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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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fossero dispogliate, in notturne scorribande, del ferro, del rame, del piombo e di qualsivoglia altro materiale, in breve,<br />

che potesse esser da esse ricavato e riuscire d'un qualche profitto. Per modo che, come annualmente si procedette<br />

all'apertura delle barriere, ci s'avvide che le serrature e i chiavistelli e il segreto dei sotterranei, infine, erano stati una<br />

mediocre protezione alle grandi provviste di vini e di liquori che, per il rischio e la difficoltà del trasporto, numerosi<br />

bottegai di quei quartieri s'erano rasseg<strong>nat</strong>i ad affidare a quelle insufficienti difese.<br />

E nondimeno, fra la gente colpita dal terrore, soltanto una minima parte attribuiva quelle spoliazioni ad esseri<br />

umani. Secondo il popolino, autori d'ogni malefatta eran soltanto gli spiriti della peste e i dèmoni della febbre. Storie da<br />

agghiacciare il sangue nelle vene erano sulle bocche di tutti e la zona proibita si trovò, man mano, inviluppata in un<br />

sudario di terrore così che il medesimo mariuolo, sgomento il più delle volte dalle paure che le sue stesse ruberie<br />

avevano provocate, rinunciava alle gesta e lasciava il vasto e desolato quartiere alle tenebre, al silenzio, alla pestilenza e<br />

alla morte.<br />

Accadde che una, appunto, delle maledette barriere delle quali è stato detto e che erano state erette a segnacolo<br />

della zona contagiata, Legs e il suo degno compare Hugh Tarpaulin scapicollantisi giù per un vicolo, si videro parare<br />

dinanzi a impedir la via della fuga. A tornare indietro non c'era da pensar nemmeno e il tempo, dal momento che gli<br />

inseguitori erano alle calcagna, non permetteva indugio. Arrampicarsi su per quella rudimentale armatura, pei due<br />

marinari puro sangue, fu appena uno scherzo e, ammattiti come erano, vuoi per la corsa, vuoi per lo spirito ingerito,<br />

saltarono senza esitazione dall'altra parte e si misero, di nuovo, a correre con strida e urla da avvinazzati e, in breve, si<br />

perdettero del tutto tra quei sozzi, intricati e mefitici recessi. Ove fossero stati ancora in grado, nonostante la sbornia, di<br />

sapere, per lo meno, quel che si facevano, una paralisi li avrebbe colti, probabilmente, di sulle loro medesime gambe<br />

malferme. La loro situazione era, difatto, orribile sotto tutti gli aspetti: l'aria era fredda e la nebbia spessa, le selci,<br />

scalzate dal lastrico, giacevano in un selvaggio disordine fra l'erba tenace, la quale era tanto alta da arrivare alle<br />

caviglie. Intere costruzioni di case crollate ostruivano le vie, nel mentre che i più deteriori e ributtanti fetori stagnavano<br />

dappertutto e per il lume spettrale che anche di notte non ismette d'emanare da un'atmosfera pregna di esalazioni<br />

pestilenziali, era possibile scorgere, lungo le vie e nel fondo dei vicoli, ovvero mentre andavano putrefacendosi dentro<br />

alle case, entro cui si poteva vedere, per le finestre da cui erano state divelte le impan<strong>nat</strong>e, i cadaveri di quei tanti ladri<br />

notturni che la mano del mortifero contagio aveva arrestati improvvisamente, nel corso medesimo delle loro delittuose<br />

gesta. Tali sensazioni, come pure tali immagini e ostacoli, non eran sufficienti ad arrestare la corsa sfre<strong>nat</strong>a dei nostri<br />

due uomini i quali, a parte il fatto ch'erano coraggiosi per <strong>nat</strong>ura, saturati com'erano quella notte di humming-stuff,<br />

avrebbero avuto la capacità d'infilare, diritti come la loro sbornia avrebbe consentito, le stesse fauci della Morte. Il<br />

sinistro Legs procedeva sempre innanzi, a gran passi, e faceva echeggiare la solenne desolazione che s'offriva<br />

all'intorno, di talune sue strida, in tutto simili all'urlo di guerra degli indiani. Aggrappato al suo farsetto, rotolava il<br />

tozzo Tarpaulin il quale badava a sorpassare il compagno solo nei più coraggiosi sforzi vocali e procurava di tenergli<br />

dietro con muggiti bombanti emessi dalle scaturigini più fonde dei suoi stentorei polmoni.<br />

Essi avevano ormai raggiunta, a quanto pareva, la fortezza medesima della Peste. Ad ogni passo ovvero<br />

capitombolo che loro accadeva di fare, la via diventava sempre più orrida e fetida ed i vicoli più stretti e intricati.<br />

Enormi pietre, gigantesche travi che si schiantavano e precipitavano giù dai tetti in rovina, facevano intendere, a mezzo<br />

dei loro tonfi pesanti, quanto fossero alte le case all'intorno. E quand'eran costretti ad aprirsi una via di tra le macerie,<br />

accadeva spesso che i due marinai posassero un qualche istante, nei loro energici sforzi, le mani su un qualche scheletro<br />

ovvero su un qualche cadavere in decomposizione.<br />

All'improvviso, nell'istante in cui i due stavano incespicando dinanzi all'accesso d'una grande costruzione<br />

dall'aspetto sinistro, e Legs si lasciava uscir dalla gola uno strido più acuto degli altri, accadde che un rapido seguito di<br />

sfre<strong>nat</strong>e e diaboliche urla, le quali si prestavano, nulladimeno, ad essere iscambiate per scoppi di risa, echeggiasse di<br />

rimando a loro. Null'affatto intimoriti da quelle voci che, per la loro <strong>nat</strong>ura e sopra tutto pel luogo e il momento in cui<br />

risonavano, avrebbero agghiacciato il sangue di qualsiasi persona che si fosse trovata col cuore meno irrimediabilmente<br />

avvampato, i nostri due ubriaconi si scaraventarono, a capo chino, contro la porta e, sfondata che l'ebbero, piombarono,<br />

nel mentre che non smettevano di vomitare un turbine d'imprecazioni, nell'interno. La stanza nella quale in tal modo<br />

vennero a trovarsi era la bottega d'un impresario di pompe funebri, ma una botola che s'apriva in un cantuccio del<br />

pavimento, vicina alla porta, immetteva in una serie di cantine, i cui recessi, per un fortuito fragore di bottiglie infrante,<br />

si rivelaron d'un subito provvisti del loro appropriato contenuto. In mezzo alla stanza era una tavola e in mezzo a questa<br />

era una enorme caraffa colma, all'apparenza, d'una sorta di punch. Bottiglie dei vini più diversi e di cordiali, insieme a<br />

caraffe, boccali e flaconi d'ogni specie e dimensione e contenuto, erano sparpagliati in pittoresca profusione lungo tutta<br />

la distesa dell'asse attorno al quale, su alcune bare, sedeva una compagnia di sei persone che io farò il possibile di<br />

descrivere una ad una.<br />

Proprio di fronte all'ingresso, ed in posizione più elevata che non i suoi compagni, sedeva un personaggio che<br />

aveva tutta l'aria di presiedere quella illustre tavolata. Esso era così scarno e così alto che Legs ebbe a stupirsi non poco<br />

di trovarsi, fronte a fronte, con un uomo più magro di lui. Il suo viso era giallo come lo zafferano ed i suoi lineamenti,<br />

coll'eccezione d'uno solo, erano di così scarso rilievo da non meritare una particolare descrizione. La sua sola<br />

anormalità consisteva, dunque, nella fronte, la quale appariva tanto orribilmente ed eccezionalmente alta da far sorgere<br />

il dubbio che si trattasse d'una aggiunta di carne al di sopra della testa vera e propria. La bocca era corrugata in una<br />

espressione ch'io non saprei meglio esprimere che per quella d'una sinistra affabilità. Gli occhi, come tutti quelli di<br />

coloro che sedevano a quel consesso, lustravano del singolare brillio che producono i vapori dell'alcool. Egli era vestito,<br />

dalla testa ai piedi, d'un mantello nero, riccamente trapunto di velluto di seta, avvolto attorno al corpo colla negligenza

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