AAS 74 - Vaticano

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31.05.2013 Views

866 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale einander von Gott erbitten sollt. Möge es für euch dadurch zugleich ein Jahr der Besinnung und Umkehr, der Glaubenserneuerung und der gelebten Gottes- und Nächstenliebe werden. Wir Christen haben die Auf­ gabe, unsere Hoffnung auch in der Öffentlichkeit zu bezeugen und den anderen zu vermitteln. Durch unser hoffnungsvolles Wort und Beispiel sollen wir ihnen helfen, Lebensangst, Resignation und Gleichgültig­ keit zu überwinden und Vertrauen auf Gott und zu den Menschen zu finden. Als Jünger Christi sollt ihr, liebe Christen in Österreich, den Menschen heute in ihrer mannigfachen Bedrohung und Verwirrung die befreiende Antwort und Hoffnung schenken. »Hoffnung leben — Hoffnung geben«. Das ist ein großer Aufruf, den ihr euch erwählt habt. »Ist Gott für uns, wer ist dann gegen uns?« (Rom 8, 31). Solche Glaubensgewißheit soll euch in diesem Jahr der geistigen Erneuerung beseelen, damit alle Menschen in eurem Land spüren können, daß sich die katholische Kirche in Österreich auf ein Fest der Hoffnung und der Freude vorbereitet. Ich bete mit euch um eine frohe und fruchtbare Feier des österreichischen Katholikentages 1983. Dazu segne euch alle der allmächtige Gott : der Vater, der Sohn und der Heilige Geist. Amen. NUNTII SCRIPTO DATI I Ob diem tota Ecclesia ad Missionales res provehendas constitutum Chri­ stifidelibus universis missus. Venerati Fratelli e carissimi Figli e Figlie della Chiesa! All'avvicinarsi della prossima Giornata Missionaria Mondiale de­ sidero, come ogni anno, rivolgere a voi tutti un mio personale mes­ saggio, che giovi ad una comune riflessione sulla dimensione missio­ naria, che appartiene all'essenza stessa della Chiesa, Corpo Mistico di Cristo e Popolo di Dio, ed altresì sul conseguente impegno, che tutti ci coinvolge, perché il Vangelo di Gesù sia predicato ed accolto in tutto il mondo. Quest'anno il mio messaggio prende lo spunto da un evento partico­ larmente significativo : il 25° anniversario dell'Enciclica Fidei donum del mio venerato Predecessore Pio XII (cfr. AAS 49, 1957, 225-248).

Acta Ioannis Pauli Pp. II 867 Con essa aveva inizio, nel campo della pastorale missionaria, una im­ portante svolta, che ha ricevuto poi, dal Concilio Vaticano II quelle direttrici, lungo le quali la Chiesa, cosciente della propria intrinseca natura e missione e sempre rivolta a studiare i segni dei tempi, con­ tinua oggi il suo cammino nell'intento di servire l'uomo e di con­ durlo alla salvezza dischiudendogli ((le imperscrutabili ricchezze di Cristo» (Ef 3, 8). Tale importante Documento, pur concentrando la sua attenzione specifica sull'Africa, conteneva delle chiare direttive, valide per l'at­ tività missionaria della Chiesa in tutti i Continenti della terra, ed il suo originale, contributo è confluito, come è noto, specialmente nel Decreto Conciliare Ad Gentes e, ancor più recentemente, nelle «No­ tae directivae » Postquam Apostoli della Sacra Congregazione per il Clero (cfr. AAS 72, 1980, 343-364). 1. L'Enciclica Fidei donum richiamava anzitutto solennemente il principio della corresponsabilità dei Vescovi, in forza della loro appar­ tenenza al Collegio Episcopale, nella evangelizzazione del mondo. Ad essi, infatti, quali successori degli Apostoli, Cristo ha affidato ed affida, prima che a chiunque altro, il mandato comune di procla­ mare e propagare la Buona Novella fino ai confini della terra. Essi, quindi, pur essendo pastori di singole parti del gregge, sono e deb­ bono sentirsi solidamente responsabili, in unione con il Vicario di Cristo, del cammino e del dovere missionario della Chiesa intera; sa­ ranno pertanto vivamente solleciti verso «quelle parti del mondo dove la parola di Dio non è stata ancora annunciata o dove, a motivo dello scarso numero di sacerdoti, i fedeli sono in pericolo di allontanarsi dalla pratica della vita cristiana, anzi, di perdere la stessa fede » (Decr. Christus Dominus, 6). Questo principio basilare, fortemente approfondito e sviluppato dal Concilio (cfr. Lumen Gentium, 23-24; Ad Gentes, 38), desidero oggi sottolineare ancora una volta, sia per porne in evidenza l'attua­ lità, sia per esortare tutti i miei Venerati Fratelli nell'episcopato a prendere sempre più coscienza di questa loro altissima responsabilità, ricordando che essi « sono stati consacrati non soltanto per una dio­ cesi, ma per la salvezza di tutto il mondo» [Ad Gentes, 38). Tale principio risulterà ancor più chiaro tenendo presenti le mu­ tue e strette relazioni fra le Chiese particolari e la Chiesa universale. Se, infatti, in ogni Chiesa particolare, che ha nel suo Vescovo il car-

Acta Ioannis Pauli Pp. II 867<br />

Con essa aveva inizio, nel campo della pastorale missionaria, una im­<br />

portante svolta, che ha ricevuto poi, dal Concilio <strong>Vaticano</strong> II quelle<br />

direttrici, lungo le quali la Chiesa, cosciente della propria intrinseca<br />

natura e missione e sempre rivolta a studiare i segni dei tempi, con­<br />

tinua oggi il suo cammino nell'intento di servire l'uomo e di con­<br />

durlo alla salvezza dischiudendogli ((le imperscrutabili ricchezze di<br />

Cristo» (Ef 3, 8).<br />

Tale importante Documento, pur concentrando la sua attenzione<br />

specifica sull'Africa, conteneva delle chiare direttive, valide per l'at­<br />

tività missionaria della Chiesa in tutti i Continenti della terra, ed il<br />

suo originale, contributo è confluito, come è noto, specialmente nel<br />

Decreto Conciliare Ad Gentes e, ancor più recentemente, nelle «No­<br />

tae directivae » Postquam Apostoli della Sacra Congregazione per il<br />

Clero (cfr. <strong>AAS</strong> 72, 1980, 343-364).<br />

1. L'Enciclica Fidei donum richiamava anzitutto solennemente il<br />

principio della corresponsabilità dei Vescovi, in forza della loro appar­<br />

tenenza al Collegio Episcopale, nella evangelizzazione del mondo.<br />

Ad essi, infatti, quali successori degli Apostoli, Cristo ha affidato<br />

ed affida, prima che a chiunque altro, il mandato comune di procla­<br />

mare e propagare la Buona Novella fino ai confini della terra. Essi,<br />

quindi, pur essendo pastori di singole parti del gregge, sono e deb­<br />

bono sentirsi solidamente responsabili, in unione con il Vicario di<br />

Cristo, del cammino e del dovere missionario della Chiesa intera; sa­<br />

ranno pertanto vivamente solleciti verso «quelle parti del mondo dove<br />

la parola di Dio non è stata ancora annunciata o dove, a motivo dello<br />

scarso numero di sacerdoti, i fedeli sono in pericolo di allontanarsi<br />

dalla pratica della vita cristiana, anzi, di perdere la stessa fede »<br />

(Decr. Christus Dominus, 6).<br />

Questo principio basilare, fortemente approfondito e sviluppato<br />

dal Concilio (cfr. Lumen Gentium, 23-24; Ad Gentes, 38), desidero<br />

oggi sottolineare ancora una volta, sia per porne in evidenza l'attua­<br />

lità, sia per esortare tutti i miei Venerati Fratelli nell'episcopato a<br />

prendere sempre più coscienza di questa loro altissima responsabilità,<br />

ricordando che essi « sono stati consacrati non soltanto per una dio­<br />

cesi, ma per la salvezza di tutto il mondo» [Ad Gentes, 38).<br />

Tale principio risulterà ancor più chiaro tenendo presenti le mu­<br />

tue e strette relazioni fra le Chiese particolari e la Chiesa universale.<br />

Se, infatti, in ogni Chiesa particolare, che ha nel suo Vescovo il car-

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