Anteprima PDF - Ordine Medici Firenze
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Opinioni a confronto<br />
Ad oggi purtroppo le attività territoriali sono<br />
completamente disorganizzate, senza personale<br />
e strutture dedicate ed i medici di famiglia non<br />
possono che essere soddisfatti dei cambiamenti<br />
prospettati.<br />
TOSCANA MEDICA – Dopo questo ampio inquadramento<br />
generale sui PDTA, entriamo nello specifi<br />
co di quello destinato al paziente nefropatico<br />
attivato dalla Asl di Arezzo.<br />
BIANCHI – L’esperienza di Arezzo secondo me<br />
rappresenta il paradigma di come le cose possano<br />
andare nella giusta direzione quando l’ospedale<br />
ed il territorio concordano sull’esistenza di una<br />
domanda e decidono congiuntamente di lavorare<br />
insieme per offrire risposte effi caci ed adeguate.<br />
La considerazione dalla quale siamo partiti è<br />
stata il fatto che la patologia nefrologica più grave<br />
storicamente e culturalmente è sempre stata<br />
ritenuta di esclusiva competenza ospedaliera, per<br />
cui valeva l’equazione “insuffi cienza renale grave<br />
= situazione da trattare soltanto in ospedale” con<br />
dialisi o trapianto di rene.<br />
Le cose negli ultimi anni sono profondamente<br />
cambiate. In primo luogo la malattia renale cronica<br />
non è rara come si credeva ed oggi lo specialista<br />
ospedaliero vede forse il 3% di questi pazienti,<br />
mentre il restante 97% viene gestito a livello territoriale.<br />
Sul territorio devono quindi venire messe in<br />
pratica tutte quelle iniziative di prevenzione e<br />
diagnosi precoce da concordarsi tra il nefrologo<br />
ed il medico di medicina generale, uniti nell’assistenza<br />
a malati con cronicità di lunga e talvolta<br />
lunghissima durata. Nella nostra Provincia<br />
stiamo cercando di ridurre al minimo possibile il<br />
numero di casi di insuffi cienza renale grave o gravissima,<br />
lavorando sulla malattia renale cronica,<br />
condizione che anche nei suoi stadi più precoci si<br />
associa ad un altissimo rischio cardiovascolare,<br />
all’interno di un percorso strutturato e condiviso<br />
dagli specialisti nefrologi e dai colleghi della medicina<br />
di base.<br />
TOSCANA MEDICA – Prima di approfondire l’argomento<br />
chiariamo di quali nefropatie stiamo<br />
parlando, descrivendo i livelli di intervento della<br />
medicina generale e di quella specialistica.<br />
BIANCHI – Alcune note introduttive di carattere<br />
epidemiologico. Nei Paesi occidentali la prevalenza<br />
della malattia renale cronica é in costante aumento<br />
e si attesta attualmente intorno all’8-10%<br />
della popolazione. Questo incremento appare in<br />
gran parte legato all’aumento di prevalenza di<br />
malattie non renali che però hanno sul rene delle<br />
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Toscana Medica 4/11<br />
ripercussioni importanti, quali l’obesità, il diabete<br />
e l’ipertensione arteriosa. Negli Stati Uniti, ad<br />
esempio, oltre il 70% dei soggetti che ricorrono<br />
alla terapia dialitica sono ipertesi, diabetici o presentano<br />
entrambe le condizioni. I sistemi sanitari<br />
negli ultimi anni si sono quindi trovati di fronte a<br />
quella che è stata defi nita una vera e propria epidemia<br />
di malattie renali croniche “secondarie”,<br />
essendo rimasta sostanzialmente invariata la<br />
percentuale di soggetti affetti da patologie renali<br />
primitive quali, ad esempio, le glomerulonefriti a<br />
patogenesi immunitaria.<br />
“Costruendo” l’esperienza aretina ci siamo resi<br />
conto che, dopo una necessaria indagine epidemiologica<br />
preliminare per inquadrare al meglio le<br />
dimensioni del problema, si presentavano molte<br />
diffi coltà soprattutto nella identifi cazione ed attuazione<br />
di protocolli diagnostici semplici ed affi dabili.<br />
In ogni caso siamo arrivati alla conclusione che la<br />
malattia renale cronica è molto più frequente, anche<br />
nel territorio di nostra pertinenza, di quanto<br />
non si ritenesse fi no ad oggi. Abbiamo quindi ben<br />
presto capito che il nefrologo abituato a prendersi<br />
cura di piccole popolazioni di pazienti, seppure ad<br />
altissima complessità clinica, non poteva gestire da<br />
solo la domanda di diagnosi e di cura proveniente<br />
da questo grande numero di soggetti. È apparso<br />
pertanto necessario costruire un sistema nel quale<br />
defi nire con precisione e chiarezza i livelli di intervento<br />
del medico di base e dello specialista a livello<br />
sia di diagnosi-cura che di follow-up clinico.<br />
TADDEI – Per me che mi occupo di rischio cardiovascolare<br />
il rene rappresenta uno degli indicatori<br />
più effi caci ed attendibili che assai facilmente<br />
possono essere impiegati a scopo diagnostico anche<br />
e soprattutto a livello territoriale. Per questo<br />
credo che qualsiasi iniziativa che riesce a monitorare<br />
a livello di popolazione la funzione renale<br />
debba essere considerata con grande favore.<br />
TOSCANA MEDICA – Dottor Arnetoli, come funziona<br />
nella pratica il percorso aretino?<br />
ARNETOLI – Nella nostra zona la medicina generale<br />
ha avvertito da tempo l’esigenza di affrontare<br />
in modo integrato l’approccio alla malattia<br />
renale cronica rispondendo in maniera positiva<br />
alla richiesta della Nefrologia di costruire insieme<br />
percorsi diagnostico-terapeutici condivisi.<br />
Questa sensibilizzazione della medicina di<br />
base, nei confronti di simili tematiche, è stata<br />
in parte sostenuta anche dalla disponibilità di<br />
strumenti di cui oggi dispongono i medici di famiglia<br />
per governare con appropriatezza ed effi -<br />
cacia i percorsi clinici ed assistenziali soprattutto<br />
dei pazienti cronici. Mi riferisco in particolare al