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Tempo e predicazione nella sintassi delle frasi copulari (tesi di laurea)

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sgg. ) .<br />

Di fatto però la <strong>di</strong>stinzione tra nome e verbo, che<br />

è lo scopo <strong>di</strong> questo momento della ricerca <strong>di</strong><br />

Benveniste, non è possibile neanche nei termini della<br />

"funzione verbale" : la <strong>di</strong>stinzione che è semmai prodotta<br />

da questa nuova nozione è, riprendendo parole <strong>di</strong><br />

Benveniste, tra "nome usato in modo referenziale" e<br />

"nome usato in modo pre<strong>di</strong>cativo", cioè nome che espleta<br />

la funzione verbale.<br />

Con ciò, quin<strong>di</strong>, risulta scorretto ricercare una<br />

<strong>di</strong>stinzione tra nome e verbo che non sia quella morfologica:<br />

questa, da quanto è stato detto, non solo è l'unica<br />

possibile ma anzi è proprio "solo" in base alle<br />

proprietà morfologiche che sembra si possano <strong>di</strong>stinguere<br />

le categorie; il vero dato importante è che questa<br />

<strong>di</strong>stinzione non è un universale linguistico, così come<br />

invece si sarebbe portati a pensare.<br />

Benveniste arriva quin<strong>di</strong> alla definizione sintetica<br />

ed esplicita della forma verbale: "Possiamo allora<br />

descrivere con maggior precisione la struttura funzionale<br />

della forma verbale dell'enunciato assertivo. Essa<br />

consiste <strong>di</strong> due elementi, uno esplicito e variabile<br />

l'altro implicito ed invariabile. La variabile è la<br />

forma verbale in quanto dato materiale: variabile<br />

nell'espressione semantica, variabile nel numero e <strong>nella</strong><br />

natura della modalità ad esso connesse, tempo, persona,<br />

aspetto, e cosi via. Questa variabile è la sede <strong>di</strong> un<br />

invariante, inerente all'enunciato assertivo: l'affermazione<br />

<strong>di</strong> una corrispondenza tra l'insieme grammaticale<br />

ed il fatto asserito. La forma verbale, <strong>nella</strong> sua<br />

funzione <strong>di</strong> forma assertiva <strong>di</strong> un enunciato finito si<br />

fonda sull'unione <strong>di</strong> una variabile e <strong>di</strong> un invariante"<br />

(Benveniste (1966), p.184).<br />

E' all'interno <strong>di</strong> questo complesso quadro teorico<br />

sulle proprietà pre<strong>di</strong>cative <strong>delle</strong> categorie <strong>di</strong> nome e<br />

verbo che va compresa la teoria <strong>di</strong> Benveniste sul verbo<br />

ESSERE.<br />

Come s'è detto, Benveniste è erede <strong>di</strong> una tra<strong>di</strong>zione<br />

linguistica che fa della comparazione e dell'esame<br />

storico <strong>delle</strong> forme linguistiche la forza principale del<br />

suo metodo; in questo caso specifico Benveniste parte<br />

della ricostruzione linguistica <strong>delle</strong> forme indoeuropee<br />

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