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Brochure CYPMED - Arsia

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Fig. 15 - Feltro miceliale<br />

bianco alla base e sulle radici<br />

di una pianta infetta da A.<br />

mellea.<br />

della chioma faceva<br />

seguito il disseccamento<br />

e la morte delle piante.<br />

Da un’analisi del<br />

colletto e dell’apparato<br />

radicale risultava evidente la presenza di un feltro<br />

miceliale biancastro sottocorticale dal piacevole<br />

odore di fungo, riferibile ad Armillaria mellea<br />

(Fig. 15 e 16). Probabilmente il parassita si è<br />

insediato sui tessuti radicali della pianta<br />

Fig. 16 – Carpofori di A. mellea.<br />

indebolita in seguito alle operazioni di trapianto. Ovviamente il parassita era già<br />

presente a livello saprofitario sui residui legnosi del terriccio usato per l’invasatura.<br />

Ciò ci suggerisce, come per la Phytophthora, di evitare il riciclaggio dei terricciati<br />

senza averli prima sterilizzati.<br />

È regola fondamentale che tutte le piante con i primi sintomi di ingiallimento della chioma siano<br />

immediatamente allontanate e distrutte insieme al terriccio infetto.<br />

Pestalotiopsis funerea<br />

Generalmente questa specie fungina si comporta come saprofita o debole parassita attaccando le foglie o i<br />

rametti erbacei del cipresso dove può causare danni molto limitati o piccoli disseccamenti di organi ancora<br />

allo stato erbaceo (Fig. 17). In alcuni casi, abbiamo trovato come questa specie possa convivere a margine o<br />

sui tessuti uccisi dal S. cardinale o altri parassiti fungini del cipresso. Talvolta<br />

sembra che alcuni ceppi di questa specie siano dotati di una maggiore aggressività<br />

per cui possono incrementare la loro dannosità su piante stressate da avverse<br />

condizioni ambientali o dai trapianti (come accade spesso in vivaio). Sono le Thuje<br />

e talvolta anche il cipresso (C. sempervirens) a risentire con maggiore frequenza e<br />

dannosità dei suoi attacchi (Panconesi et al., 1995). Alcuni autori ritengono che<br />

questo micete possa causare dei veri e propri cancri, altri pensano che abbia la<br />

possibilità di vivere a livello endofitico nei tessuti del cipresso per poi uscire<br />

quando le condizioni fisiologiche della pianta lo consentono. In effetti è stato<br />

osservato come lo sviluppo dei cancri sia fortemente incrementato nelle piante<br />

sottoposte a stress idrico (Madar et al., 1991).<br />

L’eliminazione dei rametti secchi e delle piante ammalate, sui quali si sviluppano<br />

gli organi di riproduzione del parassita, acervuli e conidi, (vedi sopra, galbule), è<br />

una prassi necessaria e consolidata per migliorare la situazione sanitaria<br />

Fig. 17 - Foglie e giovani rametti<br />

disseccati e con fruttificazioni di P.<br />

funerea.<br />

nell’ambito del vivaio. Comunque, per non mettere a rischio la produzione<br />

vivaistica si consiglia, prima dei trapianti in vaso o in pieno campo, di eseguire dei<br />

trattamenti con ossicloruro di rame che può essere usato in miscela con dei<br />

benzimidazolici per poter intervenire contemporaneamente anche contro altri e più<br />

pericolosi patogeni quali S. cardinale e Diplodia sp., ecc.<br />

Botrytis cinerea (teleomorfo = Botryotinia fuckeliana)<br />

È un fungo molto comune e si trova con una certa frequenza anche sulle foglie e sui rametti erbacei dei<br />

cipressi, specialmente se stressati o danneggiati dalle basse temperature. Sopra i tessuti uccisi si possono<br />

riscontrare con una certa frequenza le fruttificazioni (conidiofori e conidi) di questo debole parassita. La sua<br />

presenza, non eccessivamente dannosa, può incrementarsi sui getti erbacei delle piantine situate nelle zone<br />

più umide ed ombreggiate del vivaio. Sono sufficienti misure agronomiche di carattere generale per tenere<br />

sotto controllo la presenza di questa specie fungina.<br />

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