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Brochure CYPMED - Arsia

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immediatamente e si disperdono nell’ambiente circostante.<br />

Microscopicamente i conidi della P. funerea hanno solo 5 cellule (tre mediane più scure e due, quella basale<br />

e quella apicale, ialine) (Fig. 5). La cellula ialina apicale possiede 3-4 sete lunghe e ben visibili che la<br />

differenziano inequivocabilmente dal S. cardinale.<br />

Questo Melanconiale si comporta come un debole parassita od un saprofita.<br />

Alcuni ritengono che possa vivere anche a livello endofitico per svilupparsi<br />

sulle galbule in via di maturazione sulle foglie e sui giovani rametti stressati<br />

per cause ambientali avverse (ad es. abbassamenti repentini di temperatura).<br />

Molto spesso le sue fruttificazioni possono svilupparsi insieme a quelle del<br />

S. cardinale. Benché caratterizzata da debole attività parassitaria, la<br />

presenza di P. funerea sui coni può ad attirare vari tipi di insetti che<br />

Fig. 5 – Conidi di P. funerea. possono trasportare anche i conidi di S. cardinale.<br />

Altri miceti<br />

Altri funghi più o meno opportunisti o dotati di debole attitudine parassitaria possono svilupparsi sulle<br />

galbule specialmente quando queste sono giovani e danneggiate da squilibri fisiologici o da attacchi<br />

parassitari di varia natura (funghi, insetti, danni da freddo, ecc.). I miceti che più comunemente vengono<br />

reperiti sui coni di cipresso colonizzati da S. cardinale sono: Pestalotiopsis funerea, Botrytis cinerea,<br />

Alternaria sp., Trichotecium roseum, Aureobasidium sp., Gliocladium sp., Trichoderma viride., ecc. Talvolta<br />

alcuni di questi miceti, ad esempio il T. viride, possono essere utilizzati nella lotta biologica, ovvero per<br />

ostacolare od impedire lo sviluppo del processo infettivo e/o riproduttivo di S. cardinale (Marchetti et al.,<br />

1986).<br />

MALATTIE DEI SEMI<br />

Seiridium cardinale<br />

Tutte le malattie fungine che si sviluppano sui coni possono contaminare il tegumento esterno dei semi con<br />

le loro forme riproduttive o con il micelio. Qualora questi semi contaminati vengano posti in commercio<br />

possono divenire un mezzo di diffusione della malattia anche a grandi distanze. Talvolta la contaminazione<br />

può riguardare non solo la parete esterna ma anche l’interno dei semi, sui quali, peraltro si possono<br />

sviluppare gli organi di riproduzione di alcuni parassiti fungini. In questi casi, oltre alla possibilità di<br />

trasporto passivo dell’agente patogeno, il seme può essere danneggiato nella sua vitalità, ovvero può perdere<br />

Fig. 6 – Acervuli di<br />

S.cardinale su semi di C.<br />

sempervirens.<br />

gran parte del suo potere germinativo che è naturalmente già basso, 20-40%.<br />

Come abbiamo già visto, gli acervuli di S. cardinale si sviluppano sia sulla<br />

parte esterna che interna delle squame della galbula. Per questo motivo, quando<br />

le galbule si infettano, anche i semi possono essere completamente invasi dal<br />

fungo (conidi e micelio) ed anche su di essi si possono differenziare le<br />

fruttificazioni acervulari (Fig. 6). Talvolta è stato osservato che anche su semi<br />

apparentemente sani e provenienti da galbule sane, dopo alcuni giorni di<br />

incubazione in camera umida, possono svilupparsi gli acervuli del fungo<br />

(Saponaro e Motta, 1981). Alcuni di questi semi, sebbene coperti da acervuli,<br />

sono comunque in grado di germinare. Ciò conferma ulteriormente che<br />

l’infezione può essere solo superficiale (semi contaminati) oppure interessare<br />

anche l’endosperma (semi infetti). Nel primo caso i semi riescono a germinare<br />

e probabilmente il contatto con il parassita è avvenuto tardivamente e si è<br />

limitato ad uno sviluppo superficiale, nel secondo caso l’infezione è avvenuta anticipatamente ed il micelio<br />

del parassita ha avuto modo di uccidere o danneggiare l’endosperma impedendo così la germinazione.<br />

Premettiamo che una corretta raccolta e conservazione del seme di cipresso, come degli altri semi, deve<br />

seguire delle regole particolari conosciute da tempo e dalle quali non si può prescindere (ANPA, 2001;<br />

APAT, 2003).<br />

Poiché anche il seme raccolto da galbule sane può essere contaminato con i conidi del S. cardinale, onde<br />

poter eliminare ogni possibilità di contagio, alcuni autori hanno suggerito di intervenire chimicamente con la<br />

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