RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo
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Alcuni - pochi però - sono saltimbanchi. Gli altri appartengono più precisamente alla razza dei filosofi. Ma la<br />
maggior parte, specie quelli che fan piovere randellate su quella folla, sono i più alti dignitari del Palazzo, che<br />
eseguono, come son tenuti, qualche esimia buffo<strong>nat</strong>a di ispirazione regale.<br />
«Ma cos'è quest'altro? Cieli! La città brulica di bestie feroci! Quale terribile spettacolo! E quale pericolosa<br />
eccentricità!».<br />
Terribile, sì, se volete; ma per nulla pericolosa. Ciascun animale, se vi date la pena di osservare, segue<br />
tranquillamente le orme del suo padrone. Alcuni, è vero, sono tenuti al guinzaglio, con una corda legata intorno al collo,<br />
ma si tratta soprattutto delle razze inferiori e più timide. Il leone, la tigre e il leopardo godono della libertà più completa.<br />
Sono stati addestrati agevolmente alla loro attuale professione, e accompagnano i rispettivi proprietari in qualità di<br />
valets de chambre. È vero, vi sono circostanze, a volte, in cui la Natura riafferma il suo violato dominio, ma un milite<br />
divorato o un toro sacro sgozzato sono casi di troppo poco momento perché ad Epidafne si dedichi loro più di un<br />
fuggevole accenno.<br />
«Ma quale straordinario tumulto odo ora? Direi che è un rumore molto forte, anche per Antiochia! Fa pensare a<br />
qualche evento di inusitato interesse».<br />
Sì, non c'è dubbio. Il re ha ordi<strong>nat</strong>o qualche spettacolo mai visto: una esibizione di gladiatori all'ippodromo - o<br />
forse il massacro dei prigionieri sciti - o l'incendio del suo nuovo palazzo - o la demolizione di uno splendido tempio -<br />
o, anche, un falò di ebrei. Il frastuono aumenta. Scoppi di risa salgono al cielo. Stridon nell'aria suoni discordi di<br />
strumenti a fiato, orridamente echeggia il clamore di un milione di gole. Scendiamo, tanto per divertirci un poco, e<br />
vediamo cosa sta succedendo. Per di qua - piano, mi raccomando. Ci troviamo qui nella strada principale, detta strada di<br />
Timarco. Un mare di gente viene da questa parte, avremo qualche difficoltà a risalire la corrente. Si riversano per il<br />
viale degli Eraclidi che parte proprio dal Palazzo: quindi il re è quasi certamente in mezzo alla folla scate<strong>nat</strong>a. Sì, odo il<br />
grido dell'araldo che nel pomposo linguaggio d'Oriente ne proclama l'arrivo. Potremo vederlo di sfuggita, mentre passa<br />
accanto al tempio di Ashimah. Acquattiamoci nel vestibolo del santuario; tra breve sarà qui. Ma intanto guardiamo<br />
questa immagine. Che è mai? Oh, è il dio Ashimah in persona. Noterete che non è né un agnello né una capra né un<br />
satiro; né somiglia poi molto al Pan degli Arcadi. Eppure tutte queste somiglianze con l'Ashimah dei siriani sono state<br />
riscontrate - scusatemi, dovevo dire saranno riscontrate - dai dotti delle età future. Mettetevi gli occhiali, e ditemi un po'<br />
che cos'è. Allora, che cos'è?<br />
«Oddio! È una scimmia!».<br />
Esatto, un babbuino; ciò non toglie però che sia una divinità. Il suo nome deriva dal greco Simia - che sciocchi,<br />
gli archeologi! Ma guardate! guardate!... E quel monelluccio cencioso che sgambetta laggiù, dove starà correndo? Che<br />
va strillando? Che dice? Ah, dice che arriva il re in trionfo; che veste le sue vesti solenni; che ha appena finito di<br />
mettere a morte, con le sue stesse mani, mille prigionieri israeliti in catene! Per questa impresa il piccolo straccione lo<br />
leva alle stelle. Udite! Ecco arrivare una folla di non diverso aspetto. Hanno fatto un inno latino sul valore del re, e lo<br />
cantano mentre avanzano marciando:<br />
Mille, mille, mille,<br />
Mille, mille, mille,<br />
Decollavimus, unus homo!<br />
Mille, mille, mille, mille, decollavimus!<br />
Mille, mille, mille!<br />
Vivat qui mille mille occidit!<br />
Tantuni vini habet nemo<br />
Quantum sanguinis effudit!<br />
Che può essere così parafrasato:<br />
Mille, mille, mille,<br />
Mille, mille, mille,<br />
Con un solo guerriero, noi abbiam trucidato!<br />
Mille, mille, mille, mille,<br />
Cantate mille ancora e ancora!<br />
Urrà! - cantiamo<br />
Lunga vita al nostro re,<br />
Che così bene ne ha abbattuti mille!<br />
Urrà! Gridiamo a squarciagola,<br />
Egli ci ha dato più copiosi<br />
Galloni di rosso sangue<br />
Di tutto il vino che la Siria dona!<br />
«Udite questi squilli di tromba?».<br />
Sì, il re sta arrivando. Vedete? Il popolo l'ammira fremente d'ammirazione, e reverente leva gli occhi al cielo!<br />
Egli viene! È qui!<br />
«Chi? Dove? Il re? Io non lo vedo. Vi giuro che non lo vedo».<br />
Ma allora siete cieco.<br />
«È possibile. E tuttavia vedo solo una tumultuosa folla di idioti e di pazzi che s'affannano a prostrarsi davanti a<br />
un gigantesco cameleopardo e cercano di deporre un bacio sugli zoccoli dell'animale. Ecco! La bestia ha appena