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Brochure CYPMED - Arsia

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Per quanto riguarda la lotta si consiglia l’eliminazione di tutte le piante infette e l’esecuzione di un trattamento<br />

con benzimidazolici prima di procedere al trapianto.<br />

La presenza di questa malattia comporta l’esecuzione di una ulteriore selezione fra i cloni di cipresso già<br />

selezionati per la resistenza al S. cardinale. Secondo alcune prove eseguite da ricercatori greci, sembra che i<br />

cloni di cipresso (C. sempervirens) resistenti al S. cardinale, siano, in qualche misura, più resistenti anche<br />

alla D. pinea f. sp. cupressi.<br />

Phytophthora cinnamomi<br />

È una malattia che non si sviluppa quasi mai sulle piante adulte impiegate a scopo ornamentale ed ancor<br />

meno nei boschi (cipressete). In vivaio, le giovani piante di cipresso allevate in contenitore o in piena terra<br />

possono andare soggette a questo temibile parassita fungino (Oomicete, Peronosporales). I primi sintomi<br />

della malattia si avvertono nei mesi primaverili e subiscono una rapida<br />

evoluzione durante la tarda primavera-estate. Inizialmente si osserva una<br />

progressiva attenuazione della colorazione verde scura del fogliame,<br />

spesso localizzata in un lato della<br />

chioma che successivamente ingiallisce<br />

fino al completo disseccamento al quale<br />

fa seguito la morte della pianta (Fig.13).<br />

Nelle piante con tale tipo di<br />

Fig. 13. – Piante di C. sempervirens in vaso<br />

uccise da Phytophthora cinnamomi.<br />

sintomatologia l’apparato radicale si<br />

presenta fortemente ridotto e in gran<br />

parte necrotizzato (Fig. 14). Un’analisi<br />

effettuata nella zona del colletto<br />

evidenzia dei marcati imbrunimenti<br />

della corteccia che si estendono in profondità fino a penetrare nei tessuti<br />

legnosi sottostanti.<br />

In un vivaio del pistoiese, dove alcuni anni or sono si sviluppò un focolaio<br />

epidemico della malattia, abbiamo potuto osservare che maggiori danni<br />

furono riportati su specie di Chamaecyparis, mentre il cipresso, contaminato<br />

solo successivamente, subì danni notevolmente inferiori.<br />

Per quanto riguarda la lotta, solo i trattamenti chimici hanno dimostrato di<br />

avere una certa efficacia. Questi devono essere opportunamente cadenzati<br />

durante il periodo primaverile-estivo. I prodotti più efficaci si sono<br />

dimostrati essere: etridiazole, fosetyl-Al, furalaxyl e metalaxyl. Questi<br />

Fig. 14 – Necrosi dell’apparato radicale<br />

di un cipresso per attacchi di P.<br />

cinnamomi.<br />

prodotti vanno distribuiti in soluzione acquosa al contenitore o alla base della pianta. Per un miglior esito<br />

della lotta occorre che i principi attivi usati in questi trattamenti siano alternati, ciò per evitare l’insorgenza di<br />

ceppi resistenti e/o mutageni. I trattamenti devono essere accompagnati da una serie di misure di ordine<br />

preventivo come eliminare le piante infette, evitare l’uso dei terricciati di risulta, regimare e controllare le<br />

acque di scorrimento e di irrigazione che potrebbero contenere i propaguli del parassita (zoospore). Ciò è<br />

particolarmente importante quando si fa uso di acque reflue e quando la vasetteria è posta su nylon.<br />

Armillaria mellea<br />

Questo Basidiomicete è uno dei funghi più distruttivi e polifagi che si conoscono e fra le specie colpite si<br />

annovera anche il C. sempervirens. Gli attacchi più frequenti a questa conifera si manifestano sulle piante<br />

adulte, specialmente quelle delle siepi e dei giardini (prati) che sono sottoposte a regimi idrici intollerabili<br />

per il cipresso. In questi contesti dove le piante vivono a stretto contatto fra di loro (siepi, filari) risulta più<br />

facile la contaminazione e la propagazione della malattia che avviene per mezzo delle rizomorfe. Le<br />

rizomorfe sono dei cordoni di ife, simili a delle radicicole, che si sviluppano nel terreno passando da un<br />

apparato radicale ad un altro. Sebbene la presenza di Armillaria sulle giovani piante sia piuttosto rara, alcuni<br />

anni or sono, nel vivaio “Il Campino” (Siena), è stato osservato che la chioma di alcune piante di cipresso<br />

dell’altezza di circa 2 m, poste in vaso in attesa di piantagione, ingialliva improvvisamente. All’ingiallimento<br />

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