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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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HOP-FROG<br />

Non ebbi mai a conoscere alcuno che avesse disposizione alla beffa quanto quel Re. Sembrava che vivesse<br />

soltanto per scherzare. E il modo più infallibile per ottenere i suoi favori era di raccontargli una storiella da ridere e<br />

soprattutto di raccontargliela bene. Era, così, <strong>nat</strong>urale che tutt'e sette i suoi ministri si distinguessero per il loro ingegno<br />

di buffoni e non fossero da meno del loro Re, non soltanto per quel che riguarda l'adiposa opulenza dell'addome, ma<br />

anche nell'impareggiabile attitudine allo scherzo. Che siano le buffonerie a ingrassar la gente, ovvero che nel grasso vi<br />

sia qualcosa che disponga all'allegria, io non sono ancora riuscito a stabilire: è un fatto incontrovertibile, nondimeno,<br />

che un buffone magro è rara avis in terris.<br />

Il Re poco curava quelle ch'egli usava chiamare le raffi<strong>nat</strong>ezze, ovvero gli «spiriti» di quella comica scienza e<br />

aveva, per contro, un'ammirazione tutta particolare per la «larghezza» delle buffo<strong>nat</strong>e, e, per amor di questa,<br />

sopportava, talvolta, anche quella che potremmo chiamare la loro «lunghezza». Le delicatezze, invece, lo annoiavano e<br />

non v'è alcun dubbio che avrebbe preferito il Gargantua allo Zadig, e, d'altro canto, è pur vero ch'egli preferiva le beffe<br />

in azione a quelle meramente riferite a parole.<br />

Al tempo in cui ha luogo l'odierno racconto, i buffoni di Corte non eran del tutto passati di moda. Numerose<br />

grandi potenze del continente, infatti, mantenevano ancora di cotesti «buffoni» i quali portavano livrea di toppe e<br />

berretto a sonagli, e avevan da esser sempre pronti a guadagnarsi, con le loro facezie, le briciole offerte dalla mensa<br />

regale. Il nostro Re, com'è <strong>nat</strong>urale, aveva anch'egli il suo bravo buffone. E, a onor del vero, aveva bisogno d'alcunché<br />

di ammattito che avesse, se non altro, a compensarlo della grave saggezza dei sette che fungevan da ministri, a non<br />

mettere nel conto, <strong>nat</strong>uralmente la sua propria.<br />

Cotesto buffone, però, non era soltanto un buffone, dacché egli aveva la sua considerazione triplicata, agli<br />

occhi del Re, per il fatto che era anche nano e sciancato. I nani erano, a quel tempo, tanto comuni, nelle Corti, quanto i<br />

buffoni, e più d'un sovrano sarebbe stato indeciso sul modo di passar la sua gior<strong>nat</strong>a - le gior<strong>nat</strong>e, infatti, sono più<br />

lunghe alla Corte che altrove - senza un buffone che lo facesse ridere, ovvero un nano per riderne. Ma come ho già<br />

avuto modo di osservare, le persone burlevoli, novantanove volte su cento, sono grosse, grasse e massicce, per modo<br />

che non era picciol motivo di soddisfazione al nostro Re che Hop-Frog - questo era, infatti, il nome del suo buffone,<br />

come a dire Ranocchio Saltatore - custodisse, in una sola persona, un triplice tesoro.<br />

Non sono sicuro che il nome di Hop-Frog fosse stato imposto a costui dai suoi padroni al momento di<br />

battezzarlo, ma sospetto, piuttosto, che fossero stati i sette ministri, all'unanimità, a conferirglielo, per il fatto che non<br />

poteva camminare come gli altri uomini.<br />

Ed in effetti, Hop-Frog non era capace di muoversi, altro che a sbalzi - qualcosa tra il salto e la giravolta - e<br />

quel movimento era, per il Re, un perpetuo divertimento, ed anche una gran consolazione, dacché - nonostante<br />

l'eccessivo sporgere della sua pancia ed un gonfiore costituzionale alla testa - il Re aveva, agli occhi di tutta la Corte, un<br />

gran bel personale.<br />

Sebbene, a causa delle sue gambe distorte, Hop-Frog non potesse muoversi che a gran fatica, in istrada, ovvero<br />

sull'impiantito del palazzo, la forza muscolare delle braccia, che la <strong>nat</strong>ura, quasi a compensarlo d'averlo tanto<br />

malamente dotato negli arti inferiori, gli aveva concessa in prodigiosa misura, lo rendeva capace di atti ai quali sarebbe<br />

stata richiesta una meravigliosa destrezza, allorché si trattava di arrampicarsi su alberi, cordami, o su qualsivoglia altro<br />

oggetto fosse stato necessario. Ed è doveroso riconoscere che in quegli esercizi, molto meglio che a un ranocchio, si<br />

sarebbe potuto paragonarlo a uno scoiattolo, ovvero a una scimmia.<br />

Donde venisse e dove fosse propriamente <strong>nat</strong>o, non so dire con esattezza; era però indubitato che appartenesse<br />

a una qualche barbara regione della quale nessuno aveva mai avuto sentore e, comunque, a grande distanza dai domini<br />

del nostro Re. Hop-Frog e una giovinetta, la quale era di poco meno nana di lui - e squisitamente proporzio<strong>nat</strong>a,<br />

nonostante tutto, ed eccellente ballerina - erano stati rapiti, a forza, dalle loro case, nelle province limitrofe, e spediti in<br />

dono al Re, da uno dei suoi generali che era stato favorito dalla vittoria. In tali circostanze, non potrà stupire che, tra i<br />

due, nascesse e si stringesse una grande intimità. Essi, infatti, divennero ben presto amici per la vita.<br />

Hop-Frog, a dire il vero, nonostante le sue amabili facezie, era piuttosto inviso alla gente, e quindi non poteva<br />

rendersi gran che utile a Trippetta, ma essa, per contro, con la sua grazia e la sua squisita bellezza di nana, era da tutti<br />

amata ed ammirata, e possedeva, quindi, molta influenza, e non mancava mai di servirsene, quando capitava, per<br />

giovare all'amico suo.<br />

Per l'occasione di non so qual solennità, il Re indisse un gran ballo in maschera, ed ogni volta che a Corte<br />

aveva luogo una mascheratura o altra cosa del genere, non si poteva fare a meno di ricorrere al genio di Hop-Frog e di<br />

Trippetta. Hop-Frog, in modo particolare, era così pieno di fantasia nel suggerire nuovi tipi e nell'apprestare nuovi<br />

travestimenti per balli in maschera, che proprio pareva non si potesse far niente senza il suo aiuto.<br />

Si arrivò, quindi, alla notte stabilita per la festa. Una magnifica sala, sotto la direzione di Trippetta, era stata<br />

addobbata senza che fosse trascurato alcun artifizio tra quelli che avrebbero dato lustro alla serata. L'intera Corte era in<br />

preda a una febbre d'attesa, e ognuno, come si può supporre, aveva già fatta la sua scelta per quel che concerne i<br />

costumi e i travestimenti. Parecchi avevano deciso da settimane e persino da mesi i rôles che avrebbero assunti, e non<br />

c'era, ormai, più alcuna indecisione, salvo che per il Re e i suoi sette ministri. Non saprei dire, veramente, per quale<br />

ragione essi indugiassero tanto, ed è anche probabile che la causa ne fosse solo il progetto di nuovi scherzi, come è<br />

anche possibile che non riuscissero a decidersi a motivo della loro eccessiva corpulenza. Il tempo, ad ogni modo, volava<br />

e, come ultima risorsa, non sapendo a quale altro santo votarsi, il Re ordinò d'andare a chiamare Trippetta e Hop-Frog.<br />

I due piccoli amici trovarono il Re assiso a tavola, a trincare coi sette ministri del consiglio, e nondimeno

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