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Anteprima PDF - Ordine Medici Firenze

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Lettere al direttore<br />

Toscana Medica 4/11<br />

Sponsorizzazione dei congressi<br />

“Effetti collaterali” del confl itto d’interesse<br />

Caro Direttore,<br />

ho partecipato allo stimolante convegno organizzato<br />

dall’<strong>Ordine</strong> di <strong>Firenze</strong> su “Il confl itto d’interesse<br />

e la medicina moderna: una convivenza possibile?”<br />

nel novembre 2010 e avrei voluto portare un contributo<br />

sul problema della sponsorizzazione dei convegni<br />

e congressi da parte dell’industria. Si tratta,<br />

a mio parere, di un aspetto della medicina moderna<br />

poco trattato, ma che coinvolge una popolazione<br />

estesa di medici. Potrebbe determinare alcuni<br />

“effetti collaterali” dovuti al confl itto d’interesse,<br />

effetti che favoriscono una valutazione acritica dei<br />

mezzi diagnostici e terapeutici oggi disponibili e<br />

orientano verso scelte terapeutiche e diagnostiche<br />

non appropriate. L’ora tarda ed i molteplici interventi<br />

mi hanno fatto considerare più opportuno<br />

l’intervento scritto per eventuali approfondimenti.<br />

È innegabile che i congressi ed i convegni rispondono<br />

alla necessità di scambiare idee e risultati<br />

e stabilire rapporti diretti tra i partecipanti;<br />

rappresentano pertanto un fattore di progresso<br />

tutt’altro che secondario per la diffusione delle<br />

conoscenze, né vanno ignorate le non trascurabili<br />

ricadute positive sull’economia. Il loro sviluppo è<br />

stato notevolissimo fi no dalla metà del secolo scorso:<br />

quando mi sono specializzato in cardiologia, alla<br />

fi ne degli anni ’50, il boom dei congressi stava già<br />

iniziando anche in questo settore della medicina<br />

ed è praticamente impossibile citare tutti quelli<br />

organizzati nelle decadi successive dalle varie associazioni<br />

o istituzioni. La sponsorizzazione privata<br />

ha ovviamente giocato un ruolo determinante<br />

nel loro sviluppo favorendone gli aspetti positivi<br />

sopra ricordati. Personalmente ricordo quella che<br />

ha permesso alla Unità Operativa di Cardiologia di<br />

S. Luca-Careggi di organizzare, nel periodo 1985-<br />

1997, anche in collaborazione con altre istituzioni,<br />

congressi nazionali ed internazionali su patologie<br />

cardiovascolari rare o poco note nel nostro Paese.<br />

Questi incontri hanno portato ad una loro più diffusa<br />

conoscenza ed un miglioramento dell’assistenza<br />

per la popolazione.<br />

Una conseguenza inevitabile del moltiplicarsi<br />

dei congressi e dei convegni è stata purtroppo la<br />

ripetitività, spesso con scarso contributo culturale<br />

e scientifi co ed il prevalere d’interessi di puro prestigio<br />

e talora solamente commerciali che hanno favorito<br />

gli “effetti collaterali”. Questi possono essere<br />

variabili, più indiretti per congressi nazionali o internazionali<br />

nei quali gli sponsor sono quasi sempre<br />

molteplici, più immediati e diretti per i congressi o<br />

54<br />

convegni minori in cui vi è un solo sponsor ed una<br />

sola istituzione organizzatrice. Un’annotazione<br />

psicologica a margine riguarda la frequentazione<br />

dei mega-stands dei grandi congressi, stracolmi di<br />

strumentazione e farmaci, che rischia di far perdere<br />

ai medici la dimensione umana del paziente ed i<br />

suoi problemi…!<br />

Un secondo aspetto del problema riguarda la<br />

sponsorizzazione dei medici che partecipano ai<br />

congressi e convegni: è noto che per i relatori e moderatori<br />

le spese sono a carico dell’organizzazione,<br />

almeno per i settori sanitari come quello cardiovascolare<br />

che dispongono di notevoli risorse. Gli altri<br />

devono (dovrebbero) mettere in conto nel loro<br />

bilancio personale sia la quota d’iscrizione, quasi<br />

sempre elevata, che le spese degli spostamenti<br />

nella sede del congresso, cifre spesso tutto altro<br />

che trascurabili. In questo caso la richiesta di una<br />

sponsorizzazione è quasi sempre inevitabile e gli<br />

“effetti collaterali” possono essere più evidenti per<br />

l’azione diretta dello sponsor sul singolo medico.<br />

Gli “effetti” collaterali possono essere ridotti?<br />

Vorrei portare in proposito ancora una testimonianza<br />

personale: dal 1982 al 1997 ho fatto parte di una<br />

commissione per l’aggiornamento del personale sanitario<br />

istituita dall’amministrazione dell’ospedale<br />

di Careggi-<strong>Firenze</strong> alla quale la Regione stanziava<br />

un budget per tale scopo. La commissione aveva<br />

vari compiti tra i quali esprimere il parere sulle richieste<br />

di partecipazione ai congressi da parte del<br />

personale sanitario, sui comandi di aggiornamento<br />

professionale, sulla organizzazione dei convegni di<br />

aggiornamento interni all’istituzione, provvedere<br />

alle spese di pubblicazione dei lavori scientifi ci<br />

dei dipendenti, nonché sull’acquisizione di libri e<br />

riviste da parte delle varie Unità Operative. Per la<br />

partecipazione ai congressi dei medici non sponsorizzati<br />

dall’industria il parere della commissione<br />

sul rimborso spese era di solito positivo se il congresso<br />

era pertinente alla specialità o se erano state<br />

accettate comunicazioni del richiedente, mentre<br />

era negativo se la richiesta aveva scarsa pertinenza<br />

all’attività svolta, se il numero di richieste del<br />

singolo medico era eccessivo in un determinato periodo<br />

di tempo, o se proveniva da più medici della<br />

stessa équipe. Le decisioni tenevano presente sia<br />

i criteri generali fi ssati dall’amministrazione che<br />

la specifi cità delle singole richieste. Ritengo che<br />

l’intervento dell’istituzione pubblica, con questa o<br />

altre modalità, sia effi cace nel ridurre gli “effetti<br />

collaterali” sopra ricordati.<br />

La crisi economica in atto e la conseguente ri-

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