RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo
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di dolore, quel dolore che è la più duratura delle impressioni, come il cipresso è il più duraturo degli alberi. Perché i<br />
giorni della tua felicità son finiti, e la gioia non si raccoglie due volte in una vita, come le rose di Pesto che si colgono<br />
due volte in un anno. Tu dunque non giocherai più col tempo come il poeta di Teo, ma ignaro del mirto e della vite,<br />
porterai con te il tuo sudario, come i Musulmani alla Mecca».<br />
«Morella!», gridai, «Morella! come lo sai?», ma ella girò il viso sul guanciale e, le membra scosse da un lieve<br />
tremore, morì così, e non udii più la sua voce.<br />
Tuttavia, come aveva predetto, la sua creatura, a cui morendo aveva dato la vita e che non respirò finché la<br />
madre non ebbe cessato di respirare, la sua creatura, una figlia, visse. E crebbe stranamente di statura e intelletto, ed era<br />
l'immagine perfetta della scomparsa, ed io l'amavo di un amore più intenso di quel che avessi creduto possibile sentire<br />
per una creatura terrena.<br />
Ma ben presto il cielo di quel puro affetto si oscurò, e lo invasero nembi tenebra, orrore e dolore. Ho detto che<br />
la bimba crebbe stranamente di statura e d'intelletto. Strana davvero fu la sua rapida crescita fisica, ma tremendi, oh,<br />
tremendi erano i pensieri tumultuosi che m'assillavano in folla nell'osservare il suo sviluppo mentale. E poteva essere<br />
altrimenti, quando ogni giorno scoprivo nelle concezioni della bambina i poteri, le facoltà adulte della donna? quando le<br />
lezioni dell'esperienza uscivano dalle labbra dell'infanzia, e quando di ora in ora vedevo splendere da quegli occhi pieni<br />
e indagatori la saggezza o le passioni di anni ben più maturi? Quando, dico, tutto ciò divenne chiaro ai miei sensi<br />
sgomenti - quando non potei più nasconderlo alla mia anima, ne respingerlo a forza da quel sensi che tremavano al<br />
riceverlo - c'è da stupirsi che allora sospetti di <strong>nat</strong>ura paurosa ed eccitante si insinuassero dentro il mio spirito, o che i<br />
miei pensieri rievocassero atterriti gli assurdi racconti e le sensazionali teorie della sepolta Morella?<br />
Sottrassi alla curiosità del mondo un essere che il destino mi costringeva ad adorare, e nel rigoroso isolamento<br />
della mia casa vigilai con trepida angoscia su tutto ciò che riguardava la mia diletta.<br />
E, mentre trascorrevano gli anni, mentre giorno dopo giorno fissavo lo sguardo sul suo viso santo, mite ed<br />
eloquente, e meditavo sul maturare della sua persona, giorno dopo giorno scoprivo nella figlia nuovi punti di<br />
somiglianza con la madre, la malinconica, la morta. E di ora in ora s'addensavano più cupe queste ombre di<br />
somiglianza, e più piene, più definite, più conturbanti, più orride a vedersi. Perché, che il suo sorriso fosse come quello<br />
della madre, potevo sopportarlo, ma poi rabbrividivo alla sua troppo perfetta identità; che gli occhi fossero come quelli<br />
di Morella, anche questo potevo tollerarlo; ma poi troppo spesso mi scrutavano in fondo all'anima con l'espressione<br />
intenta, sconvolgente di Morella. E nella forma dell'alta fronte, nei riccioli delle sue seriche chiome e nelle dita diafane<br />
che vi si affondavano, e nel tristi toni musicali delle sue parole, e soprattutto - oh, soprattutto - nelle frasi e nelle<br />
espressioni della morta pronunciate dalle labbra dell'amata e viva, trovavo alimento per i pensieri che mi divoravano,<br />
per il mio sgomento, per il verme che non voleva morire.<br />
Così passarono due lustri della sua vita, e ancora mia figlia restava senza nome su questa terra. «Figlia mia» e<br />
«amor mio» erano gli appellativi solitamente suggeriti dall'affetto paterno, e il rigido isolamento delle sue gior<strong>nat</strong>e<br />
precludeva ogni altro contatto. Il nome di Morella mori con la sua morte. Della madre non avevo mai parlato alla figlia:<br />
era impossibile parlarne, Anzi, durante tutta la sua breve esistenza, ella non aveva ricevuto impressione alcuna dal<br />
mondo esterno, tranne quelle consentite dagli angusti limiti della sua vita appartata. Ma infine la cerimonia del<br />
battesimo forni alla mia mente, nel suo stato di tensione snervante e di agitazione, un'immediata liberazione dai terrori<br />
del mio destino. E al fonte battesimale esitai, cercando un nome. E molti nomi di donne sagge e belle, nomi dei tempi<br />
antichi e recenti, della mia terra e di terre straniere, si affollarono alle mie labbra, insieme a molti, molti nomi leggiadri<br />
di donne gentili, e felici, e buone. Che cosa dunque mi mosse a disturbare la memoria della morta, di lei sepolta? Quale<br />
demone mi spinse a dar voce a quel suono che al solo ricordo faceva rifluire a torrenti il purpureo sangue dalle tempie al<br />
cuore? Quale spirito maligno parlò dai recessi della mia anima, quando fra quelle cupe navate, e nel silenzio della notte,<br />
sussurrai all'orecchio del sacerdote quelle sillabe - Morella? Quale demone o demonio stravolse i lineamenti della mia<br />
bambina e li soffuse di un colore di morte, quando trasalendo a quel suono appena udibile, levò gli occhi vitrei dalla<br />
terra al cielo, e cadendo prostrata sui neri lastroni della nostra cappella avita, rispose: «Sono qui!»?<br />
Distinti, freddamente e quietamente distinti, quei pochi semplici suoni penetrarono nel mio orecchio, e di lì,<br />
come piombo fuso, sibilando mi si riversarono nel cervello. Gli anni, gli anni potranno passare, ma la memoria di<br />
quell'epoca, mai! Né invero ignorai i fiori e la vite, ma cicuta e cipressi stesero su di me la loro ombra, giorno e notte. E<br />
non tenni più conto di tempo e di luogo, e le stelle del mio destino si spensero nel cielo, e quindi la terra si abbuiò, e le<br />
sue figure mi passarono accanto come ombre fuggevoli, e fra tutte vedevo soltanto - Morella. I venti del firmamento<br />
non spiravano al mio orecchio che un unico suono e sul mare, increspandosi, le onde lievi sempre mormoravano -<br />
Morella. Ma ella morì; e con le mie mani la portai alla tomba; e risi d'un riso lungo e amaro quando non trovai traccia<br />
della prima, nel sepolcro ove deposi la seconda - Morella.