RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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IL MISTERO DI MARIE ROGÊT Es giebt eine Reihe idealischer Begebenheiten, die der Wirklichkeit parallel läuft. Selten failen sie zusammen. Menschen und ZAfalle modificiren gewnlich die idealische Begebenheit, so dass sie unvolikommen erscheint, und ibre Folgen gleichfalis unvollkommen sind. So bei der Reformation; statt des Protestantismus kam das Lutherthum hervor. C'è tutta una serie di eventi ideali che si svolgono parallelamente ad eventi reali. Raramente coincidono. Uomini e casi solitamente modificano la sequenza ideale degli eventi, così che essa appare imperfetta, e parimenti imperfette risultano le conseguenze. Così accadde con la Riforma; in luogo del Protestantesimo, venne il Luteranesimo. Novalis, Moralische Ansichten Sono pochi, anche fra i pensatori più pacati, coloro che non siano rimasti colpiti da una vaga e tuttavia inquietante semicredenza nel soprannaturale, indotta da coincidenze in apparenza di così straordinaria natura che l'intelletto non può accettarle come mere coincidenze. Simili sentimenti - giacché le semicredenze di cui parlo non posseggono mai il pieno vigore del pensiero - di rado vengono totalmente repressi se non si fa riferimento alla teoria del caso o, come si dice tecnicamente, al Calcolo delle Probabilità. Ora questo calcolo è, nella sua essenza, puramente matematico; e pertanto ci troviamo di fronte a questa anomalia, che la scienza più rigorosamente esatta viene applicata all'ombra e alla non-entità di quanto nella speculazione e meno tangibile. I dettagli straordinari che sono ora invitato a rendere pubblici formano, come si noterà, riguardo alla sequenza temporale, il filone primario di una serie di coincidenze appena intelligibili, il cui filone secondario o conclusivo sarà individuato da tutti i lettori nel recente assassinio di MARY CECILIA ROGERS, a New York. Quando, in un articolo intitolato I delitti della Rue Morgue, tentai, circa un anno fa, di ritrarre alcune eccezionali qualità intellettuali del mio amico, il Cavaliere C. Auguste Dupin, non pensavo che in seguito mi sarebbe toccato tornare sull'argomento. Mio scopo era stato, per l'appunto, ritrarre un dato personaggio, e tale scopo era stato perfettamente raggiunto riferendo quell'intrico di circostanze che ben esemplificavano l'idiosincrasia di Dupin. Avrei potuto addurre altri esempi, ma non avrei dimostrato niente di più di quel che dimostrai. Fatti recenti, tuttavia, con il loro straordinario svolgimento, mi hanno sollecitato a render noti ulteriori particolari, che avranno l'aria di una confessione estorta. Ma avendo appreso quel che ho appreso di recente, sarebbe davvero strano se mantenessi il silenzio su quanto ho udito e veduto molto tempo fa. Una volta risolto il tragico caso della morte di Madame L'Espanaye e della figlia, il Cavaliere aveva immediatamente cessato di dedicargli la sua attenzione ed era ripiombato nella consueta, insocievole fantasticheria. Incline in ogni momento all'astrazione, mi uniformai senza difficoltà a codesto suo umore e, continuando a occupare le nostre stanze al Faubourg Saint-Germain, e abbandonando il futuro allo scorrere dei venti, ci adagiammo tranquillamente nel sopore del presente, intessendo in una trama di sogni l'uggioso mondo che ci circondava. Non che questi sogni fossero ininterrotti. Come è facile immaginare, la parte avuta dal mio amico nel dramma della Rue Morgue non aveva mancato di colpire la fantasia della polizia parigina. Tra i suoi funzionari, il nome di Dupin era divenuto più che familiare. Poiché la lucida semplicità delle induzioni grazie alle quali egli aveva sbrogliato il mistero non era stata chiarita a nessuno - neppure al Prefetto - ma solo a me, non fa meraviglia che tutta la faccenda fosse considerata poco meno che miracolosa, o che le capacità analitiche del Cavaliere avessero finito col fargli attribuire uno straordinario potere d'intuizione. La sua schiettezza l'avrebbe indotto a disingannare chiunque, indotto da tale pregiudizio, gli avesse fatto domande in proposito; ma il suo umore indolente gli vietava di tornare ad agitarsi per una questione cui da tempo aveva cessato di prendere interesse. Così egli divenne, agli occhi della polizia, una sorta di stella polare, e non furono pochi i casi in cui la Prefettura cercò di assicurarsi la sua collaborazione. Uno dei più notevoli fu quello dell'assassinio di una ragazza di nome Marie Rogêt. Il fatto accadde circa due anni dopo l'atroce vicenda della Rue Morgue. Marie, il cui nome e cognome attireranno subito l'attenzione per la somiglianza con quelli della sventurata «sigaraia», era figlia unica della vedova Estelle Rogêt. Il padre era morto quando era ancora bambina, e dall'epoca della sua morte fino a meno di diciotto mesi prima dell'assassinio, che è argomento della nostra narrazione, madre e figlia erano vissute insieme nella Rue Pavée Saint-Andrée, dove Madame, con l'aiuto di Marie, teneva una pension. Le cose continuarono così finché la ragazza non ebbe compiuto i ventidue anni, allorché la sua grande bellezza attrasse l'attenzione di un profumiere, che occupava uno dei negozi a piano terra del Palais Royal, e la cui clientela era costituita principalmente dagli avventurieri senza scrupoli che infestavano quel quartiere. Monsieur Le Blanc intuì i vantaggi che potevano venirgli dalla presenza nel suo negozio della bella Marie; e le sue generose offerte vennero accettate con entusiasmo dalla ragazza, con qualche perplessità da Madame. Le previsioni del negoziante si avverarono, e il suo locale divenne famoso grazie allo charme della brillante grisette. Marie era da un anno alle dipendenze del profumiere, quando i suoi ammiratori furono sconcertati dalla sua improvvisa scomparsa dal negozio. Monsieur Le Blanc non era in grado di spiegarne l'assenza, e Madame Rogêt era sconvolta dall'ansia e dal terrore. I giornali presero immediatamente a occuparsi della faccenda, e la polizia stava per dare inizio a accurate indagini, quando, una bella mattina, trascorsa una settimana, Marie riapparve dietro il suo banco nel negozio: in buona salute, ma con un'aria alquanto immalinconita. Tutte le indagini, tranne quelle private, vennero naturalmente messe a tacere. Monsieur Le Blanc dichiarò, come in precedenza, di non sapere nulla. Marie, come Madame, rispose, a tutti quelli che glielo chiedevano, d'aver trascorso l'ultima settimana in casa di parenti, in campagna. Così la faccenda perse d'interesse e fu dimenticata dai più; giacché ben presto la ragazza, certo per sottrarsi al fastidio di una curiosità inopportuna, si congedò definitivamente dal profumiere e cercò rifugio nella residenza di sua madre in Rue Pavée Saint-Andrée.

Ma non erano passati cinque mesi dal suo ritorno a casa, che i suoi amici vennero messi in allarme da una seconda, repentina scomparsa. Trascorsero tre giorni, senza che si avesse notizia di lei. Il quarto giorno, il suo cadavere fu trovato a galla sulla Senna, presso la riva dirimpetto al quartiere della Rue Saint-Andrée, in un punto non molto distante dalla poco frequentata Barrière du Roule. L'atrocità del delitto (giacché fu subito evidente che si trattava di delitto), la giovane età e la bellezza della vittima, e, ancor più, la sua precedente notorietà, contribuirono tutti insieme a produrre una intensa eccitazione nell'animo dei sensibilissimi parigini. Non ricordo alcun evento del genere che producesse un effetto altrettanto generale ed intenso. Per parecchie settimane la discussione di quest'unico, appassionante argomento fece dimenticare anche i più importanti problemi politici del giorno. Il Prefetto ordinò misure straordinarie, e naturalmente tutte le forze della polizia parigina vennero impegnate al massimo. Quando venne scoperto il cadavere, non si credette che l'assassino sarebbe riuscito ad eludere, fuorché per un breve periodo, l'indagine immediatamente avviata. Solo allo spirare della prima settimana, si ritenne necessario offrire una ricompensa, che tuttavia non superò i mille franchi. Nel frattempo l'investigazione procedeva con vigore, anche se non sempre con discernimento, e numerosi individui vennero interrogati: inutilmente. Intanto, l'assenza totale e prolungata di indizi che portassero alla soluzione del mistero non faceva che accrescere l'eccitazione popolare. Trascorsi dieci giorni, si ritenne opportuno raddoppiare la somma offerta all'inizio; e infine, dopo che fu trascorsa la seconda settimana senza che emergesse niente di nuovo, e dopo che la tradizionale diffidenza dei parigini nei confronti della polizia si fu espressa in diverse violente émeutes, il Prefetto si assunse la responsabilità di offrire la somma di ventimila franchi «per l'identificazione dell'assassino» o, se si fosse provato che più d'uno era implicato nel delitto, «per l'identificazione di uno degli assassini». Nel proclama che offriva questa ricompensa, si prometteva piena indulgenza al complice che deponesse contro il reo; e al manifesto, dovunque fu affisso, ne venne affiancato un altro, privato, di un comitato di cittadini, che offriva diecimila franchi in aggiunta alla somma proposta dalla Prefettura. Così il compenso globale ammontava a trentamila franchi, somma straordinaria, considerando l'umile condizione della giovane e la frequenza, nelle grandi città, di atroci delitti come quello qui descritto. Ora nessuno dubitava che in breve si sarebbe fatta luce sul mistero. Ma sebbene, in un paio di casi, si procedesse ad arresti da cui ci si attendeva qualche rivelazione, nulla ne risultò che potesse incriminare le persone sospette; e queste vennero subito rilasciate. Per strano che possa sembrare, era trascorsa la terza settimana dal rinvenimento del corpo, e senza che si facesse luce sulla faccenda, e ancora nessuna eco dei fatti che tanto avevano agitato l'opinione pubblica era giunta alle orecchie di Dupin e mie. Occupati in ricerche che avevano assorbito tutta la nostra attenzione, per circa un mese nessuno di noi due era mai uscito di casa, o aveva ricevuto visite, o dato più che uno sguardo ai più importanti articoli politici di uno dei quotidiani. La prima notizia dell'assassinio ce la portò G... in persona. Venne a trovarci di primo pomeriggio, il tredici di luglio 18..., e rimase con noi fino a tarda notte. Era irritatissimo per il fallimento di tutti i suoi tentativi di scovare gli assassini. Ne andava di mezzo - così si espresse con aria tutta parigina - la sua reputazione. Era in gioco anche il suo onore. Gli occhi del pubblico erano fissi su di lui; e non v'era sacrificio che non fosse disposto a fare purché il mistero fosse risolto. Concluse il suo discorso un po' strambo con un complimento per quello che si compiacque di definire il tatto di Dupin, e arrivò a fargli una proposta specifica, indubbiamente assai liberale, la cui precisa natura non credo di avere il diritto di rivelare, ma che non ha alcun rapporto con quello che è l'argomento della narrazione. Del complimento il mio amico si schermì con la massima fermezza, ma accettò subito la proposta, sebbene i suoi vantaggi fossero totalmente «sotto condizione». Concordato questo punto, il Prefetto passò senza indugio a chiarire diffusamente le proprie vedute, inframmezzandole con prolissi commenti sulle deposizioni, delle quali non eravamo ancora al corrente. Parlò molto e, senza dubbio, molto dottamente, mentre io, di tanto in tanto, azzardavo qualche suggerimento e la notte soporiferamente si consumava. Dupin, che sedeva immobile nella sua solita poltrona, era l'incarnazione stessa dell'attenzione più rispettosa. Per tutta la durata del colloquio, non si tolse mai gli occhiali; e una rapida occhiata sotto le loro lenti verdi bastò a convincermi che, durante le sette-otto ore di piombo che avevano preceduto la partenza del Prefetto, egli aveva dormito: silenziosamente, ma profondamente. La mattina, mi procurai alla Prefettura un rapporto completo di tutte le testimonianze raccolte e, presso le redazioni dei vari quotidiani, una copia di ogni giornale in cui, dall'inizio alla fine, fossero state pubblicate informazioni rilevanti sulla triste vicenda. Eliminato tutto ciò che era stato definitivamente smentito, il grosso delle informazioni si riduceva a questo: Marie Rogêt aveva lasciato l'abitazione della madre, in rue Pavée Saint-Andrée, verso le nove del mattino, domenica 22 giugno 18... Uscendo, aveva informato un certo Monsieur Jacques St-Eustache, e lui solo, della sua intenzione di trascorrere la giornata presso una zia che risiedeva in Rue des Drômes. La Rue des Drômes è una via breve, stretta ma affollata, non lontana dalle rive del fiume, e dista un paio di miglia, in linea retta o quasi, dalla pension di Madame Rogêt. St-Eustache era il corteggiatore ufficiale, il pretendente di Marie, e alloggiava, prendendovi anche i pasti, alla pension. Verso sera, avrebbe dovuto raggiungere la fidanzata, per riaccompagnarla a casa. Ma nel pomeriggio si mise a piovere a dirotto, ed egli, supponendo che la ragazza si sarebbe trattenuta per la notte presso la zia (come in circostanze analoghe aveva fatto altre volte), non ritenne necessario mantenere la promessa. Quando scese la notte, si udì Madame Rogêt (settant'anni, inferma) esprimere il timore che «non avrebbe mai più rivisto Marie»; ma, al momento, la frase non attirò particolare attenzione. Il lunedì si accertò che la ragazza non si era recata in Rue des Drômes; e quando il giorno fu trascorso senza che di lei si avessero altre notizie, si organizzo una tardiva ricerca in vari punti della città e nel dintorni. Ma fu solo il

IL <strong>MISTERO</strong> DI MARIE ROGÊT<br />

Es giebt eine Reihe idealischer Begebenheiten, die der Wirklichkeit parallel läuft. Selten failen sie zusammen.<br />

Menschen und ZAfalle modificiren gewnlich die idealische Begebenheit, so dass sie unvolikommen erscheint, und ibre<br />

Folgen gleichfalis unvollkommen sind. So bei der Reformation; statt des Protestantismus kam das Lutherthum hervor.<br />

C'è tutta una serie di eventi ideali che si svolgono parallelamente ad eventi reali. Raramente coincidono. Uomini e casi<br />

solitamente modificano la sequenza ideale degli eventi, così che essa appare imperfetta, e parimenti imperfette risultano<br />

le conseguenze. Così accadde con la Riforma; in luogo del Protestantesimo, venne il Luteranesimo.<br />

Novalis, Moralische Ansichten<br />

Sono pochi, anche fra i pensatori più pacati, coloro che non siano rimasti colpiti da una vaga e tuttavia<br />

inquietante semicredenza nel sopran<strong>nat</strong>urale, indotta da coincidenze in apparenza di così straordinaria <strong>nat</strong>ura che<br />

l'intelletto non può accettarle come mere coincidenze. Simili sentimenti - giacché le semicredenze di cui parlo non<br />

posseggono mai il pieno vigore del pensiero - di rado vengono totalmente repressi se non si fa riferimento alla teoria del<br />

caso o, come si dice tecnicamente, al Calcolo delle Probabilità. Ora questo calcolo è, nella sua essenza, puramente<br />

matematico; e pertanto ci troviamo di fronte a questa anomalia, che la scienza più rigorosamente esatta viene applicata<br />

all'ombra e alla non-entità di quanto nella speculazione e meno tangibile.<br />

I dettagli straordinari che sono ora invitato a rendere pubblici formano, come si noterà, riguardo alla sequenza<br />

temporale, il filone primario di una serie di coincidenze appena intelligibili, il cui filone secondario o conclusivo sarà<br />

individuato da tutti i lettori nel recente assassinio di MARY CECILIA ROGERS, a New York.<br />

Quando, in un articolo intitolato I delitti della Rue Morgue, tentai, circa un anno fa, di ritrarre alcune<br />

eccezionali qualità intellettuali del mio amico, il Cavaliere C. Auguste Dupin, non pensavo che in seguito mi sarebbe<br />

toccato tornare sull'argomento. Mio scopo era stato, per l'appunto, ritrarre un dato personaggio, e tale scopo era stato<br />

perfettamente raggiunto riferendo quell'intrico di circostanze che ben esemplificavano l'idiosincrasia di Dupin. Avrei<br />

potuto addurre altri esempi, ma non avrei dimostrato niente di più di quel che dimostrai. Fatti recenti, tuttavia, con il<br />

loro straordinario svolgimento, mi hanno sollecitato a render noti ulteriori particolari, che avranno l'aria di una<br />

confessione estorta. Ma avendo appreso quel che ho appreso di recente, sarebbe davvero strano se mantenessi il silenzio<br />

su quanto ho udito e veduto molto tempo fa.<br />

Una volta risolto il tragico caso della morte di Madame L'Espanaye e della figlia, il Cavaliere aveva<br />

immediatamente cessato di dedicargli la sua attenzione ed era ripiombato nella consueta, insocievole fantasticheria.<br />

Incline in ogni momento all'astrazione, mi uniformai senza difficoltà a codesto suo umore e, continuando a occupare le<br />

nostre stanze al Faubourg Saint-Germain, e abbandonando il futuro allo scorrere dei venti, ci adagiammo<br />

tranquillamente nel sopore del presente, intessendo in una trama di sogni l'uggioso mondo che ci circondava.<br />

Non che questi sogni fossero ininterrotti. Come è facile immaginare, la parte avuta dal mio amico nel dramma<br />

della Rue Morgue non aveva mancato di colpire la fantasia della polizia parigina. Tra i suoi funzionari, il nome di<br />

Dupin era divenuto più che familiare. Poiché la lucida semplicità delle induzioni grazie alle quali egli aveva sbrogliato<br />

il mistero non era stata chiarita a nessuno - neppure al Prefetto - ma solo a me, non fa meraviglia che tutta la faccenda<br />

fosse considerata poco meno che miracolosa, o che le capacità analitiche del Cavaliere avessero finito col fargli<br />

attribuire uno straordinario potere d'intuizione. La sua schiettezza l'avrebbe indotto a disingannare chiunque, indotto da<br />

tale pregiudizio, gli avesse fatto domande in proposito; ma il suo umore indolente gli vietava di tornare ad agitarsi per<br />

una questione cui da tempo aveva cessato di prendere interesse. Così egli divenne, agli occhi della polizia, una sorta di<br />

stella polare, e non furono pochi i casi in cui la Prefettura cercò di assicurarsi la sua collaborazione. Uno dei più<br />

notevoli fu quello dell'assassinio di una ragazza di nome Marie Rogêt.<br />

Il fatto accadde circa due anni dopo l'atroce vicenda della Rue Morgue. Marie, il cui nome e cognome<br />

attireranno subito l'attenzione per la somiglianza con quelli della sventurata «sigaraia», era figlia unica della vedova<br />

Estelle Rogêt. Il padre era morto quando era ancora bambina, e dall'epoca della sua morte fino a meno di diciotto mesi<br />

prima dell'assassinio, che è argomento della nostra narrazione, madre e figlia erano vissute insieme nella Rue Pavée<br />

Saint-Andrée, dove Madame, con l'aiuto di Marie, teneva una pension. Le cose continuarono così finché la ragazza non<br />

ebbe compiuto i ventidue anni, allorché la sua grande bellezza attrasse l'attenzione di un profumiere, che occupava uno<br />

dei negozi a piano terra del Palais Royal, e la cui clientela era costituita principalmente dagli avventurieri senza scrupoli<br />

che infestavano quel quartiere. Monsieur Le Blanc intuì i vantaggi che potevano venirgli dalla presenza nel suo negozio<br />

della bella Marie; e le sue generose offerte vennero accettate con entusiasmo dalla ragazza, con qualche perplessità da<br />

Madame.<br />

Le previsioni del negoziante si avverarono, e il suo locale divenne famoso grazie allo charme della brillante<br />

grisette. Marie era da un anno alle dipendenze del profumiere, quando i suoi ammiratori furono sconcertati dalla sua<br />

improvvisa scomparsa dal negozio. Monsieur Le Blanc non era in grado di spiegarne l'assenza, e Madame Rogêt era<br />

sconvolta dall'ansia e dal terrore. I giornali presero immediatamente a occuparsi della faccenda, e la polizia stava per<br />

dare inizio a accurate indagini, quando, una bella mattina, trascorsa una settimana, Marie riapparve dietro il suo banco<br />

nel negozio: in buona salute, ma con un'aria alquanto immalinconita. Tutte le indagini, tranne quelle private, vennero<br />

<strong>nat</strong>uralmente messe a tacere. Monsieur Le Blanc dichiarò, come in precedenza, di non sapere nulla. Marie, come<br />

Madame, rispose, a tutti quelli che glielo chiedevano, d'aver trascorso l'ultima settimana in casa di parenti, in campagna.<br />

Così la faccenda perse d'interesse e fu dimenticata dai più; giacché ben presto la ragazza, certo per sottrarsi al fastidio di<br />

una curiosità inopportuna, si congedò definitivamente dal profumiere e cercò rifugio nella residenza di sua madre in<br />

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