RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo
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tre giorni; e tale probabilità confermerà la tesi di "L'Etoile" finché gli esempi così puerilmente addotti non saranno in<br />
numero bastevole a stabilire una regola opposta.<br />
«Come ben vedete, ogni argomentazione in proposito dovrebbe essere rivolta, se mai, contro la regola in sé.<br />
Ora il corpo umano, in generale, non è molto più leggero né molto più pesante dell'acqua della Senna; cioè, in<br />
condizioni <strong>nat</strong>urali, il peso del corpo umano è pressoché uguale a quello della massa d'acqua dolce che esso sposta. I<br />
corpi delle persone grasse e carnose, con ossa piccole, e in genere i corpi delle donne, sono più leggeri di quelli magri e<br />
con ossa grandi, e in genere degli uomini; e il peso proprio dell'acqua di un fiume è in qualche misura influenzato dalla<br />
marea. Ma, a prescindere dalla marea, si può dire che, anche nell'acqua dolce, sono ben pochi i corpi umani che vanno a<br />
fondo spontaneamente. Chiunque - o quasi - cada in un fiume può restare a galla, se fa si che il peso dell'acqua sia<br />
bilanciato da quello del corpo: se, cioè, lascia che l'intera persona si immerga completamente, ad eccezione di una<br />
minima parte. La posizione più adatta per chi non sa nuotare è la posizione eretta di chi cammina a terra, la testa<br />
rovesciata all'indietro e immersa, lasciando fuori solo la bocca e le narici. In tali condizioni, scopriremo di poter<br />
galleggiare senza difficoltà o sforzo. È tuttavia evidente che il peso del corpo e quello dell'acqua spostata si trovano in<br />
delicatissimo equilibrio, e basterà un nulla perché prevalga o l'uno o l'altro. Ad esempio, un braccio alzato al di sopra<br />
dell'acqua e così privato del suo sostegno sarà un peso extra sufficiente a sommergere la testa intera, mentre basterà<br />
l'ausilio accidentale di un pezzo di legno, anche piccolissimo, per consentirci di sollevare la testa e di guardarci intorno.<br />
Ora, chi non ha pratica del nuoto si dibatte e immancabilmente alza le braccia tentando contemporaneamente di<br />
mantenere la testa nella sua abituale posizione perpendicolare. Ne consegue che bocca e narici vengono sommerse e i<br />
tentativi di respirare al di sotto della superficie fanno entrare acqua nei polmoni. Altra acqua finisce nello stomaco, e<br />
tutto il corpo si appesantisce a causa della differenza di peso tra l'aria che prima dilatava queste cavità e quello del<br />
liquido che ora le riempie. In genere, tale differenza è sufficiente a mandare a fondo un corpo; è invece insufficiente<br />
quando si tratta di individui con ossa piccole e una quantità abnorme di tessuti flaccidi o grassi. Questi individui restano<br />
a galla anche dopo essere annegati.<br />
«Il cadavere, che supponiamo sul fondo del fiume, vi rimarrà finché, in qualche modo, il suo peso sarà<br />
ridiventato inferiore a quello della massa d'acqua che sposta. Questo effetto dipende dalla decomposizione, o da altre<br />
cause. Risultato della decomposizione è la formazione di gas, che dilata i tessuti cellulari e tutte le cavità, e produce<br />
quella specie di enfiagione così orribile a vedersi. Quando il processo di dilatazione è così avanzato che il cadavere<br />
aumenta sensibilmente di volume senza un corrispondente aumento della massa o peso, viene a pesare meno dell'acqua<br />
spostata, e di conseguenza il corpo riemerge immediatamente alla superficie. Ma la decomposizione viene modificata da<br />
innumerevoli circostanze, viene accelerata o ritardata da innumerevoli altri fattori: ad esempio, la temperatura esterna,<br />
calda o fredda, a seconda della stagione, l'inquinamento da sostanze minerali ovvero la purezza dell'acqua, la sua<br />
maggiore o minore profondità, la presenza o meno di correnti, le condizioni del corpo, infetto o immune da malattie<br />
prima della morte. È dunque evidente che non siamo in grado di stabilire con assoluta precisione in quale momento la<br />
decomposizione farà riemergere il cadavere. In certe circostanze, ciò può accadere nel giro di un'ora; in certe altre può<br />
non accadere affatto. Esistono preparati chimici grazie ai quali il corpo può essere preservato per sempre dalla<br />
corruzione. Il bicloruro di mercurio, ad esempio. Ma, a parte la decomposizione, può esservi, e solitamente vi è, una<br />
produzione di gas nello stomaco, dovuta alla fermentazione acetica di sostanze vegetali (o, in altre cavità, per altre<br />
cause) sufficiente a produrre una dilatazione tale da riportare il corpo alla superficie. Il colpo di cannone produce - ed è<br />
questo il suo solo effetto - una certa vibrazione. Questa può liberare il corpo dal fango o dalla melma in cui è immerso,<br />
consentendogli di risalire a galla, quando tale effetto è già stato reso possibile da altri fattori; oppure può vincere la<br />
resistenza di alcune parti putride dei tessuti cellulari, permettendo alle cavità di dilatarsi sotto l'influenza del gas.<br />
«Ora che abbiamo davanti a noi tutto il materiale speculativo sull'argomento, possiamo agevolmente servircene<br />
per verificare le affermazioni di "L'Etoile". "Tutte le esperienze dimostrano", scrive il giornale, "che occorrono dai sei<br />
ai dieci giorni perché i corpi degli annegati o i corpi gettati in acqua subito dopo morte violenta arrivino a uno stato di<br />
decomposizione sufficiente a farli risalire alla superficie. Anche quando si spara un colpo di cannone a pelo dell'acqua,<br />
sopra il punto in cui presumibilmente si trova il cadavere, e questo riaffiora prima che siano trascorsi almeno cinque o<br />
sei giorni dal momento dell'immersione, se lasciato andare, affonda nuovamente".<br />
«Tutto il passo non può che apparirci, ora, un tessuto di incoerenze e di non sequitur. Tutte le esperienze non<br />
dimostrano che occorrono dai sei ai dieci giorni perché i corpi degli annegati arrivino a uno stato di decomposizione<br />
sufficiente a farli risalire alla superficie. E la scienza e l'esperienza dimostrano che il momento in cui riaffiorano è, e<br />
non può non essere, impossibile a determinarsi. Se, inoltre, un corpo riaffiora dopo che si è sparato un colpo di cannone,<br />
non succede che, "se lasciato andare, affondi nuovamente": non succede fino a che la decomposizione non sia giunta a<br />
tal punto da consentire la fuoriuscita del gas prodottosi. Ma vorrei richiamare la vostra attenzione sulla distinzione che il<br />
giornale fa tra "corpi di annegati" e "corpi gettati in acqua subito dopo morte violenta". Sebbene chi scrive ammetta tale<br />
distinzione, li include tutti nella stessa categoria. Ho mostrato come avviene che il corpo di chi annega diventi<br />
nettamente più pesante della massa d'acqua spostata, e che non affonderebbe affatto, se non si dibattesse, alzando le<br />
braccia al di sopra della superficie, boccheggiando al di sotto di essa, e in tal modo riempiendo d'acqua lo spazio<br />
precedentemente occupato dall'aria nel polmoni. Ma questo dibattersi, questo boccheggiare non si verificherebbero nel<br />
caso di un "corpo gettato in acqua subito dopo morte violenta". Dunque, in questo secondo caso, il corpo, come regola<br />
generale, non affonderebbe affatto, cosa che "L'Etoile" evidentemente ignora. Quando lo stato di decomposizione e<br />
estremamente avanzato, quando la carne si è in gran parte staccata dalle ossa, allora, e non prima, il cadavere calerà a<br />
fondo.