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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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«Ma è proprio originale?», chiese, toccandolo con reverenza. «Uffa!», feci io, storcendolo da un lato.<br />

«Non ne è stata fatta nessuna copia?», interrogò, esaminandolo al microscopio.<br />

«Nessuna», dissi io, tirandolo in su.<br />

«Mirabile!», esclamò, preso alla sprovvista dalla bellezza della manovra.<br />

«Mille sterline», dissi io.<br />

«Mille sterline?», disse lui.<br />

«Precisamente», dissi io.<br />

«Mille sterline?», disse lui.<br />

«Esattamente», dissi io.<br />

«Le avrete», disse lui. «Quale Opera d'Arte!». Così mi firmò immediatamente un assegno, e fece uno schizzo<br />

del mio naso. Io presi un alloggio in Jermyn Street, e spedii a Sua Maestà la novantanovesima edizione di Nasologia,<br />

con una riproduzione della tromba. Quell'incorreggibile scapestratello del Principe di Galles mi invitò a pranzo.<br />

Eravamo tutti lions e recherchés.<br />

C'era un platonista moderno. Citava Porfirio, Giamblico, Plotino, Proclo, Ierocle, Massimo Tirio e Siriano.<br />

C'era uno specialista in perfettibilità umana. Citava Turgot, Price, Priestley, Condorcet, De Staël, e<br />

l'«Ambizioso Specialista in Cattiva Salute».<br />

C'era Sir Paradosso Positivo. Osservò che tutti i pazzi erano filosofi, e che tutti i filosofi erano pazzi.<br />

C'era Aestheticus Ethix. Parlò del fuoco, dell'unità, degli atomi, dell'anima bipartita e preesistente; della forma<br />

e delle non forme; dell'intelligenprimitiva e dell'omeomeria.<br />

C'era Theologos Theology. Parlò amabilmente di Eusebio e di Arriano; dell'Eresia e del Concilio di Nicea; del<br />

puseismo e della consustanzialità; di omousia e omoiusia.<br />

C'era Fricassée del Rocher de Cancale. Menzionò: Muriton di lingua rossa; cavolfiore à la sauce veloutée;<br />

vitello à la St-Menehoult; marinade à la St-Florentin; e gelatine d'arancio en mosaïques.<br />

C'era Bibulus O'Bumper Deflask. Costui citò Latour e Markbrünnen; Mousseux e Chambertin; Richbourg e St-<br />

George; Haubrion, Leonville e Medoc; Barac e Preignac, Grâve, Sauterne, Lafitte, e St- Pérai. Al Clos de Vougeout<br />

scrollò il capo e, a occhi chiusi, spiegò la differenza tra Sherry e Amontillado.<br />

C'era il Signor Tintontintino di Firenze. Trattò di Cimabue, del cavalier d'Arpino, del Carpaccio e di Argostino;<br />

del tenebroso caravaggesco, dell'amenità dell'Albani, dei colori di Tiziano, delle donne (anzi, le Vrouwen) di Rubens,<br />

dell'estrosità di Jan Steen.<br />

C'era il Magnifico Rettore dell'Università di Bagóngoli. Era del parere che la luna fosse chiamata Bendis in<br />

Tracia, Bubastis in Egitto, Diana a Roma, e Artemide in Grecia.<br />

C'era il Gran Turco di Istanbul. Non poteva fare a meno di credere che gli angeli erano cavalli, galli, torelli;<br />

che nel sesto cielo ci stava qualcuno che aveva settantamila teste; e che la terra era tenuta su da una mucca azzurro cielo<br />

con un numero incalcolabile di corna verdi.<br />

C'era Delfino Poliglotta. Ci raccontò che fine avevano fatto le ottantatré tragedie perdute di Eschilo; e le<br />

cinquantaquattro orazioni di Iseo; e i trecentonovantun discorsi di Lisia; e i centottanta trattati di Teofrasto; e l'ottavo<br />

libro sulle sezioni coniche di Apollonio; e gli inni e i ditirambi di Pindaro; e le quarantacinque tragedie di Omero<br />

Junior.<br />

C'era Ferdinand Fitz-Fossillus Feldspat. Ci erudì tutti sui fuochi interni e le formazioni del terziario; i corpi<br />

aeriformi, fluidiformi, e solidiformi; il quarzo e la marna; il scisto e la sciorlite; il talco e il calcare; la blenda e la<br />

pechblenda; la mica e la puddinga; la cianite e la lepidolite; l'ematite e la tremolite; l'antimonio e il calcedonio; il<br />

manganese, e va' un po' a quel paese.<br />

C'ero io. E parlai di me, di me, di me; e della Nasologia, e del mio pamphlet, e poi ancora di me. Tirai il naso<br />

in su, e parlai di me.<br />

«Mirabile intelligenza!», disse il Principe.<br />

«Superbo!», dissero i suoi ospiti. E la mattina dopo, Sua Grazia la Duchessa di Oddioddío venne a farmi visita.<br />

«Graziosa creatura, ci andrete al gran ballo di Almack?», disse, dandomi un buffetto sotto il mento.<br />

«Sul mio onore», dissi io.<br />

«Naso e tutto?», chiese.<br />

«Come è vero che son vivo», risposi.<br />

«Eccovi un biglietto d'invito, vita mia. Dirò dunque che ci sarete?».<br />

«Cara Duchessa, con tutto il cuore».<br />

«Uffa, no! Ma con tutto il naso?».<br />

«Tutto tutto tutto, amor mio!», dissi. E così gli detti un paio di tiratine, e mi trovai ad Almack.<br />

Le sale erano affollate: si soffocava.<br />

«Eccolo! Viene!», disse qualcuno sulle scale.<br />

«Eccolo! Viene!», disse qualcuno un po' più in su.<br />

«Eccolo! Viene!», disse qualcuno, ancora più in su.<br />

«Eccolo! È venuto!», esclamò la Duchessa. «È venuto, il mio amoruccio!». E, afferratomi con entrambe le<br />

mani e tenendomi stretto, mi baciò sul naso, tre volte.<br />

La cosa suscitò un'immediata, viva emozione.<br />

«Diavolo!», esclamò il Conte Capricornutti.

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