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XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia

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Sessione VII - <strong>Entomologia</strong> me<strong>di</strong>ca/veterinaria e forense<br />

ULTERIORI INDAGINI SULLA PRESENZA DI SPECIE DEL COMPLESSO<br />

ANOPHELES MACULIPENNIS NELLA MAREMMA TOSCANA*<br />

D. Boccolini 1 , M. Di Luca 1 , L. Toma 1 , F. Severini 1 , A. Massa 1 , F. Mancini Barbieri 1 ,<br />

A. Tamburro 2 , G. Pontuale 2 , M. Cocchi 2 & R. Romi 1<br />

1Istituto<br />

Superiore <strong>di</strong> Sanità, Dipartimento MIPI, Reparto <strong>di</strong> Malattie trasmesse da<br />

Vettori e Sanità Inter<strong>nazionale</strong>, Roma; 2 Unità <strong>di</strong> Zoologia Ambientale, A.S.L. n. 9<br />

Grosseto.<br />

Nell’ambito <strong>di</strong> un progetto finalizzato a valutare il rischio <strong>di</strong> reintroduzione della malaria<br />

in Italia, nel 2005-2006 è stato condotto uno stu<strong>di</strong>o sulla presenza, <strong>di</strong>stribuzione e<br />

biologia <strong>di</strong> popolazioni <strong>di</strong> anofelini, in un’area della Maremma, (province <strong>di</strong> Viterbo,<br />

Grosseto e Siena) iperendemica per questa malattia fino agli anni ’50. Dai risultati<br />

emerge che il potenziale vettore <strong>di</strong> malaria, Anopheles labranchiae, appartenente al<br />

complesso maculipennis, è presente a densità rilevanti lungo tutta la costa, occupa<br />

biotopi <strong>di</strong>fferenti e mostra <strong>di</strong> avere un’areale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione più ampio <strong>di</strong> quanto<br />

ritenuto in passato (Di Luca et al, 2009). Nell’estate 2007 questo stu<strong>di</strong>o è stato integrato<br />

con ulteriori indagini condotte in tre aree, ai confini della provincia <strong>di</strong> Grosseto, con<br />

caratteristiche ambientali, con<strong>di</strong>zioni climatiche e attività umane <strong>di</strong>verse: 1) Monte<br />

Antico (329 metri s.l.m.), situato in una zona collinare al confine nord-est della<br />

provincia, dove in passato è stata reperita un’unica specie del complesso, An.<br />

atroparvus. I focolai larvali sono in<strong>di</strong>viduati da canali irrigui e da occasionali raccolte <strong>di</strong><br />

acqua piovana. 2) Parco Regionale della Maremma (Alberese), una vasta area protetta<br />

lungo la costa (a sud <strong>di</strong> Grosseto), caratterizzata da macchia me<strong>di</strong>terranea, pineta e<br />

pascoli, che rappresenta un ambiente ancora poco mo<strong>di</strong>ficato dall’uomo. I focolai larvali<br />

sono costituiti principalmente dai canali <strong>di</strong> bonifica. 3) Tenuta <strong>di</strong> San Donato, un’area<br />

interna a sud <strong>di</strong> Grosseto, dove le risaie hanno rappresentato il principale focolaio lavale<br />

per la ricolonizzazione e la massiva riproduzione <strong>di</strong> An. labranchiae. Dal 2003 è iniziata<br />

una graduale sostituzione della coltivazione del riso con altre colture: granturcheti e<br />

vigneti. Nei tre siti visitati gli anofelini sono stati catturati all’interno <strong>di</strong> ricoveri animali<br />

ed a San Donato sono state effettuate anche tre catture notturne “su uomo”: in giugno<br />

(15 punture/uomo/notte), luglio (26) ed agosto (11). Tutti gli esemplari sono stati<br />

identificati me<strong>di</strong>ante analisi morfologica (uova) o molecolare (Multiplex-PCR). Nel<br />

campione <strong>di</strong> Monte Antico (N=18) sono state in<strong>di</strong>viduate tre specie: An. maculipennis<br />

ss (44%), An. atroparvus (40%) e An. labranchiae (16%), mentre ad Alberese (N=74)<br />

ed a San Donato (N=260) An. labranchiae è stata l’unica specie riscontrata. Sebbene i<br />

dati sopra riportati siano relativi a singole indagini, nei tre siti visitati An. labranchiae è<br />

stata sempre rinvenuta anche se a densità <strong>di</strong>fferenti. Come atteso, questa specie è<br />

predominante lungo la pianura costiera. Raggiunge, tuttavia, cospicue densità solo in<br />

prossimità delle zone a risaia (San Donato), ove conferma anche la sua spiccata<br />

antropofilia, mentre nell’area protetta del Parco della Maremma, dove la presenza e le<br />

attività dell’uomo sono limitate, la densità della specie si riduce notevolmente. Nella<br />

zona <strong>di</strong> Monte Antico, dal clima meno favorevole, il reperimento <strong>di</strong> An. labranchiae,<br />

sebbene con numero ridotto <strong>di</strong> esemplari è, comunque, in<strong>di</strong>cativo dell’estensione verso<br />

nord del proprio areale <strong>di</strong> <strong>di</strong>stribuzione.<br />

Parole chiave: An. labranchiae, An. atroparvus, potenziali vettori <strong>di</strong> malaria, Italia.<br />

*Ricerca finanziata con fon<strong>di</strong> del Progetto EU grant GOCE-2003-010284 EDEN<br />

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