RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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quarta, con intensità chiaramente minore. Come quell'urlio parve smorzarsi, la compagnia ritrovò immediatamente il suo brio, e ripresero e l'animazione e gli aneddoti. «Una semplice bagatelle», disse Monsieur Maillard. «Siamo abituati a queste cose, e neppure ci badiamo. I pazzi, di tanto in tanto, si mettono a urlare tutti insieme; uno provoca l'altro, come succede a volte di notte in una muta di cani. Talora però accade che il concerto d'urla venga seguito da un simultaneo tentativo di evasione; e allora, naturalmente, c'è da temere qualche pericolo». «E quanti ne avete in custodia?». «Al momento, non più di dieci in tutto». «Per lo più donne, presumo». «Oh, no! tutti uomini, e anche robusti, vi dirò». «Davvero! Avevo sempre sentito dire che la maggioranza dei pazzi appartiene al gentil sesso». «In genere è così, ma non sempre. Qualche tempo fa avevamo qui all'incirca ventisette pazienti, e non meno di diciotto erano donne; ma recentemente le cose sono molto cambiate, come potete vedere». «Sì, sono molto cambiate, come potete vedere», interruppe il signore che aveva rotto gli stinchi di Mam'selle Laplace. «Sì, sono molto cambiate, come potete vedere!», fece in coro l'intera compagnia. «Tenete ferma la lingua, tutti quanti!», disse il mio ospite, infuriato. Al che l'intera compagnia osservò un completo silenzio per circa un minuto. Anzi, una signora obbedì alla lettera Monsieur Maillard: tirò fuori la lingua, che era incredibilmente lunga, e con aria rassegnata la tenne ferma con entrambe le mani fino al termine del festino. «E quella dama», dissi a Monsieur Maillard, piegandomi verso di lui e parlandogli piano all'orecchio, «quella brava signora che ha parlato poco fa, quella che lancia i suoi chicchirichì... be', suppongo che sia innocua, assolutamente innocua, no?». «Innocua!», esclamò con schietto stupore «ma... ma cosa intendete dire?». «Ecco, solo un po' tocca?», dissi io, toccandomi la testa. «Do per scontato che non sia... che non sia un caso particolarmente grave, vero?». «Mon Dieu! Ma che andate immaginando? Questa dama, mia cara vecchia amica, Madame Joyeuse, è sana di mente come lo sono io. Certo, ha le sue piccole eccentricità, ma, sapete, tutte le donne anziane... tutte le donne molto anziane sono più o meno eccentriche». «Certo, certo», dissi, «e... gli altri, queste signore e questi signori...». «Sono amici e infermieri», interruppe Maillard, ergendosi con una certa hauteur, «miei buoni amici e assistenti». «Come, tutti?», chiesi. «Donne e uomini?». «Sicuro», disse. «Non potremmo far nulla, senza le donne. Per i pazzi non ci sono al mondo infermieri migliori; hanno un modo tutto loro, sapete; i loro occhi luminosi hanno un effetto straordinario: un po', sapete, come il fascino del serpente». «Certo, certo!», dissi. «Si comportano in modo un po' singolare, no? Sono un po' stravaganti, eh? Non vi pare?». «Singolare! Stravagante! Ma davvero lo credete? Certo, qui nel Sud non siamo tanto schizzinosi, facciamo un po' come ci pare, ci godiamo la vita, eccetera eccetera, capite?». «Oh certo», dissi, «oh certo». «E poi, forse, questo Clos-Vougeôt dà un po' alla testa, è piuttosto robusto, mi capite?». «Oh certo», dissi, «oh certo. A proposito, signore, avete detto, se ho ben capito, che il sistema da voi adottato in luogo del famoso «sistema morbido» era improntato alla più rigorosa severità». «Niente affatto. L'isolamento è, per forza di cose, severo; ma la cura - intendo il trattamento medico - è piuttosto gradevole per i pazienti». «E il nuovo sistema è di vostra invenzione?». «Non del tutto. Alcune parti vanno attribuite al Professor Catrame, del quale senza dubbio avrete sentito parlare; e ci sono poi alcune modifiche nel mio metodo, il cui merito - sono ben lieto di riconoscerlo - va tutto al famoso Piuma, che, se non vado errato, voi avete l'onore di conoscere di persona». «Mi vergogno di confessare», risposi, «che mai prima d'ora avevo udito il nome di questi signori». «Santi numi!», esclamò il mio ospite, scostando bruscamente la sua sedia e levando le mani al cielo, «certo non vi ho sentito bene! No, non vorrete dire che non avete mai sentito parlare del celebre Dottor Catrame e del rinomato Professor Piuma?». «Sono costretto a riconoscere la mia ignoranza», risposi; ma la verità innanzi tutto. Mi sento umiliato, annientato per non essere a conoscenza delle opere di questi uomini indubbiamente straordinari. Cercherò al più presto le loro pubblicazioni e le studierò con la massima attenzione. Monsieur Maillard, debbo confessarlo, veramente mi avete fatto vergognare di me stesso». Ed era così, in effetti. «Non aggiungete altro, mio giovane amico», replicò cortesemente, prendendomi la mano, «beviamoci sopra un bicchiere di Sauterne». Bevemmo. Tutta la compagnia seguì con slancio il nostro esempio. Chiacchieravano, scherzavano, ridevano, facevano una quantità di cose assurde, stridevano i violini, tuonava il tamburo, i tromboni muggivano come tanti tori di

Falaride, e tutta la scena andava degenerando man mano che i vini avevano la meglio, finché la festa finì in una sorta di pandemonio. Nel frattempo, Monsieur Maillard ed io, con l'aiuto di alcune bottiglie di Sauterne e di Vougeôt, continuavamo la nostra conversazione urlando a squarciagola. Una parola pronunciata in chiave normale non aveva speranza di farsi udire più della voce di un pesce dal fondo delle cascate del Niagara. «E, signore», dissi io, urlandogli nell'orecchio, «prima di pranzo avete accennato ai rischi del vecchio sistema morbido. Di che si tratta?». «Sì», rispose, «di tanto in tanto presentava dei rischi, e grossi. Non è possibile prevedere tutti i capricci dei pazzi; e, secondo la mia opinione, come pure secondo il Dottor Catrame e il Professor Piuma, non è mai prudente lasciarli andare attorno senza vigilanza. Il pazzo lo si potrà «ammorbidire», come suol dirsi, per qualche tempo, ma alla fine è molto probabile che diventi aggressivo. E poi c'è la sua astuzia: grande, proverbiale. Se ha in mente un'idea, nasconde il suo intento con mirabile buon senso; e la destrezza con cui sa contraffare la sanità mentale presenta al filosofo che si occupa dei problemi della mente umana uno dei più singolari problemi. Quando un pazzo appare perfettamente sano di mente, quello è il momento di mettergli la camicia di forza». «Ma, mio caro signore, il pericolo di cui dicevate di aver fatto personale esperienza... da che reggete questo istituto... avete mai avuto motivi concreti per ritenere la libertà rischiosa, nel caso di un pazzo?». «Qui? Stando alla mia personale esperienza?... Be', direi di sì. Un esempio: non molto tempo fa, proprio in questa casa si verificò una singolare circostanza. Allora, sapete, vigeva il sistema morbido, e i pazienti erano in libertà. Si comportavano bene, particolarmente bene, e ogni persona di buon senso avrebbe capito da quel loro comportarsi particolarmente bene che si stava tramando qualche diavoleria. E per l'appunto, una bella mattina, i sorveglianti si ritrovarono legati mani e piedi e buttati nelle celle, dove i matti, usurpando le funzioni dei sorveglianti, li trattarono come se loro fossero i matti». «Ma no! In vita mia non ho mai sentito niente di così assurdo!». «È un fatto, e tutto accadde perché uno stupido di pazzo s'era messo in testa d'avere inventato un sistema di governo migliore di quanti ce ne fossero stati prima: di governo dei matti, voglio dire. Voleva sperimentare la sua invenzione, suppongo; e così persuase gli altri pazienti a unirsi a lui in una congiura per rovesciare il potere delle autorità costituite». «E ci riuscì davvero?». «Ci riuscì. Sorveglianti e sorvegliati finirono con lo scambiarsi le parti. Non proprio esattamente, perché i matti prima erano lasciati liberi, ma i sorveglianti furono subito chiusi nelle celle e trattati, mi duole dirlo, in modo molto insolente». «Ma suppongo che ben presto vi sia stata una controrivoluzione. Questo stato di cose non poteva durare. I contadini dei dintorni, le persone che venivano in visita all'istituto avranno ben dato l'allarme». «Qui vi sbagliate. Il capo dei ribelli era troppo astuto. Proibì tutte le visite: tranne, un giorno, quella di un giovanotto dall'aria stupida, del quale non aveva motivo di aver paura. Lo fece entrare e gli fece visitare la casa: così, per amore di un po' di varietà, per divertirsi a sue spese. Quando lo ebbe preso in giro abbastanza, lo lasciò libero, e lo mandò per i fatti suoi». «E per quanto tempo, dunque, regnarono i matti?». «Oh, per un bel pezzo, sì: un mese, di certo; se più a lungo, non saprei. E intanto, i matti se la spassavano, ci potete giurare. Buttarono le loro squallide vestaglie, e attinsero a piacer loro al guardaroba e ai gioielli di famiglia. Le cantine del nostro château erano ben provviste, e quanto a vini, questi matti la sanno lunga quanto il diavolo. Se la passavano bene, ve l'assicuro». «E la cura... quale fu il tipo particolare di cura introdotta dal capo dei ribelli?». «Be', sapete, un matto non è necessariamente uno sciocco, come ho già osservato; ed è mia modesta opinione che la sua cura fosse assai migliore della precedente. Era un sistema magnifico: semplice, pulito, nessuna complicazione. Era veramente delizioso... era ...». A questo punto, le osservazioni del mio ospite furono interrotte da una nuova serie di urla del medesimo tipo di quelle che ci avevano sconcertato in precedenza. «Buon Dio!», esclamai; «non c'è dubbio, i pazzi sono scappati». «Temo proprio che sia così», rispose Monsieur Maillard, facendosi estremamente pallido. Non aveva finito la frase, che sotto le finestre si udirono, altissime, grida e imprecazioni; e subito divenne evidente che fuori c'era gente che tentava di penetrare nella stanza. La porta venne percossa da quello che si sarebbe detto un maglio, e gli scuri scossi e divelti con straordinaria violenza. Seguì una scena di terribile confusione. Con mio enorme stupore, Monsieur Maillard si gettò sotto la credenza. Da lui mi ero aspettato maggior risolutezza. I membri dell'orchestra, che da una quindicina di minuti erano apparentemente troppo ubriachi per assolvere i loro doveri, ora scattarono in piedi tutti insieme, afferrarono gli strumenti e, issatisi su quel loro gran tavolo, tutti insieme attaccarono «Yankee Doodle», che eseguirono, se non proprio intonati, certo con sovrumana energia, per tutta la durata di quel putiferio. Intanto, sul tavolo principale, tra bottiglie e bicchieri, balzò il gentiluomo cui in precedenza si era impedito con tanta difficoltà di arrampicarvisi. Non appena si fu sistemato, attaccò un'orazione, certamente eccelsa, se solo la si fosse potuta ascoltare. Nello stesso tempo, il signore portato alla trottolomania cominciò a ruotare per la stanza con immensa energia e braccia tese ad angolo retto col corpo; e in effetti aveva tutta l'aria di una trottola, e buttava a terra chiunque capitava sul suo percorso. E ora, udendo un formidabile botto e il sibilo dello champagne, individuai alla fine la persona

quarta, con intensità chiaramente minore. Come quell'urlio parve smorzarsi, la compagnia ritrovò immediatamente il<br />

suo brio, e ripresero e l'animazione e gli aneddoti.<br />

«Una semplice bagatelle», disse Monsieur Maillard. «Siamo abituati a queste cose, e neppure ci badiamo. I<br />

pazzi, di tanto in tanto, si mettono a urlare tutti insieme; uno provoca l'altro, come succede a volte di notte in una muta<br />

di cani. Talora però accade che il concerto d'urla venga seguito da un simultaneo tentativo di evasione; e allora,<br />

<strong>nat</strong>uralmente, c'è da temere qualche pericolo».<br />

«E quanti ne avete in custodia?».<br />

«Al momento, non più di dieci in tutto».<br />

«Per lo più donne, presumo».<br />

«Oh, no! tutti uomini, e anche robusti, vi dirò».<br />

«Davvero! Avevo sempre sentito dire che la maggioranza dei pazzi appartiene al gentil sesso».<br />

«In genere è così, ma non sempre. Qualche tempo fa avevamo qui all'incirca ventisette pazienti, e non meno di<br />

diciotto erano donne; ma recentemente le cose sono molto cambiate, come potete vedere».<br />

«Sì, sono molto cambiate, come potete vedere», interruppe il signore che aveva rotto gli stinchi di Mam'selle<br />

Laplace.<br />

«Sì, sono molto cambiate, come potete vedere!», fece in coro l'intera compagnia.<br />

«Tenete ferma la lingua, tutti quanti!», disse il mio ospite, infuriato. Al che l'intera compagnia osservò un<br />

completo silenzio per circa un minuto. Anzi, una signora obbedì alla lettera Monsieur Maillard: tirò fuori la lingua, che<br />

era incredibilmente lunga, e con aria rasseg<strong>nat</strong>a la tenne ferma con entrambe le mani fino al termine del festino.<br />

«E quella dama», dissi a Monsieur Maillard, piegandomi verso di lui e parlandogli piano all'orecchio, «quella<br />

brava signora che ha parlato poco fa, quella che lancia i suoi chicchirichì... be', suppongo che sia innocua,<br />

assolutamente innocua, no?».<br />

«Innocua!», esclamò con schietto stupore «ma... ma cosa intendete dire?».<br />

«Ecco, solo un po' tocca?», dissi io, toccandomi la testa. «Do per scontato che non sia... che non sia un caso<br />

particolarmente grave, vero?».<br />

«Mon Dieu! Ma che andate immaginando? Questa dama, mia cara vecchia amica, Madame Joyeuse, è sana di<br />

mente come lo sono io. Certo, ha le sue piccole eccentricità, ma, sapete, tutte le donne anziane... tutte le donne molto<br />

anziane sono più o meno eccentriche».<br />

«Certo, certo», dissi, «e... gli altri, queste signore e questi signori...».<br />

«Sono amici e infermieri», interruppe Maillard, ergendosi con una certa hauteur, «miei buoni amici e<br />

assistenti».<br />

«Come, tutti?», chiesi. «Donne e uomini?».<br />

«Sicuro», disse. «Non potremmo far nulla, senza le donne. Per i pazzi non ci sono al mondo infermieri<br />

migliori; hanno un modo tutto loro, sapete; i loro occhi luminosi hanno un effetto straordinario: un po', sapete, come il<br />

fascino del serpente».<br />

«Certo, certo!», dissi. «Si comportano in modo un po' singolare, no? Sono un po' stravaganti, eh? Non vi<br />

pare?».<br />

«Singolare! Stravagante! Ma davvero lo credete? Certo, qui nel Sud non siamo tanto schizzinosi, facciamo un<br />

po' come ci pare, ci godiamo la vita, eccetera eccetera, capite?».<br />

«Oh certo», dissi, «oh certo».<br />

«E poi, forse, questo Clos-Vougeôt dà un po' alla testa, è piuttosto robusto, mi capite?».<br />

«Oh certo», dissi, «oh certo. A proposito, signore, avete detto, se ho ben capito, che il sistema da voi adottato<br />

in luogo del famoso «sistema morbido» era improntato alla più rigorosa severità».<br />

«Niente affatto. L'isolamento è, per forza di cose, severo; ma la cura - intendo il trattamento medico - è<br />

piuttosto gradevole per i pazienti».<br />

«E il nuovo sistema è di vostra invenzione?».<br />

«Non del tutto. Alcune parti vanno attribuite al Professor Catrame, del quale senza dubbio avrete sentito<br />

parlare; e ci sono poi alcune modifiche nel mio metodo, il cui merito - sono ben lieto di riconoscerlo - va tutto al famoso<br />

Piuma, che, se non vado errato, voi avete l'onore di conoscere di persona».<br />

«Mi vergogno di confessare», risposi, «che mai prima d'ora avevo udito il nome di questi signori».<br />

«Santi numi!», esclamò il mio ospite, scostando bruscamente la sua sedia e levando le mani al cielo, «certo non<br />

vi ho sentito bene! No, non vorrete dire che non avete mai sentito parlare del celebre Dottor Catrame e del rinomato<br />

Professor Piuma?».<br />

«Sono costretto a riconoscere la mia ignoranza», risposi; ma la verità innanzi tutto. Mi sento umiliato,<br />

annientato per non essere a conoscenza delle opere di questi uomini indubbiamente straordinari. Cercherò al più presto<br />

le loro pubblicazioni e le studierò con la massima attenzione. Monsieur Maillard, debbo confessarlo, veramente mi<br />

avete fatto vergognare di me stesso».<br />

Ed era così, in effetti.<br />

«Non aggiungete altro, mio giovane amico», replicò cortesemente, prendendomi la mano, «beviamoci sopra un<br />

bicchiere di Sauterne».<br />

Bevemmo. Tutta la compagnia seguì con slancio il nostro esempio. Chiacchieravano, scherzavano, ridevano,<br />

facevano una quantità di cose assurde, stridevano i violini, tuonava il tamburo, i tromboni muggivano come tanti tori di

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