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Tempo e predicazione nella sintassi delle frasi copulari (tesi di laurea)

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lingua greca (o ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong> "una" lingua umana) fosse<br />

la rappresentazione universale <strong>delle</strong> forme del pensiero<br />

razionale: il greco era l'unica realtà concepita ed<br />

oltre non aveva senso andare.<br />

C'è voluta l'esperienza <strong>di</strong> una maturazione più che<br />

millenaria per giungere a porsi la questione sull'eventuale<br />

"relatività" della struttura soggetto/pre<strong>di</strong>cato e<br />

della sua più frequente attualizzazione nelle lingue<br />

occidentali, cioè del verbo ESSERE.<br />

L'estensione dei confini mentali dell'uomo, conseguenza<br />

o presupposto che siano <strong>di</strong> ogni estensione geografica<br />

e culturale, ha portato successivamente la linguistica<br />

a confrontarsi con realtà molto eterogenee. Ma<br />

non si è trattato solo <strong>di</strong> un ampliamento fisico del<br />

campo <strong>di</strong> ricerca; è stato in realtà un viaggio ben più<br />

arduo, quello cioè a ritroso nel tempo verso le ra<strong>di</strong>ci<br />

storiche <strong>delle</strong> lingue moderne come si è verificato con<br />

l'esperienza della linguistica indoeuropea.<br />

Lo scontro con queste due realtà ha prodotto<br />

l'effetto <strong>di</strong> ri<strong>di</strong>mensionare il ruolo <strong>delle</strong> lingue indoeuropee<br />

da "modello" necessario e perfetto al rango <strong>di</strong><br />

una fra le tante possibili attualizzazioni. Questo relativismo<br />

linguistico portava con sè anche lo sconcertante<br />

dubbio che ad esso fosse legato anche un relativismo<br />

cognitivo (e con ciO "morale" ••• cfr. Von Humboldt) e,<br />

tra l'altro, il binomio soggetto/pre<strong>di</strong>cato a quel punto<br />

poteva benissimo essere visto solo come un calco <strong>di</strong> una<br />

regolarità strutturale dell'indoeuropeo e non più come<br />

l'immagine dell'organizzazione del pensiero umano "in<br />

sè" •<br />

Con questo si era <strong>di</strong> fatto infranto il "para<strong>di</strong>so"<br />

aristotelico per cui logica e linguistica non erano<br />

<strong>di</strong>stinguibili (1) ma non erano che due momenti dell'indagine<br />

unitaria <strong>delle</strong> regole che formano l'organizzazione<br />

del pensiero razionale.<br />

Con l'ottocento <strong>di</strong>ventava allora del tutto legittimo<br />

chiedersi quale fosse il rapporto tra la struttura<br />

logica e grammaticale <strong>di</strong> una lingua e se questo rapporto<br />

fosse regolato da principi <strong>di</strong> causalità o convenzione.<br />

In altri termini, visto che si erano scoperti<br />

sistemi linguistici così <strong>di</strong>versi da quelli indoeuropei,<br />

occorreva rendersi conto sotto il duplice aspetto<br />

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