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Brochure CYPMED - Arsia

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pianta, come primo risultato della sua crescita (Fortanier e Jonkers, 1976; Hackett, 1985)<br />

Una spiegazione ai fenomeni legati alla maturazione ontogenetica è stata offerta dalla teoria secondo<br />

cui l’età ontogenetica di un meristema apicale è in effetti correlata al numero di divisioni cellulari che sono<br />

state necessarie per formare quel meristema a partire dall’embrione (Passecker, 1947). La maturazione<br />

fisiologica è invece spiegata dall’osservazione che le potenzialità giovanili dei meristemi apicali, che si<br />

esprimono più evidentemente nel corso di ogni germogliamento, diventano più circoscritte via via che, con lo<br />

sviluppo, l’architettura generale della pianta diventa più complessa (Franclet, 1981; Monteuuis, 1989) (Fig.<br />

2).<br />

Queste teorie portano a concludere che nelle piante arboree, ammettendo che le cellule<br />

meristematiche formate prima siano ontogeneticamente le più giovani, è osservabile una sorta di ‘gradiente<br />

di invecchiamento’ per cui la pianta invecchia più intensivamente andando dalla base all’apice e dall’interno<br />

all’esterno. Ciò spiega perché le caratteristiche giovanili sono più facilmente conservate alla loro base, nella<br />

zona, cioè, del colletto, consentendo l’applicazione di alcune tecniche di propagazione, quali l’isolamento di<br />

polloni, la propagazione da talee radicali, il radicamento di succhioni e, nel caso del cipresso, l’osservazione<br />

che le talee di ramo prelevate dalla parte inferiore della chioma radicano generalmente meglio di quelle della<br />

parte superiore.<br />

È in qualche modo possibile interferire sui fenomeni legati all’invecchiamento (“ageing”),<br />

realizzando il cosiddetto ‘ringiovanimento’, più correttamente definibile ‘rinvigorimento’ della pianta. Tra<br />

gli strumenti adoperabili abbiamo: - l’uso di trattamenti ormonali, realizzabile, ad esempio, tramite<br />

aspersioni con soluzioni di BA, risultate efficaci in Pseudotsuga (Reynoird, 1983) e ibridi di Castanea<br />

(Ballester et al., 1990); - l’eziolamento, cioè la temporanea copertura dei rami destinati alla propagazione,<br />

effettuato in castagno (Ballester et al., 1989) e in quercia (Vieitez et al., 1985); - il taleaggio reiterato<br />

(Platanus acerifolia, Franclet, 1983; Hackett, 1985); - l’innesto a cascata (Franclet et al., 1987); - una<br />

drastica potatura o la capitozzatura (Bolstad e Libby, 1982; St Clair et al., 1985).<br />

Oltre alla totipotenza, l’altro fenomeno legato alla possibilità di<br />

rigenerare la pianta per via vegetativa è la DEDIFFERENZIAZIONE,<br />

che consiste nella capacità delle cellule mature di ritornare alle<br />

condizioni meristematiche, sviluppando un nuovo centro di<br />

accrescimento nella pianta.<br />

Nel cipresso, come nella maggior parte delle specie arboree, la<br />

propagazione per talea avviene grazie all’emissione di radici avventizie,<br />

che sono in effetti radici da ferita, cioè radici che sviluppano come<br />

risposta all’effetto-ferita procurata alla talea quando questa è staccata<br />

dalla pianta-madre: il taglio produce inizialmente un processo di<br />

cicatrizzazione per il quale le cellule superficiali muoiono e la ferita si<br />

ricopre di una placca necrotica costituita da materiale suberoso<br />

(suberina) che protegge l’organo dal disseccamento; al disotto di questa<br />

zona, le cellule vitali iniziano quindi a formare uno strato di callo,<br />

costituito da cellule parenchimatiche, prodotte appunto grazie al<br />

fenomeno della dedifferenziazione; nella successiva fase di<br />

rigenerazione, alcune cellule situate nella zona del cambio vascolare e<br />

del floema iniziano a formare le radici avventizie.<br />

Fig. 2 – Sintesi e schematizzazione delle teorie sulla ciclofisi (Krenke, 1940; Passecker,1947; Franclet, 1981; Monteuuis, 1989), secondo le<br />

quali si individuano diverse zone di maturazione a partire da quella centrale, che conserva i caratteri più giovanili e, all’interno di<br />

ciascuna, dei centri di maggiore reattività, in corrispondenza delle zone di accrescimento annuale.<br />

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