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RACCONTI DEL MISTERO E DEL RAZIOCINIO.pdf - nat russo

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d'ebano che sta nella sala di velluto. E per un istante tutto è immobile, tutto tace, eccetto la voce dell'orologio. I sogni<br />

s'arrestano immoti, raggelati. Ma gli echi del rintocco si spengono - non sono durati che un attimo - e un riso lieve, a<br />

metà soffocato, li segue mentre s'allontanano. E la musica irrompe di nuovo, e i sogni rivivono e s'attorcono e si<br />

distorcono più scate<strong>nat</strong>i che mai, colorandosi delle variopinte finestre attraverso le quali i tripodi irraggiano la loro luce.<br />

Ma in quella delle sette stanze che sta più a occidente, nessuna delle maschere osa adesso avventurarsi: poiché avanza la<br />

notte e si consuma; e là, attraverso le vetrate color sangue, filtra una luce più rossa; e il nero dei luttuosi drappeggi<br />

incute sgomento; e a chi posi il piede sul luttuoso tappeto, dal vicino orologio d'ebano giunge un rintocco attutito, più<br />

solennemente eloquente di quello che colpisce l'orecchio di quanti folleggiano nel più remoto tripudio delle altre sale.<br />

Ma queste altre sale erano fittamente gremite, e vi pulsava febbrile il cuore della vita. E la festa seguitò a<br />

turbinare, sinché alla fine l'orologio prese a battere la mezzanotte. E allora, come ho detto, la musica cessò; e<br />

s'interruppero le evoluzioni dei ballerini; e, come prima, tutte le cose s'arrestarono in perturbata quiete. Ma ora erano<br />

dodici i rintocchi che la pendola doveva suonare. E così accadde, forse, che col tempo più lungo, più gravosi pensieri si<br />

insinuassero nelle meditazioni di quanti tra i gaudenti erano più pensosi. E così, forse, accadde anche che, prima che gli<br />

ultimi echi dell'ultimo rintocco affondassero nel silenzio, molti, in mezzo alla folla, avessero modo di notare la presenza<br />

di una figura mascherata che prima non aveva attratto l'attenzione di nessuno. E, propagatasi a bisbigli la notizia di<br />

questa nuova presenza, si levò infine dall'intera brigata un ronzio, un mormorio, che esprimeva disapprovazione e<br />

sorpresa, e poi terrore, orrore, e disgusto.<br />

In un convegno di fantasmi qual è quello che ho descritto, si può ben supporre che solo un'apparizione<br />

assolutamente straordinaria avrebbe potuto suscitare tale sensazione. In verità, la licenza carnevalesca di quella notte era<br />

pressoché illimitata; ma la maschera in questione era andata, in fatto di stravaganza, al di là di ogni limite,<br />

oltrepassando anche i confini del pur vago decoro del principe. Vi sono corde anche nei cuori più sfre<strong>nat</strong>i che non si<br />

possono toccare senza emozione. Anche per quanti sono affatto perduti, per quanti vedono nella vita e nella morte una<br />

burla e null'altro, vi sono cose delle quali non ci si può burlare. L'intera compagnia, infatti, sembrava allora avvertire nel<br />

costume e nel portamento dell'intruso la più completa mancanza di spirito o di decoro. La figura era alta, allampa<strong>nat</strong>a,<br />

avvolta da capo a piedi in un sepolcrale sudario. La maschera che nascondeva il volto imitava così perfettamente le<br />

sembianze di un cadavere irrigidito, che l'esame più attento a fatica avrebbe scoperto l'inganno. Eppure tutto questo<br />

avrebbe potuto essere tollerato, se non approvato, da quei folli sfre<strong>nat</strong>i lì attorno. Ma l'individuo mascherato si era<br />

spinto tanto oltre da assumere l'aspetto stesso della Morte Rossa. Il suo costume era imbrattato di sangue e la sua ampia<br />

fronte, e tutti i tratti del viso erano spruzzati di quell'orrore scarlatto.<br />

Quando gli occhi del principe Prospero caddero sull'immagine spettrale (che con lento e solenne incedere,<br />

come per meglio sostenere la sua parte, muoveva avanti e indietro, avanti e indietro in mezzo ai ballerini), sulle prime lo<br />

si vide sconvolto da un gran brivido di terrore o disgusto; ma subito la fronte gli si arrossò di collera.<br />

«Chi osa?», domandò roco al cortigiani che gli stavano accanto, «chi osa insultarci con questa beffa blasfema?<br />

Prendetelo e toglietegli la maschera, affinché possiamo sapere chi faremo impiccare sugli spalti al levar del sole».<br />

Nella sala orientale, la sala azzurra, stava il principe Prospero quando pronunciò queste parole. E le parole<br />

risuonarono alte e chiare in tutte le sette stanze, perché il principe era audace e vigoroso, e a un cenno della sua mano la<br />

musica s'era taciuta.<br />

Nella sala azzurra stava il principe, e un gruppo di pallidi cortigiani era al suo fianco. Dapprima, mentre egli<br />

parlava, vi fu nel gruppo un lieve movimento in avanti, in direzione dell'intruso, che in quel momento era poco distante<br />

e ora, con passo deciso e maestoso, si avvicinò ancor più a colui che aveva parlato. Ma il terrore senza nome che<br />

l'audacia dissen<strong>nat</strong>a di quella maschera aveva ispirato a tutti i presenti fece sì che nessuno allungasse la mano per<br />

afferrarlo; così che, senza incontrare alcun ostacolo, egli passò vicinissimo alla persona del principe; e, mentre la folla,<br />

come obbedendo a un unico impulso, si ritraeva dal centro delle sale verso le pareti, procedette senza arrestarsi, con lo<br />

stesso passo misurato e solenne che lo aveva contraddistinto fin dall'inizio, dalla sala azzurra alla sala purpurea, dalla<br />

purpurea alla verde, dalla verde all'arancione, da questa ancora alla bianca, e di lì infine alla sala viola, prima che si<br />

facesse un gesto deciso per arrestarlo. Fu allora però che il principe Prospero, folle di rabbia e di vergogna per la propria<br />

momentanea codardia, si precipitò attraverso le sei stanze; ma nessuno lo seguiva, perché tutti erano preda di un terrore<br />

mortale. Brandiva un pugnale sguai<strong>nat</strong>o, e con rapido impeto era giunto a tre-quattro piedi di distanza dalla figura che<br />

continuava a retrocedere, quando essa, giunta in fondo alla sala dei velluti, d'un tratto si voltò ad affrontare l'inseguitore.<br />

Alto si levò un grido, e scintillando il pugnale cadde sul funereo tappeto, dove un attimo dopo cadde il principe<br />

Prospero prostrato nella morte. Allora, col coraggio furibondo della disperazione, la folla carnevalesca subito si riversò<br />

nella sala nera e, afferrata l'alta figura mascherata che immobile si ergeva all'ombra del pendolo d'ebano, si sentì<br />

soffocare da inesprimibile orrore, scoprendo le funebri bende e la maschera cadaverica, ora maneggiate con brutale<br />

irruenza, vuote di ogni forma tangibile.<br />

Si riconobbe allora la presenza della Morte Rossa. Era venuta come un ladro nella notte. E ad uno ad uno<br />

caddero gli ospiti festosi nelle sale insangui<strong>nat</strong>e della loro festa, e ciascuno morì nella disperata positura della sua<br />

caduta. E la vita del pendolo d'ebano si spense con la vita dell'ultimo di quegli esseri gioiosi. E le fiamme dei tripodi si<br />

estinsero. E le Tenebre e il Disfacimento e la Morte Rossa ebbero illimitato dominio sopra tutte le cose.

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