XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia
XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia
Sessione IV – Entomologia forestale FUNGHI ASSOCIATI A IPS ACUMINATUS (COLEOPTERA SCOLYTIDAE): RUOLO NELLA SIMBIOSI E TECNICHE DI CAMPIONAMENTO C. Villari 1 , A. Battisti 1 , P. Capretti 2 & M. Faccoli 1 1 Dipartimento di Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università degli Studi di Padova. Agripolis, Viale dell'Università 16, 35020 Legnaro (PD) E-mail: cate.vill@gmail.com. 2 Dipartimento di Biotecnologie Agrarie, sezione Patologia Vegetale, Università degli Studi di Firenze. Piazz.le delle Cascine 28, 50144 Firenze. Negli ultimi anni le formazioni alpine di Pinus sylvestris hanno subito severi attacchi da parte di Ips acuminatus (Gyllenhal), un piccolo scolitide (2-3 mm) che colonizza la parte medio alta della chioma dando origine a numerosi nuclei di infestazione di 60-70 piante, dalla tipica distribuzione a “macchia di leopardo”. Ips acuminatus è vettore di tre principali specie fungine: Ophiostoma brunneo-ciliatum (Math.), O. ips (Rumb.) Nannf. e Ambrosiella macrospora (Fr.- Grosmann) Batra. Le prime due specie sono patogene e interagiscono con le difese della pianta limitando la possibilità di questa di difendersi dagli attacchi dello scolitide. La pericolosità di I. acuminatus sembrerebbe quindi strettamente legata alla presenza di tali simbiosi, anche se i funghi trasportati non sono patogeni aggressivi. Un’eccessiva aggressività del fungo, infatti, porterebbe ad una riduzione troppo veloce della quantità e qualità dell’alimento disponibile per le larve. A. macrospora invece è un fungo dell’ambrosia, fondamentale per l’alimentazione delle larve ma non patogeno per la pianta. Obiettivo di questo lavoro è quello di mettere a punto una serie di tecniche di campionamento che permettano l’esatta e veloce determinazione della percentuale di individui di I. acuminatus che trasportano funghi di azzurramento, della massa di inoculo trasportata e della specifica composizione fungina, al fine di poter analizzare il ruolo della simbiosi, e delle sue variazioni temporali e geografiche, sulla biologia dell’insetto. Campioni di pino silvestre recentemente infestato sono stati prelevati da cinque diverse località dell’arco alpino: Val Dogna (UD), Cadore (BL), Val Venosta (BZ), Valtellina (SO), e Valle d’Aosta (AO). Una parte degli esemplari di I. acuminatus sfarfallati dai campioni è stata utilizzata per la messa a punto di metodi di isolamento dei funghi in piastra. Per le specie appartenenti al genere Ophiostoma il metodo prevede il lavaggio degli insetti con una soluzione di Tween 80 e il successivo utilizzo dell’acqua di lavaggio su substrati di crescita selettivi contenenti Streptomicina e Cicloeximide. L’isolamento di A. macrospora prevede invece l’estrazione delle mandibole delle femmine e la messa a coltura di queste in substrati selettivi per i funghi e arricchiti con lievito. Contemporaneamente sono state disegnate sonde molecolari per l’identificazione tramite Real-Time PCR delle diverse specie fungine trasportate, poi utilizzate sui restanti individui di I. acuminatus. Parole chiave: relazione pianta-fungo-insetto, simbiosi, Pinus sylvestris 139
Sessione IV – Entomologia forestale INFESTAZIONI DI SCOLITIDI IN MELETI DEL FRIULI VENEZIA GIULIA P. Zandigiacomo 1 , E. Cargnus 1 , A. Fiori 2 & C. Zampa 3 1 Dipartimento di Biologia e Protezione delle Piante, Università degli Studi di Udine; 2 Servizio Fitosanitario, Chimico-Agrario, Analisi e Certificazione dell’ERSA, Pozzuolo del Friuli (UD); 3 Cooperativa frutticoltori friulani s.c.a., Spilimbergo (PN) Il melo rappresenta la specie frutticola più importante del Friuli Venezia Giulia; occupa una superficie di circa 1500 ha, seguito da actinidia (circa 550 ha), pero, pesco e altre colture. La superficie a melo si mantiene relativamente costante da alcuni decenni; ogni anno vengono messi a dimora circa 50 ha di nuovi impianti. Nel corso di attività di monitoraggio fitosanitario, nel corso del 2008 sono stati rilevati 6 impianti di melo con danni non trascurabili per attacchi attribuibili a Scolitidi; in tali impianti sono stati effettuati prelievi di materiale per identificare le specie coinvolte e campionamenti per quantificare l’entità delle piante colpite. Gli impianti in esame sono localizzati nell’Alta pianura friulana; 4 in provincia di Pordenone e 2 in provincia di Udine; in tutti i casi i terreni sono di medio impasto, con ferretto e scheletro talora molto abbondante. I diversi impianti sono stati messi a dimora a partire dal 2002 fino al 2008. Le varietà interessate sono: Gala (3 casi), Royal Gala (1 caso), Golden Delicious (1 caso) e Rubin Fuji (1 caso). Sono state rilevate tre specie di Scolitidi: Xyleborus dispar (Fabricius) (in 5 impianti), Xylosandrus germanus (Blandford) (in 2 impianti) e Scolytus rugulosus (Müller) (in 1 impianto). In due impianti è stata rilevata l’associazione fra le specie X. dispar e X. germanus, già osservata in noceti friulani in provincia di Udine. I meli infestati, che talora sono morti, sono rimasti sotto il 5% in due casi, intorno al 10% in un caso, intorno al 20% in un caso (da S. rugulosus, impianto al 1° anno) e, infine, intorno al 30% in un caso (da X. dispar, impianto del 2002, dove da più anni si succedono morie di piante associate alla presenza di Scolitidi). X. dispar e S. rugulosus, sono specie note da tempo per gli attacchi ai fruttiferi e ad altre piante arboree (es. impianti da legno). Di maggiore interesse è invece il rinvenimento di X. germanus, specie segnalata sul territorio italiano nel 1998 proprio in Friuli Venezia Giulia, ove ha comportato gravi danni in noceti da legno; la specie in regione è stata poi rilevata anche su altre piante arboree, quali la farnia. In generale, il principale fattore che sembra aver indotto l’attacco degli Scolitidi è lo stress idrico delle piante, favorito dal tipo di terreno (con limitata capacità di ritenuta idrica) e dal ridotto sviluppo dell’apparato radicale delle giovani piante coinvolte. In alcuni casi possono aver contribuito anche la presenza, nelle vicinanze dell’impianto, di boscaglie con alberi e arbusti in generale stato di sofferenza (2 casi) e il ritardo (a luglio) nella messa a dimora degli astoni (1 caso). Ciò suggerisce la necessità dell’applicazione di più razionali pratiche agronomiche nei giovani impianti di melo. Parole chiave: melo, Xyleborus dispar, Xylosandrus germanus, Scolytus rugulosus. 140
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Sessione IV – <strong>Entomologia</strong> forestale<br />
FUNGHI ASSOCIATI A IPS ACUMINATUS (COLEOPTERA SCOLYTIDAE):<br />
RUOLO NELLA SIMBIOSI E TECNICHE DI CAMPIONAMENTO<br />
C. Villari 1 , A. Battisti 1 , P. Capretti 2 & M. Faccoli 1<br />
1 Dipartimento <strong>di</strong> Agronomia Ambientale e Produzioni Vegetali, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
Padova. Agripolis, Viale dell'Università 16, 35020 Legnaro (PD)<br />
E-mail: cate.vill@gmail.com.<br />
2 Dipartimento <strong>di</strong> Biotecnologie Agrarie, sezione Patologia Vegetale, Università degli<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Firenze. Piazz.le delle Cascine 28, 50144 Firenze.<br />
Negli ultimi anni le formazioni alpine <strong>di</strong> Pinus sylvestris hanno subito severi attacchi da<br />
parte <strong>di</strong> Ips acuminatus (Gyllenhal), un piccolo scolitide (2-3 mm) che colonizza la<br />
parte me<strong>di</strong>o alta della chioma dando origine a numerosi nuclei <strong>di</strong> infestazione <strong>di</strong> 60-70<br />
piante, dalla tipica <strong>di</strong>stribuzione a “macchia <strong>di</strong> leopardo”. Ips acuminatus è vettore <strong>di</strong> tre<br />
principali specie fungine: Ophiostoma brunneo-ciliatum (Math.), O. ips (Rumb.) Nannf.<br />
e Ambrosiella macrospora (Fr.- Grosmann) Batra. Le prime due specie sono patogene e<br />
interagiscono con le <strong>di</strong>fese della pianta limitando la possibilità <strong>di</strong> questa <strong>di</strong> <strong>di</strong>fendersi<br />
dagli attacchi dello scolitide. La pericolosità <strong>di</strong> I. acuminatus sembrerebbe quin<strong>di</strong><br />
strettamente legata alla presenza <strong>di</strong> tali simbiosi, anche se i funghi trasportati non sono<br />
patogeni aggressivi. Un’eccessiva aggressività del fungo, infatti, porterebbe ad una<br />
riduzione troppo veloce della quantità e qualità dell’alimento <strong>di</strong>sponibile per le larve. A.<br />
macrospora invece è un fungo dell’ambrosia, fondamentale per l’alimentazione delle<br />
larve ma non patogeno per la pianta.<br />
Obiettivo <strong>di</strong> questo lavoro è quello <strong>di</strong> mettere a punto una serie <strong>di</strong> tecniche <strong>di</strong><br />
campionamento che permettano l’esatta e veloce determinazione della percentuale <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> I. acuminatus che trasportano funghi <strong>di</strong> azzurramento, della massa <strong>di</strong><br />
inoculo trasportata e della specifica composizione fungina, al fine <strong>di</strong> poter analizzare il<br />
ruolo della simbiosi, e delle sue variazioni temporali e geografiche, sulla biologia<br />
dell’insetto. Campioni <strong>di</strong> pino silvestre recentemente infestato sono stati prelevati da<br />
cinque <strong>di</strong>verse località dell’arco alpino: Val Dogna (UD), Cadore (BL), Val Venosta<br />
(BZ), Valtellina (SO), e Valle d’Aosta (AO). Una parte degli esemplari <strong>di</strong> I. acuminatus<br />
sfarfallati dai campioni è stata utilizzata per la messa a punto <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> isolamento dei<br />
funghi in piastra. Per le specie appartenenti al genere Ophiostoma il metodo prevede il<br />
lavaggio degli insetti con una soluzione <strong>di</strong> Tween 80 e il successivo utilizzo dell’acqua<br />
<strong>di</strong> lavaggio su substrati <strong>di</strong> crescita selettivi contenenti Streptomicina e Cicloeximide.<br />
L’isolamento <strong>di</strong> A. macrospora prevede invece l’estrazione delle man<strong>di</strong>bole delle<br />
femmine e la messa a coltura <strong>di</strong> queste in substrati selettivi per i funghi e arricchiti con<br />
lievito. Contemporaneamente sono state <strong>di</strong>segnate sonde molecolari per l’identificazione<br />
tramite Real-Time PCR delle <strong>di</strong>verse specie fungine trasportate, poi utilizzate sui restanti<br />
in<strong>di</strong>vidui <strong>di</strong> I. acuminatus.<br />
Parole chiave: relazione pianta-fungo-insetto, simbiosi, Pinus sylvestris<br />
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