AAS 74 - Vaticano

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31.05.2013 Views

1260 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium, Officiale Potremo continuare ad applicare questi concetti a realtà così im­ portanti, come la famiglia, la gioventù, le zone di povertà e i «nuovi poveri» in Europa, le minoranze etniche e religiose, i rapporti tra Europa e Terzo Mondo. Far appello alla fede e alla santità della Chiesa per rispondere a questi problemi e a queste sfide non è una volontà di conquista o di restaurazione, ma è il cammino obligato che va fino in fondo alle sfide e ai problemi. La Chiesa, per rispondere alla sua missione oggi in Europa deve aver coscienza che, lungi dall'essere estranea all'uomo europeo o tanto meno sentirsi inutile e impotente a risolvere le crisi e i problemi del­ l'Europa, porta invece in se stessa i rimedi alle difficoltà e la speranza del domani. E sarà con l'essere fedele fino in fondo a Cristo e divenendo sempre più, con la santità di vita e con le virtù evangeliche, trasparenza di Cristo, che la Chiesa entrerà nell'animo e nel cuore dell'Europa. 5. La nostra responsabilità e la nostra missione nei riguardi del­ l'Europa sono quindi ben grandi, così come grande è la speranza di cui siamo portatori. Le nostre comunità, evangelizzate nella prima ora della storia della Chiesa, hanno ricevuto talenti preziosi da amministrare. Non possiamo certo, come gli operai della parabola evangelica, vantare meriti nei confronti delle Chiese novelle degli altri continenti. Dobbiamo anzi, con sincera umiltà, chiedere perdono delle nostre infedeltà, delle nostre divisioni e delle malattie che abbiamo diffuso nel mondo. Ma, insieme, dobbiamo intraprendere, con rinnovata convinzione, la missione che Dio oggi ci affida in ordine all'Europa. Noi non abbiamo ricette economiche né programmi politici da pro­ porre. Ma abbiamo un Messaggio e una Buona Novella da annunciare. Dipenderà anche da noi se l'Europa si rinchiuderà nelle sue piccole ambizioni terrestri, nei suoi egoismi e soccomberà all'angoscia e al- l'insignificatezza, rinunciando alla sua vocazione e al suo ruolo storico, oppure ritroverà la sua anima nella civiltà della vita, dell'amore e della sapienza. Auguro a voi di scoprire nelle riflessioni di questo Simposio le vie che lo Spirito Santo apre alla Chiesa e alle vostre Chiese per annun­ ciare il suo Messaggio all'Europa d'oggi. Vi accompagni la mia Benedizione.

Acta Ioannis Pauli Pp. II 1261 VIII Ad Hungariae episcopos occasione oblata « ad Limina » visitationis coram admissos.* Venerabiles Fratres in episcopatu, 1. Humanissimam salutationem vobis omnibus eloqui cupio, Archie­ piscopi et Episcopi Hungariae, qui ducimini ab Eminentissimo Ladi­ slao Cardinali Lékai, Archiepiscopo Strigoniensi Praesideque vestrae episcopalis Conferentiae : Romam enim convenistis ut una mente ad Principis Apostolorum sepulcrum preces fundatis utque Successorem ipsius invisatis. Per vos autem amantissima salutatio mea dirigitur ad vestram nationem, insignem quidem divitemque ob historiam christianam mille annorum, necnon ad dilectam Hungariae Ecclesiam, quae etiam sae­ culorum decursu semper ostendit erga Romanum Pontificem et Petri Cathedram maximum quoddam obsequium deditissimumque animum, sicut testati sunt iam inde a nationis vestrae initiis Sancti Reges Ste­ phanus et Ladislaus atque Episcopus et Martyr Sanctus Gerardus. Hodierna congressio nostra nullo modo unica est neque fortuita; etenim perficit et quadamtenus consummat crebriores necessitudines vobiscum, quae iam a Pontificatus mei principio sunt frequentatae. Quod factum est nempe per plures epistulas, quas vobis scripsi, per Secretarium Status Dominum Cardinalem Casaroli, qui Hungariam visit redeunte anno millesimo ob ortu Sancti Gerardi episcopi et mar­ tyris, per ipsa itinera ab Archiepiscopo Poggi suscepta in nationem vestram, ac tandem per salutationes vestras in Urbe sive singillatim sive coniunctim factas, praesertim cum solemni ritu dedicaretur sacel­ lum in cryptis Vaticanis «Magnae Dominae Hungarorum». Non me fugit, Venerabiles Fratres, peculiaris illa diligentia, qua hunc nostrum congressum praeparavistis et de qua gratias habeo vobis maximas. Ego vicissim laetissimum con veni unumquemque vestrum seorsum atque intentissimo animo perlegi rerum descriptiones in Ec­ clesia vestrae patriae singulisque in diocesibus. Quem ad modum acci­ dit in colloquiis nostris singularibus, ita etiam in communi hoc et pro­ stremo congressu voluistis mihi mentes vestras aperire simulque expo­ nere gaudia, tristitias, spes ministerii pastoralis vestri. Atque ego, * Die 7 m. Octobris a. 1982.

1260 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium, Officiale<br />

Potremo continuare ad applicare questi concetti a realtà così im­<br />

portanti, come la famiglia, la gioventù, le zone di povertà e i «nuovi<br />

poveri» in Europa, le minoranze etniche e religiose, i rapporti tra<br />

Europa e Terzo Mondo.<br />

Far appello alla fede e alla santità della Chiesa per rispondere a<br />

questi problemi e a queste sfide non è una volontà di conquista o di<br />

restaurazione, ma è il cammino obligato che va fino in fondo alle sfide<br />

e ai problemi.<br />

La Chiesa, per rispondere alla sua missione oggi in Europa deve<br />

aver coscienza che, lungi dall'essere estranea all'uomo europeo o tanto<br />

meno sentirsi inutile e impotente a risolvere le crisi e i problemi del­<br />

l'Europa, porta invece in se stessa i rimedi alle difficoltà e la speranza<br />

del domani.<br />

E sarà con l'essere fedele fino in fondo a Cristo e divenendo sempre<br />

più, con la santità di vita e con le virtù evangeliche, trasparenza di<br />

Cristo, che la Chiesa entrerà nell'animo e nel cuore dell'Europa.<br />

5. La nostra responsabilità e la nostra missione nei riguardi del­<br />

l'Europa sono quindi ben grandi, così come grande è la speranza di<br />

cui siamo portatori.<br />

Le nostre comunità, evangelizzate nella prima ora della storia della<br />

Chiesa, hanno ricevuto talenti preziosi da amministrare. Non possiamo<br />

certo, come gli operai della parabola evangelica, vantare meriti nei<br />

confronti delle Chiese novelle degli altri continenti. Dobbiamo anzi,<br />

con sincera umiltà, chiedere perdono delle nostre infedeltà, delle nostre<br />

divisioni e delle malattie che abbiamo diffuso nel mondo.<br />

Ma, insieme, dobbiamo intraprendere, con rinnovata convinzione,<br />

la missione che Dio oggi ci affida in ordine all'Europa.<br />

Noi non abbiamo ricette economiche né programmi politici da pro­<br />

porre. Ma abbiamo un Messaggio e una Buona Novella da annunciare.<br />

Dipenderà anche da noi se l'Europa si rinchiuderà nelle sue piccole<br />

ambizioni terrestri, nei suoi egoismi e soccomberà all'angoscia e al-<br />

l'insignificatezza, rinunciando alla sua vocazione e al suo ruolo storico,<br />

oppure ritroverà la sua anima nella civiltà della vita, dell'amore e<br />

della sapienza.<br />

Auguro a voi di scoprire nelle riflessioni di questo Simposio le vie<br />

che lo Spirito Santo apre alla Chiesa e alle vostre Chiese per annun­<br />

ciare il suo Messaggio all'Europa d'oggi.<br />

Vi accompagni la mia Benedizione.

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