Brochure CYPMED - Arsia
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approccio per evitare, usando materiale geneticamente omogeneo, le interferenze del portainnesto sulla<br />
risposta del clone a quel terreno. In questo modo è anche possibile selezionare individui da usare<br />
eventualmente come portainnesti tolleranti alle particolari condizioni edafiche e su questi innestare tutti i<br />
cloni precedentemente selezionati per altre caratteristiche utili (tolleranza a fattori abiotici, resistenza al<br />
cancro e ad insetti, ecc.). L’impianto di una varietà multiclonale innestata su portainnesto tollerante terreni<br />
difficili garantisce, ad es., la resistenza al cancro e, nello stesso tempo, conserva nella zona una variabilità<br />
genetica sufficientemente ampia.<br />
Un secondo esempio è l’uso di piante derivate da talea radicata per scopi scientifici, ovvero per valutare<br />
l’effetto del portainnesto su altri caratteri di importanza economica (ritmo di crescita, livello di resistenza a<br />
malattie ed insetti, produzione di polline, ecc.). In questo caso l’impiego di talee radicate di un clone<br />
eliminando il portainnesto, permette di misurare con precisione e ripetibilità il valore “reale” di adattamento<br />
del clone a quel dato ambiente ed, operando con numerose piante per clone, avere informazioni sul genotipo<br />
(Vg) utilizzando misure fenotipiche (Vp) dei caratteri (Vp=Vg+Ve, dove Ve è la variabilità ambientale, che,<br />
assumendo valori positivi e negativi, in media con un campione numeroso tende a zero e quindi Vp=Vg).<br />
Tecnica di moltiplicazione del cipresso per talea<br />
Raccolta di talee da una pianta madre.<br />
a) Scelta delle piante madri<br />
La scelta della pianta madre (si intende per “pianta madre”<br />
l’individuo che fornisce il materiale di propagazione, sia esso seme o<br />
talee per l’innesto o per la radicazione) dipende soprattutto dal<br />
carattere che si intende utilizzare. Ad es., se tale carattere è la<br />
resistenza al cancro da S. cardinale, le piante madri dovranno essere<br />
scelte tra i cipressi precedentemente selezionati per il loro elevato<br />
grado di resistenza al cancro. Se invece tale carattere è la tolleranza a<br />
terreni fortemente argillosi, come le crete senesi, le piante madri<br />
dovranno essere scelte tra quelle che hanno mostrato una migliore<br />
adattabilità, misurata come funzionalità della pianta negli anni,<br />
rispetto ad altre.<br />
b) Raccolta delle talee<br />
Le talee semilegnose vanno raccolte dalla parte inferiore della<br />
chioma delle piante madri integre. Le piante madri non devono<br />
essere in piena vegetazione e non aver subito un repentino<br />
abbassamento della temperatura. Secondo alcuni ricercatori (Pacini,<br />
com. pers.) il miglior periodo di raccolta delle talee è Novembre,<br />
mentre Giannini et al. (1999) suggeriscono di prelevare le talee<br />
all’inizio della ripresa vegetativa del cipresso, che in Toscana è verso<br />
Marzo-Aprile. Va comunque ricordato che ogni individuo (genotipo)<br />
possiede un suo periodo ottimale per la raccolta di talee per la<br />
radicazione, durante il quale le talee rispondono meglio ai<br />
trattamenti ormonali.<br />
Le talee vanno preparate e poste a radicare prima possibile, ma nel caso che ciò non possa avvenire, possono<br />
essere conservate per qualche giorno in sacchetti di plastica a 2-3°C.<br />
c) Preparazione e trattamento delle talee<br />
Le dimensioni delle talee possono essere molto variabili, dai 3-4 cm di lunghezza fino a 15-20 cm in<br />
relazione alla crescita, che ha avuto la pianta nell’ultimo anno, ed alla sua età. Le talee prelevate dalla parte<br />
più bassa di piante giovani hanno una capacità rizogena superiore a quelle raccolte sempre dalla parte più<br />
bassa della chioma di piante adulte dello stesso clone. Sono comunque da evitare talee succulenti, dette di<br />
“luce”, che sono più sensibili e dipendenti dalle condizioni ambientali durante la fase di radicazione.<br />
Dopo aver rimosso le foglie dalla parte basale, le talee vanno trattate con uno stimolatore della rizogenesi,<br />
immergendone la base per alcuni minuti in una soluzione allo 0,5% del sale potassico dell’acido indol-<br />
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