XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia

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31.05.2013 Views

Sessione VII - Entomologia medica/veterinaria e forense EFFICACIA DI TRATTAMENTI INSETTICIDI CONTRO LE LARVE DI CULICOIDES (DIPT., CERATOPOGONIDAE) C. Foxi & G. Delrio Dipartimento di Protezione delle Piante, Sezione di Entomologia Agraria, Università di Sassari. Via E. de Nicola, Sassari E-mail: cfoxi@uniss.it Nelle aziende zootecniche della Sardegna i focolai larvali di Culicoides e in particolare di C. imicola, principale vettore della bluetongue, sono stati rilevati in ambienti umidi ricchi di sostanza organica situati prevalentemente nei laghetti aziendali frequentati dagli animali per l’abbeverata e nelle pozzanghere in prossimità degli abbeveratoi. In questi siti, spesso di limitata estensione, si potrebbe attuare una lotta antilarvale insetticida da affiancare alle altre tecniche di lotta al vettore. Sono stati pertanto saggiati su larve di Culicoides alcuni insetticidi comunemente impiegati contro altri Ditteri Nematoceri. Su larve di 3° e 4° età di Culicoides estratte dal fango sono stati testati in laboratorio in acqua e acqua e fango i seguenti insetticidi: Vectobac 12 AS (Bacillus thuringiensis var. israeliensis), Dimilin (25% p.a. Diflubenzuron), Abathion (47% p.a. Temephos), attualmente non autorizzato in Italia (D.Lgs 25/2/2000 N. 174), e Neem Cake, sottoprodotto dell’estrazione dell’olio dai semi di Azadirachta indica. Nell’ottobre 2008 è stata sperimentata in un’azienda zootecnica di Sassari l’efficacia di Vectobac G alla dose di 5 g/m 2 , Abathion 0,02% alla dose di 100ml/ m 2 e Neem Cake alla dose di 100 g/m 2 . È stato utilizzato uno schema a blocchi randomizzati con 4 replicazioni trattando il fango nelle sponde di un laghetto aziendale. L’efficacia dei trattamenti è stata valutata rilevando gli adulti delle diverse specie di Culicoides emersi da campioni di fango prelevati settimanalmente per un mese. In laboratorio è stata rilevata una tossicità dello stesso livello sia in acqua che in acqua e fango di Abathion (CL50 = 0,31 g/l e 0,26 g/l) e Dimilin (CL50 = 12,14 g/l e 12,82 g/l). La tossicità di Vectobac 12 AS è stata inferiore in acqua (CL50 = 1,55 g/l) rispetto a acqua e fango (CL50 = 2,90 g/l), mentre per Neem Cake è risultata in acqua di 0,51 g/l. Le specie più abbondanti rilevate nelle parcelle sperimentali sono state: C. imicola, C. festivipennis, C. circumscriptus e C. cataneii. Il trattamento in campo con Abathion ha ridotto significativamente gli sfarfallamenti di C. imicola e di altre specie di Culicoides per 2 settimane, mentre l’effetto di Neem Cake si è prolungato per 3 settimane. Vectobac G non ha invece mostrato differenze significative con il controllo non trattato. L’efficacia del trattamento, riferita al controllo, è stata dopo una settimana del 66% per Abathion e del 90% per Neem Cake. Neem Cake, prodotto di origine naturale, potrebbe risultare utile per il contenimento delle popolazioni larvali di Culicoides e in particolare di C. imicola. Parole chiave: Culicoides imicola, trattamenti antilarvali, Neem Cake. 241

Sessione VII - Entomologia medica/veterinaria e forense PRESENZA DI UN COMPETENTE VETTORE DI LEISHMANIOSI, PHLEBOTOMUS PERNICIOSUS (DIPTERA, PSYCHODIDAE), ALLA LATITUDINE PIÙ SETTENTRIONALE D’ITALIA, IN PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO, ALTO ADIGE* G. Morosetti 1 , G. Bongiorno 2 , B. Beran 3 , A. Scalone 2 , L. Gradoni 2 , J. Moser 1 , M. Gramiccia 2 & M. Maroli 2 1 Servizio Veterinario-Comprensorio di Bolzano, Azienda sanitaria dell’Alto Adige, Provincia autonoma di Bolzano E-mail: giulia.morosetti@asbz.it 2 Dipartimento MIPI, Istituto Superiore di Sanità, Roma; 3 Department of Comparative Tropical Medicine and Parasitology, Veterinary Faculty, Ludwig-Maximilians-University Munich, Germany. In Italia l’incidenza della leishmaniosi viscerale nell’uomo (LV) e nel cane (LCan) è aumentata a partire dagli anni 90. Nuovi focolai sono apparsi anche al di fuori delle aree storicamente endemiche, con una espansione verso are del nord considerato fino ad allora libero dalla malattia. Fra queste vi è una vasta zona pre-alpina (Veneto e Trentino) dove sono stati riscontrati nuovi focolai autoctoni di LCan associati alla presenza di due competenti vettori, Phlebotomus perniciosus e P. neglectus. Con lo scopo di verificare la presenza dei vettori della zoonosi, durante i picchi stagionali di attività dei flebotomi del 2008, è stata condotta una indagine entomologica in una area della Provincia autonoma di Bolzano posta ai limiti settentrionali del focolaio di LCan del Trentino. Il monitoraggio entomologico ha riguardato 14 comuni, coprendo un’area dal clima subtropicale nella parte più meridionale della bassa Valle dell’Adige, includendo i dintorni di Bolzano e procedendo verso nord lungo la Val Venosta fino a Merano e nell’Alta Val Venosta al confine svizzero. L’altitudine dei siti monitorati era compresa tra 229 e 725 m s.l.m. Sono state utilizzate circa 1000 trappole adesive (20x20 cm) poste in anfratti lungo le strade principali e secondarie e ritirate dopo 24-48 ore. Le catture nei 4 siti positivi hanno prodotto 61 esemplari di flebotomi (55,7% maschi) risultati essere Sergentomyia minuta (62,3) e P. perniciosus (37,7%), il vettore più diffuso nel bacino del Mediterraneo. I due siti positivi per P. perniciosus si trovavano tra 459 e 487 m, s.l.m., in località Guncina, vicino a Bolzano. La zona costituisce la più settentrionale di ritrovamento di flebotomi vettori in Italia. La densità del vettore è risultata bassa e la distribuzione discontinua. Una indagine sierologica (IFAT) preliminare su un limitato campione di cani (n=40) del canile sanitario di Bolzano non ha evidenziato soggetti affetti da leishmaniosi. Tuttavia vista la presenza accertata del vettore e la concreta possibilità di importazione di cani infetti, è raccomandabile un’attività di sorveglianza e monitoraggio epidemiologico della situazione locale. Parole chiave. Monitoraggio, Vettori leishmaniosi, Leishmaniosi canina, Alpi. *Lo studio è stato condotto nell’ambito del 6° F.R.P Integrated Project ‘Emerging Diseases in changing European eNvironment” (EDEN), CE N. 010284-2, Subproject Leishmaniasis (EDEN- LEI). 242

Sessione VII - <strong>Entomologia</strong> me<strong>di</strong>ca/veterinaria e forense<br />

PRESENZA DI UN COMPETENTE VETTORE DI LEISHMANIOSI,<br />

PHLEBOTOMUS PERNICIOSUS (DIPTERA, PSYCHODIDAE), ALLA<br />

LATITUDINE PIÙ SETTENTRIONALE D’ITALIA, IN PROVINCIA<br />

AUTONOMA DI BOLZANO, ALTO ADIGE*<br />

G. Morosetti 1 , G. Bongiorno 2 , B. Beran 3 , A. Scalone 2 , L. Gradoni 2 , J. Moser 1 , M.<br />

Gramiccia 2 & M. Maroli 2<br />

1 Servizio Veterinario-Comprensorio <strong>di</strong> Bolzano, Azienda sanitaria dell’Alto A<strong>di</strong>ge,<br />

Provincia autonoma <strong>di</strong> Bolzano E-mail: giulia.morosetti@asbz.it 2 Dipartimento MIPI,<br />

Istituto Superiore <strong>di</strong> Sanità, Roma; 3 Department of Comparative Tropical Me<strong>di</strong>cine and<br />

Parasitology, Veterinary Faculty, Ludwig-Maximilians-University Munich, Germany.<br />

In Italia l’incidenza della leishmaniosi viscerale nell’uomo (LV) e nel cane (LCan) è<br />

aumentata a partire dagli anni 90. Nuovi focolai sono apparsi anche al <strong>di</strong> fuori delle aree<br />

storicamente endemiche, con una espansione verso are del nord considerato fino ad<br />

allora libero dalla malattia. Fra queste vi è una vasta zona pre-alpina (Veneto e Trentino)<br />

dove sono stati riscontrati nuovi focolai autoctoni <strong>di</strong> LCan associati alla presenza <strong>di</strong> due<br />

competenti vettori, Phlebotomus perniciosus e P. neglectus. Con lo scopo <strong>di</strong> verificare<br />

la presenza dei vettori della zoonosi, durante i picchi stagionali <strong>di</strong> attività dei flebotomi<br />

del 2008, è stata condotta una indagine entomologica in una area della Provincia<br />

autonoma <strong>di</strong> Bolzano posta ai limiti settentrionali del focolaio <strong>di</strong> LCan del Trentino. Il<br />

monitoraggio entomologico ha riguardato 14 comuni, coprendo un’area dal clima subtropicale<br />

nella parte più meri<strong>di</strong>onale della bassa Valle dell’A<strong>di</strong>ge, includendo i <strong>di</strong>ntorni<br />

<strong>di</strong> Bolzano e procedendo verso nord lungo la Val Venosta fino a Merano e nell’Alta Val<br />

Venosta al confine svizzero. L’altitu<strong>di</strong>ne dei siti monitorati era compresa tra 229 e 725<br />

m s.l.m. Sono state utilizzate circa 1000 trappole adesive (20x20 cm) poste in anfratti<br />

lungo le strade principali e secondarie e ritirate dopo 24-48 ore. Le catture nei 4 siti<br />

positivi hanno prodotto 61 esemplari <strong>di</strong> flebotomi (55,7% maschi) risultati essere<br />

Sergentomyia minuta (62,3) e P. perniciosus (37,7%), il vettore più <strong>di</strong>ffuso nel bacino<br />

del Me<strong>di</strong>terraneo. I due siti positivi per P. perniciosus si trovavano tra 459 e 487 m,<br />

s.l.m., in località Guncina, vicino a Bolzano. La zona costituisce la più settentrionale <strong>di</strong><br />

ritrovamento <strong>di</strong> flebotomi vettori in Italia. La densità del vettore è risultata bassa e la<br />

<strong>di</strong>stribuzione <strong>di</strong>scontinua. Una indagine sierologica (IFAT) preliminare su un limitato<br />

campione <strong>di</strong> cani (n=40) del canile sanitario <strong>di</strong> Bolzano non ha evidenziato soggetti<br />

affetti da leishmaniosi. Tuttavia vista la presenza accertata del vettore e la concreta<br />

possibilità <strong>di</strong> importazione <strong>di</strong> cani infetti, è raccomandabile un’attività <strong>di</strong> sorveglianza e<br />

monitoraggio epidemiologico della situazione locale.<br />

Parole chiave. Monitoraggio, Vettori leishmaniosi, Leishmaniosi canina, Alpi.<br />

*Lo stu<strong>di</strong>o è stato condotto nell’ambito del 6° F.R.P Integrated Project ‘Emerging Diseases in<br />

changing European eNvironment” (EDEN), CE N. 010284-2, Subproject Leishmaniasis (EDEN-<br />

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