> mai: lui aspetta di incontrarci,<br />

ogni g<strong>io</strong>rno della nostra vita!


UN INCONTRO<br />

PARTICOLARE<br />

Lydia Longobardi<br />

La nostra vita è piena di incontri.<br />

Incontri fuggevoli, incontri duraturi,<br />

incontri per sempre. Mi viene in mente<br />

l’incontro del 1946 nella Bibl<strong>io</strong>teca<br />

Alessandrina dell’Università<br />

La Sapienza col g<strong>io</strong>vane Piero <strong>che</strong><br />

sarebbe diventato quattro anni più<br />

tardi m<strong>io</strong> marito. Mi chiese un cerino<br />

per accendere la sigaretta, <strong>io</strong> non fumavo e non lo avevo.<br />

Poi lui, per cercare un fazzoletto, fece cadere dalla tasca una<br />

scatola di cerini. Vorrei però, tra tanti incontri della mia lunga<br />

vita, raccontarne uno avvenuto in modo molto strano <strong>che</strong> ha<br />

modificato profondamente la mia esistenza. Nel 1976 m<strong>io</strong><br />

marito <strong>che</strong> era avvocato aveva una causa a Bolzano e poiché<br />

quella città era stata la prima tappa del nostro viagg<strong>io</strong> di nozze,<br />

Piero volle <strong>che</strong> lo accompagnassi. Partimmo col treno e poiché<br />

il viagg<strong>io</strong> sarebbe stato lungo, comperai molti g<strong>io</strong>rnali illustrati.<br />

A Bolzano la causa si risolse felicemente in due g<strong>io</strong>rni ma, con<br />

m<strong>io</strong> grande stupore, invece di tornare subito a Roma, m<strong>io</strong><br />

marito decise di andare a trovare il g<strong>io</strong>rno dopo m<strong>io</strong> fratello <strong>che</strong><br />

in quel per<strong>io</strong>do si trovava con la famiglia nella villetta di Ponte<br />

di legno. Piero uscì dall’albergo per cercare un pulmann <strong>che</strong><br />

portasse da quelle parti ma non lo trovò. Cercò un taxi ma non<br />

erano disponibili. Infine, intestardito, affittò una macchina da<br />

nolegg<strong>io</strong> per tutto il g<strong>io</strong>rno seguente. Saremmo ripartiti per<br />

Roma la sera tardi. L’indomani mattina di buon’ora partimmo.<br />

Era marzo e faceva freddo. Piero guidava allegro ma sbagliò<br />

varie volte la strada. Io mi lamentavo e gli chiedevo come gli<br />

fosse venuta in mente quella bravata. Insomma, come D<strong>io</strong><br />

volle, verso mezzog<strong>io</strong>rno arrivammo alla casa di m<strong>io</strong> fratello.<br />

Non c’era nessuno. Alcuni vicini faticosamente trovati ci dissero<br />

di attendere perché i nostri parenti erano andati al Tonale a<br />

sciare. Alle 14, stanchi di aspettare, ci recammo in un ristorante<br />

a pranzare. Io volevo ripartire, ma m<strong>io</strong> marito non fu di questo<br />

parere. Verso le 16 arrivarono finalmente. Furono felici di<br />

vederci e poiché il sole stava calando ci obbligarono a rimanere<br />

a cena e a pernottare lì. Dopo cena alla televis<strong>io</strong>ne trasmisero<br />

la prima puntata del Gesù di Nazareth di Zeffirelli. Dopo me ne<br />

andai in camera stanchissima e mi coricai subito. Notai però,<br />

infilata tra il muro e la testata, un’immaginetta di cui vedevo<br />

solo la testa. Era un sacerdote. Mi chiesi chi fosse, poi mi addormentai.<br />

La mattina seguente ci preparammo in fretta per la<br />

partenza. Dovevamo riportare la macchina, prendere le valigie<br />

in albergo e non perdere tempo.<br />

Io riguardai l’immaginetta e chiesi a mia cognata se fosse un<br />

parente.<br />

“Magari!”, mi rispose.<br />

“Allora, chi è?” chiesi.<br />

“Non c’è tempo per spiegartelo. Prendi questo e leggilo dopo”.<br />

Mi dette il notiziar<strong>io</strong> e <strong>io</strong> lo infilai nella borsa. Partiti con la<br />

macchina facemmo tutto di corsa. Verso l’una finalmente salimmo<br />

sul treno ed iniziò il viagg<strong>io</strong>. Io avevo già letto tutti i g<strong>io</strong>rnali<br />

all’andata e così fui “costretta” a leggermi il notiziar<strong>io</strong>. Lo lessi<br />

dalla prima all’ultima pagina, sempre più interessata. Riportava<br />

molte consideraz<strong>io</strong>ni spirituali dal libro “Cammino.” Pensieri<br />

profondi da meditare, esortaz<strong>io</strong>ni <strong>che</strong> sembravano fatte per me.<br />

Per esemp<strong>io</strong> questo: “Sotterra con la penitenza, nella profonda<br />

fossa scavata dalla tua umiltà, le tue negligenze, le tue offese<br />

ed i tuoi peccati. Così il contadino sotterra ai piedi dell’albero<br />

<strong>che</strong> li ha prodotti i frutti marci, i ramoscelli secchi e le foglie<br />

cadu<strong>che</strong>. E ciò <strong>che</strong> era sterile o megl<strong>io</strong> dannoso, contribuisce<br />

efficacemente ad una nuova fecondità. Impara a trarre slanc<strong>io</strong><br />

dalle cadute, dalla morte sorge la vita.” Rimasi molto pensierosa<br />

e continuai a leggere altri brani. L’autore era un sacerdote<br />

spagnolo, Josè Maria Escrivà, fondatore dell’Opus Dei (nella<br />

foto, ndr) Arrivata a Roma telefonai a mia cognata e chiesi dove<br />

fosse una sede dell’Opus Dei. Poi cominciai a frequentare quel<br />

centro, ad approfondire la mia conoscenza delle sacre scritture.<br />

Feci corsi di teologia fondamentale e morale. Ho scoperto una<br />

vocaz<strong>io</strong>ne e ne sono molto felice. Penso spesso a quale strana<br />

strada ha tracciato per me il Signore per farmi avvicinare di più<br />

a Lui. Josè Maria Escrivà è stato elevato alla gloria degli altari il<br />

6 ottobre 2002 da G<strong>io</strong>vanni Paolo II°.<br />

INCONTRARSI, PER NON SCONTRARSI !<br />

Alessandra Angeli<br />

In questa vita è impossibile non entrare in conflitto con<br />

qualcuno, vicini o lontani <strong>che</strong> siano. Di fronte al torto <strong>che</strong><br />

pensiamo di aver subito generalmente si presentno due<br />

possibilità: o ci si chiude, covando rancore nell’incapacità di<br />

affrontare l’altro e rischiando chiaramente la gastrite, tuttalpiù<br />

facendo finta di non vedere. O si da “aria alle trombe”,<br />

investendolo di improperi e rivendicaz<strong>io</strong>ni. Io caratterialmente<br />

facc<strong>io</strong> parte di questa seconda schiera, ovvero “mo’ te pijo e te<br />

ne dico quattro”.<br />

Se da una parte è sbagliato fare lo struzzo e glissare sui<br />

problemi, dall’altra dare libero sfogo ai propri nervi, pur nella<br />

ricerca della verità, non è certo un bene. Un aiuto fondamentale<br />

per migl<strong>io</strong>rare, mi è venuto da un episod<strong>io</strong> tratto dal 6°<br />

volume de “L’ Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria<br />

Valtorta; questa mistica vissuta nel secolo scorso, costretta a<br />

letto dalla malattia, aveva delle vis<strong>io</strong>ni sulla vita di nostro<br />

Signore Gesù <strong>Cristo</strong>.<br />

Descrive come Giuda Iscar<strong>io</strong>ta costituisse spesso una spina<br />

nel fianco del gruppo degli apostoli, oltre <strong>che</strong> per Gesù;<br />

arrogante, incline alla menzogna, spariva per g<strong>io</strong>rni adducendo<br />

le scuse più diverse, mettendo così a dura prova la pazienza<br />

dei suoi compagni.<br />

Di fronte al suo ennesimo comportamento scorretto, Pietro,<br />

<strong>che</strong> viene descritto come un tipo focoso, riuscì ad evitare<br />

il conflitto in un modo <strong>che</strong> mi colpì molto: si rifugiò nella<br />

boscaglia e cominciò a spezzare delle fras<strong>che</strong> di legna fino<br />

allo sfinimento, tanto da ammonticchiarne una catasta. Era<br />

macerato dentro, diviso tra la voglia di affrontare l’altro, e la<br />

presa di coscienza <strong>che</strong> il suo stato d’animo era difficilmente<br />

controllabile, ed avrebbe finito col dire o fare qualcosa <strong>che</strong><br />

sapeva bene avrebbe dispiaciuto il Maestro.<br />

La vis<strong>io</strong>ne alla fine si chiude con Gesù <strong>che</strong>, carezzandogli il<br />

capo gli dice: “Grazie, Simone!”<br />

Ecco, <strong>io</strong> da qui ho imparato a controllare il m<strong>io</strong> malumore;<br />

certo, non ho a portata di mano legna da spaccare, ma cerco<br />

di sfogare la rabbia per conto m<strong>io</strong>, lontano da tutti, e soprattutto<br />

dalla persona con cui sono in conflitto.<br />

E visto <strong>che</strong> mi è capitato di lanciare improperi in aria nonché<br />

oggetti a terra, ho sentito sempre il bisogno di confessarmi,<br />

perché l’ira resta sempre un male, an<strong>che</strong> a livello individuale.<br />

Ma quest’episod<strong>io</strong> mi è entrato veramente nel cuore per la<br />

sua umanità: il Signore non ci chiede da subito di subire in<br />

silenz<strong>io</strong>, sa <strong>che</strong> abbiamo un corpo ed un anima <strong>che</strong> soffre, ma<br />

ci indica la via, aspetta <strong>che</strong>, conflitto dopo conflitto, impariamo<br />

a gestire e mitigare le nostre reaz<strong>io</strong>ni.<br />

An<strong>che</strong> quando abbiamo rag<strong>io</strong>ne, i nostri limiti umani possono<br />

inquinare il confronto con l’altro: come dare un bicchiere<br />

d’acqua fresca ad un assettato, porgendoglielo però in un<br />

bicchiere sporco. Per arrivare ad un dialogo sereno e costruttivo,<br />

bisogna filtrare le proprie emoz<strong>io</strong>ni, i propri istinti; il male<br />

va spurgato da questo mondo, altrimenti ce lo passiamo gli uni<br />

con gli altri. Ma sappiamo tutti quanto è difficile e faticoso;<br />

siamo imperfetti, perciò uscire dai propri egoismi, perdonare,<br />

ascoltare e avere la sensibilità di mettersi nei panni dell’altro,<br />

va spesso al di là delle sole risorse umane, avendo in sé necessariamente<br />

qualcosa di sovrannaturale.<br />

Non a caso il paragrafo da cui ho tratto il brano è intitolato “La<br />

lez<strong>io</strong>ne del silenz<strong>io</strong>. Simone di G<strong>io</strong>na in una sua lotta e vittoria<br />

spirituale”. È quel morire a se stessi, quel levarsi di torno per<br />

far si <strong>che</strong> Qualcuno da sopra ispiri i nostri gesti e le nostre<br />

parole all’insegna dell’<strong>amore</strong> per il prossimo.<br />

Solo così quel male uscirà dal mondo, piuttosto <strong>che</strong> rimbalzare<br />

dagli uni agli altri.<br />

Quante volte ancora, col m<strong>io</strong> caratteracc<strong>io</strong>, mi trovo ad alzare<br />

gli occhi al cielo, trovando conforto e forza nella lotta di Pietro,<br />

invocandolo ora <strong>che</strong> è giunto alla meta.<br />

E mentre nelle contrarietà più grosse cominc<strong>io</strong> a riuscire a<br />

controllarmi, cado più facilmente in quelle piccole, dove sono<br />

presa alla sprovvista dall’immediatezza della situaz<strong>io</strong>ne.<br />

“Beati i miti, perché erediteranno la terra”.<br />

Conservo ancora una c<strong>io</strong>tola d’argento tutta ammaccata: un<br />

g<strong>io</strong>rno spero di poterla riprendere tra le mani, guardarla, per<br />

poi riporla con un sorriso.<br />

- 14 -


Lettere in redaz<strong>io</strong>ne<br />

INCONTRARE…<br />

Di Luc<strong>io</strong> Dalla ho un ricordo personale<br />

da condividere con voi. Lo<br />

conobbi in Puglia nel 1965.<br />

All’epoca lui suonava il clarinetto<br />

con i Flippers e ancora non lo conosceva<br />

nessuno. Alla batteria c’era<br />

Fabriz<strong>io</strong> Zampa <strong>che</strong> poi divenne<br />

cronista dello spettacolo per “Il<br />

Messaggero”, alla tromba Massimo<br />

Catalano <strong>che</strong> qualcuno ricorderà<br />

per le sue divertenti partecipaz<strong>io</strong>ni<br />

a “Quelli della notte” di Arbore e al pianoforte c’era Franco<br />

Bracardi <strong>che</strong> per anni fu poi la colonna sonora del Mauriz<strong>io</strong><br />

Costanzo Show, sul palcoscenico del teatro Par<strong>io</strong>li.<br />

Dalla era gentile e disponibile, restò con noi più di 15 g<strong>io</strong>rni.<br />

Passammo intere g<strong>io</strong>rnate insieme a chiacchierare. Io avevo 17<br />

anni e lui 23. In Puglia è poi tornato, ormai molto famoso, nella<br />

seconda metà degli anni 80 e ho avuto an<strong>che</strong> quella volta il privileg<strong>io</strong>,<br />

dopo il concerto, di cenare con lui. Era rimasto lo stesso di<br />

tanti anni prima. Discreto, riservato, gentile.<br />

Ringraziamo il Signore di avercelo regalato !<br />

Laura Nobili<br />

dal 1966 alla Balduina<br />

STAMPA A RILIEVO - OFFSET - DIGITALE<br />

“Incontrarsi<br />

al Pinc<strong>io</strong>” e<br />

“<strong>Incontrare</strong><br />

il Papa”<br />

due bellissimi disegni<br />

ad inch<strong>io</strong>stro inviati dal<br />

nostro parrocchiano<br />

Sestil<strong>io</strong> D’Angelo<br />

- 15 -<br />

...LUCIO DALLA!!!<br />

Nell’autunno del 1974 leggo sul g<strong>io</strong>rnale<br />

il trafiletto “Stasera concerto di<br />

Luc<strong>io</strong> Dalla ai giardinetti di Piazza<br />

Albania alla Piramide.” Decido di<br />

andarci insieme ad un pa<strong>io</strong> di amici.<br />

P<strong>io</strong>viccica e fa pure freddo. Luc<strong>io</strong> Dalla<br />

sta passando un per<strong>io</strong>do piuttosto<br />

bu<strong>io</strong>, sembra propr<strong>io</strong> <strong>che</strong> nessuno lo<br />

voglia più. E infatti, quella sera, siamo<br />

meno di trenta persone, in piedi, con le<br />

mani in tasca, infreddoliti. Lui ha appena<br />

inciso un disco <strong>che</strong> si chiama “Anidride Solforosa”, su testi di<br />

Roberto Roversi. Suona seduto, davanti ad una piccola pianola<br />

sulla quale ad un certo punto, stanco, <strong>io</strong> appogg<strong>io</strong> i gomiti ricevendo<br />

in camb<strong>io</strong> il suo gentile sorriso.Non c’è una grande amplificaz<strong>io</strong>ne<br />

ed il suono è an<strong>che</strong> disturbato dal rumore delle auto e dei<br />

tram <strong>che</strong> passano a pochi metri di distanza. Ma lui è fantastico,<br />

pieno di swing, di carica <strong>che</strong> trasmette a tutti noi. E le canzoni<br />

sono bellissime, alcune intrise di malinconia, altre già proiettate<br />

nel futuro. Penso <strong>che</strong> quell’artista diventerà prima o poi famosissimo.<br />

E così sarà. Però quella sera, a piazza Albania, eravamo solo<br />

in trenta a sentirlo. E <strong>io</strong> ho avuto l’onore di essere uno di questi.<br />

Paolo Cuttica<br />

Ho fatto questo<br />

schizzo per ricordare<br />

<strong>che</strong> il prossimo 2<br />

aprile sono passati<br />

sette anni dalla morte<br />

di G<strong>io</strong>vanni Paolo II.<br />

Ho scelto un tratto<br />

bianco sintetico su<br />

uno sfondo nero, il<br />

regno di G<strong>io</strong>vanni<br />

Paolo è tutto in<br />

quell’ ultima<br />

via crucis:<br />

la schiena piegata e la<br />

croce in mano davanti<br />

al mezzo di<br />

comunicaz<strong>io</strong>ne per<br />

eccellenza della<br />

nostra era:<br />

la televis<strong>io</strong>ne.<br />

Marco Angeli


Il tema del prossimo numero è:<br />

“La vergogna”<br />

Quando ci vergogniamo.<br />

Di <strong>che</strong> cosa ci vergogniamo.<br />

Chi si dovrebbe vergognare.<br />

La vergogna delle az<strong>io</strong>ni degli altri.<br />

La vergogna nei riguardi di D<strong>io</strong>.<br />

Termine per la consegna: 21 APRILE 2012<br />

arrivanoinostri@fastwebnet.it<br />

N O T I Z I E , N O T I Z I E , N O T I Z I E<br />

PARCO DEL PINETO E<br />

PISTA CICLABILE<br />

Per il Parco le cose vanno avanti,<br />

in maniera abbastanza veloce.<br />

I rappresentanti dell’associaz<strong>io</strong>ne<br />

“Insieme per il Pineto” proseguono<br />

i contatti e gli incontri con le<br />

forze politi<strong>che</strong> cittadine, nella persona dell’on.<br />

Federico Guidi e dell’on. Mar<strong>io</strong> Brozzi, balduinesi, <strong>che</strong><br />

si stanno entrambi adoperando in modo concreto.<br />

Inoltre ci sono stati contatti con i proprietari dell’area<br />

e con gli amministratori di Roma Natura, responsabile<br />

del parco dal punto di vista ambientalistico.<br />

A tal proposito si è tenuta venerdì scorso un’importante<br />

riun<strong>io</strong>ne organizzata nei locali parrocchiali da parte<br />

dell’associaz<strong>io</strong>ne e del nostro parroco don Paolo<br />

Tammi. Insomma quello <strong>che</strong> sembrava solo un sogno e<br />

c<strong>io</strong>è avere una nostra area attrezzata per bambini,<br />

adulti, anziani e cani all’interno del Parco del Pineto,<br />

lato Damiano Chiesa, potrebbe forse un g<strong>io</strong>rno nean<strong>che</strong><br />

troppo lontano trasformarsi in realtà. Un pò più a<br />

rilento vanno invece le opere <strong>che</strong> riguardano la pista<br />

ciclabile. I tratti da completare sono ancora molti.<br />

Come data di consegna dell’opera si ipotizza il prossimo<br />

autunno. Comunque voi tenete pronte le biciclette!<br />

PARROCCHIA S.PIO X<br />

Nel mese di febbra<strong>io</strong> sono stati<br />

battezzati Andrea Giacomo<br />

Masala e Alice Mola.<br />

Hanno raggiunto la casa del<br />

Signore G<strong>io</strong>vanni Castorino,<br />

Iole Albanesi, Cosimo Corrado e<br />

Alessandro D’Alessandro.<br />

Sabato 24 e domenica 25<br />

marzo Don Paolo accompagna il<br />

gruppo delle 12 coppie di<br />

fidanzati al ritiro conclusivo del<br />

corso di preparaz<strong>io</strong>ne al<br />

matrimon<strong>io</strong> presso il monastero<br />

di santa Scolastica, a due passi<br />

da Subiaco. Insieme a lui tutta<br />

l’equipe del corso ovvero<br />

Franco, Pierluigi e Celestina.<br />

- 16 -<br />

EVVIVA LE<br />

ORATORIADI!<br />

Grande successo a<br />

S. P<strong>io</strong> X per le Oratoriadi,<br />

gare per i bambini<br />

organizzate dai<br />

nostri animatori, la<br />

domenica dopo la<br />

Messa delle ore 10.<br />

Bravissimi tutti gli<br />

organizzatori:<br />

Marina, Alfonso,<br />

Gabriele, Agnese,<br />

don Gianni e tutti gli<br />

altri ragazzi e ragazze<br />

del Gruppo G<strong>io</strong>vani.<br />

LIBRI CONSIGLIATI<br />

Don Paolo consiglia a tutti di leggere:<br />

“L’ultimo esorcista.<br />

La mia battaglia contro Satana.”<br />

libro di memorie scritto da padre Gabriele Amorth.<br />

(ed. Piemme)<br />

“La morte del prossimo”<br />

scritto dallo psicoanalista Luigi Zoja<br />

(ed. Einaudi)<br />

Il libro è una bellssima meditaz<strong>io</strong>ne su cosa sia<br />

oggi la distanza tra le persone e provoca un esame<br />

di coscienza su cosa fare per togliere il più<br />

possibile le occas<strong>io</strong>ni di lontananza

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