paesaggistico-ambientale in cui viene realizzata, così da pre<strong>di</strong>sporre piani d’intervento mirati, in cui i contributi siano l’esatta espressione dei costi connessi alla produzione <strong>di</strong> esternalità positive. Implementare all’interno dell’azienda agricola un sistema <strong>di</strong> programmazione “a molti obiettivi” come quello descritto nel presente lavoro, potrebbe rappresentare un’utile base d’appoggio per sostenere questa linea <strong>di</strong> pensiero. In particolare, la possibilità <strong>di</strong> inserire, tra le finalità dell’azienda, obiettivi <strong>di</strong> natura paesaggistica, può consentire la determinazione dei costi che la nuova Pac dovrebbe coprire. L’applicazione <strong>di</strong> tale metodologia presenta, comunque, degli inconvenienti, connessi, soprattutto, alla necessità <strong>di</strong> definire a priori e con precisione il grado d’importanza <strong>di</strong> ogni obiettivo, cosa non sempre imme<strong>di</strong>ata. Da queste riflessioni emerge, pertanto, la necessità <strong>di</strong> un ulteriore affinamento delle tecniche multicriteriali. Ciò non pregiu<strong>di</strong>ca, però, l’importanza e la vali<strong>di</strong>tà dei principi su cui si basano tali meto<strong>di</strong>. In particolar modo, il fatto <strong>di</strong> attribuire all’attività agricola la possibilità <strong>di</strong> ottimizzare congiuntamente più obiettivi <strong>di</strong> natura <strong>di</strong>versa, consente <strong>di</strong> incrementare il realismo della pianificazione aziendale, abbandonando gli assunti teorici dei tra<strong>di</strong>zionali modelli <strong>di</strong> programmazione legati prettamente alla volontà <strong>di</strong> massimizzarne il red<strong>di</strong>to, ormai decisamente troppo restrittivi. Infine, l’adozione <strong>di</strong> meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> programmazione multicriteriali consente <strong>di</strong> riconoscere, una volta per tutte, il ruolo decisivo del settore agricolo nel perseguimento <strong>di</strong> obiettivi <strong>di</strong> qualità ambientale. Ecco perché i meto<strong>di</strong> in questione potrebbero rappresentare un’ottima base per lo sviluppo delle nuove politiche agricole, come ricordato precedentemente. Ovviamente, essi dovranno subire degli aggiustamenti e, soprattutto, dovranno essere strettamente valutati in relazione alle singole realtà aziendali e alle esigenze dell’agricoltore che intende abbracciare questa nuova linea <strong>di</strong> sviluppo. Infine, un aspetto che è emerso dall’analisi condotta e che potrebbe apportare indubbi vantaggi sia all’agricoltore, che non desidera veder ridotta la red<strong>di</strong>tività della propria attività, sia alla collettività, a fronte della sempre maggior richiesta <strong>di</strong> spazi ver<strong>di</strong> con scopi ricreativi e <strong>di</strong> svago, sia agli ambienti politici, specie quelli comunitari, per i quali il problema della tutela paesaggistica è all’or<strong>di</strong>ne del giorno e presenta una criticità via via maggiore, è il duplice ruolo che viene attribuito alla vite. Tale coltura, infatti, sembra essere in grado <strong>di</strong> consentire la contemporanea sod<strong>di</strong>sfazione delle tre categorie <strong>di</strong> soggetti in<strong>di</strong>cate, avanti obiettivi <strong>di</strong>versi spesso contrapposti. Infatti, la vite presenta una red<strong>di</strong>tività piuttosto elevata accompagnata da un punteggio paesaggistico positivo. La Comunità Europea, allora, non dovrebbe lasciarsi sfuggire l’occasione <strong>di</strong> valorizzare una coltura che può essere definita, allo stesso tempo, economica e sociale. L’idea sarebbe <strong>di</strong> elaborare politiche agricole mirate alla specifiche realtà territoriali, i cui contributi sono 96
giustificati dalla volontà <strong>di</strong> coprire i costi connessi all’impianto <strong>di</strong> nuovi vigneti o al miglioramento <strong>di</strong> quelli esistenti. La considerazione sopra riportata si basa sui risultati raggiunti dal lavoro effettuato e, quin<strong>di</strong>, non possono essere fatte delle generalizzazioni; ciò richiederebbe, infatti, un approfon<strong>di</strong>mento, ampliando il campo d’indagine per capire se si tratta <strong>di</strong> un caso spora<strong>di</strong>co o <strong>di</strong> qualcosa che merita davvero un minimo <strong>di</strong> attenzione, date le potenzialità che vengono a prospettarsi. 97
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