Copertina 3 - Retriever Magazine
Copertina 3 - Retriever Magazine Copertina 3 - Retriever Magazine
Retriever magazine periodico di informazione on-line del RCI - anno 2 - numero 3 - giugno - seembre 2009 in questo numero: • Editoriale RCI • Il Flatcoated Retriever: tipologia e funzionalità • Il Flat contro tutti • Dalla parte del giudice • Il pianto nei retriever • Mrs. Jennifer Hay - Holywear Golden Retrievers • Destinazione: dual purpose. Una giornata con Leospring Labradors • Alimentazione e cancro nel cane • Genetica del comportamento • A scuola di gioco per crescere • Endal e Allen: ritorno alla vita vissuta • Libri e curiosità
- Page 2 and 3: in questo numero: •Editoriale RCI
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<strong>Retriever</strong><br />
magazine<br />
periodico di informazione on-line del RCI - anno 2 - numero 3 - giugno - seembre 2009<br />
in questo numero:<br />
• Editoriale RCI<br />
• Il Flatcoated <strong>Retriever</strong>: tipologia e<br />
funzionalità<br />
• Il Flat contro tutti<br />
• Dalla parte del giudice<br />
• Il pianto nei retriever<br />
• Mrs. Jennifer Hay - Holywear<br />
Golden <strong>Retriever</strong>s<br />
• Destinazione: dual purpose.<br />
Una giornata con Leospring Labradors<br />
• Alimentazione e cancro nel cane<br />
• Genetica del comportamento<br />
• A scuola di gioco per crescere<br />
• Endal e Allen: ritorno alla vita vissuta<br />
• Libri e curiosità
in questo numero:<br />
•Editoriale RCI - di Laura Sgorbati Buosi<br />
•Il Flatcoated <strong>Retriever</strong>: tipologia e funzionalità - di Edward J. Atkins<br />
•Il Flat contro tutti - di Chiara Berzacola<br />
•Dalla parte del giudice - di Andrea Pandolfi<br />
•Il pianto nei retriever - di Martino Salvo<br />
•Mrs. Jennifer Hay Holywear Golden <strong>Retriever</strong>s - di Alessandra Franchi<br />
•Destinazione: dual purpose. Una giornata con<br />
Leospring Labradors - di Patty Fellows<br />
•Alimentazione e cancro nel cane - di Patty Fellows e Alessandra Franchi<br />
•Genetica del comportamento - di Denis Ferretti<br />
•A scuola di gioco per crescere - di Cinzia Stefanini<br />
•Endal e Allen: ritorno alla vita vissuta - di Alessandra Franchi<br />
•Libri e curiosità - a cura di Patty Fellows e Alessandra Franchi<br />
Un sentito grazie a quanti hanno collaborato a questo numero,<br />
in particolare a Lucia Casini e Susan Street.<br />
*La foto di copertina è stata gentilmente concessa da Minna Sihvonen.<br />
Patty Fellows<br />
redattore<br />
Originaria del Nord America, da sempre<br />
amante dei cani, vive in Italia in compagnia<br />
delle sue due labrador femmina con cui<br />
frequenta da tempo il mondo delle<br />
esposizioni e del lavoro.<br />
Alessandra Franchi<br />
redattore<br />
Da dieci anni seguo con passione tutto<br />
quanto riguarda i retriever, in particolare il<br />
lavoro. Ho un piccolo allevamento<br />
amatoriale di golden retriever e insieme alla<br />
mia famiglia trascorro infinite ore divertenti<br />
con i nostri golden, in addestramento,<br />
passeggiate, lavoro e relax!<br />
Martino Salvo<br />
coordinatore di redazione<br />
Appassionato retrieverista, da più di dieci<br />
anni partecipa ai field trial e ai working test.<br />
Ha prodotto alcuni video divulgativi sulle<br />
gare per retriever.<br />
Leonardo Langiu<br />
Impaginazione/grafica<br />
Ogni articolo esprime in libertà le opinioni del suo autore, il RCI puo' non condividere o sottoscrivere necessariamente quanto viene pubblicato.
l’editoriale<br />
In un famoso discorso, a chi gli chiedeva che cosa lo Stato intendesse fare per<br />
i suoi cittadini, J. F. Kennedy rispose domandando a sua volta che cosa i<br />
cittadini fossero disposti a fare per lo Stato. Intendiamoci: la citazione è “alta”<br />
- e ai vertici del RCI nessuno si sente Kennedy - però mi dà il destro per porre<br />
anche ai nostri soci la stessa domanda: siete disposti a dare una mano?<br />
Da sempre sento chiedere che cosa sta facendo il club per i soci, quasi si<br />
trattasse di due entità diverse e lontane - da un lato i “soci”, dall'altro “il club” -<br />
come se l'uno e l'altro non costituissero, insieme, la stessa realtà.<br />
E qui arrivo a una seconda considerazione. E' vero, nel corso della sua<br />
esistenza, e sono ormai trent'anni, il Club è passato da una dimensione<br />
familiare a una quasi imprenditoriale. Un tempo tutti si conoscevano, bastava<br />
qualche telefonata ed ecco che erano pronti a condividere un evento, una<br />
giornata assieme, una colazione in campagna. Ora un raduno, una prova di<br />
lavoro o un'esposizione coinvogliano decine se non centinaia di cani e di<br />
relativi padroni. L'impegno dell'organizzazione è quindi pesante...<br />
Sentirsi parte di una qualunque associazione è il prerequisito del suo buon<br />
funzionamento, spinge ad agire assieme nell'interesse comune; il sentimento<br />
di non appartenenza fa invece credere che, una volta versata una quota, tutto<br />
il resto, in fin dei conti, è dovuto.<br />
Fare uno sforzo per sentirci tutti coinvolti, per il piacere di stare assieme e<br />
condividere una passione comune deve diventare il sale della nostra<br />
associazione: nell'interesse comune, chiediamo a tutti un coinvolgimento<br />
maggiore.<br />
Laura Sgorbati Buosi<br />
Laura Sgorbati Buosi - Consigliere RCI<br />
Appassionata di Labrador dai tempi dell’adolescenza passata in Inghilterra.<br />
Ama lavorare con i cani, ma per lei sono soprattutto compagni di vita.
Il Flatcoated<br />
<strong>Retriever</strong>:<br />
tipologia e funzionalità<br />
Quando per i cacciatori si resero disponibili armi in grado di abbattere in poco tempo grandi quantità di<br />
selvaggina, si rese necessario sviluppare dei cani da caccia adatti al rapido recupero di molti capi.<br />
A metà del 1600, durante la rivoluzione inglese e fino alla Restaurazione, la famiglia Reale Inglese e molti nobili<br />
fuggendo dall'Inghilterra trovarono rifugio presso la nobiltà francese. I Reali di Francia avevano sviluppato come<br />
grande intrattenimento sociale un tipo di caccia che prevedeva l'abbattimento di moltissima selvaggina, e quando<br />
la nobiltà inglese rientrò in Inghilterra portò con sé questo gusto. Erano usati differenti tipi di cani per battere il<br />
terreno, per stanare e per recuperare la selvaggina. Stampe dell'epoca che illustrano scene di caccia in Francia<br />
ci fanno vedere molti spaniel, e qualche cane robusto di tipo setter che riportano la selvaggina.<br />
Con il migliorare della tecnologia dei fucili<br />
da caccia, sorse il bisogno di un tipo di cane<br />
specializzato al recupero della selvaggina<br />
su terra e in acqua. Ogni famiglia con<br />
proprietà terriere o ogni regione sviluppò<br />
allora linee di “riportatori” (retriever)<br />
da qualunque cane che fosse capace di<br />
riportare. Il tipo di setter pesante visto nelle<br />
prime stampe dell'epoca sembra esser<br />
stato alla base di questa selezione. Questi<br />
tipo-setter vennero poi accoppiati con<br />
cani da fattoria che lavoravano (“collies”)<br />
per renderli più addestrabili, con i cani<br />
che erano stati portati da Terranova e dal<br />
Labrador per renderli più forti e adatti a<br />
lavorare in acqua, e in realtà con qualsiasi<br />
altro cane potesse sembre adatto.<br />
A metà dell'800 il colore più di moda per<br />
un retriever era il nero totale e questo portò<br />
a una certa uniformità della morfologia più<br />
adatta per il lavoro che questi cani dovevano fare. Quanto<br />
detto può esere rilevato dalle stampe, dai quadri e dalle<br />
statue di cani di quel periodo.<br />
Quando nacquero le esposizioni, i cani che venivano<br />
esposti erano i cani più belli tra quelli che lavoravano.<br />
Il dottor Bond Moore era un medico di campagna nel<br />
Midland inglese ed era anche un cacciatore ed un giudice<br />
di esposizione. Egli diede un fortissimo contributo a<br />
standardizzare l'aspetto e la taglia dei flat coated retriever<br />
ed a fornire il “giusto esemplare” a acquirenti facoltosi,<br />
come S.E.Shirley, di Ettington, che fu poi per i seguenti 30<br />
anni il grande benenefattore della razza e che fu anche<br />
fondatore del Kennel Club. L'evoluzione fu un cane forte,<br />
di media taglia, con un mantello folto e resistente all'acqua,<br />
di Edward J. Atkins - traduzione di Alessandra Franchi<br />
Quadro di flatcoat di Reuben Ward Binks per il libro Gundogs di Chalmers.<br />
normalmente liscio, in contrapposizione ad altri mantelli<br />
arricciati o ispidi. Il primo nome dato a questi cani fu Wavy<br />
Coated, cambiato poi nell'attuale Flat Coated. Questa<br />
denominazione non deve essere assolutamente confusa<br />
con la tendenza ad un eccessiva toelettatura per ottenere<br />
un mantello liscio per le esposizioni.<br />
Ciò che differenzia un flatcoat di qualità dagli altri<br />
retriever è un aspetto molto caratteristico e funzionale.<br />
La testa è lunga e pulita, in grado di reggere ogni tipo<br />
di selvaggina. E' una testa con pochissima distinzione<br />
tra cranio e fronte , che sono di uguale lunghezza. Lo<br />
stop è appena accennato, ma una faccia senza stop o<br />
una testa da collie vanno ritenute atipiche. La testa è<br />
portata da un lungo collo ben inserito sul dorso.
Questo è essenziale per un anteriore corretto e fa apparire<br />
il posteriore ben squadrato, mentre il profilo globale<br />
mostra una lunga (dalla punta del petto fino all'ultima<br />
costola) e profonda gabbia toracica che si assottiglia verso<br />
il rene squadrato. Il torace non è molto ampio, e visto di<br />
fronte o di lato mostra ben visibile lo sterno. La scapola<br />
(dal garrese alla spalla), l'avambraccio (dalla spalla al<br />
gomito), ed il braccio (dal gomito fino al polso) sono<br />
circa della stessa lunghezza. La scapola e l'avambraccio<br />
sono posizionati a circa 90°. Questa struttura insieme<br />
con il piede ben arcuato e falangi forti ma inclinate di<br />
moderata lunghezza creano un sistema di assorbimento<br />
Tipo e struttura scheletrica<br />
di flatcoat corretti.<br />
degli urti che protegge lo scheletro e gli organi interni.<br />
Quando è fermo il peso è per circa il 65% sull'anteriore<br />
e in azione circa il 90% dell'urto con il terreno è assorbito<br />
dall'anteriore. Un anteriore corretto consente in movimento<br />
di coprire il terreno con moto fluente; e le grandi falcate<br />
riducono il numero di impatti con il terreno e favoriscono<br />
la resistenza sui lunghi tempi.<br />
La linea dorsale del flatcoat dovrebbe essere orizzontale,<br />
mai in pendenza o insellata. Se il collo è inserito<br />
correttamente e la spalla ben arretrata, ci sarà sempre un<br />
piccolo avvallamento al garrese. Sono da considerarsi<br />
errori gravi un dorso cedevole e un rene men che quadrato,<br />
poiché tendono a rendere instabile in età avanzata un<br />
cane che lavori davvero . Da questo punto di vista spalle<br />
dritte , polsi verticali o deboli , schiena cedevole e rene<br />
lungo sono altrettanto dannosi per un cane che lavora<br />
che una moderata displasia dell'anca.<br />
Il posteriore di un flatcoated dovrebbe esser ben muscolato<br />
con angolazione proporzionata a quella della spalla.<br />
Il tratto dal ginocchio al garretto dovrebbe essere di<br />
buona lunghezza, almeno quanto la coscia (dall'anca<br />
al ginocchio), con garretti corti. Il modo ottimale di<br />
muoversi di un flatcoated retriever è di spingersi avanti<br />
Flatcoat non corretto, di tipo<br />
“labrador” con struttrua<br />
scheletrica da Labrador.<br />
usando il posteriore come una leva efficiente, e non come<br />
un attrezzo per spingere. Cani sovra-angolati devono<br />
costantemente spingere come in salita, sprecando così<br />
l'energia che dovrebbe invece andare in resistenza, e<br />
sottopondendo a maggiore sforzo le anche e la colonna<br />
vertebrale.<br />
Riassumendo, il flatcoat è un cane forte ma elegante, di<br />
media statura, con buona ossatura e corporatura. Deve<br />
avere una cassa toracica profonda piuttosto che arrotondata,<br />
e deve mostrare una forma triangolare smussata formata<br />
da linea dorsale orizzontale, petto profondo con sterno<br />
Flatcoat non corretto, di tipo<br />
“setter” con struttura da setter.<br />
prominente, che si rastrema verso l 'ultima costola.<br />
Un flatcoat non è mai compatto o tozzo e non è mai troppo<br />
lungo. Come aspetto generale la razza deve mostrare<br />
potenza senza esser massiccia e non deve avere ossatura<br />
troppo sottile. Ogni tentativo di migliorare o cambiare<br />
l'aspetto di un cane tagliando il pelo, o gonfiandolo ecc<br />
è biasimevole, e il più delle vote attira anziché distogliere<br />
l'attenzione sui difetti che cerca di nascondere. L'unica<br />
toelettatura necessaria dovrebbe essere una piccola pulizia<br />
dei bordi delle orecchie, del collo e delle frange.<br />
Edward J. Atkins<br />
ha Flatcoated e Chesapeakes<br />
dal 1953, e alleva in USA con<br />
l'affisso Wyndham e in UK<br />
con l'affisso Wyndhamian.<br />
Ha prodotto molti campioni<br />
in tutto il mondo anche se produce poche cucciolate,<br />
principalmente con lo scopo di fare cani da caccia<br />
per sé; vive in Nord Dakota, una regione nota per la<br />
quantità della selvaggina sia stanziale che acautica<br />
migratoria. Giudica anche cavalli e bestiame, così<br />
come Chesapeakes e Golden dal 1972.
Flat Il<br />
tutti<br />
contro<br />
Scheda tecnica comparativa del Flatcoated <strong>Retriever</strong><br />
nell’addestramento all’obbedienza, al riporto e alla caccia<br />
di Chiara Berzacola<br />
Nella mia esperienza di addestratrice sono quotidianamente a contatto con soggetti delle razze <strong>Retriever</strong>s.<br />
Negli ultimi anni ho avuto modo di approfondire la conoscenza del Chesapeake Bay e del Nova Scotia Duck<br />
Tolling, mentre quotidianamente mi occupo di quelle piu’ diffuse in Italia quali Labrador, Golden e Flat Coated.<br />
Ognuna di esse ha sicuramente<br />
delle proprie caratteristiche che ne<br />
differenziano il profilo caratteriale<br />
ed attitudinale. Nelle mie giornatedi<br />
addestramento il flat coated e’ sempre<br />
stato presente: quello che mi ha dato<br />
più soddisfazione è stato il mio<br />
Gamon, un flat che ha raggiunto<br />
traguardi veramente eccezionali,<br />
infatti, oltre ad aver conseguito il<br />
titolo di Campione Italiano Assoluto<br />
(Campione sia di Lavoro che di<br />
Bellezza) è stato premiato dal <strong>Retriever</strong><br />
Club italiano come miglior soggetto<br />
assoluto tra tutte le razze retrievers<br />
per la stagione 2008 ripetendo il<br />
risultato gia' ottenuto nel 2006.<br />
Inoltre ha partecipato alle più<br />
importanti competizioni con ottimi<br />
risultati sia in Field Trial che in<br />
Working Test anche a livello internazionale ed Europeo,<br />
in rappresentanza dei colori italiani.<br />
Iniziata con Gamon la grande passione per questa razza,<br />
a tutt’oggi seguo la preparazione di giovani flat coated.<br />
Il Flat Coated <strong>Retriever</strong> ha delle caratteristiche molto<br />
spiccate come la grande socievolezza nei confronti<br />
dell’essere umano sia conosciuto che sconosciuto, con<br />
atteggiamento sempre festoso ed ottimista. Il fortissimo<br />
istinto al riporto ha delle particolari componenti che<br />
possiamo osservare in modo molto tipico e radicato nella<br />
razza tanto nell’azione che precede il reperimento della<br />
preda, che in quella successiva: L’istinto predatorio molto<br />
marcato, il fortissimo impulso al gioco ed istinto di caccia,<br />
la notevole fiducia in se stesso e le doti di autonomia e<br />
determinazione nella ricerca, gli consentono di trovare<br />
sempre una preda da riportare, che sia un vero selvatico<br />
od un oggetto di altro tipo. Pure quando non vi sia<br />
nessuna possibilità di trovare una preda vera e propria,<br />
il riporto del primo oggetto disponibile da potere essere<br />
preso in bocca è spesso un rituale<br />
di festeggiamento irrinunciabile,<br />
dove il flat sfoggia il naturale atteggiamento<br />
di consegna dell’oggetto a<br />
testa alta con il caratteristico costante<br />
movimento frenetico della coda.<br />
Nel lavoro di riporto il Flat Coated<br />
spicca per alcuni aspetti rispetto<br />
alle altre razze retrievers, infatti ha<br />
mantenute inalterate alcune caratteristiche<br />
tipiche della razza che<br />
risultano ancora oggi molto ben<br />
fissate:<br />
1) Facilità di apprendimento di<br />
un eccellente obbedienza di base<br />
e condotta al piede.<br />
Il Flat è un cane sensibile e molto<br />
facile da gratificare, con un istintivo<br />
modo di porsi nei confronti dell’uomo<br />
tale da portarlo a cercare continuamente un contatto<br />
fisico ma in modo gentile e rispettoso. Tali caratteristiche<br />
lo rendono facilmente addestrabile per l’obbedienza di<br />
base, specialmente per quanto riguarda la condotta al<br />
piede, anche in contesti molto difficili come le situazioni<br />
di caccia in walk-up. A volte però il suo forte attaccamento<br />
nei confronti dell’uomo puo’ essere causa di fenomeni<br />
di ansia da separazione con distruttività ed autolesioni<br />
che il cane si infligge quando si sente isolato. Quindi e’<br />
importante conoscere tali atteggiamenti per prevenirli<br />
creando un ambiente idoneo dove possa trascorre le ore<br />
in nostra assenza.<br />
2) Eccellente marking e Memoria.<br />
E’ molto frequente trovare tra i soggetti della razza dei<br />
grandi marcatori in grado di arrivare immediatamente<br />
sul punto di caduta anche in condizioni di elevata<br />
difficoltà dovuta alla distanza o a condizioni di terreno<br />
molto difficile. Il Flat è generalmente in grado di
memorizzare un elevatissimo numero di punti di caduta<br />
e tenerli a mente per un tempo molto lungo. Questa<br />
caratteristica rappresenta un indiscutibile pregio per<br />
l’impiego in battuta “Drive Shooting” dove il cane viene<br />
usato per ripulire il terreno dove sono stati abbattuti una<br />
moltitudine di selvatici. Purtroppo ne diventa anche un<br />
notevole limite quando il cane debba essere inviato al<br />
recupero di un selvatico che non abbia potuto marcare,<br />
infatti in questo caso assisteremo alla “sindrome di San<br />
Tommaso”: se non ha visto cadere nulla in quella zona<br />
non sarà facile inviarcelo, mentre sarà molto semplice<br />
mandarlo ad una notevole distanza in una zona dove<br />
sia caduto un selvatico anche dopo che sia trascorso<br />
moltissimo tempo addirittura anni! Infatti capita sovente<br />
di essere invitati a distanza di un anno ad una battuta<br />
che si svolga sempre sui medesimi terreni dove i nostri<br />
cani vengono impiegati solo in tale occasione per il<br />
Piking Up, incredibile ma vero come si possano ricordare<br />
i punti esatti dove abbiano effettuato i recuperi.<br />
3) Eccellente copertura del terreno.<br />
Lo stile di razza è elegantissimo e molto efficace, coprendo<br />
il terreno con le caratteristiche “pennellate” che gli<br />
consentono di massimizzare le funzionalità olfattive.<br />
L’andatura è sempre adeguata alle condizioni ambientali<br />
in modo che raramente il flat sia troppo veloce rispetto<br />
alla consistenza delle emanazioni presenti sul terreno.<br />
4) Eccellente iniziativa di caccia.<br />
Anche il folto, il rovo, il canneto e l’acqua profonda, sono<br />
tutti ambienti affrontati in modo da adeguare costantemente<br />
la sua andatura alla portata del suo olfatto, con scelte di<br />
percorso mirate allo scopo<br />
di sfruttare sempre il vento<br />
nel migliore dei modi.<br />
5) Eccellente naso.<br />
Il muso allungato, il tartufo<br />
ben dimensionato e l’innata<br />
abilità nel farne uso, sono<br />
garanzie di ottimo olfatto.<br />
6) Eccellente consegna.<br />
Innata predisposizione alla<br />
consegna della preda nella mano del conduttore. L’emozione<br />
che prova il flat all’atto della consegna è altrettanto grande<br />
di quella che trasmette al suo conduttore esprimendo una<br />
gioia, un entusiasmo e una gentilezza che rimane inalterata<br />
dal primo al ultimo riporto della sua vita.<br />
7) Difficoltà di mantenere una perfetta steadiness.<br />
Come nelle altre razze da riporto (specialmente nelle<br />
linee da bellezza), è abbastanza frequente incontrare<br />
soggetti che abbiano predisposizione al “pianto” in linea:<br />
uggiolio lamentoso come azione di scarico dello stress<br />
dell’attesa che il cane accumula mentre aspetta il suo<br />
turno per andare a riportare, specialmente in presenza<br />
di altri cani. Tale atteggiamento è dovuto alla forte competizione<br />
che il soggetto avverte nei confronti degli altri<br />
cani e all’impulso dovuto alla grande concentrazione e<br />
determinazione che lo spingerebbe ad andare a recuperare<br />
la preda prima del comando del conduttore: “Running<br />
in”. Per evitare problemi di questo tipo è consigliabile<br />
non sottoporre il giovane allievo a situazioni stressanti se<br />
non in modo molto graduale. Inoltre è consigliabile non<br />
lavorare mai in addestramento sul marking ma piuttosto<br />
su “memorie” ad esempio lasciando cadere un dummy<br />
sul terreno e poi allontanandosi con il cane fino a raggiun-<br />
gere una distanza sufficiente<br />
a finché il cane sia tranquillo<br />
per potere essere inviato al<br />
riporto. I problemi legati alla<br />
steadiness sono di provata<br />
predisposizione genetica,<br />
quindi sarebbe necessario<br />
che l’allevatore presti molta attenzione<br />
ai soggetti da impiegare in fase di riproduzione.<br />
8) Difficoltà di apprendimento della conduzione a<br />
distanza.<br />
La distanza dal conduttore fa si che il flat tenda a fare<br />
uso delle sue caratteristiche di sicurezza in se stesso e<br />
di iniziativa personale. Tali qualità lo rendono meno<br />
disponibile rispetto ad altre razze quali il golden e il<br />
labrador ad apprendere i comandi di conduzione a<br />
distanza.<br />
Saremo costretti ad organizzare degli esercizi finalizzati<br />
a inibire un po’ la sicurezza in se stesso del nostro allievo
ad esempio con l’aiuto di una persona che possa<br />
raccogliere la preda ed eventualmente spostarla, in una<br />
diversa zona rispetto a quella che il cane si aspetta, in<br />
modo da controllare e gestire l’insuccesso dell’iniziativa<br />
del cane e premiare invece l’obbedienza alle direttive<br />
del conduttore.<br />
9) Difficoltà di apprendimento del rispetto della zona<br />
di caccia indicata dal conduttore in presenza di<br />
distrazioni.<br />
La cerca circoscritta in un area ristretta rappresenta<br />
sempre una difficoltà nell’apprendimento di qualsiasi<br />
retrievers di qualsiasi razza. Questo è anche il caso del<br />
“no bird” molto frequente nelle nostre competizioni: o<br />
sia quando il giudice chiede al conduttore di far cercare<br />
il cane in una determinata area dove però in realtà non<br />
si trova nessun selvatico, quindi dopo un tempo più o<br />
meno lungo il giudice chiederà al conduttore di richiamare<br />
il cane il quale dovrà tornare prontamente al piede senza<br />
recuperare alcun selvatico anche quando abbia visto<br />
cadere o fiutato altri selvatici in altre zone circostanti a<br />
quella richiesta.<br />
10) Difficoltà di apprendimento del riporto “blind”.<br />
Per impostare il “blind” non potremo servirci esclusivamente<br />
delle memorie come potremmo fare per altre razze, ma<br />
dovremo cominciare con veri “Blind” anche se a distanze<br />
brevissime, con vento a favore e tanti dummies sparsi a<br />
terra in modo da favorire al massimo il cane e rendere<br />
Chiara<br />
Berzacola<br />
appassionata addestratrice<br />
di retriever è attualmente<br />
Presidente del Settore Lavoro<br />
del RCI, partecipa attivamente alle gare di lavoro,<br />
sia in campo nazionale che all’estero.<br />
Ha fatto del suo Gamon (Multi Sh. Ch., Int. Ch.,<br />
RCI Soc. Ch., It. Ft. Ch. Royal Silk Gamblerman)<br />
il più titolato flat-coated italiano.<br />
sicura la riuscita dell’esercizio, poi cominciare gradualmente<br />
a complicare l’esercizio intervenendo su una sola alla<br />
volta delle componenti (vento, -distanza, numero di<br />
dummies) fino ad avere condizionato il cane al punto<br />
tale da ottenere un vero invio Blind.<br />
Conclusioni<br />
Il flat coated è un cane adatto a un proprietario-conduttore<br />
calmo e costante nell’addestramento che possa dedicargli<br />
tempo per fare adeguato esercizio fisico e mentale. Sarà<br />
facilissimo da educare rispetto ad altre razze retrievers,<br />
e rispetto ad esse raggiungerà più facilmente un livello<br />
base/intermedio di preparazione alla caccia e al riporto.<br />
Al contrario sarà più difficile raggiungere un addestramento<br />
avanzato necessario per le competizioni di livello più<br />
elevato. Ritengo senz’altro che le grandi qualità naturali<br />
giustificano pienamente anche la necessità di dovere<br />
impiegare un tempo superiore per raggiungere i livelli<br />
di perfezionamento nel addestramento avanzato al<br />
riporto ed il mio Gamon ne è stata la prova.<br />
La razza gode in Italia di ottima salute infatti alcune linee<br />
di sangue si distinguono per gli ottimi risultati sia dal<br />
punto di vista morfologico (esposizioni di bellezza) che<br />
attitudinale (field trial).<br />
In conclusione ritengo che il flat sia un cane dal fascino<br />
irresistibile.<br />
Approcciarsi al mondo del lavoro con un flat coated<br />
è un’esperienza alla quale nessuno dovrebbe rinunciare.<br />
Non esitate quindi a contattare la Sezione Lavoro del<br />
<strong>Retriever</strong> Club Italiano per avere qualsiasi informazione<br />
sull’addestramento e le prove.
Dalla parte del giudice<br />
di Andrea Pandolfi<br />
Ho accettato con piacere l’invito rivolto dalla rivista di scrivere qualcosa sul mondo delle esposizioni visto dalla<br />
parte, una volta tanto, del giudice e non dell’espositore. Colui che considero, dal punto di vista cinofilo, il mio<br />
nume tutelare e cioè il compianto Prof. Raffaello Mariotti alla vigilia del mio primo appuntamento da giudice<br />
mi disse: “ E ora ti renderai conto cosa vuol dire giudicare dall’interno del ring e non dall’esterno !!!” Devo<br />
dire che più passa il tempo e più mi rendo conto di come aveva ragione. Giudicare è difficile, perché richiede<br />
attenzione, competenza e necessità di operare delle scelte in tempi ristretti. Come diceva una pubblicità di un<br />
po’ di anni fa “sembra facile!!”. Vi assicuro che non lo è, anche se sulla carta potrebbe sembrarlo.<br />
Cominciamo a dire quali sono gli strumenti<br />
principali di un giudizio. In primis, l’anatomia<br />
generale del cane, e poi ovviamente lo<br />
standard. Questi due elementi configurano<br />
il “quadro ideale” con il quale il soggetto da<br />
giudicarsi dovrà essere confrontato. Per quanto<br />
riguarda i retrievers, con l’eccezione del Nova<br />
Scotia e del Chesapeake, gli standard sono<br />
redatti nella maniera anglosassone e quindi,<br />
a differenza per esempio degli standard per<br />
le razze italiane e tedesche redatti in maniera<br />
minuziosa, sono molto poco descrittivi e precisi.<br />
Lasciano quindi, diciamo, abbastanza spazio<br />
all’interpretazione soggettiva. Il giudice, in<br />
questo caso, deve quindi farsi carico di valutare<br />
la corrispondenza del soggetto allo standard<br />
anche avvalendosi della propria sensibilità<br />
ed esperienza. Come si può capire il margine di interpretazione<br />
è piuttosto ampio e da qui discende la notevole<br />
discrepanza che in qualche caso si può verificare tra un<br />
giudizio di un giudice e quello di un altro. Un errore<br />
da evitare, che talvolta capita se oltre che giudici si è<br />
anche allevatori della razza, è quello di giudicare in<br />
base al “tipo” preferito. Ciascun allevatore ha in testa<br />
una certa morfologia di cane, spesso legata a correnti<br />
di sangue usate negli anni che hanno fissato il “tipo”<br />
del proprio allevamento.<br />
Quando si giudica si deve farlo con riferimento allo<br />
standard e alla conformazione dei soggetti presentati senza<br />
lasciarsi influenzare da quei soggetti che maggiormente<br />
somigliano al proprio tipo.<br />
Altro errore che a mio avviso è da evitare è quello di<br />
privilegiare un certo aspetto nei confronti di altri, per<br />
cui l’eventuale positività (o negatività) di quell’aspetto<br />
tende ad essere valutata in maniera più pesante rispetto<br />
ad altri fattori di giudizio. Nel giudizio nessun fattore<br />
Un giovane golden a giudizio.<br />
deve essere predominante e ciascuno deve concorrere a<br />
fornire un giudizio obbiettivo, ovviamente fatti salvi i casi<br />
di difetti che comportino la squalifica. Prima accennavo<br />
alla ristrettezza dei tempi con cui il giudizio si svolge.<br />
Purtroppo l’analisi di un soggetto, per quanto accurata<br />
il giudice la cerchi di fare, è sempre operata in uno<br />
spazio temporale ristretto e questo ovviamente talvolta<br />
può incidere sulla valutazione. Faccio un esempio: se<br />
giudico un cane che quel giorno non ne vuole sapere di<br />
camminare correttamente, perché nervoso o disturbato<br />
da qualcosa, non posso che penalizzarlo perché in<br />
quei pochi minuti quella è l’obbiettività che mi si è<br />
mostrata. E potrebbe essere anche vero, come spesso<br />
gli espositori dicono in questi casi, che quel cane ha<br />
un ottimo movimento. A me non è stato dato modo di<br />
apprezzarlo e quindi non posso che penalizzarlo.<br />
Mutatis mutandis lo stesso discorso vale per le condizioni<br />
fisiche del cane. Chiunque abbia un minimo di pratica<br />
di esposizioni è perfettamente a conoscenza che nessun
cane sarà sempre al top delle proprie condizioni in ogni<br />
momento dell’anno. E’ quindi inutile lamentarsi se il<br />
proprio cane, quel giorno non al massimo della forma,<br />
“ tre mesi fa ha fatto migliore di razza e oggi ha preso<br />
solo eccellente”. Probabilmente oggi la sua condizione<br />
meritava quella qualifica e non un’altra, o altri soggetti<br />
presentati erano in condizioni migliori delle sue.<br />
A questo punto mi sembra opportuno spendere qualche<br />
parola sui rapporti giudice –espositori. Da quando ho<br />
iniziato a frequentare il mondo della cinofilia devo dire<br />
che il rapporto tra giudici ed espositori si è piuttosto<br />
modificato , e sicuramente non in meglio.<br />
L’esposizione canina è un momento molto importante<br />
dell’allevamento in quanto costituisce la riprova del<br />
lavoro svolto dall’allevatore. Nell’esposizione si sottopone<br />
ad un esperto (riconosciuto da<br />
Ente apposito come tale in base<br />
alla esperienza ed al superamento<br />
di esami) i propri soggetti per<br />
avere indicazioni sul livello di<br />
allevamento, sulla giustezza o<br />
meno di scelte allevamento operate,<br />
sull’eventuale opportunità di operare<br />
delle modifiche o di intervenire<br />
per togliere certi difetti.<br />
Oggi, sempre più spesso, si ha<br />
la percezione che questo non<br />
abbia per molti espositori nessuna<br />
importanza. Qualsiasi opinione<br />
diversa dalla propria non viene<br />
tenuta – da una buona percentuale<br />
di espositori “esperti” - in nessuna<br />
considerazione e quindi tacciata<br />
come sbagliata.<br />
Manca quindi ormai qualsiasi forma di umiltà e di<br />
voglia di confrontarsi. Certo, il giudice può sbagliare,<br />
visto che l’infallibilità non è di questo mondo. Forse<br />
però il suo punto di vista può anche aiutare a dare<br />
una scrollata a certe incrollabili certezze che abbiamo<br />
coltivato, e a farci comprendere che magari il nostro<br />
cane non è solo una somma di pregi ma che presenta<br />
anche qualche difetto su cui come allevatore faremmo<br />
bene a fare una riflessione.<br />
Infine vorrei auspicare che gli espositori si ricordino<br />
sempre le elementari regole di comportamento: presentarsi<br />
con puntualità al ring senza bisogno di essere chiamati,<br />
sopra: Speciale golden a<br />
Firenze.<br />
a sinistra: Giornata familiare a<br />
Montrichier del <strong>Retriever</strong> Club<br />
Svizzero.<br />
sotto: Raduno RCI a Ferrara.<br />
comportarsi con educazione e<br />
senso di sportività, tenere sempre<br />
a mente che il ring non è uno<br />
spazio di proprietà personale ma<br />
deve essere condiviso anche con<br />
gli altri, etc.<br />
Sembrerebbero cose scontate, ma<br />
purtroppo per molti espositori non<br />
è così.<br />
Come dicevano i nostri progenitori: repetita iuvant!!<br />
Speriamo che alla fine le esposizioni tornino ad essere<br />
veramente il luogo dove a farla da padrone sia sempre<br />
e soltanto il vero ed unico motivo della loro esistenza:<br />
la passione e l’amore per i nostri cani.<br />
Andrea<br />
Pandolfi<br />
Alleva da anni per passione<br />
golden retriever. Giudice<br />
ENCI, è stato tra i primi<br />
a importare in Italia soggetti di alta genealogia,<br />
con i quali ha prodotto diversi campioni italiani<br />
e sociali nel proprio allevamento.
Il pianto nei retriever<br />
di Martino Salvo<br />
Per partecipare ad un field trial, conduttore e cane devono aver completato un percorso di addestramento<br />
molto lungo e difficile (circa 2 anni di lavoro costante col proprio retriever): durante la gara vengono infatti<br />
testate contemporaneamente tutte le abilità del cane e tutte le sue doti naturali. Se ne manca anche solo una, il<br />
cane può essere eliminato o escluso dal prosieguo della gara. Nel caso dei working test invece la gara è divisa<br />
per step (generalmente 4 esercizi) che testano una parte di queste qualità alla volta. Il giudizio è graduato su<br />
una scala di valori più ampia (da 0 a 10 per ogni riporto) rispetto al “corretto/scorretto” come avviene nei<br />
field trial. In più un errore commesso in un esercizio non compromette la possibilità di continuare la gara, ed<br />
il concorrente, a sua discrezione, può scegliere di mettere comunque alla prova negli altri step il proprio cane<br />
ed il livello di addestramento raggiunto. Come potrete capire una prova di field trial è molto più restrittiva in<br />
termini anche solo di possibilità di arrivare a finire una gara, a prescindere dal risultato finale: in ogni momento<br />
si può commettere un errore che spesso porta all’istantanea eliminazione.<br />
In questo articolo parleremo di un argomento<br />
spinoso a cui la maggior parte degli autori<br />
di libri o video sono allergici, quasi una<br />
“no fly zone” dove le voci si abbassano,<br />
dove si preferisce ignorare l’argomento<br />
piuttosto che affrontarlo: “il pianto nei<br />
retriever che aspirano a competere nei<br />
field trial”. Molti di noi si sono imbattuti in<br />
quella fase dell’addestramento, specie con<br />
la selvaggina, dove il nostro cucciolone inaspettatamente<br />
si sovraeccita e incomincia a<br />
mugolare. Per chi fa gare questo è il segnale<br />
di pericolo rosso, in cui rischiamo di vedere<br />
mandare all’aria un anno o più di metodico<br />
addestramento, in cui il nostro retriever ha<br />
già imparato a prendere le direzioni, fermarsi<br />
al fischio, riportare correttamente, marcare,<br />
eseguire riporti blind…. E chi addestra<br />
personalmente il proprio cane sa quanto<br />
pazienza, passione, dedizione e costanza ci<br />
vuole per addestrare un retriever. Il pianto<br />
purtroppo, è un comportamento spesso molto difficile<br />
da correggere, alle volte impossibile (così dicono i più<br />
esperti), e la cattiva notizia è che se un retriever piange<br />
in linea, durante un field trial, viene immediatamente<br />
eliminato e pregato di allontanarsi perché disturba gli<br />
altri concorrenti. Come già accennato, la gara finisce<br />
prima ancora di cominciare.<br />
Il pianto si manifesta generalmente in due momenti<br />
della gara: durante l’abbattimento della selvaggina, in<br />
cui i cani devono attendere pazientemente ed osservare<br />
per marcare i punti di caduta o durante l’attesa in linea<br />
Un cane attento e concentrato durante l’abbattimento<br />
della selvaggina.<br />
del proprio turno di riporto, mentre un altro cane sta<br />
lavorando ed il suo conduttore usa il fischietto. In quel<br />
momento la sollecitazione a cui è sottoposto il retriever<br />
è massima: vorrebbe andare ed invece deve aspettare.<br />
La capacità di attendere corrisponde a ciò che in gergo<br />
tecnico viene definita “steadiness”. Si richiede che il<br />
cane non si muova, non si agiti e soprattutto che non<br />
abbai, non mugoli o pianga, per attirare l’attenzione del<br />
proprio conduttore. Essendo la steadiness l’abilità/qualità<br />
messa alla prova all’inizio della gara, è facile immaginare<br />
quale sia l’esito disastroso di una prova effettuata con<br />
un cane che piange.
qualità naturali<br />
+<br />
abilità aquisite<br />
Abbiamo più volte detto che:<br />
= retriever da field trial<br />
Dando per scontate le qualità naturali che il cane ha<br />
o non ha (naso, senso del selvatico, voglia di cacciare,<br />
coraggio, tempra...ecc..), le numerose abilità da far<br />
acquisire comprendono tutti quei comportamenti che<br />
non sono innati in lui e che devono essere insegnati<br />
(steadiness, non scambiare la preda, seguire una<br />
direzione senza aver visto cadere il selvatico, fermo<br />
al fischio…).<br />
Per approfondire quanto appena detto consiglio di<br />
leggere l’articolo apparso sul numero uno della nostra<br />
rivista.<br />
sopra: Attesa durante una battuta alle anatre:<br />
l’acqua costituisce un elemento di attrazione in<br />
più per i cani e quindi lo stress può aumentare<br />
durante l’attesa.<br />
a destra: Un conduttore dà comandi con le<br />
mani, la voce, ed il fischietto al proprio cane<br />
che sta lavorando: un momento molto critico<br />
per gli altri cani che attendono il proprio turno.<br />
Volendo semplificare, si potrebbe dire che un percorso<br />
completo di addestramento può essere pensato come<br />
passaggio attraverso l’apprendimento di una singola<br />
abilità alla volta. Ciascuna di queste abilità può poi<br />
essere scomposta in tanti piccoli step: ad esempio prima<br />
di chiedere un doppio marking al mio cane devo aver<br />
ben consolidato il single marking, così come prima di<br />
insegnare il seduto a distanza, devo aver insegnato il<br />
seduto vicino al conduttore. In ogni caso non si potrà<br />
insegnare ad un cucciolo contemporaneamente il seduto<br />
ed il riporto.<br />
Un aspetto però molto insidioso e che spesso è poco<br />
noto ai meno esperti (anche chi scrive ne ha pagato le<br />
conseguenze!) é che deve essere rispettato un ordine<br />
cronologico rigoroso nell’insegnamento delle abilità,<br />
altrimenti si rischia quasi certamente di avere brutte<br />
sorprese, anche dopo aver investito molto tempo, danaro<br />
ed energie. Non basta cioè suddividere il percorso di<br />
addestramento in macro aree quali: riporto marcato,<br />
riporto blind, fermo al fischio, steadiness, sperando<br />
che dopo aver assemblato il tutto si ottenga il risultato<br />
voluto. Non vale quella che in matematica è chiamata<br />
“proprietà commutativa”, dove invertendo l’ordine degli<br />
addendi, il risultato non cambia.<br />
La consegna della preda al conduttore, in presenza di altri cani, può essere un momento stressante per il cane:<br />
potrebbe prevalere l’istinto della possessività e non consegnare. Notare il labrador nero girato a guardare<br />
mentre gli altri cani sono indifferenti. Un altro sintomo di stress che va tenuto sotto controllo.
Nell’addestramento del retriever se cambiamo l’ordine<br />
di insegnamento delle abilità, cioè non rispettiamo una<br />
opportuna sequenza, il risultato potrebbe essere molto<br />
diverso da quello sperato, anche a parità di tempo<br />
investito e impegno profuso.<br />
Le moderne tecniche di addestramento prevedono che<br />
esso cominci sin dai primi giorni che portiamo il cucciolo<br />
a casa, graduando il nostro comportamento a seconda<br />
del momento di crescita del cane: dall’educazione,<br />
si passa progressivamente all’addestramento formale.<br />
In questo modo possiamo incidere indelebilmente<br />
sulla mente vergine del cucciolo quei comportamenti<br />
positivi voluti, essendo egli completamente nuovo<br />
ad ogni tipo di esperienza di vita. Più comportamenti<br />
corretti avremo insegnato al cucciolo, meno vizi o<br />
errori dovremo correggere in futuro. Analogamente<br />
tutti i comportamenti sbagliati che dovessimo creare<br />
nel cucciolo si radicheranno molto profondamente se<br />
non corretti subito. Tra questi, la sovraeccitazione da<br />
riporto ed il pianto che ne è la diretta conseguenza<br />
sono quelli a cui dobbiamo porre maggiore attenzione,<br />
poiché renderebbero inutilizzabile il nostro retriever<br />
in gara.<br />
Per capire cosa c’è all’origine del pianto di un retriever,<br />
quali sono le cause, cosa si può fare per correggerlo,<br />
ed in quale misura, abbiamo intervistato ponendo loro<br />
alcune domande alcuni fra i migliori addestratori nel<br />
mondo:<br />
• Gunilla Wedeen (Svezia), molto conosciuta sia<br />
nel nostro Paese che in Europa, come allevatrice ed<br />
addestratrice;<br />
• Vic Barlow (UK), addestratore, allevatore,<br />
autore di diversi libri tra i quali British Training<br />
for American <strong>Retriever</strong>s;<br />
• Martin Deeley (UK/USA), addestratore, allevatore,<br />
autore di numerosi libri sul tema retriever, tra i<br />
quali Working Gundogs e Advanced Gundog<br />
Training;<br />
• Stefano Martinoli (Italia), addestratore e<br />
allevatore molto conosciuto in Europa.<br />
L’intervista<br />
1) Che tipo di messaggio dà un retriever che piange in<br />
linea, durante un field trial (sovraeccitazione, richiesta<br />
di attenzione…)?<br />
Gunilla Wedeen: La mia opinione a riguardo è che<br />
un cane che piange in linea “ha il pieno controllo del<br />
proprio conduttore”. Qualche hanno fa avrei detto che<br />
il cane piange perché freme per riportare, ma oggi ho<br />
cambiato completamente idea. Sono convinta che tutto<br />
dipenda da una carenza di leadership. Il cane è talmente<br />
abituato a prendere iniziative in tante situazioni della vita<br />
quotidiana, che in addestramento il padrone incomincia<br />
ad avere problemi non appena egli all’improvviso cerca<br />
di esercitare la propria dominanza. Quando un cane<br />
abituato a prendere l’iniziativa, all’improvviso è costretto<br />
a trattenersi dal riportare quando e ciò che egli vuole,<br />
magari perché c’è un altro cane che sta lavorando,<br />
o perché son stati abbattuti più pezzi, allora sale la<br />
frustrazione e nasce il pianto. Indubbiamente alcuni<br />
cani sono predisposti al pianto, ma la frustrazione è<br />
comune a tutti in questa situazione: quello che cambia è<br />
il modo in cui essa si manifesta. Alcuni non ascoltano il<br />
fischietto, altri hanno la bocca dura e moltissimi perdono<br />
la concentrazione durante il lavoro. Ma tutti questi<br />
comportamenti derivano dalla stessa causa: stress per<br />
essere stati trattenuti.<br />
Vic Barlow: Quasi sempre è una reazione al guardare<br />
gli altri cani che lavorano, mentre egli è costretto a star<br />
fermo.<br />
Martin Deeley: Il pianto può dipendere da tante cause.<br />
Anche uno sbadiglio che può derivare da noia, stress,<br />
sopra: L’invio di un cane può essere molto<br />
stressante per gli altri che devono rimanere inattivi.<br />
a sinistra: Cani in attesa durante l’abbattimento<br />
osservano tranquilli e con attenzione: un perfetto<br />
bilanciamento delle qualità che vorremmo<br />
sviluppare in un retriever.
o semplicemente da una reazione ad una determinata<br />
situazione, può essere sufficiente per eliminare un cane<br />
in gara. Generalmente credo che significhi impazienza<br />
di lavorare, in alcuni casi una vera e propria richiesta al<br />
conduttore di essere lasciato andare a riportare, Il suo<br />
entusiasmo e la sua voglia raggiungono un livello tale che<br />
il cane non riesce a trattenersi più e da ciò scaturisce il<br />
pianto. In alcuni cani il pianto è talmente radicato che<br />
il cane non riesce in alcun modo a contenersi.<br />
Stefano Martinoli: E’ un atteggiamento di nervosismo<br />
dovuto al carattere del cane. Come avviene nelle persone<br />
che reagiscono in modo diverso a situazioni di stress… Il<br />
cane ha questa predisposizione nel proprio DNA. Ogni<br />
cane può manifestare e può reagire allo stato di stress<br />
in modo diverso. Alcuni<br />
cani infatti affrontano tale<br />
stato con un atteggiamento<br />
calmo e con attenzione,<br />
una eccessiva eccitazione<br />
nel cane va invece a scapito<br />
della lucidità nel lavoro.<br />
2) Quali possono essere<br />
le cause del pianto? (es.:<br />
errori nell’addestramento,<br />
ereditarietà...)<br />
Gunilla Wedeen: Vale<br />
quanto già detto prima.<br />
Vic Barlow: Le cause<br />
principali vanno individuate nella genetica e nel dare<br />
al cane troppo e troppo presto. Per esempio troppi<br />
esercizi di riporto e pochi esercizi di steadiness.<br />
Martin Deeley: Decisamente entrambi. In alcuni cani<br />
il pianto è ereditario e in questo caso semplicemente<br />
trovano difficile non piangere. In altri invece è stata<br />
sviluppata una spinta ed una voglia di riportare non<br />
bilanciata da un pari capacità di attendere ed essere<br />
sotto il controllo del conduttore. Ogni cane è diverso, e<br />
l’addestratore deve sempre trovare il giusto compromesso<br />
tra lo sviluppare nel cane una buona voglia di lavorare<br />
ed il controllo su di esso, così che il cane rimanga<br />
calmo e fermo finchè non viene inviato a riportare con<br />
lo stesso entusiasmo. Alcuni cani imparano a piangere<br />
perché a contatto con cani che piangono. Addirittura<br />
un conduttore che corregge il cane che piange, può<br />
peggiorare la situazione perché il cane impara che in<br />
questo modo egli ha attirato la sua attenzione. Attirare<br />
l’attenzione può essere più importante per il cane della<br />
correzione che riceverà per il pianto.<br />
Stefano Martinoli: Le cause sono molteplici. In alcuni<br />
casi sono rimediabili in altri no.<br />
-Addestramento errato. Se il pianto deriva da errori<br />
commessi nell’addestramento, esso può essere rimediato<br />
con un addestramento appropriato, ed intervenendo<br />
per tempo. Il cane deve abbandonare l’idea che ogni<br />
cosa che cade è sua. Un errato addestramento fa si<br />
che questo non avvenga. Il cane reagisce quando vede<br />
altri cani lavorare e non sa aspettare. Probabilmente<br />
nell’addestramento è prevalso il riporto a discapito della<br />
steadiness.<br />
-Ereditarietà. Il fattore genetico determina il modo di<br />
reagire alle sollecitazioni e si tramanda attraverso le<br />
generazioni. E’ una tara genetica difficile da estirpare<br />
perchè è difficile individuare le linee di sangue che<br />
portano problemi. Se la causa del pianto è individuabile<br />
nell’ereditarietà, il problema può anche manifestarsi<br />
lentamente e progredisce inevitabilmente.<br />
3) Quali sono le cose da fare e da evitare nell’addestramento<br />
del giovane retriever per prevenire il pianto?<br />
Gunilla Wedeen: Penso che la cosa più importante sia<br />
ottenere una leadership<br />
positiva e incondizionata,<br />
tale che il cane creda nel<br />
conduttore in ogni tipo di<br />
situazione. E’ necessario che<br />
il conduttore sia in grado di<br />
gestire sempre l’iniziativa e<br />
trattare il cane come tale e<br />
non come un piccolo umano.<br />
Io addestro relativamente<br />
poco i miei cani da cuccioli<br />
sopra: Gara alla Francese: giovani cani alle prime<br />
esperienze in linea - un test critico.<br />
sopra in alto: Finale di gara all’Inglese: cani in perfetta<br />
steadiness osservano l’abbattimento della selvaggina.<br />
sino ad un anno. Concedo loro di vivere naturalmente da<br />
cani, ma con due regole ferree: se ti chiamo torni e se ti<br />
parlo ascolti. Questo crea una forte leadership e un cane<br />
affidabile. Punto inoltre molto sull’addestramento passivo.<br />
Lego sempre il mio cucciolo ad un paletto quando addestro<br />
altri cani e durante quella sessione di addestramento non<br />
lo faccio mai lavorare. Fino ad un anno io addestro il mio<br />
cucciolo sempre da solo. Se siamo vicino ad altri cani che<br />
lavorano, il mio cane, sino a 9 mesi, è legato ad un paletto.<br />
Dopo tale età lo tengo legato a me, magari mentre aiuto<br />
altri conduttori, lanciando dummy o sparando o facendo<br />
qualsiasi altra cosa.
Vic Barlow: Le priorità sono insegnare la calma e la<br />
steadiness, piuttosto che incoraggiare l’eccitazione<br />
in un cane giovane.<br />
Martin Deeley: Non creare nel cane una eccitazione per il<br />
riporto tale che sia poi lui a chiedere di riportare. Insistere<br />
sulla steadiness sino al punto in cui il cane ha il giusto<br />
entusiasmo ma può anche sopportare il controllo del<br />
padrone facilmente. Come già detto, il giusto compromesso<br />
tra voglia di lavorare e controllo. Non acquistare cuccioli<br />
nati da genitori che piangono. Tenere lontano il cucciolo<br />
da cani che piangono. Allenarlo all’attesa, non inviandolo<br />
su tutti i riporti lanciati, e facendogli osservare altri cani<br />
che lavorano. Iniziare a far conoscere al cane selvaggina<br />
fredda e calda in piccole sessioni e sotto controllo.<br />
Prestare attenzione a non introdurre runners (feriti che<br />
pedinano) troppo presto poiché<br />
possono sviluppare eccitazione<br />
nel cucciolo e determinare il<br />
pianto e mugolio.<br />
Stefano Martinoli: I miei consigli<br />
sono:<br />
- Addestrare il cane da solo sino<br />
a 17-18 mesi;<br />
-Prima consolidare le basi<br />
(richiamo, condotta, resta, seduto);<br />
- Non lavorare con i cuccioli sui marcati (danneggia<br />
la steadiness e favorisce i pianto);<br />
- Su 10 riporti concedere un riporto al cane;<br />
- Usare i riportelli più per aspettare che per riportare;<br />
- Dare prevalenza a riporti di “memoria”;<br />
- Dopo i 2 anni addestrare sui marcati intensamente.<br />
4) Se un retriever è l’unico cane in famiglia, è più<br />
predisposto a sviluppare il pianto rispetto ad uno che<br />
vive e viene addestrato insieme ad altri retriever?<br />
Gunilla Wedeen: Non credo che ci sia una connessione<br />
tra il pianto e la presenza di altri cani. Ho cambiato<br />
idea circa la trasmissibilità del pianto da cane a cane.<br />
Vic Barlow: Dipende da come il cane viene trattato in<br />
famiglia. Alcuni cani allevati in famiglia rimangono calmi<br />
e silenziosi perché la famiglia è calma e silenziosa. Altri<br />
sono eccitabili e sfrenati perché la famiglia ha gli stessi<br />
atteggiamenti.<br />
Martin Deeley: Dipende tutto da come sono gli altri<br />
cani che incontra e dal conduttore.<br />
Stefano Martinoli: Non è detto. Se il proprietario è<br />
Concentrazione,<br />
attenzione, attesa,<br />
azione: le fasi di un<br />
perfetto invio al<br />
riporto.<br />
Notare quanta<br />
energia il cane<br />
libera nella corsa.<br />
un buon psicologo del proprio cane, lo addestrerà nel<br />
modo corretto.<br />
5) In quale misura è recuperabile un retriever che piange?<br />
Gunilla Wedeen: So che qualcuno ha risolto il problema del<br />
pianto con metodi forti, ma a parte che si deve possedere<br />
un cane dalla tempra estremamente forte, mi dissocio<br />
assolutamente da questi metodi, che non hanno nulla a<br />
che vedere col mio modo di addestrare.<br />
Vic Barlow: Bisogna far capire al cucciolo sin dai primi<br />
giorni che nessuna forma di pianto è accettata.<br />
Martin Deeley: Il pianto può essere risolto ma non<br />
facilmente, specie se il cane ha capito in quale contesto<br />
o non può piangere, può o non può essere corretto.<br />
Abituare il cane all’attesa, all’obbedienza, piuttosto che al<br />
riporto e alla caccia non controllata può funzionare. Ho<br />
lavorato con alcuni cani che non piangevano in battuta<br />
di caccia ma piangevano durante il field trial. Lo stress<br />
ed il nervosismo del conduttore possono essere percepiti<br />
dal cane e in generale credo che il cane capisca che in<br />
certe circostanze può piangere senza essere corretto. Se<br />
però il pianto è ereditario, c’è molto poco da fare.<br />
Stefano Martinoli: Non è facile correggere il pianto. La<br />
coercizione non è la strada più utile. Non la consiglio.<br />
I cani piangerebbero comunque anche in presenza di<br />
una correzione coercitiva.
6) Quali consigli per correggere un retriever<br />
che piange?<br />
Gunilla Wedeen: Bisogna cambiare il modo di relazionarsi<br />
col cane e dopo ciò lavorare in modo diverso quando<br />
si invia il cane. Il cane dovrebbe essere assolutamente<br />
tranquillo, in uno stato mentale calmo e sottomesso. Così<br />
egli impara ad essere calmo, silenzioso e concentrato.<br />
Vic Barlow: Si può mettere pressione su un cane giovane,<br />
ma su un cane adulto si può far poco una volta che il<br />
pianto è diventato un abitudine.<br />
Martin Deeley: Veloci correzioni senza alcun preavviso<br />
possono dare risultati. Anche molto lavoro in cui il<br />
non il cane ma il padrone raccoglie i riporti. Tornare<br />
indietro alle basi e ricostruire il percorso gradualmente.<br />
E’ necessario essere costanti<br />
e ottenere il rispetto del cane.<br />
Questi deve capire che il<br />
padrone è il capobranco e<br />
che solo lui decide quando<br />
è il momento di riportare o<br />
meno. Non inviare mai il cane<br />
o ricompensarlo dopo che ha<br />
pianto. Correggerlo e riportarlo<br />
in macchina (o canile), in<br />
ogni occasione che piange<br />
durante un addestramento.<br />
Stefano Martinoli:<br />
Nell’addestramento del cucciolo non lancio i riportelli<br />
ma li appoggio per terra, in modo da non sollecitare il<br />
cane. Ma mano che il cane diventa più grande, li lascio<br />
cadere di fronte, ed infine li lancio.<br />
7) Considerazioni personali<br />
Gunilla Wedeen: Ho lavorato molto aiutando persone<br />
i cui cani avevano problemi di stress, ed ho provato<br />
che impegnandosi molto ci sono ottime possibilità di<br />
recuperare. Ma il modo migliore per ottenere buoni<br />
risultati è lavorare sui cuccioli, andando piano con<br />
l’addestramento, avendo un atteggiamento calmo, e<br />
lavorando molto sulla relazione padrone – cane. I nostri<br />
cani sono stati selezionati per riportare, non c’è bisogno<br />
di insegnare loro troppo nelle prime fasi. Quando il cane<br />
sarà sufficientemente cresciuto, si potrà mettere pressione<br />
su di esso e chiedergli molto, ma tutto ciò dopo aver già<br />
costruito la parte più importante: aver un cane calmo<br />
e rilassato che non ha nessuna aspettativa di lavorare<br />
al di fuori di quando gli viene chiesto dal padrone. Ho<br />
molta stima degli inglesi che sembrano avere un rapporto<br />
molto naturale con i loro cani, che scaturisce da una loro predisposizione<br />
personale. Sembra che il posto migliore<br />
dove vorrebbero stare i loro cani sia proprio vicino<br />
al loro padrone, ed in questo stato mentale vengono<br />
fatti lavorare. Credo che il nostro problema sia che, al<br />
contrario, noi cerchiamo sempre di forzare i nostri<br />
cani a stare vicino a noi attraverso l’addestramento e<br />
le correzioni, e la maggior parte delle volte dobbiamo<br />
trattenerli, mentre essi vorrebbero lavorare. Ed in questo<br />
stato mentale li inviamo verso un riporto.<br />
Vic Barlow: Non acquistare cuccioli da linee che hanno<br />
prodotto cani che piangono. Addestrare metodicamente e<br />
senza andare troppo in fretta. Non esagerare con i riporti.<br />
Insegnare ad attendere e a concentrarsi.<br />
Martin Deeley: Alcuni conduttori non sono visti come<br />
i capi branco dal loro cane. Il conduttore deve essere<br />
calmo ma concentrato e deciso nel suo atteggiamento.<br />
Il cane deve capire che non è lui il leader e che non<br />
deve prendere lui l’iniziativa. La correzione deve essere<br />
proporzionata all’errore, al cane e alla situazione, e se<br />
il conduttore non è in grado di adattarsi a seconda del<br />
cane, il risultato può anche essere peggiore dell’errore<br />
che si vuole correggere.<br />
Stefano Martinoli: Nella<br />
riproduzione bisogna prestare<br />
attenzione ai cani che si scelgono<br />
non solo in funzione degli<br />
aspetti tecnici, ma anche in<br />
funzione di quelli caratteriali.<br />
Tiriamo dunque le somme:<br />
• Tutti gli intervistati sono concordi nel fatto che il pianto<br />
va prevenuto piuttosto che corretto;<br />
• Questo si ottiene puntando più sulla costruzione del<br />
rapporto col proprio cucciolo, sulla steadiness, sulla<br />
costruzione di una attitudine alla calma e all’attesa,<br />
piuttosto che sul riporto. E questo direi che per molti di<br />
noi suona molto nuovo.<br />
• Una speranza di poter correggere il comportamento del<br />
pianto ci viene da Gunilla Wedeen e da Martin Deeley,<br />
attraverso l’addestramento passivo, ed esercitando la<br />
leadership sul nostro cane anche nelle attività della vita<br />
quotidiana.<br />
Ho letto tanti libri e letto quasi tutti i forum su Internet per<br />
almeno due anni senza risultato, cercando le risposte che<br />
questi professionisti ci hanno dato così generosamente.<br />
Spero che questo lavoro di ricerca possa servire a tante<br />
persone che si accingono ad addestrare il loro cane in<br />
modo da evitare quegli errori nascosti e meno noti, e<br />
provare così la gioia di avere un retriever veramente<br />
“willing to please”.
Mrs. Jennifer Hay<br />
Holywear Golden <strong>Retriever</strong>s<br />
Ho incontrato Jennifer Hay a metà febbraio 2009. E' arrivata in aereo a Milano Malpensa dopo un viaggio<br />
infernale, con il primo volo da Newcastle a Londra ritardato di ore causa neve e una lunga notte passata in<br />
sala d'aspetto all'aeroporto di Gatwick perché il volo verso l'Italia era stato annullato. “Deve avere un tempra<br />
d'acciaio” ho pensato vedendola sulla porta degli arrivi sorridente e all'apparenza per nulla stanca, pronta<br />
ad affrontare come giudice il suo weekend di prove per retriever organizzate presso l'Azienda Venatoria di<br />
Barengo dal Gruppo Cinofilo Novarese, in collaborazione con il <strong>Retriever</strong>s Club Italiano. Siamo rimaste in<br />
contatto dopo questa esperienza , e mi ha fatto piacere poterla intervistare dopo il Crufts, dove ha giudicato<br />
le famose “gamekeepers classes”.<br />
Quando la ho ricontattata le ho<br />
chiesto innanzitutto il suo commento<br />
sui due giorni di field trial. Ecco la sua<br />
risposta: “I terreni erano magnifici, e<br />
abbiamo avuto la possibilità di testare<br />
i cani in molte condizioni e su diversi<br />
terreni: campi di mais con gli stocchi<br />
ancora in piedi, boschi – alcuni dei<br />
quali molto fitti- campi aperti. I cani<br />
hanno lavorato nello sporco, nel<br />
bosco, hanno avuto l'opportunità di<br />
fare lunghi marcati in campo aperto,<br />
di attraversare fossi e di far vedere la<br />
loro capacità di essere condotti.<br />
di Alessandra Franchi<br />
Le ho chiesto se avesse qualche<br />
suggerimento su come migliorare le<br />
nostre gare e mi ha detto che il Club<br />
di cui è Field Trial Secretary (Golden<br />
<strong>Retriever</strong> Club di Northumbria) organizza<br />
ogni anno una simulazione di Field<br />
Trial (mock trial). “E' utilissimo per dare<br />
ai cani e ai conduttori – specialmente<br />
ai neofiti- l'esperienza di cui hanno<br />
bisogno per partecipare con la scioltezza necessaria a<br />
una vera gara. In questo ‘mock trial’ I giudici sono ben<br />
contenti di parlare con i concorrenti e di suggerire loro<br />
come avrebbero dovuto condurre il cane per avere la<br />
miglior prestazione in ogni situazione”.<br />
Jennifer ha anche detto che un buon trucco, molto<br />
usato in Inghilterra, per aumentare le chances di reperire<br />
selvaggina in una gara in walkup è di<br />
posizionare richiami vivi (specialmente<br />
pernici) in piccoli recinti lungo il<br />
percorso dei cani. Naturalmente agli<br />
uccelli nei recinti vanno dati cibo ed<br />
acqua. Questi richiami attirano gli<br />
uccelli liberi e rendono più facile il<br />
lavoro dei fucili, visto che così c'è<br />
quasi sempre selvaggina nell'area<br />
intorno ai recinti. I cani che lavorano<br />
sono abituati a questa situazione e ne<br />
non vengono minimante disturbati.<br />
Ha poi osservato che in alcuni<br />
casi si notava che i conduttori non<br />
erano cacciatori, e che sicuramente<br />
sarebbe stato positivo per loro poter<br />
fare esperienza di vera caccia. Per<br />
esempio, ha visto parecchi conduttori<br />
che, quando veniva loro richiesto il<br />
riporto di un ferito, inviavano il cane<br />
non sul punto di caduta, ma verso<br />
dove pensavano che il selvatico fosse<br />
andato, rendendo così più difficile<br />
per il cane trovare la traccia del ferito.<br />
Jennifer ha passato una vita con i Golden <strong>Retriever</strong>. Con<br />
suo marito Gordon ha comprato il primo Golden nel<br />
1969, una golden da bellezza. “Tra il 1969 e il 1989 i<br />
nostri cani erano per lo più da esposizione, con ottimi<br />
successi, ne abbiamo anche qualificati due per il Crufts.<br />
Il primo Golden che ho addestrato è stato Gained Top
Seale of Holywear, che ha avuto il suo ‘show gundogs<br />
certificate’. Il cane successivo, Gaineda Cantelope of<br />
Holywear, è stato il mio primo cane da lavoro, ed il suo<br />
miglior risultato è stato un quarto posto, ma non aveva<br />
lo stile o la velocità che piacciono ai giudici”.<br />
“Poi da Abnalls Emannualle of Chadsmoor accoppiata<br />
con Willowric Andy è nato Lingholme Skree di Holywear,<br />
che è stato il mio primo cane completamente di linee<br />
da lavoro, e non sono più<br />
tornata indietro. Sei settimane<br />
dopo avemmo nuovamente la<br />
prima scelta in una cucciolata<br />
(Willowric Andy x Moncastle<br />
tessa), e mio marito Gordon<br />
ebbe così Tillwood Theseus<br />
of Holywear, che diventò<br />
Field Trial Champion, un cane<br />
eccezionale che si vede nel<br />
pedigree di molti cani con<br />
ottimi risultati”.<br />
”Anche se ci siamo spostati sulle<br />
linee di lavoro, siamo ancora<br />
interessati alla morfologia dei<br />
cani, ed io in particolare amo<br />
che la struttura di un cane sia<br />
adatta alla sua funzione, ad<br />
esempio le femmine dovrebbero<br />
essere un po' lunghe (devono<br />
aver spazio per i cuccioli!!) e<br />
i maschi più corti, per rendere facili gli accoppiamenti.<br />
Normalmente sono più gli allevatori di bellezza che<br />
guardano allo standard di razza, perché chi lavora con<br />
i cani naturalmente si concentra di più sulle capacità<br />
di lavoro. Però la morfologia è molto importante anche<br />
se si vuole lavorare con i cani: ad esempio la statura<br />
deve essere adeguata perché possano saltare gli steccati,<br />
che in Inghilterra sono così comuni. E' sempre molto<br />
importante mantenere un cane ben allenato, ed i working<br />
test sono ottimi per tenere i cani in esercizio nel periodo<br />
tra due stagioni di caccia”.<br />
Jenifer Hay è anche giudice di bellezza, oltre che giudice<br />
di lavoro in panel B. Giudica i Golden in esposizione<br />
fino a livello di Championship e, come omaggio ai suoi<br />
40 anni con questa razza,<br />
quest'anno è stata invitata<br />
a giudicare le Gamekeeper<br />
Classes al Crufts. Sorride con il<br />
suo sorriso speciale quando ci<br />
racconta della sua esperianza<br />
al Crufts: “Mi sono sentita<br />
onorata quando Shiela Gussey<br />
del BASC mi ha chiesto se mi<br />
avrebbe fatto piacere venir<br />
inviata a giudicare alcune<br />
delle classi dei Gamekeeper<br />
al Crufts. Se avessi accettato<br />
avrebbero poi sottoposto la mia<br />
candidatura al Comitato per il<br />
Crufts del Kennel Club. Puoi<br />
immaginare come sono stata<br />
contenta quando ho saputo<br />
di esser stata accettata”!<br />
”Quest'anno è stato introdotta<br />
una valutazione della capacità<br />
di lavoro oltre alla valutazione<br />
della conformità allo standard,<br />
ovviamente solo per le<br />
Gamekeepers Classes. Al giudice<br />
veniva richiesto di avere in finale<br />
non più di 5 cani e poi fare fare un<br />
riporto a ciascuno. Ogni cane doveva<br />
quindi stare seduto, aspettare l'invio<br />
al riporto e consegnare il dummy in<br />
mano al conduttore. Questa classe è<br />
pensata per padroni di cani da caccia<br />
che lavorano o hanno lavorato come<br />
guardiacaccia o battitori. I cani possono<br />
essere condotti da altri su richiesta<br />
dei proprietari”.<br />
”Ho giudicato femmine che hanno<br />
lavorato con regolarità nella stagione<br />
2008/2009. Avevo un bel gruppo<br />
di English Springer Spaniel, e anche di altri Spaniel.<br />
Quest'ultima era una classe fantastica, e il vincitore, un<br />
Sussex Spaniel, era magnifica. Non appena è entrata<br />
nel ring il suo movimento mi ha incantata. Ho poi<br />
scoperto che era un Show Champion che aveva appena<br />
vinto la clase Veterani. Ho anche giudicato i Labrador,
poi gli altri retriever, poi una classe di Pointer, Setter,<br />
HPR. Anche questa era una classe spendida, con alcuni<br />
magnifici Weimaraner, Vizla Ungheresi e German<br />
Pointers. Ho esaminato separatamente tutte le razze,<br />
e poi rivisto i migliori. Che peccato poter piazzare<br />
solo 5 cani, con tutta quella qualità eccezionale! Alla<br />
fine c'è stata la Team Competition (Gara a Squadre),<br />
che ho giudicato con uno dei miei co-giudici. La<br />
gara a squadre prevede squadre di tre cani (più una<br />
riserva). Ogni cane deve essere registrato al Kennel<br />
Club come di proprietà di un guardiacaccia, ma può<br />
essere condotto da altri su richiesta del proprietario”.<br />
La Gamekeepers Class al Crufts<br />
”Il personaggio della giornata è stato una ragazzina<br />
che conduceva un Flat Coated. L'avevo già vista<br />
quando giudicavo la classe di tutti i retriever insieme,<br />
ma quando è rientrata nel ring ho riesaminato automaticamente<br />
di nuovo tutti i cani. Quando le ho chiesto<br />
l'età del cane mi ha risposto ‘la stessa di quando me<br />
lo hai chiesto prima’. Non ho potuto trattenermi e<br />
mi sono messa a ridere e le ho risposto che avevo<br />
visto un sacco di cani e non potevo ricordare l'età di<br />
ciascuno , e che ero anche un po' senile. La ragazzina<br />
si è messa a ridere, e quando ho raccontato tutto al<br />
componente anziano della squadra la sua risposta<br />
è stata ‘che insolente, il cane era di due ore più<br />
vecchio!!’”.<br />
Gaynor Bailey ha giudicato<br />
le classi dei guardiacaccia<br />
e Geraldine O'Driscall le<br />
classi lavoro.<br />
Grazie Jennifer per aver<br />
condiviso con noi il tuo<br />
amore per i Golden, per le<br />
esposizioni, per la caccia<br />
e per le gare. Speriamo di<br />
avere un'altra opportunità<br />
di intervistarti, magari per<br />
farci raccontare della vita di<br />
Club e del tuo ruolo come<br />
Field Trial Secretary per il<br />
Golden retriever Club of<br />
Northumbria.<br />
Da quando la BASC (British Association for Shooting and Conservation, partita nel 1900 come<br />
Gamekeepers Association e approdata al nome odierno nel 1982) organizza e conduce il “Gamekeepers<br />
ring” (ring dei guardiacaccia) al Crufts, questo avvenimento annuale non ha quasi più nulla a che<br />
fare con le esposizioni! Riguarda i cani da caccia, e ogni cane è giudicato si secondo lo standard di<br />
razza, ma è data grande importanza al suo aspetto e alla sua condizione fisica di cane che ha appena<br />
finito una dura stagione venatoria. Questo fatto rende unica la classe gamekeepers. Dal punto di<br />
vista storico, il ring dei guardiacaccia è il più antico del Crufts. Nei primi anni era anche uno dei più<br />
frequentati, ed era riconosciuto dai guardiacaccia di tutto il paese come uno dei momenti principali<br />
dell'anno, che marcava la fine della stagione venatoria. Prima che partissero le scuole per gameepers,<br />
era il luogo in cui si facevano i colloquii con i ragazzi che volevano diventare guardiacaccia, dove si<br />
cambiavano posti di lavoro e si assumevano nuovi keeper.<br />
Ultimamente per ogni razza ci sono tre classi: -a) la classe gamekeeper, in cui i cani devono essere<br />
intestati a un guardiacaccia ma possono essere presentati da altri; -b) la classe Working Gundogs<br />
maschi; -c) la classe Working Gundogs femmine.<br />
Per poter entrare nella classi a) e b) i cani devono aver lavorato regolarmente durante la precedente<br />
stagione di caccia e devono avere una certificazione di questo fatta da un gamekeeper.
Destinazione: dual purpose<br />
una giornata con Leospring Labradors<br />
di Patty Fellows - traduzione di Laura Buosi<br />
Mi faccio strada a tentoni in una rotonda trafficata tagliando la strada a una serie di macchine per prendere<br />
l'uscita giusta. Mi ero quasi scordata i piaceri perigliosi della guida “on the left hand side.” Presentandoci con<br />
un annuario RCI e una confezione di parmigiano, Laura ed io stiamo per conoscere Joy Venturi Rose, nota<br />
allevatrice di labrador dual purpose che vive nel sud ovest dell'Inghilterra. Missione: stabilire un contatto tra<br />
club (Joy è la field trial secretary per il Labrador Club di Kent, Surrey e Sussex) e visitare l'allevamento Leospring.<br />
L'allevamento, l'addestramento e la professione di infermiera veterinaria l'assorbono quasi totalmente, per<br />
questo è stata davvero gentile a concederci una intera giornata del suo, già così scarso, tempo libero.<br />
L'incontro avviene alla Stubbs<br />
Farm Estate, non lontano da<br />
Lipshook, nell'Hampshire, dove<br />
Joy vive col marito Chris Rose,<br />
che è a sua volta giudice di field<br />
trial. Appena ci ritroviamo in<br />
cucina, tazzone di caffè a portata<br />
di mano, veniamo salutate dal<br />
dodicenne red fox Augustus<br />
Tuplady (padre o nonno di<br />
molti Leospring) e dalla nera e rotondeggiante<br />
Colhook Kalinka<br />
che è incinta del Ch. Carpenny<br />
Anchorman. Entrambi i cani<br />
sono gentili e amichevoli, senza<br />
essere invadenti, non tentano<br />
di saltarci addosso e i nostri<br />
caffé sono salvi. Joy spiega<br />
che, come allevatrice, mette al<br />
primo posto il carattere: “I miei<br />
cani devono essere a prova di<br />
bomba con i bambini; vivere<br />
con loro dev'essere un piacere.<br />
Le altre mie priorità sono poi<br />
l'attitudine al lavoro, la salute<br />
e i buoni risultati radiografici.<br />
Cerco anche di conformarmi<br />
allo standard: bella testa ma non troppo pesante, double<br />
coat corretto, bei piedi, bella coda, ossatura buona ma<br />
non esagerata, torace ben cerchiato e, in genere, ecco<br />
un super labrador.”<br />
Joy prosegue spiegando che quando giudica in<br />
esposizione “guardo il livello di conformità allo standard<br />
e se la sua struttura fisica lo favorisce o lo limita nel<br />
lavoro. In mente ho l'immagine del labrador perfetto.<br />
Non si discosta molto da una<br />
vecchia statuettadi porcellana<br />
Beswick che ho in casa e che<br />
raffigura un labrador; prima<br />
di andare a giudicare le dò<br />
sempre un'occhiata e mi rileggo<br />
lo standard. Lo stesso faccio<br />
quando guardo con occhio<br />
critico i miei cani. Con loro<br />
sono davvero severa, ancora<br />
più che con quelli degli altri.”<br />
Le chiedo di raccontarmi la<br />
storia di Leospring e di cosa<br />
l'abbia influenzata nella ricerca<br />
del dual purpose. Joy, con<br />
orgoglio, accenna ad alcuni<br />
importanti stalloni dual purpose<br />
e di field trial che compaiono<br />
in uno dei suoi pedigree.<br />
“La mia prima cucciolata è<br />
dei primi anni '80 e ciò che mi<br />
ha maggiormente influenzata<br />
è stata la lettura di testi come<br />
Chris Rose e Carpenny Arnie of Leospring<br />
The Dual Purpose Labrador di<br />
Mary Roslin Williams, Gundog<br />
Training and Field Trials di PRA Moxon e <strong>Retriever</strong><br />
Training di Susan Scales. Per le mie prime linee di<br />
sangue ho usato il FT Ch Spudtamson Berry of Mirstan<br />
e Ch Squire of Ballyduff. Con l'aiuto di Joan Harvey<br />
che, con l'affisso Treherne, allevava labrador da lavoro,<br />
ho alla fine ottenuto la capostipite delle mie linee attuali:<br />
Butsash Pollyflinders of Leospring. Le sue anche passarono<br />
tranquillamente i controlli radiografici (una rarità a quei<br />
tempi) e dimostrò poi di essere una buona riproduttrice
dando alla luce diversi futuri FT winner.”<br />
“Tutto quello che ho conservato nelle mie linee è stato<br />
importante perché sono state le componenti base del mio<br />
tipo di labrador. Ho cercato, in particolare, di conservare<br />
il dual purpose ideale ma non lo avrei potuto fare senza<br />
l'aiuto di altri allevamenti. I soggetti che avevano come<br />
base originale i Treherne lavoravano bene ed erano<br />
sopra: Leospring Atomic Man al riporto<br />
(foto Sharon Rogers)<br />
a destra: J. Venturi Rose e Oakingham Monarch<br />
of Leospring (foto ruralshots.com)<br />
sotto: Carpenny Arnie nell’acqua (foto ruralshots.com)<br />
corretti morfologicamente, inoltre Joan Harvey aveva<br />
prestato particolare attenzione alle anche dei suoi cani e<br />
questo mi ha dato un buon punto da cui partire. La linea<br />
di sangue ottenuta dall'accoppiamento con lo stallone<br />
dual purpose Manymills Drake ha generato alcuni buoni<br />
cani da field trial in grado di vincere anche qualche gara<br />
di bellezza, come i FT winner Treherne Fairly Game at<br />
Leospring e Treherne Game Fall at Leospring che adesso<br />
si trovano nelle linee di diversi campioni e FT winner<br />
inglesi.”<br />
“Un altro maschio importante che ha generato eccellenti<br />
cani da lavoro dall'aspetto piacevole è stato Abbotsleigh<br />
Pluto. Suo figlio, Leospring Mars Marine, ha vinto un<br />
field trial di due giorni (two days stake) in classe open ed<br />
è il padre del FT winner Augustus Tuplady of Leospring<br />
che, a sua volta, è padre del Ch Carpenny Anchorman,<br />
l'unico attuale campione inglese che, dai tempi del<br />
Ch Squire of Ballyduff, sia riuscito a piazzarsi nei field<br />
trial e working test in classe open e a vincere il BOB<br />
al Crufts. La linea Kupros, sia del Ch Master Mariner<br />
che del Ch. Marfell Seafarer, è stata importante<br />
per conservare le qualità del lavoro e migliorare<br />
l'aspetto, tramandando queste caratteristiche a figli<br />
e nipoti. Di recente ho usato le linee Carpenny<br />
e Warringah per migliorare l'aspetto delle mie<br />
femmine.”<br />
Quando incrocia linee di lavoro con linee di<br />
bellezza, Mrs Venturi Rose cerca di mantenere<br />
nei propri pedigree una proporzione tra il 25 e<br />
il 50% di linee da lavoro, e per il resto usa linee<br />
da esposizione con attitudine al lavoro. Così<br />
facendo riesce a preservare le abilità nel lavoro,<br />
la conformazione e il temperamento che desidera. Di<br />
tanto in tanto reintroduce un cane di linee esclusivamente<br />
da lavoro per rivitalizzare e rinforzare le attitudini<br />
al lavoro.<br />
A questo punto chiediamo a Joy se può dare qualche<br />
consiglio agli allevatori che vogliono seguire la strada<br />
del dual purpose ed ecco la sua risposta:<br />
“Non richiudetevi su voi stessi, per andare avanti<br />
bisogna avere pelle dura e spalle larghe. Tenete a mente<br />
un certo ideale e cercate di perseguirlo. Sappiate che<br />
tutti vi diranno che non ce la potete fare. Incrociate e<br />
accoppiate le vostre linee per ottenere quel che volete e<br />
poi tornateci con il line breeding. Cercate d'aver vicino<br />
almeno due persone leali che vi aiutino, una che faccia<br />
parte del mondo del lavoro e l'altra di quello espositivo<br />
(siate convinti della vostra scelta ma non continuate<br />
a ribadirla perché si diventa noiosi e nella sostanza i
fatti hanno più effetto delle parole) per poter disporre<br />
di tutti i suggerimenti professionali che vi aiutino a<br />
ottenere i migliori risultati sia nel mondo del lavoro sia<br />
in quello dell'esposizione. Informatevi leggendo quanto<br />
più possibile su questo argomento. Divertitevi. E poi,<br />
di tanto in tanto, può capitare qualcosa che vi rafforza<br />
nel credere che quel che state facendo è importante:<br />
qualche giorno fa un noto giudice di field trial di panel<br />
A, che io pensavo fosse totalmente contrario ai cani da<br />
esposizione, mi ha telefonato così di punto in bianco,<br />
per chiedermi un cucciolo con la prospettiva di farne<br />
un campione di field trial. E' stato gratificante.”<br />
“In effetti ci sono molti più soggetti di quanti non si crede<br />
che posseggono linee sia da lavoro sia di bellezza, ad<br />
esempio alcuni partecipanti agli ultimi IGL <strong>Retriever</strong> Championships.<br />
Più sono le persone disposte a provare, più<br />
sarà facile trovare il tipo di stallone di cui si ha bisogno.”<br />
Mentre usciamo sul retro siamo sorprese nel notare che<br />
non si sente abbaiare. Joy ci spiega che insegnare ai cani<br />
a non abbaiare è uno dei punti fondamentali del suo addestramento,<br />
in particolare se si vive, come nel suo caso, in<br />
una zona residenziale. Il suo metodo (che ironicamente<br />
si basa sull'insegnare ai cani ad abbaiare a comando)<br />
può essere consultato - assieme ad altri utili suggerimenti<br />
su addestramento, comportamento e allevamento - sul<br />
suo sito www.leospring.moonfruit.com/.<br />
A questo punto Joy ci fa<br />
conoscere, uno alla volta,<br />
i suoi cani portandoli in un<br />
piccolo giardino adiacente<br />
ai canili. Messi in stand,<br />
i suoi cani, molti di quali<br />
partecipano alle esposizioni<br />
a livello “championship”,<br />
hanno l'aspetto e il comportamento<br />
dei labrador vivaci che<br />
si vedono nei ring. Quando<br />
poi Chris lancia qualche<br />
dummy, la loro attenzione è<br />
totale: sono concentrati nel<br />
marcare e riportano con la<br />
velocità e lo stile tipici dei cani da lavoro.<br />
Pensiamo a un recente articolo di Joy Venturi<br />
Rose per un supplemento di Dog World nel quale<br />
descrive la strada verso il dual purpose ideale<br />
come un “remare controcorrente”. Joy rileva<br />
che sebbene la maggior parte degli allevatori<br />
scelga o la strada del lavoro o quella dell'esposizione<br />
è importante che tutti si rendano conto che<br />
“l'aspetto di un animale è qualcosa di più della<br />
mera esteriorità, ma riguarda la sua anatomia<br />
e conformazione che, se corrette, riducono<br />
le possibilità di infortuni, migliorano la resistenza<br />
e la velocità del cane permettendogli di lavorare al<br />
massimo dell'efficienza”. *<br />
Dopo aver visto i cani chiacchieriamo con Chris e<br />
Joy sulle loro esperienze come giudici di field trial sia<br />
in Gran Bretagna sia nel resto d'Europa. Joy esprime<br />
la sua ammirazione per gli sforzi dei francesi “per<br />
assicurarsi che i loro cani siano ancora in grado di<br />
lavorare e che i soggetti da lavoro siano ragionevolmente<br />
nello standard.” Continua – “Ci sono alcuni ottimi<br />
allevatori in tutti i Paesi e in diversi casi troviamo,<br />
almeno fino ai tempi più recenti, più dual purpose di<br />
quanti non ne vediamo in Inghilterra. Mi è capitato<br />
spesso di vedere cani con linee inglesi da esposizione<br />
sopra: CH Carpenny Anchorman<br />
(foto ruralshots.com)<br />
a sinistra: Carpenny Austin al<br />
riporto (foto Sharon Rogers)<br />
sotto: Earl Harow of Leospring<br />
(foto ruralshots.com)
che lavorano più all'estero che non nel nostro Paese.<br />
Ultimamente però ci siamo mossi in questa direzione e<br />
spero che lo stesso avvenga anche all'estero. Tuttavia,<br />
in alcuni Paesi, il regolamento che richiedeva ai cani<br />
da esposizione almeno una qualifica in field trial e<br />
vice versa, è stato annullato. Secondo me questo è un<br />
passo indietro.”<br />
Le chiediamo se, nel corso degli anni, i field trial in<br />
Gran Bretagna sono molto cambiati. "Sono cambiati<br />
enormemente e il modo in cui sono cambiati dipende<br />
dal tipo di gara. L'aumentare del lavoro sulle linee e il<br />
diminuire della cerca renderanno difficile mantenere<br />
dei cani da caccia veramente validi. Vedo più controllo<br />
e conduzione rispetto ai tempi passati . La capacità di<br />
marcare è ancora buona, anzi, direi molto buona ed è<br />
mlto migliorata specialmente nelle gare in walkup."<br />
"Bisogna non esagerare a richiedere di tenere i cani in<br />
FTW Augustus Tuplady (foto L. Buosi)<br />
una area specifica anziché lasciarli lavorare naturalmente<br />
-mettendoli in grado così di trovare la pista dei feriti-<br />
perché così facendo si può inibire la bravura del cane<br />
nel seguire una traccia e, di conseguenza, non facilitare<br />
il riporto dei capi feriti. Gli allevatori più attenti possono<br />
utilizzare i field trial per valutare le capacità di un<br />
soggetto nel trovare la selvaggina per poi mettere sulla<br />
bilancia i suoi punti di forza e di debolezza piuttosto di<br />
correre a utilizzare il campione di field trial in voga al<br />
momento. E, quel che più importa è che i field trial ci<br />
hanno aiutato a individuare e ridurre problemi ereditari<br />
quali bocca dura e mugolii."<br />
Ormai è pomeriggio, Chris è tornato al lavoro e Joy ci<br />
ha accompagnate per un tratto così da istradarci verso<br />
l'aeroporto. Mentre guido lungo le stradine serpeggianti<br />
della campagna inglese (per sbaglio avevamo impostato<br />
il navigatore sulla via “più breve” invece che su quella<br />
“più veloce”) discuto ancora con Laura sulla<br />
strada avventurosa che Joy ed altri hanno<br />
intrapreso. Sicuramente non primeggiano<br />
per numero di campioni nel mondo del field<br />
trial o dell'esposizione, ma a lungo andare è<br />
possibile che ci porteranno dove vogliamo<br />
andare.<br />
*“Can there ever be another dual champion<br />
Labrador?” by Joy Venturi Rose, Dog World<br />
supplement Labrador Showcase, April 11,<br />
2008.<br />
sopra: Colhook Dancing Bay at Leospring<br />
(foto Pat Spratt)<br />
a sinistra: Oakingham Monarch of Leospring<br />
(foto ruralshots.com)
Alimentazione e<br />
cancro nel cane<br />
di Patty Fellows e Alessandra Franchi<br />
Il <strong>Retriever</strong>s Club Italiano ha organizzato il 7 febbraio 2009 un seminario sul ruolo della alimentazione nella<br />
prevenzione e nel trattamento del cancro del cane. Moderatore e organizzatore della parte scientifica<br />
dell'evento era la Dott.ssa Lucia Casini, ex-consigliere del RCI, che ha invitato due veterinari nutrizionisti, il<br />
Prof Robert Elices Monguez dell'Università di Madrid e il Prof. Pierpaolo Mussa dell'Università di Torino.<br />
Ringraziamo anche Laura Sgorbati Buosi per l'organizzazione e anche il Dott. Achille Schiavone dell'Università<br />
di Torino, per la traduzione simultanea.<br />
Nella prima parte del suo intervento il Dr Minguez<br />
ci ha dato alcune utili informazioni sul ruolo<br />
dell’alimentazione come coadiuvante della terapia<br />
del cancro. Ha evidenziato che finora ci sono davvero<br />
pochi dati sul ruolo della dieta nella prevenzione dei<br />
tumori, nonostante il fatto che circa il 40% dei cani<br />
in età avanzata presenta questa patologia. L’alta<br />
incidenza del cancro nel cane anziano è però certamente<br />
legata anche all'allungarsi della vita stessa dei cani,<br />
grazie soprattutto alle maggiori cure che dedichiamo<br />
loro oggi. In medicina veterinaria, i ricercatori non<br />
considerano la dieta come il fattore più importante<br />
per lo svilupparsi dei tumori, mentre riconoscono che<br />
abbia un ruolo determinante per migliorare le speranze<br />
di sopravvivenza e soprattutto per migliorare la qualità<br />
di vita dei cani malati.<br />
La patologia tumorale, ossia la crescita incontrollata<br />
di cellule maligne, si manifesta nel cane con tre fasi<br />
distinte:<br />
1) la fase pretumorale e preclinica, priva di sintomatologia<br />
e rilevabile solamente con test di laboratorio<br />
2) la fase tumorale, nella quale emergono i primi<br />
sintomi, anoressia e letargia<br />
3) la fase cachettica, fase caratterizzata dalla perdita<br />
di massa corporea e grave dimagramento<br />
La fase preclinica è molto difficile da rilevare e può<br />
essere evidenziata solo per la presenza di modificazioni<br />
metaboliche. Nello stadio tumorale, il cane può<br />
sembrare più “vecchio”, le prominenze ossee della<br />
testa si fanno più evidenti e si nota un’iniziale perdita<br />
di peso. Man mano che la perdita di peso progredisce<br />
si manifesta la fase di cachessia (fase in cui di solito<br />
viene iniziata la chemioterapia) che è caratterizzata<br />
da una involontaria e massiva perdita di grasso corporeo<br />
e di massa muscolare. In questa fase il dimagramento<br />
avviene anche se l’assunzione di cibo e di energia<br />
rimane uguale o è addirittura aumentata. Durante<br />
questa fase la conoscenza dei processi metabolici<br />
coinvolti ci possono suggerire delle strategie alimentari<br />
che possono aiutarci a migliorare la qualità della vita<br />
del paziente o addirittura di rallentare la patologia<br />
tumorale. Le speranze di guarigione del cane aumentano<br />
quanto più precocemente si riconosce l’insorgenza<br />
del dimagramento, che potrebbe essere l’inizio della<br />
fase cachettica tumorale. Il dottor Minguez raccomanda<br />
di pesare il cane una volta al mese: una perdita di peso<br />
del 5% in un periodo di sei mesi (a parità di tutte le<br />
altre condizioni) può farci sospettare una cachessia;<br />
una perdita di peso del 10% nello stesso periodo rende<br />
il sospetto quasi una certezza.<br />
La dieta ideale per un cane con diagnosi di cancro<br />
non è ancora stata formulata con certezza. Tuttavia,<br />
una corretta nutrizione può essere di supporto per la<br />
preparazione all'intervento chirurgico, per rallentare<br />
la crescita del tumore, per prevenire la cachessia e per<br />
migliorare la sua qualità di vita.<br />
La prima regola da seguire è quella di stimolare il cane<br />
a mangiare anche se questo può significare usare cibi<br />
che non sono il massimo dal punto di vista dietetico.<br />
Lo scopo è prevenire ulteriori perdite di peso. I mangimi<br />
in commercio possono esser utili, ma dovrebbero:<br />
•essere appetibili<br />
•avere un basso tenore in carboidrati semplici (le<br />
cellule tumorali utilizzano carboidrati per la loro<br />
crescita)<br />
•avere un elevato tenore di proteine di alta qualità<br />
(cercando di mantenere basso il contenuto degli<br />
aminoacidi arginina e glicina)<br />
•avere un tenore di grassi da moderato ad elevato<br />
•contenere poca fibra<br />
•essere ricco dei nutrienti essenziali.<br />
La ricerca ha messo in evidenza come la composizione<br />
della dieta migliora la risposta alla chemioterapia<br />
mantenendo un buono stato generale dell’animale.
L’effetto di alcune sostanze, come i “nutraceutici”,<br />
non hanno per il momento avuto un riscontro positivo<br />
provato scientificamente ma la loro azione in altre<br />
specie li rende utilizzabili anche nei cani.<br />
La composizione ideale di una dieta commerciale è<br />
come quella riportata in tabella 1.<br />
Tabella 1<br />
Proteine 30-40%<br />
Carboidrati semplici 25%<br />
Grassi 25-45%<br />
Arginina 2,5%<br />
Fibra grezza 2,5%<br />
La conseguenza di una dieta ad alto contenuto in<br />
grassi può essere l’insorgenza di diarrea o feci molli.<br />
Per evitare o ridurre questo inconveniente, la nuova<br />
dieta deve essere introdotta gradualmente, nell'arco<br />
di più giorni, mescolando il nuovo alimento con quello<br />
vecchio, ed eventualmente aggiungendo altra fibra<br />
insolubile, fino al 5-10%.<br />
La pratica veterinaria ha dimostrato che una corretta<br />
gestione del rapporto tra gli acidi grassi polinsaturi<br />
Omega 3 e Omega 6 può aiutare i cani malati di cancro.<br />
Il rapporto migliore Omega 3/Omega 6 è 0,5 a 1. Gli<br />
effetti positivi della somministrazione includono la<br />
diminuzione della perdita di proteine, la riduzione<br />
della crescita tumorale, la modulazione della produzione<br />
di citochine, il miglioramento della qualità di vita e<br />
della reazione alla chemioterapia. Le fonti principali<br />
di acidi grassi Omega 3 sono gli oli di pesce, di oliva,<br />
di semi di lino e di soia. E' ancora da provare l'azione<br />
non positiva degli oli derivanti dal mais.<br />
Altri “nutraceutici” (alimenti con effetti medicinali)<br />
includono aminoacidi come l'arginina, che in associazione<br />
con gli acidi grassi Omega 3 sembra prolungare il<br />
tempo di sopravvivenza, e la glutamina. Antiossidanti<br />
come le vitamine A, C ed E possono essere somministrati<br />
per ridurre il danno cellulare, sebbene sia stato osservato<br />
un effetto positivo anche nei confronti delle cellule<br />
tumorali. La vitamina B12 sembra dare buoni risultati<br />
sui ratti con la leucemia, e potrebbe funzionare anche<br />
con i cani, mentre l'acido folico pare avere un’azione<br />
protettiva contro il cancro del colon, della prostata e<br />
del retto. E' interessante notare come alcune sostanze<br />
che sembrano impedire la moltiplicazione delle cellule<br />
tumorali nell'uomo, ad esempio l'aglio, sono tossiche<br />
per i cani. Molti altri rimedi popolari della medicina<br />
umana sono ancora in attesa di studi veterinari<br />
approfonditi.<br />
E' anche importante che i proprietari preparino piani<br />
a breve e lunga scadenza per tener sotto controllo<br />
l'appetito dei cani con diagnosi di cancro. E'<br />
meglio -se possibile- non utilizzare antidolorifici<br />
che riducono l'appetito.<br />
Il cane deve essere inoltre sottoposto al minor<br />
stress possibile. E’ sempre preferibile effettuare<br />
la cura e la gestione del cane oncologico a casa<br />
piuttosto che in clinica.<br />
Nella gestione del paziente ricordiamo:<br />
•Incoraggiare il cane a mangiare il più possibile,<br />
anche se questo implica una dieta non corretta.<br />
•Ridurre lo stress, tenendolo in una zona<br />
tranquilla e confortevole.<br />
•Mantenere cicli giorno/notte il più naturali<br />
possibili (questo è importante negli ospedali,<br />
dove c'è una tendenza a lasciare sempre le<br />
luci accese).<br />
•Tenere le ciotole di cibo ed acqua in una zona<br />
accessibile e pulita.<br />
•Togliere le barriere che gli impediscono di mangiarecomodamente,<br />
ad esempio i collari “elisabettiani”.<br />
•Il cibo deve essere somministrato da personale gentile<br />
ed attento.<br />
Per aumentare l’appetibilità, il cibo umido è preferibile<br />
rispetto a quello secco: per incoraggiare il cane a<br />
mangiare potete intiepidirlo, aggiungere sale o zucchero,<br />
rinnovarlo spesso e fornire scelte alternative. In genere,<br />
rispetto al cibo secco, il cibo umido contiene livelli<br />
più bassi di carboidrati che nutrono il cancro. Stimolanti<br />
chimici dell’appetito come le benzodiazepine e gli<br />
agenti antiserotonina e progestageni possono essere<br />
usati per brevi periodi e sotto la supervisione di un<br />
veterinario.<br />
Sino ad ora sono stati condotti pochi studi sul ruolo<br />
della dieta nella prevenzione del cancro del cane, e i<br />
pochi risultati sono spesso contraddittori. Studi sull'uomo,<br />
comunque, evidenziano che l'obesità è un fattore che<br />
favorisce la malattia, diminuisce l'aspettativa di vita e<br />
porta a ridurre l’esercizio fisico.<br />
Il Dr Elices-Minguez ha citato parecchi mangimi<br />
commerciali che possono essere valide scelte per il cane<br />
malato di cancro, specialmente in versione umida. Per<br />
chi preferisce impostare una dieta casalinga, ha fornito<br />
i seguenti limiti giornalieri evidenziati in tabella 2.<br />
Il Dr Mussa nel suo intervento ha sottolineato<br />
l'importanza di una dieta corretta e bilanciata. Fino al
'900, l'idea di dieta bilanciata era basata su osservazioni<br />
empiriche. Tuttavia, negli ultimi 30 anni, numerosi<br />
studi ci hanno fatto meglio comprendere l’importanza<br />
di una corretta nutrizione.<br />
Per tenere sotto controllo la dieta, i proprietari devono<br />
conoscere come calcolare il fabbisogno energetico<br />
giornaliero e il valore nutrizionale dei cibi in modo<br />
da somministrare la giusta quantità di alimento, cosa<br />
a volte non facile. Una recente ricerca condotta in<br />
Italia su 1400 studi veterinari ha rivelato che circa il<br />
35% di cani e il 45% dei gatti sono sovrappeso.<br />
Per evitare gli effetti negativi, la somministrazione di<br />
cibo non dovrebbe superare il fabbisogno giornaliero<br />
massimo o essere al di sotto dei fabbisogni minimi.<br />
Bisogna anche ricordare che i fabbisogni energetici e<br />
nutrizionali variano da cane a cane. Importante quindi<br />
che la dieta rispecchi le caratteristiche individuali e il<br />
tipo di vita dell’animale.<br />
Il Dr Mussa ha una idea personale<br />
che si ispira alla dieta del lupo<br />
in libertà: il lupi si nutrono di<br />
prede intere che forniscono<br />
carne e organi (come fonte di<br />
proteine e grassi), ossa (minerali),<br />
cartilagini (proteine meno<br />
digeribili), pelo e piume, grasso<br />
e contenuto intestinale (fibra).<br />
Proteine, grassi e carboidrati<br />
forniscono energia in quantità<br />
differenti. Il fabbisogno energetico<br />
di ciascun cane, che viene determinato<br />
in base al peso ideale,<br />
dipende da numerosi fattori<br />
come il suo metabolismo basale,<br />
lo stato fisiologico, la temperatura<br />
ambientale, il livello di attività<br />
e la taglia.<br />
Mantenere il peso ideale richiede<br />
accuratezza nel dosaggio del<br />
cibo e il controllo mensile del<br />
peso stesso. In una dieta bilanciata<br />
sono importanti l’acqua, l’energia e l’equilibrio tra i<br />
principali nutrienti e i nutraceutici. Le basi per una<br />
prevenzione dietetica del cancro sono perciò:<br />
•Un corretto equilibrio dei principi nutritivi.<br />
•L’assenza di sostanze cancerogene.<br />
•La presenza di “fattori protettivi” come gli antiossidanti<br />
e gli acidi grassi Omega-3.<br />
L’eccessiva produzione di “radicali liberi”, dovuta ai<br />
processi osssidativi, provoca un danno cellulare. La<br />
produzione di radicali liberi può essere dovuta a una<br />
dieta sbilanciata, stress, inquinamento ambientale o<br />
esercizio fisico intenso. I radicali liberi danneggiano sia<br />
il DNA che i mitocondri contribuendo alle disfunzioni<br />
cellulari dell’organismo. Alcuni cibi ricchi di antiossidanti<br />
sono:<br />
•Fegato, uova, nocciole, noccioline, semi e olio di<br />
oliva (vitamina E).<br />
•Vegetali come carote, broccoli e spinaci (vitamina<br />
C e beta-carotene).<br />
Tabella 2<br />
Carne o pesce 250 – 500 g<br />
Formaggio (40% grasso) 250 – 400 g<br />
Uova 1 al giorno<br />
Pasta, cereali, patate 100 – 200 g<br />
Verdure 100 –150g<br />
Olio di oliva/semi di<br />
lino/semi di soia 25 g<br />
Carbonato di calcio 30 mg/kg di peso<br />
Vitamine e minerali 1 compressa<br />
Nutraceutici Come richiesto<br />
In conclusione una dieta corretta e bilanciata, sia in<br />
termini di quantità che qualità, che contenga acidi<br />
grassi Omega 3 e antiossidanti, può certamente giocare<br />
un ruolo importante nella prevenzione del cancro<br />
anche se sono comunque necessari ulteriori studi in<br />
campo veterinario. E’ indubbio comunque che la dieta<br />
è di fondamentale importanza nel trattamento dei cani<br />
con patologia tumorale per favorire la tolleranza alla<br />
chemioterapia e migliorare la qualità della vita.<br />
*Ringraziamo Lucia Casini che ha verificato la correttezza<br />
scientifica di questo articolo.
Genetica del<br />
comportamento<br />
di Denis Ferretti<br />
La genetica del comportamento costituisce senza dubbio la branca più complessa e meno approfondita<br />
della genetica canina. La difficoltà principale sta senza dubbio nello scindere le componenti innate da<br />
quelle apprese e di conseguenza quelle trasmissibili da quelle non ereditarie.<br />
Di fronte a una popolazione di cani<br />
neri o biondi, siamo tutti inequivocabilmente<br />
in grado di classificare chi è<br />
nero e chi è biondo e non è difficile<br />
cercare di ricostruire una gerarchia<br />
di dominanza tra i due fenotipi:<br />
basta osservare un certo numero di<br />
cucciolate e verificare il colore dei<br />
cuccioli in ogni combinazione di<br />
accoppiamento tra colori.<br />
E’ molto difficile riproporre la<br />
stessa metodologia con riferimento<br />
all’aggressività, all’addestrabilità<br />
o all’attitudine al riporto. Oltre ai<br />
problemi di classificazione, cioè<br />
alle difficoltà dovute al dover<br />
stabilire dei criteri per identificare<br />
chi è aggressivo da chi non lo è o<br />
chi ha attitudine al riporto o chi no,<br />
resta il dubbio su quanto possano influire l’ambiente<br />
e l’educazione nel comportamento del cane.<br />
Un cane può riportare meglio di un altro perché meglio<br />
addestrato da un proprietario più capace, perché più<br />
allenato o perché ha avuto modo di apprendere imitando<br />
altri cani più esperti.<br />
Le statistiche sulla trasmissibilità di molte componenti<br />
caratteriali, come vedremo tra poco nel dettaglio, portano<br />
a risultati che sono più vicini a una distribuzione casuale<br />
che non a uno schema preciso rispondente alle leggi<br />
della genetica tradizionale.<br />
Chi seleziona il carattere è in effetti esposto a due tipi<br />
distorsioni. Da un lato c’è chi attribuisce alla genetica<br />
qualità completamente apprese. E’ il caso dei cani<br />
che si rivelano emergenti in qualche specialità (es.<br />
bravi cacciatori, ottimi guardiani), e per questo motivo<br />
sono molto richiesti come riproduttori, nella speranza<br />
che possano trasmettere il loro talento alla progenie.<br />
Dall’altro c’è l’utilizzo in riproduzione di cani non<br />
testati per il carattere (cani da caccia che non hanno<br />
mai cacciato, cani da lavoro che conducono una vita<br />
da “pet”) ai quali si vorrebbero attribuire doti tutte<br />
da verificare.<br />
La selezione genetica per il colore di mantello e’ molto piu’ semplice della<br />
selezione per tratti comportamentali.<br />
Docilità ed ereditarietà<br />
Che il comportamento abbia componenti ereditabili<br />
è comunque un fatto assodato. La prova più lampante<br />
la si ha paragonando il comportamento del cane a<br />
quello del lupo. Come è ormai risaputo, cane e lupo<br />
sono biologicamente lo stesso animale: hanno lo stesso<br />
numero di cromosomi, si incrociano tra loro e generano<br />
prole infinitamente fertile. Malgrado ciò non basta<br />
allevare un lupo tra le mura domestiche per farne un<br />
cane. Diversi ci hanno provato, affascinati dall’idea<br />
di mettersi in casa un “supercane” con intelligenza e<br />
forza di gran lunga superiori alla norma.<br />
I tentativi di domesticazione a breve del lupo però<br />
hanno sempre condotto a risultati deludenti. I lupi nati<br />
in cattività, una volta divenuti adulti, devono essere<br />
custoditi perennemente in recinti a prova di fuga. Sono<br />
ladri, disobbedienti e inaffidabili. Dimostrano grande<br />
abilità nel risolvere problemi in modo autonomo, ma<br />
si mostrano del tutto incapaci di eseguire esercizi di<br />
obbedienza tra i più elementari, come mettersi seduti<br />
a comando. Non apprendono la pulizia e non di rado<br />
(soprattutto se maschi) si ribellano all’uomo arrivando
ad attaccare lo stesso padrone.<br />
Evidentemente non basta nascere in cattività, avere<br />
contatti con l’uomo fin dalla prima infanzia, e a quanto<br />
pare nemmeno essere allevati da una balia, per essere<br />
cani. La componente genetica è fondamentale e il cane<br />
ha alle spalle secoli e secoli di selezione per la docilità ,<br />
durante i quali solo i soggetti che meglio si sono adattati<br />
alla convivenza con l’uomo hanno potuto riprodursi.<br />
Eredità comportamentale nei cani da<br />
lavoro<br />
Tra gli studi più significativi riguardanti il carattere si<br />
possono innanzitutto citare quelli che riguardano i cani<br />
guida per ciechi. Questo importante compito è svolto<br />
dai cani solo in epoca piuttosto<br />
recente. La selezione dei cani guida<br />
è infatti avvenuta principalmente<br />
nel ventesimo secolo. Inizialmente<br />
l'impiego riguardava esclusivamente<br />
pastori tedeschi che venivano donati<br />
dagli allevatori alle associazioni che<br />
si occupavano della loro formazione<br />
e del loro successivo affiancamento<br />
alla persona a cui erano assegnati,<br />
con un’altissima percentuale di scarti.<br />
In tempi più recenti la scelta si è<br />
estesa anche ad altre razze, prevalentemente<br />
Labrador e Golden <strong>Retriever</strong>, e allo stesso tempo<br />
è cambiata la politica in merito alla fonte di acquisizione<br />
dei cani impiegati. Non più unicamente donazioni, ma<br />
sempre più spesso cani allevati in seno alle associazioni<br />
stesse e linee di sangue selezionate appositamente allo<br />
scopo.<br />
Nel primo studio americano<br />
sulla selezione dei cani<br />
per ciechi, che risale al<br />
1976, Barlett evidenziò<br />
negli oltre 1800 cani<br />
testati un’ereditabilità dei<br />
tratti caratteriali prossima<br />
allo zero.<br />
Ma lo studio successivo<br />
condotto in Australia<br />
(Goddard e Beilharz) su<br />
394 Labrador <strong>Retriever</strong>,<br />
pur confermando un alta<br />
incidenza di fattori non<br />
genetici, come socializzazione e stimoli ambientali,<br />
rilevò invece un certo grado di ereditabilità di certi tratti comportamentali,<br />
in particolare il poco coraggio, che risulta<br />
la principale causa di fallimento nell’addestramento dei<br />
cani guida.<br />
Significativi anche i valori di ereditabilità della sensibilità<br />
ai rumori e soprattutto dell’idoneità generale al lavoro. In<br />
poche parole al di là delle singole componenti caratteriali,<br />
le ricerche condotte evidenziarono che molto spesso i<br />
cani più bravi erano figli di genitori altrettanto bravi.<br />
Altri studi interessanti sono stati compiuti in Germania<br />
per valutare l’ereditabilità dell’attitudine alla caccia nei<br />
Kurzhaar. Anche in questo caso, il primo studio (Geiger,<br />
1972) valutando i quattro tratti caratteriali ritenuti<br />
più importanti (potenza olfattiva, abilità di seguire la<br />
traccia, obbedienza e cerca) riscontrò un’ereditabilità<br />
molto bassa e concentrata unicamente sulla linea<br />
materna. Quest’ultimo aspetto indurrebbe a considerare<br />
l’ipotesi di una significativa rilevanza dell’input che<br />
la madre trasmette ai cuccioli nel periodo precedente<br />
l’affidamento.<br />
Questi risultati furono confermati da un ulteriore analisi<br />
compiuta dai ricercatori scandinavi Vangen e Klemetsdal<br />
sedici anni più tardi su setter<br />
inglesi e spitz finnici.<br />
Nel 1998 Schmutz e Schmutz<br />
allargarono la ricerca a sette<br />
tratti caratteriali, aggiungendo<br />
le voci “ferma”, “attitudine<br />
al riporto in acqua”, “piacere<br />
di lavorare”. Gli studi,<br />
Anche se i cani e i lupi sono<br />
biologicamente lo stesso<br />
animale, il cane ha dietro di se<br />
secoli di selezione per la<br />
docilità. I tentativi di<br />
domesticazione del lupo hanno<br />
prodotto risultati deludenti.<br />
Anche se nati in cattività,<br />
i lupi hanno bisogno dei recinti.<br />
compiuti prevalentemente su razze da ferma tedesche,<br />
ancora una volta attestano una bassissima ereditabilità<br />
di tutti i tratti caratteriali esaminati, anche se i ricercatori<br />
sono propensi a imputare questo risultato principalmente<br />
all’inadeguatezza dei criteri di attribuzione delle qualità<br />
caratteriali ai cani testati e si dicono convinti che una<br />
scelta migliore dei criteri di classificazione evidenzierebbe<br />
risultati più significativi e di conseguenza più utili in un<br />
programma di selezione di buoni cani da lavoro.
Più fortunato in termini di risultati lo studio relativo<br />
alla paura dello sparo (e in generale della sensibilità ai<br />
rumori) di interesse anche per i cani di utilità e i cani<br />
dell’esercito. Gli studi condotti nel corso del secolo<br />
scorso sono numerosi e hanno non solo comprovato<br />
l’ereditabilità della paura allo sparo, conducendo, in<br />
tempi più recenti, alla mappatura del gene responsabile<br />
dell’ipersensibilità uditiva.<br />
In un primo momento si formulò l'ipotesi di un gene<br />
dominante: risultava infatti essere sufficiente un solo<br />
genitore con paura dello sparo perché il problema si<br />
ripresentasse almeno in parte dei cuccioli generati.<br />
Le ricerche più recenti confermano invece che si tratta<br />
di eredità intermedia (poligenica). Accanto ai cani con<br />
“ipersensibilità uditiva” che si manifesta con la paura<br />
dello sparo, ve ne sono altri con iposensibilità uditiva<br />
che sopportano livelli di disturbo acustico maggiori.<br />
Oggi è in corso uno studio sui diversi modi di condurre<br />
il bestiame di diverse razze di cani da pastore.<br />
Differenziando le prove con cui si testano i cani e<br />
mettendoli di fronte a tipologie di rumori diversi e più<br />
forti, risultò che gran parte dei cani che superano il test<br />
di indifferenza allo sparo nelle prove di lavoro, oltre<br />
a certi livelli di frequenza, manifestano comunque<br />
reazioni di paura .<br />
Capita infatti che anche i migliori cani da caccia<br />
abituati allo sparo, vadano letteralmente in panico a<br />
seguito di raffiche molto forti ripetute e ravvicinate<br />
come possono essere certi botti di fine anno. Ogni<br />
cane ha una propria soglia di sopportazione e questa<br />
ha una forte componente genetica.<br />
Nell’ultimo secolo sono stati condotti numerosi studi<br />
sull‘eredità di tratti comportamenti di cani da lavoro,<br />
riguardante cani guida per ciechi e cani di caccia.<br />
Risultati analoghi a quelli relativi ai cani da caccia<br />
sono stati ottenuti nella ricerca dell’ereditabilità delle<br />
doti caratteriali dei cani da difesa. Un’analisi di Pfeiderer-<br />
Hogner condotta sui risultati di 2046 test SchH I, II<br />
e III su cani su pastori tedeschi nel 1973 riportava<br />
un’ereditabilità prossima allo zero. E però difficile<br />
credere che i risultati di questi test non abbiano valore<br />
genetico ed è più probabile che, come nel caso dei cani<br />
da caccia, i criteri di attribuzione siano da rivedere.<br />
Un grande contributo per lo studio della trasmissibilità<br />
del comportamento potrebbe indubbiamente arrivare<br />
dai cani da pastore. Basta guardare il diverso modo<br />
di condurre delle diverse razze, per capire come certe caratteristiche<br />
che si ripresentano regolarmente in una e<br />
non nell’altra razza non possano che essere il frutto di<br />
trasmissione ereditaria. Ci sono razze che conducono<br />
in modo silenzioso a testa bassa, come il border collie,<br />
altre che tengono il collo alzato e abbaiano. Alcuni<br />
arrivano a mordere i garretti del bestiame, altri non lo<br />
fanno mai. Alcuni come il pastore tedesco sembrano<br />
avere perso l’istinto di conduzione, se non in alcune<br />
linee di sangue selezionate per prove di sheepdog.<br />
Malgrado queste premesse non sono ancora noti studi<br />
che possano ricondurre in modo chiaro l’ereditarietà<br />
dei tratti caratteriali dei cani da pastore a un modello
genetico preciso. Al momento è in corso uno studio<br />
su border collies e incroci condotto da Jasper Rine e<br />
colleghi e magari a breve avremo grandi novità. Stiamo<br />
parlando di argomenti che negli ultimissimi anni hanno<br />
avuto un tasso di crescita esponenziale.<br />
Eredità comportamentale nei “pet”<br />
Oltre ai numerosi studi indirizzati ai cani da lavoro,<br />
spesso finalizzati a massimizzare l’efficienza nell’attività<br />
utilitaristica svolta, ci sono anche studi condotti su diverse<br />
razze, che riguardano esclusivamente il cane nella sua<br />
funzione di “pet”, a volte con finalità principalmente<br />
accademiche.<br />
Già nel 1965 Jack e Fuller nel Jackson<br />
Laboratori di Bar Harbor (Maine) portarono<br />
a termine uno studio molto complesso per<br />
evidenziare le differenze di comportamento<br />
di cinque specifiche razze: Cocker Spaniel,<br />
Shetland Sheepdog, Beagle, Basenji e Fox<br />
terrier a pelo ruvido.<br />
Risultò per esempio che i Cocker imparavano<br />
più velocemente a eseguire il “seduto”. La<br />
condotta al guinzaglio era più facile con beagle<br />
e cocker, mentre i basenji si sono dimostrati gli<br />
allievi peggiori in questa disciplina. I basenji<br />
in compenso si mostrarono i più motivati<br />
alla ricompensa. Gli shetland quelli meno<br />
motivati al cibo.<br />
Ci furono anche test di “problem solving” che<br />
richiedevano per esempio di superare una<br />
barriera per raggiungere un piatto colmo di<br />
cibo oppure a estrarre un piatto tirandolo da<br />
sotto un cancello. Non ci furono particolari<br />
differenze nei risultati di questi test, anche se<br />
alla fine i risultati migliori li ebbero i cocker<br />
spaniel e i peggiori gli shetland sheepdog.<br />
I test di dominanza condotti sui cuccioli<br />
evidenziarono che fox terrier, shetland sheepdog<br />
e basenji mostravano una dominanza completa<br />
intorno all'anno di età al contrario di cocker spaniel<br />
e beagle.<br />
Questo test fu ovviamente interessantissimo all'epoca in<br />
cui fu condotto, anche se di fatto, ci dà conferme solo<br />
sulle differenze comportamentali fissate nelle razze, ma<br />
ci dice poco sulla loro trasmissione ereditaria.<br />
Un po’ più interessanti gli studi successivi: quello<br />
condotto da Hart & Hart nel 1985 e quello analogo<br />
condotto da Bradshaw e colleghi nel 1996 nel Regno<br />
Unito.<br />
In questo caso furono messi sotto osservazione tredici tratti<br />
caratteriali allargando il numero delle razze testate.<br />
Anche in questo caso non ci furono risultati significativi<br />
riguardo ai meccanismi di trasmissione, ma i dati di<br />
maggior rilievo riguardano soprattutto la correlazione tra<br />
i vari tratti caratteriali. In sostanza ogni comportamento<br />
fu ricondotto a tre fattori base: reattività, aggressività e<br />
addestrabilità.<br />
Si notò per esempio che non tutti i fenomeni di<br />
aggressione erano correlati a un aggressività elevata,<br />
ma che in alcuni casi erano gli alti valori di reattività<br />
a determinare questo comportamento.<br />
Lo studio più completo per quanto riguarda la<br />
valutazione caratteriale dei pet è sicuramente<br />
quello presentato da Coren (1994) i cui risultati<br />
sono raccolti nel libro “The intelligence of dogs”<br />
(trad. it. “l'intelligenza dei cani”) molto conosciuto<br />
dai cinofili di tutto il mondo.<br />
Si tratta di un'impresa molto impegnativa<br />
e costosa che comportò cinque anni di<br />
lavoro da parte di uno staff di almeno<br />
venticinque persone. Attraverso<br />
il monitoraggio di test e lavori di<br />
addestramento, Coren individuò diverse<br />
abilità utilitaristiche (cani da guardia,<br />
da caccia, terrier ecc.) e introdusse il<br />
Studi condotti sul cane<br />
nella sua funzione di<br />
“pet” includono quello di<br />
Jack e Fuller negli<br />
anni 60 e quello di<br />
Stanley Coren per il suo<br />
libro The Intelligence<br />
of Dogs<br />
concetto di diversi tipi di intelligenza: quella istintiva,<br />
che riguarda l'attitudine ai diversi compiti per i quali<br />
le razze sono state selezionate nel corso degli anni,<br />
quella adattiva che misura la capacità di apprendimento<br />
in generale anche tramite osservazione dell'ambiente
e infine l'intelligenza lavorativa che incorpora anche<br />
l'obbedienza, essendo calcolata sulla capacità dei cani<br />
di apprendere e eseguire determinati ordini impartiti<br />
dal proprietario.<br />
La parte più completa e innovativa, per l'accuratezza e il<br />
numero di dati acquisiti, riguarda sicuramente la valutazione<br />
dell'intelligenza lavorativa. Coren arrivò ad attribuire un<br />
punteggio a ciascuna razza determinando una classifica<br />
dei cani meglio predisposti all'obbedienza.<br />
Al di là della classifica generale, che è l'elemento su<br />
cui maggiormente si concentra l'attenzione dei lettori,<br />
dal lavoro esposto emergono anche altri aspetti molto<br />
interessanti per chi studia genetica. Con riferimento alla<br />
trasmissione ereditaria della personalità, per esempio,<br />
meritano attenzione i test di valutazione della disponibilità<br />
al lavoro condotti su genitori e figli. Da questi risulta<br />
infatti che i cuccioli ottengono un punteggio compreso<br />
tra i valori attribuiti ai genitori.<br />
Un'altra osservazione interessante riguarda la valutazione<br />
di meticci e ibridi. Gli addestratori hanno pareri unanimi<br />
nell'affermare che quanto più gli incroci somigliano<br />
fisicamente a una delle razze da cui sono stati generati,<br />
tanto più il loro carattere sarà assimilabile a quello della<br />
razza in questione.<br />
Si ipotizzerebbe quindi una correlazione tra<br />
comportamento e determinati tratti caratteriali: un<br />
argomento molto interessante che merita sicuramente<br />
di essere più approfondito.<br />
Comportamento aggressivo ed<br />
ereditarietà<br />
Un notevole contributo agli studi di genetica comportamentale<br />
ci arriva dal trattamento dei dati sulle aggressioni.<br />
E’ un tema per il quale veterinari e comportamentisti<br />
sono particolarmente sensibili e le ricerche condotte<br />
sono molteplici. Dai numerosi dati raccolti,<br />
risulta innanzitutto una significativa differenza<br />
tra le razze. In alcune il numero di casi di<br />
aggressioni riportato è decisamente più elevato<br />
rispetto ad altre, anche in proporzione al<br />
Ricerche condotte sulle aggressioni hanno<br />
identificato gruppi di motivazione, come la paura<br />
numero di registrazioni. Non sempre si tratta di razze<br />
da guardia, difesa o comunque oggetto di una selezione<br />
spinta verso comportamenti aggressivi. Casi significativi<br />
il cocker spaniel e lo springer spaniel che nonostante<br />
siano cani da caccia registrano (negli Stati Uniti) un’alta<br />
percentuale di aggressioni.<br />
Questi risultati hanno spinto i veterinari comportamentisti<br />
a indagare soprattutto sulle cause genetiche e<br />
hanno portato a individuare singoli geni responsabili<br />
di vere e proprie “patologie comportamentali” come<br />
per esempio l'ormai nota “springer rage sindrome”.<br />
Borchelt (1983) analizzò i fenomeni di aggressione<br />
incasellandoli in otto gruppi divisi per motivazione:<br />
paura, dominanza, possessività, istinto di protezione,<br />
istinto predatorio, reazione alla punizione, reazione<br />
al dolore e aggressività intraspecifica. Askew (1996)<br />
individuò 11 categorie di motivazione: dominanza,<br />
possessività, istinto di protezione, istinto predatorio,<br />
paura, aggressività fra maschi, aggressività fra femmine,<br />
reazione al dolore, reazione alle punizioni, istinto<br />
materno e aggressività rediretta.<br />
Overall (1997) fece salire a tredici queste sottocategorie:<br />
istinto materno, gioco, paura, dolore, territorialità, istinto<br />
di protezione, aggressività intraspecifica, aggressività<br />
rediretta, difesa del cibo, possessività, istinto predatorio,<br />
dominanza e aggressività idiopatica.<br />
Questi studi hanno<br />
persino identificato<br />
singoli geni responsabili<br />
di patologie<br />
comportamentali come<br />
la nota “Springer rage<br />
syndrome”.<br />
Il DNA di una boxer<br />
chiamata Tasha e’ stata<br />
utilizzato per uno studio<br />
Americano sul genoma<br />
canino.
Tutte queste molteplici ricerche sempre più approfondite<br />
fecero emergere risultati analoghi tra i cani della stessa<br />
razza non più solamente per il numero di aggressioni<br />
registrato, ma anche in base alle situazioni-tipo che<br />
scatenano l'aggressività. In tutti gli studi condotti risultò<br />
per esempio che barboni, springer spaniel e lhasa apso<br />
mostravano alti valori di aggressioni per dominanza,<br />
mentre pastori tedeschi cocker spaniel attaccavano più<br />
frequentemente per protettività o per paura.<br />
Landsberg nel 1991 condusse un'indagine sulle razze<br />
più frequentemente coinvolte in episodi di aggressione<br />
nei vari stati americani, comparando il punteggio di<br />
ogni razza con il numero di soggetti registrati in ogni<br />
singolo stato. Ne emerse ancora una volta una forte<br />
omogeneità tra le razze, ma furono altresì evidenti<br />
le differenze non trascurabili tra uno stato e l'altro, a<br />
testimoniare quanto ancor più dell'appartenenza a una<br />
razza sia significativo l'effettivo grado di parentela.<br />
Infine Willis (1998) verificò che dall’accoppiamento di<br />
genitori aggressivi nascono figli sempre più aggressivi.<br />
Questo sarebbe tipico di un tipo di eredità quantitativa<br />
poligenica e presumo che la cosa sia al più presto<br />
dimostrata.<br />
T. Cagnoni<br />
La mappatura del DNA<br />
Senza dubbio la fenomenologia dell'aggressività è il<br />
campo che raccoglie il maggior numero di studi scientifici<br />
in linea con le conoscenze avanzate che caratterizzano<br />
le altre branche della genetica. E' proprio questo settore<br />
che infatti registra i primi risultati per la mappatura di<br />
geni responsabili del comportamento canino. Questi<br />
vanno ad aggiungersi all'ormai lunghissimo elenco di<br />
geni catalogati ogni giorno, e la loro conoscenza rende<br />
ora possibili interventi sulla selezione rapidi ed efficaci.<br />
I geni mappati al momento non sono tra quelli<br />
responsabili di tratti caratteriali tipici di razza, ma<br />
rappresentano unicamente patologie e disturbi<br />
comportamentali. Il test del DNA oggi può permetterci<br />
di individuare i soggetti portatori e non utilizzarli in<br />
riproduzione o accoppiarli esclusivamente con soggetti<br />
non portatori testando poi tutta la prole per debellare<br />
eventuali disturbi comportamentali gravi.<br />
Le conoscenze attuali e gli elevati costi di attuazione<br />
non ci permettono invece di poter utilizzare questa<br />
metodologia per perfezionare le abilità lavorative<br />
dei cani. E' ancora presto per farlo, anche se il lavoro<br />
svolto negli undici decenni potrebbe far cambiare<br />
rapidamente la situazione.<br />
Conclusioni<br />
Quasi cento anni di ricerche ed esperimenti in diversi<br />
campi, di fatto, hanno ampiamente dimostrato ciò che<br />
per molti sembra ovvio e scontato: i tratti caratteriali<br />
hanno una forte componente ereditaria. Rimane però<br />
deluso chi si aspetta una mappa dei geni coinvolti con<br />
relativo schema accoppiamenti/risultati come avviene<br />
per i colori del mantello e altri tratti somatici. Da questo<br />
punto di vista gli elementi forniti dai testi disponibili<br />
sono ancora veramente pochi.<br />
La difficoltà principale che ostacola questi studi è<br />
principalmente data dalla fortissima influenza di fattori<br />
esterni. La componente ereditaria è solo un ingrediente del<br />
mix di elementi che determina il carattere. Fondamentali<br />
sono però le influenze ambientali, a partire dalla prima<br />
infanzia e con la prima impronta caratteriale<br />
trasmessa dal comportamento della madre, per<br />
seguire con la socializzazione e l’apprendimento<br />
per il quale un ruolo fondamentale è dato dal<br />
rapporto col proprietario. Ma possiamo dire che<br />
ogni singola esperienza costituisce un tassello<br />
del puzzle che rappresenta la mente del cane.<br />
Addirittura è stata documentata una notevole<br />
rilevanza del sesso di appartenenza non solo<br />
La difficoltà che ostacola questi studi sono i fattori<br />
esterni come la socializzazione del cucciolo.<br />
del cane, ma anche del proprietario. Come dire che lo<br />
stesso cane potrebbe manifestare comportamenti diversi<br />
a seconda che abbia stretto un legame con un uomo<br />
o con una donna, come testimoniano numerosi studi<br />
condotti nel corso degli ultimi vent’anni in U.S.A, Regno<br />
Unito e Germania.<br />
Le statistiche che abbiamo a disposizione sono elaborate<br />
soprattutto su dati raccolti nei data base di veterinari
e comportamentisti, negli archivi dei risultati delle<br />
prove di lavoro o su campioni precostituiti di cani di<br />
proprietà. I cani esaminati non hanno mai alle spalle<br />
una situazione ambientale o familiare omogenea, che<br />
sarebbe il presupposto principale per poter condurre<br />
un’analisi con valenza scientifica.<br />
Per avere gli elementi necessari a ipotizzare modelli precisi<br />
occorrerebbe invece disporre di un notevole numero<br />
di cani allevati nelle stesse identiche condizioni (stesse<br />
esperienze, stessi rapporti con l’uomo, stesso ambiente<br />
con stimoli identici) come animali da laboratorio. Tutto<br />
questo oltre ad avere costi altissimi avrebbe anche forti<br />
ripercussioni sul piano etico, in quanto i cani esaminati<br />
non potrebbero di fatto avere una vita “normale”, almeno<br />
fino alla conclusione dei test.<br />
Da un punto di vista prettamente pratico, il consiglio che<br />
si può dare agli allevatori che vogliano intraprendere<br />
Denis Ferretti<br />
Denis Ferretti vive a Reggio<br />
Emilia, possiede e alleva<br />
bolognesi ed è appassionato<br />
di genetica. Da anni affianca<br />
giudici di varia nazionalità<br />
come commissario di ring<br />
e interprete. Ha all'attivo<br />
collaborazioni editoriali con diversi siti web e riviste<br />
cinofile. Suoi sono i capitoli sulla genetica dei colori nei<br />
libri "Il pastore tedesco" e "il libro dei setter" di Rossella<br />
di Palma, pubblicati dall'editoriale Olimpia.<br />
un lavoro di selezione sul carattere è quello di usare<br />
soprattutto buonsenso e intuizione. Si dovrebbe per<br />
esempio evitare di accoppiare tra loro soggetti con gli<br />
stessi tratti caratteriali indesiderati ed eventualmente<br />
indagare sulle doti caratteriali di nonni e bisnonni tenendo<br />
presente però che il ruolo maggiore è sempre quello dei<br />
genitori.<br />
Gli inglesi, grandi maestri, hanno un'antica regola d'oro:<br />
“breed the best to the best” ovvero “unisci il meglio al<br />
meglio”. Questa semplice e intuitiva regola dovrebbe<br />
essere sufficiente a garantire un rapido miglioramento<br />
delle abilità lavorative dei cani indipendentemente dai<br />
meccanismi di trasmissione genetica. L'importante però è<br />
che lo si faccia. Purtroppo negli ultimi decenni i risultati<br />
di ring per molte razze hanno costituito l'unico criterio<br />
selettivo a discapito di ogni altra variabile, carattere<br />
compreso. Questo alla lunga può condurre all'instaurarsi<br />
di problemi radicati e difficilmente correggibili.<br />
Bibliografia:<br />
A. Ruvinsky & J. Sampson – The genetics of the dog<br />
Stanley Coren – L'intelligenza dei cani<br />
Barbara Gallicchio – Lupi travestiti<br />
Per un buon lavoro di selezione sul carattere, usare<br />
buonsenso e intuizione. Per un rapido miglioramento<br />
delle abilità lavorative, “breed the best to the best”.
di Cinzia Stefanini<br />
A scuola di gioco<br />
per crescere<br />
Il cane è, insieme all'uomo, uno dei pochi mammiferi<br />
sociali che conserva nel tempo la voglia di giocare.<br />
Capita spesso infatti di osservare, ai giardini, cuccioli<br />
che giocano con cani adulti, ma anche cani anziani<br />
con in bocca la pallina o il bastoncino da riportare al<br />
proprietario.<br />
Perché è così importante, per un cane di qualsiasi età,<br />
giocare? Il gioco prepara<br />
alla vita. Il cucciolo impara<br />
così a confrontarsi con<br />
gli altri e a capire quali<br />
sono i suoi punti di forza<br />
e quali i suoi limiti fisici.<br />
Giocando con i fratelli, con<br />
la madre e, si spera, con il<br />
padre, il cucciolo impara<br />
regole sociali importanti:<br />
se infatti morde troppo<br />
forte la madre o i fratelli, il<br />
gioco si interrompe immediatamente<br />
il partner se ne va<br />
e lo lascia solo.<br />
Il cucciolo può imparare così il rispetto delle regole<br />
vigenti nel gruppo sociale e il valore della rinuncia,<br />
dato che spesso i “giocattoli” che ha conquistato gli<br />
vengono sottratti dagli altri fratelli e dagli adulti. Mi<br />
è capitato spesso di osservare cani adulti togliere un<br />
gioco ad un cucciolo e impedirgli con un mimica<br />
aggressiva di riprenderlo. Una volta che il cucciolo<br />
mostra di rinunciare, il gioco perde immediatamente<br />
valore e interesse anche per il cane adulto. La logica<br />
sottostante a questo comportamento, che a prima vista<br />
potrebbe sembrare solo un'inutile prepotenza, in realtà<br />
nasconde un grande insegnamento: non si può avere<br />
tutto subito quando lo si desidera! Il gioco prepara il<br />
cane agli aspetti meno piacevoli della vita: sopportare<br />
la frustrazione durante un gioco è immensamente<br />
più semplice che affrontarla in altre situazioni di<br />
maggior sfida e rappresenta un buon allenamento per<br />
le difficoltà che in futuro dovrà affrontareche in futuro<br />
dovrà affrontare.<br />
Giocattoli di forma e di materiali diversi insegnano al<br />
cane la varietà della vita, evitano la fissità cognitiva,<br />
sviluppano capacità molteplici. Pensate quanto diversificate<br />
devono essere le capacità di un cane per rincorrere<br />
una pallina o cercare un oggetto che è stato nascosto.<br />
Il gioco rinforza i legami sociali perché è un confronto<br />
positivo e sereno. Il proprietario che gioca molto, rispettando<br />
regole e tempistiche, è per<br />
il suo cane un figura sociale<br />
divertente e interessante senza<br />
per questo perdere in autorevolezza<br />
e dunque gli sarà più<br />
semplice impostare anche<br />
esercizi meno piacevoli<br />
come il lascia o il vieni. Per<br />
il cane è immensamente più<br />
semplice abbandonare il<br />
gioco con altri cani se deve<br />
tornare da un proprietario<br />
foto di Tiziano Cagnoni<br />
divertente e che gli propone<br />
un gioco alternativo. Lasciare<br />
la propria pallina preferita<br />
è molto più facile se il cane sa di avere un altro gioco in<br />
cambio.<br />
Per il cane anziano, inoltre, il gioco rappresenta un<br />
momento di esercizio fisico e di vivacità mentale ottimi<br />
per contrastare i sintomi dell'invecchiamento. Il gioco<br />
è un modo per farlo sentire ancora parte integrante<br />
della famiglia, soprattutto se sono presenti cani giovani<br />
o cuccioli.<br />
La nostra fantasia, unita alla conoscenza profonda del<br />
nostro cane, rappresenta la migliore attivazione mentale<br />
possibile. Non solo l gioco sereno, vario, dinamico e<br />
non stereotipato con regole precise non<br />
solo è vero cibo per la mente (per citare Maria Montessori),<br />
ma anche il miglior collante sociale possibile, quello che<br />
ci permette di capire e di farci capire dal nostro cane<br />
con un solo sguardo.<br />
In fondo vorrà pur dire qualcosa se l'uomo ed il cane<br />
sono le uniche due specie che si entusiasmano nel<br />
rincorrere una cosa rotonda!
Endal e Allen:<br />
Nella sala stampa del Crufts 2009 sabato 8 marzo si assiepavano molte celebrità, ma una in particolare attirava<br />
l'attenzione di tutti i presenti: un anziano labrador giallo di nome Endal. Endal è famoso nel mondo perché ha<br />
compiuto un miracolo riportando alla vita normale (o quasi) il suo padrone Allen Parton: negli ultimi 13 anni<br />
Endal ha salvato la vita -e il matrimonio- del suo padrone, un ex-ufficiale della Marina Inglese, divenuto invalido<br />
in un incidente d'auto nel 1991, durante la Guerra del Golfo.<br />
La storia di Endal<br />
ritorno alla vita vissuta<br />
di Alessandra Franchi<br />
Endal è nato come un “incidente di<br />
percorso”, dal momento che i suoi<br />
genitori, di proprietà di un allevatore<br />
di Southampton, erano padre e figlia.<br />
Senza accorgersi che la femmina era<br />
ancora in calore, il proprietario li<br />
aveva lasciati insieme, per poi scoprire,<br />
qualche tempo dopo, che era in corso<br />
una gravidanza. Non potendo - a causa<br />
della consanguineità- fare avere un<br />
pedigree all'unico cucciolo nato da<br />
quell'accoppiamento a causa della consanguineità,<br />
l'allevatore pensava di<br />
tenerlo come cane di famiglia. Invece,<br />
quando Nina Bondarenk, direttore<br />
della associazione Canine Partners<br />
for Indipendence (organizzazione che<br />
prepara cani da assistenza) che era andata a Southampton<br />
per controllare un'altra cucciolata, lo vide, fu attratta da<br />
quel cucciolo tranquillo e attento e pensò di offrirgli la<br />
possibilità di diventare<br />
un cane da assistenza.<br />
Mentre Endal cresceva,<br />
i responsabili dal CPI si<br />
resero conto che avrebbe<br />
potuto diventare un<br />
ottimo cane, se fosse<br />
riuscito a sviluppare<br />
appieno il suo potenziale incontrando una persona a cui<br />
legarsi fortemente.<br />
La storia di Allen<br />
a sinistra: Allen e Endal<br />
in una delle ultime<br />
immagini ufficiali scattate.<br />
sotto: Endal indossa<br />
orgoglioso la sua PDSA<br />
Gold Medal.<br />
in fondo pagina: Endal<br />
inserisce la tessera<br />
magnetica in un lettore.<br />
La storia di Allen inizia nel 1991 quando Allen, ufficiale<br />
della Royal Navy e tecnico elettronico, lascia la moglie<br />
Sandra e i due figli Liam e Zoe di cinque e sei anni, per<br />
combattere nella prima Guerra del Golfo. Allen sapeva<br />
che secondo le statistiche “solo” il 15% dei militari partiti<br />
non sarebbe tornato a casa, e come tutti i coraggiosi,
pensava che le statistiche non lo riguardassero davvero.<br />
Però, un mese dopo il suo arrivo in oriente, ebbe un grave<br />
incidente automobilistico che fece a pezzi il suo corpo e<br />
il suo spirito. Il suo primo ricordo è di sei settimane dopo<br />
l'incidente, quando si risvegliò in un ospedale inglese:<br />
il lato destro del suo corpo aveva perso ogni sensibilità<br />
e la sua memoria era distrutta per il 50%.<br />
Così Allen passò i primi cinque anni dopo l'incidente<br />
in ospedale, lottando contro una gravissima disabilità<br />
e contro una terribile depressione, la depressione di un<br />
uomo che aveva perso quasi tutto e soprattutto i ricordi<br />
più cari della sua famiglia. Aveva difficoltà ad articolare<br />
le parole e non riconosceva più le persone che conosceva<br />
prima dell'incidente, neppure sua moglie ed i suoi figli.<br />
“La paura e lo shock mi rendevano furioso -ammette<br />
Allen- mi rifiutavo di accettare che ero ormai un disabile<br />
e mi vergogno a ricordare come ero sgarbato e aggressivo<br />
con tutti”. In più era sprofondato in una depressione da<br />
cui non pareva esistere via d'uscita. Tentò due volte di<br />
suicidarsi. Era l'unica cosa<br />
che gli rimaneva da fare,<br />
continuava a ripetersi.<br />
Quando finalmente venne<br />
dimesso dall'ospedale e<br />
arrivò a casa, sua moglie<br />
Sandra dovette rinunciare<br />
al suo lavoro per poterlo<br />
seguire come necessario.<br />
La situazione era talmente<br />
pesante che Sandra decise di<br />
ritagliarsi un piccolo spazio per sé ed iniziò a collaborare<br />
con l'associazione Canine Partners for Indipendence<br />
(CPI), portando a passeggio i cani che erano al centro in<br />
addestramento.<br />
Endal e Allen si incontrano<br />
Un giorno il bus che doveva portare Allen al centro<br />
diurno per disabili non arrivò e Sandra, che non voleva<br />
rinunciare al suo impegno con i cani, costrinse Allen<br />
ad accompagnarla al centro CPI. Lì Allen e Endal si<br />
incontrarono per la prima volta. Fu Endal a decidere<br />
che Allen era la persona giusta per lui, proprio quella<br />
che lui stava aspettando, e andandogli incontro diede<br />
inizio ad una collaborazione destinata a durare per i<br />
successivi tredici anni.<br />
Durante quel primo incontro Sandra notò che per la<br />
prima volta Allen aveva mostrato un piccolo interesse<br />
Quattro immagini di Endal<br />
all'opera: ecco come<br />
aiutava Allen nelle<br />
incombenze quotidiane<br />
per qualcosa e che addirittura si era mosso un pochino<br />
per cercare di accarezzarlo sulla testa.<br />
Allen racconta che fu lui a decidere di far domanda per<br />
ottenere Endal come cane da assistenza, e che per farlo,<br />
ricorda, “dovetti riempire un modulo descrivendo la mia<br />
disabilità, e quella fu la prima volta in cui ammettevo<br />
che c'era in me qualcosa che non andava. E' stata una<br />
esperienza catartica, che finalmente mi ridiede la speranza<br />
di cui avevo così bisogno”.<br />
Così per tredici anni Endal e Allen hanno vissuto e
lavorato insieme aiutandosi ogni giorno. Endal imparò<br />
ad aprire le porte (grosse corde rosse vennero attaccate<br />
a tutte le porte della casa), a prendere gli oggetti dagli<br />
scaffali del supermercato quando facevano la spesa<br />
insieme, e ad aiutare Allen con gli sportelli bancomat.<br />
La sua memoria è ancora molto debole, Allen normalmente<br />
ricorda le cose solo per 48 ore e dimentica nomi e facce<br />
delle persone. Prima dell'arrivo di Endal nella sua vita,<br />
Allen non riusciva ad affrontare gli incontri con amici di<br />
cui lui non ricordava assolutamente<br />
nulla. “Adesso invece si avvicinano<br />
e parlano con Endal, e anche se<br />
io non ricordo chi sono, Endal è<br />
un buon argomento di conversazione,<br />
le persone lo accarezzano e<br />
parlano di lui, e questo mi aiuta<br />
a socializzare”.<br />
Endal ha ricevuto moltissimi<br />
premi: è stato nominato “Cane<br />
del Millennio” da Dogs Today,<br />
ha vinto la Medaglia d'oro PSDA<br />
(PSDA Gold Medal) e il Gold Blue<br />
Peter Badge. La Medaglia d'oro<br />
PSDA è assegnata ad animali che<br />
hanno dimostrato un eccezionale<br />
attaccamento al loro dovere in<br />
tempo di pace. E' l'equivalente di<br />
una croce al merito civile. Questa<br />
onorificenza è stasta conferita ad<br />
Endal perché nel 2001, quando<br />
l'auto di Allen fu investita in un<br />
parcheggio da una altra auto che<br />
viaggiava a 60km/h , Endal fece<br />
in modo di sistemare Allen nella<br />
posizione di soccorso (coricato<br />
su un fianco), lo coprì con una<br />
coperta, tirò fuori dalla giacca di<br />
Allen in suo cellulare e glielo mise davanti al viso, poi<br />
corse all'albergo più vicino, abbaiando per chiedere<br />
aiuto. Endal è uno dei due cani che hanno ricevuto<br />
il Gold Blue Peter Badge (2003). Questo distintivo –<br />
una spilla dorata a forma di solcometro marino - è la<br />
massima onorificenza conferita a persone che si sono<br />
eccezionalmente distinte per atti di coraggio o hanno rappresentato<br />
la loro patria in un evento importante.<br />
Allen e Endal sono stati moltissime volte al Crufts,<br />
e ora Allen collabora con CPI (Canine Partners for<br />
Indipendence), aiutando altre persone ad avviare una<br />
nuova vita con il loro cane.<br />
E...Allen e Sandra hanno deciso<br />
di sposarsi di nuovo, in modo che<br />
Allen potesse avere un ricordo<br />
del proprio matrimonio.<br />
Queste immagini<br />
parlano da sole.<br />
Lo sguardo di<br />
Endal ed il sorriso<br />
di Allen descrivono<br />
fedelmente il loro<br />
affiatamento.<br />
Negli ultimi tempi Allen e Sandra<br />
si sono messi alla ricerca di un<br />
cane giovane che potesse prendere<br />
il posto di Endal quando questi<br />
avesse dovuto andare in pensione.<br />
E così hanno trovato un Endal<br />
Junior, che ora è diventato quasi<br />
bravo quanto Endal.<br />
La settimana dopo essere stato al<br />
Crufts con Allen anche quest'anno,<br />
Endal ha avuto una ischemia,<br />
e la sua famiglia ha deciso per<br />
l'eutanasia. Endal si è addormentato<br />
tra le braccia del suo padrone,<br />
con l'intera famiglia intorno a lui<br />
per ringraziarlo dell'amore e della<br />
devozione che ha dato ad Allen in tutti questi anni.<br />
*Ringraziamo Allen Parton per le foto e il materiale<br />
forniti per questo articolo.
da leggere<br />
L’Enciclopedie del Golden <strong>Retriever</strong> di Andrea<br />
Pandolfi, De Vecchi Edizioni (marzo 2004).<br />
Scritto da Andrea Pandolfi, socio del RCI e giudice<br />
ENCI, questo libro ben documentato illustra la<br />
storia e l'evoluzione del Golden<br />
<strong>Retriever</strong>, segnalando soggetti<br />
ed allevatori importanti in<br />
Gran Bretagna, Italia e nel<br />
resto d'Europa. Il libro tratta in<br />
modo accurato la morfologia<br />
e lo standard della razza e<br />
dà consigli pratici su comportamento,<br />
educazione, addestramento,<br />
esposizioni, salute, riproduzione<br />
e dieta.<br />
Lupi travestiti di Barbara Gallicchio, Edizioni<br />
Cinque (2001).<br />
In questo libro, Babara Gallicchio cerca di<br />
ricostruire la storia della nostra amicizia con il<br />
lupo e di come questo si sia trasformato nella<br />
vastissima gamma dei cani. E' la testimonianza<br />
di anni di studi, di osservazioni, di pratiche professionali,<br />
di efficaci consultazioni avute dai<br />
migliori esperti di tutto il mondo, ed è dedicato<br />
all'opportunità di ricostruire il percorso che ha<br />
indotto i lupi a condividere<br />
la propria esistenza con il<br />
genere umano. Lupi travestiti<br />
vi condurrà a riconoscere<br />
le ragioni e le modalità che<br />
hanno portato alcuni lupi<br />
a diventare cani, ma anche<br />
a capire come sono nate le<br />
razze, gli standard e quale<br />
potrà essere il futuro delle<br />
razze canine.<br />
libri e curiosità<br />
a cura di Patty Fellows e Alessandra Franchi<br />
Working Gundogs di Martin Deeley, The Crownwood<br />
Press (maggio 2009).<br />
Questa edizione rivista ed ampliata copre tutti<br />
gli aspetti dell'addestramento con una scrittura<br />
gradevole e contiene molte foto ed illustrazioni<br />
nuove a colori. L'autore illustra i principi base<br />
dell'addestramento con una attenzione speciale<br />
al rapporto con il cane e alla<br />
psicologia canina. In questo<br />
libro possiamo trovare consigli<br />
su come scegliere il cane<br />
giusto, sull'addestramento<br />
adeguato ad ogni stadio di<br />
crescita e su come introdurre<br />
la selvaggina. Martin Deeley<br />
è addestratore di fama internazionale<br />
e autore con più di<br />
30 anni di esperienza.<br />
The Modern Dog di Stanley Coren, hardcover<br />
ed. The Free Press (marzo 2009).<br />
L'ultimo libro di Stanley Coren tratta la co-evoluzione<br />
negli ultimi 14000 anni dell'uomo e del suo compagno<br />
a quattro zampe. Il testo raccoglie informazioni da<br />
molte differenti fonti – scienza,<br />
folklore, religione e politica - ed<br />
esplora attraverso storie e ritratti<br />
questa relazione durata secoli.<br />
Stanley Coren è professore di<br />
psicologia all'Università di British<br />
Columbia in Canada, e ha scritto<br />
sul cane alcuni bestseller, tra i<br />
quali l'ormai classico e recentemente<br />
ristampato L'intelligenza del<br />
cane.<br />
La Socia Piera Zerbi ci ha suggerito due siti<br />
italiani dove si possono trovare molti libri sui<br />
cani: www.baubooks.com/ e www.neogea.it/
ultime notizie si dice così<br />
Molti di noi del mondo dei cani sono abituati a<br />
trasformare le proprie automobili per poter trasportare<br />
i cani, ma Honda ha fatto un passo avanti che<br />
ha presentato quest'anno al New York Auto Show.<br />
La versione “Dog Friendly” della Honda Element<br />
presenta una quantità di soluzioni pensate per<br />
far viaggiare in sicurezza e comfort Fido e la sua<br />
famiglia.<br />
Nel ben noto SUV sono stati infatti incorporati<br />
accessori per delimitare lo spazio destinato al cane,<br />
una rampa pieghevole che consente facili ingresso<br />
e uscita dalla vettura, un lettino imbottito, una<br />
ciotola antirovesciamento, un ventilatore elettrico<br />
e una separazione trasparente e amovibile tra il<br />
vano passeggeri e la “zona-cane”. Questo nuovo<br />
modello sarà in vendita dall'autunno 2009, e in<br />
Italia probabilmente sarà previsto come optional<br />
di modelli già in produzione.<br />
Un'altra novità che ha di recente passato l'Atlantico<br />
è un nuovo sport per cani e proprietari,<br />
chiamato “doga”. Inventato sette anni fa da<br />
Suzy Teitelman, una istruttrice<br />
di yoga di Manhattan, il doga<br />
mette insieme massaggio e meditazione<br />
e uno stretching gentile<br />
pensati per cani e proprietari. Gli appassionati<br />
sostengono che doga<br />
può rafforzare il legame tra cane<br />
e proprietario, può contribuire<br />
a calmare cani iperattivi e fare<br />
in qualche modo da terapia per<br />
cani con problemi ai legamenti.<br />
L'espressione “eye-wipe” è una espressione tecnica<br />
usata per descrivere quando in un field trial<br />
un cane, inviato al riporto di un capo abbattuto,<br />
non riesce a trovarlo e viene richiamato in linea<br />
e si manda un altro cane sullo stesso riporto; se il secondo<br />
cane trova il selvatico, il primo cane riceve<br />
un “eye-wipe”, considerato un errore grave nei regolamenti<br />
FCI, ed eliminatorio in UK. Questa espressione<br />
curiosa deriva dal fatto che il secondo cane<br />
ha “pulito gli occhi” del primo cane, che ha dimostrato<br />
di non vedere abbastanza bene da ritrovare il<br />
suo riporto.<br />
Conosci altri modi di dire che riguardano i cani?<br />
Inviali a redazione@retriever-magazine.it .<br />
Nonostante le critiche degli scettici, il doga<br />
continua a diffondersi, e di recente è approdato<br />
anche in Giappone e in Gran Bretagna.