AAS 74 - Vaticano
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384 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale lica agli Osservatori delle altre Chiese e Comunità ecclesiali in un incontro di preghiera per l'unità, verso la fine del Concilio Vaticano II, ebbe a dire che la Chiesa vede in San Paolo «L'apostolo della sua ecumenicità». 17 Il mistero della conversione e della missione di questo grande Apo stolo contiene elementi sui quali potremmo a lungo meditare. Ve ne è uno, però, in particolare, che desidero proporre alla vostra medita zione questa sera, in questa celebrazione del Sacramento dell'unità, per concludere questa Settimana di Preghiera, preghiera che abbiamo elevato in unione spirituale con i cristiani di ogni parte del mondo. La comunione che già sperimentiamo, e la comunione piena, per cui preghiamo, sono segni della potenza del Signore Risorto e dei miracoli, che la sua grazia può ancora operare. In questa potenza del Signore Risorto sta la sorgente della nostra incrollabile speranza. Ed è soprat tutto con una nota di speranza che voglio chiudere questa Settimana di Preghiera. 4. Tale speranza deve esprimersi in una certa audacia special mente nella preghiera della Chiesa di Roma e del suo Vescovo, come di tutti coloro che sono incaricati di aiutarmi nel mio ministero per la Chiesa universale e la sua unità. Questa Chiesa «fondata e stabilita dai due gloriosissimi apostoli, Pietro e Paolo)), 18 deve garantire che la fedeltà del suo servizio per l'unità va di pari passo con l'intensità e la fiducia della sua preghiera per l'unità. Deve essere l'eco umile e sincera della preghiera del suo Signore «perché tutti siano una sola cosa. Come tu Padre, sei in me e io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola...)). 19 Associandoci così a questa preghiera di Cristo, ci associamo anche a tanti cristiani, che in tutto il mondo, nonostante le divisioni, si uniscono con Cristo per chiedere la grande grazia di quella unità, da Lui così ardentemente desiderata, e che solo la sua potenza può rea lizzare. Questa Settimana di Preghiera, grazie a Dio, è divenuta per molti cristiani una realtà acquisita, un'occasione in cui, benché divisi, in sieme si inginocchiano davanti al Padre comune per chiedere, per mezzo dell'unico Cristo e nell'unico Spirito, il dono dell'unità. Il fatto 17 Alloc, del 4 Dicembre 1965: AAS 58 (1966), p. 63. 18 S. Ireneo, Adversus haereses, III, 3, 2: PG 7, 848. » Gv 17, 21.
Acta Ioannis Pauli Pp. II 385 che i cristiani preghino insieme in questo modo è già in se stesso una grazia e una garanzia delle grazie future, segno di speranza certa. Sono già 75 anni da quando questa pratica venne introdotta dal fondatore dei Francescani dell'(( Atonement», con l'incoraggiamento del Papa. Sotto l'influsso poi di uomini dediti alla causa dell'ecume nismo, come l'Abbé Couturier, la Settimana di Preghiera ebbe un grande sviluppo e, più recentemente, per la collaborazione fra il Segre tariato per l'Unione dei Cristiani ed il Consiglio Eumenico delle Chiese, ha assunto l'attuale forma universale. Questo sviluppo è di per sé un indizio dell'incremento generale della comune ricerca del l'unità, la quale deve essere sempre accompagnata e sostenuta dalla preghiera. 5. È certamente significativo che il Vescovo di Eoma concluda que sta Settimana di Preghiera in questa Basilica che, con l'adiacente monastero, è un centro di intensa preghiera e di varie iniziative di carattere ecumenico. Proprio qui, ventritré anni fa, Papa Giovanni XXIII annunciò ai Cardinali il suo progetto di convocare un Concilio ecume nico ; Concilio che voleva essere anche un « rinnovato invito ai fedeli delle Comunità separate a seguirci anch'esse amabilmente in questa ricerca di unità e di graziala cui tante anime anelano da tutti i punti della terra». 20 Proprio qui, quasi sette anni dopo, Papa Paolo VI, i Padri Conciliari e gli Osservatori si riunirono per pregare per l'unità, qualche giorno prima della chiusura dello stesso Concilio Vaticano II ; e rivolgendosi agli Osservatori, il Papa disse : (( Abbiamo di nuovo incominciato ad amarci ». 21 Proprio qui, qualche mese dopo, lo stesso grande Pontefice abbracciò l'Arcivescovo Ramsey di Can terbury e con lui pregò, in quella storica occasione del primo incontro ufficiale tra il Vescovo di Roma ed il Presidente della Comunione Angli cana. Il ricordo di quell'avvenimento è per me particolarmente commo vente oggi, mentre sto preparando la mia prossima visita in Gran Bre tagna per confermare i Fratelli nell'episcopato e i Figli e le Figlie delle diocesi cattoliche di quella terra; visita che avrà anche conseguenze ecumeniche per il previsto incontro con l'Arcivescovo di Canterbury, Dr. Runcie. Per questo chiedo la benedizione di Dio, in modo spe ciale in questo momento in cui, dopo undici anni di lavoro, la Com missione Mista Internazionale del Dialogo tra la Chiesa Cattolica e la 20 21 AAS 51 (1959), p. 69. Alloc, del 4 Dicembre 1965: AAS 58 (1966), p. 62. 25 - A. A. S.
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<strong>AAS</strong> 51 (1959), p. 69.<br />
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