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XXII CNIE - Accademia nazionale italiana di Entomologia

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Sessione IV – <strong>Entomologia</strong> forestale<br />

EFFETTI DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI SU POPOLAZIONI DI<br />

COLEOTTERI SCOLITIDI: UN ESEMPIO DALLE ALPI ORIENTALI<br />

M. Faccoli<br />

Dipartimento <strong>di</strong> Agronomia Ambientale, Università degli Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Padova, Viale<br />

dell’Università, 16 – 35020 Legnaro (PD) E-mail: massimo.faccoli@unipd.it<br />

Eventi climatici anomali rappresentano spesso la causa dell’avvio <strong>di</strong> vaste infestazioni <strong>di</strong><br />

coleotteri scoliti<strong>di</strong>. Tuttavia, esiti simili possono essere indotti anche da un progressivo<br />

innalzamento delle temperature, frequentemente associato a lunghi perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> siccità. Gli<br />

effetti dei cambiamenti climatici si manifestano in genere con progressivi spostamenti<br />

verso nord delle specie più termofile, e con aumenti dell’intensità delle infestazioni nei<br />

settori meri<strong>di</strong>onali dei loro areali. Esempi significativi arrivano dal Nord America, dove<br />

a partire dagli anni ’70, Dendroctonus ponderosae Hopkins ha invaso gran parte del<br />

Canada occidentale raggiungendo latitu<strong>di</strong>ni e altitu<strong>di</strong>ni mai registrate, e attaccando<br />

nuove specie <strong>di</strong> pini. Osservazioni simili sono state condotte anche su D. rufipennis<br />

(Kirby) in Alaska e Ips confusus (LeConte) negli Stati Uniti sud-occidentali. In Europa<br />

è stato riscontrato un rapido <strong>di</strong>ffondersi <strong>di</strong> Ips duplicatus (Sahlberg), dal suo areale<br />

nord-paleartico verso l’Europa centro-orientale, con gravi danni a peccete sofferenti per<br />

serie <strong>di</strong> annate calde e siccitose. Il fenomeno riguarda anche alcune popolazioni italiane<br />

<strong>di</strong> scoliti<strong>di</strong>. Un’analisi delle precipitazioni e temperature registrate dal 1922 e dal 1962<br />

nelle Prealpi Giulie (Gemona del Friuli, UD) nel periodo <strong>di</strong> marzo-luglio − mesi <strong>di</strong><br />

maggiore attività fisiologica dell’abete rosso − ha infatti rivelato una <strong>di</strong>minuzione delle<br />

precipitazioni me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> circa 200 mm (-22%), accompagnata da un incremento delle<br />

temperature me<strong>di</strong>e <strong>di</strong> quasi 2°C (+13%). Nella stessa regione i danni causati dal bostrico<br />

tipografo, Ips typographus (L.), negli ultimi 16 anni sono risultati inversamente correlati<br />

alle precipitazioni primaverili dell’anno precedente. Primavere con precipitazioni<br />

inferiori alla me<strong>di</strong>a (circa 750 mm) hanno infatti determinato nell’anno seguente un<br />

incremento <strong>di</strong> danni <strong>di</strong> bostrico proporzionale al deficit idrico. I cambiamenti climatici<br />

agiscono <strong>di</strong>rettamente anche su biologia e fenologia degli insetti. Lo sfarfallamento del<br />

bostrico è vincolato al superamento <strong>di</strong> valori soglia <strong>di</strong> temperatura me<strong>di</strong>a (18°) e<br />

fotoperiodo (15 h <strong>di</strong> luce). Al riguardo, l’innalzamento delle temperature primaverili<br />

osservato negli ultimi anni ha determinato un anticipo dei voli primaverili <strong>di</strong> quasi un<br />

mese in 10 anni. Di conseguenza anche lo sviluppo della seconda generazione ha subito<br />

un progressivo anticipo, fornendo il tempo necessario all’avvio <strong>di</strong> una possibile terza<br />

generazione, che tuttavia ancora non compare poiché limitata da fotoperio<strong>di</strong> estivi troppo<br />

brevi (

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