premio tesi di laurea sull'economia trevigiana - Camera di ...
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3. I DISTRETTI NEL SETTORE AGROALIMENTARE Il concetto di distretto è stato applicato al settore agricolo solo verso la fine degli anni Ottanta, con un certo ritardo rispetto alle analisi degli aziendalisti nel settore industriale. Tra i motivi di questo ritardo vi è la diffusione dell’analisi per filiera, valida nello studio delle relazioni a monte e a valle dell’azienda agricola che però non contempla lo studio di tutti i settori collegati tra i quali servizi, produzione di attrezzature e macchinari e ancora la difficoltà che sta’ nell’individuazione degli elementi costitutivi del distretto, così come vengono definiti dagli economisti industriali, in ambito agricolo o agro-industriale (Menzo 1997; Iacoponi 2002). I concetti di distretto agroindustriale e di distretto rurale, si collocano in un percorso di ricerca che è iniziato negli anni ‘20 ed ha manifestato “un’evoluzione singolarmente circolare” (Iacoponi 2002, p. 65). Tale percorso vede il passaggio da un’analisi della realtà produttiva in agricoltura come realtà inseparabile dal territorio ad uno studio sempre meno collegato ad esso fino a rimuovere completamente il legame tra azienda agraria e territorio rurale. Solo a metà anni Ottanta si intravede la possibilità di ricucire tale legame, quando si fa largo l’ipotesi che gli approcci, utilizzati per studiare il fenomeno dei sistemi locali ad industrializzazione diffusa della “Terza Italia”, possano spiegare la ristrutturazione delle aziende agrarie italiane. Il concetto di distretto agroindustriale supera così il concetto di filiera. Esso comprende infatti non solo le attività industriali e terziarie a valle, ma anche quelle a monte che forniscono mezzi tecnici e servizi alle imprese agricole e include inoltre “l’esistenza di un’’atmosfera tecnologica’ e un ‘mercato comunitario’, a loro volta legati all’’ispessimento’ delle relazioni sociali tra tutti gli attori del distretto” e che generano economie esterne alle imprese ma interne al distretto (Iacoponi 2002, p. 67). Sono inoltre elementi distintivi di un distretto agroalimentare: un ambito territoriale abbastanza ristretto, un insieme di famiglie che in esso vivono e lavorano, una popolazione di piccole o medio piccole imprese indipendenti, una rete di relazioni commerciali con l’esterno, un’immagine unitaria e dei caratteri tipici riconosciuti dai membri del distretto e dai loro interlocutori esterni, un forte senso di appartenenza e di identificazione da parte dei componenti. Esempio tipico di distretto agroalimentare italiano è la zona emiliana e romagnola, che è stata definita la “Food Valley italiana” (sito Cliomedia Officina). Il percorso di ricerca prosegue passando dal concetto di distretto agricolo o agroindustriale a quello di distretto rurale “che è un concetto più comprensivo sotto il profilo economico, sociale ed ambientale: dal punto di vista economico il distretto rurale comprende le attività economiche di piccola- 115
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3. I DISTRETTI NEL SETTORE AGROALIMENTARE<br />
Il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto è stato applicato al settore agricolo solo verso la fine<br />
degli anni Ottanta, con un certo ritardo rispetto alle analisi degli aziendalisti<br />
nel settore industriale. Tra i motivi <strong>di</strong> questo ritardo vi è la <strong>di</strong>ffusione<br />
dell’analisi per filiera, valida nello stu<strong>di</strong>o delle relazioni a monte e a valle<br />
dell’azienda agricola che però non contempla lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> tutti i settori<br />
collegati tra i quali servizi, produzione <strong>di</strong> attrezzature e macchinari e ancora la<br />
<strong>di</strong>fficoltà che sta’ nell’in<strong>di</strong>viduazione degli elementi costitutivi del <strong>di</strong>stretto,<br />
così come vengono definiti dagli economisti industriali, in ambito agricolo o<br />
agro-industriale (Menzo 1997; Iacoponi 2002).<br />
I concetti <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroindustriale e <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto rurale, si collocano in un<br />
percorso <strong>di</strong> ricerca che è iniziato negli anni ‘20 ed ha manifestato<br />
“un’evoluzione singolarmente circolare” (Iacoponi 2002, p. 65).<br />
Tale percorso vede il passaggio da un’analisi della realtà produttiva in<br />
agricoltura come realtà inseparabile dal territorio ad uno stu<strong>di</strong>o sempre meno<br />
collegato ad esso fino a rimuovere completamente il legame tra azienda<br />
agraria e territorio rurale. Solo a metà anni Ottanta si intravede la possibilità <strong>di</strong><br />
ricucire tale legame, quando si fa largo l’ipo<strong>tesi</strong> che gli approcci, utilizzati per<br />
stu<strong>di</strong>are il fenomeno dei sistemi locali ad industrializzazione <strong>di</strong>ffusa della<br />
“Terza Italia”, possano spiegare la ristrutturazione delle aziende agrarie<br />
italiane.<br />
Il concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroindustriale supera così il concetto <strong>di</strong> filiera. Esso<br />
comprende infatti non solo le attività industriali e terziarie a valle, ma anche<br />
quelle a monte che forniscono mezzi tecnici e servizi alle imprese agricole e<br />
include inoltre “l’esistenza <strong>di</strong> un’’atmosfera tecnologica’ e un ‘mercato<br />
comunitario’, a loro volta legati all’’ispessimento’ delle relazioni sociali tra<br />
tutti gli attori del <strong>di</strong>stretto” e che generano economie esterne alle imprese ma<br />
interne al <strong>di</strong>stretto (Iacoponi 2002, p. 67).<br />
Sono inoltre elementi <strong>di</strong>stintivi <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stretto agroalimentare: un ambito<br />
territoriale abbastanza ristretto, un insieme <strong>di</strong> famiglie che in esso vivono e<br />
lavorano, una popolazione <strong>di</strong> piccole o me<strong>di</strong>o piccole imprese in<strong>di</strong>pendenti,<br />
una rete <strong>di</strong> relazioni commerciali con l’esterno, un’immagine unitaria e dei<br />
caratteri tipici riconosciuti dai membri del <strong>di</strong>stretto e dai loro interlocutori<br />
esterni, un forte senso <strong>di</strong> appartenenza e <strong>di</strong> identificazione da parte dei<br />
componenti. Esempio tipico <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agroalimentare italiano è la zona<br />
emiliana e romagnola, che è stata definita la “Food Valley italiana” (sito<br />
Cliome<strong>di</strong>a Officina).<br />
Il percorso <strong>di</strong> ricerca prosegue passando dal concetto <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto agricolo o<br />
agroindustriale a quello <strong>di</strong> <strong>di</strong>stretto rurale “che è un concetto più comprensivo<br />
sotto il profilo economico, sociale ed ambientale: dal punto <strong>di</strong> vista<br />
economico il <strong>di</strong>stretto rurale comprende le attività economiche <strong>di</strong> piccola-<br />
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