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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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sembrava di cattivo umore. Bisogna sapere che al Re era noto come a Hop-Frog non piacesse bere, dal momento che<br />

l'alcool eccitava il povero zoppo fino a farlo impazzire, e la pazzia, checché se ne dica, non è una condizione piacevole.<br />

Ma il Re, che amava un tale genere di scherzi, se la godeva un mondo quando poteva obbligare Hop-Frog a bere, o, per<br />

usare una sua espressione, a «essere allegro».<br />

«Vien qua, Hop-Frog», disse il monarca non appena vide entrare il buffone e la sua piccola amica, «manda giù<br />

questa coppa alla salute dei nostri amici assenti - (e qui Hop-Frog trasse il suo primo sospiro) - e illuminaci colla tua<br />

fantasia. Noi abbiamo necessità di tipi, di personaggi, caro il mio amico, di qualche cosa, insomma, di nuovo e<br />

straordinario. Siamo stanchi d'annoiarci nelle solite mascherature. Vieni, bevi: il vino rischiarerà il tuo ingegno ...».<br />

Hop-Frog tentò, com'era suo costume, di rispondere con una facezia e stornare, in tal modo, la domanda del<br />

Re, ma quel giorno non ne aveva gran voglia, a dire il vero, giacché ricorreva, per l'appunto, l'anniversario della sua<br />

nascita, e l'ordine di bere alla salute dei suoi amici assenti gli provocò una qualche lacrimuccia, e qualcuna, amarissima,<br />

ne cadde pur nella coppa ch'egli riceveva, in quel punto, dalla mano del tiranno, in umiltà.<br />

«Ah! ah! ah! ...», ruggì questi nel mentre che il nano vuotava la coppa, sopraffatto dalla nausea, «guarda cosa<br />

non può fare una coppa di vino!... Guarda che ti brillano già gli occhi! ...».<br />

Sciagurato! I grandi occhi del nano, piuttosto che brillare, sembravano addirittura saettare. L'effetto dell'alcool<br />

sul suo cervello era non meno tempestivo che potente, per modo che, com'egli ebbe posata, con mano nervosa, la coppa<br />

sul tavolo, lo sguardo stravolto ch'egli posò in giro sugli astanti sembrava quello d'un pazzo. Lo «scherzo» del Re, a<br />

quanto pareva, aveva divertiti parecchio tutti quanti.<br />

«Ed ora al lavoro», disse il primo ministro che era un uomo grassissimo.<br />

«È vero», disse il Re. «Avanti, caro il nostro Hop-Frog, aiutaci! Personaggi, dunque, caro e bravo ragazzo.<br />

Personaggi! Noi abbiamo bisogno di personaggi! Tutti ne abbiamo bisogno... ne abbiamo un enorme bisogno... ah! ah!<br />

...».<br />

E dal momento che quest'ultima aveva tutta l'aria di una spiritosaggine che voleva esser presa sul serio, i sette<br />

ministri, in coro, echeggiarono rumorosamente alle risate reali. E Hop-Frog rise pur lui, ma il suo fu un riso debole e<br />

distratto.<br />

«Su dunque!», esclamò il Re spazientito, «non hai niente da suggerire?».<br />

«Sto cercando qualcosa di nuovo...», rispose il nano con aria smarrita, giacche il vino lo aveva scombussolato<br />

del tutto.<br />

«Tu stai cercando?», esclamò il tiranno infuriato. «Che cosa vuol dire? Ah! Capisco, tu mi tieni il broncio.<br />

Capisco, tu vuoi un altro po' di vino. E sia! Prendi anche questo... su, bevi!...». E, riempita che ebbe un'altra enorme<br />

coppa, la porse all'infelice che si pose a guardarla impaurito e col respiro mozzo. «Bevi, dico!», urlò il tiranno, al colmo<br />

dell'ira, «o per tutti i diavoli dell'inferno ...».<br />

Il nano esitava, il sovrano diventava rosso dalla rabbia, e i cortigiani, nel frattempo, ghignavano per il<br />

divertimento. Trippetta, allora, pallida come morta, s'avanzò fino al seggio del Re e, dopo esserglisi inginocchiata<br />

divotamente dinanzi, lo supplicò di risparmiare il suo amico. Il tiranno la contemplò alcuni momenti, sbalordito che<br />

qualcuno potesse osare tanto, e rimase senza dire o far nulla, per il fatto che non avrebbe davvero saputo in qual modo<br />

manifestare la propria indignazione. Infine, senza dire una parola, diede un urtone violento alla piccina e le schizzò in<br />

faccia tutto il contenuto del bicchiere che era desti<strong>nat</strong>o a Hop-Frog, e che era, a dire il vero, colmo fino all'orlo.<br />

La poverina cercò di risollevarsi come meglio poté e, trattenendo il respiro, tornò a sedere al suo posto, che era<br />

ai piedi della tavola.<br />

Durante alcuni lunghi minuti regnò, per tutta la sala, un silenzio di morte, un tale profondo silenzio che sarebbe<br />

stato possibile udire il rumore che una piuma avrebbe fatto nel cadere. Ma, all'improvviso, fu udito un suono sordo,<br />

rauco e prolungato, il quale parve scaturire da tutt'insieme gli angoli della sala.<br />

«Che ti succede? Perché hai fatto questo rumore?», disse il Re al colmo della furia, rivolto al suo nano.<br />

Questi, che nel frattempo sembrava essersi rimesso dalla sua ebrietà, fissò calmo il volto del monarca e disse in<br />

tutta la sua semplicità: «Io? Io? E come avrei potuto essere io?».<br />

«Sembrava venire da fuori, infatti», notò in quel punto, uno dei cortigiani. È probabile che sia stato soltanto il<br />

pappagallo nell'atto di arrotarsi il becco ai ferri della sua gabbia ...».<br />

«È vero», soggiunse il Re, il quale sembrò come sollevato da quel suggerimento. «E vero!... ma perbacco...<br />

avrei giurato che questo furfantello stesse digrignando i denti! ...».<br />

Il nano, a quell'ultima frase, si mise a ridere - il Re, convien dire, era troppo burlone perché avesse da<br />

obbiettare alcunché sul riso di chicchessia - e discopri una chiostra di denti, grossi, forti, e, insomma, ripugnanti. E<br />

inoltre dichiarò d'esser pronto a tracannare tutto quel vino che sarebbe piaciuto al sovrano. Il Re parve calmarsi, ed<br />

Hop-Frog, mandato giù che ebbe, ma senza alcuna cerimonia, un'altra coppa, entrò d'un subito, e calorosamente, nel<br />

tema del ballo in maschera.<br />

«Io non so rendermi conto», osservò tranquillamente, come se in vita sua non avesse mai assaggiato vino, «del<br />

come si sia prodotta in me una tale associazione di idee, eppure... insomma, non appena la Vostra Maestà ebbe colpita<br />

la piccola e le ebbe gettato il vino sul viso, voglio dire nel momento preciso nel quale il pappagallo faceva quello strano<br />

rumore nell'arrotare il becco sopra una sbarra della gabbia... là, fuori della finestra... insomma, in quell'istante m'è<br />

ritor<strong>nat</strong>o alla mente il ricordo d'uno straordinario divertimento... d'un giuoco che si usava fare al mio paese durante i<br />

balli mascherati, e che qui riuscirà del tutto nuovo. Esso abbisogna, purtroppo, d'una compagnia di otto persone e invece<br />

...».

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