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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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anche un parasole, un paio di guanti, e un fazzoletto. Il fazzoletto portava, ricamato, un nome: «Marie Rogêt». Brandelli<br />

di vestito vennero scoperti sui rovi tutt'intorno. La terra era smossa, calpestata, e i cespugli spezzati: v'erano tutti i segni<br />

di una colluttazione. Tra la macchia di rovi e il fiume, erano state divelte le staccio<strong>nat</strong>e, e le tracce sul terreno<br />

indicavano che vi era stato trasci<strong>nat</strong>o un pesante fardello. Un settimanale, «Le Soleil», così commentò la scoperta,<br />

facendo eco, in sostanza, ai sentimenti dell'intera stampa parigina:<br />

«Tutti quegli oggetti erano lì, evidentemente, da almeno tre o quattro settimane: erano completamente<br />

ammuffiti per effetto della pioggia, e la muffa li incollava insieme. L'erba era cresciuta intorno a essi: ad alcuni anche<br />

sopra. La seta del parasole era resistente, ma all'interno le sue fibre si erano accavallate. La parte superiore, dove la<br />

stoffa era rinforzata e arrotolata, era fradicia e ammuffita, e quando il parasole venne aperto, si lacerò... I brandelli del<br />

vestito strappati dai rovi erano larghi circa tre pollici e lunghi sei. Uno era l'orlo del vestito, che era stato rammendato;<br />

l'altro era un pezzo della gonna, non dell'orlo. Sembravano strisce di tessuto strappate con violenza, e si trovavano sui<br />

cespugli, a circa un piede dal suolo... Non c'è dubbio, dunque, che sia stato scoperto il luogo in cui fu commesso questo<br />

crimine infame».<br />

In seguito a questa scoperta, si ebbero nuove testimonianze. Madame Deluc dichiarò di gestire una piccola<br />

locanda non lontano dalla riva del fiume, di fronte alla Barrière du Roule. Un luogo isolato, molto isolato. È là che alla<br />

domenica si danno abitualmente convegno i teppisti della città che attraversano il fiume in barca. Quella domenica,<br />

verso le tre del pomeriggio, arrivò alla locanda una ragazza in compagnia di un giovanotto di carnagione scura. I due si<br />

trattennero un po' di tempo. Quando se ne andarono, presero la strada che portava a certi fitti boschi nelle vicinanze. Il<br />

vestito indossato dalla ragazza attirò l'attenzione di Madame Deluc, perché assai simile a quello di una parente defunta.<br />

Notò in particolare la sciarpa. Subito dopo la partenza della coppia, capitò li una banda di mascalzoni. Fecero chiasso,<br />

mangiarono e bevvero senza pagare, proseguirono per la strada presa dal giovanotto e dalla ragazza, tornarono alla<br />

locanda che era quasi il crepuscolo, e riattraversarono il fiume in gran fretta.<br />

Si era appena fatto buio, quella stessa sera, quando Madame Deluc e il figlio maggiore udirono delle grida di<br />

donna non lontano dalla locanda: grida violente, ma brevi. Madame D. riconobbe non solo la sciarpa che era stata<br />

trovata nel roveto, ma anche il vestito indosso al cadavere. Un conducente di omnibus, Valence, testimoniò a questo<br />

punto di aver visto Marie Rogêt attraversare la Senna su di una nave-traghetto, quella domenica, in compagnia di un<br />

giovanotto di carnagione scura. Lui, Valence, conosceva Marie, e non poteva essersi sbagliato sulla sua identità. Gli<br />

oggetti rinvenuti nella macchia furono tutti identificati dai parenti di Marie.<br />

Le prove e le informazioni che avevo tratto dalla stampa, seguendo il suggerimento di Dupin, interessavano<br />

ancora un punto: ma un punto, pareva, della massima importanza. Risulta dunque che, subito dopo la scoperta degli<br />

oggetti personali sopra descritti venne trovato, nelle vicinanze di quella che ormai tutti ritenevano la scena del delitto, il<br />

corpo senza vita o quasi di St-Eustache, il fidanzato di Marie. Accanto a lui venne rinvenuta una fiala con l'etichetta<br />

«laudano», vuota. Il fiato confermava l'ingestione del veleno. Morì senza dir parola. Addosso gli venne trovata una<br />

lettera, in cui brevemente dichiarava il suo amore per Marie e i suoi propositi suicidi.<br />

«Quasi non occorre che vi dica», disse Dupin, come ebbe finito di leggere attentamente i miei appunti, «che<br />

questo caso è molto più complicato di quello della Rue Morgue, dal quale differisce per un unico, importante elemento.<br />

Questo è un genere di delitto atroce, sì, ma comune. Non ha nulla di particolarmente outré. Osserverete che proprio per<br />

questa ragione il mistero è stato ritenuto di facile soluzione, mentre, proprio, per questa ragione, avrebbe dovuto essere<br />

ritenuto difficile a risolversi. Così dapprima non si ritenne neppure opportuno offrire una ricompensa. I mirmidoni di G.<br />

erano in grado, immediatamente, di capire come e perché una tale atrocità avrebbe potuto essere commessa. La loro<br />

immaginazione riusciva a raffigurarsi un modo - molti modi, - e un movente - molti moventi; e poiché l'uno o l'altro di<br />

questi modi o moventi poteva anche essere quello vero, hanno dato per scontato che uno di essi dovesse esserlo. Ma la<br />

disinvoltura con cui vennero accolte queste mutevoli fantasticherie e lo stesso carattere di plausibilità che ciascuna di<br />

esse assumeva, avrebbero dovuto essere intesi come indizi della difficoltà e non già della facilità che la soluzione<br />

comportava. Altra volta osservai che la ragione, nella sua ricerca della verità, trova la sua strada, sempre che la trovi,<br />

quando si AI za al di sopra delle cose comuni, e che, in casi come l'attuale, la domanda che ci dobbiamo porre non è<br />

tanto "cosa è accaduto?" quanto "cosa è accaduto che non sia già accaduto prima?". Nelle indagini in casa di Madame<br />

L'Espanaye, gli agenti di G. furono scoraggiati e disorientati da quanto vi era di insolito: da quanto, cioè, avrebbe<br />

fornito a un intelletto bene alle<strong>nat</strong>o la più sicura garanzia di successo; mentre un intelletto siffatto sarebbe piombato<br />

nella disperazione proprio a causa del carattere comune di tutto ciò che si presentò allo sguardo nel caso della<br />

commessa di profumeria, che invece nulla fece presagire ai funzionari della Prefettura se non un facile trionfo.<br />

«Nel caso di Madame L'Espanaye e della figlia non vi fu, fin dall'inizio delle indagini, alcun dubbio che fosse<br />

stato commesso un assassinio. L'idea del suicidio fu subito esclusa. Anche in questo caso, fin dall'inizio, dobbiamo<br />

scartare qualsiasi ipotesi di suicidio. Il corpo rinvenuto alla Barrière du Roule venne rinvenuto in circostanze tali da non<br />

lasciare adito a perplessità su questo punto fondamentale. Ma è stato insinuato che il cadavere scoperto non sia quello di<br />

Marie Rogêt, ed è per la cattura dell'assassino o degli assassini di costei che è stata proposta una ricompensa: anche il<br />

nostro accordo con il Prefetto è valido unicamente per questo caso. Tutti e due conosciamo bene questo signore. Meglio<br />

non accordargli eccessiva fiducia. Se, partendo nelle nostre indagini dal rinvenimento del cadavere e mettendoci sulle<br />

tracce di un assassino accertiamo tuttavia che il corpo è quello di un'altra persona, e non quello di Marie; o se,<br />

prendendo come punto di partenza Marie stessa, quando era ancora viva, noi la troviamo, ma non assassi<strong>nat</strong>a, in un caso<br />

e nell'altro sarà fatica sprecata, poiché è con Monsieur G. che noi abbiamo a che fare. Nel nostro interesse, se non<br />

proprio nell'interesse della giustizia, è dunque indispensabile che il nostro primo passo sia quello di stabilire l'identità

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