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suo livello qualitativo. Per <strong>la</strong> produzione di so<strong>la</strong> frutta sciroppata, ad esempio, le operazioni<br />

di pe<strong>la</strong>tura e detorso<strong>la</strong>tura sono più curate e quindi più “pesanti” (15,3% di scarti) rispetto<br />

al<strong>la</strong> produzione di succhi di frutta o alle produzioni miste. Gli scarti di frutta, dei quali non<br />

si esegue <strong>la</strong> stima del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva disponibilità sul territorio nazionale in quanto mancano informazioni<br />

sufficientemente attendibili in merito al<strong>la</strong> quantità di materia prima <strong>la</strong>vorata, sono<br />

biomasse di grande interesse in primo luogo per le distillerie a cui sono solitamente ceduti<br />

come “materia prima da sidro”. Altro reimpiego praticato, seppure con differenze legate al<br />

contesto locale, è l’alimentazione animale. In sintesi pertanto, si può affermare che gli scarti<br />

di frutta sono una biomassa residua che non presenta grossi problemi di collocazione; dal punto<br />

di vista tecnico <strong>la</strong> digestione anaerobica, quindi, si pone come alternativa soprattutto per quelle<br />

partite che, a causa di contaminazioni varie (inerti, sassi o altro), non sono idonee per gli impieghi<br />

sopra citati. Per quanto riguarda gli agrumi, <strong>la</strong> campagna 2005-2006 ha visto <strong>la</strong> trasformazione<br />

industriale in succhi ed essenze di 1.555.000 t di agrumi, di cui il 68% è costituito<br />

da arance, il 19% da limoni e il restante 13% da clementine e mandarini (ISMEA, 2007);<br />

se si confronta tale quantità con <strong>la</strong> produzione complessiva di agrumi raccolta in Italia, emerge<br />

che rappresenta poco più del 42% del totale. I dati re<strong>la</strong>tivi al 2007 (tabel<strong>la</strong> 3.35) evidenziano<br />

una leggera diminuzione (1.331.000 t di agrumi trasformati di cui il 70% sono arance, pari<br />

al 34,6% del<strong>la</strong> produzione totale raccolta) se si ipotizza che <strong>la</strong> quantità che ha goduto di aiuto<br />

comunitario rappresenta <strong>la</strong> totalità degli agrumi trasformati. La trasformazione, come noto,<br />

è concentrata in Ca<strong>la</strong>bria e in Sicilia; seguono piccole quantità in Basilicata e in Campania.<br />

Il sottoprodotto o scarto che si genera dal<strong>la</strong> trasformazione industriale degli agrumi (arance<br />

in prevalenza) è costituito dal cosiddetto “pastazzo d’agrumi”, formato da scorze e polpe residue.<br />

In termini quantitativi esso rappresenta dal 50 al 60% del peso degli agrumi <strong>la</strong>vorati e<br />

allo stato fresco è caratterizzato da un tenore di umidità pari a circa l’84-85%. Si tratta di uno<br />

scarto ricco di composti pregiati, quali ad esempio pectine (uso alimentare, cosmetico), terpeni,<br />

oli essenziali (industria degli aromi) e cellulosa, il cui recupero tuttavia appare ancora<br />

non facile per motivi di carattere tecnologico ed economico. Una destinazione spesso praticata<br />

è l’alimentazione del bestiame (ovi-caprini), cosi come il ritorno sul suolo. In ogni caso<br />

si tratta di un residuo parecchio umido, che al momento non ha soluzioni di recupero esenti<br />

da inconvenienti (ad esempio odori e perco<strong>la</strong>to). Ai fini del<strong>la</strong> combustione, occorre risolvere<br />

il problema del<strong>la</strong> disidratazione preliminare. Prove condotte nell’ambito del Progetto “Life<br />

Terpene” 24 , hanno evidenziato che, a fronte di un consumo di 2.600 MJ per essiccare 1 t di<br />

pastazzo (con allontanamento di 777 kg di acqua), si ottiene un pastazzo essiccato (222 kg<br />

su 1.000 kg di partenza) con un PCI di 14,2 MJ/kg, in grado quindi produrre 3.150 MJ. Il<br />

vantaggio energetico è quindi modesto. L’invio a digestione anaerobica al momento non è<br />

praticato e conta poche esperienze; dal punto di vista tecnico, occorre ricordare che gli oli<br />

essenziali (presenti soprattutto nelle bucce) possono inibire il processo biologico. Pare comunque<br />

che, una volta ridotta <strong>la</strong> presenza degli oli essenziali (allontanamento preliminare delle<br />

bucce, aerazione del pastazzo addizionato di acqua), <strong>la</strong> resa in biogas in prove di <strong>la</strong>boratorio<br />

sia stata alquanto interessante, superiore a quel<strong>la</strong> ottenibile con Forsu.<br />

24 Il progetto LIFE “Terpene” ha sperimentato in un impianto pilota una nuova tecnologia che utilizza i residui<br />

organici del<strong>la</strong> spreminatura degli agrumi (<strong>la</strong> cosiddetta “polpa di agrumi” che comprende scorza, semi e residui)<br />

per ottenere prodotti rivendibili quali ad esempio oli essenziali, terpene (il solvente naturale presente negli agrumi),<br />

pectina, pigmenti, granuli termoiso<strong>la</strong>nti dalle prestazioni assimi<strong>la</strong>bili a quelle del sughero, farine per l’alimentazione<br />

animale, materiali combustibili e riempitivo per <strong>la</strong> produzione di carta ecologica.<br />

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