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di Agnolo Poliziano (Montepulciano, 1454 - Firenze,<br />

1494), Giuseppe Giusti (Monsummano Terme, 1809 -<br />

Firenze, 1850), Renato Fucini (Monterotondo Marittimo,<br />

1843 - Empoli, 1921)... fino ad arrivare al lamporecchiano<br />

d’adozione Idalberto Targioni (Firenze, 1868<br />

- Lamporecchio, 1930). La poesia<br />

estemporanea affidava la propria<br />

fama e la propria longevità<br />

alla memoria della gente, che ricantava<br />

gli stornelli di anno in<br />

anno, <strong>per</strong>mettendosi di arrivare<br />

fino al momento in cui qualcuno<br />

ha <strong>per</strong>cepito l’importanza di<br />

raccogliere quei “rimbrotti” in<br />

volumi e darli alle stampe.<br />

Con <strong>il</strong> passare del tempo la “befanata”<br />

ha assunto anche una<br />

particolare forma scritta. Le<br />

rime iniziarono ad essere composte<br />

su grandi fogli di carta,<br />

meglio se con la macchina da<br />

scrivere <strong>per</strong> rendere l’autore irriconoscib<strong>il</strong>e,<br />

e poi appese ai<br />

muri delle case o nei pressi delle<br />

fontanelle di acqua pubblica,<br />

bene in alto <strong>per</strong> non essere staccati<br />

fac<strong>il</strong>mente. Sotto questa forma<br />

le “befanate” si ritrovarono<br />

in contesti e feste popolari non<br />

necessariamente legati alla notte del 5 gennaio, come<br />

soggetti di goliardia e scherno, ma anche denuncia sociale<br />

e politica.<br />

In ogni località della <strong>Valdinievole</strong>, del Montalbano e<br />

dell’Empolese si sono poi sv<strong>il</strong>uppate usanze tipiche del<br />

posto. Nel pesciatino, <strong>per</strong> esempio, si estraevano da due<br />

scatole i nomi di un uomo e di una donna tra i presenti,<br />

che nello stornello diventavano lo sposo e la sposa<br />

soggetti della storia. A Fucecchio era la Befana stessa a<br />

declamare i versi inventati su coppie di giovani formatesi<br />

sul momento, che poi venivano trascritti e appesi ai<br />

rami degli alberi. Nei dintorni di Cerreto i banditori cantavano<br />

invece dalle finestre, amplificando la voce con i<br />

PARLIAMO DI...<br />

grandi imbuti delle damigiane. A Vinci le “befanate”<br />

sono state cantate fino agli anni Sessanta, nei locali del<br />

teatro e successivamente presso la Misericordia.<br />

Anche in altre regioni d’Italia si trovano tradizioni sim<strong>il</strong>i;<br />

ricordiamo la “pasquella”<br />

2<br />

(Romagna, Marche e Umbria), la<br />

“befanata di questua” (Lucchesia<br />

e Garfagnana), la “pas<strong>qui</strong>nata”<br />

laziale e quella dei componimenti<br />

appesi al porcellino della<br />

Loggia del Mercato Nuovo a<br />

Firenze, non a caso di origini romane<br />

anch’esso (nel 1560 Papa<br />

Pio IV donò a Cosimo I la copia<br />

marmorea di un originale ellenistico;<br />

l’esemplare bronzeo risale<br />

alla prima metà del 1600).<br />

Di materiale <strong>per</strong> produrre qualche<br />

“befanata” attuale credo che<br />

ce ne sarebbe in abbondanza;<br />

certi “botta e risposta” pubblicati<br />

su Orizzonti e sulle pagine<br />

Facebook in questi ultimi anni<br />

ne danno già un piccolo assaggio,<br />

tra politica, Lampo, rioni,<br />

imprese sportive, manifestazioni<br />

e gossip paesano. Chissà se a<br />

qualcuno verrà l’ispirazione <strong>per</strong> orchestrare una combriccola<br />

di “novelli befanari”; certo che la predisposizione<br />

del dottor Rubino calzerebbe proprio bene…<br />

Fonti:<br />

- Nicola Baronti (a cura di), Befanate e scherzi in poesia,<br />

Sarnus, Firenze 2011 (foto 1)<br />

- Paolo De Simonis e Claudio Rosati, Atlante delle tradizioni<br />

popolari nel pistoiese, Maschietto Editore, Pistoia<br />

2000 (foto 2)<br />

Dicembre 2012 - n. 46 - Orizzonti - 23

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