AAS 74 - Vaticano
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1148 Acta Apostolicae Sedis - Commentarium Officiale suscita nel cuore il senso dell'eterno e la certezza delle cose del Cielo. Già la stessa purezza del mistico paesaggio, in cui questo insigne Eremo è incastonato, è tale da predisporre l'animo alla meditazione ed alla adorazione di Dio, la cui infinita perfezione è riflessa nelle bellezze del creato. Sono venuto a dissetarmi a questa fontana di spiritualità, in que sta atmosfera in cui tutto è richiamo ai valori dello spirito. Qui dove regna il silenzio e domina la pace, Dio parla al cuore dell'uomo. Saluto con sincero affetto la Comunità camaldolese incominciando dal loro Priore Generale, Padre Benedetto Calati ; saluto in modo spe ciale il Cardinale Palazzini e tutti i Vescovi presenti, con particolare pensiero a Monsignor Costanzo Micci, il quale, come Vescovo locale ha pure tanto auspicato questa visita ; saluto con deferenza le Autorità politiche e civili della Regione marchigiana e della Provincia. Saluto tutti i fedeli e i pellegrini, qui convenuti per dare testimo nianza della loro fede cristiana e per esprimere il loro attaccamento al Successore di Pietro. A tutti dico: sia lodato Gesù Cristo! 2. Al centro del Vangelo odierno è posta la figura del sordomuto che ottiene la guarigione. Gesù « allontanandolo, in disparte dalla folla, gli pose le dita nelle orecchie e con la saliva gli toccò la lingua ; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e disse: "Effathà", cioè "apriti". E subito gli si aprirono le orecchie, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente ». 2 Nel compiere questo mi racolo, Gesù, con gesto significativo, prende il sordomuto e lo porta lontano dalla folla : là gli ridona la salute ! UEffathà, cioè il modo più fruttuoso per aprirsi a Cristo e per conseguire la salvezza avviene sempre in un incontro strettamente personale fra l'uomo e Dio. Per essere vero seguace di Cristo occorre sapersi appartare, lasciarsi toc care da Lui e aprirsi alla sua parola, ai suoi richiami ed alla sua grazia santificante. Mi sembra che nella vocazione camaldolese, che nel corso dei se coli ha trovato in Fonte Avellana uno dei più chiari e stabili punti di riferimento, si compia in modo particolare VEffathà di Cristo, in quanto i Monaci scelgono di appartarsi, nel silenzio e nella solitudine, per meglio aprirsi con lo spirito alle realtà invisibili dei misteri di Dio. Così facendo essi si pongono a contatto diretto con Cristo ed occupano un posto eminente nella Chiesa, suo mistico Corpo, perché 2 Me 7, 33-35.
Acta Ioannis Pauli Pp. II 1149 « offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode e con assai copiosi frutti di santità onorano il popolo di Dio e lo muovono con l'esempio, come pure gli danno incremento con misteriosa fecondità apostolica. Perciò sono una gloria per la Chiesa e una sorgente di grazie ce lesti ». 3 3. Come in ogni vita contemplativa, anche nella vocazione camal dolese l'impegno principale dei Monaci consiste nella lode di Dio, e cioè nell'esaltare, magnificare e riconoscere la sua superiorità, il suo amore, la sua fedeltà, la sua giustizia e il suo meraviglioso disegno di salvezza. È bello pensare alla lode che da più di un millennio sale inin terrottamente a Dio da questo Monastero ad opera di generazioni e generazioni di Monaci che hanno fatto del Salterio il loro canto uf ficiale sulle note immortali delle melodie gregoriane. Quella lode che i Monaci hanno poco fa espressa al Signore, manifestando le grandi opere che Egli non cessa di compiere attraverso i secoli, quando, come abbiamo sentito dal salmo responsariale, «libera i prigionieri, ridona la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge lo stra niero, sostiene l'orfano e la vedova, sconvolge le vie degli empi». 4 Sono questi altrettanti motivi per i quali si deve dar lode perenne a Dio e per cui i Monaci lasciano il mondo per consacrare a Lui la propria vita. E consiste in ciò l'essenza della vita contemplativa, giac ché è dalla fervente preghiera di lode a Dio che soprattutto saranno resi fecondi gli sforzi della Chiesa per comunicare al mondo la salvezza operata dal Redentore divino sulla Croce. Per questo gli Istituti di vita contemplativa hanno una parte notevole anche nella evangeliz zazione del mondo. 4. Questa forma di vita comporta per il Religioso uno svuotamento ed un rinnegamento di sé, sull'esempio del Cristo, il quale « spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo ». 5 Comporta il distacco dai beni di questo mondo, che ci incatenano alla terra, non permetten doci di sollevare lo sguardo per conferire col Signore. Comporta la scelta della povertà evangelica, che libera l'anima dalle preoccupa zioni del mondo e la rende disponibile ad accogliere i doni dall'Alto. Per questo, come dice San Paolo, « Dio ha scelto ciò che nel mondo 3 4 5 Perfectae Caritatis, n. 7. Cfr. Sal 145. Fil 2, 7.
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Acta Ioannis Pauli Pp. II 1149<br />
« offrono a Dio un eccellente sacrificio di lode e con assai copiosi<br />
frutti di santità onorano il popolo di Dio e lo muovono con l'esempio,<br />
come pure gli danno incremento con misteriosa fecondità apostolica.<br />
Perciò sono una gloria per la Chiesa e una sorgente di grazie ce<br />
lesti ». 3<br />
3. Come in ogni vita contemplativa, anche nella vocazione camal<br />
dolese l'impegno principale dei Monaci consiste nella lode di Dio, e<br />
cioè nell'esaltare, magnificare e riconoscere la sua superiorità, il suo<br />
amore, la sua fedeltà, la sua giustizia e il suo meraviglioso disegno di<br />
salvezza. È bello pensare alla lode che da più di un millennio sale inin<br />
terrottamente a Dio da questo Monastero ad opera di generazioni e<br />
generazioni di Monaci che hanno fatto del Salterio il loro canto uf<br />
ficiale sulle note immortali delle melodie gregoriane. Quella lode che i<br />
Monaci hanno poco fa espressa al Signore, manifestando le grandi<br />
opere che Egli non cessa di compiere attraverso i secoli, quando, come<br />
abbiamo sentito dal salmo responsariale, «libera i prigionieri, ridona<br />
la vista ai ciechi, rialza chi è caduto, ama i giusti, protegge lo stra<br />
niero, sostiene l'orfano e la vedova, sconvolge le vie degli empi». 4<br />
Sono questi altrettanti motivi per i quali si deve dar lode perenne<br />
a Dio e per cui i Monaci lasciano il mondo per consacrare a Lui la<br />
propria vita. E consiste in ciò l'essenza della vita contemplativa, giac<br />
ché è dalla fervente preghiera di lode a Dio che soprattutto saranno<br />
resi fecondi gli sforzi della Chiesa per comunicare al mondo la salvezza<br />
operata dal Redentore divino sulla Croce. Per questo gli Istituti di<br />
vita contemplativa hanno una parte notevole anche nella evangeliz<br />
zazione del mondo.<br />
4. Questa forma di vita comporta per il Religioso uno svuotamento<br />
ed un rinnegamento di sé, sull'esempio del Cristo, il quale « spogliò<br />
se stesso, assumendo la condizione di servo ». 5<br />
Comporta il distacco<br />
dai beni di questo mondo, che ci incatenano alla terra, non permetten<br />
doci di sollevare lo sguardo per conferire col Signore. Comporta la<br />
scelta della povertà evangelica, che libera l'anima dalle preoccupa<br />
zioni del mondo e la rende disponibile ad accogliere i doni dall'Alto.<br />
Per questo, come dice San Paolo, « Dio ha scelto ciò che nel mondo<br />
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Perfectae Caritatis, n. 7.<br />
Cfr. Sal 145.<br />
Fil 2, 7.