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MSNM Atti 22.indd - Museo di Storia Naturale della Maremma

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mune. Del resto, un numero così elevato <strong>di</strong> specie non potrebbe essere presente<br />

in un ambiente privo <strong>di</strong> peculiarità stazionali come quelle dell’area in oggetto,<br />

che permettono a specie dalle caratteristiche e dalle esigenze ecologiche così <strong>di</strong>verse<br />

<strong>di</strong> vivere a contatto tra loro. SAMA (1988) defi nisce specie “montane” o<br />

comunque prevalentemente montane: Prionus coriarius, Dinoptera collaris (L.),<br />

Cortodera humeralis, Alosterna tabacicolor (De Geer), Pseudovadonia livida<br />

(Fabricius), Stictoleptura scutellata (Fabricius), Stenurella melanura (L.), Callimus<br />

angulatum (Schrank), Xylotrechus arvicola (Olivier) e Phytoecia cylindrica<br />

(L.). Altre specie defi nite “collinari” o “collinari-montane” sono: Grammoptera<br />

abdominalis, Pachytodes erraticus, Anoplodera sexguttata, Glaphyra umbellatarum<br />

(Schreber), Cerambyx scopolii, Plagionotus arcuatus, Parmena unifasciata,<br />

Pogonocherus hispidulus, Anaesthetis testacea (Fabricius), Leiopus nebulosus,<br />

Exocentrus adspersus, Exocentrus punctipennis e Saperda punctata.<br />

Ad incrementare ancor più l’importanza dell’area indagata, ci sono le specie<br />

“rosse”, ovvero quelle inserite nel Libro Rosso degli Insetti <strong>della</strong> Toscana e quin<strong>di</strong><br />

protette dalla Legge Regionale toscana n. 56/2000 (SFORZI & BARTOLOZZI 2001). Tra<br />

queste risultano presenti nell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o: Ergates faber, Prionus coriarius, Necydalis<br />

ulmi, Oxypleurus no<strong>di</strong>eri, Icosium tomentosum tomentosum e Saperda punctata,<br />

che rappresentano il 50% delle specie <strong>di</strong> cerambici<strong>di</strong> protetti in tutta la Regione.<br />

Altre specie che meriterebbero maggiore attenzione perché in forte rarefazione in tutta<br />

Italia sono per la fauna del complesso Aromia moschata e Purpuricenus kaehleri, ma<br />

anche quelle specie particolarmente localizzate, rare o spora<strong>di</strong>che come Prinobius<br />

myar<strong>di</strong>, Pedosatrangalia revestita L., Obrium cantharinum, Xylotrechus arvicola,<br />

Pseudosphegesthes cinerea e Deroplia genei.<br />

Un signifi cato del tutto particolare assumono quelle entità che rappresentano<br />

veri e propri in<strong>di</strong>catori biologici e che sono in alcuni casi relitti delle antiche foreste<br />

vergini planiziali. A tal proposito dobbiamo chiamare in causa tutti i gran<strong>di</strong> cerambici<strong>di</strong>,<br />

primo dei quali è indubbiamente Prionus coriarius, che testimoniano, con la loro<br />

presenza, un buono stato <strong>di</strong> equilibrio e <strong>di</strong> conservazione del bosco. Oltre ai sopracitati<br />

cerambici, spicca per importanza Necydalis ulmi. Questa specie, infatti, è più <strong>di</strong><br />

altre legata a cenosi forestali mature e ben conservate e la sua presenza è sicuramente<br />

testimone del valore e dell’importanza dei boschi del complesso.<br />

Risultati ancora più rilevanti potrebbero essere ottenuti defi nendo delle zone <strong>di</strong><br />

protezione, anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni limitate, nelle quali il bosco viene lasciato alla propria<br />

evoluzione naturale. Le piante avrebbero modo <strong>di</strong> raggiungere <strong>di</strong>mensioni ragguardevoli,<br />

invecchiando e <strong>di</strong>venendo così l’habitat per una varietà innumerevole <strong>di</strong><br />

forme <strong>di</strong> vita, tra cui moltissime specie <strong>di</strong> insetti, aggiungendo indubbiamente valore<br />

in termini <strong>di</strong> bio<strong>di</strong>versità all’area.<br />

Le indagini <strong>di</strong> carattere fi tosanitario effettuate a riguardo <strong>di</strong> specie potenzialmente<br />

dannose non hanno rilevato situazioni particolarmente a rischio. Le stesse popolazioni<br />

degli scoliti<strong>di</strong>, principali responsabili del declino <strong>di</strong> molti sistemi forestali,<br />

risultano in equilibrio con il bosco, contribuendo alla morte delle sole piante deperenti<br />

e quin<strong>di</strong> accelerando le <strong>di</strong>namiche <strong>di</strong> successione. È il caso <strong>di</strong> Tomicus destruens, il<br />

quale non sembra raggiungere livelli <strong>di</strong> densità demografi ca tali da compromettere le<br />

pinete <strong>di</strong> Pinus halepensis all’interno dell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o. Ad ogni modo, in seguito<br />

a particolari eventi meteorici, o <strong>di</strong> altra natura, che sottopongono a stress fi siologico<br />

interi popolamenti <strong>di</strong> Pino, lo scolitide è in grado <strong>di</strong> avviare infestazioni su larga scala,<br />

con ingenti danni alla popolazione arborea. A fronte <strong>di</strong> ciò è opportuno monitorare nel<br />

tempo le popolazioni <strong>di</strong> T. destruens al fi ne <strong>di</strong> programmare in modo tempestivo le<br />

eventuali procedure <strong>di</strong> contenimento.<br />

Per quanto riguarda le altre famiglie stu<strong>di</strong>ate, emergono alcune entità <strong>di</strong> grande<br />

valore naturalistico, ed in particolare si citano altre 4 specie inserite nella Lista Rossa<br />

degli Insetti <strong>della</strong> Toscana: Lucanus cervus (Lucanidae), Chalcophora detrita, Meliboeus<br />

violaceus (Kiesenwetter) (Buprestidae) e Gnorimus variabilis (Scarabaeidae).<br />

Le ricerche su M. violaceus all’interno dell’area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o sono state effettuate

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