RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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31.05.2013 Views

scalciato uno della marmaglia, un altro, un altro, un altro ancora. Davvero, non posso fare a meno di ammirare l'animale per l'uso eccellente che fa dei suoi piedi». Marmaglia, avete detto? Ma questi sono i nobili, i liberi cittadini di Epidafne! Bestia, avete detto? Attento a non farvi sentire. Non vi accorgete che quell'animale ha un volto d'uomo? Già, mio caro signore, quel cameleopardo altri non è che Antioco Epifane, l'illustre Antioco, re di Siria, il più potente di tutti gli autocrati d'Oriente! Vero che talora gli danno il titolo di Antioco Epimane, Antioco il folle, ma questo succede perché non tutti apprezzano i suoi meriti: non ne sono all'altezza. Quel che è certo è che al momento si è cacciato nella pelle una bestia e fa del suo meglio per recitare la parte del cameleopardo; ma questo lo fa per meglio sostenere la sua regale dignità. Inoltre, il monarca è di statura gigantesca, e perciò la sua veste non è sconveniente né sovrabbondante. Possiamo, comunque, presumere che non l'avrebbe adottata, se non si fosse trattato di un'occasione particolarmente solenne. E, ne converrete, tale è il massacro di mille ebrei. Con quale suprema dignità il monarca incede sulle quattro zampe! La coda, come noterete, è sorretta dalle sue principali concubine, Ellinë e Argelaïs; tutto il suo aspetto sarebbe indicibilmente maestoso, non fosse per quegli occhi sporgenti, che certo gli salteranno fuori della testa, e per il bizzarro colore della faccia, divenuto semplicemente inclassificabile a causa della gran quantità di vino che ha tracannato. Seguiamolo fino all'Ippodromo, dove è diretto, e ascoltiamo il canto trionfale, cui ora dà inizio: Chi è re se non l'Epifane? Ditemi - lo sapete? Chi è re se non l'Epifane? Bra-vo! Bra-vo! Nessuno c'è, se non l'Epifane, No, non ce n'è nessuno; Dunque abbattete i templi, E spegnetemi il sole! Ben cantato, e con che forza! La plebe lo saluta «Principe dei poeti», nonché «Gloria dell'Oriente», «Diletto dell'Universo», e anche «il più nobile dei cameleopardi». Hanno chiesto il bis del suo exploit canoro, e - sentite? - si è rimesso a cantare. Quando arriverà all'Ippodromo, verrà cinto della corona poetica, preludio alla sua vittoria negli imminenti giochi olimpici. «Ma, che Giove mi protegga! Cosa succede nella folla alle nostre spalle?». Alle nostre spalle, avete detto? Oh! Ah! - vedo, vedo. Amico mio, mi avete parlato giusto in tempo. Mettiamoci al sicuro, immediatamente. Ecco! Nascondiamoci sotto l'arco di questo acquedotto, e vi svelerò subito l'origine del tumulto. È successo quel che prevedevo. L'aspetto singolare del cameleopardo con testa umana sembra abbia recato offesa al concetto di decoro cui generalmente si attengono le belve addomesticate della città. Ne è nato un ammutinamento; e, come di solito avviene in questi casi, tutti gli sforzi umani non varranno a placare la folla. Parecchi siriani sono già stati divorati; ma sembra che i patrioti a quattro zampe abbiano deciso all'unanimità di mangiarsi il cameleopardo. Pertanto il «Principe dei poeti», ritto sulle gambe posteriori, corre per salvarsi la pelle. I cortigiani l'hanno piantato in asso, e le concubine hanno seguito un così nobile esempio. «Diletto dell'Universo», sei davvero nel guai! «Gloria dell'Oriente», corri il rischio di finir masticato! Non guardarti pietosamente la coda; senza dubbio verrà trascinata nel fango, non c'è rimedio. Dunque non guardarti all'indietro, non assistere alla sua inevitabile degradazione; fatti animo, piuttosto! Forza con le gambe, fila verso l'Ippodromo! Ricorda che sei Antioco Epifane, Antioco l'Illustre! E anche «Principe dei poeti», «Gloria dell'Oriente», «Diletto dell'Universo», nonché «il più nobile dei cameleopardi!». Cielo, di quale prodigiosa velocità dai prova! Eh, le tue gambe sono una garanzia di successo! Corri, Principe! Bravo, Epifane! Ben fatto, Cameleopardo! Antioco glorioso! Corre! - Balza! - Vola! Come una freccia scagliata da catapulta, s'approssima all'Ippodromo! Fa un altro balzo! Grida! È arrivato! E ti è andata bene; perché se tu, o «Gloria dell'Oriente», avessi tardato di mezzo secondo a raggiungere i cancelli dell'anfiteatro, non ci sarebbe stato un solo orsacchiotto in Epidafne che non avrebbe dato un morso alla tua carcassa. Allontaniamoci, partiamo! Altrimenti scopriremo che i nostri sensibilissimi orecchi di moderni non possono tollerare il vasto tumulto che ora si scatenerà per celebrare il salvamento del sovrano. Ascoltate! È già cominciato. Guardate! Tutta la città è sottosopra. «Certo questa è la più popolosa città d'Oriente! Quale foresta umana! Quale confusione di classi e generazioni! Quale molteplicità di sette e nazioni! E che varietà di costumi! Che babele di lingue! Che urlio di bestie! Che frastuono di strumenti! E che mucchio di filosofi!». Su, andiamocene! «Un momento! Vedo un grande scompiglio dentro l'Ippodromo. Che significa, prego?». Quello? - Oh, niente! I nobili e liberi cittadini di Epidafne essendo, come dichiarano, più che persuasi della lealtà, del valore, della saggezza e della divinità del loro sovrano, ed essendo inoltre testimoni della sua recente prova di sovrumana agilità, ritengono sia nient'altro che loro dovere cingerne la fronte, oltre che della corona poetica, della ghirlanda della vittoria nella corsa a piedi: ghirlanda che, è evidente, non potrà non conquistare alla celebrazione della prossima olimpiade, e che, pertanto, gli viene oggi aggiudicata in anticipo.

DECADENZA E CADUTA DI UN «LION» E tutti camminavano in folle stupore sulle dieci dita dei piedi. Satire del vescovo Hall Io sono - cioè, ero - un grand'uomo: ma non sono né l'autore che si firmava «Junius», né la Maschera di Ferro; poiché il mio nome è, credo, Robert Jones, e sono nato da qualche parte nella città di Bagóngoli. Prima azione della mia vita fu quella di prendermi per il naso con tutt'e due le mani. Mia madre se ne avvide e mi chiamò genio; mio padre pianse dalla gioia e mi fece dono di un Trattato di Nasologia. Portavo ancora la sottanina, e già lo sapevo a mente. Cominciai a tastare il terreno in quella scienza, e presto capii che, purché un uomo abbia naso abbastanza cospicuo, basta che gli tenga dietro, e potrà conseguire lo status di lion, di una Celebrità. Ma la mia attenzione non si limitava alle mere teorie. Ogni mattina davo un paio di strattoni alla mia proboscide, e mi facevo una mezza dozzina di cicchetti. Quando fui maggiorenne, mio padre mi pregò un giorno di seguirlo nel suo studio. «Figlio mio», disse, quando ci fummo seduti, «qual è lo scopo primo della tua esistenza?». «Padre», risposi, «è lo studio della Nasologia». «E cos'è mai, Robert», indagò, «questa Nasologia?». «Signore», dissi, «è la Scienza dei Nasi». «E mi sai dire», chiese, «qual è il significato di naso?». «Un naso, padre mio», risposi alquanto intenerito. «È stato variamente definito da forse mille autori diversi». (A questo punto tirai fuori l'orologio). «Ora è mezzogiorno, più o meno: di qui a mezzanotte, avremo tempo di esaminarli tutti quanti. Dunque, per cominciare: il naso, secondo Bartolino, è quella protuberanza, quel ponfo, quell'escrescenza, che...». «Basta così, Robert», m'interruppe il mio vecchio genitore. «Davanti alla vastità della tua dottrina son come fulminato - davvero - sull'anima mia». (Qui chiuse gli occhi e si posò la mano sul cuore). «Vieni qui!». A questo punto mi prese per il braccio. «La tua educazione può ora considerarsi conclusa. È tempo che tu cominci ad arrangiarti da te, e davvero non puoi far nulla di meglio che andar dietro al tuo naso: così-così-così...». E a calci mi buttò giù per le scale, fin nella strada. «Fuori di casa mia, e Dio ti benedica!». Poiché sentivo dentro di me il divino afflatus, giudicai l'incidente di buon augurio: non già il contrario. Risolsi di seguire la guida del consiglio paterno. Stabilii di andar dietro al mio naso. Gli diedi immediatamente un paio di strattoni, e subito dopo scrissi un pamphlet sulla Nasologia. Tutta Bagóngoli era sottosopra. «Genio mirabile!», disse il «Quarterly». «Fisiologo superbo!», disse il «Westminster». «Tipo in gamba!», disse il «Foreign». «Bello scrittore!», disse l'«Edinburgh». «Pensatore profondo!», disse il «Dublin». «Grand'uomo!», disse «Bentley». «Anima divina!», disse il «Fraser». «Uno dei nostri!», disse il «Blackwood». «Chi sarà mai?», disse Mrs. Bas-Bleu. «Che cosa sarà mai?», disse Miss Bas-Bleu (la grande). «Dove sarà mai?», disse Miss Bas-Bleu (la piccola). Ma a tutti costoro non prestai alcuna attenzione. Entrai invece nello studio di un artista. La Duchessa di Oddioddío posava per un ritratto; il Marchese di Così così badava al barboncino della Duchessa; il Conte di Questequello si trastullava con i sali aromatici della dama; e Sua Altezza Reale la Principessa Pisello stava abbandonata contro lo schienale della sedia. Mi avvicinai all'artista e tirai in su il naso. «Oh, bello!», sospirò Sua Grazia. «Pelò!!!», bisbigliò il Marchese, un po' bleso. «Oh, scioccante!», gemette il Conte. «Abominevole!», ringhiò Sua Altezza Reale. «Per questo quanto chiedete?», domandò l'artista. «Per il suo naso!», urlò la dama. «Mille sterline», dissi io, mettendomi a sedere. «Mille sterline?», chiese l'artista, pensoso. «Mille sterline», dissi io. «Bello!», disse lui, rapito. «Mille sterline», dissi io. «E dite che è garantito?», chiese, girando il naso alla luce. «Garantito», dissi io, soffiandomelo ben bene.

DECADENZA E CADUTA DI UN «LION»<br />

E tutti camminavano<br />

in folle stupore sulle dieci<br />

dita dei piedi.<br />

Satire del vescovo Hall<br />

Io sono - cioè, ero - un grand'uomo: ma non sono né l'autore che si firmava «Junius», né la Maschera di Ferro;<br />

poiché il mio nome è, credo, Robert Jones, e sono <strong>nat</strong>o da qualche parte nella città di Bagóngoli.<br />

Prima azione della mia vita fu quella di prendermi per il naso con tutt'e due le mani. Mia madre se ne avvide e<br />

mi chiamò genio; mio padre pianse dalla gioia e mi fece dono di un Trattato di Nasologia. Portavo ancora la sottanina, e<br />

già lo sapevo a mente.<br />

Cominciai a tastare il terreno in quella scienza, e presto capii che, purché un uomo abbia naso abbastanza<br />

cospicuo, basta che gli tenga dietro, e potrà conseguire lo status di lion, di una Celebrità. Ma la mia attenzione non si<br />

limitava alle mere teorie. Ogni mattina davo un paio di strattoni alla mia proboscide, e mi facevo una mezza dozzina di<br />

cicchetti.<br />

Quando fui maggiorenne, mio padre mi pregò un giorno di seguirlo nel suo studio.<br />

«Figlio mio», disse, quando ci fummo seduti, «qual è lo scopo primo della tua esistenza?».<br />

«Padre», risposi, «è lo studio della Nasologia».<br />

«E cos'è mai, Robert», indagò, «questa Nasologia?».<br />

«Signore», dissi, «è la Scienza dei Nasi».<br />

«E mi sai dire», chiese, «qual è il significato di naso?».<br />

«Un naso, padre mio», risposi alquanto intenerito. «È stato variamente definito da forse mille autori diversi».<br />

(A questo punto tirai fuori l'orologio). «Ora è mezzogiorno, più o meno: di qui a mezzanotte, avremo tempo di<br />

esaminarli tutti quanti. Dunque, per cominciare: il naso, secondo Bartolino, è quella protuberanza, quel ponfo,<br />

quell'escrescenza, che...».<br />

«Basta così, Robert», m'interruppe il mio vecchio genitore. «Davanti alla vastità della tua dottrina son come<br />

fulmi<strong>nat</strong>o - davvero - sull'anima mia». (Qui chiuse gli occhi e si posò la mano sul cuore). «Vieni qui!». A questo punto<br />

mi prese per il braccio. «La tua educazione può ora considerarsi conclusa. È tempo che tu cominci ad arrangiarti da te, e<br />

davvero non puoi far nulla di meglio che andar dietro al tuo naso: così-così-così...». E a calci mi buttò giù per le scale,<br />

fin nella strada. «Fuori di casa mia, e Dio ti benedica!».<br />

Poiché sentivo dentro di me il divino afflatus, giudicai l'incidente di buon augurio: non già il contrario. Risolsi<br />

di seguire la guida del consiglio paterno. Stabilii di andar dietro al mio naso. Gli diedi immediatamente un paio di<br />

strattoni, e subito dopo scrissi un pamphlet sulla Nasologia.<br />

Tutta Bagóngoli era sottosopra.<br />

«Genio mirabile!», disse il «Quarterly».<br />

«Fisiologo superbo!», disse il «Westminster».<br />

«Tipo in gamba!», disse il «Foreign».<br />

«Bello scrittore!», disse l'«Edinburgh».<br />

«Pensatore profondo!», disse il «Dublin».<br />

«Grand'uomo!», disse «Bentley».<br />

«Anima divina!», disse il «Fraser».<br />

«Uno dei nostri!», disse il «Blackwood».<br />

«Chi sarà mai?», disse Mrs. Bas-Bleu.<br />

«Che cosa sarà mai?», disse Miss Bas-Bleu (la grande).<br />

«Dove sarà mai?», disse Miss Bas-Bleu (la piccola).<br />

Ma a tutti costoro non prestai alcuna attenzione. Entrai invece nello studio di un artista.<br />

La Duchessa di Oddioddío posava per un ritratto; il Marchese di Così così badava al barboncino della<br />

Duchessa; il Conte di Questequello si trastullava con i sali aromatici della dama; e Sua Altezza Reale la Principessa<br />

Pisello stava abbando<strong>nat</strong>a contro lo schienale della sedia.<br />

Mi avvicinai all'artista e tirai in su il naso.<br />

«Oh, bello!», sospirò Sua Grazia.<br />

«Pelò!!!», bisbigliò il Marchese, un po' bleso.<br />

«Oh, scioccante!», gemette il Conte.<br />

«Abominevole!», ringhiò Sua Altezza Reale.<br />

«Per questo quanto chiedete?», domandò l'artista.<br />

«Per il suo naso!», urlò la dama.<br />

«Mille sterline», dissi io, mettendomi a sedere.<br />

«Mille sterline?», chiese l'artista, pensoso.<br />

«Mille sterline», dissi io.<br />

«Bello!», disse lui, rapito.<br />

«Mille sterline», dissi io.<br />

«E dite che è garantito?», chiese, girando il naso alla luce.<br />

«Garantito», dissi io, soffiandomelo ben bene.

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