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Brochure CYPMED - Arsia

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volume si separano da quelle sane adiacenti, dando la sensazione di un’apertura anticipata. Questo loro<br />

aspetto le rende facilmente riconoscibili da quelle sane sulle quali deve orientarsi la raccolta.<br />

Sebbene la malattia non riesca a passare dal picciolo della galbula infetta al rametto, durante le tempeste i<br />

coni infetti possono urtare, ferire e contaminare i rami ed i coni della stesa pianta o delle piante circostanti,<br />

qualora le chiome siano in contatto tra di loro.<br />

Gli acervuli del S. cardinale si sviluppano sia sulla superficie esterna che sulla superficie interna delle<br />

squame, ciò favorisce la contaminazione dei semi e la produzione di enormi quantità di inoculo (conidi), che<br />

può essere diffuso nell’ambiente da vari agenti meteorici (vento, pioggia, grandine, ecc.) e da altri vettori<br />

animali (insetti, uccelli, piccoli mammiferi roditori, ecc.). Le galbule, anche quelle infette, dopo la loro<br />

maturazione e apertura, possono rimanere a lungo (anche più di un anno) attaccate al rametto sul quale sono<br />

state prodotte. Durante il periodo di permanenza sulla pianta, fino alla completa disidratazione dei tessuti, le<br />

galbule infette continuano a produrre e diffondere inoculo nell’ambiente. Spesso delle nuove serie di<br />

fruttificazioni si formano nei crateri acervulari ormai vuoti dell’anno precedente. Le galbule infette possono<br />

essere inoltre visitate da numerosi insetti vettori, più o meno opportunisti, che possono favorire ulteriormente<br />

la diffusione del patogeno.<br />

Diplodia pinea f. sp. cupressi (sin. Sphaeropsis sapinea f. sp. cupressi, Diplodia mutila [Stanosz et al.,<br />

1998]; teleomorfo: Botryosphaeria stewensii 2 ).<br />

I picnidi del fungo sono stati ritrovati, oltre che sui cancri del fusto e delle branche, come riferiremo in<br />

seguito, anche sulle galbule e sui semi (Frisullo et al., 1997). Le galbule infette si presentano corrugate e<br />

ridotte in volume, di colore bruno nerastro, specialmente le più giovani. Da alcuni cretti presenti sulla<br />

superficie si sviluppano, abbondanti picnidi nerastri con il collo brevemente emergente. I conidi, che a<br />

maturità fuoriescono dal collo del picnidio e si accumulano come una massa bruno nerastra sulla superficie<br />

della galbula, sono ovoidali, ialini ed hanno la parete liscia. A maturità i conidi assumono una colorazione<br />

bruna e frequentemente originano un setto trasversale mediano.<br />

È stato accertato che questi conidi possano essere veicolati da una pianta all’altra da alcuni insetti Psocotteri<br />

(Porcelle et al., 1996). Poiché la malattia può passare dalla galbula ai semi, questa può determinare una forte<br />

riduzione della germinabilità. Le galbule infette fanno aumentare notevolmente la quantità di inoculo, ciò<br />

comporta una maggiore possibilità di diffusione della malattia a tutti gli altri organi della pianta, rami,<br />

branche, ecc. con produzione di nuovi cancri e disseccamenti che vanno ad aggravare il quadro patologico<br />

del cipresso.<br />

Phomopsis occulta (teleomorfo: Diaporthe eres)<br />

Causa , come vedremo in seguito, il disseccamento dei getti in piante adulte e la morte di giovani piantine in<br />

vivaio. In passato, la forma di riproduzione agamica (asessuata) è stata ritrovata, a livello saprofitario, anche<br />

su rami e coni morti di cipresso e di altre conifere (Ghillini, 1939). Non sono state fatte indagini per accertare<br />

se la patogenicità dei ceppi provenienti dai coni fosse diversa da quella dei ceppi provenienti dai rametti o<br />

dalle giovani piantine.<br />

Pestalotiopsis funerea<br />

Fig. 4 – Acervuli di Pestalotiopsis<br />

funerea.<br />

Gli acervuli prodotti da questa specie fungina (Melanconiales) sulle galbule di<br />

cipresso, sono molto simili a quelli descritti per il S. cardinale dal quale possono<br />

essere distinti solo con un attenta osservazione o con l’ausilio di un microscopio. Gli<br />

acervuli di P. funerea (Fig. 4) sono brunastri, piuttosto piccoli e addensati e<br />

prorompono dall’epidermide della galbula formando un’apertura di forma triangolare<br />

sui cui bordi si osserva per breve tempo il colore bianco dei tessuti stromatici. A<br />

maturità, dalla sommità del cono acervulare, lacerato dalla pressione esercitata dalla<br />

continua produzione di conidi, fuoriesce un cirro di colore nerastro costituito dalla<br />

massa dei conidi che in assenza di umidità si rapprende facilmente assumendo una<br />

consistenza quasi cornea. Con la pioggia queste masse conidiche si liberano<br />

2 Teleomorfo e anamorfo sono rispettivamente la forma di riproduzione sessuata ed asessuata di un fungo.<br />

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