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tata, <strong>la</strong> tecnica colturale. Ai fini del<strong>la</strong> stima, è stato adottato un unico coefficiente per specie<br />

coltivata. I valori adottati sono stati aggiornati, rispetto ai valori del 2001. Per le colture arboree<br />

è stata considerato so<strong>la</strong>mente il sottoprodotto principale (potature annuali); <strong>la</strong> produzione<br />

di legna che si rende disponibile quando l’impianto giunge al termine del<strong>la</strong> propria<br />

vita utile non è stata computata;<br />

- frazione o percentuale dello scarto o sottoprodotto già ricic<strong>la</strong>to o reimpiegato.<br />

Per le principali coltivazioni erbacee (cereali) sono stati adottati coefficienti diversificati in funzione<br />

del contesto territoriale di riferimento (regione). Per quelle colture per le quali è noto che<br />

<strong>la</strong> frazione recuperata è pressoché nul<strong>la</strong>, è stata ipotizzato una disponibilità netta vicina al 100%<br />

e costante in tutte le regioni italiane. I coefficienti adottati sono riassunti in tabel<strong>la</strong> 3.1.<br />

Il prodotto tra i tre parametri sopra citati ha portato al<strong>la</strong> stima provinciale del totale dei diversi<br />

scarti presenti e del<strong>la</strong> re<strong>la</strong>tiva quota disponibile. Nell’Allegato n. 1 - Sezione 1 “Scarti vegetali di<br />

coltivazioni agricole” si riportano i risultati ottenuti dall’applicazione del<strong>la</strong> metodologia a livello<br />

di Provincia e di Regione per l’anno 2006. La produzione nazionale di scarti vegetali stimata all’anno<br />

2006 (tabel<strong>la</strong> 3.2) ammonta a circa 17,7 milioni di tonnel<strong>la</strong>te di sostanza secca; le colture<br />

erbacee contribuiscono per <strong>la</strong> quota prevalente, pari all’82%. Del<strong>la</strong> produzione complessiva di scarti,<br />

si stima che <strong>la</strong> frazione già destinata al reimpiego sia pari al 43% per le colture erbacee e al 5%<br />

per quelle arboree. Nel complesso si tratta di un flusso di scarti di mole considerevole, anche sottraendo<br />

<strong>la</strong> quota che già viene destinata al riutilizzo. In linea di principio, pertanto, qualunque forma<br />

di reimpiego continua ad essere di grande attualità e da sostenere con forza.<br />

Di contro, le specificità del settore presentano alcuni aspetti negativi:<br />

- <strong>la</strong> produzione e, quindi, <strong>la</strong> possibilità di avvio a recupero sono fortemente stagionali e concentrate<br />

su archi temporali molto limitati (20-40 giorni);<br />

- gli scarti derivanti dalle coltivazioni erbacee (comprese le orticole) sono caratterizzati da tenori<br />

di umidità molto diversi. Si passa dal 10-12% delle paglie a valori pari o superiori all’80%<br />

degli scarti delle produzioni orticole;<br />

- si tratta di una produzione estremamente polverizzata sul territorio. Qualunque forma di recupero<br />

deve pertanto affrontare costi di meccanizzazione per <strong>la</strong> raccolta (soprattutto per gli<br />

scarti arborei) e di trasporto;<br />

- qualunque valutazione di fattibilità tecnico-economica per il loro recupero deve pertanto essere<br />

condotta a livello locale, in quanto diventa essenziale un’attenta analisi preliminare del<strong>la</strong><br />

loro “densità” nel territorio di riferimento, il cui raggio deve essere il più limitato possibile<br />

per contenere i costi di cui sopra.<br />

Informazioni in merito alle caratteristiche generali e chimico-fisiche delle diverse tipologie di<br />

scarti vegetali sono riportate nel capitolo 6, a cui si rimanda.<br />

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