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Brochure CYPMED - Arsia

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Fig. 9 – Conidi α e β di P. occulta.<br />

In primavera, dalla superficie disseccata l’anno precedente emergono gli<br />

organi di riproduzione agamica del parassita, i picnidi. Quesi emettono una<br />

massa di picnoconidi ialini, che esposti all’aria si disidratano e assumono<br />

una consistenza cornea. La massa delle picnospore è costituita da due tipi di<br />

conidi (Fig. 9): la forma alfa (α) con spore ellissoidali, ialine, unicellulari,<br />

biguttulate e leggermente appuntite di 8-10 µm di lunghezza, e la forma beta<br />

(β) con spore unicellulari ialine molto allungate (filiformi), ricurve ad uncino<br />

da un lato di 20-30 µm di lunghezza. I conidi α causano le infezioni primarie<br />

da cui si origina una nuova e più numerosa serie di conidi che vanno a<br />

causare le infezioni secondarie le quali determinano i danni più gravi.<br />

La lotta consiste nell’eliminare tutti i rametti secchi dalle piante infette,<br />

specialmente da quelle situate nei dintorni dei vivai; ciò deve essere fatto in<br />

primavera quando i sintomi delle infezioni sono ben manifesti. Nelle zone con caratteristiche favorevoli allo<br />

sviluppo della malattia, le piccole piante possono essere trattate preventivamente con prodotti chimici a base<br />

di Carbendazim, questi risultano utili anche contro altre malattie dei semenzali o delle giovani piantine quali<br />

S. cardinale, Diplodia pinea f.sp. cupressi, ecc.<br />

Comunque, la composizione del letto di semina, l’esposizione, la densità, l’aereazione, l’insolazione,<br />

l’irrigazione, concimazione, ecc. sono tutte caratteristiche che se ben regolate consentono di limitare al<br />

massimo la diffusione della malattia e ridurre l’entità del danno economico.<br />

Seiridium cardinale<br />

Come le galbule e il seme anche le giovani piantine possono essere colpite dal S. cardinale (Fig. 10). Dal<br />

momento della lignificazione, gli attacchi si possono manifestare su individui di<br />

tutte le età, sia allevate in pieno campo che in contenitore e pronte per la<br />

commercializzazione. I conidi del parassita penetrano nei tessuti corticali delle<br />

piante attraverso delle piccole ferite, che possono essere causate da repentini<br />

abbassamenti di temperatura, insetti, eccesso di crescita, ecc.. La diffusione<br />

della malattia è dovuta principalmente a semine troppo fitte, scarsa<br />

ventilazione, eccesso di umidità, eccesso di concimazioni (in particolare quelle<br />

azotate). Il fusto o i rametti delle giovani piantine vengono velocemente<br />

circondati dallo sviluppo del processo necrotico e portati a morte. Sui tessuti<br />

uccisi dal patogeno si sviluppano gli acervuli che producono gli organi di<br />

diffusione del fungo (conidi). Mentre in natura gli acervuli si formano solo in<br />

primavera e talvolta anche in autunno, in vivaio le continue irrigazioni e<br />

concimazioni consentono una maggiore e più prolungata produzione, ciò<br />

comporta uno sviluppo epidemico della malattia molto accentuato.<br />

Particolarmente attivi in questo contesto, data la relativa consistenza dei tessuti,<br />

Fig. 10 – Giovane fusto di cipresso<br />

con cancro di S. cardinale<br />

decorticato per evidenziare lo<br />

sviluppo del processo necrotico.<br />

sono i coleotteri scolitidi del genere Phloeosinus che sono capaci di trasmettere<br />

la malattia trasferendosi dalle piante ammalate a quelle sane. (Covassi et al.,<br />

1975). Nel contesto vivaistico, dato il notevole flusso di esportazione del C.<br />

sempervirens, la presenza di piante malate è particolarmente pericolosa in<br />

quanto consente la diffusione della malattia in altre zone del territorio.<br />

La produzione vivaistica deve essere salvaguardata per cui occorre mettere in<br />

atto tutti gli accorgimenti di lotta che si ritengono necessari per assicurare lo stato sanitario dei cipressi. Per<br />

prima cosa occorre individuare e distruggere con il fuoco tutte le piantine infette. Durante il loro soggiorno<br />

in vivaio le piante devono essere trattate con prodotti benzimidazolici (Carbendazim, Tiofanate-metil); si<br />

consigliano tre irrorazioni annue, due in primavera e una in autunno. All’epoca della commercializzazione<br />

deve essere eseguito un attento controllo, pianta per pianta, per accertare la presenza di individui infetti,<br />

successivamente si esegue un trattamento chimico per bloccare eventuali infezioni incipienti. Questo regime<br />

di trattamenti durante la permanenza in vivaio dovrebbe garantire l’esportazione di cipressi quasi<br />

sicuramente sani. E’ ovvio che questo tipo di intervento è possibile solo nei vivai in quanto le piante sono<br />

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